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Autore: Anonimadelirante    30/04/2023    1 recensioni
01. Non sembra così eccitante, l’idea di viaggiare, da questo lato del racconto: certo, riflessa negli occhi del Dottore, correndo a zig zag per le strade di Londra, l’una con un vestito senza tasche e l’altro con una giacca con tasche più grandi all’interno, Donna aveva pensato-- ma ovviamente si era sbagliata. (Donna&Doctor)
02. Il Dottore non le ha mai regalato nulla (tranne un’intera esistenza passata a rincorrersi per il verso sbagliato del tempo, la certezza che anche un’assassina può innamorarsi ed ogni stella del firmamento), fino a quando non le regala un diario. (River/Doc)
03. Se c’è una cosa che imparato, dall’Anno Che Non C’È Mai Stato, è ad essere un soldato. A raccontare storie. A travestire da religioni amori non corrisposti. (oneside!Martha/Doc) [TBW @BellaLuna]
Frammenti di un’unica storia: quella del Dottore e della sua cabina blu, di come si sono rubati a vicenda e di come da allora viaggiano insieme, sbatacchiando di qua e di là senza alcuna meta, ma con molti amici sparsi nell’universo e nel tempo.
[Partecipa alla challenge “I like that quote, said the month” @MariLace]
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 11, Doctor - 12, Donna Noble, TARDIS
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#Giugno: Lakoff
Stiamo viaggiando sulla quarta corsia dell’autostrada dell’amore.

 

 

 

 

 

III. 
Fino alla fine del viaggio

 

 

 


La prima volta che s’incontrano (non esattamente la prima volta, borbotterebbe il Dottore se interpellato – la terza, ma la prima volta se non si contano i viaggi nel tempo e la più confusa visita medica a cui abbia mai assistito, cosa che Martha non farà, per il bene della propria sanità mentale) lui le dice che è brillante e poi la bacia.
Non lo definisce un bacio, ovviamente – è il Dottore, le cose non sono mai semplici, con lui, mai come sembrano, o per lo meno: sempre più di quello che appaiono – ma un trasferimento genetico. Non ne fa davvero un grande affare: sono in piedi, nel corridoio dell’ospedale in cui Martha lavora e conosce ogni piastrella venata ogni bagno ogni camerata di quel posto, perché passa più ore lì – a svuotare cateteri e leggere lastre e fare ogni genere di attività di cui i tirocinanti in realtà si occupano quando non sono in una serie tv di Shonda Rimes – che a casa, ma in qualche modo è tutto nuovo, diverso, magnifico e grandioso: la pioggia sale invece che scendere e lei può respirare a pieni polmoni nonostante si trovi sulla Luna.

E accanto a lei c’è un uomo alto e un po’ troppo magro, piuttosto entusiasta, ma anche molto poco stupito del teletrasporto, che dice Brillante, assolutamente brillante, e per qualche ragione sorride quando gli dice che fa Jones di cognome.


Dice anche, con una voce vuota e lontana, che era al Torchwood, il giorno in cui c’è morta sua cugina: dice È stata una grande battaglia, terribile, ed il suo viso illuminato dalla luce della Terra è tutto spigoli ed ombre, gli occhi che gli brillano di nostalgia. (Rose, ovviamente – questo, lì sulla terrazza del terzo piano del Royal Hope, affacciata sui crateri della Luna Martha ancora non lo sa, ma il Dottore ha sempre quell’espressione, quando pensa a Rose Tyler. O a Gallifrey, la sua casa perduta. Il che, be’, immagina abbia piuttosto senso, nella semiotica emotiva dei suoi cuori spezzati.)


A posteriori, Martha si domanderà perché non si sia spaventata, di fronte a quello sguardo; perché non sia scappata, di fronte ad un uomo che affermava di essere sopravvissuto ala Guerra dei Fantasmi, nonostante i TG dicessero che nessuno fosse uscito vivo dal Torchwood, dopo quel giorno terribile. Come mai, invece di sentire brividi di presentimento, si sia presa una cotta per l’uomo che avrebbe fatto di lei un soldato. Cosa dica di lei questo.

