Oliviana aveva
ancora addosso quella sensazione di uscire fuori da sé
stessa e perdere il
controllo.
Entrò
nelle
sue stanze senza che nessuno la vedesse. Che cosa mi sta
succedendo? Ho
quasi ucciso Eragon. Pensò chiudendosi la porta
dietro le spalle, il
respiro ancora frammezzato da singulti incontrollati.
Oliviana aveva
riconosciuto negli spiriti che l’avevano posseduta quelli che
aveva evocato per
eseguire i suoi incantesimi. La regina stessa gli aveva insegnato come
farlo. Con
una smorfia ricordò anche che Isobel l’aveva
sempre ammonita ad utilizzare
quegli incantesimi troppo a lungo, perché difficili da
controllare, ma lei non
aveva mai dato troppo peso a quelle parole. Almeno fino a quel momento.
Cadde di
peso sopra il materasso e rimase in quella posizione fino a quando nono
sentì
il respiro tornate di nuovo regolare. Si tirò su a sedere e
si slacciò il
corsetto della divisa che la stava opprimendo e lo tirò
sopra una sedia. Oliviana
prese un respiro profondo a pieni polmoni e si passò una
mano sul viso.
Quegli
spiriti avevano pericolosamente oltrepassato la linea di confine che
separava
mondo delle anime da quello dei vivi. Avevano già cercato di
farlo molte volte
in passato ma fino a quel momento Oliviana era riuscire a gestire la
situazione
da sola riuscendo a tenerli a bada. Ma con quella crisi, sentiva che la
situazione le era sfuggita completamente di mano.
Cospì prendendo un profondo respiro Oliviana decise che
l'indomani avrebbe chiesto
aiuto a Isobel. La regina, si sarebbe arrabbiata. Tacendole tutto le
aveva disobbedito
e aveva agito contro alle sue precisa indicazione, ma la donna era
l’unica in
grado di impedire che quegli spiriti ritornassero a tormentarla.
Quell'improvviso
risveglio era legato in qualche maniera ad Eragon; gli spiriti
provavano un profondo
astio nei suoi confronti, di cui non conosceva l'origine. Astio che
aveva
alimentato una rabbia ingiustificata per quel bacio rifiutato.
Olivina socchiuse leggermente le palpebre. Era terribilmente stanca e
la lotta
gli avevano lasciato uno strano vuoto dentro l'anima. Si
sfilò gli abiti e si
mise la camicia da notte.
Quella notte
il sicario si abbandonò a un sonno inquieto. Era
l’alba quando improvvisamente
un doloro alla testa la colpì con violenza. Oliviana si
svegliò improvvisamente,
era in un bagno di sudore, la camera intorno a lei che girava
vorticosamente
dandole un senso di nausea
- Fermatevi!- stava urlando disperata nel sogno. In
risposta ricevette
le crudeli risate di scherno degli spiriti.
- Chi siete e che cosa volete? -
Quello che successe dopo avvenne tutto in modo troppo rapido
perché Oliviana avesse
il modo di reagire. La sensazione di poche ore fa che
ritornò con più forza di
prima.
Un urlo profondi esplose dalla sua bocca.
Poi il corpo di Oliviana cadde di nuovo sul letto, priva di sensi,
mentre la sua
anima si trovava in bilico sul mondo degli spiriti.
**
Il grido
emesso da Oliviana echeggiò come un eco lontano nella mente
di Eragon. Connesso
in qualche modo al suo spirito, anche lui di risvegliò nel
suo letto.
La sensazione che qualcosa di terribile fosse appena successo lo colse
come un fulmine
a ciel sereno. Tirandosi in fretta a sedere fece scivolare a terra la
coperta
che Morgana gli aveva adagiato sopra e il freddo del mattino lo
investì facendolo
rabbrividire.
Ancora frastornato, la sua mente confuse ancora frammenti della sua
conversazione con Morgana con quella di Oliviana in un insieme di flash
senza una
logica.
Lentamente i ricordi tornarono a loro posto. Oliviana! Quella voce
apparteneva
a Oliviana, e quel grido disperato poteva significare che gli spiriti
l'avevano
nuovamente attaccata. In cuor suo Eragon sperò ardentemente
di sbagliarsi. Andò
immediatamente alla porta, percorrendo in parte il corridoi antistante
ma sì
fermo a metà strada quando il collare sfrigolò
dolorosamente. Non c'era modo
per lui di allontanarsi da quelle stanze senza essere fermato.
