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Autore: Feathers    05/05/2023    1 recensioni
Harringrove (Billy + Steve)
Tratto dal testo
« Con le ragazze era piacevole, ma quasi non gli pareva che ci fosse differenza fra avere un rapporto con loro e toccarsi da solo, e la ragione era semplicissima: non gli piacevano davvero. Steve Harrington che gli baciava e accarezzava il corpo nel più semplice dei modi gli stava provocando delle sensazioni pazzesche, che non si era mai concesso di godersi, e sulle quali probabilmente avrebbe fantasticato a vita. Cercò di tenere impresso nella sua mente ogni dettaglio, ogni minuscolo gesto, per evitare di dimenticarsene nel caso in cui non fosse riaccaduto mai più. »
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Finale.
29 Marzo 1987

17:15

Billy esaminò le ordinatissime mappe concettuali che Chrissy gli aveva imprestato, con aria abbastanza convinta. Se a Dicembre non riusciva ad afferrare quasi nulla di biologia, adesso capiva almeno la metà delle cose, il che era già un passo avanti verso la sufficienza. Non ci poteva credere, agli esordi, ma diventare il migliore amico di Chrissy era stato spontaneo quasi come bere un bicchiere d'acqua, e gli sembrava di vedere in lei la versione al femminile di Steve. Era gentile, premurosa, avrebbe osato dire quasi materna nei modi. C'erano così tante cose che non credeva che avrebbe mai fatto fino a un anno prima, e fare davvero amicizia con una ragazza, senza secondi fini, era una delle più eclatanti.
Quando era un ragazzino, suo padre gli aveva insegnato, seppur non sempre direttamente, che le donne erano oggetti sessuali e quasi nient'altro, e che un vero uomo non poteva non esserne attratto, altrimenti era «pazzo» o «pervertito». E lui ci aveva provato, aveva provato in ogni maniera a evitare di fantasticare sugli uomini - in particolare su Steve Harrington - quando andava a letto con delle ragazze, ma non ci riusciva. Aveva provato a non pensare alle gocce d'acqua della doccia che scivolavano sul suo pomo d'Adamo, al modo in cui si umettava le labbra e si spostava dal viso quei capelli perfetti, alle vene in rilievo sulle sue mani. Ma nulla funzionava: il bellissimo «re di Hawkins High» tornava a tormentare i suoi sogni e le sue fantasie, notte dopo notte.
Ma le donne dovevano piacergli per forza in quel senso, no? Ed essere loro amico era degradante, no? Era da... da gay.
"Se una ragazza non mi attraeva, io nemmeno la salutavo, da giovane." raccontava suo padre.
Adesso Billy si ritrovava perfino ad appoggiare il capo sulla spalla di Chrissy in segno di puro affetto amicale, mentre ripassavano insieme per una verifica, a lasciare che lei gli mettesse i suoi smalti per le unghie - in segreto, aveva sempre desiderato provarne uno - a uscire insieme a lei, Eddie e Steve, a raccontarle cose su di sé, addirittura ad accennare qualcosina su sua madre, una persona che aveva quasi del tutto smesso di menzionare ormai da anni e anni, da quando lei lo aveva abbandonato.
Aveva scoperto che - come aveva già intuito dalla loro primissima chiaccherata sui muretti della scuola - avevano veramente una caterva di cose in comune, a partire dai problemi in famiglia. Anche Chrissy aveva un genitore assente che a stento si ricordava della sua esistenza, e una che la trattava da schifo credendo di volere il meglio per lei. «Il dolore condiviso fa meno male», pensava Billy, chiedendosi dove l'avesse sentita o letta, quella frase.
