Note dell’Autore: Non so bene da dove viene fuori questa storia, una sera
semplicemente, riguardando una delle loro scene qualcosa e scattata, ho dovuto
aspettare fino alla mattina successiva e più scrivevo più mi venivano in mente
scene nuove e dialoghi tra i due. Nasce come one-shot che alla fine si è
trasformata in qualcosa che non potevo rilegare a un solo capitolo, altrimenti
sarebbe venuta troppo lunga.
Volevo
pubblicarla prima, ma per impegni dovuti all’università ho potuto pubblicarla
solo oggi, spero comunque di pubblicare il secondo capitolo (già pronto e
mandato alla beta) presto, anche se prima voglio concludere la mia long.
Comunque
spero che la storia v’incuriosisca un pochettino, buona lettura e aspetto con
ansia le vostre recensioni.
Nota 06/2023: E’ passato più di un anno dal primo capitolo, ho trovato
una nuova beta e prima di pubblicare la seconda parte di questa storia, ho
pensato di ri-pubblicare il primo capitolo con la nuova revisione. Sono
comunque alla ricerca di una nuova beta per le mie storie, la ragazza che mi
sta aiutando non fa parte del fandom e mi piacerebbe
confrontarmi con qualcun altro sulla ship Captain Swan
Beta: veronica85
Disclaimer: OUAT e tutti i
suoi personaggi non sono di mia proprietà (altrimenti sarebbe stato un prodotto
HBO), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un
divertimento.
Everything will change
KillerQueen86
Capitolo 1
Sentì un gran trambusto, uomini che urlavano, la donna
che l'accompagnava la condusse immediatamente nella cabina del Capitano che la
ospitava in quel viaggio. Erano partiti solo da pochi giorni e con sorpresa si
rese conto che erano già sotto attacco di pirati: era stata avvertita che era
una cosa che poteva capitare, ma non immaginava che sarebbe stato così presto.
Raggiunto il loro temporaneo rifugio, la donna bloccò la
porta per evitare che chiunque altro potesse entrare, ma l’altra ragazza sapeva
molto bene che, se i pirati fossero voluti entrare, un modo lo avrebbero
trovato. Si avvicinò alla scrivania del capitano e iniziò a cercare qualcosa di
affilato.
“Mia signora cosa fa?” la voce tremante della donna più
grande la distolse per un momento dalla sua occupazione, spingendola a puntare
gli occhi verdi su di lei.
“Cerco un’arma da usare contro quei pirati!” sbottò
tornando ad ignorarla. La fortuna le sorrise poco dopo: tra le varie carte
sulla scrivania, fece capolino un tagliacarte in argento.
“Non riusciranno ad entrare ho bloccato la porta” esclamò
l’altra donna senza nascondere il suo fastidio.
“E’ sempre meglio essere preparati, non credi?” disse
alzandosi la gonna e legando il coltello con il nastro che usava per i capelli,
lasciando le sue lunghe ciocche bionde libere dalla treccia che la donna le
aveva fatto nella mattina.
“E’ disdicevole che una donna sposata tenga i capelli
sciolti” la sentì mormorare e roteò gli occhi mettendo giù la gonna.
“Sarebbe più disdicevole farsi uccidere o peggio
violentare da quei pirati” disse tra i denti, pronta a tutto pur di non farsi
toccare.
Non era colpa
della sua dama di compagnia lo sapeva, ma certi ragionamenti non funzionavano
con lei. La donna era molto più anziana ed era cresciuta in un piccolo
villaggio dove era stata per anni la dama di compagnia della moglie di un
signorotto, una dama molto legata all’idea di moglie devota e succube del
marito, piuttosto di una donna che non teneva molto all’etichetta come era
stata cresciuta lei.
Non era stata la sua prima scelta come dama, le era stata
imposta dal padre del suo sposo e lei aveva dovuto rassegnarsi e farsela andare
bene, così come, nell’ultimo anno, aveva dovuto fare per molte altre decisioni
che erano state prese al suo posto.
La battaglia sopra la loro testa era diventata più forte,
la ragazza aveva sentito i pirati salire a bordo e, preoccupata, si affacciò
dagli oblò nel tentativo di vedere la nave e capire con chi aveva a che fare.
