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Autore: KurryKaira    20/06/2023    1 recensioni
Il Team Rocket è ormai acqua passata e James e Jessie si rincontrano casualmente dopo tanto tempo. Ognuno ha la sua vita, lui appartiene a una famiglia ricca che detesta, lei è sola e vive come può. Ma rivedersi fa tornare in loro tutte le emozioni e i sentimenti che col tempo avevano lasciato andare. Fino a dove si spingerà, sta volta, il loro rapporto?
Nella fic i nomi sono originali: Jessie/Musashi, James/Kojiro, Miao/Nyasu, Jessiebelle/Rumika ecc.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James, Jessie, Meowth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Il trio la zittì immediatamente, era inutile urlare il nome di quell'organizzazione ai quattro venti!
- Non più! Non lo siamo più!- Disse il ragazzo.
- Puoi metterti tranquilla ragazzina!- Tornarono composti a sedere.
- Eravamo il Team Rocket!- Disse con una punta di malinconia il micione.
Serena li guardò un po' insicura:- Non mi prendete in giro?-
Musashi:- Chiedilo pure a Satoshi appena lo vedi. Ti dirà che non gli diamo più fastidio da un po'!-
Serena imbarazzata:- Chi vi dice che stia andando da lui??-
Kojiro ridacchiò prendendo in giro anche lei.
Serena poi sorrise, bellissima:- Mi fa piacere!-
- Cosa?-
- Che avete lasciato quella banda di delinquenti! Insomma... se fate i bravi ragazzi...- offrì loro un macaron da quel cestino:- ...non siete così male!-
Accettarono quel dono senza pensarci due volte, nemmeno ringraziarono, e lo mangiarono in un sol boccone.
- Ecco, magari un po' maleducati. Ma non così male- ridacchiò per poi offrirlo anche al signore accanto che un po' scorbutico evitò.
Il viaggio era lungo e l'imbarazzo tra i quattro a poco a poco diminuì e la noia portava domande indiscrete:- Che fate nella vita?-
Musashi:- Ah, siamo diventati amici adesso?-
Nyasu orgoglioso però rispose:- Lavoro in un chiosco di Ramen a Sinnoh! Dovresti passarci ogni tanto! Sono bravissimo!-
Kojiro e Musashi confermarono.
- E voi due?-
Musashi sospirò:- Io mi ammazzo di fatica come al solito, lavori sparsi, ancora niente di serio purtroppo. Il signorino qui...- lo indicò col pollice:- ...non è più signorino in effetti. E' sposato e vive da ricco con la sua signora.-
- Oh...- un attimo turbata:- Ricco?- Chiese.
- Sì, ricco lo sono sempre stato.-
- Davvero?! E perché mai...?-
Nyasu:- Non farti domande con Kojiro. E' un tipo strano, sai?-
Kojiro:- Non sono strano!-
Musashi:- Sei molto strano.-
Serena ora cambiò discorso:- Quindi voi due...- indicando gli esseri umani:- ...non state insieme?-
Arrossirono guardando altrove.
Musashi:- Perché mai avremmo dovuto?!-
Serena ridacchiò:- Scusate. Lo davo un po' per scontato. Quasi pensavo che foste già una coppia- guardò di nuovo fuori dal finestrino:- Dovevo ammettere, all'epoca, che c'era molto più affiatamento tra voi due che tra me e Satoshi. Quasi vi invidiavo ogni tanto- tornò a guardarli un po' timida:- però... vedendo come è andata a finire forse eravamo più affiatati io e Satoshi!- Non voleva essere cattiva ma questa frase li uccise, nel profondo.
- Non hai la fede però- notò lei.
- L'ho buttata via ieri. Sarà finita in un tombino di Sinnoh- rispose sincero zittendo ufficialmente la ragazza; Kojiro era strano, avevano ragione gli altri due. 
