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Autore: FrancyT    24/04/2023    1 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Germania, Maggio 1939 

Ore: 22:00 

All’interno dell’ascensore rivestito di ottone, che lo avrebbe portato in cima al Nido dell’aquila, il generale Banryu si rigirava quella stramba boccettina fra le mani.  
Se le sue supposizioni fossero state corrette, quel piccolo recipiente conterrebbe un particolare miscuglio dalla capacità di occultare l’odore di un individuo. Di conseguenza, se la bambina che Sesshomaru portava con sé possedeva un oggetto del genere, colui che stava decimando l’esercito tedesco poteva essere il generale stesso? 

Il suo sembrava un pensiero al quanto assurdo. Viste le dinamiche degli assassini, i cadaveri rinvenuti avrebbero dovuto avere il corpo intriso del veleno di Sesshomaru, ma gli squarci sulla schiena sembravano privi del tipico veleno sprigionato dal demone. In ogni caso, per quanto inadatta potesse essere quella supposizione, la posizione del demone cane rimaneva al quanto ambigua e in quanto autorità militare, avrebbe dovuto denunciare al Führer l’accaduto. 
Arrivato al piano dell’edificio realizzato in legname e materiale roccioso, il generale si fece strada fra gli interni in stile rustico, arrivando ben presto in una delle due grandi sale ottagonali sovrapposte.   
Proprio lì, Naraku attendeva il suo ingresso. 

Il suddetto demone era al quanto infastidito da questo incontro fuori programma. Sole ventiquattr’ore prima gli era stata recapitata una lettera da parte del generale Baryu e al mattino seguente si era recato segretamente alla sua residenza di montagna accompagnato da Byakuya per risolvere la questione. 

La sua assenza da Berlino in quei giorni cruciali non era affatto un’azione che poteva permettersi. Proprio in quelle ore Kagura avrebbe nuovamente incontrato il ministro degli esteri italiano, cercando di rassicurarlo sul fatto che la Germania non avesse nessun’intenzione di iniziare a breve una nuova guerra europea e che le divergenze con la Polonia per il controllo del Corridoio di Danzica sarebbero state appianate su una strada di conciliazione. Se tutto fosse andato come pianificato, Mussolini avrebbe presto dato il suo assenso definitivo per la firma dell’alleanza. L’accordo avrebbe fatto sì che entrambi gli stati fossero obbligati a fornirsi reciproco aiuto in caso di situazioni internazionali che mettessero a rischio i propri interessi vitali, aiuto che si sarebbe esteso anche al piano militare qualora si fosse scatenata una guerra.  

Grazie a questo accordo, Naraku avrebbe potuto muovere la sua prossima pedina, avvicinandosi sempre più al suo obbiettivo ultimo. 

- Mein Führer, mi dispiace averla fatta aspettare. - 

Il Führer osservò freddamente il suo sottoposto. Sebbene ritenesse inadatto abbandonare la capitale in quel preciso momento, la questione sollecitata da Bankotsu necessitava una discreta attenzione. 

- Non perdere altro tempo, fa rapporto. - 

Bankotsu rimase perplesso a quel tono irritato, ma cercò di non darlo a vedere. Naraku si era sempre comportato in maniera cinica e razionale durante i loro incontri, ma ultimamente sembrava far trasparire maggiormente le proprie emozioni. 

- Mio signore, mi rammarica darle questa notizia, ma come anticipato nella mia lettera, temo che uno dei generali più vicini alla sua persona abbia intenzione di tradirla. Il mio ritardo a questo incontro è dovuto proprio a questo individuo. - 

Bankotsu fece una pausa, aspettando che Naraku lo esortasse a continuare. Al gesto della mano del demone, il generale proseguì. 

- Temo che il generale Sesshomaru No Taisho stia tramando alle sue spalle. -  

Quelle parole fecero rimanere il Führer interdetto. Aveva scelto personalmente le pedine da muovere nella sua scacchiera e fra di essi nessuno avrebbe avuto motivo di allearsi con la resistenza per far cadere il suo regime. 

- Ha raccolto delle prove prima di aver accusato un suo collega? - 

Bankotsu non riuscì a trattenere un’espressione contrariata. Pensava che la lettera precedentemente inviata avesse allarmato il suo superiore e che fosse pronto a prendere dei provvedimenti a quanto descritto in essa. Non si aspettava di certo che le sue parole fossero messe in dubbio. 

- Certo signore. Il generale cane nasconde una strana bambina che possedeva il potere che tanto desideravate. Vi avevo già accennato della situazione nella lettera che avete ricevuto. - 

Il generale prese dalla sua tasca la boccettina e la mostrò al Führer. 

- Vedete questa boccettina? La bambina la portava al collo e, un demone dal naso fine, mi ha confermato che l’effetto del suo contenuto fa sì che venga occultata la presenza della persona che lo indossi. Non è un po’ sospetto? -  

Naraku prese la boccettina dalle mani del sottoposto e se la rigirò fra le mani. 

- Interessante. -  

Se quello che Bankotsu affermava fosse stato il vero, quel particolare miscuglio avrebbe potuto fare al caso suo. Se davvero quella polvere avesse posseduto quelle capacità, ogni suo problema sarebbe stato risolto. 

- Generale Banryu, porti immediatamente questa boccettina al laboratorio più vicino e convochi qui Sesshomaru. - 

Con un sorrisetto soddisfatto, il Generale prese nuovamente con sé quella boccettina e si congedò. Il suo obbiettivo era stato raggiunto. - Sarà fatto Führer. - 

Naraku attese che il suo generale lasciasse la sala, dopodiché si sedette alla poltrona dinanzi il camino di marmo rosso per rilassare il suo corpo. Poggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Sentiva la tensione accumulata per lo sforzo iniziare ad alleggerirsi e, dopo un profondo respiro, percepì la sua aura demoniaca diminuirsi drasticamente.  

Detestava rifugiarsi in quel luogo. 

