L’Isola
dei Dannati
A.o.T. Mission-almost-Impossible
28
The king’s gamblit
Zeke arrivò e ancora in corsa si
lanciò allungando il braccio che era decisamente sproporzionato rispetto al suo
corpo. Sembrava volesse spazzare via, con una sola manata, il nutrito gruppetto
che era schierato sia a difesa di Hanji, sia all’attacco degli Jeageristi.
Ma qualcosa si frappose tra la sua mano pronta ad investire i loro corpi.
Eren inginocchiato parò il colpo, ruggendogli contro e fece loro da scudo agevolandoli
nella fuga dentro il magazzino.
«Che stai facendo? Ti ordino di spostarti!» gli intimò lo scimmione con quel
tono cavernoso che sembrava venire direttamente dall’inferno.
Eren cominciò a mugghiare e si tappò le orecchie scuotendo forte la testa, con
la lunga lingua a penzoloni. Era chiaro che si stesse opponendo a qualunque imposizione
manipolatoria di Zeke.
«Ci ha salvati!» commentò Jean stupito.
Intanto furono raggiunti da Levi, Mikasa e Gabi.
«Vi siete resi conto vero che è Eren?» disse Mikasa, mentre i due titani stavano
ingaggiando una sorta di scaramuccia tra loro. Facevano a chi emetteva versi
più spaventosi.
Anche gli Jeageristi si erano prudentemente allontanati perché rischiavano di
essere colpiti da quei due che si stavano azzuffando.
«Hanji stai bene? Fammi vedere» fece Levi cercando di capire che le fosse
accaduto, ma lei aveva già fasciato alla meno peggio la ferita con un foulard
che aveva con sé.
«Tutto bene. Tranquillo» rispose sbrigativa.
Stavano riorganizzandosi ma furono interrotti da una scena che li colse alla sprovvista.
I due titani avevano iniziato a lottare tra loro, quando Zeke afferrò la testa
di Eren tra le sue mani, l’altro stava cercando di divincolarsi, ma lui fu più
veloce e appoggiò la sua fronte su quella del fratello e dal quel contatto tra
loro brillò una piccola scarica elettrica.
A quel punto sentirono la voce di Zeke che gli diceva: «Ora vai e uccidili
tutti!».
Eren ruggì poi girò la testa e puntò quello sguardo verde fiammeggiante verso
il magazzino.
Sembrava una fiera alla ricerca delle prede.
«Oh cazzo!» fece Connie.
«Puoi dirlo piano e forte!» aggiunse in risposta Jean caricando le sue pistole.
«Ma che significa?» si chiese a voce alta Sasha.
«Credo che Zeke possa in qualche modo sottomettere Eren alla sua volontà»
commentò Hanji esterrefatta.
«Che facciamo ora?» chiese Nanaba.
«Lo abbattiamo!» propose deciso Mike.
Levi stava a sua volta caricando le pistole e controllando quante RIP gli
fossero rimaste «Dobbiamo ragionare a mente fredda. Possiamo sparpagliarci per
confonderlo, non credo che voglia distruggere il prezioso laboratorio di Grisha.
Eren è comunque una proprietà del governo. Nel frattempo si spera che arrivi
Erwin!» commentò poi.
«Giusto! Dobbiamo recuperare Grisha prima che arrivi Erwin e scateni
l’apocalisse» disse Moblit.
«E allora come ci muoviamo?» chiese nuovamente Nanaba.
«Posso provare a distrarlo» propose inaspettatamente Mikasa.
«È troppo pericoloso!» saltò su
Jean affiancando la ragazza come per proteggerla.
«Mikasa che intenzioni hai?» le chiese adombrato Levi scrutandola.
«Voglio provare a svegliare la sua coscienza, non so che artificio usi Zeke ma
io ed Eren abbiamo avuto un forte legame, vale la pena tentare» disse
disperatamente sincera, cosa che non sfuggì a Levi che la conosceva bene.
«Mi sembra un’ottima idea» affermò Onyankopon.
«Allora siamo d’accordo?» chiese la ragazza ai superiori.
«Per ora mi sembra l’unica carta che abbiamo da giocare» commentò Hanji.
«No!» si oppose deciso Jean.
