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Autore: RLandH    24/05/2023    0 recensioni
Da capitolo II:
[...]“E quindi hai pensato che abbandonarmi era meglio?” domandò irascibile lei, “Tesoro, nasciamo, viviamo e moriamo soli. Non è mia abitudine aiutare i mortali, mai, neanche i miei figli. Neanche quelli divini, se per questo” aveva detto con un tono infastidito, continuando a limarsi le unghia.[...]
Da capitolo IX:
[...]Era il figlio al prodigo, aveva bisogno di quel padre a cui aveva voltato le spalle, per uno stupidissimo corvo che non avrebbe potuto fare nulla contro un gigantesco uomo alto venti piedi. Le sentì brucianti le lacrime sulle guance.[...]
July vorrebbe aspettare la fine in pace, Carter si sente perso come mai è stato, Heather è in cerca di qualcosa e Bernie di quella sbagliata.
Se si è cosa si mangia: Arvery è una bella persona; Alabaster, lui è quello furbo. Marlon è un anima innocente e Grace è un mostro dal cuore d’oro.
E quando gli Dei decidono di invocare l'aiuto di quegli stessi figli dannati a cui non hanno mai rivolto lo sguardo, non c'è da stupirsi se il mondo intero va rotoli ...
Buona lettura,
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Le Cacciatrici, Mostri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Questo capitolo mi fa abbastanza schifo e lo avevo scritto settimane fa, ho deciso di pubblicarlo perché è uscito in italiano The Sun and The Stars e sospetto che presto rientrerò di forza nella mia fase Percy Jacksoniana.
Un paio di punti: arrivata a questo punto della storia vorrei tornare indietro e cambiarla in più punti, ma ahimè non posso, il problema è che i personaggi hanno sviluppato sfumature diverse dal primo pensiero, la trama generale è rimasta invariata, ma ci sono stati cambiamenti.
Inoltre, ho sempre cercato di adattare ICDI al canone Riordiano, aggiustando e modificando dove mi era permesso, in base ai libri, senza devastare la trama (anche se a volte sì, vi faccio una confessione, il ruolo di Eritteo contro July, in origine, era di Orione, ma Orione era troppo diverso e troppo distante), considerate sempre che ho cominciato a scrivere questa storia che non era ancora uscito The House of Hades e a pubblicarla in contemporanea con Blood of Olympus (sul sito questa storia ha quasi 10 anni, ma sui diversi pc che ho avuto ne ha di più. Ho cominciato a scriverla prima del mio diploma, help), tutta questa premessa era per dire che con TSATS mi arrendo (questa storia segue il canon fino alla Torre di Nerone), non terrò conto di niente uscito da quel libro ne dal successivo previsto per l’autunno, ne modificherò la trama se per caso dovessimo imbatterci in qualche mostro/personaggio, altrimenti rischio di mandare tutto in malora, credeteci, o meno, dal punto di vista di trama: abbiamo passato il Rubicone.
Non ci sono più personaggi da conoscere, da introdurre (a parte qualche dio, personaggio secondario, ospite del capitolo o per qualche micro trama e ovviamente personaggi la cui identità è rimasta ancora misteriosa: Il-Dio-Vestito-di-Bianco o El-G e Quilly solo accennati, ma loro due sono gli ultimi) ma finalmente: abbiamo tutti i giocatori, tutti nel posto giusto, tutti che vanno in direzioni specifiche.
Vorrei dirvi che siamo in dirittura di arrivo, ma … no.
Però non possiamo più tornare indietro.
Un bacio per tutti coloro che sono arrivati fin qui, per chi ha mollato prima, per chi ogni tanto si ricorda, per chi verrà!

RLandH

Ps – Il titolo iniziale di questo capitolo doveva essere: Ehilà questo è il capitolo con tutti i call-back!

 

