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Autore: VaniaMajor    20/04/2023    2 recensioni
Kagome possiede un portafortuna. Non avrebbe mai immaginato che a causa sua sarebbe stata portata in un altro mondo, coinvolta in una guerra orribile e legata misteriosamente a un demone dai capelli d'argento...Ma chi è il Principe dai capelli neri dei suoi sogni? Perchè la sua onee-chan deve soffrire tanto? E c'è speranza di tornare a casa...viva?! La ricerca delle Hoshisaki è iniziata. Una AU di Inuyasha e della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 35
 
IL VERO POTERE DI TENSEIGA
 
Per un attimo, aveva pensato ci fosse ancora tempo.
La Portatrice di Shinsetsu era scesa dal carro con un balzo, un’esclamazione di dolore tremendo che le usciva dalla gola, e aveva iniziato a correre verso la figura inerte e disfatta di Anna. Inuyasha, fortunatamente, si era accorto del campo di energia al limite della rottura che permeava la zona e l’aveva raggiunta in un lampo, afferrandola tra le braccia per non permetterle di avanzare oltre.
«Cos’è?! Sesshomaru, che sta succedendo? Ho i brividi, dannazione!» aveva esclamato, voltandosi verso il fratello con occhi spiritati, mentre Kagome si dibatteva per liberarsi dalla sua presa e raggiungere la sorella.
Sesshomaru aveva lasciato il mezzo di trasporto e si era fatto avanti, pallido. Tenseiga, al suo fianco, vibrava come non mai. Il frammento di Hoshisaki che teneva ancora stretto in mano bruciava come se volesse perforargli il palmo.
«È ancora viva.» aveva mormorato. Le sue parole avevano istantaneamente calmato Kagome, che si era voltata a guardarlo con espressione speranzosa, ma non Inuyasha. Sesshomaru aveva visto riflessi la sorpresa e l’orrore sul volto del fratello minore, che aveva subito capito le implicazioni di quella orribile sensazione. Il corpo di Anna, grazie al potere yokai, stava cercando energia per cercare di guarire dalle ferite mortali. Si trattava di un istinto senza raziocinio e avrebbe ridotto in polvere chiunque si fosse avvicinato, perché tutta l’energia vitale del malcapitato sarebbe passata nel corpo di Anna, in un tentativo di salvataggio che, a giudicare da ciò che potevano vedere, non aveva comunque molta speranza di andare a buon fine.
Quando Inuyasha vide che suo fratello avanzava, un terrore gelido gli attraversò le membra come se gli avessero versato in corpo dell’acqua ghiacciata.
«Ehi…ehi! Dove credi di andare?!» ansimò, facendo per lasciare Kagome e ripensandoci poi all’ultimo istante. Se avesse iniziato a correre di nuovo verso Anna, non avrebbe avuto scampo!
«Devo salvarla.» rispose lui, brusco, senza nemmeno voltarsi.
«Ti pare il momento di scoprirti generoso?! Se entri nel campo d’energia, ti spegnerà come una fiammella!»
«Cosa state dicendo? – ansimò Kagome, facendo per la prima volta attenzione alla tensione dell’aria attorno a loro – Anna sta…cercando energia? Per sopravvivere?!»
«Io sono l’Imperatore di En, il suo corpo non può contenere tutta la mia energia. Dovrà fermarsi prima.» fu l’aspra replica di Sesshomaru.
«Ah sì? E che fine credi abbia fatto Soichiro? Com’è che non c’è più traccia della vecchia tigre?!»
Il campo di energia si dissolse. Di botto, mentre Inuyasha nominava Soichiro, la tensione si ruppe. Il frammento di Junan nel palmo di Sesshomaru smise di bruciare. Kagome capì e gridò, scoppiando poi a piangere e affondando il viso nel petto di Inuyasha. Era tardi per trovare una soluzione: Anna era morta sotto i loro occhi mentre cercavano di decidere cosa fare.
Inuyasha tenne stretta Kagome, guardandosi attorno con odio per cercare traccia di Naraku. Gli pareva molto strano che il dannato hanyo di Gake non fosse lì attorno a godersi lo spettacolo, ma non avvertiva la sua presenza e non riusciva a vederne traccia. Sesshomaru avrebbe potuto dargli informazioni al riguardo, ma al momento non si sentiva di fargli domande. Suo fratello, infatti, stava lentamente raggiungendo il corpo inerte della sorella di Kagome. Lo vide posare un ginocchio a terra, levarle i capelli bruciati dal volto con un gesto delicato che lo sorprese.