Il Nido dell’aquila, situato nell'Obersalzberg, era stato completato l’anno precedente, eppure il Führer lo utilizzava seriamente poco, se non per alcuni incontri particolari. Tutti i suoi brevi soggiorni in quel luogo risultavano veramente sofferti. La concentrazione di cui aveva bisogno per non far cadere la sua copertura triplicava, ma non poteva permettere che lo vedessero in quello stato. 

Dopo un ulteriore sospiro, il Führer prese dalla tasca della sua divisa un piccolo cofanetto. Atteso qualche istante lo aprì e osservò pensieroso il suo contenuto: una piccola boccetta contenente del liquido rossastro era affiancata ad una siringa. 

Quel fluido viscoso era l’ultimo frutto degli esperimenti che avvenivano nei laboratori collocati nei campi di lavoro forzato. Purtroppo, nonostante fosse il risultato migliore ottenuto, esso non era perfetto: il suo effetto rimaneva infatti limitato. 

Frustrato dalla situazione, Naraku prese la siringa fra le mani e aspirò il liquido rosa. Successivamente, rimosse velocemente la cintura dai pantaloni della divisa, la strinse attorno al braccio e senza perdere altro tempo perforò la pelle con l’ago e iniettò il farmaco all’interno del suo corpo. Cercando di non badare alla sensazione provata, Naraku sperò che quella particolare polverina che sarebbe giunta ai laboratori avrebbe risolto una volta per tutte il suo fastidiosissimo problema. 

Il mattino seguente,  
all’interno di una stanza buia ma confortevole, una figura stesa su di un letto riprendeva pian piano conoscenza. Aprì lentamente gli occhi e, ancora lievemente frastornato, osservò il soffitto per qualche secondo. 

- Non riesco a credere che ne hai portato un altro! - 

Una fitta alla testa lo colpì al suono di quella voce proveniente dall’esterno e, per il forte dolore, non riuscì a trattenere un guaito. Infastidito da questo suono improvviso, il ragazzo cercò di portarsi le mani alle orecchie, per provare a trovare un po’ di pace. Il suo tentativo, però, gli provocò altre fitte, questa volta all’addome. Incredulo, il giovane si chiese cosa avesse mai fatto per ritrovarsi in quelle condizioni. 

- Era in fin di vita, che avrei dovuto fare? Lasciarlo morire? Era anche nella sua notte più debole. - 

Improvvisamente, frammenti di ricordi degli ultimi mesi iniziarono a formarsi nella sua mente. Proprio come un lungo flashback ripercorse gli eventi principali del suo viaggio, fino a giungere alla sera precedente. Ricordò che, dopo aver perso i suoi poteri demoniaci a causa della luna nuova, il suo corpo aveva ceduto. Tentò di recuperare dalla sua memoria degli elementi che potessero permettergli di identificare il luogo in cui si trovava, ma tutto fu inutile. 

- Proprio perché era nella sua notte più debole dovevi lasciarlo dov’era! Portarlo qua in quelle condizioni è pericoloso, ha bisogno di costanti cure. Inoltre, come potresti nasconderlo in caso di un’ispezione? Non potrà muoversi dal letto per un po'! - 

Quella voce sgradevole, ricca di fastidio, fece nuovamente pulsare la sua testa. Sembrava appartenere ad un uomo e di certo non condivideva il parere del suo interlocutore. 

Cerando di comprendere meglio la situazione, Inuyasha provò ad ispirare profondamente. La prima fragranza che sentì fu senza dubbio quella pungente del disinfettante, mista all’odore del sangue. Nonostante fosse ancora sdraiato sul comodo materasso, non ci volle molto per il mezzo demone comprendere che, da qualche parte nella stanza, ci fossero delle garze sporche del suo sangue. 

- Non puoi dirmi cosa posso fare! - 

Il mezzo demone prese un altro respiro e questa volta cercò di andar oltre il forte odore che impregnava la stanza. Ci volle qualche istante, ma finalmente riuscì ad ottenere il risultato che sperava. 

Quell’odore... 

- Non posso continuare a proteggerti per sempre. Ti prego, Kagome, promettimi che questa è l’ultima volta. - 

Nonostante il forte dolore sparso in tutto il corpo, Inuyasha si issò a sedere e lentamente scese giù dal letto. Dopo un primo capogiro, il mezzo demone iniziò ad incamminarsi verso la porta della stanza, cercando di sostenersi poggiandosi alla parete alla destra del letto. Strinse i denti alla forte sensazione di dolore e continuò a trascinarsi. 

Avrebbe riconosciuto quell’odore anche a miglia di distanza. Non poteva lasciarselo sfuggire. 

- Non posso farti promesse che so già che non manterrò, mi dispiace Koga. - 

Arrivato dinanzi la porta, Inuyasha la spalancò e, poggiandosi al telaio, osservò in cagnesco il volto di colui che aveva azzannato alla gola il povero signor Bayer. 

- Ehi, tu che ci fai in piedi? - 

Frastornato dal dolore e dalla rabbia, il mezzo demone non si accorse della seconda figura che, preoccupata, gli circondò la vita con un braccio cercando di sostenerlo. 

- Devi tornare a letto, non hai recuperato del tutto le forze. - 

Non ottenendo risposta da parte di Inuyasha, la donna di nome Kagome provò allora a riportarlo dentro la stanza, ma il mezzo demone non si mosse. Con espressione seria, Inuyasha continuò a mantenere lo sguardo in quello di Koga. 

Perplessa, la donna iniziò a spostare lo sguardo dal demone lupo all’uomo che sosteneva. 

- Vi conoscete? - 

Decisamente scocciato dall’interruzione, il generale Yoro osservò di sbieco il mezzo demone. Koga era certo di non aver mai visto l’individuo, ma il suo odore aveva un che di familiare. Gli suggeriva qualcosa, ma nessun ricordo si materializzò nella sua mente. 