Frustrato tornò nei suoi alloggi. Un raggio di sole stava
penetrando adesso dalla
finestra.
Dopotutto non avrebbe dovuto aspettare tanto.
Tra non molto si sarebbe recato al campo dall’allenamento per
la lezione
giornaliera a Rebekha e Oliviana sarebbe stata presente come ogni volta.
Nel vestirsi
Eragon si sorprese a pensare a Morgana, la cameriera con cui ieri aveva
avuto
quella breve conversazione. Doveva essere stata lei a coprirlo, dopo
essere
crollato sul letto la sera prima ed era stata sempre lei ad averlo
aiutato ad addormentarsi
con quell’infuso. La sua attenzione si fermò sulla
sensazione di morbido che aveva
provato quando, sorreggendosi a lei, il cavaliere aveva
involontariamente
sfiorato le sue mani. Quel particolare lo aveva sorpreso. Ma
perché? La
risposta gli sovvenne subito dopo. Mani così lisce non
potevano appartenere a
qualcuno che lavorava tutti i giorni.
Allora chi poteva essere quella donna? Quali potevano essere i suoi
interessi a
sostituirsi a Polonia?
I due maghi che vennero a scortarlo come ogni mattina nella caserma
misero fine
si suoi pensieri, un’altra giornata di lavoro stava per
iniziare.
**
Oliviana era in piedi davanti al suo letto, o meglio esternamente era
ancora Oliviana
ma dentro di lei gli spiriti avevano preso il sopravvento sulla sua
anima.
La sua vera essenza, però, non era stata del tutto
cancellata, e questo faceva
in modo che fosse solo un mezzo-spettro.
La conseguenza più visibile di questo semi stato, era che la
donna manteneva
pienamente le sue parvenza di umanità, rendendo possibile
solo a pochi capire il
cambiamento avvenuto nella sua persona. Un'altra conseguenza, non
così
visibili, ma non per questo meno importante, era che il processo
lasciato così
a metà era reversibile.
Naturalmente non c'era mai stato un caso, in tutto il l'universo
conosciuto, in
cui questo fatto si fosse avverato. Una volta iniziata la
trasformazione,
questa si era sempre concluso con la completa conversione, non c'erano
alternative. Ma il pericolo rimaneva insito nella natura stessa del
mezzo-spettro il quale tendeva ed essere sempre sospettoso e guardingo.
Isobel non doveva sapere della loro presenza così, quella
mattina, il mezzo-spettro
non volle passare per le stanze della regina, come Oliviana era solita
fare, ma
si diresse immediatamente alle cucine e poi dritto al campo degli
allenamenti
Lì trovò Eragon e Rebekha che duellavano con le
spade già da un decina di
minuti. Senza interromperli, il mezzo-spettro si mise seduto a un
angolo, a osservarli.
Con la coda dell'occhio Eragon aveva notato l'arrivo del sicario, e il
suo
sguardo si rilassò un po’ nel notare nessun
cambiamento. La speranza di essersi
sbagliato si fece strada nella sua mente lui e Rebekha continuarono a
duellare
per un’ora intera. Poi entrambi crollarono esausti.
Piccole goccioline di sudore imperlavano la fronte di Rebekha, che con
un
sorriso si rese conto per la prima volta di essere riuscita a reggere
fino alla
fine il confronto con il suo maestro. Dall'altra parte, anche Eragon
aveva iniziato
a sentire la fatica del duello, anche se non era visibile dal suoi
volto
apparentemente impassibile alla fatica fisica.
Un applauso proveniente dall'angolo dove si trovava Oliviana fece
voltare
entrambi.
- Avete già finito? Avevo appena iniziata a divertirmi. -
disse loro con un
sorriso.
- Avanti duellate ancora. -
- Rebekha è esausta. Non è necessario che
continui oltre. - le disse allora
Eragon, guardando in viso Olivina.
- Se lei non riesce a duellare allora lo farò io. Avanti
cavaliere fatti avanti!
-
Sfoderata la sua spada si portò quindi al centro del campo,
e invitò a Eragon a
raggiungerla.
Ad Eragon bastò solo uno sguardo per capire che purtroppo
non si era ingannato
quella mattina.
Rebekha accanto a lui ebbe un brivido appena incrociò il suo
sguardo, e guardò
preoccupata il suo maestro che raggiungeva la donna accogliendo il suo
invito.
Appena le loro lame si incrociarono, ebbe subito inizio un duello senza
tregua.
