Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Strange_writer    07/05/2023    5 recensioni
||STORIA INTERATTIVA|| (Iscrizioni chiuse)
Migliorare.
Un'azione piuttosto complicata ma che è l'obiettivo ultimo del Kaizen Club. Un club elitario, fondato anni addietro per raggiungere un obiettivo: essere alla vetta.
Riusciranno i vostri OC ad entrare a far parte di questo club?
Dal testo:
Una semplice combriccola di studenti accumunati dal sogno di diventare protettori della giustizia. Un gruppo di adolescenti che giocavano a fare i Supereroi. Degli eroi in erba che idealizzavano il mondo esterno. Questa sarebbe stata l’opinione dei più sul Kaizen Club.
Una rete di sicurezza. Una garanzia per il futuro degli eroi. Un rito di passaggio per scoprire se si ha la stoffa per diventare eroi. Questa era l’idea di Shouko Hiragi, fondatore del Kaizen Club.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

3%

“Immagino che al momento nessuno sia però informato su che cosa sia il Kaizen Club, nonostante alcuni di voi abbiano provato a documentarsi.” 

Alcuni dei presenti sobbalzarono colti alla sprovvista, ma il castano fece loro gesto di non preoccuparsi.

“Siamo stati tutti nei vostri panni, la curiosità non dovrebbe essere punita. Spero solo che questa sia l’ultima volta che voi facciate il nome del club al di fuori del club.”

Il suo tono gelido lasciava chiaramente intendere che quello fosse più un avvertimento che una raccomandazione. Il Presidente si schiarì la voce e riprese il suo discorso.

“Il Kaizen Club potrebbe essere presentato come un’opportunità per tutti voi. Siete agli inizi della vostra carriera, immagino senza un’idea di dove questo percorso da voi iniziato possa portarvi. Il Kaizen Club potrà essere l’aiuto di cui avete bisogno per compiere passi nella giusta direzione. Un piccolo passo per volta che porta alla destinazione, un miglioramento minimo e costante che porta ad un miglioramento ultimo. Questo, Sentaku, è il Kaizen Club.”

Al termine del discorso di Hayato, gli studenti del primo anno erano incuriositi da quello strano club. La domanda che molti però si stavano facendo era una: cosa avrebbero dovuto fare per dimostrarsi all’altezza. La risposta fu lo stesso Hayato a fornirgliela pochi istanti dopo.

“La Selezione sarà solo l’inizio per alcuni di voi. Questa fase sarà suddivisa in quattro step, chiunque riesca a superare tutti e quattro gli step sarà considerato membro ufficiale del Kaizen Club. Il primo step si terrà oggi.”

A quell’affermazione si sollevarono alcuni borbottii perplessi e contrariati. Nessuno si sentiva granchè preparato. Hayato alzò una mano per placare il brusio.

“Sarà una semplice partita di Ruba Bandiera.”

Quello era decisamente qualcosa che nessuno si aspettava di sentire. Come avrebbe potuto un gioco per bambini determinare l’esito di qualcosa che, a conti fatti, sembrava decisamente importante?

“In questo step chi di voi frequenta il corso di Eroismo sarà in campo e affronterà i quattro rappresentanti del Kaizen Club del corso di Eroismo. Essendo io tra questi, per ragioni di imparzialità, a spiegare i dettagli della sfida non sarò io ma Ghost. – il membro del Club appena nominato fece un passo in avanti per farsi riconoscere - Per favore, prima però indossate le vostre divise sportive e poi disponetevi sulla linea di fondo campo. Chi fa parte di altri corsi dovrà disporsi a bordo campo. Le regole della prima prova verranno spiegate solo allora.”

I Sentaku si guardarono un po’ perplessi tra di loro, le informazioni che avevano in loro possesso erano ancora poche ma nessuno di loro obiettò.

“Ehi, credi che facciano sul serio?”

Domandò Kirara ancora dubbiosa voltandosi verso Yayoi. La corvina scrollò le spalle, non sapendo cosa pensare di preciso. Tutta quella storia era decisamente strana ma dall’altra parte ne era incuriosita.

“Devo ammettere che non gioco a Ruba Bandiera da quando avevo cinque anni. Spero che sia un bel viaggio nel passato.”

Intervenne Yuma sovrappensiero e lasciandosi sfuggire un lieve sorriso. Shaka al suo fianco corrucciò le labbra.

