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Autore: LaTuM    25/04/2023    3 recensioni
È venerdì pomeriggio.
Kei dovrebbe andare agli allenamenti dei Frogs, prepararsi all'incontro contro gli Elephants di domenica e studiare per un esame di lunedì.
L'unica cosa che però è in grado di fare è prendere un treno che lo porterà a Tokyo, perché vuole vedere Tetsurou.
Kuroo, dopo una lunga settimana di lavoro vorrebbe godersi una raffinata cena a base di ramen istantaneo senza fronzoli (e vestiti).
Poi però arriva Tsukki.
[KuroTsuki - omaggio a Tsuki no Hikari di drisinil]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di ramen bollente e cene mancate

Disclaimer: Haikyuu!! e Naked Diner non mi appartengono e io da questa storia non ci ricavo uno zellino.


Questa storia è ispirata

a Tsuki no Hikari di drisinil



Di ramen bollente e cene mancate




Kei si tolse gli occhiali e si sfregò gli occhi stanchi e infastiditi dall’ennesima luce al neon che sembrava volergli perforare la retina. Premette il tasto contrassegnato dal numero quattro del cubicolo infernale che era l’ascensore di quella maledetta palazzina che Kei tanto amava quanto odiava. Erano le nove di sera, aveva avuto una lunga giornata in università, un progetto su cui si era impegnato duramente non aveva dato i risultati sperati (ottimi, ma non eccellenti come esigeva da sé), erano appena state annunciate le date degli esami che si erano rivelate molto più imminenti di quanto pensasse, lunedì pomeriggio avrebbe dovuto sostenere un esame parziale di biochimica per l’esame generale di biostratinomia e domenica pomeriggio i Sendai Frogs giocavano contro i Tamaden Elephants.

E Kei, cosa aveva deciso di fare alle quattro di quel venerdì pomeriggio?

Anziché andare agli allenamenti, tornare a casa e concentrarsi sullo studio, aveva cambiato strada e si era diretto alla stazione, salendo sul primo Shinkansen che lo avrebbe portato a Tokyo. Aveva scritto un breve messaggio al coach dicendogli che per questioni familiari non sarebbe stato presente agli allenamenti né di venerdì né di sabato (e forse neanche di domenica mattina, ma glielo avrebbe detto successivamente).

L’uomo aveva provato a contattarlo – probabilmente per avere qualche spiegazione – ma Kei aveva ignorato la chiamata, liquidandolo un’ora dopo con un altro messaggio in cui gli diceva che non poteva parlare (in effetti non si sarebbe messo sul treno a parlare dei fatti suoi, lui stesso e la sua borsa dei Frogs annessa attiravano abbastanza l’attenzione senza che si mettesse a discutere al telefono di tattiche o alla ricerca di scuse plausibili per giustificare la sua assenza).

Se il coach avesse detto al resto della squadra della sua debole scusa per aver saltato gli allenamenti, Kei era certo che anche quell’imbecille di Koganegawa non ci avrebbe messo molto a fare due più due, ma a Kei non importava.

Aveva voglia e bisogno di vedere Tetsurou.

E sì, dopo quattro anni che stavano insieme si frequentavano, Tetsurou rientrava nella casistica problemi (quelli indubbiamente) familiari.

Quando le porte si aprirono Kei uscì, dirigendosi con passo sicuro verso l’ingresso di quel secondo cubicolo infernale (degno dell’ascensore, in effetti grande anche quanto l’ascensore) che Tetsurou aveva preso in affitto da ché aveva iniziato a lavorare ufficialmente per la JVA. Era ancora poco più di uno stagista, ma una lettera di raccomandazione e un po’ di buon senso da parte dei piani alti, e lo scemo (che non era scemo) avrebbe presto fatto carriera. Chiunque dotato di un briciolo di cervello non sarebbe fatto scappare una testa e una presenza come quella di Kuroo Tetsurou, capace di ammaliare, incantare e convincere chiunque che pallavolo fosse lo sport migliore del mondo (con Kei ci era riuscito, e di fatti lui non se l’era fatto scappare… ok, si era fatto rincorrere un bel po’, ma aveva pur sempre sedici anni all’epoca! E alla fine se l’era preso e tenuto, anche molto stretto).

Nonostante le apparenze, l’edificio era piuttosto moderno, tant’è che non c’era nemmeno bisogno della chiave, basta solo digitare la combinazione scelta da Tsukki 21022151 (che se letta al contrario, altro non era che la data in cui Kei aveva deposto le armi e lasciato che lo scemo entrasse nella sua vita… a patto che non ne uscisse mai più) e la porta di apriva su, beh, di base su un corridoio. Kei riusciva a sentire della musica provenire dalla televisione che si trovava sulla scrivania appoggiata alla parete adiacente. Non era altissima, ma era la solita musica lo-fi di sottofondo che Tetsu collegava da YouTube per coprire a volte il silenzio, a volte i rumori, o semplicemente per avere un po’ di compagnia. Kei si tolse silenziosamente le scarpe e lasciò il borsone dei Frogs nel genkan, entrò un attimo in bagno per sciacquarsi le mani e poi raggiunse l’unico ambiente di cui era composta la casa: sulla sinistra c’era una finestra con un inaspettato balcone vista muro, letto, scrivania e tv e sulla destra la cucina. L’unico elemento che divideva i due ambienti era piccola penisola con due sgabelli dove ci si sedeva per mangiare.

