Coming to the tree

 

 

Are you, are you coming to the tree

Wear a necklace of hope side by side with me

 

 

Ci sono ricordi impressi a fuoco nella mente e ancora oggi, dopo anni, Andromeda ogni tanto li rievoca. Sono come una marea, che prima cresce e poi si abbassa, le memorie tornano da lei a ondate semplicemente mentre se ne sta lì a vivere ciò che le resta da vivere e ad allevare un bambino che gioca ogni giorno fra pile di cimeli e dentro armadi carichi di vecchi vestiti dei quali lei non riesce a disfarsi.

Ogni tanto le capita di pensare a una particolare stanza di Grimmauld Place, a quella parete rivestita da un tessuto consunto, a quei ricami dorati che si intrecciano su un albero dai rami infiniti. Quel ricordo da solo basterebbe a rievocare ogni condanna ricevuta a causa dei suoi pensieri tempestosi.

Non fare la difficile, Andromeda.

Sua sorella Bellatrix le circondava le spalle con le braccia e la guidava attraverso i corridoi di quella casa ad ascoltare qualcuno che avrebbe iniziato a menzionare maghi e streghe di alto lignaggio - nessun Tonks, fra quei fili dorati - discendenze dignitose e ideali perseguiti.

Difficile, invece, era smettere di detestarli tutti. 

 

 

Are you, are you coming to the tree

Where I told you to run so we'd both be free?

 

 

E poi è accaduto, senza che Andromeda potesse far nulla per evitarlo: ha voltato le spalle alla sua famiglia, a quella stanza, al suo lignaggio. 

I suoi desideri valevano ben più di un cognome, ben più di una casata. Ricorda ancora la corsa veloce fatta a piedi in una notte d'inverno, in preda a un'esuberanza straordinaria, le urla e le irragionevoli risa che si era lasciata dietro.

Ted è stata la prima persona che ha visto dopo essersi finalmente smaterializzata. Se lo era ritrovato proprio di fronte, mentre dava una mano di vernice a quella vecchia bicicletta che amava ancora usare. Non dormiva ancora. Aveva l'aria sorpresa. 

Hai fatto la difficile, Andromeda? 

Aveva sorriso e annuito, quel giorno e altri giorni ancora. 

È così che Ted gli torna in mente, a volte. Ed è così che prova a raccontarlo al piccolo Teddy. Il sorriso confortante, gli occhi colmi di ammirazione.

Si chiede se abbia avuto quella stessa espressione quando è stato ucciso. Forse è stato sorpreso nel sonno, forse no, forse cenava, forse era stanco e sfinito, forse canticchiava un motivetto. Forse pensava a lei.

Una volta, Ted le aveva detto che Ninfadora era nata piena di colori per bilanciare il grigiore delle sue radici. Un arcobaleno per compensare la dinastia dei Black. Un'estate per contrastare l'inverno. 

Andromeda vorrebbe raccontare anche questo a Teddy. E poi trovare il coraggio di dirgli che sua madre adesso è inafferrabile come il pulviscolo che si muove in una stanza alla luce del sole e resta sempre luminoso. 

Da piccola, Dora si divertiva a nascondersi e lei e Ted riuscivano a trovarla solo chiamandola per nome, allora usciva infuriata dal suo nascondiglio pestando i piedi per terra e pregandoli di usare un nome diverso. 

Non sarebbe più riapparsa, adesso. 

Andromeda lo aveva capito quella sera stessa che la stava guardando sparire per sempre. Aveva sussurrato parole misteriose all'orecchio di suo figlio prima di affidarglielo. 

A lei direbbe che non ha mai voluto impedire il suo amore per un lupo mannaro, era troppo fiera di quella determinazione specchio della sua.

È sempre così difficile, mamma, convincerti di qualcosa?

No, solo che per un po' non si sono capite ché dall'altra parte non c'era un uomo come Ted pronto ad aprire le braccia ammirato per accoglierla. 

Remus Lupin era abitato da demoni fin dalla sua infanzia e non sapeva vivere diversamente. Si era raccontato così tante bugie da farne una verità alla quale da solo non riusciva ad opporsi. 

So che non è facile accettare questo matrimonio, Andromeda.

Era immersa nella lettura di un libro quando Remus si era avvicinato per parlarle e la verità invece era che lo avrebbe davvero accettato di buon grado, quel matrimonio, perché evidentemente sua figlia era riuscita a dare sfumature diverse e più nette a quelle sue convinzioni. 

La prova più difficile della sua vita è stata invece non cadere nello sconforto aggrappata alla culla di un neonato mentre Kingsley Shacklebolt, solo pochi mesi prima, sciorinava per lei parole di conforto.

Avrebbe voluto urlargli di smettere, e forse lo ha fatto.

 

 

Are you, are you coming to the tree?

They strung up a man, they say who murdered three

 

I rami dell'albero genealogico dei Black sono fatti di catene che non c'è modo di sciogliere.

Andromeda ha scoperto che si può scomparire, diventare una macchia su un muro e spogliarsi del proprio nome ma i ricordi continuano a esistere e lei resta la moglie di un marito ucciso e la madre di una figlia assassinata e la suocera di un uomo al quale è toccata la stessa sorte.

Il braccio che sua sorella posava sulle sue spalle per trattenerla è radicato dentro di lei. Un cappio intorno al suo collo ma che paradossalmente ha ucciso tutta la sua famiglia.

 

Ma Teddy.

È lì, davanti a lei.

Andromeda è ben consapevole che dovranno essere sue le braccia che accoglieranno i suoi primi passi così come lo è dell'aria che mentre respira le entra nei polmoni.

Lui però ancora non sa di essere legato a doppio filo a memorie lontane e a quel nome che è scomparso da un arazzo ma che esiste ancora solo per lui.

Tutto intorno è terra bruciata.

 

 

Strange things did happen here,

no stranger would it be

If we met at midnight in the hanging tree

 

 

***

 

Ciao a tutti!

Questa fic nasce a causa di un rewatch di Hunger Games. Non so bene come sia avvenuto il collegamento con il fandom di Harry Potter ma sta di fatto che “The Hanging Tree” mi ha perseguitata finché non ho deciso di buttar giù queste parole.

È curioso che io ritorni su HP dopo mesi e mesi e che l’ultima flash scritta sia stata proprio sulla coppia Ted e Andromeda. Probabilmente nella mia testa era rimasta in sospeso un’introspezione più ampia su questi personaggi e in particolare il punto di vista di Andromeda.

Spero, come sempre, di non aver fatto troppi pasticci!

Un abbraccio,

gabry