- Mai visto in vita mia. - 

Inuyasha strinse i denti. Sentiva la rabbia crescere dentro di lui e il suo lato demoniaco premere per uscire. La testa continuava a pulsare e il dolore all’addome e alle spalle non voleva dargli tregua. Prese un respiro profondo per provare a calmarsi, ma la puzza di lupo sembrava solo far ribollire il suo sangue. 

- Il cognome Bayer ti dice qualcosa? - 

Fu a quel nome che il generale comprese. Quell’essere era il mezzo demone che il caro vecchio signor Bayer si ostinava a proteggere. Colui per il quale lui e la sua amata bambina avevano perso la vita. Se non fosse stato per quel mezzo demone, lui e la sua squadra non si sarebbero macchiati di quell’omicidio. 

Con sguardo freddo osservò allora il mezzo demone e rispose con voce pacata. - Nulla. - 

A quella parola, un basso ringhio si propagò nell’ambiente. - Tu bastardo. - 
Ogni tentativo di Inuyasha di mantenere la calma fu dimenticato e la sua parte demoniaca prese il sopravvento. Non riuscendo più a percepire alcun dolore, il mezzo demone spintonò in malo modo la donna che lo sosteneva e si avvicinò con fare minaccioso al demone lupo. 

Fuori di sé, Inuyasha era pronto per attaccare il generale, ma proprio in quel momento, la donna al suo fianco mise fine ad ogni suo tentativo. Approfittando della distrazione del mezzo demone, prese dalla cassetta del primo soccorso al suo fianco una siringa contenente del tranquillante e la somministrò al mezzo demone che, in pochi attimi, perse i sensi. 

Sorreggendo il corpo del giovane, Kagome lo trascinò nuovamente dentro la stanza. Con cura lo fece stendere sul materasso e lo coprì con la pesante coperta. 

Nel frangente, Koga rimase ad osservarla dall’esterno della camera. Non condivideva affatto la sua scelta di volersi prendere cura di quegli esseri e non l’avrebbe aiutata per puro principio. Doveva rendersi conto da sola che non poteva continuare così. 

- Koga, cos’è successo a Bayer? - 

A quella domanda il demone lupo si ridestò dai suoi pensieri. Osservò il volto corrucciato della donna, oramai a pochi passi da lui, e non poté far altro che sbuffare e deviare lo sguardo.  

- Dimmi che non è quello che penso. - 

Ancora una volta Koga evitò di risponderle, confermando tutti i sospetti della donna. Sentì le lacrime di frustrazione iniziare a riempirle gli occhi, ma cercò di reprimerle. Trovava ingiusto che persone oneste e buone come Aaron e Bayer avessero perso la vita per colpa di un individuo spregevole come Naraku. Quello che più la feriva, però, era che a capo di quella squadra ci fosse proprio Koga. Quello stesso demone che trovava sempre un modo per avvertirla in anticipo di un’ispezione a “sorpresa”. 

- Abbi almeno il coraggio di guardarmi in faccia e confermare quello che penso. - 

Stanco di quella discussione, Koga decise di cambiare argomento. Seriamente preoccupato, poggiò una mano sulla spalla di Kagome e la guardò negli occhi. 

- Kagome, ho solo eseguito gli ordini. Sai che non condivido quello che faceva, né tanto meno quello che fai tu. Non ti avviso delle ispezioni per aiutarti a salvare quei mezzo demoni. Lo faccio per salvare te. Quindi per favore, non provare a nascondere più nessuno. - 

Kagome non riuscì a trattenere la delusione e d’istinto alzò un braccio per colpire Koga dritto al viso. Grazie ai suoi riflessi, il demone fermò in tempo l’azione della donna, bloccando il suo braccio con la mano sinistra. 

- Va via. Non hai nient'altro da fare qua. - Dichiarò la donna. 

Con un sospiro, il demone lupo lascio la presa e si allontanò di qualche passo. - Kagome, ripensa a quello che ti ho detto. - Dopo quell’ultima frase, Koga si congedò. Uscendo dalla porta d’ingresso dell’abitazione, il generale sentì un violento spostamento d’aria. Con un sorriso divertito alzò lo sguardo verso i rami di un albero vicino. 

- Giochi ancora a nascondino? Non sei un po’ cresciuto? -  

Nessuno rispose però alla sua domanda. Deciso a non arrendersi, Koga si avvicinò all’albero e, alzando lo sguardo verso le fronde, cercò di individuare la sagoma di colui che si nascondeva fra di esse.  

Non ci volle molto prima che il militare individuasse la figura incappucciata e sorridesse soddisfatto. Involontariamente nella sua mente si formarono le immagini di un marmocchio che, nascondendosi fra gli alti rami degli alberi del giardino, cercava di coglierlo di sorpresa.  

- Lo hai portato tu qua, non è vero? –  

Ignorando ancora una volta la domanda, la figura cambiò silenziosamente ramo, cercando di sfuggire dallo sguardo del generale.  

Quest’ultimo, per nulla turbato, decise di poggiarsi con le spalle alla corteccia dell’albero. Incrociò le braccia e iniziò ad osservare la casa dinanzi a lui. Quell’abitazione ospitava un discreto numero di mezzo demoni, era un rifugio importante, un luogo che gli avrebbe permesso di recuperare le forze e le energie prima dell’ultimo viaggio verso una terra più sicura.  

Se solo avesse voluto, sarebbe stato così semplice marciare qui con la sua divisione e ucciderli tutti. Eppure, nonostante il rischio di essere dichiarato “nemico del regime” e condannato a morte, il generale si ostinava a proteggere quel luogo. 

- Lo sai che così facendo la stai mettendo in serio pericolo? - Lo sguardo di Koga rimase fermo su quella casina. Non poteva permettere che quel ragazzino, per puro egoismo, mettesse a rischio la vita di Kagome. Si chiese perché quel moccioso si ostinasse a non ascoltarlo. In tempi passati seguiva sempre i suoi consigli e ragionava molto prima di prendere le decisioni, mentre adesso sembrava solo uno sciocco che non voleva comprendere la serietà della situazione. 

