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Autore: Babbo Dark    29/04/2023    0 recensioni
Nel cuore della California, circondata dalla riserva e dal mare, si trova una città speciale; Beacon Hills sorge in un luogo assolato e pacifico ma quello che la caratterizza maggiormente non sono i luoghi turistici né il buon cibo ma una famiglia straordinaria: gli Hale. Grazie ai loro talenti, ogni membro della famiglia Hale ha ricevuto in dono un talento e la possibilità di essere dei licantropi stabili e perfetti, capaci di proteggere e aiutare la città e tutti i cittadini; tutti gli Hale sono speciali, tutti quanti, tranne Eli...
Unico membro del Branco e della famiglia a non avere un talento, si ritroverà a vivere un'avventura avvolta dal mistero e dai dubbi con il solo scopo di salvare la magia, il miracolo e la sua famiglia perché sì, Eli potrà anche essere l'unico licantropo Hale a non avere un talento ma non ha alcuna intenzione di voltare le spalle alla propria famiglia.
[Sterek]; [Omegaverse]; [Song-Fic]; [Cross-Over]; [SterekInDisney]
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Famiglia Hale, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: prima di lasciarvi alla devo fare un paio di precisazioni.

Questo è l’ultimo capitolo, il prossimo sarà l’epilogo e finalmente questa storia avrà una fine; sinceramente, visto l’andamento delle letture e di tutto quello che ruota attorno alle fanfiction su EFP credo che chiuderò qui le “Sterek In Disney”. Non interessano più e ultimamente non ho la testa per mettere nuovamente in atto tutto il lavoro necessario per trovare il film, analizzarlo, modificarlo per farlo combaciare all’universo di Teen Wolf e tutto il resto.

Il capitolo è, come avrete capito, un enorme flashback incentrato sulla vita di Talia; sarà infatti narrato in prima persona e purtroppo sono presenti diversi salti temporali ma non sapevo proprio come incastrare le cose al fine di rendere il tutto scorrevole.

Ci sono molte frasi in spagnolo, soprattutto nella parte finale del capitolo; “Encanto” è ambientato in Colombia, un rimando al film dovevo mettercelo e perché non il buon Pedro Madrigal? Che io ADORO! Vorrei averlo visto per più tempo sulla pellicola ma va beh…

Ora, io non parlo spagnolo quindi mi sono dovuto affidare al buon Google Traduttore nella speranza che non ci siano sfondoni. Le frasi tradotte le troverete a fondo pagina come note; non è la più elegante delle scelte stilistiche ma sempre meglio di farvi interrompere la lettura per poter cercare su Google cosa viene detto.
 
Buona lettura!
 




ENCANTO
Capitolo 10: Dos Oruguitas

 


Il fastidioso vociare dei sopravvissuti era una tortura, sentirli così spaventati senza la possibilità di poter far nulla le logorava le carni ma ciò che maggiormente la tormentava erano gli incubi; ogni notte, da quella dannata sera, riviveva tutti gli istanti dell’agguato e si risvegliava urlando disperata con l’immagine del suo Pedro, steso a terra e senza vita, impressa a fuoco nelle retine. Talia sospirò rumorosamente, sistemandosi meglio il fagotto sulle spalle e ricominciando a camminare per quella dannata riserva; sentiva la mano di Peter stretta nella sua camicia e i borbottii insensati di Derek, avvolto da una copertina e posto tra le sue braccia, ma se qualche giorno prima la loro presenza bastava per darle la forza e il coraggio di proseguire in quel momento era solo l’ennesima stilettata al cuore.

L’ennesima cosa che Pedro si stava perdendo.

Talia lanciò uno sguardo a quella strana candela, la cui luce aurea non aveva ancora accennato a diminuire, e corrucciò le sopracciglia mentre cercava di ignorare quei pensieri cupi che la avvolgevano da capo a piedi; continuava a ripetersi che la riserva era invalicabile, che solamente loro sarebbe riusciti a orientarsi tra quegli alberi, eppure il terrore di ritrovarsi a vivere un nuovo agguato era ancora troppo fresco in lei.

Con la coda dell’occhio vide Gerard lamentarsi della fame e sentì i borbottii di Chris alle sue spalle, intento a discutere di chissà cosa, ma Talia li ignorò; c’era qualcosa nel suo petto che la stava guidando, che la costringeva a percorrere quel determinato cammino e sapeva che poteva fidarsi del suo istinto perché quello non l’avrebbe mai delusa.

Fu con un vistoso sussulto che la donna accolse il cielo sereno dell’alba, visto che da fin troppi giorni avevano girovagato senza meta per quei boschi, e fu ancora più strano sentire qualcosa agitarsi violentemente nel petto fino a spingerla ad avanzare verso quella radura incontaminata; la Luna era ancora visibile nel cielo, nonostante il Sole stesse per sorgere, ma la ignorò.

Percepì invece la candela emanare un nuovo calore, una forma di energia così pura e benefica da attrarla e cullarla come se si stesse trovando in un caldo abbraccio rigeneratore; deglutendo, la donna si fermò e si sistemò meglio il fagotto fra le braccia prima di rivolgersi al suo primogenito, trovandolo intento a guardarsi attorno con curiosità crescente.
 
 

«Pietro, dai a mamma la candela?» il bambino annuì energeticamente e allungò la manina, permettendole di stringere nuovamente il corpo caldo e solido della candela e lì il miracolo prese vita.
 
 

Una strana energia la avvolse da capo a piedi, portandola a tremare e singhiozzare; sentì quel qualcosa prendere forma, assumere dei connotati, e finalmente il suo lupo si materializzò ululandole euforicamente nel petto. Un boato si propagò dalla candela, abbracciando quei migranti disperati e liberandoli da ansie e paure, rifocillandoli con nuove energie, e poi lì, davanti a tutti loro, la magia prese forma; dal terreno spuntarono dei sottili rami, scuri come il legno bruciato, che presero a danzare elegantemente e a intrecciarsi tra di loro mentre si innalzavano in cielo.

La magia avvolse il terreno, trasformandolo, e dove prima c’era dell’erba ora si stava materializzando un cortile con tanto di mattonelle e intonaco; i rami crebbero e si ispessirono, trasformandosi poco a poco in un tronco sempre più robusto, e la magia si diradava sotto gli occhi di tutti.

Alti muri presero a sorgere dal nulla e l’albero innalzò i rami al cielo, facendo spuntare sempre più foglie verdi e splendide, e quando tutto quello sembrava non finire più ecco che Villa Hale si erse in tutta la sua maestosità e il Nemeton emanò il suo potere.
 