“Teneva a lei. Maledizione, a modo suo si era affezionato anche a questa ragazza! – capì, attonito – Naraku, che tu sia maledetto…”
Sesshomaru si sarebbe stupito del pensiero di suo fratello. In quel momento non sentiva niente. Quantomeno, si sentiva vuoto. Non provava il dolore bruciante e inatteso di quando Rin gli era stata strappata. Tolse i capelli anneriti dal viso di lei. Era insanguinata sulle guance e sulla fronte, ma i suoi lineamenti non erano alterati da ferite. Il tatuaggio della fiamma era rimasto nero, simbolo tangibile del suo sangue impazzito. La guardò, la fissò con tale intensità che il suo pallore parve diventare luce e ferirgli le retine. Si costrinse a spostare lo sguardo, ma il corpo coperto di vestiti a brandelli era imbrattato di sangue. I luminosi, lunghissimi capelli d’oro erano per metà carbonizzati.
Qualcosa cominciò a farsi strada dentro di lui, come un senso di profanazione che lo nauseava. Alcune immagini cominciarono a spingere, nella sua mente, per emergere. Gli occhi gli caddero sulla mano di lei, abbandonata sul ventre. Erano le dita che aveva stretto nel loro giuramento fuori dalla Grotta degli Echi. Il pensiero lo colpì con la forza di un maglio, facendolo perfino barcollare, rendendolo finalmente conscio che Anna era davvero persa per sempre. Tenseiga riprese a pulsargli al fianco come un dente malato, ma non vi badò. Quello era il corpo della ragazza che gli aveva giurato fedeltà, che aveva condiviso ricordi profondi e inconfessabili, che lo aveva aiutato anche quando era stata accusata di mettergli il bastone tra le ruote. Quella era la donna che Rin aveva scelto per riportargli Junan, che sapeva parlare il linguaggio dei fiori, che lo aveva stretto in un abbraccio rovente prima di fargli da scudo contro Soichiro. Una giovane donna testarda, fiera, piena di spirito di sacrificio, incapace di stare zitta, coraggiosa…
Le prese la mano e vi pose Junan, desiderando contro ogni logica che Anna aprisse su di lui i suoi occhi azzurri, oppure quelli dorati da yokai. In quel momento, sentì che l’avrebbe trasportata a braccia fino alla Fonte dei Desideri, se solo lei avesse dato un segno di vita, e le avrebbe donato quel desiderio che tanto gli serviva senza pensarci due volte. Nulla. La vita l’aveva lasciata e non avrebbe mai saputo che lui era tornato, che era stato fedele alla promessa. La bocca di Sesshomaru si storse in una smorfia orribile, mentre tutto in lui rifiutava la morte di Anna. La sua mano scese sull’elsa di Tenseiga, come se volesse sguainarla per uccidere la morte stessa.
“Puoi farlo.”
La voce attraversò i suoi pensieri come un fulmine bianco. Somigliava a quella di suo padre, ma era anche la voce delle Hoshisaki, la voce della Stella di En.
“Puoi uccidere la morte stessa.”
Sesshomaru si tirò in piedi con uno scatto, tanto da far sobbalzare Inuyasha e Kagome, che nel frattempo si stavano avvicinando.
«Cosa c’è?» chiese Kagome, che si reggeva in piedi solo grazie al sostegno di Inuyasha.
«Sesshomaru, cosa fai?» chiese lui, attonito, quando lo vide sguainare Tenseiga.
«Li vedo.» fu la sola replica di suo fratello, che fissava il corpo di Anna con occhi ossessionati. Kagome guardò Inuyasha per capire cosa stesse succedendo, ma lo vide non meno sbalordito e confuso di lei.
«Di che stai parlando? Ti ha dato di volta il cervello?» chiese l’hanyo, preoccupato com’era stato di rado in vita sua. Il profilo di suo fratello era talmente teso, mentre i suoi occhi ora rossi si focalizzavano su qualcosa che solo lui sembrava vedere, che il timore che Sesshomaru avesse perso la ragione gli parve molto più che una mera ipotesi. Poi Kagome ansimò: «Le Hoshisaki!» tirandolo per le falde incrociate dell’abito e Inuyasha si accorse del bagliore che avvolgeva Tenseiga e della luce che sembrava sorgere direttamente dal petto di suo fratello, all’altezza del cuore.
