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Autore: Akiko chan    20/04/2023    1 recensioni
A Camelot se ne stava colui che il destino le aveva assegnato come meta, la risposta a molte, forse tutte, le sue speranze, la chiave di un mondo a cui lei voleva, anzi doveva, assolutamente accedere. Per il suo popolo prima che per se stessa. Il cuore le palpitò in petto vivo e carico di aspettativa...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allo scoccare del mezzodì le trombe della porta meridionale squillarono a festa. Le note, alte e possenti, saturarono l’aria tiepida di quell’inizio primavera e, richiamata da quel suono allegro, la folla cominciò a riversarsi frenetica sulla larga via che dalla porta sud portava dritto al castello reale. L’arrivo della principessa straniera era stato annunciato da un messo a cavallo circa un mese prima e da allora più di mille illazioni erano state fatte nelle case e nelle taverne di Camelot e ormai, anche in assenza di una conferma ufficiale da palazzo, nella mente di tutti e nella bocca di molti, la donna in arrivo altro non era che la futura sposa del principe Artù. Il desiderio che ciò fosse vero era forte, poiché pur essendo ancora re Uther in piena salute e forza, gli anni passavano veloci e avere del tempo a disposizione per conoscere la futura regina, era un privilegio che gli abitanti di Camelot non disdegnavano.

 

Dopo altri pochi strilli il drappello reale fece la sua entrata a Camelot, una ventina di cavalieri e una manciata di servitori precedevano una portantina in legno intarsiato che, per quanto riccamente ricoperta di seta bordata di velluto dorato, era pur sempre una sola. Coloro tra il popolo che si erano aspettati di vedere una sontuosa sfilata di dame ingioiellate e cavalieri fastosamente abbigliati, furono alquanto delusi da quel mesto corteo. Inoltre gli spessi tendaggi non lasciavano intravedere nulla della dama celata all’interno e così il popolo cominciò a rumoreggiare preso da frustrazione e in breve tempo, i più arditi, cominciarono a sgomitare per accaparrarsi uno spiraglio dal quale scorgere il momento rivelatore in cui la principessa sarebbe scesa per entrare a palazzo. Il popolo trattenne quasi il fiato quando i nobili cavalieri stranieri deposero la portantina ai piedi dell’imponente scalinata che portava a palazzo. Un bel cavaliere con un’armatura scintillante si fece avanti e scostò lentamente i tendaggi da cui spuntò una manina bianca che si abbandonò sicura nella mano guantata del suo servitore.

 

In cima alla scala re Uther seguiva tutta la scena con sguardo fermo, accanto a lui, alla sua destra il figlio ed erede al trono Artù dall’aria alquanto annoiata e, alla sua sinistra, la figliastra Morgana che esaminava la scena invece con vivace interesse.

 

Finalmente Virginia scese dal baldacchino. Il popolo si rianimò mentre osservava la lunga chioma dorata della principessa, semplicemente intrecciata sulla sommità del capo attorno ad un sottile diadema di pietre scintillanti. Un leggero vestito di un tenue color panna fasciava il corpo dalle forme delicate mentre un dorato mantello le drappeggiava elegantemente le spalle, ma ciò che lasciò il popolo ammutolito, o almeno quei fortunati delle prime file che poterono cogliere quel dettaglio, furono gli occhi di un blu così intenso da ricordare gli zaffiri più puri. Virginia alzò lo sguardo solo un attimo per poi abbassare pudicamente il capo di fronte al sovrano di Camelot.

 

Cominciò a salire i gradini con incedere lento ma sicuro scortata dal fido cavaliere che sembrava incollato al suo fianco, si arrestò a metà scalinata e si volse verso il popolo piegandosi in avanti in un lieve ma visibile inchino che infiammò gli animi, lusingati e sbigottiti da un tale privilegio, dopodiché volse loro le spalle e si concentrò sul re di Camelot -Saluto il sovrano di questa splendida città- recitò inchinandosi ora molto più profondamente in un gesto di dichiarata sottomissione.