Mikasa lo guardò con un’intensità che a lui non aveva mai riservato prima «Non
farlo. Ti prego. La posta in gioco è troppo alta, non si tratta più dei nostri
singoli interessi. Non ostacolarmi».
«Lasciala andare. Fidati di lei» disse serio Levi poggiandogli una mano su una
spalla, poi si rivolse alla ragazza «Se vedi che non riesci a farlo ragionare
torna subito indietro. Chiaro?».
Mikasa annuì tirò la leva del suo Jet Pack e uscì dalla finestra a pochi metri
da Eren.
Come la vide urlò a squarciagola e cercò di afferrarla. Mikasa saettò veloce di
lato e cercò di aggirarlo. Aveva bisogno di un contatto ravvicinato con lui, ma
in sicurezza.
«Uccidila!» ruggì Zeke. Era importante che si piegasse totalmente alla sua
volontà per raggiungere il suo scopo.
La ragazza proprio in quel momento volteggiando, si parò davanti allo sguardo
ormai innaturale di Eren.
«Guardami! Sono io Mikasa!» gli urlò.
Lui per tutta risposa spalancò la bocca ed emise un grido cavernoso davvero
inquietante. Era come se in un certo senso dentro di lui ci fosse una lotta.
«Eren! Calmati e ascoltami. Non sei tu questo!» continuò a dirgli cercando di
scuoterlo.
Zeke si mise le mani sulle tempie e questa volta senza parlare, usando tutta la
sua forza comunicò con la mente di Eren.
Devi ucciderla. Devi uccidere tutti. E devi trovare nostro padre!
Per un attimo Eren fu come in trance, prese a tremare con gli occhi girati
all’indietro.
Saremo solo noi e il mondo ci venerà come dei, potremmo ricominciare tutto
da capo e ne saremo gli unici artefici!
UCCIDILA!
Eren sembrò riprendersi e fissò per un secondo la ragazza, poi spalancò la
bocca in modo davvero mostruoso e inquietante, un po’ come fanno i rettili
quando devono mangiare una grossa preda, ma Mikasa non si fece impressionare ci
saltò dentro e con il lancia granate gli bloccò la mandibola. Era un tentativo
disperato e sarebbe durato poco, la potenza di lui era sovraumana. Sembrava
volerla mangiare, ma sembrava anche non metterci tutta la sua reale forza.
«Che cazzo sta facendo, si farà ammazzare!» urlò Jean disperato.
Stava per lanciarsi in suo aiuto ma Levi lo fermò.
«Lasciami cazzo!» disse cercando di divincolarsi.
«Ti ho detto che devi fidarti di lei! Non abbiamo scelta» gli sibilò Levi
scuotendolo.
Proprio in quel momento Eren serrò la mandibola e Mikasa sparì nelle sue fauci.
«Bravo fratellino. Ora vai e uccidi tutti gli atri!» gli comandò imperiosamente
soddisfatto Zeke.
Dentro il magazzino calò il gelo perché erano tutti attoniti e scioccati da ciò
che avevano appena visto. Immediatamente caricarono le armi e si misero in
assetto da guerra pronti a dargli battaglia, ma inaspettatamente videro che
Eren aveva appoggiato il mento alla finestra da dove era uscita Mikasa per
distrarlo. Sembrava che cercasse di comunicare qualcosa ma non ci riusciva, a
tratti ruggiva e tremava come se avesse le convulsioni, sembrava gli scoppiasse
la testa.
Lo stavano tenendo tutti sotto tiro pronti a fare fuoco, quando spalancò le
fauci e sputò fuori Mikasa che teneva arrotolata nella lingua.
«Non vi azzardate a sparare!» urlò subito Hanji.
La ragazza cadde a terra e Jean la raggiunse.
«Dio mio, stai bene?» le disse sostenendola per un braccio.
Era avvolta da una sostanza appiccicaticcia che sembrava saliva, ma più solida.
«Sì sto bene» disse prima di pulirsi il viso «Mi ha riconosciuta, una parte di
lui sta combattendo per non farsi sottomettere, ma non so quanto potrà
resistere» commentò verso i suoi superiori.