Eragon si abbatté contro il suo avversario con tutte le due
forze.
I suoi movimenti erano morbidi e fluidi, come sempre, ma nonostante la
sua
tecnica impeccabile Eragon non riusciva ad avere la meglio. Il
mezzo-spettro si
rivelò molto più scattante e veloce di Olivina, e
i suoi colpi rivaleggiavano
con i suoi in precisione e tecnica.
- Chi siete e dove si trova ora Oliviana? – chiese in un
momento di pausa.
- La mente di voi esseri umani è così fragile,
Ammazza-spettri. -
Eragon ebbe un brivido nel sentire pronunciare quell'epiteto dalla
bocca di
Olivina.
- Sapete chi sono ? -
- Non sono stati molti gli individui al mondo capaci di
uccidere uno spettro. Tre sole a mia memoria. I primi due sono stati un
Elfo e
un cavaliere, ma ora non sono più tra i vivi, e ultimo in
ordine di tempo è
stato un altro giovane cavaliere. - il suo sorriso, rivelò
una fila di denti
leggermente acuminati, ma non ancora affilati come quelli di uno
spettro.
- Il mondo i cui hai ucciso Durza brucia ancora in tutto il mondo degli
spiriti. Non saresti dovuto sopravvivere a quello scontro. Durza
è stato
sciocco a farsi sorprendere in quel modo. Ma il suo sbaglio
verrà presto
ratificato. I vostri sentimenti sono la vostra debolezza. E' stato
molto facile
sopraffare l'anima di questa donna. Sfortunatamente per lei si era
innamorata
della persona sbagliata. -
- Ma non avete ancora il controllo completo su di lei. Non siete
riusciti del
tutto annullare la sua essenza. -
- E' vero quello che dici Ammazzaspettri, non abbiamo ancora il
controllo
completo. Ma in questo modo tu non potrai eliminarci, a meno che tu non
voglia
ucciderla definitivamente -
Il mezzo-spettro rise, portando avanti un affondo particolarmente
potente.
Eragon lo parò all'ultimo momento, scansandosi di lato. Lo spettro aveva ragione
Continuarono a battersi ancora per alcuni minuti, senza che nessuno dei
due
potesse avere la meglio sull'altro. Eragon tentò di prendere
più tempo
possibile, per pensare a un modo di sfuggire a quella situazione. Ma il
mezzo-spetro decise che era arrivato il momento di smetterla di
giocare, e con
un guizzo della mano, fece saltare via l'arma dalle mani di Eragon,
costringendolo a piegarsi in ginocchio. Rebecca emise un urlo di
terrore:
- Sei stata sleale! Hai usato la magia! - le urlò contro la
ragazza. Ma venne
gelata da uno suo sguardo.
- Tu non ti impicciare mocciosa. -
Il mezzo-spettro stava per calare la sua arma ma Eragon
approfittò di quella
piccola distrazione per scivolare da un lato, e sottrarsi
così alla lama
mortale. Non fu abbastanza veloce, ed Oliviana lo ferì a un
braccio.
Il mezzo–spettro rise soddisfatta facendosi passare la lingua
tra i denti alla
vista del sangue.
- Tutta qui la tua bravura? - Gli fece allora puntandogli la punta
della sua
lama alla gola. Eragon deglutì a vuoto, mentre il suo
sguardo si fissò ora in
quello del mezzo-spettro.
- Questa è tua fine Ammazzaspettri. Di pure le tue ultime
preghiere. -
- Basta così! – la interruppe una voce dietro di
loro.
Il mezzo-spettro si voltò di scatto, irato per quella nuova
interruzione.
Era stata Isobel a parlare. La regina si era già messa in
allarme non avendo
visto il sicario durante la colazione. I suoi dubbi divennero certezza
quando due
soldati vennero ad avvertirla del duello in corso.
Isobel era
corsa subito a controllare la situazione.
Quello che temeva da tempo era accaduto. Non le era sfuggito il piccolo
segreto
della giovane donna riguardo alla perdita di controllo sugli spiriti.
Da tempo
si era preparata a intervenire per ripristinare lo squarcio, ma adeso,
guardando
Olivina negli occhi, si rese conto che il sicario era andato ben oltre
il
limite consentito. Non c'era più nulla che potesse fare per
lei. Le
informazioni sulle pergamene rubate ad Eragon riguardanti la
possessione le
tornarono utili e l’èldunarì
nella sua mano sinistra si accese mentre la
sosteneva con la sua energia per uno degli incantesimi in essa
custoditi.
