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Autore: KillerQueen86    10/06/2023    0 recensioni
Rating Verde Cap 7-The Queen is Dead (AU)
(What-if) E se Emma non avesse lasciato Uncino a New York, dopo che il pirata ha pugnalato Gold?
Un brivido le percorse la schiena nel ricordare il momento in cui Uncino aveva trafitto Gold: non aveva mai avuto tanta paura di lui come in quel momento. Da quando lo aveva incontrato nella Foresta Incantata, aveva avuto modo di scoprire le sue innumerevoli sfaccettature
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’Autore: Non so bene da dove viene fuori questa storia, una sera semplicemente, riguardando una delle loro scene qualcosa e scattata, ho dovuto aspettare fino alla mattina successiva e più scrivevo più mi venivano in mente scene nuove e dialoghi tra i due. Nasce come one-shot che alla fine si è trasformata in qualcosa che non potevo rilegare a un solo capitolo, altrimenti sarebbe venuta troppo lunga.

Volevo pubblicarla prima, ma per impegni dovuti all’università ho potuto pubblicarla solo oggi, spero comunque di pubblicare il secondo capitolo (già pronto e mandato alla beta) presto, anche se prima voglio concludere la mia long.

Comunque spero che la storia v’incuriosisca un pochettino, buona lettura e aspetto con ansia le vostre recensioni.

Nota 06/2023: E’ passato più di un anno dal primo capitolo, ho trovato una nuova beta e prima di pubblicare la seconda parte di questa storia, ho pensato di ri-pubblicare il primo capitolo con la nuova revisione. Sono comunque alla ricerca di una nuova beta per le mie storie, la ragazza che mi sta aiutando non fa parte del fandom e mi piacerebbe confrontarmi con qualcun altro sulla ship Captain Swan

 

Beta: veronica85

 

Disclaimer: OUAT e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà (altrimenti sarebbe stato un prodotto HBO), tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.

 

 

Everything will change

KillerQueen86

 

Capitolo 1

 

Sentì un gran trambusto, uomini che urlavano, la donna che l'accompagnava la condusse immediatamente nella cabina del Capitano che la ospitava in quel viaggio. Erano partiti solo da pochi giorni e con sorpresa si rese conto che erano già sotto attacco di pirati: era stata avvertita che era una cosa che poteva capitare, ma non immaginava che sarebbe stato così presto.

Raggiunto il loro temporaneo rifugio, la donna bloccò la porta per evitare che chiunque altro potesse entrare, ma l’altra ragazza sapeva molto bene che, se i pirati fossero voluti entrare, un modo lo avrebbero trovato. Si avvicinò alla scrivania del capitano e iniziò a cercare qualcosa di affilato.

“Mia signora cosa fa?” la voce tremante della donna più grande la distolse per un momento dalla sua occupazione, spingendola a puntare gli occhi verdi su di lei.

“Cerco un’arma da usare contro quei pirati!” sbottò tornando ad ignorarla. La fortuna le sorrise poco dopo: tra le varie carte sulla scrivania, fece capolino un tagliacarte in argento.

“Non riusciranno ad entrare ho bloccato la porta” esclamò l’altra donna senza nascondere il suo fastidio.

“E’ sempre meglio essere preparati, non credi?” disse alzandosi la gonna e legando il coltello con il nastro che usava per i capelli, lasciando le sue lunghe ciocche bionde libere dalla treccia che la donna le aveva fatto nella mattina.

“E’ disdicevole che una donna sposata tenga i capelli sciolti” la sentì mormorare e roteò gli occhi mettendo giù la gonna.

“Sarebbe più disdicevole farsi uccidere o peggio violentare da quei pirati” disse tra i denti, pronta a tutto pur di non farsi toccare.

 Non era colpa della sua dama di compagnia lo sapeva, ma certi ragionamenti non funzionavano con lei. La donna era molto più anziana ed era cresciuta in un piccolo villaggio dove era stata per anni la dama di compagnia della moglie di un signorotto, una dama molto legata all’idea di moglie devota e succube del marito, piuttosto di una donna che non teneva molto all’etichetta come era stata cresciuta lei.

