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Autore: Babbo Dark    25/04/2023    0 recensioni
Nel cuore della California, circondata dalla riserva e dal mare, si trova una città speciale; Beacon Hills sorge in un luogo assolato e pacifico ma quello che la caratterizza maggiormente non sono i luoghi turistici né il buon cibo ma una famiglia straordinaria: gli Hale. Grazie ai loro talenti, ogni membro della famiglia Hale ha ricevuto in dono un talento e la possibilità di essere dei licantropi stabili e perfetti, capaci di proteggere e aiutare la città e tutti i cittadini; tutti gli Hale sono speciali, tutti quanti, tranne Eli...
Unico membro del Branco e della famiglia a non avere un talento, si ritroverà a vivere un'avventura avvolta dal mistero e dai dubbi con il solo scopo di salvare la magia, il miracolo e la sua famiglia perché sì, Eli potrà anche essere l'unico licantropo Hale a non avere un talento ma non ha alcuna intenzione di voltare le spalle alla propria famiglia.
[Sterek]; [Omegaverse]; [Song-Fic]; [Cross-Over]; [SterekInDisney]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Famiglia Hale, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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ENCANTO
Capitolo 09: Addio, Nemeton…

 

«SIETE IMPAZZITI?!» sbraitò Derek, la trasformazione innescata e un minaccioso ringhio nella voce «POTEVATE CADERE E ROMPERVI L’OSSO DEL COLLO!» urlò facendoli irrigidire e solo in quel momento si resero conto della loro bravata.

«Scusa, pa’…» mormorarono insieme, abbassando la testa.

«Le scuse non basteranno, siete in un mare di guai!» disse Stiles gesticolando animatamente e indicando i suoi due figli; quando provò ad aprire nuovamente la bocca, però, un minaccioso ringhio riecheggiò su di loro.
 

Avevano tutti dimenticato Talia.
 

«Che sta succedendo?!» domandò furibonda, le iridi cremisi fisse sul volto pallido di Eli.
 


Eli si guardò attorno, improvvisamente terrorizzato da quello sguardo furibondo, incontrando i volti pallidi dei suoi famigliari; notò suo padre annullare la trasformazione e trattenersi dal piangere, piantandosi gli artigli nei palmi e prendendo un profondo respiro mentre i suoi occhi si inumidivano sempre di più. Più in là, con le braccia incrociate e un’espressione sconvolta, si trovavano i suoi zii e non ci volle molto prima che Aiden ed Ethan facessero il loro ingresso, fissando sconvolti e confusi tutto il caos che primeggiava attorno a loro.
 
 

«Voglio una spiegazione. Ora.» ringhiò minacciosamente Talia, lo sguardo fisso in quello del nipote; Eli deglutì e abbassò appena il capo, leccandosi nervosamente le labbra e cercando di elaborare una frase di senso compiuto «ELI!» ruggì, facendolo sobbalzare.

«Noi stavamo salvando la magia…» sussurrò il ragazzo, facendo sollevare scetticamente le sopracciglia alla sua matriarca; Aiden sbuffò e roteò gli occhi, incrociando le braccia al petto, immediatamente imitato dal fratello.

«Eli…» il sibilo di Talia era carico di furia e i mannari si ritrovarono a irrigidire la schiena quando un fastidioso brivido li percorse da capo a piedi.

«Nonna, ascolta…» disse Eli facendo un passo in avanti, sorridendo nervosamente e sollevando le mani davanti al petto «Lydia non era felice, ok? Lei non vuole più essere così! Le piace la fisica, nonna, capisci?!» esclamò gesticolando animatamente, incurante dell’espressione terrorizzata che colpì sua sorella «E Scotty è stanco, nonna! Sta male, fisicamente e psicologicamente, non riesce più a sopportare certi ritmi!» aggiunse indicando il fratello con un gesto della mano ma Scott si limitò ad abbassare il capo, mordendosi a sangue le labbra «E la candela brillava, nonna! Brillava come un tempo e perfino le crepe si stavano ritirando e il miracolo…» Eli non riuscì mai a finire la frase.
 

Sua nonna lo aveva schiaffeggiato con forza, costringendogli a voltare il capo dall’altra parte a causa dell’urto e bloccandogli in gola qualsiasi parola; Derek e Stiles sgranarono gli occhi davanti a quel gesto, la stessa Cora si portò le mani davanti la bocca mentre i suoi cugini si limitavano a sobbalzare visibilmente ma nessuno intervenne, nessuno si fece avanti per tentare di difenderlo.

Eli mosse il capo, percependo la guancia pulsare dolorosamente e gli occhi farsi sempre più umidi a causa del dolore provocato da quel semplice gesto.
 
 

«Devi. Smetterla.» ringhiò Talia, illuminando le iridi mostrandogli minacciosamente le zanne.

«Ma io…» sussurrò Eli, sobbalzando terrorizzato quando sua nonna gli ruggì in faccia.

«DEVI SMETTERLA ELI!» tuonò Talia, avviando la trasformazione e avvicinandosi al nipote con un cupo ringhio nella gola «NON HO IDEA DEL PERCHÉ TU NON ABBIA UN CAZZO DI TALENTO MA QUESTA TUA DEFICIENZA NON È UNA SCUSA VALIDA PER DISTRUGGERE LA NOSTRA FAMIGLIA E IL NOSTRO BRANCO!» sbraitò, incurante dell’espressione disperata che tirò i tratti del ragazzo; Eli, infatti, si ritrovò a indietreggiare di un passo mentre le prime lacrime iniziavano a solcargli il volto pallido.