Il mezzo-spettro
ebbe un fremito quando la regina riuscì a intrappolare gli
spiriti e
interrogarli brevemente. La regina fu sorpresa nel sentire il nome di
Durza,
poi il corpo di Oliviana cadde in uno stato di trans e come un automa
la donna
raggiunse il fianco di Isobel.
- Per oggi l'allenamento è finito. Rebekha riprenderai le
tue lezioni con
Eragon domani.
Ora rientra. Io devo parlare con il tuo il maestro da sola. -
- Ma io ... -
- Ho detto di andare! - il tono della regina non ammise ulteriori
replica, e
Rebekha si trovò costretta ad obbedire.
**
- Avete
molte cose da spiegarmi, Non è così Eragon
Ammazzaspettri? -
Eragon rise con amarezza. La mano stretto intorno al braccio ferito che
iniziava a pulsare in maniera insopportabile.
–
Continuate
a usare magie rubate alla tradizione elfica e usufruite
dell’energia degli èldunarì
senza alcun ritegno. Non sono io a dover dare spiegazioni –
rispose sprezzante.
Isobel sgranò gli occhi irata.
- Impertinente,
come sempre. Dovrei punirti per questo ma credo che tu lo stia
già facendo da
solo. Sei consapevole di essere il responsabile di questa
trasformazione? -
Eragon
riconobbe la verità nelle sue parole ma non volle arrendersi.
- Olivina non è ancora del tutto uno spettro. -
continuò - Se interveniamo
subito potremmo aiutarla a ricacciare via gli spiriti, e farla tornare
ad
essere quella di prima. - Isobel
lo
fermò con movimento della mano.
- Se interveniamo? Cosa ti fa credere che io voglia
farlo? Uno spettro
potrebbe tornarmi molto più utile di una maga –
proseguì con un’espressione che
ghiacciò Eragon sul posto.
- Non posso credere che abbandonerai colei che hai cresciuto come fosse
una
figlia –
Eragon
sperò
con quelle parole di colpire Isobel abbastanza forte da farle cambiare
la sua decisione.
La donna rimase a guardarlo per alcuni istanti.
- Oliviana
mi aveva detto che conoscevi molte cose su di lei. Che tu mi creda o no
Eragon,
le ho voluto bene e mi sono comportata come avrebbe fatto una madre,
fino a
quando è stato necessario. Ma ieri ha deliberatamente
disobbedito a un mio
preciso ordine, e lo ha fatto spinta da una sciocca infatuazione per
te. Ora ne
pagherà le conseguenze. -
Eragon rimase attonito. Isobel non aveva intenzione di salvare
Oliviana. La sua
anima sarebbe rimasta intrappolata per sempre tra quelle degli spiriti
che la
possedevano e avrebbe smarrito se stessa; non poteva immaginare una
sorte
peggiore e tutto questo era in parte colpa sua. Improvvisamente
sentì la testa
farsi leggera, e la vista gli si appannò, la ferita al
braccio aveva
completamente intriso di sangue la manica. A un cenno di Isobel due
maghi lo
affiancarono per sostenerlo –
Nessuna guarigione
con la magia per lui – disse rivolta ai due uomini.
– che Il dolore che provi
ti sia da monito per il futuro Eragon. – disse prima di
mandarlo via.
Nelle sue
stanze Eragon si trascinò subito a lavarsi la ferita.
Alzando lo sguardo allo specchio
si sorprese nello scorgere Morgana ferma ad osservarlo.
-
Solitamente lavoro mentre tu alleni. – si affrettò
a giustificarsi la donna. Eragon
la vide mentre indugiava, indecisa se aiutarlo o no. Alla fine fece un
passo
avanti verso di lui.
- Quella
ferita non può essere medicata solo con
dell’acqua. Per tua fortuna sono
un'ottima guaritrice. Vieni siediti sullo sgabello dello scrittoio
mentre vado
a prendere l’occorrente -
Nonostante le sue riserve Eragon sapeva che sarebbe stato sciocco
rifiutare il
suo aiuto. Sfilò con cautela la camicia e andò a
sedersi come gli era stato
chiesto.
- Come te lo sei procurata questa ferita? - gli chiese Morgana mentre
puliva
con cura il taglio aiutandosi con un panno. Eragon sussultò
a quel contatto -
In un duello con le spade, questa mattina. - rispose con una smorfia.