Il suo rapporto con Steve maturava di giorno in giorno, e i due diventavano sempre più affiatati. Billy aveva gradualmente smesso di provocarlo in continuazione, e si era convinto del fatto che il ragazzo tenesse a lui a prescindere da tutto ciò che facevano sotto le lenzuola. Ci era voluta tanta pazienza, ma ci era riuscito.
L'unico neo in quella serie di lieti eventi erano gli incubi che lo svegliavano nel cuore della notte: suo padre che lo malmenava, il Mind Flayer che lo afferrava e, per finire in bellezza, i bulli della scuola che disegnavano peni sui suoi quaderni e spargevano voci e insulti volgari sulla sua omosessualità.
Mentre analizzava l'ultima mappa di biologia, sentì la canzone «The Four Horsemen» dei Metallica partire a gran volume, fuori da quella che ormai era diventata casa Mayfield. Qualunque scusa sarebbe stata ottima per concedersi una lunga pausa dallo studio, quindi si affacciò. Mise a fuoco Eddie Munson che si scatenava fuori dal suo caravan, guardando in sua direzione.
Sollevò le sopracciglia. L'altro ragazzo gli fece allegramente segno di avvicinarsi. "Hai da fare!?"
"Non proprio."
"Vieni qui!"
"Uh... okay. Arrivo." Billy chiuse la finestra, si infilò dei vestiti più decenti e uscì di casa. Raggiunse il caravan, e venne accolto da uno dei sorrisi scanzonati di Eddie. "Sapevo che ti saresti affacciato. Hai ottimi gusti musicali... sai che questa è la canzone che ti ha risvegliato, vero?"
"Lo so, sì, me l'ha detto mia sorella. Certo che trattenere Vec... quello lì... suonando questa al contrario non deve essere stato facile."
"Dici perché al contrario le canzoni fanno cacare o perché sono ben sette minuti e quattordici secondi?"
"Entrambi. Wow. Che memoria."
"Per queste cose ce l'ho, la memoria. Per le cose da studiare... Il vuoto." Eddie fece un gesto dimostrativo e ridacchiò.
"A chi lo dici." Billy scosse la testa. "Devi dirmi qualcosa?"
L'altro si mise l'indice sotto al mento. "Solo mostrarti una cosa che credo adoreresti, vieni, vieni..."
Billy sbatté le ciglia, sospettoso, e si lasciò condurre dentro il caravan. Quando entrò, notò che le luci erano tutte spente. "Ma che ca..."
"Sorpresa!" urlò un coro di voci entusiaste, e le luci si accesero. "Buon compleanno!"
Il ragazzo schiuse le labbra e si guardò attorno. Mise a fuoco Max e tutta la sua truppa, Steve, Chrissy, Nancy e Robin attorno a un tavolo pieno di roba buona da mangiare e pacchetti regalo variopinti. Lo spazio era ristretto, ma in qualche modo erano riusciti a entrare lì dentro, ed era tutto meraviglioso.
Sorrise e si coprì la fronte, in imbarazzo ma felice al contempo, circondato da voci affettuose che cantavano. "Sul serio?" Non ricordava di aver mai avuto una festa a sorpresa in vita sua, nemmeno quando era molto piccolo.
"Sul serissimo." disse Chrissy.
"E per la tua gioia, la musica la metto io." intervenne Eddie.
"Grazie... chi ha avuto l'idea?"
"Chrissy..." Eddie le circondò le spalle col braccio, e lei sorrise. "...e anche Steve. Me ne hanno parlato entrambi, lo stesso giorno. Pazzesco, vero?"
"Lo dico sempre che sono quasi la stessa persona." rispose Billy.
Steve rise, prima di avvicinarsi a lui. Gli rivolse uno sguardo interrogativo, come per domandargli il permesso per baciarlo sulle labbra davanti agli altri.
Billy lanciò un'occhiata verso gli amici, e gli sfiorò delicatamente il polso, grato per la sua discrezione. "Dopo, okay?"
"Certo." Steve gli sorrise.
Dopo una pausa di silenzio, Eddie prese un'enorme cassa di birre con facilità, manco stesse sollevando un sacchetto mezzo vuoto di patate, e ne stappò una fingendo che fosse champagne. "Beh, che la festa abbia inizio!"