Nel frattempo nella concitazione di ciò che era appena accaduto Grisha ne aveva
approfittato per scappare.
Raggiunse il figlio maggiore e lo rimproverò aspramente.
«Sei il solito inconcludente! Avanti entra connessione con me e poi connettiamoci
entrambi con Eren. Due contro uno non potrà che assoggettarsi alla nostra
volontà».
Quindi ai nostri fu chiaro che tra Grisha, Zeke ed Eren esisteva una sorta di collegamento
mentale in cui l’unione faceva la forza.
Era chiaro che Eren avesse tentato di opporsi loro con tutte le sue forze, ma a
questo punto era probabile che quei due se lo potessero giostrare come meglio
credevano.
Infatti come ci fu il contatto elettrico tra padre e figlio maggiore, Eren
divenne come pazzo. Infilò un braccio dentro il magazzino e cominciò a
distruggere qualsiasi cosa arrivasse a toccare.
Ma a quel punto, inaspettatamente, si avvertirono chiaramente due titani che
stavano arrivando di corsa.
Tra la sorpresa generale si palesarono di lì a poco davanti ai loro occhi. Uno
ricordava vagamente La cosa dei fantastici quattro. Aveva le fattezze di
un uomo ma era come se fosse corazzato, con una mandibola molto squadrata e mani
spaventosamente grandi.
L’altro era una vera novità: un titano con fattezze femminili, una donna in
tutto e per tutto, solo che sembrava spellata e aveva le fasce muscolari a
vista. Correva velocissima e aveva qualcuno sulla spalla attaccato ad una
ciocca del suo caschetto biondo.
«ARMIN!!!!!» urlarono in coro stupefatti i ragazzi, riconoscendo il piccoletto.
Stava succedendo tutto troppo in fretta, anche per Grisha che fu colto alla
sprovvista e per un attimo il contatto mentale tra i tre saltò.
«Fermi tutti! Dobbiamo restare dentro» disse Hanji «lasciamo che i titani se la
vedano tra sé».
«Tu lo sapevi?» le chiese stupito Moblit.
«Io no, ma su Erwin non metterei la mano sul fuoco» ripose la donna.
Nel frattempo i due mutaforma erano giunti molto vicino a loro. Quello dalle
fattezze femminili aveva preso Armin, lo aveva delicatamente deposto a terra e il
ragazzo era corso subito dentro.
A quel punto Grishia fece l’unica cosa possibile per contrastarli e urlò con
quanto fiato aveva in gola ad Eren: «TATAKAE!».
Eren ruggì e si girò cercando di colpire il titano femmina. Quella rapida si
abbassò e schivò il colpo, quindi gli sferrò con un calcio volante su un
fianco. Cominciarono a lottare dandosele di santa ragione sembravano impegnati
in un incontro di kick boxing. Era impressionante vedere quei due colossi combattere.
Intanto Zeke aveva attaccato il corazzato. Si stavano rotolando in terra. Zeke però
fu quasi subito immobilizzato con una presa al collo naked choke(1) particolarmente
letale.
Eren si difendeva abbastanza bene anche se la sua avversaria era molto più
veloce di lui. Zeke invece bloccato era in grande difficoltà e latrava.
Grisha pensò bene di dare nuovamnete il comando a suo figlio minore il quale
prima con un pugno poderoso atterrò la sua avversaria e poi si inginocchiò a
terra serrando pugni. Spalancò la bocca e urlò così forte che tremò quasi la
terra. Subito in lontananza riecheggiò un specie di terremoto sotterraneo.
«Che cazzo sta succedendo?» chiese Levi.
«Credo abbia chiamato a raccolta tutti i titani dormienti di Marley» disse
serio Armin.
«Che significa? Devi dirci qualcosa tu?» lo apostrofò severo Levi.
«Vi spiegherò tutto dopo ora devo dare il segnale ad Erwin» e
lo contattò immediatamente via radio.
Nello stesso momento a lato del
magazzino Floch con gli Jageristi stava per mettere in atto il suo piano.
«Si sono intrappolati da soli lì dentro. Buttiamo i fumogeni e facciamoli
uscire, prima che si rendano conto di ciò che sta accadendo li crivelleremo di
colpi abbattendoli. FORZA! Per Paradise, per una nuova era e per gli Jeager!»
concluse con il pugno alzato da bravo esaltato qual era.