Il nemico del mio nemico è il mio … riluttante alleato? Immagino di sì

Heather V

Le onde magnetiche dei cellulari rendevano i mezzosangue facili bersagli dei mostri, circa. L’avevano spiegata così ad Heather quando Qbert l’aveva portata al Campo-Mezzosangue la prima volta e così lei l’aveva dovuta spiegare a sua madre.
Chirone però all’alba degli anni duemila si era ritrovato a far fronte a qualcosa che era capitato raramente nella sua secolare – millenaria – vita di educatore di giovani eroi: i genitori.
Quando Daisy Shine aveva sentito quella storia da sua figlia non era stata per nulla concorde con Chirone. Heather ricordava l’estate successiva alla prima che aveva passato al campo, di aver attraversato l’America in Aereo – “Madre, Zeus potrebbe essere turbato”, “Se così sarà che se la prenda con quel simpaticone di suo figlio” – per raggiungere New York per poter parlare a tu-per-tu con Chirone.
In quell’occasione non pochi mostri avevano cercato di ucciderle ed Heather continuava a pensare di aver salvato sua madre per il rotto della cuffia. Daisy Shine era rimasta incinta giovane, troppo giovane, da un ragazzetto bellissimo – retroattivamente aveva ammesso che non c’erano dubbi che fosse un Dio –  che le aveva promesso il mondo e poi era scomparso.
Heather si era chiesta per anni perché sua madre non odiasse suo padre o lei – Daisy Shine le aveva assicurato che nulla al mondo l’avrebbe mai indotta a provare qualcosa che non fosse un amore esautorante per Heather e nessun rancore per il suo amante passeggero, ‘Da lui ho avuto te’ aveva risposto.
Daisy Shine aveva scoperto che il padre di sua figlia fosse un dio – “Sai una parte di me ha sempre sospettato non potesse essere tutto vero, tutto umano” – quando Heather stessa lo aveva scoperto e quasi un anno dopo di lei che era Apollo.
Così Chirone quando si era visto palesarsi Heather, dodici anni, viso coperto di graffi e fuliggine, e la sua madre troppo giovane con sguardo determinato aveva capito che non avrebbe mandato facilmente via la donna.
Però le aveva spiegato che da un paio d’anni esisteva una casella della posta a Long Island, che Argo controllava quasi una volta a settimana, dove i genitori potevano scrivere e dove i figli potessero rispondere – quando per qualche ragione i messaggi di Iris non avessero funzionato, con i genitori mortali sprovvisti di vista succedeva spesso.
Ogni settimana, Heather – per l’invidia e la rabbia degli altri bambini – riceveva sempre molte lettere; specie dopo aver deciso di non tornare con la fine dell’estate, di restare al campo a tempo indeterminato.
Alcuni mezzo-sangue riuscivano a vivere una vita completa, ma Heather non voleva costringere anche sua madre a nascondersi dai mostri, quando la donna stessa non possedeva la vista.
Aveva fatto male, malissimo – per questo non cercava mai di pensarci, ma dopo la stoccata della freccia velenosa di Troilo – e la profezia! – ed un’occhiata alla giovanissima Sky, incinta di un bambino mezzo-dio, ma per Heather era stato impossibile ignorare la mancanza di sua madre.
Aveva leccato il bordo della busta prima di chiuderla ed infilarla nella cassetta delle lettere. 24883 Se Baseline St. Hillsboro, Oregon, Stati Uniti d’America – l’indirizzo di sua madre, della casa dove era cresciuta, con le piante di erica e brugo[1] in giardino.
Aveva scritto davvero poche cose: Ti amo e sto bene mamma!
E non si illudeva che quelle poche parole non avrebbero reso sua madre piena di ansia, specie quando avrebbe riconosciuto l’indirizzo diverso da solito di Long Island.
Aveva preso l’altra busta dalla borsa ed aveva leccato anche il bordo di quella per chiuderla, controllando per l’ennesima volta poi l’indirizzo, era quello della casella postale del campo – a Long Island – ma non ne era sicura.
Aveva scritto una lettera per Darren, per fargli sapere che era viva che stava bene, che le dispiaceva tanto di non averlo contatto prima, dopo la loro brusca interruzione in bagno, dopo non avevano più funzionato i messaggi. Aveva cercato di essere quanto più sintetica nelle informazioni da riportare a Chirone ed aveva evitato di riferirsi che si fosse messa in viaggio con Jude e Bernie, due mezzosangue che avevano seguito il fuoco fatuo di Chirone.
Aveva evitato di raccontare dell’avvelenamento ma solo del suo legame con l’Aten e che andava a farsi aiutare da un tale El-G, sotto consiglio di Grande Madre Idea.
Inoltre, riportava la separazione tra lei e Qbert che avrebbe condotto una povera anima persa al campo e che non aveva idea di come proseguire la missione.
E si era sentita così in colpa per le sue omissioni e le sue menzogne.