 

 


 


La prima volta che si incontrano – seconda – lui si presenta come Signor Smith, e poi – terza – si smentisce. Dice: Non è vero. Mi chiamo il Dottore. Solo... il Dottore. Le persone mi chiamano così.
E Martha, che ha passato davvero troppe ore della sua vita ad avere crisi di nervi su testi di anatomia scritti per due quinti in latino per accettare che uno squilibrato qualsiasi si faccia chiamare in questo modo senza averne il diritto, raddrizza le spalle e assottiglia gli occhi e scuote la testa: Be’, non io, dice. Con me questo titolo dovrai guadagnartelo.
Lui sorride con un solo angolo della bocca, un lampo di sfida nello sguardo, e procede a salvare il mondo.

 


Ah, Martha Jones, riderebbe di lei la sua sorellina Tish se le raccontasse tutta la storia. Così tristemente banale. Ad un uomo basta impedire che il pianeta venga distrutto, saltellare scalzo per una stanza, baciarti ed essere un mitomane che prende un po’ troppo sul serio il topos letterario del sacrificio dell’eroe per averti ai suoi piedi? Un po’ banale, non credi?
Per fortuna, Martha si guarda bene dal raccontargliela.
(Così, quando lo incontra, Tish fissa il suo completo alla James Bond, sbatte le palpebre e commenta, a voce un po’ troppo alta, quanto sia carino il suo accompagnatore. Martha smette di cercare di convincerla che non è come crede, dopo che il Dottore le ha salvate entrambe da una mutazione genetica cannibale ed un poco viscida in una cattedrale gotica. Tish la conosce da tutta la vita, dopotutto, sarebbe inutile e sciocco fingersi indifferente.)

 


Il fatto, però, è che davvero non è come sembra: lei ed il Dottore non sono-- be’, suppone siano compagni, in un certo senso. Di viaggio. Di avventura.
Tutto qui.


(Tutto qui?, sbotterebbe il Dottore se la sentisse sminuire così il loro rimbalzare casualmente da un disastro e l’altro, disinnescando per pura fortuna una bomba ad antimateria il cui timer era pericolosamente vicino allo zero, qui, salvando la razza umana, lì, ed affondando con tutte le scarpe nella cupa preparazione alla prima Guerra Mondiale, qua.
Tutto qui, Martha Jones? E cosa potrebbe mai esserci di più, sentiamo?
Se mi amassi, non avrebbe il coraggio di rispondere lei. Come ami Rose Tyler, come avresti potuto amare Joan Redfern se non fossi stato l’ultimo dei Signori del Tempo, ma solo un semplice umano, un semplice professore di campagna.)

 

 


 


Più avanti, tutto il pianeta saprà quanto meraviglioso e brillante sia il Dottore. Che fortunata lei sia stata a conoscerlo quando ancora non era prigioniero.
Lo racconterà a chiunque sia disposto ad ascoltarla, e dovunque su tutta la Terra uomini, donne e bambini si sentiranno il cuore tremare al pensiero di quest’uomo solo, stoico e magnifico, che s’interpone fra l’umanità ed il Maestro, fra l’umanità e qualunque pericolo mortale decida di schiantarsi sul loro pianeta.


Più avanti – o, be’, forse più indietro, vista la storia dell’Anno Che Non C’È Mai Stato, per quel che vale – il Dottore l’abbraccerà, forte, ed il suo viso sarà di nuovo il suo viso, tutto ombre e nostalgia  ed affettuoso entusiasmo per le cosa più ridicole, di nuovo il viso di un trentenne, nonostante la sua vera età sbirci da quei suoi occhi liquidi e scurissimi. Martha Jones!, mormorerà, baciandole la fronte. Sapevo che ce l’avresti fatta. Che ci avresti salvato. Be’. Che avresti salvato l’intero pianeta. E con nient’altro che una storia da raccontare – nessun’arma è più potente della fede. Brillante, assolutamente brillante!


Martha non potrà fare a meno di sorridere, abbracciandolo a sua volta.
Non gli dirà: È stato l’amore che provo per te a salvarci, Dottore. Nient’altro.
Si limiterà a ridere, le guance umide di lacrime, e stringerlo a sé correggendolo in un bisbiglio Una bella storia da raccontare. Cos'altro potrebbe esserci di meglio?


