Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Nuvolotto    20/04/2023    0 recensioni
Artemide.
Una nome bizzarro per una ragazza.
Se si pensa poi che abbia un gemello di nome Apollo, si potrebbe tranquillamente supporre di essere finiti in una storia di mitologia greca.
Niente affatto.
Da sempre Artemide ha fatto del suo nome un vanto, una caratteristica speciale della sua persona. Come se avesse in un certo senso decretato chi fosse fin dal suo primo lamento.
Solo quando però Apollo muore, il suo mondo fatto di certezze crollerà come un castello di carte posizionato su un tavolo poco stabile.
Può un bacio rubato al sapore di fragole ristabilire un ordine nella sua vita? Può farle capire chi era in realtà suo fratello? Ma soprattutto può farle capire chi è lei veramente?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Diciotto anni e non sentirli, si dice. 

Ah no? Si dice per gli ottanta? 

Non aveva importanza in quel momento.

L’unica cosa che contava era che avessi appena compiuto diciotto anni, nonostante mi sembrasse di averne su per giù ottanta suonati. 

Sì, perché quella che ballava sopra di me con delle scarpe definitivamente diverse da delle semplici e soffici pantofole non era di certo la mia migliore amica ubriaca, o almeno quella che reputavo essere tale. Dopo avermi preso saldamente per un braccio e buttato per terra con una mossa degna da lottatrice di sumo, dovevo assolutamente rivedere le mie amicizie, che in quel momento ritenevo tossiche. Soprattutto se tutto ciò era accaduto nel momento in cui io dovevo essere sopra le braccia di tutti i presenti che mi acclamavano a gran voce e invocavano il mio nome come quello di una star, avendo finalmente raggiunto la maggior età; che stava sostanzialmente a significare prendere legalmente alcol per festini poco legali come questo. E invece mi ritrovavo con la pancia a contatto con il pavimento freddo della mia piccola soffitta, nell'indifferenza generale, in preda alle convulsioni che di lì a poco mi avrebbero fatto andare all’altro mondo in meno tempo del previsto. 

Il miglior modo per entrare nel mondo adulto, direi. 

Cercai di dimenarmi da sotto le converse bianche di Emma, la mia ormai ex migliore amica, mentre cercavo anche un solo essere vivente in quella piccola stanza che non fosse già andato in coma etilico per il troppo alcol assunto in corpo.  

Chiamai con la poca voce rimasta nelle mie corde vocali, a causa di quel karaoke fatto poco prima, che mi aveva ridotto a parlare come se ogni volta che ci provassi stessi cercando di dire una parola complessa nella pronuncia. Quando vidi che tutti si erano dimenticati di chi li aveva comprato tutto quell’alcol con cui si stavano sballando, mi arresi a giacere sul pavimento freddo di quella stanza per il resto del mio diciottesimo compleanno. Chiusi gli occhi, immaginando di aver ascoltato il consiglio di mia madre sul fare una piccola festicciola in pizzeria, dove sicuramente non avrebbero venduto una goccia di rum a questi scalmati che mi ritrovavo per amici. 

Riaprii gli occhi e per poco non urlai per lo spavento, per quanto le mie corde vocali mi avrebbero permesso, nel vedere due occhi blu zaffiro fissarmi increduli e dubbiosi. Se non li avessi conosciuti così bene, avrai dato al proprietario di quelle pozze blu una testata, tuttavia mi limitai solo a fissarli nel medesimo modo a mia volta, sperando che capisse che doveva tirarmi fuori da quella situazione il prima possibile. 

Raul era quel genere di ragazzo per cui molte ragazze perdevano la testa al solo sguardo: occhi blu zaffiro profondi ed espressivi, pelle olivastra perennemente perfetta e capelli neri un po’ mossi che gli donavano un aspetto allo stesso tempo un po’ trasandato ma tutto sommato da bravo ragazzo. Insomma un connubio perfetto di elementi che riuscivano a far cadere ai suoi piedi ragazze di tutte le età. E quando dico tutte l’età non mi riferisco al fatto che mia nonna ha ammesso esplicitamente davanti a lui che lo avrebbe sposato se fosse stata al mio postp.

Ecco il personaggio maschile: tutto bellezza e niente carattere che ora aiuterà la nostra povera ragazza -che per la cronaca sarei io quindi eviterei l’aggettivo povera- ad uscire dalla situazione, per poi farle battere il cuore e toglierle ogni sprazzo di dignità fin lì costruita . 

Mi dispiace contraddire tutti questi vostri pensieri così ben costruiti, che sono sicura avrebbero portato ad un’evoluzione sulla storia d’amore tra me e il mio migliore amico così surreale che avrei riso fino al collasso.- Stavo collassando sotto i piedi della mia migliore amica, so di cosa sto parlando-.

Avete capito bene, Raul era il mio migliore amico e come tale doveva rimanere. Ci eravamo conosciuti quando ancora io non sapevo distinguere la pronuncia della P da quella della B e lui usava ancora il ciuccio in ogni dove. La prima volta che lo incotrai fu al primo anno d’asilo e da lì non ci siamo più lasciati. Per questo motivo, sebbene sia consapevole della sua bellezza quasi ultraterrena, non potrei provare per lui nulla oltre ad una semplice ma pura amicizia. La più pura visto che qualcuno di meno amico stava ancora ballando sulla mia schiena. 

Raul disse qualcosa ma la musica rimbombante non mi fece capire più di qualche sillaba. Dopo essersi accorto di ciò alzò gli occhi al cielo e prese Emma per la vita, concedendomi finalmente quello che voi comuni mortali chiamate “respirare”, cosa di cui ero stata privata per troppo a lungo.