 
«Tu, o donna, che custodisci la fiamma eterna del Sacrificio Umano guiderai i tuoi simili e proteggerai la città che qui fonderete; possa la Luna sorgere su un futuro radioso e che il talento assegnato venga usato per servire la luce. Rendi odore al Branco…»
 


A parlare era stata una voce, una profonda voce maschile, e Talia si ritrovò a sorridere mentre osservava quella che sarebbe stata la sua nuova casa; alla fine, illuminando le iridi di rosso davanti allo shock dei suoi alleati, si permise finalmente di sentirsi libera.
 
 
«Benvenuti a Beacon Hills. Benvenuti a casa.»
 
 


 
*** Presente ***
 
 



La riserva sembrava immobile ma Talia era perfettamente a conoscenza che quella era solamente l’apparenza, la punta dell’iceberg, e fu con un profondo respiro che si addentrò lentamente tra quegli alberi; deglutì, cominciando a guardarsi attorno freneticamente nella speranza di riuscire trovare un qualsiasi indizio potesse aiutarla a cercare il ragazzo ma sembrava che il nulla avesse avvolto qualsiasi cosa, lasciandosi dietro solamente le macerie di quel dannato giorno e le conseguenze di tutta una vita.

Stava quasi per abbandonare il suo intento, maledicendosi nuovamente per essere stata la causa della rovina degli Hale, quando percepì qualcosa muoversi agilmente nel suo petto; non era il suo lupo, dopo tutti quegli anni aveva imparato a riconoscerlo, ma era un qualcosa che non percepiva da anni e che le aveva permesso di riuscire finalmente a rivedere l’alba dopo tutti quei giorni passati nelle tenebre. Una lacrima le solcò il viso mentre le labbra si tiravano in un triste sorriso e Talia, stringendo fermamente il bastone, proseguì.

La riserva si inoltrava sempre più in profondità, allontanandola dalla civiltà e dalla sua famiglia, ma non se ne curò perché già una volta aveva percorso quel cammino e lo aveva fatto in compagnia dei suoi figli; in quel momento, a distanza di cinquant’anni, stava ripercorrendo quello stesso percorso con la certezza che avrebbe fatto ritorno con il proprio nipote accanto.

Il silenzio divenne opprimente e il freddo sempre più pressante ma poi, improvvisamente, lo scrosciare dell’acqua la portò a sgranare gli occhi e a aumentare il passo; ricordava il Grande Fiume, non sarebbe mai riuscita a dimenticarsene, ma ritrovarsi a guardarne le sponde le fece più male di quanto potesse immaginare ma ancor più dolore le causò la vista di Eli.

Il ragazzo le dava le spalle, stava visibilmente piangendo e tremava da capo a piedi mentre si toccava il petto; era fin troppo magro per i suoi gusti, con i jeans che gli scendevano pesantemente sui fianchi lasciando scoperte le anche. Talia riusciva a vedergli le vertebre e a contargli le costole, non si meravigliò, quindi, quando notò attorno al ragazzo una serie di bacche e funghi ordinatamente sistemati e in quantità troppo scarsa per permettere a un ragazzo di mantenersi in forse.

Annusò l’aria, sperando di poter sentire nuovamente il suo profumo, ma fallì e si ritrovò a scuotere il capo mentre si avvicinava ancor di più; Eli sibilò infastidito e singhiozzò, dandole una stilettata al cuore, e fu solo quando si trovò a un paio di metri da lui che calpestò un rametto portando quel dannato “crack!” a riecheggiare attorno a loro come un tuono. Immediatamente il ragazzo si irrigidì e sollevò lentamente le mani, lasciando cadere al suolo quelli che sembravano degli stracci, e singhiozzò nuovamente.
 
 

«N… Non ho nulla con me…» sussurrò il ragazzo, con la voce chiusa a causa del freddo «Né cibo, né soldi, né armi, né niente… Ho solo qualche bacca e dei funghi che credo che siano velenosi…» disse e Talia abbassò immediatamente lo sguardo, fissandolo su quello che probabilmente sarebbe stato l’intero pasto della giornata del ragazzo «P… Prendili ma non farmi del male.» singhiozzò, ricominciando a tremare; Talia chiuse gli occhi e voltò il capo, stringendo la presa sul suo bastone.

«Eli…» sussurrò alla fine, riuscendo a trovare il coraggio di aprire gli occhi e ritrovandosi a sgranargli quando lo vide recuperare le sue poche cose e avviarsi rapidamente verso il fiume, in completo silenzio «Eli!» esclamò, cercando di raggiungerlo.

«Me ne sto andando.» rispose il ragazzo, fermandosi sul posto ma continuando a darle le spalle «Pensavo di essermi allontanato abbastanza da… Dagli Hale…» disse, pugnalandola freddamente al petto «Evidentemente mi sono sbagliato, alla fine ti sono sempre tra i piedi.» aggiunse ricominciando a camminare, immergendo le scarpe luride nelle gelide acque del Grande Fiume.

«Mi dis… Mi dispiace…» sussurrò Talia, facendolo bloccare nuovamente «Eli, ti prego, torna indietro…» disse e il ragazzo strinse i pugni, voltandosi lentamente verso di lei e facendole spalancare la bocca.
 
 

Eli era schifosamente magro.

I pantaloni, tenuti insieme da un paio di rami particolarmente elastici, gli cadevano pesantemente sui fianchi; aveva una barba particolarmente lunga e sporca, così come sporco era il resto del suo volto ma ciò che maggiormente shoccò Talia furono i cinque, lunghi segni infetti che primeggiavano sul suo petto. Larghe croste bordeaux nascondevano la carne viva, i margini della ferita erano rossi e gonfi e da qualche spiraglio continuava a spurgare del pus giallo e marciscente; era sporco di sangue e terra e solo in quel momento la donna capì che quello strano straccio non fosse altro che una maglia, la sua maglia, che stava usando per lavarsi le ferite.
 
