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Autore: MayaPatch    13/05/2023    0 recensioni
Un'antica minaccia attacca il villaggio dei Patch. Sta cercando qualcosa e vuole ottenerla a tutti i costi. La tribù è alle strette e lo Shaman King, per evitarne l'estinzione, richiama i guerrieri più forti e li resuscita. Gli undici Officianti hanno un nuovo incarico: proteggere la loro gente e affrontare la nuova minaccia. A dargli una mano, una vecchia conoscenza.
(Versione alternativa al sequel di Shaman King)
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Silva
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sk9 by MayaPatch

La permanenza in casa di Maya si era rivelata una sorpresa. Lyserg era abituato alle situazioni più strane, soprattutto se ripensava allo Shaman Fight. Vedere i Patch interagire tra loro e con lui al di fuori del torneo fu interessante. Li conobbe meglio e apprezzò le differenze di ognuno. Sembravano una grande famiglia, ma se lo aspettava. Dopo tutto dovevano aver passato molto tempo insieme prima e dopo il torneo, nel Grande Spirito. Erano casinisti, si punzecchiavano a vicenda in continuazione. In un certo senso, gli ricordarono il gruppo di Yoh.

«Insomma, capisci? Il basso è fondamentale!» esclamò Radim. Stava parlando con Jenny. Entrambi erano seduti in soggiorno, su uno dei divani, immersi in una discussione sugli strumenti musicali.

Lyserg notò che i due erano andati subito d’accordo, complice il carattere espansivo ed eccentrico di entrambi. Ma Jenny gli ricordò anche Manta, l’amico di Yoh. Anche lei era un’umana comune che poteva vedere gli spiriti. Si chiese se fosse un’abilità innata o acquisita. Osservò i due amici discutere di musica, aspettando che si aprisse uno spiraglio in cui inserirsi.

Non appena gli fu data l’occasione, lo sciamano dai capelli verdi intervenne, dopo essersi schiarito la voce: «Senti, Jenny… Mi ricordi molto un amico non sciamano che può vedere gli spiriti. Non gli abbiamo mai chiesto se potesse vederli fin da subito, quindi, posso sapere se per te è così?»

Quella domanda attirò l’attenzione dei Patch. Perfino Magna smise di compilare le parole crociate e guardò con curiosità.

Namari e Rutherfor si avvicinarono. Quest’ultima appoggiò i gomiti sullo schienale: «Effettivamente è un mistero. Alcune persone comuni sembrano avere questa abilità dalla nascita, altre la acquisiscono in seguito ad esperienze traumatiche o pre-morte»

«Grey Saucer non ha condotto ricerche anche su questo?» chiese Lyserg. Ormai sapeva che il burattinaio di tutto era quel Grigio, spinto da un’irrefrenabile sete di conoscenza. Gli sembrò strano ricevere una risposta negativa da parte della ragazza.

«Diciamo che non sempre è possibile trovare risposte. In questo caso, concorderei con chi dice “È la volontà del Grande Spirito”. È lui a generare gli spiriti. È un discorso complicato» rispose Rutherfor, appoggiando il mento sul palmo della mano.

Poi continuò: «Quello che sappiamo è che eventi di una certa entità possono sbloccare la mente delle persone comuni, così possono vedere gli spiriti senza essere sciamani. Questo, però, mi fa ipotizzare che tutti gli esseri umani abbiano una predisposizione naturale, ma il loro stile di vita, mentalità e cultura interagiscono con essa e la bloccano. Dopo tutto, ogni potere sciamanico è strettamente legato alle nostre origini, no? Ma, ripeto, è una mia ipotesi. Nemmeno Grey Saucer ha trovato una risposta»

Rutherfor era decisamente una ragazzina intelligente, sempre pronta a porsi domande, a fare ricerca, coadiuvata dal suo spirito custode. Lyserg in realtà fu soddisfatto di quella risposta, anzi, ne fu rincuorato. Neanche i Patch sapevano come funzionasse. Volse nuovamente il suo sguardo verso Jenny.

La ragazza non sembrò turbata, ma era evidente che non sapeva da dove partire. L’indice della mano destra era poggiato sulle labbra e l’espressione era assorta. Lyserg notò solo in quel momento che la ragazza indossava un guanto nero senza dita solo a quella mano. Dopo qualche secondo, la bionda parlò: «Allora… sì, nel mio caso è stato un evento traumatico, ma non ricordo molto. Non dopo essere stata portata in ambulanza, almeno»

«Oh, mi dispiace» disse Rutherfor con espressione triste.

