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Autore: stefy_81    17/06/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il giorno della cerimonia era arrivato. La cittadella era gremita di personalità e di soldati presenti per il grande evento.

Per l’occasione era starà ingaggiata un’orchestra per suonare e la compagnia dell’Orsa, dei mastri Adalia e Feha. Arrivate appositamente in città, approfittando semplicemente dell’evento era stata chiamata a presentarsi a palazzo per alleviare l’animo gli ospiti con uno spettacolo.
Tutti i regni alleanti, erano stati richiamati nella lotta contro il popolo degli Elfi Oscuri
A suo tempo, Isobel, si era fatta forte della sua superiorità al Consiglio dei Regni Uniti, per porre il veto nei confronti di Artea e del suo te Arold. Aveva fatto in modo che il suo sovrano rimanesse isolato contro una coalizione compatta, composta dai più ricchi regni conosciuti. Ora che la coalizione aveva iniziato a sfoltirsi di alcune frange occidentali per Isobel era arrivato il momento di ritirare le redini dopo aver fatto nuovo pressione attraverso l’arma persuasiva della paura.
Assisa sul suo trono, stava ora ricevendo le diverse delegazione. Era molto importante che in quel giorno venisse data loto un'immagine del suo governo di massima solidità e forza. A tale proposito Isobel aveva apprezzato il nuovo aspetto di Oliviana.
Mentre il banditore annunciava i nomi dei vari ospiti, che al loro ingresso le sfilavano avanti per porgerle il loro saluto, tutti gli occhi andavano alla nuova figura che quella sera la affiancava.
Più dei tatuaggi e del pallore del suo volto, era il rosso ardente dell'iride a colpire gli ospiti. Sembravano scavare infondo alle loro anime, come a carpire i loro pensieri più intimi, le loro intenzioni più recondite.
Nessuno aveva idea da dove venisse quella donna, ma presto in tutta la sala non si parlò d'altro che del suo sguardo.


**

Eragon era di fronte allo specchio, allacciandosi la giacca sopra una candida camicia bianca. Con cura saggiò la fasciatura che Morgana gli aveva cambiato da poche ore. Continuava a dolergli ma era in via di guarigione. Una delle guardie gli annunciò l'arrivo di Rebekha.

Eragon diede in ultimo sguardo allo specchio. Le tre serve che quel giorno lo avevano aiutato nel vestirsi se ne erano andate molto contrariate. Eragon si era rifiutato di radersi la barba e, a loro dire, la sua scelta stava rovinando tutto il vestito, dandogli un aspetto trasandato. Per Eragon, il suo rifiuto voleva essere un messaggio chiaro sul fatto che fosse un prigioniero in quella reggia.
- Ebrithil, io sono pronta. - gli fece eco Rebekha, Eragon si lasciò scappare un sorriso nel notare come la ragazza fosse impaziente per l'evento.
- Arrivo. - risposto il cavaliere. Eragon si allacciò l'ultimo bottone e si avviò verso la porta.
Varcata la soglia il Cavaliere rimase a bocca aperta di fronte alla sua allieva. Rebekha era semplicemente splendida.
Abbandonati i comodi abiti degli allenamenti che la rendevano goffa, la ragazza aveva indosso un candito vestito color perla. Lo stretto corpetto, che le sottolineava i seni ancora acerbi, era completato da una gonna molto ampia, impreziosita da un morbido pizzo. Delle scarpette di stoffa, dello stesso colore del vestito, per finire, delineavano i piccoli e delicati piedi della ragazza.
Rebekha dovette accorgersi del suo sguardo, perché divenne subito rossa e istintivamente si sistemò una ciocca di capelli dietro l’occhio.

- Stai molto bene stasera. – si complimentò lui. La ragazza lo guardo sottecchi.

- Anche tu Ebrithil. – rispose.
- Come sta il tuo braccio? – chiese subito dopo per togliersi da quell’imbarazzo. - Dopo il duello con Olivina avrei voluto venire a trovarti, ma Isobel non ha voluto. -
Quelle sue premure fecero scappare un sorriso ad Eragon, che alzato un sopracciglio, mosse con cautela il braccio fasciato.

- Sta molto meglio come vedi - ma Rebekha non sembrò dello stesso parere – Non ha permesso che ti guarissero con la magia? – chiese incredula e delusa - Perché? – il suo sguardo si era incupito. Era la prima volta che Eragon sentiva la ragazza esprimere un dubbio sull’operato della regina.