- Sta zitto. - 

Quella risposta mormorata fece sorridere Koga. Erano mesi che quel ragazzetto non gli rivolgeva la parola. Da quando aveva scoperto che il generale non si sarebbe opposto al volere del Führer e che al contrario avrebbe seguito alla lettera i suoi ordini, quella era la prima volta che si degnava di rispondere. 

- Se le avessi davvero voluto bene, non le avresti proposto questa stupida idea. -  

Con un battito d’ali, il giovane incappucciato generò una folata di vento e fuggì via da quel posto. Sospirando, il militare rimase a guardare quella figura volare via. Era sicuro di averlo colpito nel profondo, bisognava solo pazientare un altro po’ e forse il ragazzo avrebbe finalmente fatto ragionare Kagome. 

Con questi pensieri per la mente, il demone lupo tornò sui suoi passi e, con la massima tranquillità, rientrò a Monaco di Baviera, dove la sua divisione lo attendeva per iniziare la prossima ispezione. 

Quasi un’ora dopo 
La donna di nome Kagome visitava le diverse stanze della sua abitazione portando con sé la sua inseparabile borsa del primo soccorso e un caldo piatto di zuppa precedentemente preparato. Terminato il suo consueto giro di visite mattutine, alla giovane donna non le restava che dare un’occhiata all’individuo giunto nel suo rifugio solo la sera precedente. 

Con delicatezza aprì la pesante porta in legno che la separava dall’ambiente nel quale riposava il mezzo demone e, a passo felpato, entrò nella stanza. Dopo aver richiuso silenziosamente la porta, si avvicinò al letto sul quale stava steso il giovane e poggiò la zuppa sul comodino in legno posto al suo fianco. Prima di andarsene, la donna diede un’ultima occhiata alla figura distesa.  

Inuyasha sembrava riposare tranquillo, ma quello che preoccupava la giovane era tutt’altro. Era passata quasi un’ora da quando aveva somministrato al giovane il tranquillante, ma ancora sembrava non voler rinvenire. Fu proprio durante la sua ispezione che Inuyasha prese nuovamente conoscenza, facendo sobbalzare la giovane. 

- Oh, finalmente ti sei svegliato! Giusto in tempo, ti ho portato la colazione. - 

Decisamente sollevata, la giovane donna tirò un sospiro di sollievo, ma non perse occasione per accertarsi delle condizioni del suo nuovo paziente. Aperta la sua borsa medica, estrasse gli strumenti che le necessitavano e con scrupolosità iniziò a controllare i parametri del nuovo arrivato.  

- Ricordi il tuo nome? La tua età? -  

Inuyasha, ancora intontito, non comprendeva costa stesse accadendo, ma decise comunque di collaborare. - Inuyasha, venticinque anni. - Spaesato, il mezzo demone cercò di guardarsi intorno, alla ricerca di un qualcosa di familiare, ma non riuscì identificare il luogo nel quale si trovava. - Dove sono?  -  

A quella domanda la giovane smise per un attimo di visitare il mezzo demone e, sedendosi sul materasso, cercò di indagare su quello che il giovane ricordava della notte precedente. - Ci troviamo nella mia abitazione, sei giunto qui ieri sera. Ricordi cosa ti è successo? - 

Grazie a quelle parole Inuyasha riprese un po’ di lucidità. Ricordava chiaramente di essersi scontrato con Sesshomaru, fin quando non era spuntata la luna nuova e aveva perso i sensi. 

- Ricordo di aver perso i miei poteri demoniaci, poi più nulla. - 

Per osservare meglio la donna che si ritrovava davanti, il mezzo demone cercò di tirarsi a sedere, ma un forte dolore all’addome e alle spalle lo paralizzò. Un guaito uscì dalle sue labbra e la giovane non poté far altro che scuotere la testa preoccupata. 

Decisa a non lasciar che il suo paziente peggiorasse la situazione, Kagome lo aiutò ad alzarsi nel modo corretto, sperando che le ferite non si fossero già riaperte. Purtroppo, le sue speranze furono vane. Fra lo sforzo di prima e quello di adesso, le ferite alle spalle ripresero a sanguinare, imbrattando con il liquido scarlatto le bende che gli circondavano la parte superiore del busto. 

- Aspetta, perdi nuovamente sangue. - 

Il mezzo demone aggrottò le sopracciglia. - Sangue? - Non ricordava di essersi procurato delle ferite così profonde durante lo scontro con Sesshomaru. Cos’era davvero successo dopo che aveva perso i sensi? 

- Emh... Si. - La giovane donna rispose frettolosamente mentre toglieva con cura le bende sporche. Una volta tolte, prese a pulire nuovamente la ferita in vista della nuova fasciatura. Mentre Kagome eseguiva il suo lavoro, Inuyasha cercò di osservare queste presunte ferite. Aveva il petto e le spalle ricoperti di graffi  superficiali ma, con molta probabilità, se li avesse visti prima si sarebbero rivelati più profondi. Quello che più lo sorprese però, fu ritrovarsi dei profondi buchi distribuiti su clavicola e spalle. 

- É stato uno dei miei collaboratori più giovani a trovarti. Era la prima volta che salvava qualcuno da solo e ha avuto delle difficoltà per portarti qua. Queste ferite te le sei procurato durante il viaggio, ma non preoccuparti. Nonostante siano abbastanza profonde dovrebbero rimarginarsi entro qualche giorno, tra le mie cure e il tuo sangue demoniaco non dovrebbe esserci neanche rischio di infezione. -  

Finito il suo lavoro, la giovane uscì dalla stanza portandosi con sé le bende sporche e poggiandole in un luogo più adatto. Dopo questa operazione, tornò nuovamente nella camera, notando che il giovane non aveva ancora mangiato la sua zuppa. Perplessa, Kagome si sedette nuovamente sul materasso e osservò il giovane. 