Non era stata la sua prima scelta come dama, le era stata imposta dal padre del suo sposo e lei aveva dovuto rassegnarsi e farsela andare bene, così come, nell’ultimo anno, aveva dovuto fare per molte altre decisioni che erano state prese al suo posto.

La battaglia sopra la loro testa era diventata più forte, la ragazza aveva sentito i pirati salire a bordo e, preoccupata, si affacciò dagli oblò nel tentativo di vedere la nave e capire con chi aveva a che fare. Ma l’altra nave era fuori dalla sua vista, riusciva a sentire solo il rombo dei cannoni.

“Signora si allontani, la possono vedere” la donna la richiamò tirandola per un braccio, ma la ragazza si liberò dalla sua presa. Avrebbe voluto ribattere, ma non ne ebbe il tempo perché qualcuno stava tentando di buttare giù la porta.

“Sono arrivati a noi” tremò la donna accanto a lei.

“Prendi in mano qualcosa, quella porta non resisterà a lungo” aggiunse la giovane, pronta a combattere.

“Non ho mai combattuto nella mia vita” piagnucolò la dama di compagnia.

“C’è una prima volta per tutto, mia cara!” esclamò Emma contenta di essere cresciuta con dei genitori che l’avevano sempre preparata a tutto. Nonostante tutto avrebbe voluto accanto a sé il suo fidato amico, la sua guardia personale, avrebbe affrontato la battaglia con un altro spirito.

 La porta fu abbattuta dopo qualche tentativo, all’interno della cabina entrarono tre uomini, tre pirati, trascinandosi come prigioniero il capitano che le aveva ospitate.

“Bene bene, cosa abbiamo qui?” ghignò il primo uomo, avvicinandosi. Era enorme, aveva una cicatrice sulla guancia sinistra e lunghi capelli biondi tenuti legati in una coda bassa. L’ultimo pirata spinse sulle ginocchia il povero capitano che stava piagnucolando.

 “Non osate avvicinarvi alla mia signora, o dovrete subire l’ira del Signore Oscuro!” intimò la sua dama ponendosi davanti a lei, Emma non avrebbe voluto che dicesse una cosa del genere, preferiva mantenere l’anonimato.

“Bene, bene, il nostro capitano sarà contento di sapere che era vero che su questa nave c’è la sposa del figlio dell’Oscuro” disse il secondo pirata, più mingherlino, dalla pelle scura con lunghi capelli neri raccolti in trecce particolari.

“Non vi avvicinate” intimò ancora la sua dama con una voce troppo tremante perché potesse risultare una vera minaccia.

“Togliti di mezzo, donna!” il primo pirata la spinse via, prendendo lei per un braccio tirandola accanto a lui.

“Occupatevi della cassaforte, porto la prigioniera al Capitano” ordinò mentre la  trascinava via. Emma non riuscì a prendere il tagliacarte, ma almeno si sarebbe potuta difendere da questo capitano dei pirati.

 

Arrivati sul ponte, si rese conto con sgomento che i pirati avevano il pieno controllo della nave: alcuni marinai erano a terra privi di vita, altri erano in ginocchio, con le mani legate dietro la schiena, davanti a tutti un uomo che le dava le spalle. Era alto, con i capelli scuri, un lungo capotto di pelle che gli arrivava ai piedi e il colletto alto.

“Capitano” urlò il pirata accanto a lei che le stringeva il braccio. “Le informazioni erano corrette” continuò costringendola a restare in ginocchio e tenere la testa bassa. Quella posizione le permise di vedere i piedi dell’uomo voltarsi verso di lei e la bionda deglutì preparandosi a lottare non appena qualcuno si fosse distratto. Senza alzare la testa guardò verso il parapetto, rendendosi conto che non era molto distante, se fosse stata abbastanza veloce avrebbe potuto correre e lanciarsi in mare, ma a quale scopo?