Quando aveva infilato anche la seconda lettera nella buca delle poste aveva sollevato lo sguardo verso Puma. “Patatina?” aveva chiesto retorico lui, allungando verso di lui la busta aperta. “Sì, ti prego” aveva risposto lei, infilando la mano nel pacchetto.
Erano in viaggio da due giorni, quando aveva pensato di fermarsi per inviare le lettere ed aveva avuto l’impressone che la sosta avesse giovato a tutti.
Heather si sentiva strana, non aveva altro termine per descriversi, una parte di se sentiva chiaro e netto il veleno che stava corrodendo il suo corpo, era come una mano invasiva sul suo corpo, sulla sua anima, come se certi parti di se non fossero più sue ed il potere dell’Aten non aiutava: era fuoco vivo che scorreva nelle sue vene. Dopo il rituale con il mago egiziano, aveva cominciato a portare un guanto sulla mano marchiata, per coprire la luce iridescente, che si vedeva comunque coperta dalla stoffa. Sentiva la sua pelle più calda di quanto non fosse mai stata, quando era tramontato il sole dopo il primo giorno, aveva illuminato l’ambiente come se fosse stata una lampadina e non era riuscita a spegnersi.
Almeno aveva recuperato quel controllo.
“Non riesco ancora ad abituarmi all’idea che ti chiami come un animale” aveva ridacchiato lei, “Disse quella con il nome di una pianta” aveva risposto il ragazzo, facendo trillare di più il pacchetto di patatine per invitarla a prenderne altre, “È un nome importante, non è Puma è Pumayyaton, Re di Tiro … forse lo conosci come Pigmalione” aveva considerato lui. “Era quello della statua?” aveva chiesto, “No, quello era Pigmalione re di Cipro, stesso nome, diverso re” aveva risposto.
Heather aveva inghiottito le patatine, “Meglio che un tributo a una pianta” aveva buttato fuori lei.
Puma aveva sorriso verso di lei, quasi incoraggiante, “Se può consolarti trovo molto belle le callune” aveva stabilito, sornione.
Heather era arrossita. Era uno splendido figliolo, aveva occhi verdi, ma non così verdi, più simile alla chartreuse, alto, con le lentiggini sulle gote, come quelle di Darren, ed una zazzera biondo ardente. Un tipo di bellezza che faceva sentire un po’ in colpa Heather pensando al suo povero Darren.
“Come stanno?” aveva chiesto Heather facendo riferimento ai loro umorali compagni di viaggio-
“Be, il tuo amico chiacchiera poco – ma mi han detto che questo è normale – e Bernie non sta bene” aveva risposto Puma, con un sorriso di vetro.
Heather non conosceva Bernie LaFayett, non aveva minimamente avuto idea della sua esistenza, neanche durante la battaglia di Manhatthan, ma avevano combattuto fianco a fianco durante la battaglia di Sciro, l’aveva vista disintegrarsi davanti a lei e ricomporsi, l’aveva ricondotta all’Ovile.
Aveva saputo in seguito, poi, che Bernie avesse visto morire il suo amico mostro – Heather non aveva voluto indagare – avuto una conversazione con sua madre: la terribile Nyx – Heather non aveva potuto indagare – ed aveva rincontrato Jude con cui non aveva un buon rapporto – Heather aveva saputo, invece.
Jude l’aveva salvata a Manhatthan e, poi, abbandonata, senza spiegazioni.
Heather non era stupita, Jude sembrava decisamente il tipo capace di scomparire senza dare una spiegazione, in una qualsiasi mattina, ma aveva trascinato Heather nella ricerca di Bernie, quando aveva pensato che la ragazza fosse in pericolo.
“Vado a parlare con Bernie” aveva considerato Heather, “Non dovresti parlare con Jude?” aveva chiesto invece Puma – che nome buffo, non aveva ancora avuto modo di interrogarlo su di lui, tipo: era anche lui un servo di Crono? – prima di ingollare delle patatine. “Avrebbe più senso ma, primo: Jude non parla; secondo: Jude sta attivamente cercando di evitarmi, sai sensi di colpa; terzo: io e Bernie abbiamo proprio bisogno di parlare” aveva spiegato pratica, “Cose da ragazze, immagino” aveva scherzato Puma.
“Immagino che cose di ragazze riguardino Lilith e la conversazione che avete avuto nella sala macchine del C.I.B.E.L.E” aveva buttato fuori Puma, “Sì, sai così: cose da ragazze, profezie mortali” aveva scherzato forzatamente Heather.
“Allora io mi assicuro che il tuo amico silenzioso non si dia alla fuga, mi hanno detto che è una sua specialità” aveva scherzato con divertimento, “Oh, be, sarebbe carino, visto che è lui la guida” aveva scherzato.
Jude era in macchina, che con una penna cercava di scrivere qualcosa su un taccuino, Heather sospettava fosse un: mi dispiace tantissimo che il veleno che ho progettato con il mio amico Al ti stia uccidendo.
Gli aveva sorriso incoraggiante ed il suo amico aveva immediatamente deviato lo sguardo.
Lei aveva raggiunto Bernie, che si era seduta su una panchina, nel parco vicino e guardava con sguardo neutro i bambini giocare.
“Sai a casa mia c’era un parco come questo” aveva detto Bernie, casualmente, mentre Heather si sedeva al suo fianco, stava consumando una bibita gassata dall’odore dolciastro e gliene offrì immediatamente un po’. “Vicino casa mia c’era la superstrada” aveva scherzato Heather, “Ma io avevo un bel giardino pieno di fiori” aveva buttato fuori.
Di tanto in tanto Heather si era chiesta perché non fosse nata figlia di Demetra, aveva anche ipotizzato potesse esserne discendente da sua madre, ma non aveva ricevuto mai notizie in merito …
“I ragazzini del parco erano cattivissimi e prendevano sempre in giro me e mia sorella, ma Bells non si faceva mai mettere i piedi in testa” aveva ricordato Bernie.
“Credo che voi due siate la prima coppia di gemelli semi-divini di cui sento parlare” aveva considerato Heather, “Da Castore e Polluce” aveva aggiunto, “Non quelli della mitologia, due ragazzi del campo … figli di Dioniso”.
“Luke Castellan diceva fossimo un miracolo, di solito quando nascono due gemelli mezzosangue, uno dei due è per forza mortale, sai Castore-e-Polluce, Ercole-e-Ificle … ma noi, noi no” aveva risposto, “Inoltre siamo due gemelli figli di una dea – e questo è davvero una rarità”.
Era quasi interessante come Luke Castellan risultasse un nome casuale sulle sue labbra, al Campo era una figura così complicata e indipendentemente da chi lo giudicava aspramente e chi con più mollezza, riabilitando la sua memoria con il suo ultimo sacrificio, indipendentemente: nessuno pronunciava il suo nome. Heather ricordava la prima volta che lo aveva visto quando l’aveva accolta nella Casa di Hermes, con il suo sorriso rassicurante e gli occhi smaliziati, quasi raggiante, quasi divino – era andato via quell’estate.
Il Campo-Mezzosangue aveva sanguinato e pianto quando il suo figlio amorevole l’aveva tradito. Tutti loro erano passati sotto le cure di Luke Castellan, per breve o per lungo tempo, forse solo Annabeth Chase era sua e forse solo i figli di Hermes erano i suoi fratelli, ma Luke Castellan era stato in qualche modo il fratello maggiore di tutti loro.