Ma l’altra nave era fuori dalla sua vista, riusciva a sentire solo il rombo dei
cannoni.
“Signora si allontani, la possono vedere” la donna la
richiamò tirandola per un braccio, ma la ragazza si liberò dalla sua presa.
Avrebbe voluto ribattere, ma non ne ebbe il tempo perché qualcuno stava tentando
di buttare giù la porta.
“Sono arrivati a noi” tremò la donna accanto a lei.
“Prendi in mano qualcosa, quella porta non resisterà a
lungo” aggiunse la giovane, pronta a combattere.
“Non ho mai combattuto nella mia vita” piagnucolò la dama
di compagnia.
“C’è una prima volta per tutto, mia cara!” esclamò Emma
contenta di essere cresciuta con dei genitori che l’avevano sempre preparata a
tutto. Nonostante tutto avrebbe voluto accanto a sé il suo fidato amico, la sua
guardia personale, avrebbe affrontato la battaglia con un altro spirito.
La porta fu
abbattuta dopo qualche tentativo, all’interno della cabina entrarono tre
uomini, tre pirati, trascinandosi come prigioniero il capitano che le aveva
ospitate.
“Bene bene, cosa abbiamo qui?” ghignò il primo uomo,
avvicinandosi. Era enorme, aveva una cicatrice sulla guancia sinistra e lunghi
capelli biondi tenuti legati in una coda bassa. L’ultimo pirata spinse sulle
ginocchia il povero capitano che stava piagnucolando.
“Non osate
avvicinarvi alla mia signora, o dovrete subire l’ira del Signore Oscuro!”
intimò la sua dama ponendosi davanti a lei, Emma non avrebbe voluto che dicesse
una cosa del genere, preferiva mantenere l’anonimato.
“Bene, bene, il nostro capitano sarà contento di sapere
che era vero che su questa nave c’è la sposa del figlio dell’Oscuro” disse il
secondo pirata, più mingherlino, dalla pelle scura con lunghi capelli neri
raccolti in trecce particolari.
“Non vi avvicinate” intimò ancora la sua dama con una
voce troppo tremante perché potesse risultare una vera minaccia.
“Togliti di mezzo, donna!” il primo pirata la spinse via,
prendendo lei per un braccio tirandola accanto a lui.
“Occupatevi della cassaforte, porto la prigioniera al
Capitano” ordinò mentre la trascinava
via. Emma non riuscì a prendere il tagliacarte, ma almeno si sarebbe potuta
difendere da questo capitano dei pirati.
Arrivati sul ponte, si rese conto con sgomento che i
pirati avevano il pieno controllo della nave: alcuni marinai erano a terra
privi di vita, altri erano in ginocchio, con le mani legate dietro la schiena,
davanti a tutti un uomo che le dava le spalle. Era alto, con i capelli scuri,
un lungo capotto di pelle che gli arrivava ai piedi e il colletto alto.
“Capitano” urlò il pirata accanto a lei che le stringeva
il braccio. “Le informazioni erano corrette” continuò costringendola a restare
in ginocchio e tenere la testa bassa. Quella posizione le permise di vedere i
piedi dell’uomo voltarsi verso di lei e la bionda deglutì preparandosi a
lottare non appena qualcuno si fosse distratto. Senza alzare la testa guardò
verso il parapetto, rendendosi conto che non era molto distante, se fosse stata
abbastanza veloce avrebbe potuto correre e lanciarsi in mare, ma a quale scopo?
“Ottimo” la voce cadenzata del Capitano le fece salire i
brividi lungo la schiena: conosceva quella voce, ma non aveva mai sentito quel
tono freddo
Alzò di poco la
testa inquadrando l’uomo davanti a lei: pantaloni di pelle, la mano appoggiata
alla cintura, un gilet di velluto rosso acceso sotto il capotto anch’esso di
pelle, il petto lasciato in parte scoperto con una collana che aveva come
ciondoli una spada e un teschio. Deglutì quando vide il suo viso: era un po’
diverso, ma lo riconosceva, aveva sempre la barba, una cicatrice nuova sulla guancia
destra, i capelli neri corti lasciati liberi e i suoi occhi azzurro intenso che
l’avevano riconosciuta, ne era certa, nonostante il viso si mostrasse
impassibile.