«Mamma…» sussurrò tristemente Derek, sollevando una mano per tentare di posarla sulla spalla della genitrice ma Talia si fece avanti, ruggendo furibonda.

«SONO STANCA DI QUESTO TUO COMPORTAMENTO, DI QUESTO FREGARTENE DELLA FAMIGLIA! STAI DISTRUGGENDO TUTTI NOI!» Eli singhiozzò e prese a tremare per la tristezza e la rabbia che gli avvelenavano il sangue, ritrovandosi il volto sempre più bagnato dalle lacrime.

«Avanti mamma, basta così…» provò Cora ma nuovamente Talia la ignorò.

«GUARDA COS’HAI FATTO!» urlò ma, quando si rese conto che il nipote non si sarebbe mosso di un millimetro, ruggì e scattò nella sua direzione afferrandogli saldamente il volto e costringendolo a volgere lo sguardo dove voleva lei, del tutto incurante dei tagli che gli procurava al volto a causa degli artigli e del sangue che aveva iniziano a sporcarli.

«Eli…» sussurrò Allison, gli occhi sgranati e il respiro sempre più spezzato dai singhiozzi.

«Nonna, così gli fai male!» intervenne Lydia, urlando furibonda e ritrovandosi a tremare terrorizzata quando Talia le ruggì contro.

«TUA SORELLA È FUORI CONTROLLO!» urlò, torcendogli dolorosamente il collo e costringendolo a fissare le iridi disperate sulla ragazza «TUO FRATELLO È COMPLETAMENTE INUTILE!» aggiunse, obbligandolo a posare gli occhi su uno Scott praticamente in ginocchio e in preda al pianto «LA NOSTRA CASA CADE A PEZZI! IL NOSTRO NEMETON CADE A PEZZI! ED È TUTTA COLPA TUA!» Eli chiuse gli occhi quando il ruggito di sua nonna gli fracassò i timpani, singhiozzando miseramente e percependo le orecchie pulsare mentre una fastidiosa sensazione di viscido gli carezzava lentamente la mascella.

«Talia, basta!» urlò Stiles, facendo un passo in avanti.

«Stai esagerando!» intervenne anche Isaac.

«Invece era ora che qualcuno lo rimettesse al suo posto!» intervenne Aiden, ricevendo le occhiate shoccate degli altri.

«AIDEN!» urlò infatti Lydia.

«Se è questo quello che insegnate ai vostri figli non mi sorprendo di come i gemelli siano stati espulsi e sospesi dal liceo!» urlò Derek, fissando rabbiosamente sua sorella.

«I miei figli?!» tuonò Cora, avviando la trasformazione e ruggendo «I miei figli non hanno mai provocato una disgrazia simile!» disse indicandosi nervosamente attorno.

«No, erano troppo occupati a far danno in città!» inveì Stiles.

«FA SILENZIO, STILINSKI! COME SE LA CENA DI PRESENTAZIONE SIA STATA MANDATA IN ROVINA DAI NOSTRI RAGAZZI!» urlò Isaac, facendo un passo in avanti e spingendo con forza Stiles.

«Sarà divertente rifarti i connotati, Lahey!» rispose prontamente Stiles, leccandosi le labbra e stringendo con forza i pugni.
 

 
Eli si guardò attorno, devastato da quanto stava osservando; vedeva la sua famiglia sfasciarsi sotto la rabbia e il rancore, fratelli e cugini che si rinfacciavano qualunque cosa arrivando addirittura a ruggirsi contro, sentiva le offese e le calunnie e ogni singolo urlo era una pugnala in più che gli arrivava con violenza in pieno petto; singhiozzò e una nuova rabbia gli esplose in petto, infiammandolo come mai prima di quel momento, e con pochi gesti si ritrovò libero dalla presa ferrea della matriarca.

Sentiva il volto bruciare e le orecchie pulsargli dolorosamente, la testa sembrava pronta a esplodergli e tutto gli gridava contro; percepiva la presenza opprimente del Nemeton farsi sempre più pesante e poco a poco l’aria stessa parve caricarsi di furia, arrivando a fargli ardere i polmoni mentre una terribile sensazione di morte cominciava ad avvolgere la Villa da cima a fondo.

Un singhiozzo gli abbandonò le labbra quando vide suo zio Isaac colpire in volto suo padre, spostandolo di peso; Derek ruggì immediatamente, afferrando il proprio Compagno e voltandosi di scatto verso l’aggressore. Cora si fece avanti ma suo fratello la placcò e la mandò stesa, venendo successivamente atterrato da Ethan e Aiden che cominciarono a lottare furiosamente con lui; Allison scoppiò in lacrime, venendo immediatamente abbracciata da una disperata Lydia, e Scott saltò addosso i gemelli cercando di separarli ma venendo solamente graffiato con forza al petto.

‘Cos’ho fatto?’ pensò Eli, fissando disperato quello spettacolo pietoso.
 

«Sei contento?» sussurrò malignamente Talia, fissandolo con odio ma Eli scosse il capo e si portò le mani sulle tempie ritrovandosi a stringere gli occhi e i denti mentre il dolore lo attraversava e feriva come un gelido fiume maligno e velenoso che non lasciava null’altro dopo di sé se non morte e devastazione.