«Kagome…» rantolò, sconvolto, afferrandole la mano con tanta forza da strapparle un gemito. Era la prima volta che vedeva attivarsi i frammenti della Stella di En affidati a suo fratello!
Sesshomaru non li udì, nemmeno si accorse della luce delle Hoshisaki. Nel momento stesso in cui aveva dato retta alla voce della Stella di En e aveva sguainato Tenseiga, un velo era stato sollevato dai suoi occhi e il collegamento tra questa vita e la successiva gli era stato svelato. Vide i messaggeri della morte, la luce pura dell’anima di Anna che stavano per prendere in consegna per portarla nell’Aldilà e sottrargliela per sempre.
“Questo è accaduto a mia madre, a mio padre, a Rin…” pensò, furibondo. Non gli importava che fosse il destino di ogni creatura vivente, non in quel momento. Awaremi gli concedeva di porre rimedio alla Morte. Poteva utilizzare la parte migliore di se stesso per restituire la vita. La lama calò, falciando i messaggeri senza fare alcun danno alla sfera di luce che si librava sopra al corpo di Anna. Inuyasha e Kagome videro il colpo a mezz’aria senza capire a cosa Sesshomaru avesse mirato, poi lui tornò a inginocchiarsi, posando Tenseiga a terra, e chiuse le mani a coppa attorno a qualcosa di invisibile sopra al corpo di Anna. Kagome rabbrividì quando lo vide posare quelle stesse mani sul petto di lei, sotto al seno, come se stesse spingendo qualcosa all’interno del corpo, poi le sue memorie di sacerdotessa le suggerirono la risposta a quei gesti apparentemente insensati e le lacrime tornarono ad affacciarsi nei suoi occhi, stavolta per una profonda commozione e una speranza rediviva.
«Cosa sta facendo?» mormorò Inuyasha, troppo teso per usare qualcosa di più forte di un sussurro.
«Credo…credo che le stia restituendo l’anima.» lo sbalordì lei, con voce arrochita dal pianto.
Sesshomaru tenne per un attimo le mani sul plesso solare di Anna, poi prese Junan dal suo palmo inerte, voltò verso di sé il suo viso insanguinato e premette l’Hoshisaki sulla fiamma nera al centro della fronte. Attese per qualche istante, incapace di formulare preghiere se non a Rin, perché lo aiutasse a riportare Anna in vita. Quando il frammento affondò nella pelle di lei, illuminandosi di una dolce luce viola, le labbra della giovane donna si aprirono per prendere un respiro faticoso, a cui ne seguirono altri, ancora irregolari e rarefatti.
Un sollievo mai provato prima riempì il corpo e la mente di Sesshomaru, facendogli girare la testa. C’era riuscito…Aveva usato Tenseiga, la spada si era aperta a lui per restituirgli la donna che Rin gli aveva destinato! La Stella di En era completa e anche i pezzi infranti delle sue emozioni, finalmente, iniziavano a mostrargli il quadro completo. La sensazione di apocalisse che gravava su di lui, come su tutta En, si sollevò e disperse.
Passò le dita su Junan e sulla fronte di Anna, dove la fiamma stava tornando azzurra. Le palpebre di lei ebbero un tremito, come se volesse svegliarsi, e Sesshomaru annuì. La vita era di nuovo in lei insieme a sufficiente energia perché il corpo reggesse, ma tornare dal regno dei morti era un’impresa che le avrebbe richiesto tempo per una completa ripresa. Rinfoderò Tenseiga.
«Sesshomaru…Anna è…» balbettò Kagome, ormai alle sue spalle.
«È viva.» confermò lui, senza voltarsi.
«Grazie! Grazie! Non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto!»
«Già, ma come hai fatto?!» mormorò Inuyasha, basito, mentre Kagome stringeva le mani sul petto, come in preghiera, e versava lacrime che stavolta erano una manifestazione di gioia incredula. L’attenzione di Sesshomaru, però, rimase su Anna. Usò il braccio sano per passarlo sotto il corpo di lei e sollevarla, tenendola contro il petto e la spalla, quasi come aveva tenuto spesso Rin bambina tanti anni prima. Si sollevò in piedi con lei e si voltò. Parvero talmente belli, talmente perfetti in quella specie di abbraccio che Inuyasha sbatté le palpebre più volte, come se stesse avendo un’allucinazione.