Pochi minuti dopo, quando ormai nel vagone regnava il silenzio e il tizio col giornale ne era più che felice, la donna lasciò scivolare la testa sulla spalla di lui. Il cappello un po' lo innervosiva ma la situazione no, sfiorò lei la mano. Lei bisbigliò con lo sguardo perso in chissà quali vecchi ricordi:- Eravamo affiatati io e te. Ha ragione.-
- Sì. Affiatati e molto stupidi- confermò il ragazzo con un'espressione sconfitta.

Molto stupidi, o comunque ingenui, aveva ragione. Non riuscivano a non pensare, col senno di poi, a tutte le volte che avrebbero potuto diventare ufficialmente un "noi" ma che per timidezza o orgoglio, o sempre per la famosa abitudine, si erano lasciati andare.
Tutte quelle giornate che erano tranquilli, perché nessuno li aveva fatti volare via alla velocità della luce, e magari avevano anche potuto gustarsi un buon pasto sotto le stelle. Le sere così, succedeva spesso, che dormissero insieme senza bisogno di giocare a Golem, Ditto, Scyther. Nyasu finiva sempre con l'addormentarsi prima e loro lo scalciavano via ai piedi del letto, che tanto aveva il sonno pesante, per giocare insieme come due adolescenti. Botte e spintoni che tra una risata e l'altra diventavano carezze, abbracci e baci sparsi. Ma quel bacio sulle labbra non arrivava mai, perché quello stava a significare qualcosa di più. Così stupidi da non rendersi conto che tutto ciò che facevano era già qualcosa di più. Ma quante volte si ritrovavano fronte contro fronte, respirando piano, e quante volte erano tentati di farlo, ma la paura di perdere quello che già avevano li frenava ogni volta.
E tutte quelle giornate che invece, pieni di cicatrici, volavano via ancora scossi da quel teneramente maledetto Pikachu. E allora si urlavano contro dandosi colpe reciproche ma poi si curavano le ferite a vicenda e alla fine della giornata si abbracciavano dicendo "la prossima volta andrà meglio" e anche quei giorni, a volte, la voglia di dirsi altro era tanta.
E quando uno dei due prendeva una sbandata per qualcun altro, una lama nel petto avrebbe fatto meno male. E allora la voglia di raggiungersi, prendersi a schiaffi e gridarsi un "ti amo! Ci sono io! Quanto ci vuole a capirlo?!" ma non lo facevano mai. Se ne stavano in silenzio per poi sorridere e allungare l'uno la mano all'altra e dire semplicemente "bentornato in squadra!"


- Quasi mi manca il Team Rocket- continuò lei.
- Non ti manca il Team Rocket- specificò lui:- Ti manchiamo noi.-
Nyasu allungò la mano sulla gamba di Kojiro così che il ragazzo potesse stringere entrambe le mani dei suoi compagni.
Serena non era riuscita a sentire le loro parole, ma si gustò la dolcissima scena. E il treno finalmente arrivò a Biancavilla.
La performar li salutò calorosamente per poi correre tra le braccia di Satoshi; era lì il moccioso, l'aspettava in stazione con quel suo Pikachu ciccione sulle spalle, chissà quanto doveva pesargli, pensarono. E mentre li osservavano felici, in quella stazione, tornò loro tutta la nostalgia per quel povero ma felice passato.
Si guardarono, ridacchiarono:- Noo- dissero poi incamminandosi fuori.
Ma mentivano a loro stessi, continuarono, curiosi a seguire la coppietta e quel Pikachu fino a quando in uno spiazzo di una villa della città natale del ragazzino vennero scoperti.
- Si può sapere chi ci sta seguendo?!- Urlò scontroso e la ragazza intuì:- Non sarà il Team Rocket?!-
- Il Team Rocket?! Non è possibile! E' un sacco di tempo che non mi danno più fastidio!-
- Sì lo so... erano nel treno con me.-
- Cosa?!- Piuttosto stranito, perché nessuno si spiegava bene. Ma in effetti Serena aveva ragione e loro apparvero all'improvviso in posa eseguendo il loro storico motto.