«BASTA!» urlò Eli, scoppiando finalmente in lacrime e facendo calare un’apparente tregua sui presenti; il ragazzo li fissò, uno a uno, incredulo a quanto stava osservando ma alla fine la sua attenzione si focalizzò sulla sua stessa matriarca che non aveva ancora ripreso i suoi tratti umani ma che, invece, continuava a fissarlo con odio «È… Tutta colpa tua…» sussurrò alla fine, facendole sgranare gli occhi e indietreggiare di un passo «Lydia non sarà mai abbastanza perfetta, vero?» chiese indicando la sorella, il cui volto solcato dalle lacrime aveva perso ogni parvenza di perfezione e bellezza «Scott non sarà mai abbastanza forte.» aggiunse e il ragazzo abbassò il capo, incurante dell’artigliata al petto che gli stava insozzando la maglia di sangue «Che sia Aiden o Ethan poco importa, no? Devono solamente essere utili e non attirare attenzioni indesiderate sulla famiglia.» disse, avanzando lentamente di un passo e del tutto incurante dell’espressione shoccata di sua nonna «Tua figlia è prossima all’isterismo a causa tua! Costretta com’è a reprimere qualsiasi emozione che non ti sia gradita!» urlò e pianse, incurante di tutto. Incurante dei minacciosi brontolii che sembravano iniziare a scuotere il terreno «Tuo figlio è devastato! Così preso dal suo stupidissimo talento da rischiare di dimenticarsi di vivere, di dimenticarsi della sua famiglia.» disse sempre più velenoso, avvicinandosi maggiormente alla matriarca «Allison dovrà essere utile in qualche modo, chissene se è una bambina di dieci anni! Il suo talento deve essere messo a disposizione di qualsiasi imbecille passi di qui!» sbraitò, non perdendosi il “Eli…” sussurrato dalla sua cuginetta «E io sono la dannata pecora nera, il fottuto figlio di puttana che ha distrutto questa famiglia! IO!» urlò toccandosi il petto e singhiozzando «IO CHE MI SONO SEMPRE FATTO IN QUATTRO PER QUESTA FAMIGLIA! IO CHE HO SEMPRE IGNORATO I COMMENTI VELENOSI, FINGENDO DI NON AVERLI SENTITI, PER CERCARE DISPERATAMENTE DI ESSERE UTILE!» poco a poco gli Hale a terra si rialzarono e lo fissarono, sconvolti da quelle parole; Derek deglutì e provò ad avvicinarsi al figlio, venendo bloccato dalle sue parole «SONO SOLAMENTE UN INUTILE PEZZO DI CARNE CHE TUTTI SI DIVERTONO A PICCHIARE E SBATTERE IN GIRO! “NON SEI SPECIALE!”, “VUOI RUBARE IL TALENTO!”, “SEMPRE IN MEZZO STAI?!”» Stiles singhiozzò e si voltò a fissare il resto della famiglia, trovandola pallida e boccheggiante «Allontani tutti quelli che si staccano dalla tua malata idea di perfezionismo…» sussurrò Eli, tremando visibilmente da capo a piedi «Hai sbattuto fuori da questa famiglia il tuo stesso figlio!» urlò, rimanendo perfettamente immobile al ruggito che Talia gli riservò.

«PETER ODIAVA QUESTA FAMIGLIA!» ruggì Talia, prossima a perdere il controllo.

«LUI AMA QUESTA FAMIGLIA!» rispose prontamente Eli «IO AMO QUESTA FAMIGLIA! QUESTO BRANCO! E SE IL MIRACOLO STA MORENDO È TUTTA COLPA TUA!»
 

Questa volta il ruggito di Talia fu così forte che l’intera Villa parve accartocciarsi sotto il suo stesso peso, portando le finestre a esplodere mentre le crepe si diffondevano sempre più rapidamente su tutte le mura e le colonne; il Nemeton si agitò nervosamente e la triskele parve sparire e riapparire così rapidamente che nessuno ci fece caso e la fiamma, che da cinquant’anni ardeva illesa sulla candela magica, prese a scoppietta e oscillare minacciosamente sullo stoppino.

Ma poi, improvvisamente, il tempo parve congelarsi.

Fu un attimo.

Il momento prima nonna e nipote stavano discutendo animatamente nel cortile della Villa, quello dopo il corpo ferito di Eli veniva scagliato in aria da una violenta artigliata della nonna; il sangue schizzò contro le colonne e il pavimento, arrivando a sporcare addirittura Derek e Cora, portando i presenti a focalizzare la propria attenzione sul corpo del ragazzo che atterrava pesantemente al suolo con un tonfo sordo.

Il sangue prese a colare rapidamente, avvolgendolo e accompagnando i singhiozzi disperati di Eli che si toccava il petto squarciato mentre cercava disperatamente di ignorare quell’abominevole dolore provocatogli dalle cinque, lunghe e profonde ferite che lo attraversavano da fianco a spalla.
 
 

«ELI!» urlarono Scott e Lydia, scattando nella sua direzione e ignorando qualsiasi altra cosa accadesse loro attorno; Scott si parò davanti al fratello, fissando terrorizzato sua nonna che non aveva ancora staccato gli occhi, spalancati e shoccati, dagli artigli lordi di sangue.

«MAMMA MA CHE CAZZO FAI?!» tuonò Cora, fissando la scena.

«E… ELI!» Derek si portò le mani nei capelli, percependo il fiato venirgli meno e ritrovandosi in ginocchio davanti a quello spettacolo dell’orrore «C… Cibo! Serve del cibo!» disse improvvisamente, alzandosi di scatto e cercando di raggiungere la cucina.

«Respira ragazzo, andiamo, non è nulla di grave…» sussurrò Stiles, avvicinandosi rapidamente al figlio e fissandolo terrorizzato.