- Permetterà a Oliviana di farti ancora del male? – gli chiese allora spaventata. Tra lei e il sicario c’era stata sempre una certa rivalità. Isobel aveva riversato su entrambe grandi responsabilità ed ognuna di loro ambiva a primeggiare sull’altra. Nella mente di Rebekha si era creata la certezza che fosse proprio per la loro rivalità che l’altro giorno il sicario lo aveva attaccato in quella maniera così violenta. Eragon cercò di tranquillizzarla.

- So badare a me stesso Bekha, il tuo addestramento non è ancora terminato. Isobel non permetterà che io vada da nessuna parte.

Mi è difficile ammetterlo, ma la regina sa quello che è meglio per te. – Eragon era consapevole che quello che le aveva appena detto era solo in parte la verità. Non era necessario che sapesse tutto, non ora.

Dall’altra parte Rebekha rimase colpita quando con gentilezza le posò il braccio sano sulla spalla per placare i suoi dubbi.

- E per te? Qualcuno si occupa di quello che è meglio per te? – chiese alla fine. Eragon le sorrise accondiscendente.

- Io non sono così importante. Andiamo adesso o faremo tardi –

Incapace di ribattere Rebekha annuì solo e insieme percorsero i corridoi che della caserma conducevano agli edifici della reggia.
Girato l'ultimo corridoio, prima di introdursi nell'anticamera, l’attenzione di Eragon venne attratta da una testa che scivolò furtiva dietro una delle colonne. Non era riuscito ad osservarlo bene in viso, ma Eragon avrebbe giurato di aver riconosciuto Murtagh.
- Cosa c'è? - gli fece Rebekha, vedendolo esitare per un attimo.
- Credevo di avere visto… qualcuno. - le rispose, accigliato.
Eragon diede solo un ultimo fugace sguardo a quella direzione, poi raggiunse nuovamente Rebekha.

Da dietro la colonna Murtagh e Par trassero un profondo respiro.
- C'è mancato molto poco. Maledizione, anche Eragon parteciperà alla festa. Ora sarà più difficile avvicinarci a lui. -
Affacciandosi nuovamente da dietro una colonna, Murtagh seguì con lo sguardo le due figure che entravano insieme nella grande sala gremita di gente.
- Io devo raggiungere gli altri della compagnia per lo spettacolo – lo informò Par – tu te la caverai da solo? –

Dei nuovi rumori costrinsero i due a nascondersi, appiattendosi contro una parete.
- Stai giù - gli sussurrò Murtagh, mentre due paggi apparvero improvvisamente nel corridoio, per sparire subito dopo dietro una porta di servizio.
- Credo di potercela fare. Continueremo ad attenerci al piano. -

**

Intanto, dentro alla sala alla vista dei nuovi arrivati la musica si attenuò appena e le voci si placarono fino a diventare un impercettibile brusio.
Eragon sentì tutti gli occhi puntati su di loro. E stringendo una mano sulla spalla di Rebekha la invitò ad andare avanti.
Come avevano fatto tutti gli altri invitati prima di loro, anche Eragon e Rebekha si avvicinarono alla regina per rivolgerle il saluto ufficiale.
Dietro di lei lo spettro lo fissò con sguardo ardente. Sgomento Eragon constatò come la sua trasformazione fosse completata adesso.
Oliviana non c'era più. Il suo volto aveva assunto un aspetto pallido e bianco, oltre ogni dire.
E la sua pelle, un tempo olivastra era ora diafana, e aveva lungo il profilo, sul mento e sugli zigomi, degli strani disegni neri che le marchiavano la pelle come tatuaggi. I suoi occhi, infine, erano diventati di un rosso ardente, come pure i suoi capelli, che ora le cadevano liberi sulle spalle.
- Potete alzavi Eragon di Alagaësia e Rebekha Coleman - fece loro Isobel porgendo la mano a entrambi.
- Vorrei presentarvi a qualcuno – disse prima di girarsi verso l'ombra alle sue spalle.
- Olivina? - fece Rebekha riconoscendo a malapena le sue sembianze.
- Non più. Adesso il mio nome è Verschna. - gli rispose lo spettro con un sibilo finale. Lo sguardo di Eragon, lo sapeva, non l'aveva mai abbandonata, e così quando la regina diede finalmente loro le spalle, lo spettro gli si affiancò, rapida e sinuosa come un serpente.
- Non mi sembri sorpreso nel vedermi. -
- Sono sorpreso che tu abbia deciso di servire una regina. - fece Eragon di rimando. Lo spettro rise sommesso.
- Le apparenze a volte ingannano, Ammazzaspettri. -
- Verschna? - gli fece eco la regina.
- Vi raggiungo, maestà. -
- Ora se me lo permetti Eragon devo andare. -
Eragon scrutò lo spettro con preoccupazione. Più esile di quanto la ricordasse, lo vide muoversi con disinvoltura tra gli sguardi della gente, e non poté fare a meno di notare la soddisfazione sul volto di Isobel, nell'osservare le loro reazione. Anche Rebekha osservava lo spettro con sguardo pieno di orrore e ribrezzo ma cercava di nascondere i suoi veri sentimenti ogni qual volta la regina le rivolgeva la parola. La ragazza non avrebbe mai fatto nulla che potesse arrecarle dispiacere alla sua regina ma Eragon sapeva che quella sera qualcosa nella sua fiducia aveva iniziato a incrinarsi.