 
«Perché?» chiese seccamente, gli occhi gonfi di lacrime che tentavano disperatamente di sgorgare libere «Avete bisogno di un capo espiatorio? Di qualcuno a cui dare la colpa quando le cose vanno male? Oppure avete bisogno di mostrarmi al pubblico, dando loro qualcuno a cui urlare la propria rabbia per aver perso tutti i benefici dati dalla magia?» domandò, sempre più prossimo a perdere il controllo «No, grazie! Sto bene così! Solo…» sussurrò, abbassando il capo e sospirando, mal trattenendo un singhiozzo «Saluta i miei papà quando torni indietro, ringraziali per tutto quello che hanno sempre fatto per me e chiedili scusa.» Eli chiuse gli occhi e si voltò, muovendosi lentamente verso l’altra sponda del fiume e del tutto incurante delle reazioni di sua nonna; Talia, nonostante non si fosse mossa di un millimetro, non aveva mai smesso di stringere convulsamente il bastone arrivando a mordersi le labbra man mano che la rabbia del nipote le veniva riversata contro. Fu soltanto quando lo scrosciare dell’acqua le raggiunse le orecchie che ritornò padrona di sé, sgranando gli occhi e ritrovandosi a un passo dal perdere quel ragazzo per sempre.

«Non posso farlo.» disse, avanzando di un passo e facendolo bloccare sul posto «Non posso permettermi di ripetere quest’esperienza, Eli, ho già perso qualcuno in questo punto e che sia dannata se mi permetterò di perdere anche te.» Eli si voltò appena, fissandola sconvolto «Non… Non avrei mai creduto che sarei tornata qui…» disse, abbassando il capo e fissando le acque limpide del Grande Fiume mentre i ricordi tornavano a lambirle la mente.

«È qui che… Nonno Pedro…» sussurrò Eli, facendola annuire.

«Torna indietro, ragazzo, ti prego.» bisbigliò Talia, permettendo alle lacrime di solcarle liberamente le guance e riuscendo a sollevare il capo, incatenando il proprio sguardo in quello del nipote «Sono passati cinquant’anni eppure…» disse singhiozzando e sorridendo tristemente, permettendosi di cadere davanti a qualcuno…
 
 


 
*** Flashback ***
 
 


«Dai Lia! La festa è iniziata!» la fastidiosa voce di Janet mi fa sbuffare sonoramente mentre finisco di sistemarmi la gonna, osservandomi attentamente nel grande specchio del salone; credo che in tutta la città lei sia l’unica che non veda l’ora di andare alla Festa del Raccolto anche se sono quasi certa che il suo vero scopo sia quello di incontrare Howard, quello strano Alpha che da qualche mese le ruota attorno come un ape.

«Jan, dobbiamo proprio?» le chiedo facendola sbuffare, portandola a sistemarsi nuovamente i lunghi capelli biondi «Sarà la solita pagliacciata!» dico ma senza risultato visto che lei, quella che teoricamente dovrebbe essere la mia migliore amica, si porta le mani sui fianchi e solleva scetticamente le sopracciglia.

«Ho dovuto pregare per settimane mio padre, Lia, settimane per convincerlo a lasciarmi andare alla festa senza quei miei stupidi fratelli Alpha e devo rientrare alle venti! Sono già le sedici e siamo in ritardo!» roteo gli occhi, mordendomi la lingua per trattenermi dal ricordarle che sono sulla sua stessa barca, ma alla fine sospiro e mi dirigo a passo pesante verso la porta d’ingresso facendola strillare allegramente.

«SÌ» urla euforica «Avanti Lia, stiamo andando alla Festa del Raccolto mica a un funerale!» mi ricorda dandomi una spallata e la folgoro con lo sguardo.

«Preferirei rammendare i calzini di mio padre, di nuovo, piuttosto che vedere la sagra degli Alpha!» dico incamminandomi per la strada.

«Sagra della Salsiccia Alpha, amica mia, ricordalo bene!» sussurra maliziosa facendomi scoppiare a ridere sguaiatamente e attirando le attenzioni irritate di qualche vecchietto; sospiro e mi schiarisco la gola, detesto quando succedono queste cose e probabilmente Dallas deve essere l’unica città in tutti gli Stati Uniti a essere rimasta ancorata al 1700…

«Guarda, guarda, guarda!» mi ritrovo a sorridere nel vedere la sua allegria così esplosiva e dirompente, tant’è che mi afferra una mano e comincia a correre verso la piazza principale della città.
 
 

L’odore di popcorn mi fa brontolare piacevolmente lo stomaco e il profumino dello zucchero filato mi porta a guardare attentamente tutte le bancarelle presenti nello spiazzo, meravigliandomi dell’impegno messo in mezzo dagli organizzatori; vedo le balle di fieno troneggiare imperiose attorno al recinto del bestiame e una quantità di pomodori così rossi da lasciarmi attonita, portandomi a sorridere nel notare come quest’anno la terra sia stata particolarmente generosa con noi tutti.

Ma quel delizioso profumo di cibo viene immediatamente arricchito non appena il vento cambia, portandosi dietro la forte scia dei giovani Alpha presenti; vorrei tanto poter fingere indifferenza ma sono una normale diciassettenne e vedere tutti questi ragazzi, con i fisici prestanti e sodi grazie al lavoro nei campi, mi porta a provare delle sensazioni strane e piacevoli ritrovandomi a ringraziare la lontananza dal calore e soprattutto la costante presenza di Janet che, nonostante non si faccia problemi a sbavare su chiunque gli capiti a tiro, sta sempre ben attenta a non allontanarsi troppo da me.
 
 

«Ma hai visto il figlio di McBuck?» domanda con un sussurro, portandomi a voltare il capo verso Josh «Da quanto gli è sparita l’acne si è fatto veramente carino…»  dice portandomi ad annuire.

«Mai come Howard, però, vero?» le chiedo per poi ridere non appena mette su la sua classica espressione sognante.

«Lui è inarrivabile, Lia…» dice con un sospiro; sto per ripeterle, per l’ennesima volta, che quell’Alpha allampanato è tutto fuorché affascinante, quando rimango vengo investita da un nuovo odore.


 
È pesante e speziato, quasi piccante ma non fastidioso, sembrando ricco di qualche nota esotica che non riesco a decifrare appieno; mi sento invasa da questo profumo, dalla potenza che si porta dietro, portandomi a esserne dipendente. È come il caffè o il cioccolato al peperoncino, così dolce e penetrante da farmi sudare i palmi mentre un brivido mi attraversa la schiena, lasciandosi dietro una splendida sensazione di attesa; Janet mi guarda, incuriosita, ma non le do il tempo di pormi alcuna domanda preferendo andare alla ricerca della fonte di questa scia.

Cammino nervosamente per la festa, sorridendo a tutti gli Alpha che mi salutano speranzosi, e continuando a ignorare i continui sguardi di Janet e i suoi tentativi di capire cosa diavolo mi stia succedendo; sbuffo infastidita, maledicendo e adorando questo profumo ipnotico, e contro ogni mia previsione mi ritrovo ad arrampicarmi su una panchina in granito per potermi guardare meglio attorno.
 