«Eli…» sussurrò invece Allison e fu quel suono, quel singolo singulto, a risvegliare Talia dal suo stato di torpore; la donna scosse il capo, tornando finalmente a riacquistare dei tratti umani, e cominciò a fissare shoccata lo spettacolo che le si parava davanti.

«Tranquillo fratellino, andrà tutto bene…» sussurrò Lydia, carezzandogli dolcemente il volto esangue e singhiozzando rumorosamente; Eli, invece, piangeva e deglutiva mentre si fissava il petto sempre più sporco di sangue. Il dolore era insopportabile portandolo a desiderare la morte istantanea o l’oblio immediato ma Talia parlò, impedendogli di sprofondare nel nulla.

«Eli Tiberius Hale.» disse la donna, illuminando le iridi e fissandolo attentamente «Oggi vieni cacciato per sempre da questa famiglia. E da questo Branco.» disse in un sussurro, facendo propagare queste parole con la stessa potenza di un’onda d’urto.
 
 

Eli spalancò la bocca, ritrovandosi privato di tutte le energie; percepì qualcosa cadere al suolo, forse del vetro, e qualcuno urlare disperatamente “MAMMA!” ma non ne fu sicuro. L’unica cosa di cui era certo era il sordo dolore che gli avvolgeva il corpo e la mente, portandolo a sentirsi isolato e prossimo alla morte; sentì i legami con i suoi famigliare venire a mancare, quel senso di unità che per tutta la vita lo aveva accompagnato nonostante tutto sparire nel nulla e per la prima volta sperimentò cosa volesse dire la parola solitudine.

E poi tutto finì.

Un boato riecheggiò dalle viscere della terra stessa.

Profonde crepe presero ad avvolgere il tronco del Nemeton e la triskele sparì nel nulla mentre i rami sprofondavano nell’abbraccio della morte, seccandosi e staccandosi violentemente prima di cadere al suolo; il pavimento si lacerò e prese a sprofondare nelle fondamenta della Villa, le mura crollarono e i vetri esplosero lanciando in qualsiasi direzione frammenti acuminati che si piantarono con forza contro la prime superficie disponibile.

Sentirono la riserva radersi al suolo mentre il terremoto colpiva qualsiasi cosa avesse osato trovarsi sul terreno, distruggendola e facendola cadere a pezzi; le ale della Villa sprofondarono sotto il loro stesso peso e un’onda d’urto si propagò violentemente attorno a loro, sbalzando gli Hale e facendoli volare di qualche metro in ogni direzione. Qualcuno urlò “LA CANDELA!” ed Eli si voltò lentamente, ritrovandosi a fissare quel dannato pezzo di cera che sobbalzava sul suo piedistallo prima di cadere rovinosamente a terra, venendo consumato rapidamente dalla fiamma; violente lingue di fuoco si sprigionarono in ogni dove, avvolgendo qualsiasi cosa si trovasse sul loro cammino, portando il legno a sfrigolare e scoppiettare mentre veniva divorato.

Le porte persero il loro splendore e vennero scardinate dal sisma, alcune esplosero sotto il calore delle fiamme; un ruggito si levò nell’aria quando la camera di Allison finalmente venne spalancata permettendo a un’orda di animali di disperdersi rapidamente in ogni dove in una cacofonia di suoni disorientante.

Distrattamente, Eli vide suo zio saltare e afferrare al volo la sua bambina poco prima che un enorme masso le cadesse addosso; si sentì tirare ma non capì chi lo stesse infastidendo in quel modo. Vide i suoi genitori abbracciarsi e urlare qualcosa ma il ragazzo si limitò a fissarli confusamente mentre il fuoco avanzava sempre più rapidamente verso di loro.
 
 

«VIA! ABBANDONATE LA VILLA!» urlò qualcuno, forse sua nonna.

«ELI!» sbraitò qualcun altro, probabilmente Lydia.
 


Ma Eli si voltò ancora, fissando il proprio sguardo stanco su quel mozzicone di candela che ancora ardeva nonostante le fiamme avessero iniziato ad avvolgere e abbracciare il Nemeton come una letale coperta; un denso fumo, nero e acre, prese a sollevarsi rapidamente appesantendo l’aria fino a renderla irrespirabile e costringendo i presenti a tossire violentemente. Sentì i passi di qualcuno allontanarsi, urlando poi disperato all’ennesimo tonfo, e alla fine una malsana idea prese possesso della sua mente e prima che se ne rendesse conto si ritrovò in piedi e intento a correre maldestramente verso il Nemeton.
 
 

«ELI!» urlò Derek, tossendo subito dopo.

«AIUTATEMI A SPOSARE LE MACERIE!» tuonò Scott, afferrando saldamente quello che sembrava il pilastro di un’ala e che ostruiva completamente l’uscita all’esterno; Eli singhiozzò, chiedendosi che fine avesse fatto suo zio Peter e pregando affinché fosse riuscito a salvarsi da quell’inferno.

«Nemeton, ti prego, aiutami…» sussurrò il ragazzo, arrivando finalmente a posare un piede sulle nodose radici dell’albero; lentamente, scricchiolando e gemendo, i rami cominciarono a muoversi nell’aria formando poco a poco una precaria scala che lo avrebbe condotto al fulcro del potere: la candela magica.

«ELI, LASCIA STARE QUELLO STUPIDO PEZZO DI CERA E SCAPPA!» tuonò Stiles ma lo ignorò, era così vicino ad afferrarla e fermare tutto quello… Non poteva arrendersi!

