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Autore: blissfvlness    02/05/2023    0 recensioni
Dal Capitolo II
Erano tornati all'epoca nella quale i loro genitori non solo erano ancora studenti di Hogwarts ma si odiavano.
E se veramente fosse stato il 1996 voleva dire che la II Guerra Magica era nel pieno del suo sviluppo. Voleva dire che ogni giorno qualcuno perdeva la vita a causa di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Voleva dire che ormai i Mangiamorte erano usciti allo scoperto, che di lì a poco tutto sarebbe cambiato, che Silente...
Silente.
All'improvviso James e Teddy si guardarono e capirono di aver avuto lo stesso pensiero.
Se veramente si trovavano nel 1996 allora Albus Silente...
«È ancora vivo» sussurrò Teddy.
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«Benvenuti, ragazzi» disse in modo cordiale.
«Potrete rimanere qui, nella Stanza delle Necessità» propose Silente. «Nel frattempo, potreste approfittarne per presentarvi agli attuali studenti di Hogwarts» aggiunse lentamente.
I ragazzi lo guardarono sbalorditi.
«Intende dire che potremo presentarci ai nostri genitori?!» chiese Hugo.
«Esattamente» gli sorrise Silente.
Cosa succederebbe se la Terza Generazione si ritrovasse improvvisamente nel passato e si presentasse a quelli che saranno i loro genitori?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Nuova generazione
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«Buongiorno» esordì l'incappucciata che aveva preso il posto di Andromeda, leggermente agitata davanti alla vastissima Sala Grande. Si tolse lentamente e in maniera un po' impacciata la tunica che la nascondeva a occhi estranei e mostrò la sua immagine a tutti. Aveva capelli rossi, lunghi e mossi, il volto ricoperto di lentiggini, vispi occhi marroni e sottili labbra curvate in un sorriso imbarazzato.

 

«Salve, sono-»

 

«Aspetta!» la interruppe Scorpius. «Secondo me non riusciranno a indovinare chi sono i tuoi genitori» affermò, voltandosi con sguardo di sfida verso il tavolo dei Grifondoro.

 

«È palese che sia una Weasley» intervenne Hermione.

 

«Sì» sorrise Scorpius. «Ma è figlia di Ginny o di uno degli uomini di casa Weasley?» 

 

«Non credo sia mia figlia» parlò Ginny.

 

«Hai ragione, è troppo carina e tenera per esserlo» l'appoggiò Ron.

 

«Cosa vorresti insinuare?» gli domandò la sorella infastidita, assottigliando lo sguardo.

 

«N-niente» si difese il rosso impaurito.

 

«Sei figlia della nostra Ginny?» chiese Arthur curioso.

 

«No, nonno» gli rispose la ragazza sorridendo.

 

«Quindi uno di noi sei è il padre» disse Ron, scrutando tutti i suoi fratelli con gli occhi ridotti a due fessure.

 

«Ma che stai facendo?» domandò Ginny.

 

«Studio gli avversari» rispose lui serio.

 

«Il Quidditch ti ha proprio dato alla testa» sospirò rassegnata la sorella.

 

«Non può essere mia figlia» intervenne Bill. «Quando si è presentato, Louis ha detto che è il mio terzo e ultimo figlio».

 

«Secondo me è tua figlia Ron» disse Fred.

 

«Perché?» chiese il diretto interessato.

 

«Anche tu sei un po' impacciato, a volte» spiegò il fratello.

 

«Sempre» tossicchiò George.

 

«Simpatico» ribatté Ron infastidito.

 

«Io invece credo che sia figlia di Charlie» affermò Ginny.

 

«Mia?!» si stupì il fratello maggiore.

 

«Sì, mi sembra molto dolce e anche tu lo sei» gli fece l'occhiolino lei.

 

Charlie arrossì leggermente, imbarazzato. Poi sorrise alla sorella, tentando di non far trasparire il suo disagio.

 

«E se fosse figlia di uno dei gemelli?» ipotizzò Ron.

 

«Credi davvero che uno di noi due possa essere suo padre?» chiese George, alzando un sopracciglio.

 

«A me sembra così ingenua» notò Fred.

 

«Anche voi potete apparire ingenui all'inizio» ribatté Ron. «Poi diventate delle Serpi» concluse piccato, ancora arrabbiato per la figuraccia che gli avevano fatto fare la sera precedente.

