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Autore: Apollonia Storie    01/05/2023    0 recensioni
Ho iniziato a scrivere questa storia quattro mesi fa. La leggo e la rileggo, e mi inghiotte sempre di più. Finalmente mi sono decisa a pubblicarla.
Parla di una ragazza di diciassette anni, dal cuore nero, l'anima a pezzi e lo sguardo dannato.
Ravenna Blackwood.
La spina nel fianco di Minerva McGranitt.
E poi c'è lui, l'ex Mangiamorte più famoso del Mondo Magico.
Draco Malfoy.
Da sempre dipinto come l'animo scuro da salvare.
E se stavolta fosse lui a salvare l'animo di qualcuno?
Genere: Erotico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Avrebbe potuto, seriamente, trasferirsi lí.
Per sempre.
 
Tra le mura verde smeraldo della camera di Salazar Serpeverde.
Incredibile solo a pensarsi.
 
Era nella camera
Di Salazar Serpeverde!
 
Il vento fischió per un attimo nella canna fumaria e Draco rimandó indietro la cenere con un gesto secco della bacchetta.
 
Inspiró quell’odore di legno bruciato e stese i piedi nudi sul divanetto.
 
Questa era la vita che meritava.
Calma, lusso e un bel bicchiere di brandy alla mano. Delle migliore collezione di Lumacorno.
Sorseggiata sulla poltrone in pelle del fondatore della sua Casa.
 
E non con le strilla di sua madre su quando si sarebbe sposato!
 
Pensó Draco sfogliando l’ennesima pagina de “La Cabala Mistica" di Dion Fortune.
 
Madama Sprite gli aveva consigliato quel libro, forse per farsi perdonare dal doloroso morso che le sue stupide mandragole affammate gli avevano lasciato.
 
Come a ricordargli quel particolare, la ferita gli pizzicó di dolore.
Stese le dita con una smorfia, lanciando un’occhiata obliqua alla garza pulita che gli fasciava la mano.
 
Stupide, stupide mandragole.
Per non parlare della figura da idiota che aveva fatto con quella classe del terzo anno!
 
 
L’orlogio segnó le undici e Draco sospiró.
A dirla tutta, quello era un bel libro.
Ma la sua testa si rifiutava di assimilare alcuna di quelle parole o di quelle illustrazioni minuziose.
Sospiró, gettando il capo sullo schienale della poltrona in pelle.
 
Era andato.
Di nuovo, quel momento di pace era svanito nel nulla, occupato dal pensiero che con tutto se stesso tentava di confinare ai limiti della sua mente.
 
Non riusciva.
Non riusciva a non pensarci.
Non riusciva a non pensare a…
 
BOOM
BOOM
BOOM!
 
- MALFOY!!– urló una voce dall’altro lato della porta e Draco trasalí.
 
Con uno scatto infastidito saltó in piedi, notando solo in quell momento di aver rovesciato il brandy sul tappeto per lo spavento.
 
Scosse la testa nervosamente e spalancó la porta, senza alcun dubbio su chi vi fosse dietro.
 
- Dio, Blackwood sembri un morto che cammina e sono le undici di sera, per Diana, dovresti essere in dormitorio! - esclamó.

Ma la Blackwood non sembrava per niente preoccupata dal suo essere nei corridoi fuori orario, ostentando la solita arroganza strafottente di sempre, nonostante non fosse, chiaramente, nelle sue migliori condizioni.
Aveva le stesse occhiaia, gli stessi occhi folli e gli stessi capelli sconvolti di quando l’aveva lasciata alle cure di Madama Chips.
Persino lo stesso pigiama.
 
Non ci voleva molto a capire che appena uscita dall’infermeria si fosse piombata direttamente lí.
 
- Dobbiamo parlare. Ora! – scandí lei spingendo appena la porta, ma Draco bloccó prontamente l’anta.
- Puoi parlare lí dove sei. – replicó.
 
Ravenna inspiró stringendo i denti, ma poi incroció le braccia.
 
-Confido nella tua discrezione, Malfoy, su qualsiasi cosa tu abbia visto l’altra sera. – disse, la voce tremante di nervosismo mal placato.
 
Draco strinse gli occhi, poggiandosi con nonchalance allo stipite della porta.
 
- Quale… quale discrezione? – disse con un ghigno al vedere la faccia di Ravenna colorarsi di un forte porpora.
- Malfoy…-
- Sei troppo carina per farmi paura, Blackwood. Anche conciata cosí... tornatene a letto prima che Gazza inizi a urlare, che dici? - disse lui afferrando la maniglia per chiudere la porta.
 