«MAMMA, HO PAURA!» urlò Allison, scoppiando in un pianto disperato.

«NON SENTO PIÙ IL MIO LUPO!» esclamò invece Aiden.

«CHI SE NE FOTTE DEL TUO LUPO, AIUTACI A SCAPPARE!» tuonò invece Ethan.

«ELI!» sbraitò Lydia e alla fine la candela finì nelle sue mani mentre un sorriso gli tirava le labbra ma poi, non appena il fuoco prese ad avvolgere anche i rami più alti del Nemeton, la sua scala improvvisata crollò e il ragazzo si ritrovò a piombare nel vuoto.

«ELI! NO!» urlò sua zia.

«QUASI FATTA!» disse invece Isaac.
 
 

Improvvisamente, però, il Nemeton si ritrovò a oscillare sotto il suo stesso peso e alla fine le radici si staccarono dal pavimento, portandosi dietro pezzi di terreno e mattonato; violentemente e agilmente, quei robusti pezzi di legno si mossero per tutto il cortile divorato dalle fiamme, afferrando saldamente ogni Hale prima di trascinarlo con forza all’esterno della Villa mentre le macerie venivano distrutte dagli ultimi rami ancora integri. Eli sorrise, accettando la propria morte, e non appena chiuse gli occhi sperò di non soffrire molto a causa del calore ustionante delle fiamme; fu nuovamente il Nemeton a salvare la situazione.

Con le ultime energie rimastogli, sollevò l’unica radice che ancora non si era mossa e afferrò saldamente il ragazzo prima di farlo atterrare delicatamente al suolo e poi, non appena la Villa implose su sé stessa, i rami spuntarono dalle crepe e avvolsero il corpo stremato di Eli proteggendolo dalle macerie e dalle fiamme.

Si innalzò un polverone mostruoso che in breve tempo avvolse e soffocò le fiamme, permettendo al fumo di levarsi pigramente verso il cielo sempre più scuro mentre la magia abbandonava definitivamente Villa Hale e Beacon Hills…
 
 

«ELI!» tuonò qualcuno, costringendolo a sollevare pigramente le palpebre ma Eli si ritrovò a singhiozzare quando vide quella fiammella consumare definitivamente lo stoppino e spegnersi per sempre.

«Nemeton…» sussurrò il ragazzo; i rami si mossero un’ultima, faticosa volta, salutandolo dolcemente prima di abbandonarsi all’oblio e ricadere pesantemente al suolo.

«ELI!» finalmente Derek comparì nel suo campo visivo e gli afferrò saldamente il volto, fissandolo terrorizzato «BAMBINO MIO!» urlò, piangendo disperato «STAI BENE?! TI PREGO, DIMMI CHE STAI BENE!» tuono, facendolo annuire pesantemente.

«DEREK!» urlò sua zia, facendolo voltare «CORRI IMMEDIATAMENTE QUI, PRESTO!» gli ordinò facendogli indurire la mascella.

«Non ti muovere, mi vida…» sussurrò, rivolto al figlio, prima di baciargli la fronte e correre dalla sorella e permettendo a Eli di osservarsi attorno per la prima volta; c’era cenere ovunque, il fumo nero si innalzava pigramente da ogni dove e le macerie primeggiavano selvaggiamente lì dove un tempo si ergeva la maestosa Villa Hale.

«Papà, adesso dove andremo? Non abbiamo più una casa…» sussurrò Allison, stringendo con forza la mano del padre.

«Non lo so, cucciola, non lo so…» rispose tristemente Isaac.

«Il mio talento… Ho perso il talento…» bisbigliò Ethan fissando sconvolto il gemello.

«E io il mio lupo.» rispose Aiden, sbuffando frustrato «E sappiamo tutti di chi è la colpa, no?» chiese, voltandosi di scatto e folgorando Eli con un’occhiataccia.

«Avanti Talia, siediti qui.» disse seccamente Stiles, accompagnando la vecchia e disperata donna lungo le macerie.

«La nostra casita…» sussurrò devastata Talia.
 
 

Un singhiozzo si liberò dalle labbra di Eli e il ragazzo abbassò il capo, ricominciando a percepire pienamente il suo corpo e le ferite che il breve scontro con la sua alpha gli aveva provocato; un senso di nausea lo colpì violentemente, accompagnando la debolezza che sembrava aver iniziato ad avvolgergli le membra sempre più prepotentemente, la testa cominciò a vorticargli sempre più violentemente rendendolo incapace di capire se si trattasse del sangue perso o dei sensi di colpa che lo attanagliavano. Debolmente, sollevò il capo e fissò attentamente la propria famiglia mentre le parole della matriarca ritornavano prepotentemente a tuonargli nella mente. “Eli Tiberius Hale, oggi vieni cacciato per sempre da questa famiglia. E da questo Branco.”.

Singhiozzò, incapace di poter arginare il dolore che gli lambiva l’animo, e poco a poco il desiderio di fuggire si fece sempre più forte arrivando a soppiantare la debolezza e quel dannato senso di devastazione che non volevano saperne di abbandonarlo; lentamente, benedicendo la distrazione che aveva colpito gli Hale, Eli si sollevò e si districò dai rami secchi del Nemeton dirigendosi a passo malfermo verso una delle poche spaccature presenti sulle mura di quella che un tempo era la Villa e quando finalmente posò entrambi i piedi fuori dalla sua casa, quando finalmente riuscì a vedere la devastazione che regnava in tutta alla riserva, permise al dolore di sgorgare riducendolo in lacrime e nel silenzio si addentrò tra gli alberi salutando per sempre il suo passato.
 