Jenny le rispose con un cenno della mano: «Nah, è tutto okay. Ho scoperto che esistono gli spiriti. Da allora vedo il mondo in modo diverso. Inoltre l’amicizia con Maya e Cassandra è diventata più stretta. Immagino che sia bello poter parlare con qualcun altro senza avere segreti»

«In effetti…» bofonchiò Radim.

«Quando uno sciamano vive tra le persone comuni deve accettare dei compromessi, ma non tutti sono fortunati. Ho sentito di sciamani vissuti in solitudine da giovani, allontanati dai compagni di scuola e senza amici» commentò Silva con serietà.

Lyserg non poteva dargli torto. Durante lo scontro con Kalim, Horo Horo aveva raccontato il suo passato e di Damuko. Non fu difficile immaginare che altri giovani sciamani avessero gli stessi problemi.

«Ora che ci penso, anche gli altri amici lo sanno?» chiese il detective con sincera curiosità.

Jenny annuì: «Il discorso è uscito fuori a causa dei totem che Maya ha piazzato in giardino. Ma comunque sono degli entusiasti del paranormale, ci avrebbero creduto ugualmente. Anzi, per loro è stata semplicemente una conferma, unita al fatto che la cultura dei nativi americani è letteralmente basata sugli spiriti»

La ragazza zittì per qualche secondo e poi si guardò la mano guantata. Rimosse il guanto e mostrò il dorso della mano sul quale correva una cicatrice, sulle nocche. Era più sottile su indice e medio e più spessa su anulare e mignolo. Jenny si limitò a commentare con semplicità: «Il mio evento traumatico, e non è l’unico ricordo che mi ha lasciato…»

Rutherfor allungò la mano per studiare la cicatrice. Aggrottò le sopracciglia. Jenny sembrava in attesa di una risposta, non era infastidita.

La sciamana dai folti capelli continuò a studiare la cicatrice: «Tendini recisi?»

«Già. Ho anche una cicatrice al polpaccio sinistro. Stessa causa» rispose la bionda. La sua espressione era seria.

«Incidente stradale?» azzardò Radim, sollevando gli occhiali da sole per guardare meglio.

Jenny scoppiò in un’improvvisa risata: «Ma magari! Forse avrei avuto meno problemi! Uh, nella mia mente suonava meno inquietante… cioè, avrei preferito che non fosse successo nulla, ovviamente. Ma contrarre un’infezione batterica pericolosa non è il massimo!»

«Infezione?» Rutherfor alzò gli occhi e la guardò con interesse.

Lyserg ascoltava e spostava lo sguardo su chi prendeva la parola.

«Morso di squalo. Ha una carica batterica assurda e l’acqua di mare non è un toccasana. Ora il mio mignolo non ha più sensibilità anche se posso muoverlo e ho problemi di coordinazione con le altre dita. Per fortuna uso il plettro per suonare la chitarra. Comunque, da allora non metto più piede in mare» rispose Jenny, rimettendosi il guanto.

«Surfista?» chiese Radim.

Jenny sospirò: «Già. È Successo durante un torneo, circa 12 anni fa. Due squali bianchi nello stesso posto, cosa abbastanza rara. Dicono che sono stata fortunata. L’impatto che ho avuto col primo ha evitato che finissi con la testa nella bocca dell’altro. Sono scivolata all’indietro, la mano ha sfiorato il dente di uno dei due, facendomi questa ferita. Non ho capito cosa è successo dopo. Ero nel panico più totale. Credo di essere stata afferrata per il polpaccio e poi lasciata. Insomma, non rientriamo nella loro dieta, immagino che si siano resi conto che non fossi cibo. Mi sono risvegliata direttamente in ospedale e c’era la faccia di una tizia che mi fissava»

«Se non ricordo male era una paziente…» intervenne Cassandra.

Jenny si grattò il capo, pensierosa: «Sì. Vederla fluttuare fu stranissimo. E vedere un cavolo di cervo gigante lo fu ancora di più!»

La sciamana dagli occhi cremisi rise: «Già. Lo fissavi come ipnotizzata e poi “Maya, c’è un enorme cervo che ti segue!”»

La bionda scoppiò a ridere: «Sì! Maya faceva la vaga! “Quale cervo?”. E io che glielo indicavo con la mano sana. Non è proprio brava a fingere…»

Disse e poi lanciò uno sguardo al corpo dell’amica. Era ancora adagiato sul divano. Sospirò: «Quando credete che tornerà?»

«Quando lo Shaman King lo riterrà opportuno» rispose una voce.