«Leviamoci da qui. Le spiegazioni a dopo.» disse Sesshomaru, superandoli e dirigendosi verso il carro volante. Inuyasha fece per insistere, ma Kagome lo prese per un braccio e scosse la testa. Gli sorrise e Inuyasha si perse nei suoi occhi scuri pieni di lacrime e gioia. Gli parve stupenda.
«È un miracolo, Inuyasha. Non lo vedi? – gli sussurrò, tornando a guardare Sesshomaru che si allontanava con Anna – Non so tu, ma io non avrei mai pensato di vederlo così gentile con Anna. Non le ha solo salvato la vita, non te ne accorgi? L’ha presa con sé.»
«Per questo le Hoshisaki gli hanno risposto.» comprese Inuyasha, sbalordito.
Sesshomaru, intanto, abbassò lo sguardo sulla testa che gli riposava nell’incavo del collo. Il suo nome era appena uscito in un sussurro dalle labbra di Anna, ma quando la guardò i suoi occhi erano ancora chiusi.
«…sei tornato…» disse lei, in un soffio. Sesshomaru avvertì una morsa sul cuore a quelle parole, ebbe la tentazione di abbracciarla sul serio, anche se Inuyasha e la Portatrice di Shinsetsu erano dietro di lui, ma non vi fu alcun indizio esterno di questo suo desiderio.
«Avevo promesso.» disse soltanto. Anna sorrise, riempendolo di luce e del dolcissimo profumo di un’emozione inebriante, poi parve perdere di nuovo conoscenza e Sesshomaru ne fu lieto. In quel momento non era in grado di parlarle. Doveva recuperare il sangue freddo, perché quella dannata battaglia non era ancora finita e Inuyasha avrebbe dovuto aiutarlo a mantenere un paio di segreti.
Nonostante questi propositi, anche sul carro continuò a tenere Anna stretta a sé, ignorando lo sguardo gentile di Kagome, mentre Inuyasha guidava gli yokai drago oltre le foschie della Fonte dei Desideri.
***
Era notte inoltrata e la luna viola di En illuminava debolmente i dintorni. Kagome era seduta sull’erba rada, vegliando Anna che dormiva ancora. Il suo respiro era regolare e profondo, sano come quello di un sonno ristoratore. Era un miracolo e a ripensarci Kagome si sentiva ancora girare la testa dal sollievo. Aveva davvero pensato che per la sua onee-chan fosse finita.
Guardò la luna, ricordando per un attimo la sua prima notte in quel mondo, quando si era svegliata fuori dal sacro Honeido collegato all’Hokora del Tempio Higurashi. Quanto tempo era trascorso da allora? Non molto, ma con tutto ciò che le era capitato sembrava si trattasse di un’altra vita. Il suo sguardo si spostò sulle figure di Inuyasha e Sesshomaru, che stavano ancora parlando a una certa distanza. I loro capelli brillavano d’argento anche nella vibrante luce viola e visti di spalle sembravano molto più simili.
“In parte lo sono.” si trovò a pensare, scuotendo il capo con una certa incredulità. In quelle settimane, aveva imparato non solo a conoscere Inuyasha, ma anche ad amarlo. Il fatto che i ricordi di Kikyo fossero parzialmente venuti a galla dentro di lei, non aveva fatto altro che confermare questo suo sentimento. Il Principe di En si era rivelato una persona buona, onesta, con un carattere brusco ma sincero. Kagome difficilmente avrebbe potuto associare questi aggettivi a Sesshomaru, dopo quel poco che aveva visto di lui, ma quel giorno si era dovuta ricredere. Forse l’Imperatore di En non era aperto e di buon cuore come Inuyasha, ma questo non lo rendeva un mostro crudele come Naraku né negava il fatto che da qualche parte, dentro di lui, vi fossero dei sentimenti.
Kagome sospirò, abbracciandosi le ginocchia. Dopo che Sesshomaru aveva usato Tenseiga, si erano allontanati quanto più possibile dal luogo dello scontro con il moko-yokai, superando i vapori delle sorgenti calde.