I suoi subito gli obbedirono e riempirono di fumo l’interno del magazzino.
I nostri furono costretti a uscire in fretta fuori e con i Jet Pack cercarono
di innalzarsi il più possibile, ma questo non li mi mise al riparo dai colpi
degli Jageristi. Ingaggiarono comunque una battaglia contro di loro ma
nonostante avessero i Jet Pack e ottimi tiratori erano in numero troppo inferiore.
Fu la donna titano a venire in loro aiuto, con un paio di sapienti manate ne
abbattè una ventina.
Intanto Jean sparava a raffica su un gruppetto che tentava di circondarlo,
intervenne in suo aiuto Connie e in qualche modo li sbaragliarono.
Dall’altro lato Armin, Sasha e Mikasa si stavano difendendo da un altro gruppetto,
ma erano in difficoltà nonostante che anche Gabi, Moblit e Nanaba si fossero precipitati
ad aiutarli stavano per soccombere. Ancora una volta la donna titano intervenne
e cominciò a schiacciare gli Jaegheristi come se fossero mosche.
Eren e Zeke si erano riuniti aggredendo il corazzato che stava per essere
sopraffatto, quando i titani non senzienti, giunti in gran numero al richiamo,
si misero inaspettatamente ad aggredire in massa la donna titano che emetteva
grida spaventose.
«Che stai facendo Levi?» chiese Hanji che vide l’uomo improvvisamente armeggiare
con qualcosa di strano.
«Fosse l’ultima cosa che faccio da vivo voglio abbattere quella scimmia di
merda!» le rispose estraendo una granata che la donna non aveva mai visto prima.
«E quella da dove esce?».
«Ci ho messo tre notti a metterla punto. È
una combinazione letale tra gas ed esplosivi. Voglio infilargliela in bocca, o
meglio nel culo e lo voglio vedere saltare in aria e aprirsi come un fottuto
cocomero!».
«Ma sei matto! È pericolosissimo, non fare lo stupido!» gli disse la Hanji preoccupata.
«Lo aiuterò io» intervenne Mike prontamente «temo che dovremmo abbatterli tutti
o nessuno di noi uscirà vivo da questa isola».
*
Qualche tempo prima, di notte, ad Eldia
Armin non aveva capito perché
Erwin gli avesse chiesto di andare da solo in piena notte ad un incontro con un
importante contatto, che a suo dire aveva informazioni di vitale importanza per
la riuscita della loro missione.
Gli aveva assicurato che non ci sarebbero stati pericoli, che il compito affidatogli
era della massima importanza e che solo loro due ne erano a conoscenza. Nessun’altro,
compresi Hanji e Levi, che non ne dovevano sapere niente. Da ciò dipendevano le
loro vite.
Si era sentito investito di un’enorme responsabilità e aveva avuto una gran
paura, ma non si era tirato indietro.
Stava camminando per strada, mani in tasca e cappuccio della felpa calato sugli
occhi avanzando in un’Eldia addormentata e deserta. Il punto d’incontro erano i
giardini pubblici. Le indicazioni erano chiare, doveva sedersi in mezzo a due
altalene ed aspettare.
Dopo mezz’ora, seduto da solo e immerso nel silenzio si guardò intorno
spaesato. Non sapeva bene che fare, quando qualcuno si sedette sia alla sua
destra che alla sua sinistra.
Non seppe perché, ma istintivamente si girò alla sua destra ed enuciò la solita
parola d’ordine: Sthoess, Trost, Shiganshina?
A cui la persona a cui si era rivolto gli rispose: «Maria,
Sina e Rose».
Quella voce lo fece trasalire.
«Annie!» esclamò stupito, a quel punto lei si palesò scostando il suo di
cappuccio.
«Ciao Armin come stai?» gli rispose in modo scarno.
«Ma… tu…» balbettò il ragazzo frastornato.
«No, non sono morta» gli confermò.
«Ehi ci sono anche io» disse l’altro alla sua sinistra e anche quella voce era
familiare.
«Reiner!».
«Già».