Jenny spalancò gli occhi. Davanti a lei era apparso Hao. Li fissava tutti con espressione divertita e un ghigno sulla faccia: «Certo che parlate tanto. Per educazione ho aspettato il momento giusto per intervenire»

«Novità?» chiese Magna.

Lo Shaman King annuì: «È pronta per tornare. La corruzione è stata rimossa, ma il suo spirito deve terminare la guarigione qui. Non avrà furyoku per qualche giorno, il recupero sarà graduale. Tenetela d’occhio»

Lyserg ascoltava. Rutherfor intervenne, con la sua immancabile curiosità: «C’è un motivo specifico per cui dobbiamo monitorarla?»

Lo Shaman King scollò le spalle: «Per quanto sia guarita, qualcosa può essere sfuggito. Sembra che il parassita infetti gli spiriti e li divori. Magari la guarigione non è stata completata e può esserci sfuggito anche un solo piccolo pezzo. È solo una precauzione. Ci aiuterà a capire come funziona. Se il suo Furyoku si ricarica, sappiamo che è tutto a posto. Oh, dimenticavo… adesso Maya avrà più Furyoku»

«Mi chiedo quanto ne avrà guadagnato…» disse Namari pensieroso.

Hao alzò le mani: «Non ne ho idea. Il tempo all’interno del Grande Spirito è relativo. Cinquecento anni possono sembrare un’eternità oppure un attimo. Dipende anche dalla modalità della morte, dallo shock e altri fattori. Beh… aspetto che quelle due finiscano di salutarsi»

«Quelle due?» fece eco Rutherfor, piegando il capo di lato come un cucciolo.

«Maya e la sua guida. Ovviamente non è andata da sola» rispose lo Shaman King.

Lyserg si ricordò di quando lui e i suoi amici finirono all’inferno per allenarsi. Ognuno di loro fu guidato da uno spirito incaricato appositamente per quello scopo. A lui toccò Pascal Avaf, lo spirito secondario di Chocolove.

Lo Shaman King spostò gli occhi su Selene. La bambina si era seduta sul divano accanto a Chrom non appena era apparso Hao. Lo guardava in silenzio e con espressione speranzosa. Stringeva tra le braccia un peluche che Lyserg riconobbe essere un Pokémon chiamato Jigglypuff. L’inglese si ricordava del successo mondiale che ebbe quel videogioco durante il periodo del torneo, per lui fu facile riconoscere quel peluche.

Lo sguardo di Hao Asakura si ammorbidì: «Tua madre sta per tornare»

Detto ciò, sollevò la mano vicino al volto, unì pollice e medio e li fece schioccare: «Divertitevi a tempestarla di domande, io ho già raccolto qualche informazione dai suoi ricordi. E tenetela d’occhio!»

SpiritiSign by MayaPatch

I suoi occhi azzurri si aprirono di scatto e fissarono il soffitto bianco. Maya inspirò per assicurarsi che fosse effettivamente viva.

«Mami!»

La voce familiare di Selene le confermò che era tornata in vita e che sua figlia stava bene. No, tutti stavano bene. Maya sentì la voce di Chrom che chiedeva alla bambina di aspettare. Inspirò di nuovo, ma questa volta per rilasciare un sospiro di sollievo. Si mise a sedere e qualcuno la assaltò, abbracciandola con vigore e facendola cadere all’indietro contro il morbido schienale.

«Sei viva!» esclamò la voce inaspettata di Jenny.

Dopo averla stretta in un soffocante abbraccio, la bionda si spostò e la guardò con gli occhi lucidi: «Mi hai fatto venire un infarto con triplo salto carpiato! Ho anche fatto una pessima figura!»

«Cosa?» chiese Maya, smarrita. Il suo sguardo vagò sui presenti, in cerca di una risposta.

«Sì! Sono entrata con una pala quando Cassandra mi ha detto che ti hanno trovata. Ho chiesto chi dovevo seppellire. E, beh…» spiegò l’amica con evidente imbarazzo e le guance arrossate.

Jenny era sempre la solita impulsiva. Maya le volse un sorriso divertito: «Immagino che non ti sia servita per seppellirmi»

«Maya!!» esclamò la bionda con espressione scandalizzata.

La Patch dagli occhi azzurri continuò a ridere: «Non farla così tragica. Non hai ucciso nessuno!»

L’amica balbettava: «Ma- ma- ma…»

Radim le appoggiò una mano sulla spalla e sussurrò: «Umorismo da sciamano»

Jenny spostò lo sguardo dallo sciamano occhialuto e Maya non sembrava soddisfatta della risposta. Continuò a mantenere un’espressione perplessa e un po’ imbronciata.