 

«Delle Serpi, così ci ferisci!» esclamò teatralmente Fred,  mettendosi una mano sul cuore.

 

«Idiota» borbottò Ron.

 

«Quindi? Secondo voi chi è mio padre?» domandò curiosa la ragazza che ancora doveva iniziare la sua presentazione.

 

«Ron»

 

«Charlie»

 

«Fred o George» furono le risposte che ricevette. Sorrise.

 

«Sbagliato» disse lentamente.

 

«Ma come sbagliato, se non sei mia figlia e non sei figlia di uno dei gemelli e nemmeno di Charlie, di chi...» commentò Ron senza riuscire a terminare la frase, tanta era la sorpresa che lo invase quando si rese conto quale dei suoi fratelli fosse il padre di sua nipote.

 

«Ma com'è possibile?!» esclamò Fred.

 

«Sembri il suo opposto. Insomma sembri dolce, simpatica, imbarazzata, alla mano... l'ho già detto simpatica?» disse George.

 

«Rilassata soprattutto» ridacchiò Fred.

 

«Grazie per la considerazione» intervenne Percy leggermente piccato. «Quindi sono io tuo padre?» continuò addolcendo il tono in direzione di sua figlia, che annuì.

 

«Esattamente. Mi chiamo Molly Weasley e mio padre sei tu, Percy Weasley» annunciò lei.

 

«Molly» sussurrò la nonna della ragazza.

 

«Sì nonna, mi chiamo come te, il mio nome è stato scelto in tuo onore. Diciamo che papà si è pentito molto di essersi comportato come un idiota in questo periodo» sorrise scaltra la nipote.

 

«Signorina vedi di rivolgerti a me con tono e parole diverse» la riprese Percy. 

 

Molly alzò gli occhi al cielo ma evitò di rispondere.

 

«Quanto sei acido» disse invece George, battendo poi il cinque a Fred che ridacchiava.

 

«Quanto siete infantili» gli rispose a tono Percy.

 

«Meglio essere infantili che parlare come se avessimo un palo-»

 

«Non una parola di più» esclamò Molly Weasley. «Finitela di battibeccare e insultarvi come se foste stati cresciuti da bestie e fatemi ascoltare la presentazione della mia bellissima nipotina» li riprese minacciosa. «Prego cara, continua» disse poi alla nipote, addolcendo il tono.

 

«Grazie nonna» le sorrise lei. «Ho 16 anni e attualmente frequento il sesto anno ad Hogwarts, come voi. Faccio parte della Casa di Tosca Tassorosso e ne sono molto contenta» disse fiera, voltandosi prima verso il padre e poi verso Ron.

 

«Tranquilla Molly, ormai non credo che ci sia qualcosa che possa sorprendermi» le disse lo zio facendole l'occhiolino.

 

«Ho i miei dubbi» rispose lei, facendo assumere al rosso un'espressione corrucciata.

 

«Perché?»

 

«Non posso dirtelo» rispose la Tassorosso.

 

«Ne ho le pluffe piene di tutto questo mistero» brontolò Ron.

 

«Continuando con la mia presentazione» cambiò discorso Molly, «posso dirvi che il mio padrino è lo zio Charlie» disse lei, mimando un cuore con le mani in direzione del diretto interessato, che sorrise e le fece un occhiolino.

 

«Tua madre chi è?» chiese Percy sbrigativo.

 

«Non posso dirtelo, te lo dirà mia sorella» rispose Molly.

 

«Ho un'altra figlia?» domandò il padre, stavolta sorpreso.

 

«Esatto» sorrise la Tassorosso.

 

«Se anche Percy si è sposato e ha avuto due figli, c'è davvero speranza per tutti» sussurrò Ron a Harry, facendolo ridacchiare.

 

«Bene, non ho altro d'aggiungere» concluse la ragazza congedandosi e scendendo i pochi gradini che la separavano dai tavoli. Abbracciò suo padre che la strinse, anche se non sembrava molto a suo agio. Poi salutò tutti i presenti al tavolo Grifondoro, abbracciando in particolar modo il suo padrino e sua nonna. Infine, fece un cenno di saluto anche a chi si trovava nelle altre tavolate e si accomodò tra suo padre e Charlie.

 

Nel frattempo, un'altra incappucciata era pronta ad iniziare la sua presentazione.