«Stavi andando alla Fonte dei Desideri, giusto? Non ti serve più?» aveva chiesto Inuyasha mentre sorvolavano la zona, scoccando un’occhiata di sbieco al fratello.
«Non più. Prosegui.» erano stato il telegrafico ordine di Sesshomaru e Inuyasha non aveva replicato. Erano atterrati molto più avanti, non appena il sole era sceso oltre l’orizzonte. Kagome aveva insistito per usare il potere di Shinsetsu su Sesshomaru prima di qualsiasi chiarimento o discussione, perché le sue ferite erano davvero tremende, e i due fratelli avevano ceduto alle sue insistenze. Dopo, Sesshomaru aveva richiesto un rapporto stringato e preciso che giustificasse la loro presenza in zona. Inuyasha e Kagome si erano alternati a spiegargli del ricatto di Naraku, della battaglia presso l’Honeido e dei riferimenti a Soichiro che li avevano messi in estremo allarme.
«Sicché Soichiro aveva le Hoshisaki di Gake perché vi siete fatti rubare i frammenti conquistati da sotto il naso.» era stata la gelida conclusione di Sesshomaru al termine della narrazione, cosa che aveva fatto imporporare Inuyasha e fatto quasi scattare un litigio.
«Avete rimediato al vostro errore, anche se all’ultimo istante utile. Abbiamo tutte le Hoshisaki e non siamo così lontani da Naraku. Per il momento, lasciamo che questo basti.»
Sesshomaru aveva chiuso la questione con queste parole, probabilmente magnanime per uno come lui ma che non erano servite a calmare Inuyasha. Si sentivano entrambi abbastanza in colpa senza bisogno del giudizio di suo fratello, perciò Kagome non si era sorpresa di sentirlo contrattaccare.
«Già, abbiamo rimediato all’ultimo…e anche tu, perché ho come l’impressione che il mio augusto fratello non abbia fatto meno errori di me, nel suo viaggio con la Portatrice di Junan!»
Kagome sospirò di nuovo, poi alzò la testa di scatto quando udì passi sull’erba. Inuyasha la stava raggiungendo.
«Come va?» chiese, sedendosi accanto a lei e incrociando le braccia sul petto. Era cupo, pensieroso.
«Dorme. Sembra tranquilla.»
«Anche tu dovresti dormire.»
«Non penso di farcela. Sai…riflettevo su quello che ci ha raccontato Sesshomaru riguardo alla piccola Rin, al loro giuramento alla Grotta e al comportamento di quella yokai, Kagura…»
«Già, è stato un gran brutto pasticcio. Ancora un po’ e non ci sarebbe stato più niente da fare per quella testaccia dura.» borbottò Inuyasha, scoccando un’occhiata malevola e al contempo incredula al fratello maggiore, che era rimasto solo e dava loro le spalle, guardando la lama di Tenseiga sguainata.
Sesshomaru era stato molto parco di dettagli, ma da quel poco che era stato loro concesso i due avevano capito che l’Imperatore di En aveva ricevuto il giuramento di fedeltà di Anna, dopo che la Grotta degli Echi aveva dato loro la possibilità di conoscersi in profondità. Sesshomaru, però, dentro di sé non aveva mai davvero creduto alle parole di lei e questo aveva creato una frattura insanabile nel momento in cui Kagura, Portatrice di Mukanshin, aveva fatto leva sul suo dubbio, offrendo al contempo a Sesshomaru la soluzione più semplice per accedere al potere di Tenseiga, un suggerimento che era stato sia un aiuto che una trappola.
Sesshomaru aveva affrontato Soichiro da solo, testardamente, ma il combattimento tra Opposti lo aveva messo in pericolo. Anna si era messa in gioco per consentirgli di raggiungere la Fonte. Lui aveva avuto intenzione di fare in fretta e tornare indietro, ma qualcosa gli diceva che sarebbe stato troppo tardi…
«Quando siamo arrivati, stava già decidendo di tornare indietro, ne sono sicura. – mormorò Kagome, guardando Anna – Era lacerato dal senso di colpa e dalla comprensione di aver preso tutte le decisioni sbagliate.»
«Avrebbe potuto crederle fin dall’inizio e tutto questo non sarebbe successo. – disse Inuyasha, sprezzante – Tua sorella viene da un altro mondo, non ha niente a che fare con En. Perché avrebbe dovuto giurare se non l’avesse pensato veramente? Sesshomaru l’ha trattata male dall’inizio alla fine, niente la costringeva a dargli la sua fedeltà o a promettergli di seguirlo fino in fondo.»