Mi alzai togliendo della polvere dal mio vestito comprato per quell’occasione. Era un vestitino rosa semplice, con un cinturino in stile medievale che metteva in risalto le mie forme solitamente inesistenti.

Davanti a me Raul sosteneva Emma, la quale guardava con occhi storditi un punto fisso davanti a sé, come se lì le fosse apparsa la Madonna in carne e ossa. 

Il mio salvatore non arrivò neanche in tempo a farmi gli auguri, che la maggior parte degli invitati ancora dignitosamente sobri mi vennero incontro abbracciandomi e facendomi gli auguri più falsi della storia (cerco storia latina che parlava di auguri falsi)

Traditori! Il karma vi farà soffrire su un pavimento gelato un giorno!

Mi sforzai di sorridere, anche se il risultato risultava più una smorfia che un vero e proprio sorriso e accolsi tutti quei festeggiamenti tanto falsi, tanto quanto pur sempre meritati. 

La serata proseguì come doveva: scartai i regali, tra cui un biglietto per un trattamento rilassante alla SpA. Appena lo vidi incanalai dentro di me tutti i grandi attori morti e ancorra in vita, per donarmi la facoltà di esprimere stupore davanti al regalo da me richiesto così implicitamente. Non sono quel tipo di persona che cita una cosa fino allo sfinimento solo per farsela regalare, lo giuro. Ci scatenammo ballando sulle note di una medriocre musica da discoteca; giocammo, come da rituale per feste a base di alcol, ad obbligo o verità e al gioco della bottiglia e come in ogni festa che si rispetti scattammo foto imbrazzanti ai nostri amici poco sobri. 

Erano passate da poco le due e dopo che Emma si riprese e come a suo solito ricominciò a bere, perdendo definitivamente quella poca dignità che le era rimasta, ballando sensualmente sul mio tavolo da pranzo. Da buona amica com’ero, la lasciai al suo piccolo teatrino come dolce vendetta per avermi fatto passare i miei primi minuti da diciottene sul pavimento, incurante se fossi o meno morta dopo quella mossa di Judo che dovevo ancora capire come avesse fatto a imparare. 

Nessuno badava a me in quel momento, tutti troppo presi a vomitare o a limonare qualcuno. Presi le scale che separavano la soffitta dall’ingresso e camminai in giardino fino ad arrivare a due altalene posizionate vicino ad un grande pino. Mi sedetti sull’altalena a destra e cominciai a dondolare avanti e indietro, facendomi cullare dolcemente dalla brezza primaverile che soffiava timidamente in quella notte nuvolosa. Poco a poco l’altalena si fermò, diversamente fecero  i miei pensieri. Quelli che cercavo sempre di isolare in un angolino della mia mente, ma che in quel momento spingevano per uscire come un fiume in piena. Frugai nella tasca della giacca di pelle che mi cingeva le spalle e ne estrassi un foglietto color lilla e un accendino rigorosamente giallo. 

“Va fatto!”

Presi il foglietto, lo aprì e lo rilessi per un’ultima volta prima di chiuderlo. Presi l’accendino e lasciai che i piccoli pezzi di carta fumanti si lasciassero trasportare dal vento per non fare mai più ritorno, impressi solo nella mia memoria per sempre. 

Poi arrivò la parte più difficile, quella che temevo più di tutte da quel dannato giorno in cui persi tutto ciò che ero. 

Estrassi dalla giacca un altro bigliettino, stavolta di colore giallo canarino e lo guardai intensamente, troppo curiosa di sapere cosa fosse scritto con la sua calligrafia così ordinata al suo interno. Mi ci volle tutta la forza di volontà di cui disponevo per non aprirlo e scoprire finalmente il suo contenuto.

“Questo è per te Polo.”-  gli occhi puntati alla fiamma dell’accendino, così vicina al cartoncino giallo da poterlo bruciare in pochi istanti, ma ancora abbastanza lontana da lasciarmi sperare che ciò che stavo per fare sarebbe accaduto come programmato tanti anni prima - “Auguri!” 

E detto questo lasciai che il fuoco e l’aria si impossessassero di quelle parole che da lì in poi sarebbero state un grande mistero dell’universo, custoditi solo nei ricordi di chi poteva affarmarne l’esistena. 

Rimasi ancora alcuni minuti a farmi solleticare le gambe scoperte dell’aria fresca, per poi decidermi finalmente a rientrare. Attraversai il piccolo giardino incolto e con l’erba da tagliare, salì le scale e rientrai in soffitta, che come avevo previsto era  intrisa di gente ubriaca che non si era accorta minimamente della mia assenza.

Raggiunsi Emma che nel frattempo era scesa dal tavolo e si era data ad un danza scatenata con alcuni ragazzi che mi avevano obbligato ad invitare, in quanto saremmo stati tre gatti se fossi stata io a stilare gli inviti. Le andai incontro e cominciammo a ballare freneticamente, mentre ridevo alle mosse di danza così palesemente scoordinate e goffe della mia migliore amica. La musica cambiò ed Emma si fermò con un’espressione schifata in volto, forse poco presa dal nuovo cambio di musica.

Ripresi a ballare non consapevole che avrei veramente compreso il suo improvviso blocco solo qualche ora più tardi, quando avrei con tutta certezza cercato un’altra migliore amica su siti come Tinder.

Ore più tardi l’ultima cosa che ricordai di quella serata fu che fossi scivolata su qualcosa di liquido sul pavimento e che caddi rovinosamente al suolo. Poi il buio più totale. 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Nuvolotto