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Autore: Angel TR    06/06/2023    0 recensioni
I've had some trauma, did things I didn't wanna, was too afraid to tell ya, but now I think it's time
Billie Eilish - Getting Older
Long fic che segue la vita di Jin Kazama dai quindici anni fino al Terzo Torneo.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jin Kazama
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ashes denote that Fire was'
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Fine Atto I: Parte II


You shoot me down, but I won't fall
I am titanium

David Guetta & Sia - Titanium


Era finita.
Era tutto finito.
Il Torneo, Ogre, il regime di terrore a Villa Mishima, la scuola prestigiosa, gli allenamenti militari, i pasti lussuosi alle ore cadenzate: tutto finito, non avrebbero più fatto parte della sua vita.
Il rancore, la vendetta, il senso di impotenza: Jin non avrebbe saputo dire se anche quei sentimenti stessero scivolando via dal suo corpo, come un drappo corvino che l'aveva avvolto durante la sua adolescenza, segnalando il suo lutto a chiunque si avvicinasse. Al momento, la sua mente si era completamente spenta, simile a un ago smagnetizzato all'interno di una bussola impazzita che girava in tondo, alla ricerca di un Nord che non esisteva più.
Quali sarebbero stati i suoi obiettivi adesso? E i suoi sogni? Cosa ne sarebbe stato di lui?
Uno sparo risuonò in lontananza ma Jin non si voltò – era talmente assorto che, nelle sue orecchie, esso giunse così attutito che non avrebbe nemmeno saputo indicarne l'origine.
«Nina Williams!» sentì urlare, ma non se ne curò.
Se avesse prestato attenzione a ciò che lo circondava, avrebbe scoperto che chi aveva sparato era proprio Nina Williams, rimasta in agguato tutto quel tempo sotto il controllo di Ogre, e che solo quando il mostro era caduto si era finalmente risvegliata. Jin avrebbe scoperto le motivazioni dietro il suo gesto solo anni dopo; adesso, il suo sguardo era perso oltre il corpo deforme del demone, che aveva preso a danzare in cerchi concentrici fino a sfumare in una macchia verde e oro.
Aveva vendicato la mamma.
Senza il suo traguardo ultimo, la sua stessa esistenza sembrava aver perso importanza. D'altronde, una vita era degna di essere vissuta solo se aveva uno scopo, no? Altrimenti, come svegliarsi ogni mattina e trascinare la propria mente e il proprio corpo lungo un'intera giornata? Jin aveva solamente diciannove anni eppure sentiva che la dea della vita si era già accanita troppo su di lui, puntandogli l'indice contro per godersi una buona dose di drammaticità; chissà, forse era solamente tanto annoiata e aveva scelto proprio come lui passatempo.
E intanto, il cadavere del mostro danzava e danzava, e casa sua bruciava ancora e la mamma non si trovava comunque e lui non aveva più quindici anni, aveva adempiuto al suo dovere; e allora perché le lancette dell'orologio non tornavano indietro, perché la casa bruciava ancora, perché la mamma non si trovava più? E allora Jin comprese. Niente poteva restituirgli ciò che aveva perso, nemmeno il cadavere privo di calore del demone che gli aveva tolto tutto. La sua vendetta era solo l'ennesimo tentativo di violenta giustizia in un mondo crudele e immorale.
«Raccogliete il corpo!»
Quella voce lo riscosse dal sogno. Sollevò gli occhi spenti dal velo verdeoro e, dopo averli sbattuti un paio di volte, focalizzò la figura di Heihachi Mishima avanzare verso di lui, il ghigno crudele che si estendeva sul viso esangue. Benché avesse ricevuto un assaggio del potere inghiottente di Ogre, l'anziano capobranco si reggeva ancora sulle due cosce forti.
«È inutile. Non ti servirà a nulla» fece notare Jin, il tono piatto e monocorde, intuendo le sue intenzioni. Troppo scosso e confuso per riuscire a tenere testa al più anziano dei Mishima, gli diede le spalle e, con le ultime forze che gli restavano, annunciò: «Il mio compito qui è finito. D'ora in poi, non voglio più avere nulla a che fare né con il Torneo né, soprattutto, con i Mishima».
Poi, inspirando profondamente, si allontanò dal ring, dal cadavere di Ogre – la cui immobilità gli faceva senso –, dal Torneo, dalla sete di sangue, dai Mishima e da tutto ciò che essi rappresentavano. Non aveva idea di dove fosse diretto, sapeva solo quale strada non aveva intenzione di imboccare.
Se solo Heihachi Mishima l'avesse ascoltato… ma i Mishima nascono per divorarsi gli uni con gli altri, in una lotta che assumeva i connotati di un annientamento familiare; Jin l'avrebbe imparato a sue spese negli anni a seguire.
«Come sarebbe a dire che Ogre non mi serve più? Ho organizzato il Torneo proprio per questo e tu hai rovinato tutto? Piccolo ingrato…» abbaiò Heihachi Mishima. «Bene così. Visto che hai voluto strafare, allora prenderai il suo posto, tanto un mostro vale un altro» sussurrò, tutto sommato soddisfatto.
La caccia aveva comunque dato i suoi frutti: nel sangue di Kazama Jin, la progenie di quel maledetto figlio suo – dannata sia per sempre la sua anima –, scorreva lo stesso immondo Gene che aveva reso Kazuya il combattente più potente che il mondo avesse mai avuto il dispiacere di ospitare. Immondo, sì, ma prezioso.
Heihachi sogghignò mentre estraeva una revolver piccolo calibro, minuscola ma letale, dalla giacca. La puntò alla nuca di suo nipote, alla sua schiena possente e giovane che si allontanava sempre di più ma che, fortunatamente, restava ancora a portata di tiro. Era tempo di mettere fine a quella rogna imprevista.
«Addio, Kazama Jin» sibilò il nonno.
Il fragore dello sparo, assordante, riempì il silenzio della notte; il corpo del ragazzo crollò a terra come un sacco di patate. Heihachi ripose la pistola nella cintola e fece segno alla Tekken Force di avanzare.
«Raccogliete entrambi i corpi» ordinò, indifferente al familicidio appena consumato.
Il sangue del suo sangue ghignava, soddisfatto di aver eliminato un'altra pedina dalla sua scacchiera per la partita che vedeva come trofeo il potere assoluto, il suo dominio. Ma nel liquido vischioso che si allargava a vista d'occhio sul suolo sacro si agitava qualcosa, qualcosa di mistico, che non apparteneva a quel mondo né tanto meno a Heihachi Mishima.