«Nemmeno tu mi hai creduta subito, Inuyasha, e non solo perché vengo da un altro mondo.» gli ricordò Kagome, con un piccolo sorriso. Inuyasha si bloccò, balbettò qualcosa, poi mise il broncio. Non gli piaceva essere colto in fallo e in quel momento gli pesava ricordare come l’aveva trattata nei primi tempi dopo il suo risveglio. Kagome rise piano e gli posò la testa sulla spalla, facendolo irrigidire un po’ mentre il sangue gli risaliva al viso. «Non volevi più soffrire, giusto? Non volevi aprirti ancora a qualcuno che prima o poi sarebbe andato via, non volevi altri legami che avessero solo le Hoshisaki come terreno comune.» mormorò lei, spedendogli una fitta al cuore.
Inuyasha rimase in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Era vero, Kagome aveva centrato il punto e il fatto che conoscesse così bene i meccanismi delle sue emozioni lo riempì di una sensazione calda e dolce, come se avesse appena varcato la porta di casa dopo un lungo viaggio. Corrugò la fronte. Anche suo fratello era stato privato del legame più importante e, conoscendolo, non era impossibile che avesse chiuso a chiave ogni emozione da allora. Forse aveva desiderato credere al giuramento di Anna, ma qualcosa dentro di lui lo aveva impedito, probabilmente quella razionalità spietata che lo affliggeva. Sango e Miroku avevano raccontato loro che Kiokuchi-sama aveva promesso ad Anna un modo per provare a diventare nuovamente umana, cosa che le avrebbe consentito di tornare nel suo mondo. Forse il sistema era legato alla Fonte dei Desideri?
Inuyasha, che si era un po’ rilassato a contatto con Kagome, sobbalzò al pensiero, allarmando la ragazza. Ma certo! Era ovvio! Ecco perché Sesshomaru aveva loro proibito, quella sera, di rivelare ad Anna i dettagli del suo salvataggio e anche solo di nominare la Fonte dei Desideri! Non voleva che la giovane sapesse che lui non aveva espresso il suo desiderio e che la Fonte era ancora a disposizione! Sussurrò le sue deduzioni a Kagome, che spalancò gli occhi, sbalordita.
«La vuole qui. Non vuole che se ne vada. – finì Inuyasha, non meno sconvolto di lei – Che razza di imbecille contorto! Perché non glielo dice chiaramente, invece di coinvolgerci in tutti questi sotterfugi?!»
«Non so perché non voglia dirglielo, ma per il momento facciamo come dice. – mormorò Kagome, stringendogli forte una mano – Al termine della battaglia che ci aspetta, se Sesshomaru continuerà a comportarsi in maniera scorretta, allora interverremo. Però…forse sarà lui a lasciare ad Anna la scelta, quando sarà il momento. Cerchiamo di avere un po’ di fiducia in loro.»
«Guarda cos’hanno combinato, da soli…Comunque, sono d’accordo. Per adesso abbiamo altro a cui pensare.» borbottò Inuyasha, stringendole a sua volta la mano. Dovevano arrivare a Sorayama il prima possibile. Inoltre, Sesshomaru non aveva ancora il completo controllo di Tenseiga. Poco prima, infatti, suo fratello gli aveva detto che era impossibile che la sua spada potesse solo restituire la vita. Come Tessaiga era sia scudo per i deboli che arma d’offesa, anche Tenseiga doveva avere il potere di attaccare, come qualunque altra spada. Tenseiga era collegata al regno dei morti e in questo doveva nascondersi la sua funzione aggressiva. Avrebbe usato quei giorni di viaggio per ragionarci sopra, anche se gli sarebbe piaciuto usare la Grande Famiglia come cavia.
«Quei traditori sono nei paraggi. – aveva detto, con un disprezzo che era già una condanna a morte – Per loro fortuna, non abbiamo tempo da perdere con le pulci. Li toglierò di mezzo una volta purificata la Stella di En e consegnato alla Storia quel verme di Naraku.»