(E quando, anni dopo, il Dottore e la sua nuova compagna – Donna Noble, capelli rossissimi e occhi perennemente alzati al cielo per via delle buffonate del loro conoscente comune – la fisserà con pena e dolore, qualcosa di simile al disgusto a scivolare oltre le crepe della voce: Cosa saresti, adesso? Un soldato? Cosa sei diventata, Martha Jones?, non gli risponderà Quell’anno che tutti hanno dimenticato è l’unico che ricordo con chiarezza, Dottore. Non si guarisce, da una cosa del genere.
Non gli dirà neanche È colpa tua.
Non avrebbe senso, dopotutto: il Dottore, questo, lo sa benissimo.

 


Donna Noble guarda prima lei e poi lui e poi alza gli occhi al cielo – per, tipo, la quinta volta da quando si sono incontrate – e poi la prende sottobraccio come se fossero vecchie amiche e comincia a prendere in giro senza pietà l’alieno centenario che ha salvato il mondo un migliaio di volte per la sua magrezza ed il suo naso e le scarpe da ginnastica ed i vestiti e più o meno qualunque altra cosa lo riguardi.
Martha l’apprezza un po’.)

 


 

 


A Mickey dirà che si è innamorata di lui a prima vista.
Dirà: Eravamo sulla luna e mi ha baciata e, eh, non lo so. Avevo ventisei anni e cinque ore scarse di sonno... voglio dire, come avrei potuto non innamorarmi?
Mickey si strozzerà nella birra: Non anche tu, piagnucolerà. Non anche tu, Martha Jones. Ma che problemi avete, tutti quanti? Tu, Jack, Rose... il Dottore è un idiota, perché lo trovate così figo?
E Martha, ridendo, scuoterà la testa: Anche tu lo trovi figo, dirà, per il solo gusto di prenderlo in giro.
, ammetterà Mickey con molte meno remore di quelle che dovrebbe averne in apparenza uno la cui fidanzata è scappata con un alieno per saltellare qui e lì nel tempo e nello spazio. Sì, ma non in quel senso.
Quale senso?, domanderà lei allora, con un sorriso largo e strafottente, perché Mickey Smith che balbetta e tossisce, imbarazzantissimo, è qualcosa di semplicemente troppo adorabile per farsi sfuggire l’occasione.


(Il loro primo appuntamento: patatine molli e fredde, fritte in un olio davvero scadente, seduti sul bordo di un marciapiede a notte fonda, i vestiti che puzzano di fumo e polvere da sparo, una brutta bruciatura sull’avambraccio sinistro per via dei motori surriscaldati dell’astronave che hanno dovuto riparare per convincere la verdissima razza aliena di turno che non era proprio il caso di invadere questo pianeta, quando avrebbero potuto benissimo fare dietro front e tornare a casa.
Terzo, la correggerà Mickey, un manciata di mesi dopo, mentre Martha sta provando a tenere un brindisi durante il loro stupido matrimonio. Mio dio, sbotterà lei. Non conteremo l’Incidente della Marmellata di Praxi e la Rivolta dei Sontaran come i primi due!
Comunque, la vita-dopo-il-Dottore ha alti e bassi: Martha si godrà i bei momenti, decide mentre bacia Mickey Smith, e stringerà i denti e supererà quelli brutti.)

 

 


 

 


A Mickey dirà che si è innamorata di lui a prima vista, e di certo non è una bugia: si invaghisce un po’ dell’uomo che la bacia nel bel mezzo del corridoio di un ospedale sulla luna e poi precisa Non è un bacio, è un trasferimento genetico. Non significa niente.
(Per te, forse!, vorrebbe urlargli contro Martha, ma poi un rinoceronte vestito da poliziotto avanza verso di lei, quindi, eh. Priorità, suppone.)
Non è una bugia, ma non è neanche del tutto la verità: si accorge di amarlo mentre tossisce soffocata dai gas di scarico di New New New New New – una decina d’altre volte New – York.
Verrà, pensa, di colpo. Lui verrà. A salvarmi. A salvare tutti noi: è quello che fa. E non c’è assolutamente nessuna ragione per cui dovrebbe pensare una cosa del genere – il Dottore non sembra affezionato a lei più di quanto non sembri affezionato a qualunque passante abbiano incrociato mentre schivano catini di piscio cercando di salvare Shakespeare (ed incidentalmente l’umanità intera) – ma in qualche modo sa che verrà davvero. Perché è il Dottore.
E non importa che a quanto pare i baci non siano baci, per lui, e che non ci sia spazio per nessun’altra, nei suoi insensati due cuori, oltre che per Rose Tyler, e che quando parla di casa il suo sguardo è vitreo e lontano: verrà. Certo che verrà.
Forse sono i gas di scarico che le danno un po’ alla testa, o l’adrenalina dovuta al rapimento, ma Martha non ha alcun dubbio in proposito: salverà lei e questi due stupidi con cui si trova.
Voi avete la vostra fede, dice loro, senza neanche pensare quanto sia vero – assolutamente, terrificantemente vero. E io ho il Dottore.