“Ottimo” la voce cadenzata del Capitano le fece salire i brividi lungo la schiena: conosceva quella voce, ma non aveva mai sentito quel tono freddo

 Alzò di poco la testa inquadrando l’uomo davanti a lei: pantaloni di pelle, la mano appoggiata alla cintura, un gilet di velluto rosso acceso sotto il capotto anch’esso di pelle, il petto lasciato in parte scoperto con una collana che aveva come ciondoli una spada e un teschio. Deglutì quando vide il suo viso: era un po’ diverso, ma lo riconosceva, aveva sempre la barba, una cicatrice nuova sulla guancia destra, i capelli neri corti lasciati liberi e i suoi occhi azzurro intenso che l’avevano riconosciuta, ne era certa, nonostante il viso si mostrasse impassibile.

Non riusciva a credere ai suoi occhi, era proprio lui davanti a lei! Aveva pianto tutte le sue lacrime quando aveva saputo della sua morte, due anni prima, e ora se lo ritrovava di fronte come un capitano dei pirati?! Notò qualcosa di luccicante alla sua sinistra e le mancò un battito quando vide che non aveva la sua mano, al suo posto c’era un uncino e tutto si fece più chiaro: Killian Jones era davvero morto, davanti a lei c’era un uomo diverso, un pirata. E non un pirata qualsiasi ma il famigerato Capitano Uncino che negli ultimi due anni aveva seminato il terrore tra le onde dei mari. Stava per dire qualcosa, quando lui distolse lo sguardo.

“Milah” chiamò guardando alle sue spalle. Emma seguì il suo sguardo notando una donna dai capelli nero corvino lunghi e mossi e lo sguardo deciso avvicinarsi a lui fino a fermarsi al suo fianco.

“Accompagna la nostra ospite nella mia cabina” disse con decisione guardando la bruna, la donna si avvicinò a lei porgendole la mano. Emma la guardò confusa: non capiva molto delle loro intenzioni. Conosceva bene Killian Jones, il tenente, che non le avrebbe mai fatto del male, ma il pirata davanti a lei? Non aveva idea se poteva fidarsi di nessuno. La donna la guardò negli occhi sorridendole con dolcezza, ora che era vicina, notava che era più grande di lei, e anche di lui, i suoi occhi verdi le fecero stringere il cuore, aveva la stessa dolcezza di sua madre sebbene fossero di una sfumatura diversa. Forse anche lei era madre? O stava per diventarlo? Accettò di buon grado la sua mano e si fece aiutare ad alzarsi.

“Spero che i nostri pirati non l’abbiano spaventata troppo, mia signora” disse con gentilezza. Emma cercò Killian alle sue spalle ma non lo vide, si era allontanato.

“Venga con me, le assicuro che sarà trattata con i dovuti riguardi” disse indicandole la passerella che collegava le due navi. Ad Emma mancò il fiato quando si rese conto che la nave che stavano usando era Il Gioiello del Reame.

“Cosa ne sarà degli uomini su questa nave?” chiese cercando di sembrare più sicura di quanto si sentisse.

“Saranno lasciati liberi, non abbiamo interesse a uccidere gli uomini che sono sopravvissuti” disse accompagnandola.

“In modo che possano tornare al porto e avvertire del mio rapimento” disse alzandosi di poco la gonna per non inciampare mentre saliva sulla passerella.

“Una Lady astuta non c’è che dire, degna figlia di Biancaneve” aggiunse la mora sorridendole. I nomi di sua madre e suo padre avevano sempre suscitato una certa ammirazione da parte degli amici, forse anche lei lo era. Del resto aveva conosciuto Killian grazie all’alleanza tra Camelot e il regno dei suoi, forse anche lei era di quel regno.

 

Perse più tempo del necessario nel tentativo di rimandare il loro incontro, aveva lasciato Emma con Milah sapendo che non le sarebbe successo nulla di male. Aveva notato la sua espressione nel vederlo: non voleva affrontare la discussione che sicuramente ci sarebbe stata. Poteva già immaginare le domande: perché era diventato un pirata? Cosa era successo a Liam? Perché aveva attaccato la sua nave? Ma anche lui aveva bisogno di risposte, non sapeva che era stata promessa a Bealfire: sicuramente era innamorata di lui, la Emma Swan che conosceva non si sarebbe sposata solo per interesse, ma allora perché non c’era Graham con lei? Perché viaggiava senza il suo sposo?