Questa volta fu la mano di Ravenna a bloccarla.
Si avvicinó di un passo e, Draco non l’avrebbe mai ammesso ma, ora la ragazza incuteva decisamente timore.
 
- Mio padre collezionava segreti, Malfoy. É questo che conservava nella camera nel suo studio… perché credi non mi caccino da Hogwarts? Só cose su questa scuola e sul Ministero che farebbero tremare le gambe morte di Silente.
E il tuo paparino ha un bel fascicolo pieno se proprio vuoi saperlo… - sussurró, gelida come una statua di ghiaccio.
 
Draco mantenne lo sguardo per un secondo.
Indeciso e... intrigato.
 
Poi si morse un labbro, e scomparve di nuovo nella sua camera, lasciando la porta socchiusa.
 
Quando ricomparve, la sua mano fasciata stringeva il manico scintillante della sua Firebolt 3500S.
Cosí nuova, che neanche era uscita sul mercato.
 
Quando Ravenna la vide, i suoi luccicarono di adorazione, nonostante la sua ostentata aria minacciosa.
 
 
 
 
- Davvero non vorrei che cose su mio padre uscissero proprio ora, Blackwood. Io mantengo i tuoi segreti, e tu mantieni i miei, che dici? – disse con un sorrisino, lasciando che lo sguardo della ragazza si posasse sulla sua mano che ora accarezzava il manico.
 
-Cosa c’entra la scopa? – chiese subito lei e Draco si succhió un labbro.
-Oh questa? – fece Draco, fingendosi sorpreso.
 
Se la passó da una mano all’altra, sorridendo al modo in cui gli occhi di Ravenna seguirono quel gesto.
Con un gesto lento, allungó il manico verso di lei, in attesa che lo afferasse.
 
- Un piccolo incentivo. Sei di nuovo nella squadra... Batti Potter alla partita di domani, e faró finta di dimenticarmi di tutti i tuoi piccoli traumi infantili... - fece solleticando.
 
Ravenna osservó il manico di scopa che il ragazzo le aveva dato in mano, cosí lucido da rispecchiare i bagliori delle lampade del corridoio.
 
Rimase per un attimo in silenzio prima di alzare gli occhi verso di lui.
 
-Tu ti senti in colpa. – disse, e il sorriso di Draco si ridusse ad una smorfia infastidita.
-Chiamala compassione, piú che senso di colpa. E poi... non vedo l'ora di vedere la faccia della Weasley quando vedrá contro chi gioca Potterino! - il suo ghigno si allargó fin quasi alle orecchie al solo pensiero della faccia di Ginny colorarsi come i suoi capelli.
 
Ravenna si morse una guancia, per un attimo.
Poi, con enorme soddisfazione di Draco, afferró il manico dalle sue mani e lo fissó per un attimo.
 
-Siamo d’accordo allora...- disse e fece per andarsene.
-E, Blackwood... non presentarti piú davanti camera mia per minacciarmi. – disse serio.
 
A quelle parole peró Ravenna accennó un sorrisetto ironico.
 
-E per cosa dovrei presentarmi, “Professor Malfoy?” -
 
Senza aspettare una risposta e con un’ultima occhiata, Ravenna voltó le spalle e Draco scosse la testa.
Quella ragazza, era il diavolo.
.
.
.
.
.
La folla
Le urla
Il vento gelido che ti sfregia le guance
La puzza di adolescente sovra-eccitato e gli stridolii delle ragazzine in crisi ormonale.
 
O, per farla breve, il campo da Quidditch ad Hogwarts.
 
Oh quanto egli era mancato.
Sentiva la frenesia nelle vene, come se fosse tornato indietro di cinque anni e lui stesse per entrare in campo.
 
Inspiró quell'aria polverosa, e nello stesso istante una gruppetto di figure dalla divisa rosso ed oro fece il suo ingresso in campo.
 
Erano tutti giovanissimi, e piuttosto alti.
Tutti, tranne uno.
 
Draco trattenne a stento un ghigno nel notare la mezza figura di Potter quasi scomparire tra quei diciassette anni iper sviluppati.
 
Il ragazzo parlava animatamente con quello che doveva essere il battitore, che nel frattempo si sforzava di non camminare troppo velocemente per tenere il passo del Prescelto.
- Bei ricordi, Draco? –
 
Draco alzó gli occhi al cielo, le ciglia che tremavano di fastidio a sentire quel tono odioso.
 