- Dovresti mangiarla. Scommetto che non fai un pasto decente da troppo tempo. - 

A quelle parole lo sguardo di Inuyasha si spostò da Kagome alla zuppa sul comodino, per poi tornare alla giovane. Quella donna non aveva tutti i torti. Non mangiava bene da molto tempo e ultimamente quello che ingurgitava tendeva a rigettarlo. Dopo un sospiro profondo decise di farsi coraggio e prese in mano quella ciotola. Una volta fra le mani, non poté far a meno di annusare il suo contenuto. - Cosa c’è al suo interno? - 

Non sapeva neanche lui cosa in realtà cercasse di capire. Forse la sua diffidenza era dovuta al lungo tempo passato a fuggire da solo, o forse perché temeva che all’interno vi fosse della carne sospetta, eppure quella zuppa possedeva un buon odore e non sembrava affatto essere avvelenata. Ancora titubante, il giovane alzò lo sguardo nuovamente verso la donna. 

- Temi ti voglia avvelenare? - Kagome non nascose un’espressione perplessa e, fingendosi offesa, indicò il corpo ricoperto di bende che si ritrovava davanti. - Dopo che ti ho curato quelle brutte ferite? - 

- Tsk. - Punto sul vivo, Inuyasha non riuscii a trattenere un suono di frustrazione. Ancora titubante portò allora il cucchiaio alla bocca e assaggiò quella zuppa. Quel sapore delicato lo sorprese a tal punto che, affamato, si ritrovò a mangiare quella minestra con foga. 

- Piano piano. Devi prendere piccoli sorsi, non fa bene mangiare con fervore. - 

Nonostante temesse seriamente per la salute di Inuyasha, Kagome non trattenne un sorriso. Osservare quel mezzo demone titubante mangiare con gusto la sua zuppa, la riempiva di tenerezza. Quello che non si aspettava, però, era vedere quello stesso ragazzo fermarsi di botto e portare una mano alla bocca per tapparla. 

- Ehi. Tutto bene? Che ti prende? - 

Proprio come temeva, anche quella volta Inuyasha fu colto da un improvviso conato di vomito. Cercando di mantenere la calma, il mezzo demone iniziò ad inspirare ed espirare, cercando di convincersi che fosse tutto un brutto scherzo della sua mente. 

- Ti avevo detto di mangiare lentamente. -  

Osservando il ragazzo in difficoltà, Kagome gli tolse tempestivamente la scodella dalle mani e, dopo averla poggiata nuovamente sul mobile di fianco al letto, frugò nella sua borsa da medico. Rovistando fra le medicine, Kagome iniziò a uscire dalla sacca diversi flaconi, nella speranza di trovare al più presto ciò che le serviva.  

Trovata finalmente la boccetta che cercava, Kagome l’aprì e la portò vicino il naso di Inuyasha.  - Annusa, ti aiuterà. - 

Ascoltando il suggerimento della donna, Inuyasha annusò il contenuto della boccetta e nel giro di pochi minuti riuscì a sentirsi meglio. Una volta che il respiro di Inuyasha tornò regolare, un silenzio imbarazzante calò fra i due. 

Il mezzo demone sapeva che avrebbe dovuto ringraziare la donna. Se non fosse stato per lei e chi l’aiutava, sarebbe morto quella notte e anche adesso, se non fosse intervenuta tempestivamente, avrebbe nuovamente rigettato il cibo. Però, prima che potesse proferir parola, la giovane lo sorprese intavolando una nuova conversazione. 

- Inuyasha posso chiederti una cosa? - Il mezzo demone si ritrovò ad annuire e, incuriosito, iniziò ad osservare la donna. Il suo volto, fino a qualche attimo prima preoccupato, sembrava adesso lievemente turbato. 

- Puoi raccontarmi esattamente cosa è accaduto al signor Bayer? - 

Dopo quella domanda, fra i due cadde nuovamente il silenzio. Come uno schiaffo in pieno volto, l’incontro di poco tempo prima tornò alla mente di Inuyasha e il giovane non riuscì a trattenere un basso ringhio. Quello che al mezzo demone sembrava essere solo uno strano sogno, era in realtà accaduto.  

- Tu! Maledetta, cosa mi hai somministrato prima? -  

Dispiaciuta, la donna prese fra le sue una mano del mezzo demone e la strinse con forza. 

- Perdonami per averti iniettato quel farmaco, ma il tuo sangue demoniaco ti stava facendo perdere la lucidità e non posso permettere che qui dentro qualcuno perda il controllo. Qualsiasi essa sia la ragione. Ti assicuro che non era nulla di pericoloso, è solo un tranquillante per mente e corpo. - 

Infastidito da quel contatto, Inuyasha tirò di scatto la mano, ma quel gesto avventato gli portò una fitta alla spalla. Trattenendo un guaito, osservò la donna con rabbia e non riuscì a trattenere lo sdegno provato. 

- Perché non lo chiedi a quel lupastro cosa è accaduto a quel pover’uomo? Piuttosto, fossi in te non mi fiderei tanto di quello là. Sempre se in realtà non sei in combutta con lui. Magari fingi di salvare quelli come me per poi avvertire il tuo amico militare che... - 

Quella frase intrisa di rabbia non ebbe conclusione. Ferita dalle parole di Inuyasha, Kagome aveva infatti colpito al viso il mezzo demone, cogliendolo di sorpresa. 

- Non osare dire tali assurdità. Non potrei mai fare una cosa del genere. - La donna sospirò, poi proseguì il suo discorso. - Hai ragione, Koga è un militare ma, nonostante si sia schiarato a favore di Naraku, non è una cattiva persona. É grazie alle sue informazioni che questo rifugio è ancora in piedi. - 

Inuyasha strinse forte i pugni. Sentì i suoi artigli pungergli la pelle, ma non allentò la stretta. 