 

«Lia, ma sei impazzita?!» esclama Janet ma la ignoro, afferrando saldamente il palo della luce che ho di fronte per potermi sostenere meglio «Scendi subito da lì che si stanno meravigliando tutti!» urla afferrandomi l’orlo della gonna e sto quasi per accontentarla, sospirando tristemente, quando l’eco di una risata mi arriva dritto alle orecchie scaldandomi il cuore e portandomi a ridacchiare come una sciocca.
 
 

È un ragazzo, uno dei tanti che si sono trasferiti da noi a seguito alle guerre nel sud America, sta parlando con qualcuno e il mio mondo sembra fermarsi; tutto l’universo si concentra su quel sorriso e poi, improvvisamente, si volta e mi fissa. Vengo investita da quegli occhi scuri, così penetranti e magnetici da farmi sentire attratta da loro ritrovandomi a ignorare qualsiasi cosa mi circondi; il ragazzo sorride e arrossisce, incurante dei colpi che l’amico gli dà al fianco, facendomi sentire uno splendido calore che dal petto si irradia in tutto il corpo. Ma questo splendido incantesimo svanisce nel nulla quando scivolo sulla panca, rischiando di farmi veramente male, e quando rialzo la testa lo vedo sempre lì ma con una strana espressione in volto.
 
 

«DANNAZIONE TALIA!» Janet mi tira finalmente giù e mi posa le mani sulle spalle, stringendo la presa e facendomi tornare alla realtà «SI PUÒ SAPERE COSA DIAVOLO TI È PRESO?!» domanda e deglutisco, facendomi abbassare lo sguardo nonostante il timido sorriso che inizia a tirarmi le labbra.

«Un ragazzo…» sussurro imbarazzata.

«E per un ragazzo ti metti a fare la sciocca?» domanda irritata e preoccupata «La Talia che conosco non farebbe mai una cosa del genere…» sussurra e sospiro, annuendo alle sue stesse parole.

«Buenas tardes…
[AN1] » sobbalziamo entrambe nell’udire questa voce maschile e sconosciuta, voltandoci di scatto verso il ragazzo dallo splendido odore che mi ha stregata; è molto alto e i corti capelli castani sono sparati in tutte le direzioni ma ciò che maggiormente mi attira è il suo volto, imberbe e perfetto, che inizia a mostrare i primi segni dell’età adulta. Il ragazzo mi sorride e si gratta la nuca, abbassando per un attimo lo sguardo prima di riportarlo su di me «Disculpe, hermonas damas, ma mi amigo Camilo me ha forzado a venire aquì da esta splendida segnorita dagli ojos maravilloso…[AN2] » sussurra tentando di sorridere e ritrovandosi ad arrossire dolcemente.

«Bene, ora che l’hai vista puoi tornare da Camomillo per dirglielo!» esclama Janet, afferrandomi il polso e provando ad allontanarsi dallo sconosciuto.

«È Camilo, dulzura, e estoy para servirte!
[AN3] » sobbalziamo entrambe quando l’amico ci raggiunge, sorridendo maliziosamente davanti all’espressione irritata di Janet «Camilo Madrigal De Garcìa Gonzalez.» si presenta, facendo un elegante inchino «Preséntate, tonto![AN4] » esclama al ragazzo prima di dargli uno scappellotto dietro la nuca, ricevendo un’occhiataccia in risposta e strappandomi l’ennesimo sorriso intenerito.

«Pedro Calminarez De Moreno Alonzo.» dice osservandomi attentamente.

«Talia Hale.» rispondo, allungando una mano e venendo stretta dalla sua; mi ritrovo a rabbrividire quando quella pelle bollente mi tocca, facendomi provare delle sensazioni così strane e meravigliose da rendermi presto dipendente da lui.

«Janet Allen.» sputa la mia amica «Ora dobbiamo veramente andare che si sta facendo tardi e…» la sento tentare di trascinarmi ancora verso l’uscita e sgrano gli occhi, opponendomi in tutto e per tutto a questa sua stupidissima idea.

«Ma abbiamo il coprifuoco alle venti e siamo appena arrivate!» esclamo riuscendo a districarmi dalla sua presa, incurante dell’espressione shoccata che mi rivolge.

«Ecxelente!
[AN5] » esclama Camilo sollevando le braccia in aria «Podemos offrirvi dello zucchero filato?[AN6] » chiede e mi ritrovo ad annuire, afferrando il braccio di Janet per trascinarla verso la prima bancarella disponibile.

«Stiamo andando nella tana dei lupi.» mi sussurra all’orecchio e le sorrido, troppo presa dalla situazione per darle retta.

«E a te chi ti ha detto che concluderemo qualcosa con questi baldi giovani?» le chiedo facendola sospirare rumorosamente; mi volto verso Pedro, che ha abbassato il capo e cammina silenziosamente accanto a noi, portandomi a inspirare profondamente la sua scia «Da dove vieni, Pedro?» gli chiedo facendolo sussultare, beandomi del timido sorriso che mi rivolge.

«Da San José del Guaviare!» risponde prontamente, rabbuiandosi subito dopo «Se trova in Colombia…» dice portandosi le mani in tasca.

«Siamo scappati dalla guerra.» interviene Camilo, stringendosi nelle spalle «Nuestras familias hanno viaggiato para muchos chilometri con mujeres y niños…
[AN7] » dice tristemente, sospirando subito dopo.
 
«Con… Chi?» domando corrucciando le sopracciglia.
 
«Come dite voi…» sussurra Pedro, imbarazzato al massimo «Mogli e figli…» mi sbatto una mano in fronte, dandomi della stupida per non esserci arrivata da sola ma stranamente i due ragazzi scoppiano a ridere «Perdonace, Talia, ma nuestra lingua non è ancora perfecta.
[AN8] » dice sollevando le spalle con nonchalance.

«Ma no, sarà perfetta…» sussurro, rapita proprio da quel dannato organo che gli esce appena dalla bocca per permettergli di leccarsi le labbra secche; lo vedo strozzarsi con la propria saliva mentre Camilo ride e Janet si schiaffa una mano in faccia, facendomi vergognare a morte.

«Me devi un café, amigo mio!
[AN9] » esclama Camilo, mettendosi in fila davanti la bancarella.
 
 


 
***** Sei mesi dopo *****
 
 


«RIESCI A CREDERCI OPPURE NO?!» esclamo gesticolando animatamente, lanciando la salsa dei tacos in ogni direzione e rischiando più volte di macchiarmi la camicetta bianca che indosso.