“Taidam…” fece per dire Kei ma le parole gli morirono in gola.

Anche Tetsurou si ritrovò completamente senza parole e colto alla sprovvista per quella visita assolutamente inaspettata,

“O-Kei-eri...”*

“Che diavolo...”

“Posso spiegarti tutto!” rispose velocemente Tetsurou che per l’impeto e lo spavento, quasi rovesciò la scodella di ramen da cui stava mangiando. Per fortuna i riflessi di Kei erano migliorati, così riuscì a fermare la ciotola prima che il brodo bollente andasse a finire tutto addosso a un molto nudo Kuroo Tetsurou.

“Oddio, Kei, mi hai salvato la vita!”

“Non è esattamente la tua vita quello che ho salvato...” disse il biondo guardando senza pudore (e perché mai, in effetti) il corpo del suo ragazzo soffermandosi con tutta la malizia possibile sul suo inguine.

“Beh, ecco...” cercò di giustificare Tetsurou, cominciando ad avvertire l’imbarazzo. Non tanto perché era nudo di fronte a Kei (anzi, considerato il poco tempo che avevano a disposizione quando si vedevano, così si riducevano i tempi di attesa), ma perché non si aspettava che l’altro gli piombasse in casa all’improvviso.

“Si può sapere perché stai mangiando ramen istantaneo nudo? Tra parentesi, che schifo, mi siedo anch’io lì.”

“Ti do ragione sul fatto che il ramen faccia schifo, il resto… vorrei ricordarti dove si è posato il tuo culo non appena sei entrato qui la prima volta. Io su quel ripiano ci preparo da mangiare, ma non mi sembra di aver fatto così tanto lo schizzinoso.”

“Solo perché non scopavamo da tre mesi” gli fece notare Kei senza riuscire a staccare gli occhi dal corpo dell’altro “E versare acqua bollente su spaghetti e brodo liofilizzati non lo definirei esattamente preparare da mangiare...

Perché Kuroo Tetsuro era così dannatamente perfetto?

Era bello al limite del pornografico, spavaldo e maestro nel rigirare i fatti a suo piacimento, del tutto incurante del buon senso e che riusciva a essere padrone della situazione anche se era stato colto in flagrante a fare una cosa assolutamente imbarazzante e ridicola. Eppure sembrava non importargli affatto, anzi. Sebbene non fosse Kei quello nudo, gli sembrava che l’altro l’avesse spogliato di ogni sua certezza e sicurezza, il suo sguardo tagliente sembrava incapace di scalfirlo.

Era come se Kuroo Tetsurou fosse stato creato perché potesse stare accanto a Tsukishima Kei.

“Come siamo diventati volgari, Kei” disse il moro alzandosi in piedi e ritrovandosi a guardare l’altro negli occhi prima di posargli a tradimento una mano sul cavallo dei pantaloni che indossava “Deduco tu sia felice di vedermi...” bisbigliò prima di mordergli delicatamente il lobo.

Il respiro di Kei si fece più pesante e aspettò che Tetsurou gli togliesse gli occhiali, prima di afferrargli quei ridicoli capelli incasinati e baciarlo come aveva desiderato di fare per tutto il pomeriggio (e anche prima) mentre lo allontanava dalla ‘zona pranzo’ e lo spingeva nella microscopica cucina.

“Crepa” gli sussurrò il biondo a fior di labbra prima lasciar cadere il suo peso sulle ginocchia e spingere Tetsurou addosso alle ante del mobile che conteneva il frigorifero a incasso.

Si, Tetsurou sarebbe morto a breve, di questo il moro era certo.

Fu pienamente consapevole del suo destino nel momento in cui il calore di Kei lo avvolse, facendogli sbattere la testa contro il compensato del mobile dietro di lui.

Se per piacere o commozione cerebrale era ancora de definirsi.