“Non mi sembra la circostanza adatta per un tuffo nel passato.”

“Già, Shaka ha ragione. Inoltre ho come l’impressione che non sarà così facile come sembra.”

“Credi che ci sarà una modifica al regolamento?”

Chiese Kotone strabuzzando gli occhi davanti a quella supposizione di Kirara. Lei si limitò ad un’alzata di spalle, in fondo la sua era solo un’ipotesi. Il piccolo gruppetto poi si divise con la promessa di raggiungere il campo insieme una volta indossate le loro divise.
 
*§*
 
 Campo della palestra gamma
 
Yue si sedette con un sospiro su una delle panchine a bordo campo, imitata da Ryo e Yuki, mentre Osamu, dovendo spiegare il regolamento, era rimasto indietro con i membri delle classi di Eroismo. Le labbra della ragazza del terzo anno si incurvarono affascinata dai diversi indizi che i quattro aspiranti eroi lasciavano trasparire riguardo all’imminente prova: per Shiho e Shosuke quello era il primo anno che indossavano le vesti di scrutinatori e se da una parte Shiho trasmetteva la sua impazienza ed eccitazione attraverso piccoli saltelli sul posto e una costante sistemazione della sua divisa, dall’altra Shosuke cercava di nascondere il nervosismo facendo esercizi di riscaldamento muscolare. Hyunjin e Hayato invece ci erano già passati l’anno precedente e si poteva dire che avessero un po’ più di dimestichezza con il ruolo, ma Yue notò comunque che entrambi i suoi due amici provavano ancora un po’ di emozioni. Hyunjin continuava a sistemarsi la maschera, l’albina ipotizzò perché non voleva correre lo stesso rischio dell’anno scorso che questa gli cadesse durante metà prova. Fortunatamente era riuscito a non far scoprire la sua identità ma immaginava che il biondo non volesse ripetere l’episodio. Le iridi color onice si spostarono poi su Hayato e scosse leggermente la testa, sebbene sembrasse avere la situazione sotto controllo ma, per chi lo conosceva da più tempo come lei, era chiaro come il sole che ce la stesse mettendo tutta per non deludere le aspettative, forse si stava impegnando anche un po’ troppo considerando il modo esageratamente artificioso in cui aveva presentato il club, linguaggio che senza ombra di dubbio non gli apparteneva. Se doveva essere del tutto sincera anche lei, in un certo qual modo, poteva ritenersi elettrizzata all’idea di affrontare un nuovo anno.

“Yuki, sposta quei piedi, stai occupando tutta la panchina.”

L’albina voltò il capo alla sua destra per incontrare la seguente scena: Yuki spaparanzata sul resto della panchina libera e Ryo che, con un piede, cercava di spostarle le gambe, ma senza successo.

“Yuki, se non le sposti mi siedo su di te.”

Minacciò lui. La bionda aprì un occhio per squadrarlo e poi lo richiuse, aggiustando meglio le braccia con cui stava sostenendo la testa.

“Qua non c’è nessuna Yuki. Solo Smokey.”

Ryo alzò gli occhi al cielo, ma non si perse d’animo, sapeva perfettamente cosa doveva fare per essere ascoltato.

“Smokey-san, mi dispiace per quello che ho detto sul tuo nome… l’anno scorso. – forse sottolineare la cosa non era stata una buona mossa a giudicare dall’occhiataccia ricevuta. – ma scommetto che quest’anno non sarà più il nome più brutto del club.”

La bionda lo colpì con un debole calcio prima di mettersi a sedere in maniera più composta. Il rosso si massaggiò la gamba lesa e saltellò con quella buona fino al suo posto per poi sedersi. Yue, che aveva assistito a tutto lo scambio, scosse la testa divertita: anche loro due si stavano preparando a quello che sarebbe successo di lì a poco a modo loro.
Quando i Sentaku uscirono dagli spogliatoi, sul campo, erano già presenti i quattro rappresentanti, ora privi del mantello, e quello che dedussero essere Ghost, il supervisore delegato della prova, che li stavano aspettando. Il ragazzo si posizionò esattamente a metà tra le due file formate, da una parte, dai dodici Sentaku del dipartimento Eroi e, dall’altra parte, dai quattro Hoshonin. Guardò entrambe le parti con un sorriso carico di entusiasmo. Si schiarì poi la voce e iniziò a parlare.