«Io credo che esto sia el tacos più bruto che abbia mai mangiato…
[AN10] » borbotta Pedro, fissando con odio la sua cena e facendomi lamentare rumorosamente; sbuffo e gli schiocco le dita davanti gli occhi, portandolo a corrucciare le sopracciglia «Talia, vuoi veramente parlarle de sexo tra Janet e Camilo?[AN11] » mi chiede seriamente.

«Non stanno facendo sesso, Pedro, lei è in calore!» spiego, non riuscendo a capire il motivo per cui continua a fissarmi in quel modo stralunato «E lui lo sta passando con lei…» ripeto, qualora non mi avesse capito.

«Stanno haciendo sexo.
[AN12] » risponde.

«Pedro, non stai capendo.» borbotto posando il tacos sul tavolo e afferrando saldamente i suoi polsi, sorridendogli dolcemente quando noto l’espressione appena eccitata che gli attraversa il volto «Janet Allen, la stessa ragazza per tre mesi non ha fatto altro che ripetermi quanto sia stata sciocca quella sera, ha chiesto a Camilo di passare il calore insieme.» dice fissandolo attentamente negli occhi, facendolo annuire.

«La cena de presentacion è andata bien, e hanno avuto tanti citas romanticas.
[AN13] » mi ricorda facendomi annuire pesantemenre «Dici che è incoerente?» domanda facendomi sorridere apertamente.

«Esatto!» esclamo euforica «E poi da a me della sciocca.» dico lasciandolo andare, facendolo rabbuiare un poco.

«Ma Camilo era muy agitato della cosa. De sexo con lei.
[AN14] » mi svela, facendomi sollevare le sopracciglia «Lei è mucho importante por lui, sta reflejando de comprare un anello del legame por la segnorita.[AN15] » sgrano gli occhi stupita, permettendomi di capire quanto importante sia questa storia per lui.

«Ragazzi, stiamo per iniziare.» entrambi ci voltiamo verso il parroco locale, che ci sorride dolcemente «Prendete le candele.» ci ricorda avviandosi verso la chiesa e facendoci annuire.
 
 


In fretta gettiamo gli avanzi nel bidone e ci affrettiamo verso la bancarella, acquistato una spessa candela bianca e sistemandoci in coda per poi entrare nella chiesa; sospiro tristemente nell’osservare quante persone stiano piangendo e chiudo gli occhi, aggrappandomi con forza alla mano di Pedro e cercando di supportarlo con tutta me stessa. Lo sento singhiozzare e imprecare qualche parola in spagnolo ma lo ignoro, deglutendo un amaro groppo in gola e rimpiangendo la leggerezza della conversazione di prima.
 
 

«Fratelli e sorelle…» inizia il prese, calamitando l’attenzione generale «Grazie per essere venuti alla cerimonia in onore delle vittime colombiane di questa stupida guerra.» dice e subito dopo l’organo inizia a risuonare una nenia triste e disperata…
 
 


 
***** Quattro mesi dopo *****
 
 


«Talia!» sospiro rumorosamente e mi alzo dal letto, abbandonando i libri e dirigendomi rapidamente verso il salotto; sorrido nel vedere mio padre seduto in poltrona e con il giornale aperto mentre la mamma sfreccia in cucina, una pirofila stretta in mano e il grembiule sporco in più punti.

«Eccomi.» dico sistemandomi nel salotto.

«Questa sera avremo ospiti non molto graditi…» borbotta papà, sfogliando una pagina e sbuffando.

«Antonio!» esclama immediatamente mamma «Tesoro, dovrai farti bellissima. Ok?» domanda e mi ritrovo a sgranare gli occhi, percependo la tristezza innalzarsi come una marea nel mio petto arrivando a soffocarmi e spazzare via qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino.

«Una cena di presentazione, vero?» domando con un sussurro, facendola annuire.

«Ho preparato tutti i tuoi piatti preferiti e tuo padre ha promesso…» dice lanciando un’occhiataccia nella sua direzione «Che non lo farà scappare.» annuisco e do le spalle ai due, tornando in completo silenzio nella mia camera.
 
 

Non ho neanche la forza di dirgli che questa sera avevo un impegno, che con Janet dovevo andare al cinema, e mi ritrovo seduta sul letto mentre permetto alle lacrime di bagnarmi il volto; non voglio legarmi, non voglio essere messa in mostra in queste stupide cene, ma perché dobbiamo nascere con questi dannati status? Perché la natura non poteva limitarsi a crearci unicamente con il sesso biologico?

Singhiozzo e mi asciugo il volto, non preoccupandomi di nulla, e alla fine mi ritrovo ad abbracciare il cuscino e a invidiare quella sciocca di Janet che per tutta la vita non ha fatto altro che parlare di Howard mentre adesso sta pianificando il matrimonio con Camilo… Già, chi lo avrebbe mai detto? Sospiro e reprimo un urlo, perfettamente consapevole che Pedro non si presenterebbe mai alla mia porta; ho provato così tante volte a fargli capire che ero interessata a lui, a partecipare a queste pagliacciate soltanto con lui, ma lui ogni volta ha cambiato discorso. È… È uno stupido!

Uno stupido, bellissimo, intelligente e sagace colombiano!

Il pendolo nella piazza rintocca le diciannove, portandomi a scattare sul letto e a maledirmi per essermi lasciata trasportare in questi mari così odiosi ma alla fine, controvoglia, mi alzo e inizio a prepararmi; maledicendo Pedro per non avermi capito e invidiando Janet per aver fatto ciò che io non avrei mai il coraggio di fare… Passare il calore con Pedro, sentirlo contro di me, dentro di me, nel nostro piccolo nido intimo e riservato.

Sto finendo di allacciare gli ultimi nastri di questo dannato vestito quando l’Alpha suona alla porta, facendomi bloccare sul posto; sento la voce di mamma dargli il benvenuto e un’altra voce femminile e sconosciuta, sicuramente la madre del tizio, e con forza ricaccio indietro le lacrime prima di finire con il vestito.

Non sono affatto pronta a quest’umiliazione eppure esco dalla stanza e mi dirigo a passo malfermo verso il salotto, iniziando a pensare a una scusa valida per saltare la cena quando mi fermo di botto perché lui è qui; Pedro mi osserva e spalanca la bocca, deglutendo rumorosamente e stringendo con forza il mazzo di rose che si è portato dietro mentre io sento le labbra tirarsi in un sorriso, cancellando immediatamente tutte quelle ombre che fino a poco prima mi devastavano l’anima.