I ragazzini al solito li lasciarono fare fino alla fine per poi urlargli:- Volete di nuovo Pikachu?!-
Ma i tre ridevano di gusto. - E' stato bellissimo!- Diceva la ragazza. - Rifacciamolo!- Confermava il ragazzo. - Proprio così!- Concluse il pokémon e allora tutti e tre ripeterono il motto da capo in quello che sembrava un loop infinito.
- Ma che ca...- si limitò a dire Satoshi guardando prima il suo Pikachu e poi Serena mentre quei tre pazzi continuavano a espletare con orgoglio.
Decise poi, nervoso, di alzare le spalle e andare semplicemente via da lì, senza nemmeno preoccuparsi se Serena lo seguisse o meno. - Ehi!- Gli urlò infatti la ragazza quando lo vide andare via. - Aspetta aspetta aspetta!!- Gli dissero anche gli altri tre.
Satoshi scoppiò:- Si può sapere che volete?! Siete anche più strani di prima! Perché non rubate Pikachu e basta?!- Ora anche Pikachu lo guardò contrariato ma capiva che il motto ripetuto in loop era anche una punizione peggiore di un furto subito.
- Non rubiamo più!- Dissero loro.
Satoshi allora se la prese quasi con Serena:- Visto? Che ti avevo detto?!-
Serena:- Ma te la prendi con me?? Non ho mai negato la cosa!-
Satoshi:- Allora che volete?!- Urlò ai tre.
- Spediscici via alla velocità della luce!- Chiesero in una totale nostalgia del passato, Serena incredula volle intromettersi:- Ma perché?- Non concluse in tempo la domanda che il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e ordinando a Pikachu un attacco dei più potenti li fece volare via all'istante senza se e senza ma, e anche un po' senza cuore.
Serena:- ...sei anche soddisfatto?...-
Satoshi, che in effetti era più che soddisfatto:- Me l'hanno chiesto loro.-
Ma l'ex Team Rocket volava via felice, la donna si teneva con una mano il cappello e con l'altra la gonna anche se i loro vestiti erano ormai sgualciti dal Fulmine del topo. Atterrarono in mezzo a dei cespugli non troppo distanti da lì continuando a ridere come tre scemi.
Nyasu:- Ragazzi, ne è valsa la pena tornare a Kanto con voi! Ahah!-
Kojiro:- Ahahah!- Guardò i suoi vestiti:- Rumika mi ucciderà! Ahah!-
Musashi:- Per i vestiti? Non per la fede buttata via? Ahahah!- L'euforia non si placava. Poi, proprio come succedeva in passato, Kojiro prese tra le sue mani il volto di Musashi che, proprio come allora, come una bambolina sbatté gli occhioni timidi:- Che c'è? Ho qualcosa sul naso?- Chiese con la solita ingenuità.
- Ti prego, scappiamo via insieme- disse però lui e le risate di tutti si placarono.
La donna sfiorò piano le mani di lui che ancora le accarezzavano il viso. - Non possiamo farlo... verranno a cercarti, proprio come allora.-
Kojiro:- Ho buttato la fede. Se mi trova mi uccide.-
Musashi ora nervosa:- A questo dovevi pensarci ieri!-
Nyasu si intromise al solito innervosito dal loro inciuciare:- Sono compreso anche io nel pacchetto fuga o è una fuga romantica?-
Kojiro lo guardò:- Sei compreso se vuoi!-
Musashi scostandosi da entrambi:- Nessuno scappa da nessuna parte! Avete perso il Lampent della ragione?!-
Kojiro, il lunatico, ora si alterò:- Ma qual è il tuo problema? I problemi sarebbero solo miei! Ho deciso di scappare quando ero solo un bambino, perché non dovrei farlo adesso che sono un adulto?!-
Musashi sentenziò:- Perché questi capricci hanno senso solo se sei un bambino, ecco perché!-
Kojiro:- Hai detto che mi ami! E io ti amo! All'epoca pensavo di non avere più una ragione per rimanere con voi, ma adesso cambia tutto!-
Nyasu:- Ah grazie, consolatorio.-
Kojiro:- Non fraintendetemi- si lasciò scivolare stanco sedendosi nell'erba:- Anche all'epoca avrei passato la vita con voi ma il Team Rocket non andava bene e pensavo anche che staccarmi un po' da te non sarebbe stata una cattiva idea...- riferito alla donna che strinse i pugni.