Le sue mani si mossero da sole andando ad accarezzare i capelli biondi del suo ragazzo, con delicatezza, senza stringere, spingere o tirare. Non in quel momento, almeno. Quando era Kei a prendere l’iniziativa in maniera così plateale che non gli lasciava nessuna via di scampo, Tetsurou sapeva di dover essere paziente perché alla fine ne valeva sempre la pena. La libido di Kei era diametralmente opposta al suo essere ben disposto verso il prossimo. Tetsurou per molto tempo si era convinto di essere lui a gestire il rapporto tra loro, soprattutto dal piano fisico, ma invece a lui era spettato tutto il macigno emotivo del far cedere l’altro, mentre Kei gli aveva fatto sempre fare quello che voleva. Benché a Tetsurou sembrasse il contrario – quante volte aveva dovuto porsi un freno al desiderio bruciante che aveva del biondo – aveva capito che il suo desiderio bruciante, non era che una scintilla se paragonato a quello che aveva Tsukki dentro di sé. Letteralmente ardeva, amava e faceva l’amore con lui con una passione che in alcuni momenti Tetsurou aveva paura potesse divorarli entrambi. Per quanto si lamentasse all’apparenza (perché bisognava sempre e comunque salvarla, almeno quella), in realtà non ne aveva mai abbastanza dei suoi baci, delle sue carezze e il suo corpo sembrava non desiderare altro che essere marchiato e posseduto, quasi come volesse portare la traccia di quell’amore così assoluto, capace di toglierti il respiro, e che gli si era tatuato sulla pelle e nell’anima.

E ancora non era abbastanza.

Era possibile amare così tanto? Innamorarsi da adolescenti e sentire ancora le farfalle nello stomaco, un groppo alla gola e le lacrime agli occhi da quanto era forte e intenso quel sentimento, così totalizzante, egoista e opprimente, ma che al tempo stesso che era in grado di farti sentire la persona più felice del mondo?

Le dita di Tetsurou strinsero le ciocche di Kei, avvertendo l’altro far vibrare deliziosamente la gola quasi fosse un cenno di assenso e dalle labbra del moro sfuggì un gemito che riecheggiò per l’intera stanza, sovrastando persino quella musica di sottofondo che non aveva ancora smesso di andare, ma a cui nessuno dei due sembrava far più caso.

“Certo che almeno i calzini potevi toglierteli...” mormorò Kei, interrompendo quello che stava facendo, osservando il moro dal basso verso l’alto con un ghigno malefico degno dell’ex capitano del Nekoma nei suoi giorni migliori.

“Se non riprendi da dove hai interrotto ti faccio fare la fine del miei calzini...”

“Cioè…?” chiese con falsa innocenza il biondo, mettendo a frutto l’arte della provocazione appresa da colui che ne era sempre stato considerato il maestro.

“Ti rivolto!”

Il ghigno di Kei si fece se possibile ancora più mefistofelico, prima che il biondo si alzasse ritrovandosi a guardare l’altro negli occhi, godendosi a pieno l’espressione frustrata che aveva.

“...cosa stai aspettando, allora?” sussurrò Kei a un soffio dalle labbra di Tetsurou prima che questo perdesse il controllo, mantenendo fede alla sua promessa minaccia.

Con grande soddisfazione di Kei.



“Sì può sapere perché stavi mangiando nudo?” gli domandò Kei un’ora dopo mentre Tetsurou, dopo aver coperto entrambi con un lenzuolo si era messo a pancia in giù, abbracciato a un cuscino osservando con lo sguardo carico di meraviglia il suo ragazzo.

Dopo quattro anni ancora gli sembrava surreale poterlo definire suo.

“Ho letto da qualche parte che mangiare nudi allevia lo stress...”

Kei aggrottò un sopracciglio.

“E dove l’avresti letto, su Cavalli e Segugi?”

“No, su Caccia e Pesca” gli fece il verso il moro avvicinando le labbra a quelle di Kei per un (finalmente) casto bacio.

“Mister JVA, secondo me hai confuso il kanji di mangiare con quello di-”

Le parole di Kei vennero soffocate dalla lingua di Tetsurou che si era insinuata tra le sue labbra.

Cercherò di avere sempre fragole e panna nel frigo, così posso fare entrambe le cose ed entrambe nudo.”

Kei gli diede un pizzicotto prima di ricominciare a baciarlo.


E Tetsurou fu di parola.




Note dell’autrice:


* Taidama-Okaeri è la verisone nipponica di sono a casa/bentornato… ce lo vedo Tetsu fare un gioco di parole con il nome di Kei.

Per chi non lo sapesse, Shori Kondo (attore che interpreta Kuroo nello spettacolo teatrale di Haikyuu!) ha fatto questa serie tv (a tema LGBT tra l’altro) dove interpreta un tizio che per alleviare lo stress mangia nudo. Ecco, direi non servono altre spiegazioni.

Grazie drisinil per avermi prestato i tuoi KuroTsuki per questa idiozia.

La combinazione della casa di Tetsu è 15/12/2012 al contrario, il perché di questa data lo trovate nel capitolo 33 di Tsuki no Hikari.

La planimetria dell’appartamento/sgabuzzino invece è ispirata a quella dove vive una ragazza di Tokyo che seguo su YouTube (isola a parte, che mi serviva ai fini della storia).

   
 
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