Si fermò davanti alla porta della sua cabina, aveva bisogno di rimettere insieme la sua maschera di pirata, aveva una missione da portare a termine, la presenza di Emma non doveva influire, fece un lungo respiro ed entrò.

Trovò Milah rilassata, seduta alla sua scrivania con un vassoio davanti a lei e due bicchieri uno di vino che stava sorseggiando, l’altro di acqua che non era stato toccato, accompagnato con un po’ di uva fresca e formaggio. Naturalmente Emma non avrebbe accettato nulla da loro e questo lo ferì un po’, nonostante avesse potuto immaginarlo perché era la prova inconfutabile che non si fidava di loro. La bruna si avvicinò a lui con un sorriso dolce in viso, neanche lei sapeva che si conoscevano e non era pronto per parlarle del loro legame, di quanto il giovane Tenente era stato affezionato alla principessa di Misthaven.

“Non ha toccato nulla né da bere né da mangiare” disse sottovoce Milah guardando verso il vassoio.

“Tu accetteresti del cibo e dell’acqua da chi ha assaltato la tua nave?” le fece notare. La donna sorrise e guardò verso la bionda che se ne stava seduta su una sedia con le mani sul ventre e lo sguardo basso: poteva sentire gli ingranaggi della sua mente anche solo guardandola, forse si chiedeva cosa gli era successo.

“Non riesco a credere che abbia sposato Bealfire, non sapevo neanche che era sposato” disse Milah con una traccia di delusione nella sua voce.

“Cercherò di capirci qualcosa” disse spostando nuovamente lo sguardo sulla loro ospite. “Ti occupi tu della ciurma?” continuò sperando che capisse il suo bisogno di parlarle da solo. Milah gli sorrise stringendogli il braccio destro con la mano e uscì dalla cabina.

Aspettò qualche secondo da quando Milah uscì dalla cabina, doveva riordinare bene le idee, doveva capire che cosa la portava su quella nave. Si avvicinò alla credenza, prese un bicchiere nuovo e lo posò sulla scrivania davanti a lei, si versò il vino nel calice lasciato sul tavolo e lasciò la bottiglia accanto al bicchiere vuoto che aveva preso per lei.

“Hai bisogno di mangiare e bere qualcosa Emma!” la invitò, mettendosi seduto dietro la scrivania, la vide alzare lo sguardo su di lui, riconosceva quello sguardo, lo aveva visto poche volte rivolte a lui.

“Abbiamo davanti a noi un lungo viaggio e non puoi resistere senza mangiare” continuò lui.

“Ti posso assicurare che nessuno sotto il mio comando ti farà del male” aggiunse guardandola fissa negli occhi sperando che potesse fidarsi di lui.

“E la promessa di un pirata?” disse con un tono freddo.

“E’ la promessa di un vecchio amico” disse sottovoce abbassando lo sguardo, sentendosi scomodo nei panni del pirata per la prima volta in anni.

“Conoscevo Killian Jones il giovane tenente della marina di Camelot per cui ho versato le mie lacrime due anni fa” disse con i pugni stretti sul ventre e lo sguardo che non lasciava trasparire nulla.

 “Non conosco il pirata davanti a me, non posso fidarmi” continuò ancora.

 “E se non le dispiace, Capitano, per lei sono Lady Swan” disse digrignando i denti.

Non riuscì a nascondere il sorriso che gli causò, nonostante le sue parole lo ferissero: era davvero orgoglioso di lei, davanti a sé non aveva più una ragazzina ingenua, ma una vera sovrana, una guerriera.

“Come desideri, mia signora” disse un po’ languidamente.

“Giocheremo al suo gioco” disse cercando di nascondere il senso di orgoglio che provava nei suoi riguardi per come stava gestendo la situazione.

 “Perché Capitano Uncino è interessato alle navi mercantili che navigano sotto la bandiera dell’Oscuro?” chiese con decisione.

“Tutte le navi sono interessanti per i pirati, mia signora” mentì sperando che non avrebbe visto che nascondeva qualcosa.

“Voi piuttosto, come mai viaggiavate da sole, dov’è Graham, la vostra guardia personale?” chiese curioso di sapere come mai non era con lei sapendo quanto si sentiva responsabile della sua vita.