Più tardi, poco prima dell’alba, Anna si destò. Era debole, ma miracolosamente sana e in sé. Non c’era più traccia delle sue ferite e il suo sguardo era limpido. Lei e Kagome si scambiarono un lungo, commosso abbraccio e la giovane ebbe modo di raccontare qualche cosa delle loro peripezie alla sua onee-chan prima che Sesshomaru si avvicinasse e le interrompesse con la sua sola, silenziosa presenza. Si scambiarono un’occhiata densa di cose non dette e Kagome sperò che l’Imperatore di En, per una volta, si spremesse di bocca una parola gentile, ma fu disattesa.
«Naraku ha tutte le Hoshisaki di Gake e sta viaggiando verso Sorayama. Partiamo subito. Hai domande?»
«Avete accesso a Tenseiga, ora?» mormorò Anna. Quando Sesshomaru annuì, chiuse per un attimo gli occhi ed espirò piano, e Kagome capì che sua sorella ne era al contempo lieta e rattristata, perché convinta che la Fonte dei Desideri e il ritorno alla normalità fossero ormai fuori dalla sua portata. Quando riaprì gli occhi, però, il suo sguardo era calmo e brillante. «Allora anche voi avete tutte le Hoshisaki. Non c’è tempo da perdere.»
Inuyasha e Kagome si scambiarono un’occhiata, colpiti dalla naturalezza con cui Anna stava accettando quanto li attendeva. Il Principe di En si trattenne all’ultimo dallo scuotere la testa con ammirazione. Ecco perché suo fratello aveva dato tanta importanza al giuramento che si erano scambiati fuori dalla Grotta degli Echi! L’onestà diretta e pulita di Anna, che ricordava in qualche modo Sango, Kikyo e altri fedeli combattenti di En che Inuyasha aveva conosciuto, aveva fatto breccia nella disperazione di suo fratello, restituendogli quel poco di luce necessario a portare a termine la loro missione, a liberarsi dell’enorme peso che aveva ereditato.
“Rin, hai scelto bene. Anzi, benissimo.” pensò, ricordando la bambina con nostalgico affetto.
«Hai visto Naraku?» continuò Sesshomaru, brusco.
«No…almeno, non durante lo scontro contro Soichiro. Qualcuno ci spiava, ma credo fosse Kagura. Dopo…dopo aver perso i sensi, non saprei dire.»
«Kagura non è più nei paraggi. O l’ha portata con sé, o l’ordine di raggiungerlo è diventato più importante di quello di seguirci.» la informò Sesshomaru, guardando il cielo ingrigito dall’alba con viso corrucciato.
«Questo significa che Naraku ha davvero tutte le Hoshisaki a disposizione! Bastardo…- sibilò Inuyasha, alzandosi in piedi con uno scatto – Beh, quella Kagura non può essere troppo avanti rispetto a noi, se ha spiato il combattimento tra Anna e Soichiro. Riusciremo a raggiungerla.»
«Spero solo che non l’abbia assorbita insieme all’Hoshisaki.»
Le parole di Anna li lasciarono tutti basiti.
«Nee-chan, perché dici questo? Sesshomaru ci ha raccontato che Kagura ha cercato di ucciderti ed è stata lei a mettere in dubbio…»
«Kagura ci serve viva.» disse lei, tirandosi a sedere. Sesshomaru la scrutò per capire se fosse impazzita, ma vide solo limpida sicurezza in quegli occhi azzurri. Anna fece un sorriso mesto, che diede una stretta al cuore a Kagome. «Sesshomaru-sama, Kagura vi ama da molto tempo. – disse, facendo strabuzzare gli occhi a tutti i presenti, e Anna alzò una mano per prevenire qualsiasi domanda o protesta – Lo so, non ve ne siete mai accorto, ma fidatevi di me. Ho visto nella sua anima, oltre la barriera di Mukanshin, quando ci siamo scontrate a Inuzuka. Kagura vi ama e ha fatto di tutto per distruggere me, che al momento vi sono a fianco con un ruolo che invidia, cercando però di aiutarvi a entrare in sintonia con l’Hoshisaki di Tenseiga. I suoi consigli erano dettati da amore e gelosia, non dal volere di Naraku. Se lui non ha intuito questo suo segreto e l’ha portata con sé, potremmo avere un importante alleato dell’ultimo momento, ma se la riassorbisse insieme all’Hoshisaki il suo aiuto vi verrebbe meno.»
Rimasero tutti in silenzio per qualche istante.