“Cari Sentaku, benvenuti ufficialmente alla prima prova! Come il nostro adorato presidente ha già avuto modo di dire, la prova attuale è Ruba Bandiera. Lasciate che vi illustri le regole.”

Il ragazzo si voltò poi verso il bordo campo e mostrò un pollice alzato. A quel segnale Yue e Yuki estrassero dal mantello un palmare e appena vi posarono le dita sopra un paio di droni presero il volo. Sul monitor della palestra, nel giro di pochi secondi, apparve la visuale aerea ripresa, ognuno dei due droni riprendevano una delle due metà campo.

“L’obiettivo è lo stesso di una qualsiasi partita di Ruba Bandiera: un numero da 1 a 12 verrà annunciato e i giocatori delle due squadre a cui è stato attribuito quel numero dovranno correre a recuperare e portare al sicuro nella loro “base” la bandiera. Se l’avversario sarà in grado di abbracciare chi è in possesso della bandiera il punto verrà assegnato alla squadra avversaria. Solo i numeri chiamati possono fare punto portando la bandiera nella propria base. Ovviamente non siamo più bambini, l’uso dei quirk è concesso, non abbiate timore, date il meglio di voi, qualsiasi ferita e infortunio sarà poi gestito dal responsabile del Kaizen Club, Cheers.”

Osamu indicò la sagoma di una persona, anch’essa incappucciata, ma che invece di essere a bordo campo se ne stava nel corridoio degli spogliatoi. Alcuni membri del Club alzarono la mano in segno di saluto, ai quale Cheers rispose con ampie bracciate energiche. Alcuni dei Sentaku ridacchiarono per quel saluto fin troppo entusiasta. Sul campo poi comparve la bandiera in questione, un rettangolo di stoffa bianca appesa ad un asta metallica con una molletta così che prenderla non risultasse difficile.

“Per motivi di numerosità i membri attivi del team del Kaizen Club risponderanno a tre numeri ciascuno. Vedetelo come un handicap, cari Sentaku.”

Molti degli studenti del primo anno sogghignarono sentendo la vittoria in pugno, in fondo come tutti gli esseri umani, anche quei misteriosi individui, prima o poi, avrebbero risentito degli effetti della fatica.

“Per quanto riguarda le altre regole: fate di tutto per portare la bandiera nella vostra base, la squadra che raggiungerà per prima i cinque punti vincerà. Inoltre al termine di ogni match verranno concessi cinque minuti di riassestamento. Qualche parola di incoraggiamento per questi promettenti eroi, Presidente?”

Lo telecamera del drone progettato da Osamu ora era puntata su Hayato che, da dietro la maschera, alzò gli occhi al cielo.

“Ricordate che siete un team. Date il meglio di voi.”

“Questo è il nostro presidente, breve e coinciso. Bene, detto questo direi che si può dare iniziò al tempo di pianificazione. Quando sentirete questa sirena – l’arena venne inondata da un forte rumore stridente- disponetevi sulla linea gialla in ordine crescente e attendete che il primo numero venga chiamato. In bocca al lupo”

Osamu lasciò il campo e gli studenti del primo anno si riunirono a cerchio nella loro metà campo. Avevano solo venti minuti per decidere che numeri attribuirsi.

“Credo che la mossa più saggia sia innanzitutto scoprire cosa ci consentono di fare i nostri quirk. Chi ha un quirk incentrato sulle abilità fisiche sarà un numero alto così che anche se la distanza dalla bandiera è maggiore rispetto a quella dei numeri più piccoli non avrebbe problemi a ricoprirla.”

Ragionò Yayoi ad alta voce. Alcuni si ritrovarono ad acconsentire ma qualcuno invece non concordava con la sua idea. A contraddirla fu un ragazzo dai capelli castani lunghi fino alle spalle e dal fisico allenato che Yayoi riconobbe essere uno studente della 1°B, Masashi Shibata. 

“La posizione delle persone è indifferente, i mascherati di là, anche se sono in meno, devono ricoprire la stessa distanza, non porterebbe alcun vantaggio.”

“A livello di resistenza fisica però porterebbe un grande vantaggio.”

“La sfida consiste nell’essere il più veloce a recuperare la bandiera, non nel vedere che corre più a lungo.”