“E’ rimasto a palazzo con i miei” disse voltando lo sguardo altrove, anche lei stava nascondendo qualcosa, gli aveva appena mentito.

“Il vostro sposo?” chiese ancora volendo approfondire la situazione, la vide muoversi a disagio e guardare oltre l’oblò e capì che in realtà lei non aveva idea di dove si trovava.

“Non sapevo fossi sposata con il figlio dell’Oscuro” ammise cambiando discorso.

“Non sapevo neanche che vi conoscevate” continuò sorseggiando ancora un po’ di vino.

“Non ho avuto molta scelta” rispose lei guardandosi le mani, e fu allora che Killian capì: solo pochi mesi dopo la morte di Liam il regno di Emma era stato attaccato dalla Regina Cattiva, senza dubbio supportata in segreto dall’Oscuro.

“Ho saputo cosa è successo, mi dispiace” si scusò, Emma alzò gli occhi su di lui curiosa.

“Perché non sei tornato?” chiese, forse non si era resa conto che aveva abbandonato le formalità e aveva iniziato a dargli del tu.

“Non potevo, dopo quello che era successo” ammise lui senza scendere nei particolari

“Come siete riusciti a bloccare la Regina Cattiva?” chiese cambiando discorso, ed Emma sembrò nuovamente a disagio, abbassò lo sguardo nuovamente concentrandosi sulle sue mani.

“I nostri alleati e la magia delle fate” rispose, ma sentiva che c’era qualcosa che gli stava nascondendo.  Non ebbe il tempo di indagare maggiormente perché il portello posto in alto della cabina fu aperto e Milah si affacciò.

“Scusami Capitano, ma abbiamo bisogno di muoverci, qual è la nuova rotta?” chiese guardando tra i due.

“Arendelle” disse semplicemente guardando Emma che alzò lo sguardo su di lui sorpresa.

“Ne sei proprio sicuro?” chiese a bassa voce la donna bruna senza nascondere la sua preoccupazione. Non andava ad Arendelle da prima della morte di Liam, non aveva avuto più motivo, tutti quelli che lo conoscevano, sapevano che i fratelli Jones erano morti in battaglia e a lui era comodo così, ma con Emma a bordo non poteva evitarlo.

“Scorterò io stesso la principessa alla corte della Regina, dobbiamo assicurarci che l’Oscuro non la trovi” disse senza mai distogliere lo sguardo dalla bionda che lo guardava intensamente, chiedendosi forse il motivo della sua scelta.

“Ai tuoi ordini” disse Milah senza nascondere la sua preoccupazione e il suo fastidio. Killian non se ne preoccupò: l'avrebbe affrontata in un altro momento.

“Arendelle? Perché?” chiese confusa Emma alzandosi dalla sua sedia, lui la seguì e si allontanò dalla scrivania.

“Una volta che l’Oscuro saprà che sei stata presa dai pirati” disse per poi fermarsi un attimo chiudere gli occhi e ammettere la realtà.

“Soprattutto quando saprà che sei stata presa da questo pirata davanti a te, ti darà la caccia, non sarai più degna di stare con suo figlio” spiegò cercando di tenere il suo odio per il folletto sotto controllo.

“Sapevi che sarebbe successo a chiunque avresti trovato sulla nave” esclamò infastidita.

 “Avrei dato la possibilità di salvare chiunque fosse stato bloccato su quella nave” concluse con una voce un po’ più alta di quanto avrebbe voluto.

“Giusto perché è quello che fanno i pirati: salvare persone” continuò ad accusarlo.

“Non sono io il cattivo qui!” tentò nuovamente di difendersi: lei non sapeva cosa era successo in questi ultimi due anni, non era a conoscenza del dolore che aveva provato, la solitudine a cui era costretto.

“Cosa succederà, quindi?” chiese lei. Killian chiuse gli occhi e fece dei respiri per controllare la rabbia e il dolore che erano riaffiorati.

“Resterai nella mia vecchia cabina, accanto a questa e ti porterò ad Arendelle, sono sicuro che Elsa ti aiuterà” disse infine, per poi uscire quasi di fretta da quella cabina diventata troppo stretta per entrambi.

   
 
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