«Non so cosa stia succedendo, ma sono felice di sapere che siete vivi ragazzi!»
disse quasi commosso Armin.
Ertano stati dati per morti circa otto mesi prima in una missione ad alto
rischio in Iraq.
«Scommetto che per lei sei un po’ più felice che per me» lo canzonò Rainer.
«Smettila. Non siamo qui per rivangare il passato» lo fulminò Annie.
Armin era felice e amareggiato al tempo stesso.
«Ascoltaci bene dobbiamo farti delle rivelazioni molto importanti da riferire
immediatamente ad Erwin» cominciò Annie, poi proseguì «siamo entrati in
contatto con un agente del Mossad: Kenny Ackerman. All’inizio gli abbiamo fatto
credere di essere due mercenari e abbiamo cercato di depistarlo ma lui prima di
concludere l’affare ci ha smascherati. Appena ha saputo che lavoravamo per
l’intelligence americana e che eravamo agenti sotto copertura le cose sono
cambiate radicalmente. Facendotela molto breve abbiamo cominciato a collaborare
grazie ad un accordo fatto tra i nostri governi e ci ha aiutato a completare la
nostra missione. Grazie a lui ora anche noi siamo due mutaforma».
«Cosa? Com’è possibile?» chiese esterrefatto Armin.
«Quell’uomo è entrato in possesso di alcune delle fialette di nuova
generazione per creare titani, che sono state trafugate a Grisha. Non ci ha mai
voluto spiegare come abbia fatto, ma non è questa la cosa importante. Il
risultato è quello che conta. Noi saremo l’asso nella manica di Erwin, nessuno
si aspetta che ci siano due titani potenti come lo siamo noi che possono
affiancare, o competere con Eren».
«Ma allora lui sta con noi o no? Sapete nulla su questo?».
«Sì, è dalla nostra parte, ma la faccenda è molto complicata» s’intromise
Reiner.
«Spiegati» lo esortò Arlert.
«Purtroppo Grisha è fuori di testa ed è una vita che sta tentando esperimenti
illeciti. Abbiamo scoperto di recente che ha fatto qualcosa ai suoi figli quando
erano piccoli, qualcosa che è in grado di manipolarli».
«E com’è possibile?».
«Non lo so di preciso ma sappiamo con certezza è che è una
cosa che funziona solo tra consanguinei. Sembra avvenga tramite onde celebrali
inviate da un piccolo congegno innestato nel canale auditivo, il quale
attraverso gli impulsi elettrici del cervello produce vibrazioni che si
tramutano, per chi li riceve, in stimoli neurali che
controllano la sua volontà(2)».
«Ma Eren lo sa, ne è cosciente?».
«Sì, ma può farci ben poco. Praticamente, per dirla in soldoni, è come se fosse
una schizofrenia indotta. Viene posseduto dalla personalità del
padre, o del fratello e quando ciò accade lui non è più in sé».
«Porca vacca!» scappò detto ad Arlert.
«Questo ci mette in una situazione grave e pericolosa. Per questo ci siamo
dovuti sacrificare e diventare a nostra volta dei titani. Non possiamo farcela
se non combattiamo ad armi pari, anche se Eren possiede la voce del comando(3) e potrebbe trovarsi costretto ad usarla contro di noi».
«Cioè?» chiese sempre più confuso Armin.
Questa volta rispose Annie: «Eren è il titano più forte sia fisicamente che
mentalmente ed è l’unico, non si sa perché che capace di dare ordini ai mutaforma
non senzienti, può fargli fare qualunque cosa egli voglia».
«Santa pazienza! E quanti sono lo sapete?».
«C’è una sorta di nursery, così denominata perché ci sono esemplari in letargo,
pronti ad essere svegliati. Sono più di cento. Sono lì fermi in attesa di
essere testati e usati come arma di distruzione contro cose e persone» spiegò seria
Annie.
«Ma come avete fatto a scoprire tutte queste cose?» chiese Armin stupito.
Annie sospirò, non era facile per lei.
«Abbiamo reclutato uno di loro e lo abbiamo portato a tradirli».
«E come diavolo avete fatto?».
«Ricordati che la curiosità uccise il gatto!» lo ammonì Reiner.