Yayoi strinse i pugni, frenandosi dal fare un commento acido. Odiava profondamente chiunque la contraddicesse senza un minimo di cortesia, c’erano molti modi per far notare qualcosa e la maleducazione era l’ultimo modo a cui qualcuno avrebbe dovuto ricorrere.

“L’idea di spiegare i nostri quirk però a me sembra una buona idea, in questo modo potremmo trovare un modo per essere più rapidi degli altri.”

Intervenne Yuma, che condivideva l’idea di Yayoi.

“O abili nel fermarli.”

Ci tenne a precisare Shaka in tono piatto. Masashi scrollò le spalle, non totalmente contrario a quell’idea.

“Connection mi consente di legare due cose che tocco, quando la connessione è creata i due target saranno attratti l’una all’altra.”

Gli altri annuirono, cercando di capire cosa fare di quelle informazioni. Qualcuno poi si schiarì la voce.

“Sloth mi consente di raggiungere la mia migliore forma fisica per un minuto per ciascuna ora di sonno, ho un totale di 12 ore di sonno in corpo, spero bastino.”

Il tono lento e strascicato usato da Sojuro Minato, studente della 1°A, facevano pensare tutt’altro, e le occhiaie che segnavano il suo volto non aiutavano per niente, ma gli altri decisero di fidarsi sulla parola. Fu poi il turno di Kirara.

“Cerco di farla molto breve, ho già una mezza idea di come rendermi utile comunque: con Solid Rainbow potrei creare una piattaforma che mi porti alla bandiera in pochi secondi.”

Il tono allegro e il pollice in su che usò la ragazza ebbe il potere di convincere gli altri che sapeva perfettamente cosa doveva fare per essere d’aiuto. L’espressione allegra della rosata cambiò all’improvviso in una preoccupata e indicò lo schermo.

“Uh oh, temo che questo stupendo incontro conoscitivo debba essere un po’ più rapido. Abbiamo solo sette minuti per decidere che numero assegnarci.”

“Dovremmo davvero decidere i numeri da darci prima di proseguire.”

Ci tenne a sottolineare Masashi il quale incrociò le braccia al petto con fare annoiato. Kirara gli rifilò un’occhiataccia, sembrava quasi che il ragazzo l’avesse appositamente ignorata.

“Ma non avevi appena detto che era irrilevante?”

Chiese un ragazzo dalle fattezze di volpe guardandolo interrogativo.

“Hisaki, non me ne frega nulla. Facciamo in fretta. Gli incappucciati sono così convinti di vincere che se la stanno ridendo con gli amici a bordo campo.”

Le parole del castano corrispondevano alla verità, gli Hoshonin avevano effettivamente abbandonato la metà campo spostandosi al lato. Dal modo in cui chiacchieravano con disinvoltura sembrava che si fossero dimenticati dell’imminente sfida.

“Se smettessi di remarci contro forse a quest’ora avremmo già finito.”

Commentò Kirara, aveva incontrato Masashi da meno di venti minuti e già non lo sopportava. Sebbene quella sfida non la convincesse del tutto era comunque una sfida, e come tale intendeva vincerla. Shaka, al suo fianco, le posò una mano sulla spalla per tranquillizzarla, cosa che ebbe un minimo effetto poiché il ragazzo la vide distendere la fronte che aveva corrugato per l’irritazione.

“Io voglio un numero pari.”

Dissero in coro due ragazze, Umine Fukushima e Nanako Yokota. Un ragazzo dai capelli neri e dai riflessi blu, Daisuke Fukui, scrollò le spalle.

“A me basta non essere chiamato.”

Yuma si portò le dita a massaggiarsi le tempie, ognuno diceva la sua e non ascoltava l’altro: in poche parole un macello. E, per il benessere della sua sanità mentale, doveva porre fine a tutto ciò.

“Assegnerò i numeri casualmente, se avete problemi per favore risolveteveli da soli e in silenzio possibilmente.” 

Al termine dei venti minuti preparatori i ragazzi del primo anno avevano avuto modo solo di spiegare come funzionassero i rispettivi quirk, senza proporre nessuna strategia. In fondo però elaborare strategie senza conoscere i quirk degli avversari sarebbe stato presso che inutile. Ognuno di loro avrebbe dovuto puntare a dare il massimo.