- Affermi che non sia una brutta persona, ma ho visto con i miei occhi come lui e i suoi commilitoni hanno ridotto il corpo di Bayer. Il tuo bel soldatino ha azzannato alla gola quel pover’uomo solo perché mi stava aiutando a lasciare il paese! - 

Nella sua mente iniziarono a scontrarsi pareri contrastanti. Se da un lato una parte di sé accusava il generale per la morte dell’uomo, dall’altro il suo io interiore gli ricordava che se non avesse cercato rifugio presso quella famiglia forse il signor Bayer non avrebbe fatto quella brutta fine. Proprio come quel padre tanto affettuoso, altre persone avevano perso la vita a causa sua, e tutto questo solo perché era un ibrido. 

Il suo repentino cambio di umore non passò inosservato alla donna. 

- Non fare quella faccia, so quello che pensi e no. Non è colpa tua. Io, Bayer, così come tante altre famiglie, abbiamo tutti deciso di aiutare i mezzo demoni per nostra volontà, siamo tutti consapevoli del rischio che corriamo. - Inuyasha si rese conto solo in quell’istante di aver deviato lo sguardo da quello di Kagome. 

Doveva fidarsi o no di quella donna? 
Era innegabile l’aiuto che gli stava offrendo e, dai frammenti di conversazione origliata un po’ di tempo prima, sembrava che Kagome non stesse mentendo sulla sua posizione. 

- Forse potrei anche crederti, ma non puoi farmi cambiar idea su quel demone. - 

- Inuyasha, io non ti sto chiedendo di farti piacere Koga, so che non lo farai mai. Capisco il disprezzo che provi nei suoi confronti, così come per tutti coloro che si sono lasciati abbindolare dalle parole di quel folle, ma loro non sono altro che burattini nelle mani di Naraku. Eseguono i suoi ordini, ma non vuol dire mica che amino compiere quello che gli è stato detto di fare. -  

Ancora una volta Inuyasha non riuscì a nascondere il suo sdegno. - Credi davvero che non provano piacere nell’eseguire gli ordini? - Una risata sarcastica uscì involontariamente dalle labbra del mezzo demone. - Lui e la sua squadra hanno mangiato le sue interiora. - 

L’espressione di Kagome gli fece pentire di aver pronunciato quella frase. La giovane aveva gli occhi sgranati, le sopracciglia incurvate e la bocca semi aperta. La sorpresa però, lascio ben presto spazio al disgusto e alla paura. Istintivamente Kagome portò una mano alla bocca e guardò con sgomento Inuyasha. 

- Koga non può averlo fatto. Lo hai visto con i tuoi occhi fare una cosa del genere? - 

Inuyasha scosse di malavoglia la testa. Purtroppo, non era presente in quella stanza quando quei demoni martoriavano il corpo del signor Bayer. Non poteva provare un bel niente. Quando si era avvicinato al corpo senza vita dell’uomo aveva sentito un forte tanfo di lupo e fra tutti essi, l’odore di Koga era percepibile solo all’altezza del morso sul collo. 

- Ma ciò non toglie che sia stato lui ad azzannarlo. - 

In silenzio, la giovane si issò in piedi. Una volta in posizione eretta, prese la ciotola quasi vuota dal comodino e si indirizzò verso la porta.  

- Inuyasha, grazie per avermi rivelato l’accaduto. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi. - Osservando le spalle della donna, Inuyasha si chiese se fosse davvero il caso soggiornare ancora in quel luogo. - Se volessi andarmene da questo posto? - 

- Ti consiglio di rimanere a letto per un paio di giorni prima di prendere qualsiasi decisione. Le tue ferite non guariranno in fretta solo con del sangue demoniaco. - 

Dopo quell’ultima frase, Kagome uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. 
Rimasto solo, Inuyasha cercò di stendersi sul materasso con la massima attenzione. Continuare a soggiornare in quel luogo significava coinvolgere nuovamente delle persone. Avrebbe potuto metterle in pericolo e non solo a causa delle ispezioni. Se quel demone lupo si sarebbe ripresentato al rifugio, Inuyasha non era certo che sarebbe stato in grado di frenare il suo sangue demoniaco. Se esso avesse preso nuovamente il sopravvento, lui cosa avrebbe fatto alle persone presenti in quell’abitazione? 

A quel pensiero il volto intimorito e disgustato di Kagome si materializzò nella sua mente. Sembrava così turbata da quella rivelazione. Un sorriso amareggiato si formò sulle sue labbra. Non aveva le prove che quel demone lupo avesse contribuito a sbranare il corpo di Bayer, ma a differenza di quel Koga, lui aveva seriamente deturpato il corpo di qualcuno in quel modo spregevole. 

Se quella verità fosse giunta a galla, che avrebbe pensato Kagome di lui?  

Intanto, al Nido dell’aquila 
All’interno di una delle due sale ottagonali del complesso, Sesshomaru osservava il capo di stato in attesa che il suo interrogatorio iniziasse. Il Führer sembrava infastidito, ma riuscir a comprendere la causa di questo suo turbamento non era affatto semplice. Pensare che Naraku potesse seriamente considerarlo un nemico, per Sesshomaru era da escludere; quindi, l’opzione più plausibile era che il Führer fosse semplicemente scocciato dall’intera situazione. Eppure, anche questa ipotesi non faceva combaciare l’espressione e il comportamento del capo di stato. Il viso di Naraku era infatti corrucciato e la postura sembrava suggerire un particolare malessere fisico, turbamento che non era possibile percepire ad una veloce analisi dell’aura demoniaca. 