“Be, una non è la notte che avanza se non fosse speciale” l’aveva presa in giro Heather, ricordando le parole che Bernie aveva raccontato lei, dopo la conversazione con sua madre nel Tartaro, “Be, mia madre era abbastanza convinta che Bells dovesse esserlo, poi ha cambiato idea” aveva detto leggermente stizzita, ondeggiando una mano e sul suo palmo di onice nerissimo era apparsa uno strano cannocchiale, aveva dei punti di luce, fiochi sì, ma visibili, come piccoli diamanti.
“Oh, cosa è?” aveva chiesto con interesse.
“Un caleidoscopio magico, onestamente non so quale sia il suo funzionamento, me lo ha dato mia madre per cercare l’arma, ma una volta funziona e dieci no” aveva considerato leggermente offesa.
“Oh, l’arma!” aveva commentato Heather, chiudendo le mani sul viso.
“Oh, l’arma” aveva fatto eco Bernie, con un tono mogio. Non avevano discusso di cosa avrebbero fatto quando avrebbero trovato l’arma, Heather era intenzionata a riportarla al campo come piano B contro la terribile Gea – aveva già perso la Stella di Erebo, che era rimasta come protezione al C.I.B.E.L.E. – e non aveva idea di cosa volesse Bernie, o Jude, o Puma.
Quasi si pentiva di aver accettato la supplica di Qbert di portare la giovane Sky al Campo-Mezzosangue.
“Non avreste dovuto essere in tre, a proposito?” aveva chiesto Bernie, cogliendola di sorpresa, “Sì, avremmo dovuto se fosse stata una missione vera. Chirone non voleva far andare nessuno, la profezia di Rachel erano solo frammenti ma … era una speranza ed io volevo fare la mia parte. Ho detto a Chirone che sarei andata con o senza il permesso, Qbert ha accettato di accompagnarmi ed anche Darren voleva venire, ma … Un mezzosangue in pericolo bastava e avanzava” aveva raccontato.
Bernie sembrava interessata, “Per una volta ho sentito che questo era il mio momento” aveva scherzato, “Lungi da me immaginare una purga specifica contro i figli di Apollo” aveva scherzato, guardando il dorso della sua mano dove sotto il guanto rifulgeva il rossetto d’oro permanente del Sol Invictus.
Heather aveva chiamato suo padre ma aveva risposto il suo aspirante nemico – divertente!
E così tipico di suo padre, Heather lo pregava e rispondeva un suo avversario, mentre i suoi nemici si occupavano di tormentarla fino alla morte.
“Direi che questa era la tua missione, sì” aveva considerato Bernie ma non c’era gioia nella sua voce. Il Sole che muore.
Oh, be, lei era figlia di Apollo, era benedetta dall’Aten e stava morendo. Tutto regolare.
“Ti ricordi i versi della profezia dell’Oracolo?” aveva chiesto con interesse Bernie, “Sì” aveva ammesso, “La profezia di Rachel è su un’arma però, non è detto che sia la profezia dei libri sibillini, quella che parla di me, di te e della progenie di due dee” aveva considerato.
Da Lilith non erano riusciti a cavare fuori niente, se non che fosse complice di Eris – una delle poche dea ad aver letto casualmente la profezia, almeno una parte …
“A proposito di questa cosa, ho interrogato Puma, non ci crederai mai ma non sa nulla o quasi di mitologia, ripensandoci non mi sorprende che Mr-Sparo-E-Poi-Chiedo sia poco avvezzo allo studio. Comunque: normalmente si assistono a casi in cui un semidio ha più genitori, tipo, Teseo no, che era figlio di sua madre, del re di Atene e di Poseidone, nella mitologia norrena esistono pochissimi casi di due genitori divini per un semidio” aveva spiegato Bernie.
“Orione, in una versione è figlio di Zeus, Poseidone ed Ermes che hanno fatto pipi su qualcosa” aveva ricordato Heather – non riusciva a rammentare come lo avesse scoperto, qualcuno doveva averglielo detto, era sembrato divertente. “Ma indovino: due madri mai?” aveva chiesto poi Heather, osservando il profilo di Bernie, “Dei norreni esclusi, si intende” aveva considerato, giocando con il suo caleidoscopio la figlia di Nyx.
“Be, dopo aver conosciuto Xander figlio di Freya, direi che non mi sento di escluderli dall’equazione” aveva scherzato forzatamente.
Poi era caduto il silenzio tra loro, “Fammi vedere questo caleidoscopio” aveva considerato Heather allungando una mano verso l’oggetto. Bernie aveva allungato verso di lei l’oggetto, “Come lo usi di solito?” aveva chiesto con curiosità.
Nel momento in cui le sue dita avevano toccato il simil-cannocchiale aveva sentito un flusso d’energia attraversarla, come una scossa, i piccoli diamanti si erano accesi ed Heather aveva sentito il bisogno di ritrarsi, prima di combattere il suo impulso.
“Oh wow!” aveva esclamato Bernie, mentre scioglieva la presa dall’oggetto. “Puro manto della notte che incontra una figlia del sole potenziata dal disco solare, un miracolo che non abbiamo fatto boom!” aveva scherzato.
Bernie si era lasciato sfuggire una risata, quasi liberatoria. “Allora: come lo fai funzionare?” aveva chiesto di nuovo Heather, “Ci guardo dentro e faccio ruotare le parti e le immagini cambiano, passano da specchi di luce di ogni genere a … altre cose” aveva considerato.
“Ma niente arma?” aveva indagato ancora, “Ma niente arma” aveva ripetuto Bernie.
Heather aveva sentito l’oggetto tra le sue mani, con nervosismo, e poi aveva chiuso un occhio e guardato dentro. Aveva incontrato un intricato sistema di colori di ogni genere, che si riflettevano in forme geometriche sempre più strane, aveva cominciato a far ruotare le lenti, osservando i cambiamenti sempre più intriganti, poi mossa da qualcosa aveva fatto schioccare le dita, spingendo un raggio di luce perché lo illuminasse come era suo interesse ed invece di colori sgargianti al giro successivo era apparso un campo verde ed un albero dalle foglie grandi su cui sonnecchiava un drago, il Campo, aveva cercato di stringere il campo ma l’immagine era cambiata.
Era Darren nel campo di fragole che discuteva con Miranda Gardiner!
Aveva girato ancora le lenti ed aveva visto Qbert che teneva una borsa al fianco di Sky e girato ancora le lenti aveva visto altro ed altro, fino a che non era tornati  i colori.
“Oh capito” le aveva detto.
“Cosa?” aveva chiesto Bernie confusa, “Questo non è un mezzo, questo è un regalo” aveva specificato. “Come?” aveva domandato l’altra. “Non è un modo per raggiungere l’arma, non è un cannocchiale, non serve per vedere, ma per guardare” aveva spiegato, “Ora è tutto più chiaro” aveva detto Bernie sarcastica. “Non vedi niente con un caleidoscopio, guardi solo le immagini che le pietre e gli specchi al suo interno riflettono, creano composizioni bellissime che intrattengono i bambini, gli adulti, a cui ispirarsi e cose del genere” aveva cominciato ad illustrare Heather didascalica.
“Quindi mia madre mi ha dato un caleidoscopio per vedere delle belle immagini?” aveva chiesto retorica, “Non molto da mia madre” aveva considerato.