“Bene, bene! Direi che è il momento di dare il via alla Selezione, cha la prima prova abbia inizio!”
Il suono della sirena rimbombò nella palestra e tutte le persone in campo si misero in posizione di partenza, pronti a scattare.

“Numeri cinque! Minato e Shock.”

All’angolo del monitor comparvero i volti di Sojuro e Shosuke. Entrambi i ragazzi scattarono in avanti, pronti a prendere la bandiera. I ragazzi del primo anno non osavano fiatare, i loro sguardi passavano a intermittenza dal ragazzo che correva al monitor dove, grazie alla visuale aerea, si aveva un’idea più chiara di chi fosse in vantaggio. Qualcosa però gli allarmò, Shosuke, invece di correre nella direzione della bandiera, sembrava essere diretto verso Sojuro. Anche Sojuro se ne rese conto quando lo vide entrare nella sua visuale. Arrestò la corsa quando il ragazzo del secondo anno gli si parò davanti e si abbassò di scatto per evitare una delle due ciocche albine che il ragazzo aveva animato per cercare di colpirlo. Shosuke, avendo previsto che il ragazzo provasse a schivare il colpo alto abbassandosi usò l’altra ciocca per provare a toccarlo ma Sojuro, che aveva precedentemente attivato il suo quirk, fu più rapido e rotolò su un fianco per evitarlo e continuare la sua corsa verso la bandiera. L’albino, rendendosi conto che la sua strategia non era andata a buon fine, si lanciò all’inseguimento. Essendo il quirk di Sojuro incentrato sul miglioramento delle abilità fisiche fu facile per lui porre un distacco. Quando arrivò alla bandiera la afferrò, staccandola dall’asta, e si girò su se stesso per poter ritornare nella sua metà campo ma, ancora una volta, Shosuke gli si parò davanti. Sojuro mostrò un sorriso cortese e forzato.

“La tua tecnica non ha funzionato la prima volta, non funzionerà nemmeno la seconda.”
E dicendo ciò, appena vide la ciocca destra di Shosuke allungarsi, si abbassò. L’albino sorrise gentilmente in risposta.

“Non ho mai detto che avrei usato la stessa strategia.”

Sojuro lo guardò interrogativo ma capì in un attimo, anche se troppo tardi, cosa intendesse. Shock piegò le gambe e con la ciocca destra avvolse il braccio con il quale stava tenendo la bandiera. Sojuro sentì la pelle iniziare a formicolare in maniera fastidiosa, con intensità sempre maggiore, e fu costretto a mollare la presa sulla bandiera. Il ragazzo del primo anno imprecò sottovoce quando realizzò di non poter muovere il braccio colpito, ma non si diede per vinto. Piegò in avanti il busto usandolo come scudo e afferrò la bandiera con l’altra mano. Ad una velocità impressionante poi si liberò dalla marcatura di Shosuke e corse nella direzione della sua base. L’albino rimase lì di fianco all’asta con un sorriso indecifrabile sul volto mentre osservava il ragazzo alzare la bandiera verso il cielo in segno di vittoria. Avrebbe dovuto toccare anche l’altro braccio e paralizzarlo, solo così avrebbe rallentato il suo avversario. Riconoscendo la sua agilità di pensiero applaudì.

“Shock non fare il solito! Non incoraggiarli!”

Si lamentò Shiho da dietro la linea di partenza. La ragazza scoccò un’occhiata seccata ai Sentaku che si erano accalcati intorno a Sojuro per complimentarsi.

“Oh andiamo, lasciali gioire un po’. L’entusiasmo giovanile è sempre bello da vedere.”

“Non parlare come se fossi un vecchio decrepito. Hai solo un anno in più di loro.”

Lo ammonì la verde dandogli una gomitata nel fianco. Shosuke sorrise e poi si girò verso Hayato.

“In ogni caso è andata come avevi immaginato. Alla prossima seguiamo quindi il piano B?”

Chiese l’albino, che in ogni caso non sembrava molto avvilito per la sconfitta subita. Il presidente del Kaizen Club annuì.

“Come ho detto prima è fondamentale anche considerare il loro stato psicologico.”

Hyunjin rabbrividì a quelle parole.

“Certo che fai paura quando sei competitivo.”

“Non sono competitivo, ho solo intenzione di vincere.”

“Se avessimo più tempo ti chiederei di elencarmi le differenze tra le due cose.”