«Mami!» esclamò di nuovo Selene, saltando addosso a sua madre e stringendola tra le sue braccia.

«Ehi, ranocchietta!» rispose Maya prima di baciarle il capo e le guance. La guardò con dolcezza e strofinò la punta del naso contro il suo.

«Mi sei mancata!» disse la bambina.

Mentre accarezzava i capelli di sua figlia, la Patch dagli occhi azzurri volse lo sguardo ai presenti. Aveva una domanda da porgli: «Come mi avete trovata? So che la zona dove mi hanno portata era schermata»

«Per questo perdevo la traccia. Dovevo aspettarmelo!» esclamò, pensieroso, un ragazzo dai capelli verdi.

A Maya sembrò familiare. Aveva già visto quei capelli e quel volto da qualche parte. La sua impressione fu confermata dallo spirito in modalità fuoco fatuo che fluttuava al suo fianco, lo Spirito del Fuoco: «Sei uno dei Cinque Guerrieri?»

La sua domanda attirò l’attenzione del ragazzo, che ricambiò lo sguardo e sorrise con gentilezza: «Sì, sono Lyserg Diethel. Sono un investigatore. I ragazzi mi hanno contattato per trovarti»

«È un rabdomante!» spiegò Rutherfor con entusiasmo.

«Capisco. Ti ringrazio. Spero che non ti abbiano provocato problemi per venire qui…» disse Maya, chinando leggermente il capo verso Lyserg. Conosceva il potere dei rabdomanti, ma si stupì che i ragazzi si fossero rivolti proprio a lui.

Lo sciamano inglese sventolò una mano all’altezza del volto: «Per niente. Ho chiesto di venire qui per controllare un amico che sta collaborando con la CIA. Ed è quello che farò una volta che mi sono accertato che qui sia tutto a posto»

«Mi rincuora» si sarebbe sentita in colpa se avesse avuto un caso più importante, magari la sparizione di un’altra persona.

«Direi che con i convenevoli possa bastare. Tutto a posto?» si intromise Magna. Era in piedi alle spalle del divano dirimpetto, le braccia poggiate sullo schienale e osservava.

Maya percepì dell’apprensione nel suo tono. Ciò che era successo al teatro era ancora vivido nella sua mente. Si sentiva bene, ma qualcosa, nel profondo, la faceva sentire a disagio, turbata e insicura. Non voleva far preoccupare nessuno, così sorrise e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio: «Sto bene»

«Meno male!» esclamò Rutherfor.

«Lo Shaman King ci ha detto di tenerti d’occhio. Devi continuare il tuo percorso di guarigione qui e, se qualcosa va storto, possiamo intervenire in tempo» le comunicò sua sorella.

«Perché?» chiese Maya. Vana le aveva solo detto di essere a conoscenza del marchio e nient’altro.

Chrom le raccontò tutto quello che era successo…

«…un parassita spirituale?!» esclamò la Patch dagli occhi azzurri. L’ipotesi che qualcosa deviasse o assorbisse il Furyoku era giusta, ma non si sarebbe aspettata una cosa del genere. Con sguardo vacuo, fissò il tappeto senza davvero vederlo. La sua mente iniziò a viaggiare. Aveva studiato i parassiti del mondo animale, c’era sempre un veicolo che gli permetteva di passare al nuovo ospite. Ma c’erano anche i parassitoidi, che trascorrevano solo una parte del loro sviluppo per poi completarlo altrove, uccidendo la vittima. Maya era sicura che i Seminoa fossero il veicolo. Ma la domanda era: era effettivamente un parassita o un parassitoide? Il destino delle vittime le suggeriva la risposta, ma la sciamana non sapeva se anche nel mondo spirituale funzionasse allo stesso modo.

La voce di Selene la riportò alla realtà, la stava chiamando preoccupata: «Mami?»

La sciamana dagli occhi azzurri alzò il capo, la guardavano tutti con curiosità e apprensione.

«Ti sei incantata per qualche secondo. Tutto bene?» le chiese Kalim.

«Se non vuoi parlare di quanto è successo al teatro…» iniziò Chrom con gentilezza.