Non riusciva a credere ai suoi occhi, era proprio lui
davanti a lei! Aveva pianto tutte le sue lacrime quando aveva saputo della sua
morte, due anni prima, e ora se lo ritrovava di fronte come un capitano dei
pirati?! Notò qualcosa di luccicante alla sua sinistra e le mancò un battito
quando vide che non aveva la sua mano, al suo posto c’era un uncino e tutto si
fece più chiaro: Killian Jones era davvero morto, davanti a lei c’era un uomo
diverso, un pirata. E non un pirata qualsiasi ma il famigerato Capitano Uncino
che negli ultimi due anni aveva seminato il terrore tra le onde dei mari. Stava
per dire qualcosa, quando lui distolse lo sguardo.
“Milah” chiamò guardando alle sue spalle. Emma seguì il
suo sguardo notando una donna dai capelli nero corvino lunghi e mossi e lo
sguardo deciso avvicinarsi a lui fino a fermarsi al suo fianco.
“Accompagna la nostra ospite nella mia cabina” disse con
decisione guardando la bruna, la donna si avvicinò a lei porgendole la mano.
Emma la guardò confusa: non capiva molto delle loro intenzioni. Conosceva bene
Killian Jones, il tenente, che non le avrebbe mai fatto del male, ma il pirata
davanti a lei? Non aveva idea se poteva fidarsi di nessuno. La donna la guardò
negli occhi sorridendole con dolcezza, ora che era vicina, notava che era più
grande di lei, e anche di lui, i suoi occhi verdi le fecero stringere il cuore,
aveva la stessa dolcezza di sua madre sebbene fossero di una sfumatura diversa.
Forse anche lei era madre? O stava per diventarlo? Accettò di buon grado la sua
mano e si fece aiutare ad alzarsi.
“Spero che i nostri pirati non l’abbiano spaventata
troppo, mia signora” disse con gentilezza. Emma cercò Killian alle sue spalle
ma non lo vide, si era allontanato.
“Venga con me, le assicuro che sarà trattata con i dovuti
riguardi” disse indicandole la passerella che collegava le due navi. Ad Emma mancò
il fiato quando si rese conto che la nave che stavano usando era Il Gioiello
del Reame.
“Cosa ne sarà degli uomini su questa nave?” chiese
cercando di sembrare più sicura di quanto si sentisse.
“Saranno lasciati liberi, non abbiamo interesse a uccidere
gli uomini che sono sopravvissuti” disse accompagnandola.
“In modo che possano tornare al porto e avvertire del mio
rapimento” disse alzandosi di poco la gonna per non inciampare mentre saliva
sulla passerella.
“Una Lady astuta non c’è che dire, degna figlia di
Biancaneve” aggiunse la mora sorridendole. I nomi di sua madre e suo padre
avevano sempre suscitato una certa ammirazione da parte degli amici, forse
anche lei lo era. Del resto aveva conosciuto Killian grazie all’alleanza tra
Camelot e il regno dei suoi, forse anche lei era di quel regno.
Perse più tempo del necessario nel tentativo di rimandare
il loro incontro, aveva lasciato Emma con Milah sapendo che non le sarebbe
successo nulla di male. Aveva notato la sua espressione nel vederlo: non voleva
affrontare la discussione che sicuramente ci sarebbe stata. Poteva già
immaginare le domande: perché era diventato un pirata? Cosa era successo a
Liam? Perché aveva attaccato la sua nave? Ma anche lui aveva bisogno di
risposte, non sapeva che era stata promessa a Bealfire: sicuramente era
innamorata di lui, la Emma Swan che conosceva non si sarebbe sposata solo per
interesse, ma allora perché non c’era Graham con lei? Perché viaggiava senza il
suo sposo?
Si fermò davanti alla porta della sua cabina, aveva
bisogno di rimettere insieme la sua maschera di pirata, aveva una missione da
portare a termine, la presenza di Emma non doveva influire, fece un lungo
respiro ed entrò.