Nel frattempo nell’altra metà campo Cheers aveva già scosso energicamente la mano paralizzata del ragazzo, complimentandosi nel mentre per la sua vittoria. Quando Sojuro recuperò l’uso dell’arto si girò verso i suoi compagni di squadra. Yayoi ispezionò il pugno che Sojuro continuava a chiudere e riaprire per recuperare la sensibilità.

“Che ti è successo al braccio?”

“Quando lo ha toccato con i suoi capelli lo ha praticamente paralizzato.”

Kotone, udendo quell’informazione, rifletté per qualche secondo, ponderando le sue parole.

“La sua tecnica prevedeva il placcaggio, magari le ciocche non sono estendibili.”

Yayoi, sfruttando l’osservazione di Kotone, concluse:

“Quindi se vogliamo avere la meglio su quel tipo dobbiamo sperare che, se dovesse scendere in campo, sia contro qualcuno di noi con un quirk che consentono un combattimento a distanza. ”

Masashi, all’ennesima parola, sbuffò.

“Dovreste preoccuparvi più per il tipo con il masso, quello non sembra essere facile come quirk.”

“Teoricamente tutti gli avversari non andrebbero sottovalutati.”

Lo ammonì Kirara puntando le mani sui fianchi. Il castano alzò gli occhi al cielo e la rosata gonfiò le guance indispettita per l’essere stata ignorata, per la seconda volta. Voleva proprio fargli una lavata di capo ma il suono della sirena la costrinse a desistere.

Tutti si rimisero in posizione di partenza, gli occhi calamitati sulla bandiera.

“Numeri due, Nanbu e Prince.”

Come nel match precedente i volti dei due sfidanti apparvero sullo schermo. Si poteva dire uno scontro alla pari, nessuno dei due aveva un quirk che permettesse di aumentare la velocità del portatore, quindi niente poteva essere predetto fino all’ultimo secondo. Entrambi stavano puntando alla bandiera e Yayoi capì che il modo più efficace che aveva per vincere era ostacolare l’altro. Agire per prima le avrebbe inoltre concesso di scoprire il quirk dell’altro. Mentre correva si slacciò la felpa, rimanendo in canottiera e, dalla sua pelle, iniziarono a separarsi dei foglietti che presero a fluttuarle intorno e a piegarsi su se stessi. I presenti osservarono quei pezzi di carta prendere la forma di tante piccole farfalle in pochi secondi. Hyunjin notò le mosse della ragazza e, quando il nugolo di origami si fiondò nella sua direzione, fu abbastanza agile da evitarlo. La ragazza aveva mirato alle sue gambe per rallentare i suoi movimenti. Anche se non lo aveva colpito era riuscita comunque a portarsi in vantaggio.
Hyunjin comprese che se voleva raggiungere la bandiera e portare avanti il piano di Hayato doveva contrattaccare e fortunatamente il suo quirk gli avrebbe permesso di riuscire nella sua impresa. Per sua sfortuna però il regolamento vietava l’uso di equipaggiamenti per i membri del club, e per questo non aveva la sua solita cintura legata in vita. La cosa lo svantaggiava, ma non per questo non avrebbe risposto. Sapeva di potersi arrangiare con quello che aveva. Portò una mano alla maschera e la fece scorrere sulla superficie alla ricerca di uno dei dettagli dorati, che erano in realtà rifiniture di ottone dovute alla presenza del visore. Quando vide gli origami generati da Yayoi tornare alla carica focalizzò la sua attenzione sulle gambe, tramutandole in pochi istanti in ottone. Essendo un materiale di uso comune per ora poteva bastare. Quando le farfalle passarono tra le sue gambe le loro ali tagliarono la stoffa dei pantaloni ma non scalfirono la pelle che ora era diventata di un brillante colore oro. Con un sorriso vittorioso accelerò, ora aveva un problema in meno.
Yayoi nel mentre aveva le iridi color nocciola puntate esclusivamente sulla bandiera, era ormai a pochi passi da essa e allungò il braccio per poter afferrare il pezzo di stoffa.

“Prince, ora!”

La voce di Hayato risuonò nella palestra, calamitando l’attenzione dell’altra squadra su di lui.

“Non mi piace la situazione.”