**




So many times I've lied
But there's still rage inside
Somebody get me through this nightmare
I can't control myself
So what if you can see the darkest side of me?
Three Days Grace - Animal I have become


Profumo intenso di incenso, calore che pareva ridurre la pelle in cenere del fuoco che bruciava nei portacandele che adornavano il falso tempio, cascate di polvere che si rovesciavano a causa della scossa di terremoto. E l'odore, l'odore forte e agrodolce del sangue che schizzava, il suo sapore metallico sulla lingua, il dolore atroce…
Jin.
La mamma?
"Mamma?"
Un terremoto nel cervello lo costrinse a zittirsi subito. "Ah! La testa mi sta esplodendo…"
È già esplosa, umano, si intromise il demone. Più o meno. Nel senso, potrebbe essere schizzato del materiale identificabile come "cervello", piuttosto disgustoso se chiedi a me. Il vecchio ti ha sparato alle spalle… davvero scorretto. D'altronde, cos'altro avrebbe potuto fare un umano davanti a tale potere?
"Heihachi mi ha sparato in testa? Allora sono morto?"
Non proprio. Indovina a cosa devi la vita? Esatto, a me. Adesso, in altre circostanze, ti avrei chiesto il tuo primogenito in cambio… ma sono troppo impaziente – e poi io non so se ti accoppierai mai per come stanno le cose, sei un tipetto difficile, eh, meglio essere previdenti – quindi in cambio chiedo… rullo di tamburi… la tua anima!
La voce si dileguò.
La sua anima…
Jin sbatté le palpebre più volte e, quando le riaprì, fu sicuro di avere davanti proprio la mamma, sì. Le ciocche scure che incorniciavano il viso delicato, gli occhi liquidi, il sorriso sereno, una figura quasi divina, una madonna che si accingeva ad accogliere suo figlio crocifisso nel Regno dei Cieli.
«Ma'...» la voce gli uscì rotta in più punti. Era così che si moriva? Avvertiva ancora il sapore salato delle lacrime sulle labbra.
Saluta la mamma, piccolo, è ora di tornare tra i vivi, volendo o nolendo, la voce del demone era riapparsa e risuonò come il rintocco di una campana, inesorabile, assordante.
Jin sentì il proprio viso accartocciarsi per il rammarico. Non voleva lasciare la mamma, non adesso che l'aveva ritrovata… e poi, tornare tra i vivi… per fare cosa? Ormai Ogre era stato abbattuto, il suo compito era stato egregiamente svolto. Non si meritava un poco di riposo anche lui?
"Altri cinque minuti", chiese.
Non ce li ho, mormorò il demone; Jin non avrebbe saputo dire se gli parve sinceramente dispiaciuto o, al contrario, gongolante per quell'ennesimo atto di crudeltà.
La vita lo chiamava e lui restò lì a osservare il telefono squillare, il pollice sospeso tra il tasto verde e quello rosso.
«Mi dispiace…» disse, in un filo di voce alla mamma, straziato, mentre un fuoco infernale gli lambiva le caviglie e risaliva sempre più su, in una riproduzione grottesca dell'incendio a Yakushima; questa volta, invece delle fondamenta di casa sua, erano le fondamenta della sua umanità a essere ridotte in cenere. I singhiozzi gli squassarono il petto ma niente avrebbe potuto fermare l'imminente trasformazione.
Il Gene del Diavolo si avventò su di lui, in avanscoperta, e, incurante delle sue lacrime, finalmente piantò la bandiera di conquista nella sua anima.
La vita esplose con la forza di una bomba nel corpo del ragazzo che, fino a qualche secondo fa, giaceva riverso senza vita sul terreno polveroso del finto tempio.
Vuoi vedere, piccolo? Vuoi vedere mentre riduco l'umano in pezzi?, gli sibilò tentatore il demone all'orecchio; la sua presenza era sempre più ingombrante, ormai tangibile, sgorgava dalle sue ossa in un'esplosione di stelle.
E a Jin sembrava veramente di vedere le stelle a causa del dolore che stava sentendo in ogni parte del corpo… qualcosa premeva dall'interno delle sue scapole e ai lati della sua testa per squarciare la pelle…
"No", riuscì a pensare, "Vattene e basta".