 

«Salve» esordì. «Vi anticipo subito che, come Andromeda, anche io ho cambiato il colore dei miei occhi, altrimenti avreste capito chi è mia madre» disse, per poi togliersi la tunica e lasciare senza fiato un certo Serpeverde.

 

«Non è possibile» soffiò Blaise Zabini come se fosse in trance.

 

«E così Jacob ha una sorella» commentò Daphne, ridacchiando per la faccia sconvolta dell'amico. «Sei bellissima» disse poi alla ragazza.

 

«Grazie» sorrise lei.

 

«Sai che dicendo che lei è bellissima stai indirettamente dicendo che anche io sono bellissimo, vero?» le domandò Blaise nel suo solito tono spavaldo, riprendendosi immediatamente dalla sorpresa.

 

«Vedo che hai riacquistato la tua solita aria sfacciata, pensavo stessi per svenire quando l'hai vista» replicò Daphne.

 

«Non hai risposto alla domanda» sottolineò il moro.

 

«Ti assomiglia, è vero. Ma ha dei tratti molto più dolci dei tuoi, che credo siano della madre. Quindi sì, è bellissima, ma come lo è probabilmente la madre, non tu» ribatté lei.

 

«Quante storie pur di non farmi un complimento» commentò Blaise.

 

«Non farebbe altro che aumentare il tuo ego già spropositato» tagliò corto Daphne.

 

«In realtà è vero che somiglio molto anche a mamma» si intromise la ragazza, «ma è difficile notarlo perché ho i tuoi stessi colori, tranne gli occhi che ho nascosto».

 

«Sai che in quanto figlia dovresti difendere me e non Daphne, vero?» chiese ironicamente Blaise.

 

«Scusa papà, ma ho un debole per la mia madrina» sorrise angelicamente la ragazza.

 

«La tua madrina?!» esclamarono in coro Daphne e Blaise.

 

«Sì, Daphne è la mia madrina e sei stato tu a sceglierla» ribadì la giovane.

 

«Che bel pensiero Blaise, grazie» disse Daphne in tono divertito, guardando soddisfatta l'amico.

 

«Prego» rispose lui piatto, alzando gli occhi al cielo. Riusciva sempre ad averla vinta.

 

«Se non ci sono altri commenti inizierei la mia presentazione» parlò la ragazza. Visto che nessuno fiatò, continuò: «Mi chiamo Sophie Zabini e ho 16 anni. Mio padre è Blaise Zabini mentre mia madre...»

 

«Insomma chi è?!» sbottò Blaise alzandosi in piedi spazientito, visto che sua figlia non si decideva a rivelare quel maledetto nome.

 

«Non sarò io a dirtelo» rivelò lei compiaciuta.

 

«Come no...» sussurrò il moro sedendosi di botto, assolutamente senza parole.

 

«Quindi ci sono tre Zabini Jr., interessante» commentò Theo, divertito dalla situazione e dalla reazione dell'amico.

 

«Papà ti ho detto che sarai per tre volte padre, non che ti scaglieranno contro la maledizione Cruciatus, dovresti essere contento!» esclamò Sophie, le braccia conserte.

 

«Hai ragione, mi dispiace» si scusò lui, «è che non me l'aspettavo. Ma sono contento, davvero» si sbrigò ad aggiungere.

 

«Lo so che sei contento, volevo solo divertirmi un po' sgridandoti» ridacchiò la figlia.

 

«Scommetto che sei stata smistata a Serpeverde» disse Blaise assottigliando lo sguardo.

 

«Esatto!» confermò Sophie alzando i pollici e facendo un occhiolino al padre. «Non so cos'altro posso dirvi di me, vediamo...» disse poi pensierosa. «La materia che più amo è Difesa contro le Arti Oscure e sono piuttosto brava ad Incantesimi. In questo ho ripreso sicuramente da mamma, non da papà».

 

«Confermo, ha anche lo stesso caratterino di mamma» parlò Jacob.

 

«E ne vado fiera» sottolineò Sophie.

 

«Caratterino?» chiese Blaise.

 

«Oh vedrai quando saprai chi è» rispose il figlio.

 

«Ora ho paura di scoprirlo» ragionò Zabini, facendo ridacchiare i figli.

 

«Bene, la mia presentazione può dirsi terminata» concluse Sophie, andando ad abbracciare il padre e Daphne, per poi salutare tutti gli altri presenti al tavolo delle Serpi.