Heather aveva sorriso: “Questo è magico, sospetto che oltre fuori anche dentro ci siano frammenti di stelle, che ti permettono di vedere cose belle per te, io ci ho visto casa, mia madre, il mio ragazzo” aveva spiegato con calma.
Bernie si era morsa un labbro, “Ci ho visto Bells ed Al” aveva spiegato calma, “Quindi sì” aveva considerato, “Probabilmente mamma voleva farmi … vedere gli altri” aveva pensato. Heather aveva sorriso, “Magari scoprirai in futuro la sua utilità, due anni fa mio padre mi ha regalato un rametto di erica e neanche una settimana fa ho scoperto come utilizzarlo” aveva valutato Heather.
“Riesco a percepire che c’è un secondo fine, una delle stelle la ho donata alla terribile dea primordiale Talassa” aveva considerato. “Magari dovrai offrirla ad un altro dio, magari ad El-G” aveva ridacchiato Heather, guardando le labbra lucenti sulla sua mano, allungando verso la sua compagna la sua il suo caleidoscopio.
“Magari … posso guardare il Tartaro è vedere Arvey” aveva considerato Bernie, guardando l’oggetto con più morboso interesse, “Puoi tentare” aveva considerato Heather, “Mi dispiace per il tuo amico, comunque” aveva considerato, “Probabilmente non ti sarà di alcun aiuto: ma so come ti senti” aveva detto.
Lee. Michael.
Poteva il caleidoscopio guardare ovunque fossero le loro anime immortali?
“Ti ricordi i ragazzi del parco di cui parlavo prima?” Bernie aveva interrotto il suo vagare mentale, “Quelli che prendevano in giro te e tua sorella?” aveva chiesto retorica, “Arvey li ha uccisi e li ha mangiati” aveva detto Bernie, il suo tono era neutro, senza giochi, senza nulla, “Ha anche rotto il braccio di Bells per evitare che scappassi e mia madre mi ha detto che ha tenuto lontano da tutti” aveva spiegato, c’era qualcosa di rotto in lui, la sua voce, le sue emozioni sembravano un fiume in piena. “E lo so che lo ha fatto, che ha fagocitato ogni cosa che potesse ferirmi ma anche ogni cosa che potesse amarmi … eppure, mi manca” aveva soffiato e lacrime amare avevano segnato le guance tonde e piene. “Avevo lui anche quando non avevo nessuno” aveva detto.
Sembrava mostruoso
“L’amore non è razionale, anche quando è malvagio” aveva spiegato pratica Heather, pensando al suo padre volubile, che non rispondeva alle sue chiamate, che fossero disperate o solo guidate dal bisogno, ma che lei non smetteva di amare. Bernie le aveva sorriso, con le lacrime a segnarle le guance, “Volevo dirti grazie di cuore per aver cantato per me, la tua voce mi ha riportato in questo mondo” aveva considerato.
Heather aveva sorriso di rimando, “Non facciamola diventare un’abitudine, eh, non sono particolarmente brava a tirare fuori le persone da nubi oscure” aveva scherzato, godendosi quel momento di intimità.
Aveva l’impressione che quel ringraziamento, unito alla confessione sul suo amico mostro molto territoriale, sancisse qualcosa di diverso, di nuovo, di più personale.
“Non ho conosciuto molti figli di Apollo, in effetti solo uno, ma sei un sacco diversa” aveva valutato Bernie mesta, “Fidati io sono piuttosto nella norma, riguardo a Carter, sicuramente è un tipo, però mi manca” aveva sputato fuori Heather senza pensarci, non poteva essere nessun’altro infondo, se non suo fratello Carter.
“Sembrava sempre avesse un limone in bocca” aveva considerato Bernie, quasi amichevole, Heather aveva annuito, “Non me lo ha mai detto ma era palese che gli fosse successo qualcosa” aveva detto nervosa, qualcosa che lo aveva spinto quel giorno a fare i suoi bagagli, con la fine dell’estate e rispondere solamente con un sorriso mesto al ‘Ci vediamo!’ di Heather.
Neanche sul campo di battaglia si erano visti, Heather ne era grata perché non avrebbe saputo cosa fare dopo la  Battaglia del labirinto e poi a Manhatthan. Sentiva Carter la colpa per Michael e Lee?
Dii imortales, che assurdità, un anno fa eravamo per le strade di Manhattan a cercare di ucciderci ed ora guardarci” aveva dichiarato Heather.
“Sì, gloria ai titani, la mia vita è una barzelletta” aveva ridacchiato la ragazza, grattandosi la fronte, “Se … se trovassi io l’arma e la consegnassi io al Campo, pensi che ecco, gli dèi sarebbero disponibili ad una indulgenza?” aveva chiesto Bernie.
Questo! Questo l’aveva stupita.
“Vuoi la verità? Nessuna cazzo di idea, gli dèi fanno le cose a caso, ti perdonano per aver aiutato a mappare il labirinto e poi ti castigano per aver corteggiato la ninfa sbagliata” aveva sputato fuori, “Vuoi unirti al campo?” aveva chiesto, era proprio strano da pensare, immaginava che tutti i seguaci di Crono fossero profondamente anti-divinità. “Non lo so? Quando avevo dodici anni un lestrigone mi ha rapito e portato da Luke Castellan, non ho avuto molta scelta ed … è stato bello al C.I.B.E.L.E.” aveva considerato. Era strano da pensare per Heather che Bernie non avesse potuto avere scelta, che non avesse mai conosciuto da fare, era meno facile da odiare Carter, Alabaster ed i ragazzi che avevano tradito, ma Bernie?
Heather aveva sorriso, “Forse da Grande Madre Idea potrai tornare sicuramente” aveva valutato, pensando a come era stata gentile ed amichevole la dea con loro, “Penso sia la prima volta che una Dea si sia dimostrata così disponibile” aveva valutato. “Perché hai combattuto per gli dèi se ne parli sempre così male?” aveva domandato incuriosita, “Uhm … il male che conosci come ti sembra? Ma in realtà, ti direi che forse è il fatto che gli dèi non abbiano alcuna intenzione di mangiarmi, questo credici è un ottimo incentivo” aveva scherzato.
Bernie aveva ridacchiato, “Lo sai, no? Mi ha sconvolto il fatto che dopo Manhattan, dovevo guardarmi dai mostri” aveva considerato, sembrava quasi una battuta. “Ho ucciso la mia prima Dracena ha dodici anni, non ho idea neanche come sia successo, grazie a Qbert per lo più” aveva ridacchiato.
Aveva pensato al satiro e l’ultimo saluto lacrimoso che si erano scambiati, era davvero turbata dalla sua assenza, “Sembra un tipo simpatico” aveva considerato.
“Dovevi conoscerlo quando sognava tiasi dionisiaci!” aveva riso Heather. Bernie l’aveva guardata, con intensità, aveva occhi scuri, come legni bruciati ed avevano lo stesso intenso calore, ed aveva sorriso.
“Stavo pensando che … il nostro caro Jude spergiura che questo El-G debba sapere qualcosa su questa profezia, però, ecco, sai mi è sembrato molto insistente” aveva valutato Bernie, grattandosi sotto il mento. “Pensi stia mentendo?” aveva chiesto Heather, “Quando ha parlato di El-G, dopo che ho raccontato il mio sogno, Grande Madre Idea ha detto che era una cosa plausibile, quindi no, ma credo abbia altre ragioni per raggiungere questo El-G” aveva riportato Bernie, con gli occhi scuri distanti, il loro discorso però non aveva potuto trovare seguito.