 

Uther per quanto abituato a trattare con nobili dame, rimase colpito da tanta grazia e leggiadria e le perdonò all’istante l’inusuale gesto di inchinarsi al popolo prima che al re -Principessa benarrivata…- disse afferrando solerte la minuta mano della fanciulla e invitandola a sollevare il capo -Vi prego alzatevi ed entriamo a palazzo dove potrò presentarvi i miei figli, Artù e Morgana...-

 

Lady Virginia si accostò al fianco del re accettando il braccio che galantemente le veniva offerto mentre Lancilotto arretrava di un passo posizionandosi appena dietro le spalle della principessa. La dama sorvolò distratta sulle due figure accanto al re, per puntare tutta la sua attenzione oltre le spalle del principe Artù, attratta da un vecchio, dall’aspetto mesto e gli abiti austeri, che attendeva con le mani intrecciate in grembo accanto al portone del castello.

 

Lasciò che il sovrano di Camelot la conducesse oltre le porte del castello continuando a seguire con la coda dell’occhio i movimenti di quel canuto personaggio che aveva accentrato su di sé tutto l’interesse della giovane principessa. Intanto il piccolo corteo era giunto nel salone principale dove Uther la fece accomodare e cominciò a presentarle la corte: i cavalieri principali, le loro mogli, i nobili e finalmente Virginia vide avanzare l’anziano. Gli occhi della giovane non tralasciarono alcun dettaglio dell’uomo che le si stava avvicinando, certo non se lo era immaginato così modesto ma poco male, era consapevole che spesso le apparenze non rendevano giustizia al reale valore di un uomo. Mentre il vecchio si inchinava al suo cospetto la ragazza strinse forte le mani a pugno per reprimere l’istinto di gettarsi ai piedi di quell’uomo che da tanto lontano era venuta a cercare. Nessuno nella corte si accorse del suo turbamento, uno dei primi insegnamenti che una dama di corte era tenuta ad acquisire era celare sempre i propri stati d’animo … -…e questo è il nostro fidato medico di corte Gaius-

Virginia corrugò appena la fronte trapassata da una cocente delusione -Come avete detto sire?- chiese attonita cercando veloce altri vecchi nel salone.

-Il nostro medico Gaius- ripeté Uther guardandola sorpreso -Qualcosa non va, Lady Virginia?-

 

La principessa corrugò la fronte e socchiuse gli occhi, al diavolo l’etichetta di corte! E poi che fesseria era non far vedere quello che provavi?

-Sire scusate la mia sorpresa ma pensavo questo vecchio fosse qualcun altro ...-

Il re la fissò incuriosito -E chi se mi è lecito chiedere?-

-Vedere sire mi è giunta voce che alla vostra corte vi sia un saggio uomo, ecco come dire il più saggio…- non ritenne prudente pronunciare la parola “mago”, le era giunta voce dell’avversione di Uther per la magia anche se non riusciva a capire come mai Lui avesse scelto un re che non amava la magia come suo sovrano, eppure così aveva fatto e la sua saggezza non era discutibile. Probabilmente Uther fingeva di non amare la magia per poi accaparrarsi il più potente mago di tutti i tempi, ma per un motivo che ora le sfuggiva, preferiva fingere di essere contrario alla magia, quindi non era sicura che lui volesse far sapere alla corte di avere tra i sui fidati consiglieri un mago.

 

-Non capisco di chi state parlando, il più anziano e saggio uomo di corte è Gaius- insistette il re e il vecchio si inchinò ringraziandolo con un a significativa occhiata per quelle parole lusinghiere.

-Sto parlando dell’anziano Merlino- proferì la ragazza spazientita.

-Merlino? – ripeté il re senza capire – Qui a corte non vi è alcun vecchio con quel nome...-

Il cuore della ragazza perse un battito, sicuramente stava mentendo, le sue visioni non sbagliavano, non aveva mai fallito nella lettura delle rune!

-Nessun uomo di nome Merlino?- ripeté confusa.

-No mia signora, nessuno-

-Ma padre un Merlino c’è a corte-

Virginia si volse immediatamente verso il ragazzo che aveva parlato, il principe Artù. Finalmente si concesse di esaminare il giovane principe che sino a quel momento non aveva degnato di uno sguardo. Era poco più alto di lei ma decisamente ben proporzionato, le spalle larghe e il petto muscoloso denotavano forza e agilità con la spada, il volto imberbe contornato da folti capelli castani schiariti dal sole, gli occhi chiari che brillavano di una luce maliziosa e beffarda. Virginia allacciò per un attimo lo sguardo del principe e il suo cuore ebbe un sussulto -Lo sapevo!- esultò felice incapace di contenersi oltre- E dov’è?-

-Ve lo chiamo subito Milady – disse Artù sogghignando divertito, quella principessa era davvero bella ma non lo aveva degnato della benché minima considerazione e non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di una piccola vendetta anche se non riusciva proprio a capire perché lei fosse così turbata - MERLINO- chiamò il giovane sovrano – Vieni avanti Merlino-

Un giovane allampanato dall’aspetto mesto si fece avanti -Avete chiamato Artù?- chiese umilmente.