- Rebekha, la ragazza che alleni. E' stata lei a farti questo? -
- Sei sempre piena di domande? - fece lui accigliato, mentre i suoi
sospetto sull’identità
della donna e sulle sue vere intenzioni riaffioravano con forza
suggerendogli
la prudenza.
- Semplice curiosità. La ferita è molto profonda,
e ha bisogno di più punti di
sutura. Non sono un soldato o un guerriero, ma immagino che in un
semplice
allenamento non sia previsto che si arrivi a ferirsi. – la
sua logica era
corretta ed Eragon chiuse gli occhi mentre Morgana infilava il primo
punto infilando
l’ago nella pelle.
- Non era un
semplice allenamento. Ad ogni modo la risposta è no, non
è stata lei. – rispose
prendendo un profondo respiro per sopprimere il dolore.
Morgana annui poi chinò la testa, tutta concentrata
nell’accostare i due lembi
con i punti e per un po’ nella camera ci fu solo il silenzio.
- Sei stato
fortunato,
il colpo ti ha preso solo di striscio. – mormorò
mentre con i denti tagliava il
filo – a giudicare dalla forza con cui è stato
dato avrebbe potuto quasi
tagliare un braccio. -
- Lo so – ammise lui ripensando con un brivido a quanto il
mezzo-spettro ci
fosse andata vicino. Senza commentare oltre Morgana iniziò a
astringente una
fascia intorno al braccio.
- Per non
essere un soldato o un guerriero sembra tu ne sappia abbastanza di
duelli – aggiunse
poco dopo. Morgana non rispose subito mentre serrava bene la
fasciatura,
fermandola successivamente con una grappetta di ferro.
- Stai
sopravvalutato le mie capacità Signore. Non sono che una
semplice serva. -
La donna
mentiva in maniera evidente, ma nonostante i suoi sospetti Eragon
continuava a
sentire di potersi fidare di lei.
Si
alzò
dalla sedia, e sottraendosi al suo sguardo, andò a
rimettersi la camicia.
- Ti ringrazio per la medicazione. Ora vorrei restare da solo. -
Morgana lo
guardò solo un attimo, poi annuì.
- Se la ferita dovesse riprendere a sanguinare, non esitare a
chiamarmi. -
- Lo farò. –
**
Una volta
solo Eragon si stese sul letto lasciandosi cadere in uno strano stato
di
dormiveglia fino al pomeriggio, quando la sarta di corte venne per la
prova del
vestito.
Fu un'esperienza nuova e strana per Eragon. La sarta, una donna di una
sessantina d'anni, era entrata tutta trafelata con una serie di stoffe
e delle
carte tra le mani. E per ben cinque ore, lo fece girare e rigirare, in
mezzo a
stoffe e carte da modello, appuntando con gli spilli la stoffa che dopo
le due
ore aveva iniziato a prendere forma:
- Abbiate pazienza, solo un'altro paio di minuti e avremmo finito. -
Eragon
annuì, riportando al sua attenzione sulla mano della sarta
che stava appuntato
l'ultimo tratto di stoffa alla manica del braccio ferito.
- La regina ha scelto un abito veramente magnifico per voi. Degno di un
principe. - aggiunse la donna con una certa solennità nella
voce. A quella
improvvisa affermazione Eragon alzò un sopracciglio
scettico, aveva visto bene
la moda di palazzo, e non gli piaceva la sua sontuosità
piena di decori e
fronzoli. Avrebbe preferito di gran lunga la semplicità
delle vesti elfiche.
Ma questo era di certo l'ultimo dei suoi problemi.
- Ecco abbiamo finito - disse infine la signora, trascinando davanti
allo
specchio e mostrando al cavaliere l'abito imbastito.
Eragon poté così ammirare il lavoro che era
costato ben cinque ore di lavoro. Non
era stato affatto malvagio e, al contrario di quanto aveva temuto, il
suo
taglio era abbastanza semplice. I ritocchi aggiunti dalla sarta al
modello
originale lo avevano migliorato.
L'espressione di stupore di sul suo volto fu sufficiente per ripagare
la sarta
del lungo lavoro.
- Sono contenta che alla fine ti sia piaciuto. - gli disse, prima di
iniziare a
smontare di nuovo tutti i pezzi da cucire.
- Domani sarò pronto e confezionato per essere indossato per
la grande serata -
Il giorno della cerimonia era alle porte, ed Eragon non riusciva a
togliersi la
sensazione che stesse per succedere qualcosa.
***