Avanzo felice, sorridendogli dolcemente, e non perdendomi l’espressione fintamente irritata che mio padre gli rivolge.
 


«Mi hermosa mariposa, estas flores no valen ni la mitad de tu belleza... Perdón por haber tardado tanto, tuve que recibir un puñetazo de Camilo en la cara para presentarme y declararte lo que siento por ti. Lo que siempre he sentido por ti...
[AN16] » sento sua madre singhiozzare e portarsi una mano davanti la bocca, e quasi scoppio a ridere quando vedo le espressioni confuse dei miei famigliari ma non me ne curo, non m’importa neanche di aver capito la metà delle sue parole ma mi appunto mentalmente di ringraziare Camilo, con la sensazione che c’entri il suo zampino in questa cena.

«Che splendida ragazza.» sussurra sua madre, asciugandosi il viso.

«È bellissima.» le risponde il figlio, sorridendomi innamorato «Para ti, mia splendida.» sussurra allungandomi il masso e facendomi arrossire ma ritrovandomi comunque a stringere il mazzo e a portarmelo sotto al naso.

«Allora Pedro, ti hanno mai sparato?» domanda mio padre, rovinando la magia del momento e ricevendo un’occhiataccia in risposta da me e mia madre.
 
 

La cena scorre tranquilla, eccezion fatta per le numerose minacce di morte di papà neanche troppo velate, e mentre aspettiamo il dolce io e Pedro ci spostiamo in salotto e ci sediamo sul divano; il suo profumo è inebriante, mi porta ad esserne avvolta costantemente, e quasi piango dalla gioia quando lo sento posare un braccio sulle mie spalle per poi accompagnarmi a posare il capo sul suo petto.
 
 

«A che pensi?» mi domanda e chiudo gli occhi, sperando che l’influenza di Janet sia così potente come spero.

«Al calore.» rispondo timidamente, facendolo irrigidire «Vuoi passarlo con me?» gli domando sollevando appena il capo, incontrando il suo sguardo liquido.

«Solo se vuoi tu, mariposa…» sussurra e sorrido, sporgendomi per baciarlo dolcemente.
 
 

Il nostro primo bacio…

Sento la sua scia incrementarsi e il calore ustionarmi, portandomi a bearmi della sua presenza e a benedire Janet per avermi costretta ad andare alla Festa del Raccolto quel giorno; mi carezza le spalle, portandomi a rabbrividire, staccandoci maldestramente quando papà si schiarisce la gola.

Pedro abbassa immediatamente il capo, arrossendo visibilmente, mentre io preferisco nascondere il volto contro la sua camicia.
 
 

«Se non mi fossi simpatico, giovanotto, e non vedessi l’allegria sul volto di mia figlia non ci impiegherei molto a rimandarti in Colombia a calci nel sedere.» dice rientrando in cucina «Il dolce. Adesso.» ordina e immediatamente ci alziamo, rientrando in cucina mano nella mano.
 
 

 

***** Un anno dopo *****
 
 


«Pedro!» urlo entrando in casa come un disperata, facendolo uscire rapidamente dalla sua camera per fissarmi terrorizzato; ha i capelli sparati in tutte le direzioni e il dentifricio sulla bocca, con lo spazzolino ancora stretto in mano e un’espressione allampanata in volto.

«Mi vida, che todo bien?
[AN17] » domanda facendomi annuire, mostrandogli il foglio del laboratorio analisi.

«Il calore… Ha attecchito…» sussurro emozionata, osservandolo studiare quel semplice risultato.

«Saremos padres…
[AN18] » sussurra sconvolto, sollevando lo sguardo e fissandomi «SAREMOS PADRES![AN19] » urla saltandomi addosso e prendendomi in braccio, baciandomi con passione mentre ci fa girare su noi stessi «SAREMOS PADRES![AN20] » urla ancora, stringendomi con tutta la forza che ha e piangendo di gioia «Un niño…[AN21] » bisbiglia, dandomi un dolce bacio a fior di labbra.

«Un bambino Pedro, sì…» sussurro, sentendo le lacrime bagnarmi il volto «Un piccolo Hale-Calminarez De Moreno Alonzo.» dico e annuisce, baciandomi ancora e accarezzandomi il ventre con una delicatezza meravigliosa.
 
 


 
***** Quattro anni dopo *****

 
 

«Certo che sei stato veramente sfortunato!» dico ridendo come una scema, incurante dei versi infastiditi che lasciano la culla.

«Perché?» mi domanda Pedro, le sopracciglia corrucciate e il corpicino di Derek steso sulla sua spalla.

«”Ah, mi vida! Non voglio fare proyectos por i nostri niños! A mi basta che siano machos y Alfas por qué non puedo minacciare todos gli Alpha della città!
[AN22] » dico ridacchiando come una scema, facendogli ruotare gli occhi.

«Un niño splendido ma dispettoso, un niño che sputa la pappa e una niña bellissima…
[AN23] » dice sollevando le spalle con nonchalance «Soy feliz.[AN24] » sussurra dolcemente, avvicinandosi e dandomi un dolce bacio sulle labbra «E Miguel sarà un Omega fuerte e valoroso![AN25] » esclama afferrando il mio bambino e sollevandolo al cielo, facendolo ridacchiare eccitato.

«Si chiama Derek.» gli ricordo ma venendo perfettamente ignorata.

«Pietro, Miguel e Corazon! I miei niños!» continua a parlare, felice come non mai e facendomi sbuffare rumorosamente.

«Non ti va proprio giù che abbia dato dei nomi americani ai nostri figli, eh?» gli chiedo ma appena sta per aprire la bocca sentiamo un’esplosione riecheggiare nell’aria, subito seguita dalle urla disperate delle persone.
 
 

Ci lanciamo uno sguardo e sistemiamo i bambini al sicuro, avvicinandoci lentamente alle finestre chiuse; mi ritrovo a deglutire quando notiamo le fiamme divorare la casa dei Fijeyra e a nulla serve la presenza di Pedro accanto a me, nulla riesce a cancellare questo senso di disperazione che mi avvolge e devasta.
 
 

«Bastardos sucios!
[AN26] » esclama Pedro, stringendo con forza i pugni «No le basta con haber traído la muerte y la desesperación a Colombia? Ahora también tienen que hacer lo mismo aquí?![AN27] » lo sento imprecare in spagnolo e chiudo gli occhi, lasciandomi andare ai singhiozzi e alla paura.

«Pedro, che faremo?» gli chiedo, posandomi pesantemente contro di lui.