Jude si era affacciato verso di loro, con espressione colpevole sul viso mentre teneva un foglietto di carta strappata tra le mani tremolanti. “Sappiamo che puoi parlare” lo aveva rimproverato bruciante Bernie.
Avevo lui quando non avevo nessuno … Heather doveva immaginare che Jude avesse finito per incarnare tutte le persone che volenti o nolenti avevano dovuto abbandonare Bernie, per questo era così arrabbiata con lui. Il labbro inferiore di Jude era tremato e le sue guance si erano fatte di un rosso infuocato mentre margherite fiorivano tra i capelli biondi, mentre frustrato allungava un biglietto verso Heather.
Lei lo aveva preso, “Non ti forzerò a parlare se non vuoi farlo” aveva detto accondiscendente.
Jude le aveva sorriso, grato. Bernie aveva fatto una smorfia meno comprensiva.
Heather aveva scartato il foglietto osservando ciò che Jude aveva scritto. Una sola parola: Zagreo.
“Zagreo?” aveva chiesto con perplessità Heather, “Gloria ai Titani, già la tua lingua è atrofizzata, anche le tue mani, più di due parole potevi scriverle?” aveva domandato con rabbia Bernie, oltre alle margherite erano fiorite anche campanule sulla nuca e dietro le orecchie, di colori brillanti.
“Fratello” disse Jude, toccandosi sullo sterno, sembrava sempre che ogni parola pronunciata fosse un dolore indicibile sul suo cuore.
Quello di Jude non era un problema legato alla voce, alle parole, ma alla comunicazione, poteva parlare, poteva scrivere, ma non voleva farlo. Voleva che il mondo rimanesse fuori.
“Tuo fratello? Zagreo? Non sapevo avessi un fratello, ci stai proponendo di andare da lui invece che da El-G?” aveva chiesto Heather, “Lui parla a differenza tua?” aveva chiesto provocatoria Bernie.
Jude aveva scosso il capo in segno di diniego, tirando fuori dalla tasca dei jeans logori il taccuino ed una penna, “Parla!” aveva gridato Bernie. “Morto” aveva detto lugubre Jude.
“Bene: Zagreo. Fratello. Morto” aveva ripetuto Heather, “Un terzetto rassicurante, Jude, che facciamo? Ci scriviamo una sciarada?” aveva risposto caustica Bernie.
Anche Puma gli aveva raggiunti, “Se abbiamo finito con le chiacchiere e le lettere, possiamo per cortesia ripartire, Atlantic City ci aspetta” aveva detto con un tono pieno di divertimento, quasi. “Vorrei prima mangiare qualcosa di più di due patatine ed uno slushie” aveva considerato Bernie, sorridendo verso il suo amico, anche se l’allegrezza si era fatta piuttosto fiacca.