- Generale No Taisho, mi può gentilmente spiegare perché il suo collega qui presente lo accusa di tradimento? - 

Solo a quella domanda Sesshomaru smise di scrutare con attenzione il suo superiore per degnare di uno sguardo Bankotsu. Il generale Banryu aveva in viso un'espressione compiaciuta, certo di aver messo il demone nei guai, ma incrociare l’occhiata di sufficienza che gli aveva lanciato Sesshomaru gli fece perdere la ragione. - Il Führer attende una tua risposta. - dichiarò, senza pensare alle conseguenze. Il suo tono aspro e saccente, infatti, invece che irritare Sesshomaru, fece soltanto spazientire maggiormente il Führer. 

- Generale Banryu, stia al suo posto. -  

Dopo quell’ordine, all’interno della sala ottagonale calò il silenzio. Durante quegli attimi in cui l’assenza di rumore sembrava prevalere, l’orecchio fine di Sesshomaru non riuscì a non percepire il respiro lievemente alterato di Naraku, altro segnale che suggeriva un certo malessere fisico. A confermare ulteriormente l’ipotesi del demone maggiore, il Führer si portò due dita alle tempie e iniziò a massaggiarle delicatamente. 

Quello che Sesshomaru non poteva sapere è che il malessere provato dal capo di stato, era dovuto ad un effetto collaterale del farmaco che aveva iniettato all’interno del suo corpo. 

- Generale No Taisho, sono stanco dei suoi silenzi. Mi dica immediatamente perché portava con sé quella bambina. - 

Valutando velocemente la situazione e le parole da usare, Sesshomaru obbedì all’ordine del suo superiore. 
- Era fondamentale per la riuscita del mio piano. Quella bambina conosceva l’individuo che cerchiamo e grazie a lei avrei potuto avvicinare colui che ha ucciso i nostri soldati con più facilità. - 

Il demone maggiore era certo di aver agito nel migliore dei modi, grazie a Rin aveva davvero trovato il fratello. Forse portare il suo corpo in fin di vita al cospetto di Naraku avrebbe migliorato la sua situazione attuale, ma una volta scoperto cosa portava con sé Rin, trascinare Inuyasha fino al nido dell’aquila era solo una scocciatura.  

- Non mi sembra che il tuo piano abbia funzionato. - Ancora una volta Sesshomaru fu costretto a interrompere le sue riflessioni a causa di Bankotsu. Il generale umano, infatti, sembrava non aver ben compreso il suo ruolo in questa situazione, intromettendosi nuovamente nella discussione fra il Führer e il militare. Questo suo comportamento poco professionale arrecò del fastidio al capo di stato, che si sentì scavalcato dal generale. Per nulla di buon umore, Naraku estrasse la sua arma dalla fondina e la batté sul tavolo in segno di avvertimento. Dopo aver lanciato una lunga occhiata all’umano lì presente, il Führer tornò a rivolgersi a Sesshomaru. - Generale, sa cosa portava con sé quella bambina? - 

Scrutando nuovamente il suo superiore, il generale rispose a quella domanda con la semplice verità. - Un particolare intruglio creato dal padre della bambina. Mi è stato riferito che grazie a quella polvere nessuno avrebbe potuto percepire l’odore di chi lo indossi. - 

Senza perdere il contatto visivo con Sesshomaru, Naraku passò alla domanda successiva. - Quindi sapeva del potenziale di quell’oggetto; mi dica dunque, perché non l’ha portato a me? - Per nulla intimorito, il demone mantenne lo sguardo del Führer. Sesshomaru era certo di non aver commesso azioni che andavano contro l’interesse del paese. Il suo compito era quello di catturare l’individuo che stava decimando l’esercito tedesco e lui stava semplicemente seguendo gli ordini. - Ritenevo la cattura dell’individuo più importante. -  

Quella semplice dichiarazione fece scattare sul posto Bankotsu che, contrariato, si rivolse al Führer con un tono aspro. - Mein Führer questa giustificazione non ha né capo né coda. Il generale qui presente sapeva che il compito era cercare quell’individuo per la particolare abilità che possiede. Nascondere di aver con sé un miscuglio che permette di occultare la propria presenza equivale a tramare contro il regime. É impossibile negare la probabilità che sia stato proprio il generale No Taisho a uccid-! - 

Il suono di un colpo di pistola si propagò nell’aria, interrompendo il discorso di Bankotsu. Il generale rimase immobile mentre una ferita al braccio iniziava a sanguinare, macchiando la divisa ormai stappata che indossava.  

Il silenzio che seguì lo sparo venne rotto dal suono di un bossolo che cadde sul pavimento, rimbalzando per ben tre volte su di esso. La tensione all’interno della sala si accentuò. Il Führer stava con il braccio teso in direzione del generale umano, con ancora in mano la pistola dalla quale era fuoriuscito quel proiettile. Decisamente frustrato, Naraku aveva sparato un colpo che aveva ferito di striscio Bankotsu. 

- Non voglio ripetermi. - pronunciò con tono aspro e deciso. 

Naraku era decisamente stufo di quei continui interventi. Il Generale Banryu aveva il bisogno di ricordarsi che lì dentro non possedeva nessuna autorità. Era una semplice pedina nelle sue mani e avrebbe potuto sbarazzarsi di lui in qualsiasi momento lo avrebbe ritenuto opportuno. 

Recuperata la calma, il capo di stato si schiarì la gola e riprese a parlare con tono più pacato. - Viste le dinamiche degli assassini, è impossibile che sia stato il generale No Taisho in persona ad attaccare i nostri soldati, dovrebbe saperlo anche lei. - Eppure, nonostante lo snervassero così tanto, quei due, così come il generale Yoro erano stati scelti per un motivo ben preciso: non lo avrebbero mai tradito. 