«Quello che ha fatto Camilo.» dice nervosamente, così furioso come non l’avevo mai visto.

«Quei criminali conservatori stanno cercando i Colombiani che sono scappati…» sussurro facendolo annuire «Cosa gli impedirà di continuare la caccia anche quando saremo scappati nuovamente?» gli chiedo preoccupata.

«Anni fa siamo stati stupidi…» sussurra, abbassando il capo «Troppi colombiani qui, la voz corre e vogliono matar todos.
[AN28] » chiudo gli occhi, lasciandomi andare allo sconforto.
 
 

Scegliere cosa portare dietro è stato doloroso, abbandonare in casa tutti quegli oggetti semplici ma dall’inestimabile valore sentimentale è una delle cose più dolorose che abbia mai fatto ma non posso portarmi tutto dietro; preparo due valigie e vari fagotti, stipandogli dentro quanto più cibo possibile, e pur piangendo continuo a pregare il Signore di aiutarci e di benedirci. Di far cessare questa violenza che da due anni continua ad accerchiarci sempre di più…

Sono le tre di notte quando Pedro torna, esausto e terrorizzato, e non mi perdo la moltitudine di persone che lo hanno seguito; mi ritrovo a sorridere educatamente davanti a Gerard, il figlio del cacciatore, e nel silenzio più totale mi volto per osservare un’ultima volta la nostra casita… È così bella e ancora dobbiamo finire di costruirla, di perfezionarla. Stringo il fagotto contenente Derek e singhiozzo percependo Cora muoversi nel marsupio alle mie spalle ma non posso rimanere qui, loro non devono crescere in questo clima di odio e terrore; sento le mani di Pedro che si intrecciano alle mie e mi volto, sorridendo tristemente quando noto il faccino addormentato di Peter posato dolcemente contro la spalla del padre.

In silenzio e nell’oscurità ci allontaniamo da Denver, dal passato e da tutto quello che rappresenta la mia ancora… Stringo in mano la candela, l’unico oggetto che ho voluto portarmi dietro, e continuo a ripetermi che andrà tutto bene…
 
 

 
***** Un mese e mezzo dopo *****
 
 


Arranco pesantemente sul terreno instabile, ritrovandomi a sospirare pesantemente a causa della calura opprimente della sera; l’estate deve essere finalmente arrivata a torturarci e la presenza costante di Cora e Derek addosso non mi aiutano di certo a proseguire tranquillamente, agognando il momento in cui arriveremo finalmente sotto le fronde di quella dannata foresta. È tutto il giorno che la osservo in lontananza, sembrando che non saremmo mai arrivati a destinazione, eppure…

Sbuffo pesantemente, strappando un sorriso divertito a Pedro, e lo folgoro con lo sguardo ma ovviamente lo faccio solamente ridere sguaiatamente nonostante la stanchezza e la spossatezza che ci portiamo dietro; siamo in viaggio da così tanto tempo che ormai non credo che arriveremo più a un porto sicuro, né credo che esista una cosa del genere su questa terra. C’è stato un momento, in cui stavamo procedendo per il Nuovo Messico, in cui mi ero convinta che il peggio fosse definitivamente passato immaginandomi già pronta a rimboccarmi le maniche per aiutare Pedro a costruire la nostra nuova casa ma poi, semplicemente, quei pazzi spuntarono fuori dal nulla e fu solo per puro miracolo che la maggior parte del gruppo riuscì a salvarsi; e da allora la meta sembra veramente irraggiungibile.

Sospiro stremata, chiedendomi se mai arriverò viva al nuovo anno, e finalmente le prime fronde iniziano a ripararci dalla calura californiana portandoci e respirare beati la freschezza e la pace che sembrano regnare incontrastati in questo posto; la Luna splende luminosa in cielo, permettendoci di risparmiare le torce e di evitare di accendere dei fuochi, facendoci vedere perfettamente il cammino che si estende davanti a noi e prosegue fittamente per la foresta. Lo scrosciare di un fiume riecheggia in lontananza e mi volto a osservare Pedro, sorridendogli entusiasta, percependo le energie tornarmi e spingermi verso quell’acqua pulita e limpida visto che stiamo per finire le scorte e nessuno di noi ha idea di quanto ancora dovremmo continuare a camminare; le voci si fanno allegre e leggere, i bambini ridacchiano divertiti e corrono allegramente in ogni direzione portandoci a sentire la bellezza di questo posto.

L’acqua gelida mi rinvigorisce, eliminando la stanchezza dal mio corpo nonostante mi stia limitando a bagnarmi i piedi induriti dai calli, e sospiro beata; Pedro mi accarezza le spalle e si sporge, baciandomi dolcemente il collo e abbracciandomi.
 
 

«Benvenuta nel porto sicuro, mariposa.» sussurra, facendomi ridere; sto per rispondergli, cercando le parole adatte per dirgli tutto quello che penso e che mi è mancato di noi in questo lungo periodo, quando un urlo disperato ci fa sussultare e gelare il sangue nelle vene.

«I COLOMBIANI!» urla qualcuno e immediatamente ci guardiamo, stringendoci meglio nel nostro abbraccio prima di ricominciare la fuga.
 
 

Vedo Pedro afferrare un recalcitrante Peter e lottare con le acque del fiume, trascinandosi di peso verso l’altra sponda mentre gli spari dei fucili iniziano e riecheggiare sopra le nostre teste; sentiamo gli insulti e le grida derisorie, la paura che torna ad attanagliarci l’anima. Sento il mio gruppo ordinarmi di sbrigarmi, pregarmi di muovermi il più in fretta possibile, e il cuore mi si ferma quando uno sparo tuona fin troppo vicino a noi; come al rallentatore, vedo Margaret cadere inerme a terra.
Luis urla ma viene freddato da un nuovo colpo di fucile.

E alla fine mi volto, incontrando il volto dei miei cacciatori; sono uomini e Alpha, armati fino a i denti, e mi guardano schifati. Sorridono minacciosamente, carezzando lascivamente le canne dei fucili ancora bollenti e promettendomi silenziosamente di uccidermi; singhiozzo, stringendo meglio Derek contro il mio petto e do loro le spalle, ricominciando a correre e sperando che il Signore possa proteggerci nuovamente. Sento Pedro accanto a me tentare di rassicurare Peter, che non smette di piangere terrorizzato, e quando poso i piedi sulla terraferma mi rendo conto che è finita; la riserva è enorme e noi siamo stremati, non ci metteranno molto a sterminarci.