«Cavolo…questo sì che è un colpo di scena! Una figlia di Naraku innamorata di Sesshomaru! - disse, rauco – Anna ha ragione, bisogna cercare di approfittarne.»
«Difficile che Naraku se ne privi prima di riunire la Stella di Gake. Ci vogliono un monaco o un mago per convogliare i frammenti legati al Portatore, motivo per cui Inuyasha ha mandato Miroku ad attenderci a Sorayama. Kagura sa usare la magia. È più probabile che le tolga il frammento e la lasci in vita.» mormorò Sesshomaru, pensieroso.
Kagome distolse lo sguardo dalla sorella, in pena per lei a causa dei sentimenti che riusciva a percepire sotto la calma in superficie. Anna stava cercando di capire come e quanto quella notizia avesse effetto su Sesshomaru, ma come al solito il fratello di Inuyasha era del tutto impenetrabile.
“Anna lo ama, come io sono innamorata di Inuyasha. Sesshomaru tiene a lei, è vero, ma fino a che punto? Oh, spero davvero che questa storia non finisca male!” pensò, di nuovo in ansia.
«Beh, c’è solo un modo per scoprirlo! – esclamò Inuyasha, allungando una mano verso Kagome per farla alzare – Coraggio, andiamo. Sesshomaru, io prendo il carro. Tu riesci a portare Anna? Saremo più veloci.»
«È ovvio, testa di rapa.» lo censurò Sesshomaru. Kagome avrebbe voluto parlare ancora con la sorella, farle capire che lei la comprendeva ed era pronta ad aiutarla in ogni modo, ma non c’era tempo da perdere. Si rassegnò a seguire Inuyasha, sperando che vi fosse occasione per un chiarimento prima di arrivare a Sorayama. Se i sentimenti di quei due fossero stati in sintonia, avevano ancora più probabilità di creare una invincibile Stella.
Anna si alzò senza l’aiuto di Sesshomaru ma lui la prese per un gomito, scrutandola con la fronte leggermente aggrottata.
«Perché non mi hai detto nulla di Kagura?» mormorò, brusco.
«Mi avreste creduta o avreste pensato che ve lo stessi dicendo per un secondo fine?» ritorse lei, gentile ma ferma. Sesshomaru strinse le labbra in una linea sottile e Anna, dopo un istante, sorrise. Ebbe anche l’ardire di posare per un attimo la propria mano su quella dell’inu-yokai. «Ora mi credete, importa solo questo. Il segreto del cuore di Kagura è a vostra disposizione, per farne ciò che ritenete giusto. Ho fatto la mia parte.»
Il modo in cui lo disse lo irritò. Sembrava aspettarsi qualcosa da lui, eppure voleva dare l’idea di essere indifferente. Stava forse cercando di farlo avvicinare alla Yokai del Vento, come se quel sentimento cambiasse tutto? Oppure voleva sentirgli dire che non gliene importava niente? La condotta di Anna lo confondeva e l’argomento lo irritava. Nonostante questo, l’informazione poteva davvero rivelarsi utile. In fondo, Sesshomaru non aveva mai provato odio per Kagura e avevano bisogno di ogni alleanza possibile.
«Reciti la parte dell’acqua cheta, dopo il modo in cui mi hai parlato e hai agito sotto le rocce? – ritorse, prendendosi la soddisfazione di farla avvampare e troncando sul nascere il suo tentativo di farsi indietro di un passo – Non importa. Tu hai tenuto fede al tuo giuramento e io al mio. Siamo pari. Rin è ancora con te. E tu? Sei ancora al servizio di En?»
«Lo sono.» rispose subito Anna, senza esitazione. Sesshomaru la trasse più vicina. Desiderava farle altre domande, carpirle altre risposte, e in fondo ai suoi occhi intravide lo stesso desiderio. Ciò che si era palesato nel momento in cui aveva deciso di tornare da lei connetteva ogni parte del suo essere, ma non si sarebbe concretizzato in parole o gesti. Non ancora. Spingersi oltre sarebbe stato troppo pericoloso e Sesshomaru troncò la comunicazione non verbale tra loro voltandosi verso il carro di Inuyasha e tirandosi dietro la ragazza. Dopo pochi istanti, erano in volo.
Li attendeva una battaglia tremenda e al momento non c’era tempo per niente altro.
   
 
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