Maya scosse il capo con veemenza: «No. È che ho una teoria, ma dobbiamo verificarla. Spiegherebbe anche perché lo Shaman King non ha potuto estrarre nulla dai corpi. E ovviamente non è una cosa positiva perché il problema potrebbe essere più grande di quanto ci aspettassimo»

Poiché aveva l’attenzione volta su di sé, la ragazza spiegò cosa aveva pensato: «Il problema è che il parassita non mira ad uccidere il suo ospite. Nel mondo animale, solo un’infestazione genera problemi, oppure se l’ospite è già debilitato per qualche motivo. Ma, morto l’ospite, il parassita rimane lì e muore, se non ha la possibilità di spostarsi. E non mi pare che questo sia successo al villaggio. Il parassitoide trascorre solo una prima fase di sviluppo nell’ospite, cresce dentro di lui e lo uccide. Se lo Shaman King non ha trovato nulla, può darsi che queste creature abbiano lasciato i propri ospiti spirituali e siano andate via. È anche probabile che abbiano cambiato il loro tipo di prede, come spesso accade»

«Un secondo! Vuol dire che potrebbero esserci oltre duecento serpenti, o quello che sono, in giro?» chiese Radim con enfasi. Si aggiustò gli occhiali sui capelli neri.

Maya sollevò le spalle con fare rassegnato: «Forse»

«Te la senti di spiegarci come hanno fatto con te?» chiese Chrom.

«Mi hanno solo poggiato una mano sulla schiena. Ho avvertito del gelo all’altezza del petto e dopo qualche secondo ho perso il controllo del mio corpo, non vedevo più nulla, ma potevo sentire. So che siete arrivati dopo qualche minuto. Quei due hanno ricevuto una soffiata e sono fuggiti da un passaggio sotterraneo. Hanno deciso di non portarmi con loro, tanto non avrei parlato» spiegò Maya.

La Patch dagli occhi azzurri si guardò le mani e spostò le maniche. I segni dell’Over Soul medusa non c’erano più. Sospirò, sollevata.

«La cosa importante è che sei qui» disse Rutherfor.

Maya le volse un sorriso accorato: «Sì. Eppure, ad un certo punto, ho pensato di non farcela. Ho sentito che la canzone Patch stava perdendo efficacia. Non credevo fosse possibile»

«L’efficacia della canzone dipende dal tuo spirito, dalla sua forza. Se c’è qualcosa che lo turba, anche la canzone ne risente» spiegò Bron.

Maya gli volse uno guardo inquisitorio. Sapeva che Bron e Renim si erano occupati di insegnare la canzone Patch a molti giovani della tribù. In base a quello che sapeva, era stato uno dei loro compiti. Con tono mesto ammise: «Ho pensato che non mi avreste più trovata, che sarei rimasta lì»

Bron alzò l’indice della mano destra e annuì: «Hai perso fiducia»

«Ma basta con questi discorsi tristi!» esclamò Radim, balzando in piedi.

«Sei qui ed è questo quello che conta. Non hai detto nulla e stai bene. Ora dobbiamo solo capire cosa fare» disse infine, sistemandosi gli occhiali tra i capelli.

«Concordo. Lo Shaman King ha ricavato le informazioni che gli servono dai tuoi ricordi. E direi che possano bastargli, per ora» disse Magna.

«Non volete sapere altro?» chiese Maya. In realtà sperava di distrarsi. Al momento, l’unica cosa che voleva era scrollarsi di dosso quella sensazione di disagio e svuotare la mente.

Chrom le poggiò una mano sulla spalla e le sorrise con gentilezza: «Per ora no. Se dovessi ritenere opportuno dirci qualcosa di importante, allora ce lo dirai. Ma ora goditi la compagnia di tua figlia, sembra che non voglia mollarti»

La Patch dagli occhi azzurri non se n’era accorta, abbassò lo sguardo: le braccia di Selene erano ancora avvolte ai suoi fianchi. Maya sorrise perplessa. Aveva bisogno di cambiarsi i vestiti, di fare una doccia. Le venne un’idea: «Ehi, ranocchietta, ci andiamo a fare una bella doccia? Io ne ho bisogno. Che ne dici?»

Selene alzò la testa, il volto era illuminato da un bel sorriso: «Sì!»

«Vi conviene sparire prima che ti abbracci anche io come Selene» minacciò Jenny con un ghigno sulla faccia.

«Sissignora!» rispose Maya facendo un rapido segno dell’attenti con la mano. Passare un po’ di tempo con sua figlia l’avrebbe aiutata ad attutire quel peso che sentiva sul petto, ma non sapeva per quanto sarebbe riuscita a sopportarlo.

«Beh… visto che ci siamo, vado a preparare il pranzo! Chi mi dà una mano?» commentò Namari.

△ ▽ △ ▽ △ ▽

Non ci credo! Dopo mesi, ho finalmente finito! Ormai ho finito anche l’università. Mi sono concessa un po’ di tempo per riposare. Ora spero di essere più attiva sia con Shaman King che con Ark! La lista delle cose da recuperare è lunga, ma spero di riuscire a fare tutto :D

  
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