La serata proseguì ed Eragon si trovò a parlare con diversi alleati desiderosi di scambiare una parola con lui. Molte più persone di quanto credesse avevano sentito parlare di Alagaësia e tutte erano desiderose di farsi conoscere. Eragon ascoltava soprattutto, ma divenne presto evidente come, la costante presenza di Isobel, impediva a tutti potersi esprimere con libertà. Le poche informazioni che riuscì a carpire gli fecero capire che esisteva un generale malcontento tra tutti gli alleati. Una diffusa paura di essere i soli a non condividere le sue idee. Solo la paura teneva uniti tutti.

La regina dovette accorgersi del pericolo rappresentato dalla presenza di Eragon, così iniziò monopolizzare le varie conversazioni indirizzandole con maestria verso argomenti più futili. Vennero serviti anche cibo e bevande, e a metà serata venne finalmente annunciato il tanto atteso discorso.
Tutti gli ospiti si adunarono nella sala dove avrebbe avuto luogo il discorso di Isobel.
La regina salì sulla pedana che ospitava il trono, visibile a tutti
- Amici e Allenati di Zàkhara. - pronunciò con voce solenne.
- Ho il gravoso compito di interrompere questo momento di festa per riferirvi della nostra attuale situazione.

In questi ultimi mesi si sono verificati degli avvenimenti straordinari. Il fato ha voluto che al nostro fianco comparissero due importante alleati. I cavalieri Eragon da Alagaësia e Rebekha Coleman, figlia dell’eroe di guerra Phil Coleman. –

Accompagnati dallo sguardo della regina, Eragon e Rebekha salirono gli scalini della pedana, dove presero posto al suo lato.
- Ma non può esserci trionfo senza qualche sacrificio. Eragon ha perso la sua dragonessa ma si è offerto di istruire il nostro campione Rebekha. Lei e il suo drago hanno grandi responsabilità sulle loro spalle, ma è giunto il momento che anche voi alleati, teniate fede alle promesse fatte e scendete al mio fianco, al fianco dei popoli liberi, contro il nostro comune nemico. - Il discorso, continuò con pomposi riferimenti alla magnificenza e potenza del loro esercito equipaggiato con le nuove armi da guerra.
Sul finale uno scroscio di applausi accompagnò il passaggio della regina e dei cavalieri.

Lo spettacolo della compagnia dell’Orso stava per essere inscenato sul palco della sala accanto.
Eragon rimase un poco indietro rispetto a tutti gli altri. Dalla sua posizione arretrata vide chiaramente Isobel e Rebekha, prendere poste tra le prime file, mentre non riuscì a scorgere da nessuna parte lo spettro.
Improvvisamente nella confusione che regnava, una mano lo afferrò per il braccio, trascinandolo lontano in una piccola stanza adiacente alla sala.
- Chi è che…- iniziò a protestate ma dovette interrompersi quando girando il viso intravede un ricciolo scuro.
- Shhh, non gridare così forte, o finirai per farci scoprire - Eragon riconobbe immediatamente quella voce - Vedo che ti sei fatto crescere la barba fratellino. Ti dona sai? – continuò il maggiore girandosi verso il fratello.
- Murtagh. Come hai fatto a sapere che mi trovavo qui, e come sei riuscito a entrare? Il palazzo è gremito di soldati e Isobel è qui! -
Il moro gli sorrise con affetto - Sono venuto per tirarti fuori da qui. Per la seconda volta. – puntualizzò - Sono con Par e con una maga, hai già avuto modo di conoscerla. -
- Morgana? – Eragon si accorse di non essere affatto sorpreso di quella scoperta.