Ovviamente, le cose vanno esattamente così. Il Dottore cracca i firewall dell’intera città, chiacchiera allegramente con un gatto vestito da aviatore e le salva la vita – la salva a tutti loro. Salva l’intera umanità, e piange per l’unico per cui non può fare nulla.
Non è il momento, supplica, in ginocchio fra i cadaveri del Senato, chino sull’enorme viso di Faccia di Boe, non ancora. E poi io odio i segreti, ma Faccia di Boe sta morendo, per cui: Sono l’ultimo della mia specie, gli confessa. Come tu sei l’ultimo della tua, Dottore. È giunta l’ora, per me, ma sappi, Signore del Tempo, che non sei solo.
Martha sbatte le palpebre per scacciare le lacrime e lo guarda, scioccata.
È qui, su Nuova Terra, che scopre che in effetti sì, è un po’ più che una cotta, quella che ha – è folle, assoluta fiducia: è amore; poco importa se chiaramente, spietatamente, assolutamente non corrisposto: non si muore di un cuore spezzato – e che il Dottore è un bugiardo.
Questo – be’, questo non dovrebbe essere esattamente nuovo. Si è presentato con un nome falso, la prima volta che si sono conosciuti. Dovrebbe vergognarsi di quanto sia stupita. Il fatto che un uomo preferisca non parlare dello sterminio della sua gente non dovrebbe essere così strano, in fondo.

 


(Svariati anni dopo, seduta con lui di fronte ad un castello di carte costruito da Ianto, guarderà Jack fare la mutazione del suo Manipolatore del Vortice con la riverenza con cui le persone comuni pregano in chiesa e poi dirà, tutto d’un fiato: TI ho visto morire, sai? Non... per l’ultima volta, intendo. Il Dottore sarà lì, piangerà per te: ecco cosa dovrai dirgli, perché i viaggi nel tempo sono un po’ un casino e la vita è davvero strana.
E se c’è una cosa che imparato, dall’Anno Che Non C’È Mai Stato, è ad essere un soldato. A raccontare storie. A travestire da religioni amori non corrisposti.)

 


Un po’ pateticamente gli dice: Tu hai me. È questo che intendeva Faccia di Boe con “Non sei solo”. Stanno camminando per i vicoli deserti dei bassifondi, e la strada è bagnata di pioggia, scivolosa – la coda letale in cui è rimasta intrappolata, i gas di scarico così densi da soffocare, e le feroci creature che volevano mangiarla già soltanto un ricordo. Lui le sorride – triste, intenerito – e Non credo proprio, mormora. Mi dispiace.
Tutto quello che succede poi è solo una ripetizione di questa scena ancora ed ancora ed ancora, fino a quando un giorno Martha ha il cuore esploso nel petto come una granata, tante piccole schegge incastrate nella carne, e si sta dissanguando, scopre, si sta dissanguando da mesi, da più di un anno, da quel momento intrappolata in un ingorgo mortale, sull’autostrada della futura New York, in cui ha scoperto di amarlo. Si può morire, dopotutto, di un cuore spezzato, pensa improvvisamente, gli occhi asciutti, ma il sangue che le romba come impazzito nelle orecchie, solo, molto lentamente. Solo, non sul colpo, ma di una lunga agonia. La sua famiglia è salva, la Terra è salva, il Dottore è di nuovo lì, di nuovo lui, di nuovo in piedi, con le guance bagnate di lacrime per l’unico che non ha potuto salvare in tutto il pianeta – l’ultimo dei Signori del Tempo a parte lui, il Maestro, la persona che Martha odia di più al mondo: lo guarda, mentre ciondola nel ventre aranciato della sua cabina telefonica mormorando insensatezze su possibili viaggi, e si dice Non posso più farlo. Non posso più fingere che non importi. Lei lo ama e lui non può darle nient’altro che, be', che l'intero universo. Ma l’universo non basta, l’universo non è fatto di baci e sorrisi e balli lenti al ritmo del respiro della TARDIS. Non per lei. Martha Jones non è Rose Tyler e lui non può ricambiarla, per quanto ci provi. Il suo nome, fra le sue labbra, non avrà mai lo stesso suono che ha la parola casa – i soli gemelli, e l'erba rossa, la luce che si riflette sulla cupola della cittadella... ti ho mai ricordato di quella che volta che Rose Tyler ha salvato l'universo dalla cosa più vicina a Satana che abbia mai visto?
Non dice nulla di tutto questo. Dice: È finita. Mi dispiace, davvero. Ma questa è la fine del mio viaggio. Dice qualcosa sulla sua famiglia, tortura e distrutta, traumatizzata – non sono bugie, ma neanche esattamente la verità.
(Anni dopo, quando il Dottore guardandola non vedrà che un soldato, lei raddrizzerà le spalle e si sforzerà molto di non dire E da chi ho imparato, secondo te?)
Dice Ho spesso pensato di essere la seconda scelta, ma sai cosa? Sono proprio brava. E poi gli racconta di Vicky, la sua migliore amica durante gli anni dell’università, e del tempo che ha sprecato correndo dietro ad un ragazzo a cui piaceva, ma che non l’amava.
Io glielo dicevo, ma lei non sentiva, glielo ripetevo continuamente, conclude. Cercane un altro, Vicky. Ed è quello che farò io. Me ne cercherò un altro.
Esce dalla porta e non si guarda indietro.