 


 
***
 
 



Il fumo si levava pigramente dalle macerie annerite mentre le sirene dei vigili del fuoco riecheggiavano nell’aria, scandendo i secondi e portando gli Hale a disperarsi sempre di più; poco a poco le paure di ognuno di loro presero a formarsi sempre più concretamente, accompagnandoli lentamente verso quella sensazione di panico che sembrava pronta a soffocarli da un momento all’altro.

Derek sbuffò rumorosamente e si asciugò grossolanamente il volto mentre si rialzava, stringendo tra le mani qualche bottiglia di conserva che aveva preparato un paio di mesi prima ma non appena si voltò, pronto per obbligare il figlio a berne il più possibile nella speranza che la magia fosse rimasta nel cibo che aveva preparato, si ritrovò a fissare quel nido vuoto e secco dove fino a pochi istanti prima si trovava Eli; una voragine gli si aprì nel petto e cominciò a far saettare lo sguardo, cercando ovunque la figura pallida del ragazzo e annusando disperatamente l’aria ritrovandosi a percepire unicamente l’acre puzza di fumo.
 


«Eli?» sussurrò, percependo il sudore gelarglisi addosso «ELI?!» urlò, scattando rapidamente nel cortile e cercandolo ovunque «QUALCUNO HA VISTO MIO FIGLIO?!» domandò fissando sorella e nipoti.

«Era lì fino a un secondo fa…» sussurrò Cora, corrucciando lo sguardo.

«Non lo sento più… Non sento il suo odore…» borbottò Lydia, sistemandosi una ciocca dietro la testa.

«ELI!» sbraitò Stiles, abbandonando il fianco di Talia e uscendo dalla Villa per poterlo cercare nei dintorni delle macerie «ELI!» urlò nuovamente, percependo la disperazione avvolgerlo sempre più rapidamente.

«Chissene di quello svitato!» disse improvvisamente Aiden, spalancando le braccia e fissando i presenti «È fuori dalla famiglia e dal Branco! Rifacciamoci una vita prima che torni a rovinarla e…» il ragazzo non riuscì mai a finire la frase visto che Lydia, urlando con tutta la furia che aveva in corpo, avanzò rapidamente e lo colpì alla mascella con un destro poderoso portandolo a perdere rapidamente l’equilibrio.

«Eli è Branco!» disse Scott, il volto bagnato dalle lacrime.

«E ci ha messo in ginocchio!» intervenne prontamente Ethan.

«BASTA!» sbraitò improvvisamente Allison, facendo calare un immediato silenzio su tutti loro «Basta...» sussurrò la bambina, singhiozzando subito dopo «Eli è l’unico che mi ha aiutato quando avevo bisogno, lui mi ha accompagnata al Nemeton quella sera! Io volevo scappare e lui mi ha fatto forza!» disse stringendo i pugni e piangendo «Papà, tornerà vero?» chiese poi rivolta a Isaac che si grattò la nuca e sospirò.

«Lui mi ha aiutato.» disse invece Scott.

«Ci ha resi liberi da una costrizione che ci portavamo dietro…» s’intromise Lydia.

«ELI!» urlò nuovamente Derek, piangendo e cadendo finalmente in ginocchio «Figliolo, dove sei…» sussurrò.

«VIGILI DEL FUOCO DI BEACON HILLS!» urlò una voce, facendoli sobbalzare.

«Stiamo bene, Ryan.» sussurrò Talia, portandosi le mani sulle ginocchia e facendo calmare appena l’uomo.

«Che è successo?» chiese il pompiere.

«La magia è morta…» sussurrò la donna, chiudendo gli occhi e chinando il capo.
 
 

 
*** 2 mesi dopo ***
 
 


«Avete visto questo ragazzo? Si chiama Eli Hale, ha ventidue anni ed è ferito!» la voce di Lydia riecheggiò per tutta la piazza cittadina, non riuscendo ad attirare le attenzioni dei passanti come voleva e sperava; al suo fianco, Ethan sollevava i volantini che avevano fatto stampare ma nessuno sembrava interessato ad ascoltarli.

«È inutile, Lyds.» sussurrò il ragazzo poco dopo «Andiamo a casa, dai, ho freddo e fame.» disse sistemandosi i fogli sotto il braccio.

«E CREDI CHE IO MI SENTA MEGLIO?!» urlò Lydia, voltandosi di scatto e fissandolo furibonda «CREDI CHE ELI POSSA STARSENE SEDUTO SU QUALCHE SDRAIO IN RIVA AL MARE? EH?!» domandò furiosamente, avanzando di un passo e fissandolo minacciosamente «Cristo Eth, è ferito! Ed è da solo chissà dove!» esclamò sollevando le braccia in aria.

«LYDIA, DANNAZIONE!» sbraitò Ethan, lanciando a terra i volantini prima di voltarsi di scatto verso la cugina «SONO PASSATI DUE MESI! SARÀ MORTO A QUEST’ORA!» disse furente, ricevendo un ceffone in risposta.

«Sei uno stronzo.» sibilò velenosa la ragazza, fissandolo con odio «Non credevo che avrei mai udito parole simili da un membro della mia famiglia…» sussurrò tristemente.

«Cosa vorresti sentire, uh? Che Eli era un così bravo ragazzo oppure che Si è sempre fatto in quattro per la famiglia quando invece lo trattavamo di merda?» gli chiese irritato, incrociando le braccia al petto e sollevando scetticamente le sopracciglia; Lydia sospirò, stringendo la mascella e chiudendo con forza i pugni.