Mormorò Kotone mangiucchiandosi l’unghia del pollice per il nervosismo, Shaka al suo fianco invece era all’erta, in attesa di un qualsiasi cambiamento, che non tardò ad arrivare. In campo, Hyunjin, a pochi centimetri di distanza da Yayoi, aveva cambiato la sua traiettoria, facendo un giro di centottanta gradi su sé stesso e cominciò a correre nella direzione opposta. Quello che accadde nei secondi successivi nessuno se lo aspettava. Hayato caricò un calcio e con forza colpì l’asteroide che solitamente li fluttuava intorno, questo sfrecciò a tutta velocità nella direzione della bandiera. Il masso, nella sua traiettoria, colpì la bandiera trascinandola con sé. Yayoi, vedendosi soffiare l’obiettivo da sotto il naso, provò ad inseguire il masso. Il suo piano si rivelò però poco efficace quando questo si fermò e, come richiamato da una forza invisibile, tornò indietro. Nella sua traiettoria di ritorno si piazzò Hyunjin che si limitò ad agguantare la bandiera e correre verso la metà campo della sua squadra, non molto distante da lui. Il biondo sentendo la sirena di fine match, sorrise e batté il cinque ad un’esaltata Shiho e si inchinò teatralmente davanti agli applausi dei suoi compagni di club.

“Ehi, questo non è contro il regolamento?”

Il tono sconcertato di Masashi tagliò corto i festeggiamenti del Kaizen Club. Hayato, al cui fianco era tornato il piccolo asteroide, si girò nella direzione dei Sentaku e scosse la testa.

“No. Inoltre mi sembrava di essere stato chiaro, siamo due squadre, perché dovrebbe essere contro il regolamento agire come tale?”

Le parole di incoraggiamento di Hayato di inizio prova acquisirono improvvisamente un altro senso.

 
*§*
 
Bordo Campo
 
Il terzo match era iniziato e a bordo campo tutti seguivano i movimenti di Hayato e Hisaki, i due partecipanti chiamati.

“Andiamo, ragazzi fategli mangiare la polvere!”

L’incitazione di Tetsuro fece sobbalzare Rieko al suo fianco. Erano seduti su una panchina a bordo campo, insieme agli altri studenti dei dipartimenti di Management e di Supporto. Tetsuro sembrava completamente assorbito dalla prova, sembrava quasi stesse seguendo una partita della sua squadra del cuore da quanta foga metteva nella tifoseria. Anche Rieko non poteva negare che quegli scontri fossero interessanti, ma al momento aveva alcune domande a cui proprio non riusciva a trovare risposta.

“Ehi, Tanaka, credi che noi entreremo per default?”

Il ragazzo spostò lo sguardo ambrato dal campo a Rieko, alzando le sopracciglia in una muta richiesta di ripetere. Lei sospirò e ripetè.

“Voglio dire, questa prova è rivolta agli aspiranti Hero, noi credi che siamo già parte di questo Club?”

“Ipotesi errata, piccola Sentaku.”

A rispondere non fu Tetsuro, ma bensì Osamu,  che era arrivato alle spalle dei due. Tetsuro, lievemente sorpreso dal fatto che uno degli studenti ammantati stesse rivolgendo loro la parola, boccheggiò a disagio. Rieko invece, come se niente fosse, continuò a porre le sue domande.

“Quindi dovremo affrontare una prova simile.”

“Ipotesi nuovamente errata.”

“Avremo una prova a parte dedicata ai nostri dipartimenti?”

“Ipotesi parzialmente corretta.”

Rieko sbuffò e incrociò le braccia al petto.

“Sai, sarebbe molto d’aiuto se almeno fornissi qualche informazione in più per contestualizzare.”

Osamu si grattò il mento come se ci stesse pensando su sul serio.

“Potrei farlo, ma è più divertente lasciarvelo scoprire da soli. In ogni caso… - Osamu scavalcò la panchina per essere dall’altro lato e sedersi tra Rieko e Tetsuro. – cosa ne pensate di questi match?”

Tetsuro, avendo nuovamente modo di tornare a guardare il campo, sorrise divertito.

“Decisamente ad alto intrattenimento, non sai mai cosa potrebbe succedere. Sembra quasi di assistere al Festival dello Sport!”

Osamu annuì a quella constatazione, era il terzo anno che assisteva a quelle prove e ogni anno ne era rimasto coinvolto. Il castano si girò poi verso Rieko per sapere la sua.