 

“Secondo voi ha un odore giusto?” aveva chiesto Puma, odorando la sua fajitas, “Sì” aveva risposto Bernie, aggrottando un sopracciglio. “Scusami … vivo in un posto che non dispone di molte … novità” aveva considerato Puma leggermente nervoso.
“Le Fajitas non sono una novità … sono internazionali, globali” stava rispondendo Heather, osservando il suo piatto con un certo gusto – almeno il veleno non le aveva tolto l’appetito – “Aspetta: da dove vieni?” aveva chiesto.
“Da un’isola non segnata sulle mappe che teoricamente non esiste” aveva risposto con un sorriso sornione Jude, “E credo di cui tu non dovresti parlare” aveva considerato Bernie. “Gea si sta svegliando, il mondo sta finendo, credo sia ora di accettare che Nuova Cartago esista” aveva spiegato. “Oh, numi, stavo per chiederti se fossi di Atlantide” aveva scherzato.
“Oh no, ma ci sono stato, in vacanza, quando avevo quindici anni … organizzano delle feste da paura” aveva spiegato subito Puma, facendole ridacchiare. “Indovino, Hannah si è fatta cacciare anche da quelle?” aveva chiesto Bernie, un sorriso quasi genuino si era aperto sul suo volto, “Puoi scommetterci” aveva risposto Puma.
“Aspetta non scherzavi, sei stato davvero ad Atlantide?” aveva chiesto Heather stupita, “A Bensalem ma è circa la stessa cosa: filosofi, inventori, completamente fuori dal mondo e con feste da paura[2]” aveva spiegato nuovamente.
Heather aveva preso la sua cocacola zero ed aveva preso un sorso generoso, “Quando avevo dodici anni il mio mondo si è capovolto perché ho scoperto degli dei, del campo e sai … altro. Ed ora scopro che le cose che ancora mi mancano sono tantissime: il C.I.B.E.L.E., i norreni, gli egizi, nuova Cartagine e pure Atlantide” aveva ammesso.
Jude aveva emesso un singulto, “E tante ancora non so” aveva considerato guardando lo sguardo colpevole del suo amico, ‘e chissà quante non ne vedrò mai’ aveva pensato.
“Sì, tipo devo farmi dare la ricetta di queste cose e portarle a casa” aveva concordato Puma.
“Si, concordo sono ottime” aveva detto un uomo accomodandosi al loro tavolo.
Nessuno sembrava turbato nel piccolo locale messicano della sedia che era stata spostata e del nuovo ospite. “Stiamo per essere attaccati?” aveva chiesto Puma, guardando con tristezza il suo piatto, “Da me? Dei no, finirei per farmi piuttosto male credo, fai un sacco di cardio, vero?” aveva chiesto quello retorico, osservando i muscoli di Puma, “In realtà sono un guerriero fantastico, eh, ma a detta di mio padre – gran paraculo – non abbastanza” aveva raccontato. L’uomo aveva un viso giovane e gli occhi da vecchio, non erano verdi e questo bastava per tranquillizzare Heather, era uno castano dolce, che incarnavano un viso olivastro e ricci capelli rame.
Bernie aveva sbuffato, “Ti prego, abbiamo avuto una settimana impegnativa” aveva languito, prendendo la sua coca-cola possessiva, “Sì, sì, ho sentito” aveva considerato il giovane uomo, estraendo dalla tasca dei jeans della carta da pergamena ripiegata, gli aveva rovesciati sul tavolo prima di passare un foglio a Puma, uno ad Heather e anche uno a Bernie.
Il primo è: il primo, unico e solo, il secondo è: gli arti di Chirone, le gioie di Rhea e le disgrazie di Crono, l’ultimo accomuna il cinabro e la passione. Quando avrai sciolto e riunito la questione, allora avrai la tua occasione” aveva letto Bernie piena di confusione, “Cos’è? Una profezia?” aveva chiesto. L’uomo aveva sorriso: “Tecnicamente è una sciarada, ma sì è anche una profezia. Ti sarà utile” aveva precisato l’uomo, “Okay?” aveva bisbigliato lei.
Heather aveva guardato il suo foglio, “Sei, tipo, un dio?” aveva domandato, nella pergamena erano riportare delle note musicale su un pentagramma, in chiave di violino, “Dei del cielo no, no, solo un umile sacerdote” aveva risposto l’uomo con calma, “Indovino: anche a me servirà dopo” aveva considerato, “Forse non proprio a te, ma chi può dirlo, io potrei ma sai … le regole” aveva ammesso.
“Non capisco questa lingua” aveva detto Puma, “Che imbarazzo, mandarsi messaggi ultimamente è complicato ed abbiamo dovuto essere brevi per non indisporre un dio inca? Poco simpatici” aveva detto l’uomo dai capelli rame, recuperando il foglio da Puma, “Polissena dice di stare bene e di aiutarvi” aveva riportato l’uomo.
“Oh!” aveva esclamato Puma sorpreso, “È stata molto carina” aveva considerato, Heather aveva sentito prudere la ferita infettata che Troilo le aveva scoccato, “Sei uno dei suoi fratelli, si?” aveva chiesto. “Era la ragazza a tavola, vero?” aveva chiesto Bernie, che forse non aveva avuto modo di assistere e recuperare tutte le sfumature.
L’uomo aveva annuito, “Eleno, figlio di Priamo, per aiutarvi” si era presentato, “Si sente in colpa per aver abbandonato Polissena la prima volta, per me no, invece” una voce lugubre aveva gracchiato, di fronte Eleno, dal capo libero del tavolo si era seduta Cassandra, con la stessa giacca a vento blu con i bottoni ed i riccioli folli.
Heather aveva afferrato subito il coltello sul tavolo, “Cassandra mi dispiace, ma avevo chiaramente detto che andava fatto un sacrificio espiatorio, ma papà non mi ha ascoltato, d’altronde non mi ascoltava mai” si era lamentato Eleno, “Non fare questo gioco con me, Eleno” aveva sottolineato la donna inferocita, “Tu eri solo incazzato perché non ti avevano dato quella poveretta di Elena, ci hai condannati tutti, hai barattato la tua liberta per la vita di Polisenna, la forma di Ecuba, la dignità di Andromaca, la vita di Astianatte e, dei, la mia, la tua compagna di ventre, mentre ti lamentavi che non si teneva giustizia ad Apollo, io venivo stuprata nel tempio di Atena e ridotta come una schiava” aveva ringhiato Cassandra.
“Okay, questa mi sembra una conversazione fin troppo intima, che probabilmente dovreste risolvere fuori” aveva buttato fuori Puma.
Bernie aveva messo una mano su quella di Heather, “Anche a me non piacciono gli dèi, diverse creature – umani, dei e mostri hanno tentato di forzarsi su di me[3] e mia sorella se n’è andata senza mai guardarsi indietro, ma ti prego lasciarci andare … “ aveva detto calma, “Forse pensi che Gea potrà soddisfare la tua vendetta, ma poi?”.
“Prima di tutto non lavoro per Gea … Giganti, titani, dei, uomini sono tutti marci” aveva dichiarato Cassandra, “E lo si può vedere o starei nel vecchio mondo a dare fastidio ai sette eroi dell’Olimpo” aveva aggiunto la donna.