- Sono stanco di questa discussione. - 

Dopo aver rifoderato l’arma, Naraku portò le mani dietro la schiena e si voltò verso il generale alla sua destra. - Generale Baryu, la prossima volta presti molta più attenzione su chi nutre dei sospetti. Indaghi meglio e agisca di conseguenza. Adesso però dovrebbe tornare con me a Berlino, le nuove reclute attendono di essere addestrate come si deve. -  

- Sarà fatto signore. - rispose Bankotsu a denti stretti.  
- Adesso vada a farsi medicare. - Recepito l’ordine il generale iniziò a dirigersi verso l’uscio della porta, mentre dei pensieri intrusivi iniziavano a manifestarsi prepotentemente nella sua testa. Bankotsu credeva di aver agito nel modo giusto denunciando l’azione di Sesshomaru, allora perché era lui quello con un braccio ferito e l’orgoglio calpestato? Proprio lui, che era sempre stato fedele al regime, lui che avrebbe voluto solo un po’ di riconoscenza dal Führer. C’era voluto un colpo di pistola per comprendere che per il capo di stato lui sarebbe rimasto sempre un semplice e debole umano, e ne aveva abbastanza.  

Dopo che Bankotsu varcò la porta in legno, Naraku si voltò nuovamente verso Sesshomaru. - Mentre lei, generale No Taisho, continui pure ad indagare su quest’individuo con l’obbiettivo di eliminarlo. - Il Führer scrutò con attenzione il militare. Il generale era rimasto impassibile per tutta la durata della discussione, esattamente come si aspettava. Il demone gli era fedele, per il suo tornaconto personale gli conveniva sottostargli. Naraku sapeva che per Sesshomaru, ribellarsi al regime avrebbe fatto infangare il nome della sua famiglia, quello stesso nome che lo ha portato ad arruolarsi in giovane età e raggiungere presto il grado di generale cane. Era decisamente fuori discussione che una delle sue pedine più importanti potesse tradirlo. 

Eppure, uno strano pensiero gli frullava per la mente da quando era stata nominata quella bambina. Sesshomaru non aveva mai provato affetto per nessuno, ma se per puro caso si fosse affezionato alla bambina, essa avrebbe rappresentato un ostacolo per il suo piano? Questa marmocchia avrebbe fatto sì che Sesshomaru se ne fregasse del suo orgoglio? A causa sua avrebbe perso il controllo che aveva sul militare? 

- Sappia però che non le ho perdonato la sua mancanza. Mi aspetto che uccida quella mocciosa appena non le sarà più utile. - 

Quella frase arrivò chiara alle orecchie di Sesshomaru, provocando nel demone una nota di fastidio. Reprimendo ogni reazione, Sesshomaru prese la sua decisione e annuì all’ordine. - Si signore. -  

 


 

FrancyT:

Ciau ciau!
Dovevo postare l'aggiornamento a Febbraio e invece eccomi qui adesso, con un capitolo più corto di quello che doveva essere inizialmente e con due mesi di ritardo, spero mi perdoniate :')

Come ad ogni capitolo, sottolineo che alcune cosine posono sembrare evidenti forzature a fine di trama, ma ho promesso a me stessa che in un secondo momento, magari a storia finita e mente più tranquilla, rivedrò il tutto e cercherò di raddrizzare quelle scelte che non si sono rivelate carine.

Adesso vi beccate i miei commenti alle varie parti XD
Ovviamente siete liberi di saltare. Per dubbi o chiarimenti potete anche scrivermi u.u

1. Aprire il capitolo con l'incontro fra Bankotsu e Naraku mi sembrava l'idea più logica. In questa parte mi sembrava giusto dare un commento generale riguardo cosa accade a livello storico, anche se è solo un accenno. Parlare di Naraku senza inserire qualche rifermento non mi sembrava corretto. Inoltre, in questa prima parte capiamo qualcosina di Naraku. L'immagine di lui che si inietta il farmaco prodotto nei campi in seguito a vari esperimenti è sempre stata presente nella mia mente, e l'adoro. Vi ricordo infatti che anche nella mia storiella Naraku è un mezzodemone (così come nell'opera originale) solo che invece che potenziarsi con la sfera dei quattro spiriti, qui si inietta qualcosa di cui parleremo più avanti.

2. Il risveglio di Inuyasha è un'altra immagine che avevo impressa nella mente fin da quando ho concepito la storiella. Mi piaceva l'idea che ascoltava la conversazione fra Koga e Kagome. A proposito di Kagome, finalmente è saltata fuori. Dopo ben 8 capitoli e 100 pagine word! XD Il suo personaggio ancora è tutto da scoprire, adesso si sa pochissimo di lei e quel "Non potrei mai fare una cosa del genere" è un'affermazione importante u.u Riguardo lei, e il suo rapporto con Koga, verrà approfondito un pochino successivamente, così come ben presto conoscerete meglio il ragazzino con le ali.

3. Eccoci nuovamente al nido dell'aquila, luogo dove si terrà l'interrogatorio di Sesshomaru. Bhe, qua ci sono diversi elementi interessanti. Primo fra tutti, l'effetto collaterale del farmaco che si è iniettato Naraku. Il mezzodemone oltre ad un mal di testa atroce, ha l'umore sotto i piedi, anche peggio rispetto a quando sforza il suo corpo a mantenere un'aura più forte di quella che in realtà possiede. Bankotsu invece è insopportabile .-. Per farsi spendido davanti al Führer, il suo atteggiamento ha contrubuito ad aumentare il mal di testa di Naraku, non a caso si è beccato una pallottola .-. Tornando seri, qua apprendiamo che per Naraku i tre generali, oltre ad essere delle pedine fondamentali, sono anche coloro che non lo tradiranno per una serie di motivi che, a parte quello di Sesshomaru, non vi ho ancora espressamente dichiarato. Avete supposizioni? Ma la cosa fondamentale di questo pezzetto è che: Bankotsu si è rotto di essere considerato inferiore, nonostante mantenga la stessa carica degli altri due, e Sesshomaru ha preso una decisione di cui non siamo ancora a conoscenza. Ucciderà davvero Rin?

E con questi commenti idioti, vi lascio. Grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa mia stronzate <3
Al prossimo aggiornamento, spero presto ma come al solito non assicuro nulla, un bacino
FrancyT

   
 
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