-----

20:25

La cenetta intima che avevano già pianificato lui e Steve da tempo non saltò affatto. Dopo la festa di compleanno a sorpresa, i ragazzi si recarono in uno dei ristoranti preferiti di Billy, un luogo tranquillo dove aveva già cenato con sua madre, quando erano andati in vacanza in Indiana.
Avevano scelto un tavolo fra i più isolati, in terrazza, per avere più privacy.
"È la prima volta che ti vedo così elegante." disse Steve, leggendo il menù.
"Uh... se vuoi mi ci vesto più spesso, così. Anche se penso che denim e camicie sbottonate fino alla pancia facciano più per me."
"Mi piaci in tutti i modi, lo sai."
Il cameriere arrivò, e chiese loro cosa desiderassero ordinare.
Billy consultò Steve. "Che prendi?"
"Credo... questa insalata di mare. Sembra leggera, a differenza di tutto quello che mi sono scofanato alla tua festa."
"Hm okay... e magari io ordino... uh... ama... amatriciana." disse il biondo, pronunciando malissimo il nome del piatto e facendo sorridere sotto i baffi il cameriere. Appena quest'ultimo se ne andò, Billy aggiunse: "Ho preso qualcosa di diverso, così io rubo la tua, e tu la mia."
"Tanto me la ruberesti anche se fosse la stessa cosa. Ti conosco, ormai." Steve chiuse il menù, e sollevò le sopracciglia. Versò dell'acqua nel calice di Billy, e poi la versò anche per sé.
L'altro emise un risolino birbante. "Non lo so perché, il tuo cibo ha sempre un aspetto invitante. Come lo aveva quello di mia madre, quando ero piccolo..." Si rabbuiò un pochino, ripensando alla madre che rideva mentre lui le rubava uno gnocchetto al sugo credendo di non essere visto.
Steve allungò un braccio verso di lui, incurante dei pochi sguardi degli altri clienti. Guardò gli occhi chiari del giovane. "Stai bene? Dico sul serio... non tanto per chiedere."
"...non male. Non mi lamento. Perché?"
"Beh perché sai... incubi, cose. E a volte ti vedo strano. Tipo adesso."
Billy sbuffò, ma gli strinse la mano. "Come fai ad accorgertene?"
"Emh... sono il tuo ragazzo, ricordi?" lo punzecchiò Steve, con tenerezza. "Passo abbastanza tempo con te da conoscere tutte le facce che fai quando sei triste."
"Hm..." Billy deglutì, e abbassò lo sguardo sul proprio menù. "Qualche incubo ce l'ho, ma niente di che, dai. Passeranno."
"Che cosa sogni?"
"Mio padre, soprattutto. È incredibile... i miei incubi riguardano più lui che... Vecna." bisbigliò.
"Ha senso. È un trauma più «fresco», suppongo."
"Già."
Il rumore di piatti, bicchieri, voci che chiacchieravano e dei rintocchi della campana lontana, misto al profumo delle pietanze che arrivava da dentro il ristorante creavano un'atmosfera tranquilla, quasi nostalgica.
"Sai che puoi parlarne, vero? A me, a Chrissy, a chi vuoi. Siamo qui per te. E con te."
Billy annuì, e strizzò le palpebre. Gli occhi gli pizzicarono per un istante. "Lo so. Grazie." gracchiò.
Steve accarezzò il dorso della sua mano col pollice, e lo fissò con attenzione. "Billy."
"Hm?"
"Non mi fraintendere, ma io penso che dovresti cercare aiuto... almeno da... da qualche terapista della scuola."
Il suo ragazzo scosse energicamente la testa. "Eh!? No... Steve. Sto benissimo, davvero. Sto migliorando, e migliorerò ancora. E non sono ancora impazzito, per fortuna, quindi beh..."
"Non hai bisogno di essere impazzito per andarci. Sei stato forte, ma hai avuto delle esperienze molto spiacevoli. Non c'è nulla di male a chiedere aiuto, okay?"
Billy si tormentò la manica. "Sul serio, Steve. È tutto okay. Passerà, col tempo."
Il più grande sospirò. "Ne sei sicuro?"
"Certo."
Fra i due calò un tranquillo silenzio, disturbato solo una lagna di Billy che diceva di avere una «fame da lupi», e Steve che ridacchiava. Il brusio dentro il ristorante crebbe, ma la terrazza rimase semivuota.
Dopo diversi minuti, i loro piatti arrivarono. Il più giovane rubò un pezzetto di calamaro all'altro, con un ghigno.
Steve finse di guardarlo male. "Ladruncolo."
"Ti lascio prendere un po' della mia pancetta, dai."
"Hai appena ucciso un romano dicendo pancetta. È guanciale, quello." protestò Steve.
Billy rise. "Va bene, va bene, saputello." Prese una forchettata di pasta piuttosto abbondante, e raccolse delle listarelle di guanciale con le punte della posata. La allungò verso di lui. "Qualunque cosa sia, è spettacolare. Assaggia."