- È una storia lunga, che ti racconterò volentieri una volta che saremo usciti. Avanti vieni via con me. Dobbiamo essere rapidi lo spettacolo non durerà in eterno Par ha preparato un finale a sorpresa offrendoci un diversivo. -
- Ma io non posso venire con te Murtagh. - lo fermò Eragon, svincolandosi con delicatezza dalla presa del fratello - Non posso andarmene così e lasciare l'allenamento di Rebekha. -
- Che cosa dici Eragon? Hai sentito cosa ho appena detto? - fece lui, afferrandogli di nuovo il suo braccio.
- Murtagh quella ragazza ha bisogno di una guida. -
- Eragon - lo interruppe con vigore Murtagh
- Anche Saphira ha bisogno di te ed anche Arya. -
Gli occhi di Eragon si allargarono per un breve attimo, per poi abbassarsi rapidamente:
- Murtagh Saphira è morta! -
- No Eragon. Lei è ancora viva. -
- Che cosa dici? – chiese mentre sentì un groppo salirgli dallo stomaco e bloccarsi alla gola. Un rumore di passi dietro di lui riportò Eragon alla realtà, ricordandogli dove si trovava.
- Nasconditi. Presto - disse, spingendo Murtagh dietro la tenda.
Il più giovane dei fratelli si girò lentamente verso l'ingresso, per trovarsi come aveva temuto, di fronte a Verschna.
- Chi c'è lì con te? - chiese lei fredda.
- Nessuno. Sono venuto qui per prendermi una pausa da tutto il trambusto. -
Dietro alla tenda dove era nascosto, Murtagh non poteva vedere il volto della persona che era entrata, perché il pesante tessuto del drappeggio glielo impediva, ma avvertì distintamente la sua malvagità. Lentamente il cavaliere estrasse un corto pugnale, pronto a reagire.

- Vedo - gli ripose lo spettro di rimando. Passò lentamente intorno ad Eragon poi fece un leggero piegamento con la testa in direzione del nascondiglio di Murtagh prima di allontanarsi.
- Sei ben sorvegliato fratellino. - disse Murtagh uscendo dal nascondiglio, il tono ironico, nel tentativo di alleggerire la tensione che si era creata.
- Chi era? Mi sembrava… -
- Era Oliviana. - Murtagh fu sorpreso nel notare una nota di apprensione nella voce del fratello.
- Oliviana? Non è possibile. L’avrei riconosciuta. -
- Non avresti potuto Murtagh Olivina è uno spettro ora. Il suo nome è Verschna adesso e temo ti abbia visto. Non tarderà a ritornare con delle guardie. Devi andare via, subito, prima che ti scoprano qui. Io non posso venire con te per ora. - gli rispose abbassando la voce, e spingendolo nuovamente con forza verso la finestra. Il gesto gli costò più fatica del previsto.

La stanza si affacciava su un piccolo parco, attraverso cui Murtagh sarebbe potuto fuggire.
Il maggiore non poté far altro accettare la verità dei fatti: e cioè che avevano perso un'occasione di fuga. Ma mai e poi mai avrebbe abbandonato il fratello, per nessuna ragione.
- Eragon, quello che ti ho detto su Saphira è vero. Cerca nel tuo cuore. Tu lo sai che è ancora viva. Mi metterò presto in contatto con te attraverso Morgana -
- Devi andare adesso Murtagh - fu la sola risposta di Eragon.
Murtagh guardò ancora un attimo il fratello. C'era stato qualcosa di tremendamente sbagliato in lui. Per tutto il tempo che avevano parlato, Eragon non lo aveva mai guardato negli occhi per più di qualche secondo. Sopprimendo la propria delusione, Murtagh si dileguò tra la vegetazione sotto lo sguardo vigile di Eragon, che rimase a seguire la sua ombra fino a quando scomparve.

Poco dopo delle guardie entrarono nella piccola anticamera, le spade in mano.
- Capitano, non c'è nessuno qui. - gli dissero dopo aver frugato in tutti gli angoli
- Ispezionate il giardino - fece loro lo spettro in tono secco, posando i suoi occhi su Eragon.
- Dimmi chi è stato qui con te. -
- Ti ho già detto, che non c'era nessuno - le rispose Eragon facendo cenno di voler tornare nella sala. Ma lo spetro gli si parò davanti con un sorriso
- Non ti permetterò di sfuggirmi. - gli disse posando le esili dita sulla sua guancia. Poi passando ad accarezzargli una ciocca dei capelli, aggiunse con un sussurro:
- Isobel ti ha consegnato a me, Ammazzaspettri, e prima che questa guerra abbia fine, io avrò la mia vendetta. E' una promessa. -
Eragon serrò la mascella con trepidazione, le parole dello spettro lo avevano gettato un profondo sconforto.
- Non riferirò questo episodio alla regina, sarà il nostro piccolo segreto. - continuò melliflua. Poi ritirando la mano lo spettro lo lasciò andare.