Nyasu:- A discapito di me?-
- Sì- disse il ragazzo:- Scusa Nyasu ma anche a discapito di te. Ero arrivato a un punto che mi sentivo in trappola. Mi sentivo in trappola a casa ma anche nel Team Rocket e alla fine ho scelto solo ciò che non mi avrebbe mandato in carcere.-
Il gatto arrabbiato:- Ti sentivi in trappola con noi?-
- Non mi sentivo in trappola con voi, non è quello che ho detto!-
- Ti sentivi in trappola con me- specificò la donna ancora in piedi davanti a lui che non rispose subito. - Solo perché non potevo averti- ammise poi sconfitto e lei distolse lo sguardo. Kojiro si alzò di nuovo avvicinandosi irruentemente:- Ma adesso è diverso! E' tutto diverso da quella notte! Sarei scappato via da voi di nuovo all'istante la notte stessa del matrimonio ma siete stai voi a scappare via da me!- Le prese il polso:- Non vi lascerò andare via di nuovo, non ho perso il Lampent della ragione, anzi l'ho ritrovato!-
Musashi e Nyasu non riuscirono a trattenere gli occhi lucidi. 
- Il problema è solo tuo hai detto...- disse la ragazza debole:- ma non è così! Anche io quella notte sarei scappata con te, anche alla faccia di questo qui!- Indicando il pokémon indispettito:- Ouh, ma adesso state esagerando eh- lo accarezzarono per farsi perdonare.
- Ma tu eri sposato quella notte e io sognavo il grande amore. Kojiro, dovevo essere la sposa, non l'amante- con delicatezza scosse la mano per farsi lasciare il polso e mise a posto un ciuffo dei capelli di lui portandolo dietro l'orecchio:- Smettila di scappare e sii coraggioso almeno una volta nella tua vita.-
Gli occhi zaffiro si mescolarono in quelli smeraldo. - Affronta la tua famiglia e dì loro la verità. Divorzia da tua moglie anche a costo di perdere ogni centesimo e poi solo allora potrai scappare con noi. Ovunque tu voglia. Io sarò qui ad aspettarti, non importa quanto ci vorrà. E tu Nyasu?- Guardò l'amico che tra le lacrime annuì.
Kojiro non riuscì a proferir parola, si asciugò le lacrime all'istante nella speranza di sembrare coraggioso, non accorgendosi che tremava proprio come un bambino.
- Chiaramente, se riesci a tornare non povero è tutto più gradito- smontò lei e lui ridendo annuì.
- Puoi promettermelo?- Chiese col cuore in mano prendendolo adesso lei per il polso.
- Promettertelo?- Chiese lui con voce sottile:- Come la promessa non così mantenuta all'Accademia?-
- Quella promessa l'hai mantenuta eccome Kojiro- com'era bella e sicura di sé, pensò infondendosi un po' del suo coraggio. - Te lo prometto- voleva baciarla ma lei lo bloccò con delicatezza:- Non sarò più l'amante di nessuno.-
Lui sorrise:- Aspettami allora.-
- Ti aspetto- e anche la forte si asciugò le lacrime cercando di nasconderle.