E poi il nulla. Un velo nero calò sui suoi occhi. Era cosciente del movimento del suo corpo, così come lo era del fatto che non fosse lui ad averne il comando. Era un passeggero a bordo della propria macchina.
Sulle labbra il sapore metallico del sangue. Il fruscio di un paio di ali nere come il cielo notturno spense le candele, eppure il falso tempio non piombò nell'oscurità. A illuminare la scena, la fredda luce della luna, che pareva quasi soddisfatta di quella vendetta: il suo predatore perfetto era finalmente uscito alla scoperto.
Le urla terrorizzate degli uomini furono soffocate nel loro stesso sangue. Morbide piume fluttuarono mollemente nell'aria come petali di crisantemi fino a posarsi sul lago di cruore e lì vi galleggiarono, placide.
«Un vero Mishima l'avrebbe finita qui» furono le parole pronunciate da Heihachi che Jin riuscì ad afferrare, nonostante fosse sospeso tra i vortici della sua mente.
Anche sul filo del rasoio, Heihachi Mishima ergeva il proprio nobile stendardo a irraggiungibile privilegio e qualità, come se si trovasse sul tetto di una montagna troppo alta affinché qualcuno potesse raggiungerlo, persino un demone.
Ti pentirai di non avermi consentito di ucciderlo, umano. Ma per oggi ti accontento: hai fatto abbastanza, sussurrò lo spirito, permettendogli di cogliere uno sprazzo del corpo di Heihachi riverso a terra, come una bambola rotta, lì ai suoi piedi. E Jin poté vedersi riflesso negli occhi del nonno e rabbrividì.
Inizialmente il suo cervello non collegò l'immagine davanti a sé con il viso che vedeva tutti i giorni davanti allo specchio. E come avrebbe potuto? Era totalmente irriconoscibile: ne conservava solo la perfezione dei lineamenti ma, mio Dio santissimo, gli occhi.
Gli occhi!
Occhi iridescenti, rossi come il sangue degli uomini.
Heihachi Mishima aveva ragione: lui apparteneva davvero alla stessa razza dell'essere che aveva ucciso la mamma. Un demone, un mostro.
Sapeva di possedere il Gene del Diavolo ma una cosa era la teoria, un'altra la pratica; non avrebbe mai potuto immaginare che la sua vera natura fosse quella.
Che significato aveva avuto il suo spiccato senso di giustizia per la specie umana, sbandierato ai quattro venti sul dorso di un immaginario cavallo bianco, se non vi apparteneva nemmeno? Era davvero tanto retto, tanto buono, tanto innocente se il suo sangue scorreva nero come l'abisso degli inferi? Poteva ancora definirsi una vittima se le sue fattezze erano più simili a quelle di un carnefice, a quelle del dio che aveva distrutto la sua vita anziché a quelle della mamma?
Qual era l'identikit della vittima perfetta? Non aveva forse il diritto di reagire con altrettanta violenza contro il proprio destino? Doveva subire in silenzio, piangente e per sempre maltrattata, per guadagnarsi l'approvazione degli altri che l'avrebbe innalzata a vittima innocente, uno status quo traballante sotto il peso della legge del più forte? Lui stesso meritava meno compassione da parte del mondo visto che apparteneva a una specie dannata? O, addirittura, aveva meritato ciò che aveva subito come punizione per aver osato infrangere il codice umano ed essere nato a metà tra il mondo ultraterreno e non?
Qual era il confine tra mostro e umano? E bastavano davvero ali e corna per sorpassare quel confine o forse erano le sue azioni a definirlo?
"Fermati, ti prego", sussurrò Jin.
Il demone placò finalmente la sua ira e raddrizzò la possente schiena, soddisfatto, abbandonando il corpo scomposto del mortale che aveva osato sfidarlo. Poi, si rivolse all'anima in pena: Spero che non tu soffra di vertigini, ragazzino.
Jin sentì le enormi ali nere spalancarsi per saggiare l'aria e prepararsi a dominare i cieli. Le ginocchia si flessero appena prima che i piedi si staccassero dal terreno. Un vuoto allo stomaco. Gli mancava letteralmente e metaforicamente la terra sotto i piedi. Tutto quello che desiderava era fuggire da se stesso.