«Ehi, ragazzi!» esclamò Danny, avvicinandosi ai due «Che succede?» chiese, inginocchiandosi per raccogliere uno dei volantini «Ancora non si trova?» sussurrò ben sapendo la risposta, fissando intristito la foto sorridente del ragazzo.

«No.» disse Lydia, asciugandosi rapidamente il volto che iniziava nuovamente a riempirsi di lacrime «Ti andrebbe di spargere la voce? E di distribuire alcuni volantini?» gli chiese sorridendogli dolcemente, arrivando a carezzargli lascivamente il petto; Danny sorrise, del tutto incurante alle attenzioni donatagli dalle ragazza, e annuì vigorosamente prima di inginocchiarsi nuovamente per poter raccogliere quanti più fogli possibile.

«Chiederò aiuto a qualche amico… Anche perché Jackson mi deve diversi favori!» disse ridacchiando, salutandosi con un gesto della mano prima di allontanarsi rapidamente.
 
 

In silenzio, fingendo che la lite di poco prima non sia mai avvenuta, i due cugini Hale recuperarono i volantini e s’incamminarono rapidamente verso il piccolo allestimento che Isaac e Stiles avevano preparato il giorno stesso della tragedia, riuscendo a sistemare una mezza dozzina di tende da campeggio in un largo spiazzo presente nella riserva ormai devastata; le rovine della Villa, che poco a poco venivano portate via dai camion, si stagliavano minacciosamente sul panorama naturale sembrando un gigantesco livido su una distesa di pelle altrimenti perfetta.

Un denso fumo si levava dal loro accampamento, permettendo ai due di iniziare a sentire il delicato profumo della zuppa che bolliva dolcemente sopra il fornello da campo; nelle tende si trovavano il resto degli Hale, ancora impegnati a portare al termine gli ultimi compiti della giornata. Quando finalmente arrivarono a destinazione, Lydia sorrise tristemente nel notare il corpo completamente ingrigito del fratello; Scott, infatti, era appena uscito da una delle tende e li fissò con il suo solito sguardo da cucciolo bastonato, incurante della polvere e dei calcinacci che ancora lo ricoprivano.
 
 

«Novità?» chiese Scott, sedendosi accanto al pentolone.

«Danny si è offerto di far girare i volantini, ha detto che anche Jackson lo aiuterà.» rispose Ethan, posando i fogli a terra prima di sedersi accanto al cugino «A te come vanno le cose?» gli domandò, fissandolo attentamente; Scott però sollevò le spalle e si massaggiò rudemente la schiena, sospirando rumorosamente subito dopo.

«Qualcuno sa come sta la nonna?» chiese Lydia, fissandosi attorno.

«Non è ancora uscita dalla sua camera al motel, si limita a dare le direttive e a coordinare i lavori.» rispose semplicemente Scott «Aiden?» domandò poi, fissando il gemello.

«Oggi andava con papà nella parte nord della riserva, zio Stiles e tuo padre sono andati a est invece.» li informò Ethan «Mamma si trova con Ally, sai che dopo quel dannato pomeriggio ha iniziato a soffrire di attacchi di panico e temiamo che possa sentirsi male nel vedere le macerie.» spiegò abbassando il capo.

«Ecco zio.» sussurrò Lydia, voltando il capo nella fitta vegetazione; poco dopo, infatti, la figura smagrita e stanza di Isaac fece il suo ingresso, seguito da un Aiden fin troppo irritato.

«Io continuo a chiedermi perché non organizziamo un funerale commemorativo…» borbottò il ragazzo non appena si sedette, massaggiandosi le cosce doloranti.

«Aiden.» sibilò velenoso il padre «Ne abbiamo già parlato.» disse afferrando il mestolo e cominciando a mescolare svogliatamente «Derek deve essere arrivato da poco.» borbottò cominciando a guardarsi attorno.

«Quando sono arrivato io la zuppa bolliva già.» spiegò Scott.

«Siamo qui da una mezz’oretta.» la voce stanza di Derek li fece sobbalzare, costringendoli a voltarsi verso le macerie; l’Hale avanzò nel silenzio, seguito dal marito, stringendo in una mano una bottiglia di olio e nell’altra una foto.

«Stai ancora rovistando tra quei muri pericolanti?» domandò Isaac, facendolo annuire.

«Novità?» chiese invece Lydia e il singhiozzo che scappò dalla bocca del suo Omega di famiglia fu una risposta più che eloquente.

«Quel ragazzo è forte.» disse Stiles, non credendoci neanche lui.

«E due mesi sono pur sempre due mesi…» borbottò Aiden, beccandosi uno scappellotto dietro la nuca da parte del padre.

«E lui rimane un Hale.» la voce di Talia li fece sobbalzare; la donna avanzò austera e fiera per quell’accampamento improvvisato, appoggiandosi pesantemente al bastone che da qualche settimana era costretta a usare. Dietro di lei si trovavano Cora e Allison, mano nella mano e con un’espressione triste in volto «Domani verrà la ditta demolitrice che si occuperà di buttare giù il resto della Villa.» spiegò, sedendosi attentamente accanto al figlio «Mentre faranno detonare le ultime macerie mi aspetto che ognuno di voi…» disse, lanciando uno sguardo ai gemelli «Si attivi per cercare Eli nel folto della riserva; Allison starà con Cora, visto che non è prudente mandare una bambina da sola nei boschi.» decretò, posando il bastone accanto a sé «Io stessa mi unirò alle ricerche.» aggiunse facendoli annuire.