- Ogni volta che sento la tua voce parlarmi rabbrividsco... non mi sorprende tu e Potter dormiate in camera separate. -
- Io e Harry non dormiamo affatto in... – disse subito Ginny colorandosi in volto, ma poi strinse le labbra.
-Metti queste stupide voci in giro e giuro che arriverai al tuo ventitreesimo compleanno senza uno solo di quei capelli scambiati. – sussurró lanciando un’occhiata preoccupata a Rita Skeetter sugli spalti.
 
La donna era ancora una penna temuta del pettegolezzo e per qualche motivo, dava per vero qualsiasi gossip sentisse uscire dalle labbra del rampollo dei Malfoy.
E, oovviamente, Draco non si risparmiava nell’usare quell’arma a suo favore.
 
- Madama Sprite mi ha detto della Mandragola. Sicuro di non averlo fatto apposta per non fare la figura dello scemo contro Harry? – fece Ginny per cambiare discorso, mentre Draco ancora sghignazzava.
 
- Giá, come se avessi voglia di farmi ridere dietro da un branco di dodicenni... -
- Vedila, cosí, se avessi giocato, avrebbero avuto la stessa reazione. -
 
A Draco tremó un sopracciglio, ma ghignó.
 
- Fossi in te non sarei cosí contenta Weasley. - disse infilandosi le mani nelle tasche e voltandosi verso di lei.
- Il mio sostituto potrebbe piacerti ancora meno di me. -
 
Ginny parve non capire, ma quando poi un ruggito dall'ala verde-argento annunció l'entrata dei Serpeverde in campo, le sue iridi chiare si spalancarono d'orrore.
 
- Oh, tu non lo hai davvero fatto, Malfoy! - sputó nevrotica, incamminandosi a grandi falcate verso il centro del campo.
.
.
.
.
.
Ravenna lanció un'occhiata all'ala dei Serpeverde, al campo, agli alti anelli che li sovrastavano, sentendo l'adrenalina iniziare a pompare forte nelle vene.
Dio quanta carica le dava il Quidditch
Dio, quanta gioia le dava essere di nuovo lí.
 
- Guarda la Weasley, sta andando in fiamme. - ghignó Coliandro di fianco a lei, toccandole appena il braccio per farla voltare.
Quando arrivó a metá campo, la figura della Weasley si interpose tra lei e Potter prima ancora che potesse fiatare.
 
- Che storia é Blackwood? Lumacorno non ne sapeva niente. -
- Chiedilo a Malfoy, Weasley. É lui che mi ha dato il permesso. –
 
- Nessuno ha chiesto il tuo parere Montgomery. - scattó Ginny voltandosi verso il battitore delle Serpi
- Ginny, lascia stare. Nessuno si fará male, no? Siamo tutti adulti qui. - disse Potter lanciando un'occhiata autoritaria verso Ravenna.
La ragazza dal canto suo spostó lo sguardo dall'uno all'altro.
Poi sorrise.
 
- Oh si Weasely, non preoccuparti. Ci andremo piano col tuo fidanzatino. - sussurró leziosa alzando le sopracciglia, mentre l’intera squadra dei Serpeverde fremeva di adrenalina.
 
Ravenna mantenne il contatto visivo con Ginny fino all'ultimo secondo, fino a quando la stessa Weasley non fu costretta dal fischio del commentatore ad aprire il baule con la pluffa.
Poi liberare i bolidi.
E infine afferrare con una mano guantata, quel piccolo, veloce, astuto oggetto dorato che era il boccin d’oro.
 
- ED É INIZIATA! SERPEVERDE CONTRO GRIFONDORO!
Grandi ritorni in campo questa mattina.
Il Salvatore del Mondo Magico con i grifoni eeee.... rullo di tamburi, RAVENNA BLACKWOOD DI NUOVO IN VOLO, SIGNORI! - urló la ragazza dai capelli ricci al microfono.
 
Ravenna sentiva gli spalti della sua Casa urlare eccitati.
E non c'era da stupirsi.
Ravenna era stata tenuta lontana dal campo per gli ultimi due anni, rubando una delle migliori cercatrici che la squadra potesse vantare.
 
Ravenna amava il Quidditch.
Amava volare.
E sopratutto, amava vincere.
 
E per quello non poteva farsi distrarre da quegli schiamazzi.
 
Spostó gli occhi verso quello che era sembrato un barlume appena piú in alto di lei.
Quel dannato minuscolo boccino.
 
Si legó strettamente i capelli in una coda bassa, ed indossó la mascherina antivento per ripararsi gli occhi.
 