And I'm alone now,
Me and all I stood for
We're wandering now
All in parts and pieces, swim lonely, find your own way out
Now, I have nothing worth fighting for
Evanescence - Your Star


N/D: finitaaaa! O, meglio, il primo atto è finito lol
Allur. Avevo completamente dimenticato Nina e il suo tentativo di uccidere Jin sotto ordine di Ogre ahahaha l'ho infilata così, giusto per non saltare un fatto importante. Nell'nime, Nina viene battuta da Xiaoyu ed esce molto prima; per me, è assurdo che Xiaoyu possa battere Nina, per altro dopo che quest'ultima perda il controllo sulle sue emozioni, dài, ridicolo. Per me, quindi, semplicemente a una certa viene eliminata ma resta nei paraggi, richiamata da Ogre.
Come avete visto, ho glissato molto sulle battaglie perché descrivere tre/quattro scontri di fila era davvero pesante sia per me sia per il lettore. Per quanto si possa essere bravi nel descrivere scene di lotta (e io non lo sono), esse perdono assolutamente impatto rispetto alla loro riproduzione animata e descrivere sempre gli stessi sentimenti per evitare di soffermarmi su quale arto calciasse/si spezzasse/venisse bloccato/parasse etc etc mi sembrava noiosissimo lol
Invece, mi sono voluta soffermare sul ribaltamento tra il ruolo di Jin che da vittima diventa carnefice. Oppure no? Viviamo in una società ipocrita che osa puntare il dito contro le vittime (noi donne ne sappiamo qualcosa…), che impone un identikit di vittima perfetta e, nel momento in cui una persona se ne discosta, ecco là che viene punita, che perde il suo status di vittima, che addirittura merita ciò che ha subito. Difendere Jin su internet non è abbastanza; io devo trasmigrare nel gioco e fargli da scudo col mio corpo! Xiaoyu, fatti in là!
Ho preso dei pezzi dal primo capitolo di "The evil" per mantenere un filo conduttore tra le storie lol
Sproloqui a parte, adesso viene il bello. Questo primo atto è stato LUNGHISSIMO. Non era per nulla previsto, anzi. Io prevedevo tre capitoli per atto esattamente nel senso letterale del termine e invece eccoci con ben 20 capitoli di 3000 parole ciascuno. Il punto è che, se ho scritto così tanto, è perché avevo del materiale di base che me l'ha consentito, ossia l'anime. Se non lo rinnovano, non so da cosa prendere spunto per scrivere un'altra ventina di capitoli lol
Vabbè, vedremo lol
Intanto, baci abbracci
Angel
P. S. Aggiornamento febbraio: ho deciso di modificare la storia e terminarla al terzo in modo tale da non lasciare sta cosa aperta così, mi pareva brutto. Quando continueranno l'anime, apro un'altra storia e, se Gesù Cristo vuole che finalmente arrivo a coprire tutti i Tekken, faccio una serie a parte così è tutto più ordinato. Baci baci

  
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