 

«Papà, ti dispiace se mi siedo vicino a Daphne?» domandò poi.

 

«Fai pure» acconsentì Blaise.

 

«Sai che ci si sarebbe seduta anche se avessi detto di no, vero?» gli sussurrò all'orecchio Jacob ridacchiando.

 

«Lo immaginavo» confermò il padre rassegnato, guardando dolcemente Sophie che chiacchierava animatamente con Daphne. Che dire, sua figlia era veramente una meraviglia.

 

«Per questa mattina direi che può bastare» parlò Silente, alzandosi in piedi e richiamando l'attenzione di tutti. «Avete un po' di tempo libero prima di pranzo, passatelo come meglio credete» concluse per poi avviarsi verso l'uscita della Sala Grande.

 

Theo cercò con lo sguardo Lorcan e quando il ragazzo se ne accorse annuì, facendo intendere al padre che sapeva perfettamente quello che doveva fare. «Devo andare a prendere una cosa in stanza, torno subito» annunciò alzandosi.

 

«Ti accompagno!» si offrì Lysander.

 

«No, non ce n'è bisogno» lo fermò lui. «Vado da solo» disse, per poi avviarsi verso l'uscita.

 

«D'accordo» sussurrò il ragazzo, confuso dal rifiuto del padre.

 

———

 

«Mamma, ti fidi di me?» esordì Lorcan, guardando Luna negli occhi.

 

«Direi di sì…» rispose lei confusa. «Ma forse è la risposta sbagliata» concluse sorridendo divertita.

 

«Così mi offendi» ribatté il figlio, fingendo di esserci rimasto male.

 

«Smettila di recitare» ridacchiò Luna. «Perché mi hai fatto questa domanda?» 

 

«Perché devo chiederti di andare in un posto, ma non posso dirti il perché» spiegò Lorcan cercando di assumere un'aria innocente.

 

Luna corrucciò la fronte. «Quale sarebbe questo posto?»

 

«Fuori dall'aula di Pozioni».

 

«Perché dovrei andarci?»

 

«Te l'ho detto, non posso dirtelo. Devi fidarti di me». 

 

«E quando dovrei andarci?»

 

«Ora».

 

«Ora?! Ma tra un po' serviranno il pranzo, forse è meglio aspettare» osservò Luna, che non aveva molta voglia di andare nei sotterranei.

 

«Ci vorranno almeno due ore prima che servano il pranzo» le fece notare Lorcan.

 

«Non voglio lasciarti da solo» spiegò allora la bionda.

 

«Andrò a parlare con Lysander e gli altri, non starò da solo» rispose prontamente lui.

 

«D'accordo» si arrese Luna, alzandosi. «Se è uno scherzo dei tuoi me lo ricorderò e te la farò pagare» lo avvertì.

 

«Mamma! Non pensavo fossi così vendicativa!» scherzò Lorcan.

 

Luna gli fece la linguaccia, poi uscì dalla Sala Grande e si diresse verso i sotterranei. 

 

Lorcan, invece, si alzò e andò al tavolo dei Serpeverde.

 

«Ehi dove sta andando mamma?» gli chiese Lysander, che aveva seguito i movimenti di Luna.

 

«In un posto» rispose vago il Corvonero.

 

«Che razza di risposta è?» si lamentò il gemello.

 

«Vieni con me» gli disse Lorcan.

 

«Ora?» chiese contrariato Lysander.

 

«Vuoi sapere dove sta andando mamma o no?»

 

«Sì».

 

«Allora alza il tuo pesantissimo didietro!» esclamò Lorcan.

 

«Si vede che sei un Corvonero» commentò Andromeda. 

 

Il ragazzo la guardò interrogativo.

 

«Io avrei detto culo» spiegò lei facendo spallucce e facendo ridacchiare suo fratello e Sophie.

 

Lorcan arrossì. «Beh io non volevo sembrare-» 

 

«Vogliamo andare o hai deciso di provarci proprio ora?!» domandò Lysander indispettito.

 

Lorcan divenne ancora più rosso, poi fulminò il gemello con lo sguardo e si limitò a dire: «Andiamo».

 

«Che stronzo» ridacchiò Scorpius.

 

«È solo una Serpe» lo difese Sophie» 

 

———

 

«Questa me la paghi» esclamò Lorcan non appena misero piede fuori dalla Sala Grande.

 

«Ma non ho fatto niente!» protestò Lysander facendo il finto tonto.

