2.Assassina (di felicità) [privazione]
Burn
down something beautiful
[No it isn’t, Plus 44]
“Un’altra
femmina.”, sentenziò Hyashi, percependo le palpebre calare, disturbate,
contro
il suo controllo.
Hitomi giaceva stremata sulle lenzuola azzurre, la chioma corvina in
disordine
e le belle mani pallide artigliate al letto.
Almeno nel parto, le aveva evitato il biancore stritolante della tenuta
Hyuuga,
per evitare che, nelle molte ore di travaglio, potesse impazzire.
Amava teneramente sua moglie, come mai aveva potuto amare niente, e gli
era
stata data in matrimonio come un dono gradito.
La trovava piacente, di una bellezza delicata degna di una regina.
Degna di
lui.
“Dalle una possibilità, ti prego.”
Si vergognò di aver assunto un’espressione così disturbata, perché lei
se n’era
accorta.
Osservò la piccola, alta tra le sue braccia, per alcuni istanti.
Poi, dopo un breve, ruvido sorriso la offrì alle sue braccia per
allattarla.
“Certo. Certo, Hitomi.”
Hitomi generò un fievole sorriso sul volto sudato, sforzando la mano di
reggere
la bambina mentre le dita scivolavano e il fiato affannoso le si
affievoliva.
Sbarrò agli occhi, tentando di versare una lacrima per calmare gli
occhi,
disperati nel fissarsi sulla pozza di sangue che percepiva bagnarle la
pelle,
ma il suo corpo stremato era troppo insensibile ormai.
“Hyashi-sama”, vibrò la gola stanca. Abitudine dura a morire,
continuava a
portargli rispetto come ad un padrone più che ad un marito, “Toccami la
guancia, per favore…”
Ma non era da lui, un gesto di così disinteressata tenerezza, e le
aveva
offerto solo un sorriso ancora freddo per la bambina ricevuta.
Finalmente la lacrima desiderata le aveva solcato la guancia,
offuscandole la
vista, e con essa il passato. Poi, il futuro.
E la fronte di Hyashi dapprima si era contratta, aveva pensato si
stesse
fingendo offesa, prendendo gioco di lui.
Poi era capitolato, con le mani sempre fredde a farsi sudaticce e la
paura a
scivolare via in perle.
L’aveva toccata, baciata cercando di trattenere la vita che le
abbandonava il corpo,
ritrovandosela fredda tra le braccia.
Aveva urlato, contratto le labbra, persino pianto.
Maledetto tante
cose, tante persone, e cercato di trattenersi dal maledire anche chi,
inconsapevole e beata, continuava avidamente a succhiare il capezzolo
della
madre morta.
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Note di Mao:
Grazie mille per le recensioni ad
Uchiha_chan, ballerinaclassica
e Kaho. Fra vacanze e mancanza di programmi per html, che mi sono
procurata or
ora, non ho avuto modo di postare altro, ma spero che questo compensi.
Ne sono molto soddisfatta, il che è raro per me.
Seguitemi e commentate ancora, se potete. Grazie infinite <3.