Virginia lo esaminò sconsolata. E quello chi era? Un ragazzino della sua età o poco più, un servo, un lacchè insignificante? No quello era uno scherzo di cattivo gusto!

Guardò infuriata il giovane principe -Vi sbagliate principe, questo non è il Merlino di cui ho chiesto-

-Ma a corte non vi sono altri Merlino signora- la canzonò Artù senza neppure tentare di nascondere il piacere che provava nel vedere la delusione sul bel volto della donna. Così imparava a non degnare di uno sguardo il bellissimo e valentissimo Artù!

 

Intanto i musici di corte, ignari di quel teso scambio di battute, iniziarono a suonare i loro strumenti e i cortigiani solerti presero posizione per gli attesi balli di gruppo.

 

-Vi va di ballare principessa?-la voce calda del sovrano le arrivò all’orecchio.

 

-Veramente…non ora- declinò mentre mille cupi pensieri le si affastellavano nella mente.

 

-E quando?- protestò il re sollevando stupito un sopracciglio- Via Milady sono sicuro che Artù vi farà divertire. È un ottimo ballerino, conteso da tutte le dame di corte…-

 

-Davvero sire non ne ho voglia, perdonatemi ma sono molto stanca… il viaggio…-

 

Uther la scrutò perplesso, era davvero spiazzato da tanta volubilità ma ritenne più prudente accondiscendere -Se è così non posso insistere oltre, ritiratevi, Ginevra vi mostrerà la vostra stanza-

-Grazie sire, mi ritiro per riposare. Lancilotto andiamo- chiamò il suo fido servitore che si materializzò dal nulla al suo fianco.

-Veramente non vi serve la guardia del vostro cavaliere, qui a a palazzo siete al sicuro- protestò il re, ma che voleva fare quella principessa? Ritirarsi nelle sue stanze con un giovane cavaliere?

-Non ho dubbi in proposito sire, ma non faccio un passo senza Lancilotto, così mi ha ordinato mio padre e non verrò meno al suo volere-

 

-Come desiderate- pronunciò glaciale il sovrano voltandole le spalle per nasconderle la sua ira -Ginevra guidate la principessa e il suo cavaliere nelle stanze assegnate-

 

Non appena la principessa e Lancilotto si furono allontanati Artù si affiancò al padre – Non mi piace questa storia Artù. Quella principessa non mi sembrava affatto interessata a te nonostante la proposta del padre fosse chiara e lei sembrasse concorde. E poi quel cavaliere sempre attaccato…Artù scopri che legame c’è tra loro. Non voglio che la mia futura nuora conceda le sue grazie ad un servo prima che al suo legittimo sposo-

 

Il principe sbuffò infastidito -Padre come state correndo… non è detto che quella viziata principessa diventi mia moglie-

Ma chi si credeva quella? Indifferente a lui. Artù Pendragon l’uomo più ambito di tutti i regni conosciuti, il più… - Seguila ho detto! Se non vuoi farlo direttamente tu fallo fare al tuo servo o a Ginevra!- sbottò il sovrano squadrando il figlio e un sorriso gli piegò le labbra -Possibile che il tuo fascino infallibile dovesse fallire giusto con lei?- lo provocò schernendolo sicuro di ottenere dal suo cocciuto figlio molto di più in questo modo. E infatti il colpo andò a segno. Artù sollevò le spalle fingendo indifferenza ma a Uther non sfuggì il luccichio di sfida che fece fremere lo sguardo limpido del figlio.

 

Ne era sicuro se non per amore sicuramente per orgoglio Artù avrebbe fatto capitolare la principessa, l’unione con il regno di Uriel era troppo importante per il futuro benessere di Camelot. E il cavaliere dall’armatura scintillante ci avrebbe pensato lui a toglierlo di mezzo.

  
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