 

«Non fare finta di non capire con me. Lo sai che mi piace Andromeda, come ti è venuto in mente di fare una battuta del genere? Davanti a Draco poi!» sbottò il Corvonero.

 

«Andiamo sto cercando di aiutarti. Se continui così non ti dichiarerai mai!» ribatté il gemello.

 

«Non sono affari tuoi» puntualizzò piccato Lorcan.

 

«Come ti pare» tagliò corto Lysander. «Mi vuoi dire dov'è andata mamma oppure dobbiamo stare qui tutto il giorno?»

 

Lorcan prese un profondo respiro per calmarsi e poi rispose. «Nei sotterranei».

 

«E perché?» chiese Lysander confuso.

 

«Stamattina papà mi ha chiesto di farla andare lì prima di pranzo».

 

«Un secondo... pensi che voglia farle una sorpresa?» domandò entusiasta il Serpeverde.

 

«Così mi ha detto lui» rispose Lorcan.

 

«Quindi che si fa?» chiese il gemello.

 

«Mi sembra ovvio...» rispose il Corvonero guardandolo con un ghigno che era tutto un programma.

 

«Li seguiamo» dissero in coro, per poi prendersi sottobraccio e avviarsi verso i sotterranei.

 

———

 

Luna si trovava fuori dall'aula di Pozioni da dieci minuti. Tamburellava col piede sul freddo pavimento dei sotterranei mentre con la schiena si era appoggiata alla parete, le braccia conserte. Stava aspettando ma non sapeva neanche lei chi o cosa. Iniziò a pensare che si trattasse di uno scherzo mal riuscito dei gemelli, quando sentì un rumore provenire da dentro l'aula. Decise di entrare, per vedere se ci fosse qualcuno e cercare di capire il motivo per cui si trovasse lì. 

 

Non appena varcò la soglia della stanza, la porta si chiuse improvvisamente alle sue spalle, provocando un rumore sordo. 

 

Senza pensarci Luna estrasse la sua bacchetta, pronta a difendersi da chiunque si trovasse in quell'aula, ma non fece neanche in tempo ad impugnarla bene che venne disarmata.

 

«Expelliarmus!» esclamò una voce profonda e maschile, facendo volare la bacchetta della Corvonero lontano da lei.

 

Luna si girò nella direzione da cui proveniva la voce e si sorprese di vedere l'elegante figura di Theodore Nott dirigersi verso di lei. «Che cosa significa?» domandò seria e piuttosto infastidita.

 

Theodore la guardò, un ghigno stampato sul volto, ma non rispose.

 

«Cosa vuoi? Perché mi hai fatto venire qui?» insistette Luna.

 

«Quante domande, Lovegood» disse lui, calmo.

 

«Rispondimi» ribatté lei.

 

Theo sembrò pensarci su un attimo, poi schioccò le labbra e negò con la testa. «Non penso che lo farò» disse arrogante.

 

«Mi hai fatto venire qui e hai coinvolto Lorcan in questa specie di trappola, rispondere alle domande che ti faccio è il minimo» lo sfidò lei, cercando di apparire sicura ma non riuscendoci. Theodore continuava ad avanzare lentamente nella sua direzione, mentre lei iniziava ad indietreggiare per evitare di trovarsi troppo vicina a lui.

 

«Questa non è una trappola» precisò il Serpeverde tranquillo.

 

«Ah no?» ironizzò la Corvonero.

 

«Perché pensi di essere qui?» domandò lui con sguardo vittorioso, visto che Luna era ormai spalle al muro.

 

«Non ne ho idea» rispose la ragazza in difficoltà.

 

«Bugiarda» replicò lui guardandola dritto negli occhi.

 

Luna tentò di spostarsi verso destra ma Theo mosse prontamente le braccia, attaccando le mani al muro e imprigionandola tra di esse, rendendo minima la distanza tra di loro.

 

Il ragazzo fissò i suoi profondi occhi blu in quelli azzurro chiaro di Luna. «Sai perfettamente perché sei qui, Luna» disse lentamente.

 

La Corvonero avrebbe voluto rispondere, ma le parole non sembravano volerle uscire di bocca. Pensò che fosse perché aveva paura, ma in cuor suo sapeva benissimo che non riusciva a parlare perché erano troppo vicini, lui era troppo vicino.