Rientrato nella sala, Eragon attese che lo spettacolo finisse. Nessuno fece caso a lui, mentre il gran finale aveva luogo, spettacolare come gli aveva promesso Murtagh. Erano tutti presi dalla rappresentazione e la sala era piena delle loro risate. Lo spettro, notò Eragon, era ritornato silenziosamente accanto alla regina, come se nulla fosse successo,
mentre veniva raggiunto da Rebekha.

- Ebrithil, finalmente! - gli disse lei con voce squillante. La ragazza era entusiasta. Il suo malumore di prima era stato già dimenticato. Nel guardarlo la ragazza si fermò subito - C'è qualcosa che non va? Hai una faccia. - gli disse allora Rebekha.
- Gli spettacoli comici non mi sono mai piaciuti molto. - mentì lui, cercando di fare un sorriso. –
- Sarà - gli disse circospetta - ma poco fa mi sembravi felice di essere qui -
- Sono solo stanco, credo mi ritirerò. -
- Così presto? Volevo farti conoscere mia madre - Gli rispose lei guardandosi intorno, evidentemente in cerca della donna. – …aspetta, era accanto a me fino a un attimo fa. -
disse imbronciata.

- Sono davvero stanco Rebekha, sarà per un’altra volta - fece allora lui, baciandole la fronte con fare protettivo. Delusa la ragazza rimase a guardalo mentre si avvicinava a Isobel che lo congedò. Stranamente la festa non le pareva più tanto eccezionale adesso.

**

Rientrato dentro l'edificio della caserma, Eragon venne accompagnato fino alle sue stanze dai soliti maghi che non lo lasciavano mai solo.

Nella stanza da letto si tolse adagio il prezioso abito per indossare delle vesti più comode. Poi si stese sul letto, nel tentativo di sbrigliare la matassa di dubbi e domande che affollavano al sua mente.
Non aveva idea di come Murtagh avesse saputo della sua presenza a Abàlon, ne perché Par non lo avesse informato di quello che era successo a lui e Saphira a Gratignàc.
Di una cosa era certo il Murtagh non gli avrebbe mai mentito su una cosa così importante come Saphira. Non ne avrebbe avuto motivo. A meno che non fosse stato ingannato.
Saphira. La sua Saphira era davvero viva? Il pensiero lo inebriava e terrorizzava allo stesso tempo, e uno strano senso di nostalgia e rabbia si erano venuti a formare dentro al suo animo, impedendogli di ragionare lucidamente.
Improvvisamente, a pugni chiusi, Eragon colpì con forza il materasso sotto di se, crollando poi su se stesso. Perché in tutto quel tempo Saphira non era venuto a cercarlo, o non aveva tentato di raggiungerlo? Respirando adagio Eragon si rivoltò nel letto, mentre un sonno agitato lo accompagnò per tutta la notte.


***

L’invito a partecipare attivamente alla guerra, aveva scosso gli animi degli alleati, e la regina venne impegnata in molti consigli di guerra con i vari delegati per discutere sulle linee di azione e strategie da mettere in atto, da riferire poi ai loro sovrani.
Verschna era stata sempre accanto alla regina, consigliandola o trattando lei stessa con alcuni alleati più tenaci.
Nelle giornate che seguirono Eragon non ebbe più modo di rivedere lo spettro, e fu nello stesso tempo un sollievo e una pena.
Le sue lezioni con Rebekha erano riprese con la solita regolarità ma l'atteggiamento della ragazza nei suoi confronti era radicalmente cambiato.
Anche se Isobel aveva attenuato molto i sospetti della giovane nei riguardi dello spettro, Rebekha si era fatta particolarmente curiosa nei confronti del maestro.

Non aveva mai abbandonato l’idea di farlo conoscere alla madre. Nei pensieri della giovane, infatti, si era piantato il seme della curiosità e la ragazza aveva iniziato ad indagare per conto suo.

Eragon si era trovato a rispondere a domande sulla sua vita, sulla terra da dove veniva. Rebekha sapeva che Alagaësia era anche la patria della madre e aveva iniziato fargli domande anche su Saphira.

– Se sei un nostro alleato perché non ti vedo mai al di fuori della caserma? – le aveva chiesto un giorno dopo una lunga sessione di allenamento.

- Tu sei il solo motivo che mi lega a Abàlon, Bekha – le rispose scherzosamente Eragon, sapendo che a quella domanda ne sarebbero seguite altre. Rebekha alzò un sopracciglio scettica. Era solito farlo sempre anche con Xavier quando si accorgeva che il capitano le mentiva.

- Quando crescerai capirai che non è sempre possibile fare ciò che si vuole. – aggiunse alla fine nel guardare l’espressione insoddisfatta del suo volto.

- Anche per un cavaliere come te? – lo incalzò la ragazza per nulla intenzionata ad abbandonare il discorso.