«Lascia stare, tanto prima o poi lo verrebbe a sapere comunque. Tanto vale
glielo dica io» lo fermò Annie.
«Ma che avete fatto?» chiese Armin preoccupato.
«Si chiamava Bertold era uno dei fidatissimi di Grisha. Mi sono accorta fin da
subito di piacergli. Me lo sono lavorato bene. Gli ho fatto credere di avere un
debole per lui e me lo sono portato a letto. Così lui ha perso la testa ed è
passato dalla nostra parte. Durante i nostri incontri ho fatto in modo che mi spiattellasse
tutto, poi quando si è reso conto di essere stato usato ha dato di matto. Si è offerto
volontario per diventare un titano, ma il suo fisico non ha retto e
ventiquattro ore dopo la sua trasformazione è schiattato» spiegò senza lasciar
trapelare nessun tipo di sentimento Annie.
Sembrava fredda e distaccata, ma non era così, anche se era una vera maestra
nell’arte della dissimulazione.
Armin era sconvolto.
*
«Sei pronto?» chiese Levi a Mike.
«Sono nato pronto!» gli rispose l’amico.
«Bene andiamo a rompere il culo a quello scimmione del cazzo!».
Tirarono le leve dei loro Jet Pack e seguiti dallo sguardo preoccupato di Hanji
si diressero dritti da Zeke.
I
monologhi dell’autrice
Un caro saluto a chi legge. Come state?
Spero tutto molto bene!!!
Note: 1) Il
nacked choke, è una presa che si
effettua nelle arti marziali, viene praticata
di schiena all’avversario.
La parola “nudo" in questo contesto suggerisce che, a differenza di altre
tecniche di strangolamento, questa presa non richiede l’uso di un ausilio
estraneo oltre le braccia. Ha due varianti:
in una versione, il braccio dell’attaccante circonda il collo dell’avversario e
poi afferra i propri bicipiti sull’altro braccio. Nella seconda versione, l’attaccante
stringe le mani insieme dopo aver circondato il collo dell'avversario (quella
che ho immaginato io fatta da Reiner su Zeke, ma anche su Kenny). Studi
recenti hanno dimostrato che lo strangolamento posteriore impiega in media 8,9
secondi per rendere incosciente un avversario indipendentemente dalla presa
utilizzata. (fonte wikipedia)
2) Per questa particolaità mi sono ispirata a Pacific Rim, un
film del 2013 co-scritto, diretto e co-prodotto da Guillermo del Toro. Scritto
che trae ispirazione dai Kaijū, i colossali
mostri del cinema giapponese e dai vari mecha presenti in numerosi anime e
manga. In cui dei soldati umani chiamati Jeager (sì, avete letto bene, questo è il loro
nome) che significa "cacciatori", combattono contro giganti enormi in metallo, comandando
a loro volta, giganti in metallo manovrati da loro stessi tramite una connessione neuro-mentale. (Poi, in seguito, vi spiegherò meglio il legame mentale tra Grisha, Zeke ed Eren)
3) La voce del comando (che non ho voluto chimare rumbling) è un mio chiaro
omaggio a Dune in cui le Bene Gesserit possiedono questo dono innato attraverso
il quale possono condizionare mentalmente gli altri
Il titolo è sia quello di un film del 2016 che anche un omaggio ad una famosa
serie TV (La regina degli scacchi). Non sono la prima né sarò l’ultima che ha
avuto questa idea, ormai è voce di popolo nel fandom e quindi ufficialmente
fanon, che Erwin sia un abile stratega al pari di un campione di scacchi!
Eccomi come promesso anche se molto di fretta, ad aggiornare la storia. Questo
mese di maggio sarà molto intenso per me, quindi potrebbe (ma non è detto)
saltare qualche appuntamento settimanale (spero comunque di farcela) in caso
siete avvisati.
A tutti voi che state leggendo e mettendo la storia tra le seguite, ricordate e
preferite va la mia mia gratitudine, senza dimenticare chi ancora ha la voglia
e il tempo di lasciare un commento, cosa sempre gradita e utile.
GRAZIE di ♥♥♥
Ci ritroviamo con (se non ci sono intoppi) un
capitolo nuovo la prossima settimana, sennò quella dopo ancora!