«Vorrei poter parlare ancora una volta con gli animali…» sussurrò tristemente Allison, osservando suo zio mentre versava la zuppa in delle ciotole di plastica «Un’ultima volta.» disse abbassando il volto.

«Tutti noi vorremo poter utilizzare i nostri talenti, cucciola…» le rispose Cora, baciandole la testa.
 
 

E in silenzio, la famiglia iniziò a mangiare.
 
 

 

*** 3 mesi dopo ***
 
 


Stiles fissò disperato la schiena del marito, completamente avvolta dal lenzuolo di quella schifosa camera di motel che da cinque mesi occupavano; le ricerche erano state interrotte a causa del maltempo, le stesse forze dell’ordine si erano imposte affinché la famiglia si prendesse un attimo di pausa dando la responsabilità ai vari agenti di perlustrare la città e la riserva. Un sospiro gli abbandonò le labbra quando lo sentì singhiozzare e una lacrima gli solcò il volto smagrito, perdendosi in quel triste sorriso che gli tirava le labbra; stavano iniziando a perdere le speranze, di quel passo la Villa sarebbe stata ricostruita senza che Eli venisse ritrovato sano e salvo. ‘E vivo!’ aggiunse la sua mente ma ormai, man mano che passavano le ore, anche quella semplice frase sembrava perdere di valore e potere; Stiles lo capiva dall’oscurità che avvolgeva lo sguardo dei suoi figli e dal costante borbottio dei gemelli, perfino i suoi cognati sembravano aver perso la voglia di continuare quella dannata caccia al tesoro che li stava tenendo fin troppo impegnati.

Qualcuno bussò alla porta, facendolo sussultare visibilmente, ma non appena l’uscio si aprì Stiles si ritrovò a maledire la scomparsa della licantropia nel suo Compagno perché in quel momento, nell’osservare lo sceriffo Parrish fermo e immobile sulla soglia, gli sarebbe stato estremamente utile sguinzagliarglielo contro.
 
 

«Signori Hale…» disse seriamente, deglutendo alla vista dei due.

«Sceriffo.» rispose solamente Stiles «Novità su mio figlio?» chiese alzandosi dal letto, facendo un passo nella sua direzione con la flebile speranza di poter ricevere finalmente qualche aggiornamento; il ragazzo però sospira e abbassa il capo, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi.

«Abbiamo trovato, qualche ora fa, quello che sembra un piccolo accampamento molto rustico; si trova nella parte ovest della riserva, in un luogo così lontano da essere fuori dalla nostra giurisdizione.» Stiles sollevò le sopracciglia, non riuscendo a impedire alle proprie labbra di iniziare a tendersi in un sorriso «Ma…» sussurrò Parrish, spostando il peso da una gamba all’altra.

«Ma?» domandò Stiles, sempre più irrequieto.

«Non ci sono prove che sia stato Eli a crearlo e a viverci; le squadre cinofile stanno pattugliando l’area e appena avremo novità vi aggiorneremo.» disse seriamente, annuendo alle sue stesse parole; Stiles abbassò il capo, un amaro groppo alla gola e un dannato peso sul petto, e si ritrovò ad annuire mentre lo sceriffo abbandonava la stanza.

«N… Non è… Lì…» singhiozzò Derek, stringendosi meglio sotto le lenzuola «Eli odia gli spazi aperti e… E poi fa freddo…» disse, incurante delle lacrime che continuavano a bagnargli il volto; Stiles sospirò e mugugnò qualche parola incomprensibile, massaggiandosi rudemente la nuca, ma alla fine si riavvicinò al letto prima di stendersi accanto al Compagno, cominciando a carezzargli dolcemente la schiena.

«Andrà tutto bene, Der, me lo sento!» disse, venendo ignorato; Derek singhiozzò e nascose maggiormente la testa sotto al cucino, scoppiando nuovamente in lacrime.
 
 


***
 
 
 

La chiara luce dell’alba filtrò attraverso quelle orribili tende gialle, illuminando malamente l’interno di quella dannata camera di motel e accogliendo una Talia sempre più nervosa e frustrata; l’insonnia non voleva abbandonarla, così come i sensi di colpa, e man mano che passavano i giorni la donna si ritrovò sempre più vittima della propria mente. Non passava nottata in cui non sognava il nipote, vedendolo a volte squarciato dai leoni di montagna e altre morto assiderato da qualche parte; erano passati cinque giorni dal ritrovamento di quell’accampamento e in quel piccolo lasso di tempo Talia si torturò le labbra, sperando in cuor suo di sbagliarsi e che le sue ipotesi fossero errate perché il destino non poteva essere così bastardo…

Sbuffò e indossò il proprio scialle, maledicendo tutti quegli acciacchi che con la perdita della licantropia avevano iniziato a tartassarla, e nel silenzio più totale uscì dalla stanza prima di avviarsi verso l’esterno del motel; l’aria fredda di ottobre la colpì violentemente, portandola a rabbrividire vistosamente, ma non se ne curò preferendo avanzare a testa alta per le vie semi-deserte della città. Più di una volta ebbe l’impressione che qualcuno la stesse pedinando ma ignorò quelle sensazioni, proseguendo spedita verso quello spiazzo meraviglioso che un tempo ospitava Villa Hale; un sorriso le tirò le labbra al pensiero di come la loro casa si fosse materializzata dal nulla e mentre camminava la mente cominciò a vagare nel passato…
 
   
 
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