- A maggior ragione per un cavaliere. – le rispose Eragon incrociando le mani al petto

- Mi sembra di sentir parlare mia madre. - protestò Rebekha.

- Tua madre deve essere una persona molto saggia. – rispose con un sorriso.

- Avrei voluto fartela conoscere alla cerimonia, ma tu te ne sei andato via. Lei mi ascolta sempre volentieri quando le parlo di te, sai? Anche lei dice sempre che è necessario rinunciare a qualcosa per ottenere un bene più grande. –

Rebekha proseguì a parlare un altro po’ della madre poi si congedò.

Rientrando nelle sue camere Eragon rimase sorpreso di trovare Morgana ad attenderlo; non aveva più pensato all’incontro con il fratello dal giorno della cerimonia. Polonia aveva ripreso il suo servizio e la presenza della donna non era stata più necessaria. Eragon scattò subito sull’attenti nel vederla. Se l’avessero scoperta sarebbe stata arrestata immediatamente.  

La donna dall’altra parte non sembrava affatto preoccupata di questo e lo guardò con le mani incrociate sul grembo e un sorriso serafico sul volto.

Eragon la squadrò da capo a piedi - Così sei qui con mio fratello. - gli fece in un tono quasi accusatorio.
- Mi dispiace non averti potuto dire nulla prima. Ma Murtagh mi ha chiesto di non farlo. Voleva essere lui a raccontarti tutto. -
- Lo so. -
- Eragon. Io, Par e tuo fratello non possiamo rimanere oltre in città. Ogni giorno sta diventando sempre più pericoloso per noi. - non vedendo nessuna reazione da parte di Eragon Morgana proseguì.
- Abbiamo parlato a lungo. Non c'è modo di farti riuscire senza che tutta la guarnigione della caserma ci salti addosso. Così l’unica maniera che ci rimane, è che sia tu a venire da noi. Chiedi il permesso di poter allenare Rebekha fuori dalle mura. Una volta usciti, passeranno ore prima che la regina scopra che sei fuggito, e a quel punto noi saremo già lontani e fuori dalla sua portata. -
Eragon rimase per un po' in silenzio, riflettendo sulle parole di Morgana.
- Io non posso andare via Morgana. Non posso lasciare Rebekha – si giustificò.
- Eragon devi capire, Saphira ha bisogno di te. – Eragon questa volta reagì – No – disse con estrema durezza. - Ho sentito il nostro legame spezzarsi, e il suo corpo cadere a terra senza vita! Lei è morta Morgana! Perché mi tormentate in questo modo! –

Morgana stette attonita di fronte a quella risposta. Era dunque questo che lo bloccava? Morgana poteva solo immaginare il dolore del cavaliere ma si sforzò di comprenderlo.

- Eragon, quello che hai sentito, è stata Saphira, che spezzava il vostro legame, ma il suo spirito non ha mai abbandonato il suo corpo. – Morgana doveva scuotere il suo animo, o lo avrebbero perso per sempre. La maga tornò a parlargli con voce calma. - Il mattino dopo che tu sei stato portato via da Oliviana, io e Par siamo rimasti al suo fianco, e sanato le sue ferite. Con molta lentezza, Saphira ha recuperato le forze, ed è ritornata a volare. Eragon guardami negli occhi. Sai che sto dicendo il vero. - Morgana lo scosse con forza, costringendolo ad alzare gli occhi.
Una sola lacrima scese lungo il volto. Eragon serrò la mascella la fissò con sfida. Solo la rabbia gli permetteva di non crollare, adesso. Morgana continuò il suo racconto:
- E' stato allora che Lei e Per hanno deciso di proseguire il loro viaggio. Li hanno trovati Eragon, hanno incontrato gli altri draghi che vivono al di là della Stonewood. Con loro c'era anche Eleonor. Ma perché cedano una delle loro uova a noi, c'è bisogno che tu e Saphira dimostriate la forza del vostro legame. - ci fu attimo di silenzio mentre sentiva la ferita per la perdita di Saphira ritornare a fargli male più di prima. Poi Eragon parlò.
- Ammettendo che quello che dici è vero. – disse con fatica - abbiamo più di un problema. C'è un nuovo spettro, al fianco della regina ed anche se riuscissi a uscire dalle mura, Isobel non mi permetterà di certo di allontanarmi senza un'adeguata sorveglianza. -
- Eragon quello che ti abbiamo detto io e Murtagh è vero. Saphira è viva.
Per quanto riguarda la sorveglianza, non saranno un problema per tuo fratello renderli innocui. Mentre per lo spettro, so per certo che non è in città. Se c'è un momento migliore per fuggire è adesso. -
Eragon era rimasto in silenzio, lo sguardo ancora una volta basso.
- Saphira non mi avrebbe mai lasciato solo. - disse infine con voce rotta, e lasciando uscire tutto quello che si era tenuto dentro dal suo incontro con il fratello.
- Eragon, la sua è stata una scelta molto difficile. Siamo stati io e Par a convincerla della necessità di partire. Prima di lasciarci mi ha fatto promettere che sarei tornata indietro per liberarti. Ed eccomi qui. - Il volto di Eragon era tornato ad essere una maschera di impassibilità, solo le sue labbra, trasformate in una sottile linea, tradivano il suo tentativo di reprimere il proprio dolore.
- Parlerò alla regina. - disse infine alzando il volto verso di lei
- Le chiederò di poter allenare Rebekha e Kima fuori dalle mura. -
- Credimi Eragon. Saphira vi ama più della sua stessa via. -
- Domani vi farò sapere. - fu la sua unica risposta.