 

———

 

«Sei sicuro che la mamma non abbia solo fatto finta di venire qui?» chiese sottovoce Lysander, guardandosi intorno alla ricerca di Luna o di Theo.

 

«Certo, non lo farebbe mai» ribatté Lorcan, indispettito dalla mancanza di fiducia del fratello.

 

«Non c'è nessuno» parlò di nuovo il Serpeverde.

 

«Lo so, Lysander. Lo vedo» replicò il gemello, alzando gli occhi al cielo.

 

«Che facciamo?» chiese quindi Lysander.

 

«Non lo so» rispose il Corvonero.

 

«Visto che ci siano potremmo fare uno scherzetto a Piton» ghignò il gemello. «Non saprebbe mai che siamo stati noi».

 

«Sei terribile» commentò Lorcan. «Ma ci sto» lo appoggiò.

 

Quando fecero per entrare nell'aula di Pozioni però, si resero conto che la porta era chiusa e il volto di Lorcan s'illuminò. Si voltò di scatto verso il gemello e iniziò a fare una serie di gesti che risultarono incomprensibili a Lysander.

 

«Ma sei impazzito?» chiese quest'ultimo.

 

«Shh!» lo riprese Lorcan tappandogli la bocca. «Sono qui dentro» sussurrò poi.

 

L'espressione di Lysander, dapprima confusa, divenne entusiasta. «Dobbiamo trovare un modo per spiarli!» sussurrò.

 

I due iniziarono a riflettere e il volto del Serpeverde s'illuminò quando vide la finestrella che si affacciava proprio sull'aula di Pozioni.

 

«Fammi salire sulle tue spalle» disse a Lorcan, indicandogli il punto in cui si trovava l'infisso.

 

«Perché non posso salire io sulle tue?» domandò lui.

 

«Perché l'idea l'ho avuta io» gli fece la linguaccia il gemello.

 

Lorcan non era esattamente il ritratto della contentezza ma decise che non era il momento di discutere, così si limitò ad avvicinarsi al muro e a far salire Lysander sulle sue spalle. «Allora? Vedi qualcosa?» chiese il Corvonero dopo qualche secondo.

 

Il Serpeverde alzò un pollice con la mano a mezz'aria per far capire al fratello che aveva individuato i loro genitori. Li aveva visti subito e non poteva credere ai suoi occhi... quei due erano sul punto di baciarsi! Meravigliato, guardò verso il basso e fece cenno a un Lorcan piuttosto sofferente di aiutarlo a scendere. Una volta a terra, Lysander condusse il fratello lontano da quel corridoio, per poter parlare liberamente.

 

«Allora?» chiese Lorcan impaziente.

 

«Si stavano per baciare!» esclamò Lysander eccitato.

 

Il gemello spalancò la bocca dalla sorpresa. «Ma ne sei sicuro?» domandò scettico.

 

«Certo! Ci vedo benissimo e loro due erano a pochi centimetri di distanza» affermò il Serpeverde.

 

«D'accordo, d'accordo» disse Lorcan. «Ora che si fa?» continuò.

 

«Io direi di tornare in Sala Grande» propose Lysander.

 

«Va bene, ma non diciamolo a nessuno» disse il Corvonero.

 

«Sì, meglio non dirlo» si trovò d'accordo il gemello.

 

———

 

«Allora?» la incalzò Theodore dopo alcuni istanti di silenzio.

 

Luna cercò di concentrarsi su qualcosa che non fossero quei bellissimi occhi blu che aveva di fronte, così spostò lo sguardo su un punto indefinito alle spalle del ragazzo. «Che tu ci creda o no, non so perché sono qui» riuscì a rispondere.

 

«Perché non mi guardi?» domandò lui sottovoce.

 

Maledetto, pensò Luna. Si era accorto del suo disagio e lo stava usando a suo vantaggio. Per non dargliela vinta si sforzò di guardarlo di nuovo negli occhi, e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per concentrarsi e riuscire a formulare una frase di senso compiuto. «Vuoi dirmi perché sono qui oppure no?» disse cercando di suonare decisa.

 

 Theodore rise e Luna non riuscì a fare a meno di pensare che la sua risata fosse veramente incantevole. 

 

«Sai, fare la dura non ti si addice. Non sei credibile» disse lui. «Ti do un indizio» continuò, «hai qualcosa di mio e io lo rivoglio» concluse serio.