Poi, al primo barlume, scattó in avanti, e con la coda dell'occhio vide Potter fare lo stesso.
 
La superó in un attimo e Ravenna strinse i denti.
Era veloce quel dannato di un Potter.
Se la cavava.
Si strinse al manico di scopa il piú possibile, nonostante il vento le sferzasse violentemente il viso.
 
Quando raggiunse Potter lo spintonó con la spalla,. giusto per farlielo capire che si sarebbe giocate sporco.
 
Con uno scatto in avanti lo superó di qualche metro, fin quando uno strattone alla coda della scopa non la fece sbandare.
 
- NON COSÍ IN FRETTA BLACKWOOD! - le gridó Harry ripagandola dello stesso spintone.
-É QUESTO IL TUO MODO DI ESSERE ADULTI POTTER? - replicó lei spingendolo a sua volta.
- MAI AVUTO UN RAGAZZO, BLACKWOOD? – chiese Harry, e Ravenna lo guardó come fosse impazzito.
 
- COSA? -
- HAI MAI AVUTO UN PARTNER? - le urló Potter di rimando,ma senza staccare gli occhi dal boccino.
 
Ravenna lo guardó senza capire, ma quella distrazione le costó.
Schivó per un pelo un bolide, capovolgendosi sulla scopa e rimettendosi immediatamente dritta.
 
-CHE RAZZA DI DOMANDA É? -
- SE AVESSI AVUTO UN PARTNER, SAPRESTI UNA COSA FONDAMENTALE. -
- OVVERO? -
- SE LA MIA RAGAZZA TI ODIA, ALLORA TI ODIO ANCHE IO! -
 
Potter cambió di colpa traiettora, prendendo a mirare verso il cielo.
 
Ravenna si voltó velocemente verso il punto in cui mirava e lo seguí scuotendo la testa per spostare i capelli dagli occhi.
Le mani iniziavano a farle male per quanto le stringeva intorno al manico liscio.
 
Potter sembrava schizzare ad una velocitá tripla, nonostante il gelo delle nuvole stesse intorpidendo i muscoli di entrambi.
 
Stentava a sentire le urla dagli spalti ora.
Faceva quasi fatica a respirare, persino.
Potter allungó una mano, e la frustrazione le fece fare una follia.
 
Con uno slancio si aggrappó alla scopa di Potter, prima con una mano, poi con l'altra.
 
Il suo peso fece scendere la scopa del ragazzo con uno scossone.
 
Potter dovette aggrapparsi alla scopa per non barcollare da quel mezzo che improvvisamente si trovava due persone a bordo.
 
- COSA DIAVOLO FAI? SEI FUORI DI TESTA? - gli urló Potter sforzandosi di mantenere la scopa dritta.
 
Il manico di Ravenna precipitó verso il suolo, perdendosi tra le nuvole scure.
 
- CHIEDILO ALLA TUA FOTTUTA RAGAZZA! - sputó Ravenna con rabbia.
 
Nello stesso istante il boccino schizzó verso il basso e Ravenna non ci pensó due volte.
 
Lasció il manico di Potter e precipitó verso il basso.
 
Tentó di stendere la mano, di tendere le dita il piú possibile, di afferrare, sfiorare la superficie liscia del boccino.
 
Tese il braccio nonostante il suolo si avvicinasse velocemente, e quando la mano finalmente accolse l'oggetto tra le dita chiuse gli occhi.
 
Poi sorrise.
 
La mano forte di Montgomery l'afferró al volo e il suo corpo reagí d'istinto a sistemarsi sulla scopa dietro di lui.
 
In un attimo erano atterrati sul campo e Ravenna barcolló soddisfatta.
 
Il fischio della fine della partita le gonfió il cuore di energia.
 
Si, cazzo!
 
L'intera squadra di Serpeverde si precipitó sul campo a festeggiare.
Diverse mani la scossero ma lei proseguí dritta verso gli spogliatoi.
 
Nessuno se ne sarebbe voluto.
 
Lo sapevano tutti che Ravenna non era tipa da festeggiamenti.
 
Camminó a testa bassa, col fiatone fino alla tenda verde argento.
Senza gridare, esultare o cantare.
 
Ma una cosa la fece.
 
Alzó il volto verso un lato del campo, laddove Malfoy la guardava soddisfatta .
 
Mantenne lo sguardo per un attimo, prima di voltarsi per nascondere un sorriso.
 
Di colpo Malfoy le stava molto piú simpatico.
 
 
   
 
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