***

Ci incontreremo al limite esterno della foresta a sud-ovest delle mura. Attenderemo di vedervi volare fuori dalla caserma, per raggiungervi più tardi. Eragon ripercorreva mentalmente le parole di Morgana, mentre Kima e Rebecca volavano sopra di lui.
C'è uno spiazzo, poco più avanti. gli riferì mentalmente Rebekha grazie alla sua visione privilegiata dall'alto.
Vide Kima planare leggera sulla piccola radura, ed Eragon spronò il suo cavallo ad avanzare più veloce nella sterpaglia. Dietro al suo destriero, quattro soldati e un mago lo seguivano senza perdere le sue mosse. Isobel gli aveva risparmiato il guinzaglio ma al suo posto il mago non mancava di ricordargli la sua presenza usando il collare ogni qual volta lo riteneva opportuno.
- Ripetimi ancora una volta il motivo per cui siamo venuti qui maestro. - gli chiese un'altra volta Rebekha una volta scesa dal dorso di Kima.
- Meditazione Rebekha. - rispose Eragon con un mezzo sorriso.
- Trova un luogo qui vicino, che sia abbastanza appartato e siediti. Poi apri la tua mente, come ti ho insegnato, e quando avrai sentito la totalità della vita che ti circonda, ritorna qui da me. Io intanto insegnerò a Kima alcune manovre particolari, da eseguire in volo. -
Rebekha si immerse ubbidiente nel mezzo del bosco, guardando attentamente intorno a lei come gli aveva suggerito Eragon, fino a quando non trovò il luogo che poteva soddisfare le sue esigenze. Si trattava di un piccolo spiazzo avvallato, che le permetteva di essere isolata dal resto della foresta. Raggiunto il centro della radura, Rebekha si sedette comodamente, poi chiuse gli occhi e aprì la sua coscienza. Improvvisamente una miriade di emozioni e sensazioni invase la sua mente, lasciandola senza fiato. La sua prima reazione fu di chiusura, ma qualcosa la trattenne dal fuggire. Pian piano con l'aiuto della calma, e rilassandosi, la ragazza riuscì presto a controllare il flusso delle immagini che gli venivano dalla natura che la circondava. Aveva appena iniziato ad analizzare le prime forme di vita, accanto a lei, quando nell'aria avvertì che qualcosa di sbagliato. L'istante successivo la ragazza intravvide Kima planare con un sordo tonfo poco lontano dalla piccola conca. La dragonessa la invitò a salire sul suo dorso, e di volata, ritornarono alla radura.

Eragon era seduto con la schiena contro ad un albero. Non aveva ricevuto ancora nessun segnale da parte di Murtagh, e stava iniziando a credere che quel tentativo di fuga fosse un atto completamente folle. Non sarebbero mai riusciti ad allontanarsi abbastanza in fretta, e poi c'era sempre l'ombra di Verschna, Eragon non poteva levarsi la sensazione che lo stesse osservando anche in quel momento.
Rebekha e Kima avrebbero avuto da fare ancora per molto, con i compiti che aveva assegnato loro, quindi sistemandosi più comodamente, socchiuse appena gli occhi e si rilassò.

Eragon non aveva idea di quanto tempo era passato da quando si era assopito, ma quando aprì nuovamente gli occhi seppe che qualcosa intorno a lui era cambiato. Si rese conto che il mago aveva smesso di pungolarlo da tempo. Con la coda dell'occhio il cavaliere vide i soldati dietro di lui, riunite in un semicerchio che ridevano e giocavano a dadi.  