 

Luna assunse un'espressione pensierosa e poi capì. Il taccuino. Theodore aveva capito che ce l'aveva lei. «Non so di cosa stai parlando» mentì.

 

«Ma davvero?» domandò divertito lui. «Secondo me lo sai benissimo».

 

«Te lo ripeto, non so di cosa tu stia parlando» ribadì lei.

 

Theo si avvicinò lentamente al volto della Corvonero, tanto che i loro nasi per poco non si sfiorarono. Spostò lo sguardo sulle labbra della ragazza e poi tornò a guardarla dritto negli occhi. Dopo un tempo che a Luna parve infinito, pronunciò lentamente: «Accio» e un sorriso vittorioso e compiaciuto si dipinse sulle sue labbra. 

 

Il taccuino, che lei aveva in tasca, si trovava ora tra le mani del ragazzo. 

 

Luna arrossì. Avrebbe voluto essere in grado di dire qualcosa, ma nessuna scusa sarebbe stata neanche lontanamente credibile.

 

Theodore abbassò le braccia e si allontanò dalla ragazza, tolse l'incantesimo che aveva lanciato alla porta e, prima di uscire, si voltò verso di lei. «Non pensavo che fossi anche una ficcanaso. Sei veramente piena di sorprese, Lovegood» constatò, per poi uscire dall'aula.

 

Luna rimase lì per un tempo che non avrebbe saputo quantificare, incapace di muoversi e anche solo di formulare un pensiero di senso compiuto. Quel ragazzo la mandava nel panico più totale. Quando lo vedeva le si chiudeva lo stomaco, le gambe le tremavano e le parole le morivano in bocca. Non aveva mai provato nulla del genere e questa sensazione la faceva andare fuori di testa. Si lasciò sprofondare a terra, la schiena contro il muro e le gambe piegate. Sospirò. Di questo passo Theodore Nott l'avrebbe fatta impazzire.

 

———

 

«Nott ti eri perso per caso?» domandò Draco Malfoy all'amico che era appena tornato in Sala Grande, giusto in tempo per l'inizio del pranzo.

 

«Ho avuto da fare» tagliò corto lui.

 

«Mooolto da fare» sussurrò compiaciuto Lysander.

 

«Cosa?» domandò il padre che non aveva sentito.

 

«No, nulla. Parlavo da solo» sorrise il ragazzo.

 

«Di cosa parlavate?» chiese allora Theo.

 

«Di quando Lysander è caduto dalla scopa!» esclamò Lorcan.

 

«Pensavo fosse un discorso chiuso» sottolineò scocciato il gemello.

 

«Ancora devo capire come hai fatto» commentò Andromeda.

 

«Era distratto» rispose Scorpius.

 

«Da cosa?» chiese Astoria.

 

«La domanda giusta non è da cosa, ma da chi» sottolineò Lorcan, guardando maliziosamente Sophie.

 

«CHE COSA?!» esclamò Blaise voltandosi di scatto verso Lysander, che a sua volta aveva fissato il suo sguardo sul gemello, fulminandolo.

 

«Tu e Lysander state insieme?» domandò Daphne a Sophie, che era arrossita leggermente.

 

«No, mio fratello racconta una marea di stupidaggini» rispose Lysander per lei, dando un calcio sotto il tavolo al Corvonero.

 

«Ahia» borbottò quest'ultimo.

 

«Però sareste una bella coppia» osservò Pansy.

 

«Non mi pare il caso di incitarli» affermò Blaise schiarendosi la gola.

 

«Non mi dire che sei geloso» lo prese in giro la mora.

 

«Affatto» rispose lui. «Ma Sophie è troppo piccola» spiegò.

 

«Ma se ha l'età che abbiamo noi adesso... mi pare che tu ne abbia avute diverse, di ragazze» lo stuzzicò Pansy.

 

«È diverso, io-» iniziò a rispondere Blaise per poi interrompersi. Daphne e Sophie lo guardavano con un'espressione tutt’altro che amichevole, così pensò che fosse saggio cambiare discorso. «Guardate, il pranzo è servito!» esclamò. 

 

Draco e Theodore ridacchiarono mentre Daphne e Sophie si scambiarono un'occhiata compiaciuta. 

 

Jacob invece mise una mano sulla spalla del padre. «E non è ancora finita» gli sussurrò. 

 

Blaise lo guardò di sottecchi e iniziò a mangiare.

   
 
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