 

 


 

 

 


Non troppo tempo dopo, il mondo sta finendo per l’ennesima volta ed il Dottore e Donna ed una quantità di altra gente – fra cui, apparentemente, anche Rose Tyler, ovvero la ragione per cui per una volta i sorrisi del Dottori sono così larghi e aperti e i suoi occhi brillano d’incredula felicità – guida la TARDIS attraverso una rocmabolesca vittoria contro i Dalek.
È così che Martha incontra Mikey Smith.
Due mesi dopo, Mickey atterra il capo della sommossa dei Sontar con una fionda ed una biglia e poi ride: Non malissimo, eh, per essere la seconda scelta, urla in direzione del Capitano Jack. Lui sbuffa e scuote la testa: La supererai mai?, s’informa. Avevo bisogno di un portiere, non ho scelto Gwen perché la preferisco, ma perché è più brava. Se mai mi si dovesse fermare la macchina chiamerei te.


(C’è una storia, dietro, che ha poco a che fare con le partite di calcetto del Torchwood e molto con Rose Tyler, il Dottore ed un universo parallelo, in realtà. Mickey gliela racconterà davanti ad un cartoccio di pessime patatine, i vestiti che puzzano di cenere e sudore, e Martha ricambierà raccontandogli di come si sia innamorata di un uomo impossibile e abbia passato un Anno Che Non C’È Mai Stato a dire a tutti quello che provava per lui.
Essere la seconda scelta, mormora sulle labbra di Mickey, non sembra poi male, dopotutto, non è vero?)

 


 


 


 


N/A: chi ha due pollici, il computer ANCORA in assistenza, perso tre ore abbondanti ad aggiustare manualmente l'htlm di questa fic scazzando diverse volte col testo intero e la vita offline completamente a puttane? EH. Questa storia partecipa a alla TBW @BellaLuna, Feriscelapenna, per la categoria Unrequied Love e alla I like that quote, said a month, @Mari Lace, sul forum di EFP, col prompt di Lakoff “Stiamo viaggiando sulla quarta corsia dell'autostrada dell'amore”, che spero non si sia perso per strada come invece pare a me. Questo perché, andiamo!, con una citazione del genere la tentazione di scrivere un mm su Gridlock (...la terza puntata della terza stagione, se la memoria non m'inganna) era troppa per non assecondarla. E poi! Martha Jones! La regina incontrastata della frienzone! [Il titolo, sì, viene da 3x03 (again: se la memoria non m'inganna). Il Dottore domanda ad uno dei viaggiatori una roba tipo “e fino a quando andrete avanti” e quello risponde “fino alla fine del viaggio”, ehm] Btw, spero che la lettura risulti piacevole, o quanto meno scorrevole. Ci si becca in giro, bacini, bacetti, buon maggio a tutt* <3

  
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