“Stanno tutti bene?” aveva chiesto Heather, quasi senza controllo. Cassandra l’aveva ignorata, riprendendo il suo discorso: “Onestamente non mi importa un fico secco, ho vissuto e sono già morta una volta, se il mondo finisse domani il mio unico rimpianto sarebbe di non aver visto Apollo prostrato ai miei piedi chiedermi perdono”.
“Cassandra” l’aveva rimproverata bonariamente Eleno, “Giusto; in realtà sono qui per scusarmi” aveva detto profetessa, voltando lo sguardo verso di lei, Heather aveva avuto un tremore, perché quegli occhi erano ancora folli e cattivi.
“Per aver cercato di uccidermi?” aveva detto Heather non mollando il coltello, “Sì” aveva concesso la sacerdotessa, “Perché?” aveva chiesto senza perdere mordente.
“La prima: era uno spreco di tempo, tu morirai lo stesso, stai già morendo, e non sarò io … scusa ho visto solo il tuo futuro quando l’ho profetizzato” aveva detto senza vergogna Cassandra. “Perché io ti credo?” aveva domandato Heather, cercando di ignorare la cattiveria e la gravità nella voce.
Era il sole che moriva, doveva immaginare che stesse morendo.
“Penso sia una difesa di Apollo” aveva cinguettato la profetessa prima di riprendere: “Secondo: ti ho osservata, ucciderti non avrebbe ferito Apollo in alcuna maniera, evidentemente sei la figlia di cui gli importa di meno, al tuo fratello traditore manda volatili e fa visite, per te … Asclepio, il Sol Invictus, per fino Polissena per chiedere aiuto a mio fratello che è il più devoto seguace di Apollo” aveva dichiarato.
Faceva un po’ male sentirlo nero su bianco, Heather aveva sentito le lacrime premere sulle ciglia, “Aspetta … hai detto fratello traditore? Carter?” aveva chiesto speranzosa.
“Occhi a mandorla, incazzato come una biscia ed in compagnia di una focosa Empusa?” aveva chiesto retorica Cassandra, “Si!” aveva esclamato Bernie. L’Empusa lo confondeva un po’ come informazione
“Terzo” aveva ripreso la profetessa, “I miei fratelli potrebbero avermi riportato alla ragione ed avermi fatto valutare che gli unici che dovrebbero pagare nella mia vendetta dovrebbero essere i veri colpevoli ed ho acconsentito ad aiutarvi perché se Gea vincesse io non potrei mai soddisfare la mia seta. Aiace è già ri-morto ucciso da una figlia di Atena, Apollo si sta nascondendo da qualche parte, ho intenzione di trovare Clitennestra – scommetto che quella frigida puttana è tornata in vita – e poi ucciderò anche Eleno” aveva stabilito, guardando il fratello, “Non mi opporrò, la mia cecità ed orgoglio mi hanno costretto a vivere oltre quanto era mio desiderio e sopravvivere a tutti i miei cari, il dolore di Andromaca, mi ha consumato ed accetto la morte” aveva considerato Eleno.
“Spero abbiate convinto anche Troilo” aveva considerato Puma, “Tranquillo, Polisenna lo tiene legato al suo mignolino” aveva stabilito la profetessa strizzando l’occhio verso di lui.
“Fantastico” aveva considerato Puma, “Bene, noi abbiamo fatto la nostra parte, la canzone per Heather, il messaggio per … Berenyx?” aveva considerato Eleno, “Per me e il giovane Jude, niente? Escluso, i saluti di Polisenna che ricambio volentieri” aveva chiesto. Eleno lo aveva guardato con sguardo intenso, “Vuoi un consiglio Pumayyaton Phoenix? Attento alla signora Abbandonata” aveva considerato.
“Sono confusa, nessuna profezia?” aveva chiesto Heather.
“Cassandra è la profetessa, io sono l’indovino, io posso darti le condizioni necessarie” aveva detto. “Questa non mi sembra una condizione necessaria, è una dannata sciarada” aveva replicato Bernie, facendo ondeggiare il foglio. “Scusate un tempo ero molto più preciso, ma caso mai non lo sapeste Pitone sta soffocando il dono profetico di Apollo. Riesco a vedere qualcosa solo perché ho avuto il mio dono da serpenti sussurranti … ma sono devoto ad Apollo, quindi …” aveva spiegato Eleno, “Poi insomma, penso sia parte del pacchetto che un indovino parli per oscure vie” aveva provato quello.
Senza molta convinzione.
“Ovviamente, siamo passati da Troia non può cadere se non ci sono certe condizioni a sciarade e pentagrammi” aveva sbuffato Puma.
“Per me? Niente?” aveva chiesto allora Jude, parlando con quella sua voce pesante e cavernosa, “Per te? Per te c’è il mondo intero Jude Mortimer, nel suo splendore e nel suo orrore, ma non ti è concesso scappare” aveva sentenziato.
“Bene, abbiamo portato i nostri messaggi, fatto le nostre ammende” aveva detto Cassandra alzandosi, quello sguardo cattivo era rimasto nei suoi occhi, “Godetevi il pasto prima che diventi un impiastro/ perché a breve arrabbiato arriverà un mostro” aveva sentenziato Cassandra.
“Merda!” aveva dichiarato Heather sapendo che da questo momento nessuno dei presenti avrebbe mosso un solo dito per scappare più velocemente, “Sai cosa Cassandra? Tieniti la tua ammenda io non ti perdono”.
“Cassandra!” l’aveva rimproverata Eleno, prima di voltarsi con vergogna verso di loro, pieno di imbarazzo, “Non posso controllarlo, funzionano così le profezie” aveva spiegato Cassandra, neanche un po’ imbarazzata.
“Almeno potreste dirci che tipo di mostro?” aveva gridato Heather, “Si chiama Sibari, la troverete una persona parecchio … velenosa” aveva risposto Cassandra.
Fantastico, altro veleno.
“Secondo me scherzavano” aveva commentato Puma, ovviamente, “No, ma ho intenzione di ordinare qual cos’altro prima che tutto vada al tartaro” aveva sbuffato lei.
D’altra parte del tavolo, Jude, con i suoi occhi che cambiavano ad ogni battito di ciglia la guardava pregno di colpa.
Be, sai cosa, ‘pa? Grazie. Odio la mia vita’ aveva pensato sarcastica Heather, il marchio dell’Aten aveva cominciato a bruciare leggermente.



[1] Nel primo capitolo ho detto che Heather si chiamava così per Erica – questo perché Heather è la traduzione di Erica, che è anche una pianta. In inglese, però, la pianta di Heather non è l’Erica ma è il Brugo.

[2] Avevo deciso che la parentesi Benselamita dovesse essere cancellata da questa storia e trattata come una gigantesca allucinazione (No sul serio è una parte inutile che avevo inserito in previsione di un ‘sequel’ che difficilmente ora avrà vita perché questa storia è diventata mastodontica ed io sempre più lenta negli aggiornamenti. Però visto che lo avevo inserito, ho pensato fosse okay sfruttarlo per qualche battuta).

[3] Ehm … Tecnicamente Bernie ha ricevuto un bel po’ di limoni non richiesti (Il dio vestito di bianco, Hannah, Arvey e tecnicamente Neottolemo aveva mire anche peggiori).

   
 
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