Trovò Milah rilassata, seduta alla sua scrivania con un
vassoio davanti a lei e due bicchieri uno di vino che stava sorseggiando,
l’altro di acqua che non era stato toccato, accompagnato con un po’ di uva
fresca e formaggio. Naturalmente Emma non avrebbe accettato nulla da loro e
questo lo ferì un po’, nonostante avesse potuto immaginarlo perché era la prova
inconfutabile che non si fidava di loro. La bruna si avvicinò a lui con un
sorriso dolce in viso, neanche lei sapeva che si conoscevano e non era pronto
per parlarle del loro legame, di quanto il giovane Tenente era stato
affezionato alla principessa di Misthaven.
“Non ha toccato nulla né da bere né da mangiare” disse
sottovoce Milah guardando verso il vassoio.
“Tu accetteresti del cibo e dell’acqua da chi ha
assaltato la tua nave?” le fece notare. La donna sorrise e guardò verso la
bionda che se ne stava seduta su una sedia con le mani sul ventre e lo sguardo
basso: poteva sentire gli ingranaggi della sua mente anche solo guardandola,
forse si chiedeva cosa gli era successo.
“Non riesco a credere che abbia sposato Bealfire, non
sapevo neanche che era sposato” disse Milah con una traccia di delusione nella
sua voce.
“Cercherò di capirci qualcosa” disse spostando nuovamente
lo sguardo sulla loro ospite. “Ti occupi tu della ciurma?” continuò sperando
che capisse il suo bisogno di parlarle da solo. Milah gli sorrise stringendogli
il braccio destro con la mano e uscì dalla cabina.
Aspettò qualche secondo da quando Milah uscì dalla
cabina, doveva riordinare bene le idee, doveva capire che cosa la portava su
quella nave. Si avvicinò alla credenza, prese un bicchiere nuovo e lo posò
sulla scrivania davanti a lei, si versò il vino nel calice lasciato sul tavolo
e lasciò la bottiglia accanto al bicchiere vuoto che aveva preso per lei.
“Hai bisogno di mangiare e bere qualcosa Emma!” la
invitò, mettendosi seduto dietro la scrivania, la vide alzare lo sguardo su di
lui, riconosceva quello sguardo, lo aveva visto poche volte rivolte a lui.
“Abbiamo davanti a noi un lungo viaggio e non puoi
resistere senza mangiare” continuò lui.
“Ti posso assicurare che nessuno sotto il mio comando ti
farà del male” aggiunse guardandola fissa negli occhi sperando che potesse
fidarsi di lui.
“E la promessa di un pirata?” disse con un tono freddo.
“E’ la promessa di un vecchio amico” disse sottovoce
abbassando lo sguardo, sentendosi scomodo nei panni del pirata per la prima
volta in anni.
“Conoscevo Killian Jones il giovane tenente della marina
di Camelot per cui ho versato le mie lacrime due anni fa” disse con i pugni
stretti sul ventre e lo sguardo che non lasciava trasparire nulla.
“Non conosco il
pirata davanti a me, non posso fidarmi” continuò ancora.
“E se non le
dispiace, Capitano, per lei sono Lady Swan” disse digrignando i denti.
Non riuscì a nascondere il sorriso che gli causò,
nonostante le sue parole lo ferissero: era davvero orgoglioso di lei, davanti a
sé non aveva più una ragazzina ingenua, ma una vera sovrana, una guerriera.
“Come desideri, mia signora” disse un po’ languidamente.
“Giocheremo al suo gioco” disse cercando di nascondere il
senso di orgoglio che provava nei suoi riguardi per come stava gestendo la
situazione.
“Perché Capitano
Uncino è interessato alle navi mercantili che navigano sotto la bandiera
dell’Oscuro?” chiese con decisione.
“Tutte le navi sono interessanti per i pirati, mia
signora” mentì sperando che non avrebbe visto che nascondeva qualcosa.
“Voi piuttosto, come mai viaggiavate da sole, dov’è
Graham, la vostra guardia personale?” chiese curioso di sapere come mai non era
con lei sapendo quanto si sentiva responsabile della sua vita.
“E’ rimasto a palazzo con i miei” disse voltando lo
sguardo altrove, anche lei stava nascondendo qualcosa, gli aveva appena
mentito.