-----

30 Marzo

04:55

Billy si era addormentato col naso affondato in mezzo ai suoi capelli soffici, e le braccia che gli cingevano la vita. La temperatura non si era ancora alzata abbastanza, ma non rappresentava un problema. Il corpo di Steve lo scaldava in un modo incredibilmente rassicurante, e la mano forte teneva la sua mentre i due dormivano, tutti attorcigliati con le lenzuola.
Nonostante ciò, a una certa ora della notte - che in genere era sempre la solita - Billy iniziò ad avere i soliti sogni vividi. Era in spiaggia, e c'era sua madre, ma era troppo distante da lui. Il ragazzo correva, correva in mezzo alla sabbia rovente, e sembrava non raggiungerla mai. E appena ci riusciva dopo sforzi titanici, la donna non lo vedeva nemmeno. Lui la chiamava, e lei si girava dall'altro lato, e fingeva di non sentirlo. Billy si guardava le mani, e notava che erano piccole, troppo piccole. Era ancora un bambino.
E poi si risvegliò, col fiato sospeso. Riconobbe la schiena di Steve. Respirò il suo profumo, e gli parve di tranquillizzarsi per qualche secondo, ma poi una sensazione di terrore si impossessò di lui. Si sottrasse con lentezza dall'abbraccio, per non disturbarlo, e strisciò fino all'orlo del materasso, accovacciandosi.
"Adesso passa..." sussurrò a sé stesso. Le mani iniziavano a formicolare, il respiro a diventare corto, la nausea a prendere il sopravvento, il cuore a cercare di uscirgli dal petto. Bevve un po' d'acqua, e ne fece cadere un po' sulla tuta del pigiama, tremando. Cercò di prendere dei respiri, col palmo premuto contro il petto. Bevve un altro sorso, e poi sentì il materasso cigolare, e cercò di ricomporsi in fretta.
"Billy."
Sobbalzò. "Che c'è?" La voce gli uscì più incrinata di quello che avrebbe voluto, e si pentì di non essersi schiarito la gola.
Il suo ragazzo si avvicinò a lui, senza toccarlo, per sicurezza. Gli era stato sconsigliato anche solo di sfiorare qualcuno che stava avendo un attacco di panico. "Billy. Ti scongiuro. Smettila..." mormorò, addolorato.
"Di mormorare...?"
Steve sospirò. "No. Smettila di soffrire in silenzio. Di soffrire da solo. Smettila." lo rimproverò, con severa dolcezza nel tono. "Perché non mi hai chiamato?"
"Non è niente."
"Cazzo, che testaccia dura che hai. Guardami, amore mio. Guardami."
Billy si girò e lo fissò con gli occhi pesti e lucidi, senza riuscire a vederlo davvero a causa delle lacrime. "È che... io non voglio appesantirti. E non voglio farti compassione."
"Non me ne fai. E non ti sto dicendo che devo farti da psichiatra... ma voglio poterti stare accanto. Permettimelo, per favore..."
Billy si strofinò le palpebre, e mise a fuoco Steve, illuminato a metà dalla luce che trapelava dalle persiane. "Posso..."
"Cosa?"
"...tenerti la mano?"
"Ma certo, che domande mi fai...?" Il più grande prese la sua mano e la strinse. "Facciamo come un annetto fa, ti va? Aveva funzionato." Inspirò lungamente.
"O-okay..." Billy tirò su col naso, e seguì il suo respiro calmo e regolare per diversi minuti, finché non si riprese del tutto.
"Bravo." Steve allungò le dita, e gli accarezzò il viso bagnato. Si protese per baciargli la fronte. L'altro si appoggiò al suo petto, esausto. Rimasero immobili a lungo. Fuori si sentiva il solito latrato del cane dei vicini, e qualcuna delle prime auto della giornata, probabilmente qualcuno che andava a lavoro o accompagnava i figli a scuola.
"Billy... devi promettermi che cercherai aiuto da qualche esperto. Terapia. Se sarà necessario, io ti aiuterò, anche coi soldi. Non devi farti problemi con me, nemmeno mezzo."
Il più giovane rimase in silenzio per mezzo minuto. "Harrington... a stento riesco a chiedere aiuto a te. Una delle persone che più amo al mondo."
Il più grande si riscosse per un momento per quella confessione, che da parte di una persona che aveva timore di manifestare i propri sentimenti ed emozioni suonava ancora più preziosa e rara. Gli accarezzò la schiena, le labbra premute sui suoi ricci dorati. "L-lo so che è difficile. Lo so bene. Ma... devi farlo per te. Per la tua salute. Credimi, ti farebbe bene. Te lo dico perché io..." Sospirò. "...anche io ti amo. Tanto."
Billy sollevò lo sguardo, e fissò i suoi occhi scuri, genuinamente sorpreso. "Mi ami?"
"Certo che sì..." Steve gli ricoprì la tempia e la guancia di bacetti, e poi si fermò sulle labbra.
Billy adagiò la fronte sulla sua guancia liscia. "Pensi davvero che mi potrebbe aiutare... andare da qualcuno...?"
"Sì. Non devi mica raccontare tutto alla prima seduta. Piano piano prenderai confidenza, e... le parole usciranno da sole. Ci andrai?"
Billy si umettò le labbra. "...farò un tentativo, magari." Rilassò il viso, e ghignò. "...ma non esiste che me le paghi tu."
Steve sorrise appena, con aria di sfida. "Staremo a vedere."


Note dell'autrice: ebbene sì, questo è il finale, ma ci sarà un piccolo epilogo, quindi non è finita qui uu vi voglio bene e spero che la storia vi sia piaciuta uu
   
 
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