L’attacco avvenne in pochi secondo. Eragon percepì un suono alla sua destra, non fece in tempo ad alzarsi che intravide un luccichio nella boscaglia. Una freccia gli sibilò accanto, attraversando tutta la radura, per andare al colpire uno dei quattro soldati che erano seduti. L'uomo cadde a terra, morto e i cavalli corsero via imbizzarriti. I tre superstiti si accorsero con terrore che il mago era già morto da tempo, colpito da due frecce alla gola e al petto.
Non ebbero nemmeno il tempo di reagire. Con le mani ancora sull'elsa delle loro spade e gli scudi appena alzati, vennero raggiunti a brevi intervalli da altre tre frecce che li centrarono alla gola.

Come il primo attacco sembrò terminare, Eragon corse in fretta al fianco di uno dei soldati, e prese loro una spada e uno scudo. In quel preciso momento Kima piombò nella radura, ponendosi di fronte a Eragon, a difenderlo, proprio quando una nuova freccia lo stava per raggiungere.
- Rebekha Kima che cosa fate qui. Dovete andare via, subito! - Gridò Eragon mentre altre frecce iniziarono a colpire la dragonessa. Le sue squame protessero il corpo, che avvertì solo un leggero fastidio.
Rebekha pose subito degli schermi di protezione tutto intorno a loro, ma nel momento in cui lo fece, dagli alberi partì un nugolo di dardi, guidati da una qualche sorta di incantesimo, che li colpì con una potenza che superava di molto le forze della giovane. Uno dei dardi riuscì a passare la barriera perforando un'ala di Kima.
Il dolore improvviso, profuso dal loro legame mentale, fece barcollare Rebekha.
Accanto a lei Eragon gli lanciò uno sguardo preoccupato.
- Chi ci sta attaccando? - chiese la ragazza, mentre una nuova ondata di frecce in seguito alla prima, venne lanciata dalla parte opposta.
- Vola via Rebekha. - gli rispose Eragon a denti stretti - Se restate qui, verrete tutti e due massacrate -
- E' Verschna, non è così? - la sua non era stata una domanda, ma Eragon si girò lo stesso per risponderle:
- Sì, ed è per questo che devi andare. Lei vuole solo me. -
- Non posso lasciarti Ebrithil -
- Rebekha dovete tornare ad Abàlon! – Eragon, con scatti fulmini, cercava di deviare e parare le frecce, che passavano la barriera ormai indebolita di Rebekha.
La ragazza dovette ammettere che Eragon aveva ragione. Lei e Kima non avrebbero retto a lungo in quelle condizioni.
La dragonessa cercava di proteggerli come meglio poteva, facendo scudo con il proprio corpo, ma le sue ali arano state già ferite in più punti. Ad ogni suo movimento, il suo sangue, caldo scendeva lento, macchiando il terreno sotto di lei.
Rebecca annuì grave:

- E va bene. –

Protetta dalla spada di Eragon, con uno scatto veloce Rebekha salì in sella a Kima, e approfittando dell'attimo di tregua, e ignorando il dolore, la dragonessa spiccò un potente balzo per virare in alto. Un'ultima freccia tentò di raggiungerle, ma venne fermata in tempo da Rebekha.
Ormai solo, Eragon iniziò a guardarsi intorno.
Una sola freccia sibilò vicino a un suo polpaccio. Eragon fulmineo abbassò la sua spada per intercettarla ma subito dopo sentì una forte fitta al braccio sinistro. Il primo colpo era un diversivo. Pensò allarmato e girando il suo sguardo, il cavaliere vide un piccolo dardo conficcato nella sua spalla. Estraendolo con una smorfia, Eragon lo esaminò in fretta: era stata avvelenata!
Eragon sentì subito le forze iniziare ad abbandonarlo. Le gambe cedettero sotto il proprio peso e il cavaliere cadde in ginocchio. In quel momento una figura incappucciata avanzò verso di lui.
- Povero Cavaliere, senti le tue forze abbandonarti? - disse una voce familiare. Lentamente la figura abbassò il cappuccio rivelando così il proprio volto, mentre i lunghi capelli rosso fuoco le ricaddero sulle spalle.
- Verschna - mormorò Eragon con voce sprezzante.
- Dormi Ammazzaspettri. - Eragon lottò invano contro l'oblio che lo stava soverchiando. Poteva chiaramente sentire, la droga in circolo nel suo corpo, eseguire in suo dovere. Ormai del tutto intorpidito, il cavaliere non poté far altro che chiudere gli occhi per abbandonarsi al buio che lo attendeva. Prima che il suo corpo potesse toccare terra, lo spettro lo prese tra le braccia, e caricato sul dorso del suo destriero, si allontanò dalla foresta.

 

  
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