La disperazione mi abbraccia, cullandomi in una fredda morsa che mi priva di tutto; sento il cuore rallentare e la mente svuotarsi, incapace di poter reggere tutto questo. Distrattamente sento qualcuno pregare i nostri carnefici, supplicandoli di lasciarci vivere in pace, ma so che non accadrà; so che non si fermeranno fino a che l’ultimo di noi non si abbandoni all’oblio della morte…
 
 

«Pietro, sé un buen chico y no hagas que mamá se enoje demasiado. Ahora eres el hombre de la casa...
[AN29] » mi volto verso Pedro, inginocchiato davanti a Peter e intento ad abbracciarlo strettamente mentre piange; il mio bambino singhiozza ma alla fine viene costretto dal padre a separarsi da lui.

«Pedro…» sussurro ma lui sorride tristemente, fissandomi disperato.

«Adiós, Miguel, sí fuerte mi amor...
[AN30] » sussurra carezzando la testolina di Derek, singhiozzando rumorosamente «Sé fuerte, Corazón, porque en el mundo encontrarás mucha gente mala. Papá siempre te protegerá...[AN31] » dice stringendo il fagotto dove Cora riposa, incurante delle lacrime che mi solcano il volto.

«Pedro, ti prego…» piango, stringendogli la maglia con tutta la forza che ho ma lui mi sorride e mi accarezza il volto; mi bacia, dolce, mettendo tutti i “Ti amo” non detti in questi anni. Sento tutto in questo semplice contatto di labbra, tutte le cose che ha sempre provato per me ma che non ha mai avuto la possibilità di dirmi; singhiozzo nel bacio, arrendendomi al nostro destino, ritrovandomi a sussurrare un debole “No…” quando ci separiamo.

«Tieni sempre accesa la candela, mi vida, perché solo la luce può sconfiggere il buio…» sussurra, costringendomi a stringere questa dannata candela che mi sono portata dietro e alla fine si volta.
 
 

Lo vedo sorridere e avanzare lentamente verso i colombiani, alzando le mani in aria e affrontando a viso aperto la morte; mi sento tirare, qualcuno mi urla contro di scappare ma non lo ascolto. Non posso farlo…
 
 

«Pedro!» urlo cercando di liberarmi da quella presa «PEDRO!» urlo ancora, piangendo e singhiozzando mentre avanzo a fatica verso di lui; vedo un uomo alzare la pistola e caricarla, puntandogliela al petto «PEDRO!» e poi spara.
 
 

Mi blocco, sentendo il dolore riecheggiarmi nel petto come una bomba, ritrovandomi a cadere in ginocchio quando le forze mi abbandonano; Pedro barcolla sul posto e si accascia sulle proprie gambe, sollevando il capo al cielo e lasciandomi per sempre.
 
 

«PEDRO!» urlo e mi faccio cadere al suolo, posando una mano sul terreno e cominciando a prenderlo a pugni mentre la candela rotola di fianco a me; li sento ridere sguaiatamente e un tonfo a terra, ritrovandomi a chiudere gli occhi quando capisco che ad aver prodotto quel suono è stato il suo corpo privo di vita.

«Pero qué está pasando?! LA VELA!
[AN32] » li sento urlare e poco a poco un caldo tepore mi avvolge, sento l’energia vibrarmi attorno e quando alzo il capo, convinta di incontrare la beatitudine e il volto sorridente del mio Compagno, mi ritrovo a fissare la fiamma della candela che arde splendente.
 
 

Una nuvola dorata si innalza dal pavimento, avvolgendo la cera e intagliandola con maestria e alla fine, quando raggiunge la fiamma, l’energia esplode con violenza; vedo i colombiani venire scagliati lontano mentre il terreno trema e poco a poco, davanti ai miei occhi, spessi tronchi si sollevano verso il celando proteggendoci e impedendomi di osservare un’ultima volta il corpo del mio Pedro…
 
 


 

 [AN1]Buon pomeriggio…
 [AN2]Scusate, mie splendide signore, ma il mio amico Camilo mi ha costretto a venire qui da questa splendida signora dagli occhi meravigliosi...
 [AN3]È Camilo, tesoro, e sono qui per servirti!
 [AN4]Presentati, stupido!
 [AN5]Eccellente!
 [AN6]Possiamo offrirvi dello zucchero filato?
 [AN7]Le nostre famiglie hanno percorso molti chilometri con donne e bambini…
 [AN8]Scusami, Talia, ma la nostra lingua non è ancora perfetta.
 [AN9]Mi devi un caffè, amico mio!
 [AN10]Credo che questo sia il tacos più cattivo che abbia mai mangiato…»
 [AN11]Talia, vuoi veramente parlare del sesso tra Janet e Camilo?
 [AN12]Stanno facendo sesso.
 [AN13]La cena di presentazione è andata bene e ci sono stati tanti appuntamenti romantici.
 [AN14]Ma Camilo era molto agitato della cosa. Del sesso con lei.
 [AN15]Lei è molto importante per lui, sta riflettendo sull'acquisto di un anello di legame per la signorina.
 [AN16]Mia bellissima farfalla, questi fiori non valgono la metà della tua bellezza... Scusami per averci messo così tanto, ho dovuto farmi prendere a pugni in faccia da Camilo per presentarmi e dirti cosa provo per te. Quello che ho sempre provato per te...
 [AN17]Vita mia, va tutto bene?
 [AN18]Saremo genitori...
 [AN19]SAREMO GENITORI!
 [AN20]SAREMO GENITORI!
 [AN21]Un bambino…
 [AN22]Oh vita mia! Non voglio fare progetti per i nostri bambini! A mi basta che siano maschi e Alpha perché non minacciare tutti gli Alpha della città!
 
 [AN23]Un bambino splendido ma dispettoso, un bambino che sputa la pappa e una bellissima bambina...
 [AN24]Sono felice.
 [AN25]E Miguel sarà un Omega forte e valoroso!
 [AN26]Sporchi bastardi!
 [AN27]Non basta aver portato morte e disperazione in Colombia? Ora devono fare lo stesso anche qui?!
 [AN28]Troppi colombiani qui, le voci corrono e vogliono ucciderci tutti.
 [AN29]Pietro, fai il bravo e non fare arrabbiare troppo la mamma. Ora sei l'uomo di casa...
 [AN30]Addio Miguel, sì forte amore mio...
 [AN31]Sii forte, Corazón, perché nel mondo troverai tante persone cattive. Papà ti proteggerà sempre...
 [AN32]Ma cosa sta succedendo?! LA CANDELA!
   
 
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