“Il vostro sposo?” chiese ancora volendo approfondire la
situazione, la vide muoversi a disagio e guardare oltre l’oblò e capì che in
realtà lei non aveva idea di dove si trovava.
“Non sapevo fossi sposata con il figlio dell’Oscuro”
ammise cambiando discorso.
“Non sapevo neanche che vi conoscevate” continuò
sorseggiando ancora un po’ di vino.
“Non ho avuto molta scelta” rispose lei guardandosi le
mani, e fu allora che Killian capì: solo pochi mesi dopo la morte di Liam il
regno di Emma era stato attaccato dalla Regina Cattiva, senza dubbio supportata
in segreto dall’Oscuro.
“Ho saputo cosa è successo, mi dispiace” si scusò, Emma
alzò gli occhi su di lui curiosa.
“Perché non sei tornato?” chiese, forse non si era resa
conto che aveva abbandonato le formalità e aveva iniziato a dargli del tu.
“Non potevo, dopo quello che era successo” ammise lui
senza scendere nei particolari
“Come siete riusciti a bloccare la Regina Cattiva?”
chiese cambiando discorso, ed Emma sembrò nuovamente a disagio, abbassò lo
sguardo nuovamente concentrandosi sulle sue mani.
“I nostri alleati e la magia delle fate” rispose, ma
sentiva che c’era qualcosa che gli stava nascondendo. Non ebbe il tempo di indagare maggiormente
perché il portello posto in alto della cabina fu aperto e Milah si affacciò.
“Scusami Capitano, ma abbiamo bisogno di muoverci, qual è
la nuova rotta?” chiese guardando tra i due.
“Arendelle” disse semplicemente guardando Emma che alzò
lo sguardo su di lui sorpresa.
“Ne sei proprio sicuro?” chiese a bassa voce la donna
bruna senza nascondere la sua preoccupazione. Non andava ad Arendelle da prima
della morte di Liam, non aveva avuto più motivo, tutti quelli che lo
conoscevano, sapevano che i fratelli Jones erano morti in battaglia e a lui era
comodo così, ma con Emma a bordo non poteva evitarlo.
“Scorterò io stesso la principessa alla corte della
Regina, dobbiamo assicurarci che l’Oscuro non la trovi” disse senza mai
distogliere lo sguardo dalla bionda che lo guardava intensamente, chiedendosi
forse il motivo della sua scelta.
“Ai tuoi ordini” disse Milah senza nascondere la sua
preoccupazione e il suo fastidio. Killian non se ne preoccupò: l'avrebbe
affrontata in un altro momento.
“Arendelle? Perché?” chiese confusa Emma alzandosi dalla
sua sedia, lui la seguì e si allontanò dalla scrivania.
“Una volta che l’Oscuro saprà che sei stata presa dai
pirati” disse per poi fermarsi un attimo chiudere gli occhi e ammettere la
realtà.
“Soprattutto quando saprà che sei stata presa da questo
pirata davanti a te, ti darà la caccia, non sarai più degna di stare con suo
figlio” spiegò cercando di tenere il suo odio per il folletto sotto controllo.
“Sapevi che sarebbe successo a chiunque avresti trovato
sulla nave” esclamò infastidita.
“Avrei dato la possibilità di salvare chiunque
fosse stato bloccato su quella nave” concluse con una voce un po’ più alta di
quanto avrebbe voluto.
“Giusto perché è quello che fanno i pirati: salvare
persone” continuò ad accusarlo.
“Non sono io il cattivo qui!” tentò nuovamente di
difendersi: lei non sapeva cosa era successo in questi ultimi due anni, non era
a conoscenza del dolore che aveva provato, la solitudine a cui era costretto.
“Cosa succederà, quindi?” chiese lei. Killian chiuse gli
occhi e fece dei respiri per controllare la rabbia e il dolore che erano
riaffiorati.
“Resterai nella mia vecchia cabina, accanto a questa e ti
porterò ad Arendelle, sono sicuro che Elsa ti aiuterà” disse infine, per poi
uscire quasi di fretta da quella cabina diventata troppo stretta per entrambi.