“Concordo con Tanaka, anche se l’assenza di equipaggiamenti rendono il tutto un po’ sbilanciato.”

“Cosa ti fa pensare ciò? Il fatto che non sia possibile il completo uso di un quirk?”

“Ipotesi parzialmente corretta.”

Rispose lei imitando la frase detta da Osamu poco prima. La cosa fece ridacchiare Osamu.

“Quello che voglio dire è che alcuni quirk sono incentrati sul miglioramento delle abilità fisiche, altri no. Una persona con un quirk di potenziamento è ovviamente avvantaggiata in una gara come questa.”

“Sei sicura di star guardando bene?”

Il tono lievemente rude di Yuki fece voltare Rieko e Tetsuro nella sua direzione. La ragazza, lievemente indispettita per essere stata contraddetta, incrociò le braccia al petto.

“È una prerogativa del club non elaborare le constatazioni?”

Tetsuro, lievemente intimidito dalla presenza di due Hoshonin, guardò Rieko supplicandola con lo sguardo di non provocare quella che tra i due sembrava essere quella più incline al ricorrere alle mani. Fortunatamente Yuki prese il commento alla leggera.

“Non è questione di equità ma di realtà. Credi che nel mondo dell’eroismo quando un Hero si trova davanti ad un Villain ha il tempo di recuperare costume ed equipaggiamenti?”

Sebbene la sua fosse una domanda retorica sia Rieko che Tetsuro scossero la testa.

“In quei casi non ti affidi alla fortuna ma alla strategia.”

Rieko e Tetsuro tornarono a guardare il campo dove Hisaki stava cercando di raggiungere la sua casa base schivando l’asteroide di Hayato. Quando videro Shosuke raggiungere il ragazzo volpe alle spalle e sfiorarlo con i suoi capelli-tentacolo capirono meglio la situazione.

“Non è comunque sbilanciato avere da una parte persone che non si conoscono e che devono lavorare insieme per la prima volta mentre dall’altra persone che invece sembrano lavorare insieme da tempo?”

“Ipotesi corretta.”

Esclamò Osamu incrociando le gambe e sollevando un dito verso il cielo.

“Ma a questo fanno fronte due cose: la numerosità – sollevò poi il secondo dito – e la fortuna.”

Tetsuro ora era decisamente confuso da quell’affermazione.

“Ma non avete detto che la fortuna non c’entra?”

“Non c’entra nei singoli match, ma nel quadro generale il ruolo della fortuna non può essere ignorato.”

Tetsuro guardò il campo davanti a lui dove Hayato stava sciogliendo l’abbraccio con cui si era guadagnato un punto. Un piccolo sorriso gli sbocciò sulle labbra del corvino dalle ciocche rossastre.

“Se la fortuna ha comunque un ruolo io avrei una proposta. Perché non scommettiamo?”

 
*§*
 
Angolo autrice:

Dopo mesi eccomi di ritorno!
Vi chiedo scusa per il ritardo ma ho preferito progettare per bene la struttira di tutti i match prima di scriverli, e la cosa mi ha portato cia più tempo del previsto. In ogni caso, se non mi dilungo troppo in dialoghi e scenette (cosa che dubito riuscirò a fare perchè adoro troppo questi OC) la prima prova durearà altri due capitoli. Quindi è probabile che alcuni OC avranno più spazio in alcuni capitoli e meno in altri.

Spero, in ogni caso, che la prima parte vi sia piaciuta!
Primo colpo di scena, Ruba Bandiera non è il ruba badiera a cui siamo tutti abituati ma più un "Prendi-la-bandiera-per-primo-e-poi-lancia-i-tuoi-compagni-di-squadra-all'attacco-per-difenderti". Chissà come andrà a finire, siete più che i benvenuti a partecipare alla scommessa di Tetsuro, hehe.
Ultima noticina che ci tengo a fare, alcuni OC Sentaku che trovato in questi capitoli torneranno poi anche nelle altre prove. Essendo una selezione 6 OC erano un po' pochi e ho quindi dovuto imbastire la cosa, altro motivo per cui ci ho messo un po' a progettare la struttura dei capitoli. Ma non preoccupatevi, avranno un ruolo marginale. (Già immagino i Masashi Haters gioire.XD)


Detto questo ci sentiamo/leggiamo presto!

 
Strange  
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Strange_writer