- Sì ma non farti attendere tanto che le ferie non sono così lunghe, quindi devi riportarmi a Sinnoh.-
Il ragazzo rise di gusto:- Va bene, va bene. Chissà, magari prendiamo casa lì, che dici?-
- Non lo so, ai ville anche lì. La speranza è sempre quella che torni da noi ricco.-
- Chiedi troppo- sbuffò il ragazzo per poi salutarli con la promessa e non solo la speranza di rivederli presto.
Tornando in quella sfarzosa casa ripensò a tutte le volte che il Team Rocket si era sciolto per poi tornare sui suoi passi perché solo su quei passi sapevano essere felici. E forse questa era solo un'altra di quelle tante volte.

Era sempre così, un litigio:- Non farti più vedere!- - Sto meglio senza di te!- e poi un abbraccio:- Sei tornato finalmente!- - Non scappare più.-

Sperava solo che questa volta fosse l'ultima. Non sarebbe più scappato, e questa era una promessa, una di quelle che sapeva mantenere.
Deglutì davanti a quel gigantesco portone. Strinse i pugni, doveva diventare un uomo adulto a tutti gli effetti perché non sapeva che padre sarebbe diventato ma era sicuro che avrebbe amato tanto suo figlio e il più grande regalo che poteva fargli era una madre come Musashi. Era sicuro che lei sarebbe stata una madre meravigliosa, severa certamente ma con la capacità di risolvere ogni problema e di rialzarsi dopo ogni dramma, e già se la immaginava, dopo un'intera giornata di urla rimboccargli le coperte, baciarlo e rassicurargli che il giorno dopo sarebbe andato tutto meglio. Ma sapeva anche che una madre così forte aveva bisogno di un po' di carburante per riuscire a ricominciare al massimo ed era cosciente di essere lui ciò di cui Musashi aveva bisogno, lo era sempre stato. Perché lui era tutto per lei e sapeva amarlo come poche persone al mondo sanno amare.
Strinse i pugni e spalancò quel maledetto portone. Un guaito però, prima di oltrepassare quelle mura, lo riportò alla realtà. Si voltò e il suo amato Growlithe era lì. Abbracciandolo e salutandolo ritrovò il lato positivo di essere rimasto sempre un po' bambino:- Te lo chiedo di nuovo. Prenditi cura della mia famiglia.-
Il cagnolino fedele sorrise leccandolo. - E mi raccomando, sarà dura, ma se puoi...- si voltò e lei era lì ad attenderlo:- ...prenditi un po' cura anche di Rumika.-
Giorni dopo, Kojiro ricevette una lettera da parte della moglie. Non la aprì subito, decise di raggiungere Musashi e Nyasu dove si erano promessi di rincontrarsi.
Credevano in lui, ma vederlo arrivare e bussare alla porta della casa dove Musashi momentaneamente abitava non li trattenne dal mostrare la loro gioia con piccoli urletti.
- Ve lo avevo promesso- mostrò poi loro una lettera.
- Cos'è?- Chiese Musashi.
- E' di Rumika.-
- Aprila, su!-
Era una lettera di divorzio, in verità Kojiro fu sorpreso che la moglie avesse accettato così in fretta quella richiesta dopo essere stata anni a cercare di convincerlo per portarlo all'altare ma la lettera si concludeva così " perché anche io ho una dignità e il bisogno di essere felice e amata", e capirono solo in quel momento che tutta questa storia, in fondo, faceva soffrire anche quella donna che credevano senza cuore; un cuore forse, alla fine, lo hanno tutti.
Conservarono quella lettera a cui presto Kojiro avrebbe dato risposta recandosi in comune e poi partirono per Sinnoh, le ferie di Nyasu erano terminate.
Lasciarono il pokémon riposare pigro rotolandosi su tutti i sedili liberi del vagone mentre i due ragazzi, ormai adulti, rimasero in piedi, nel corridoio del treno a guardare il paesaggio scorrere via come il tempo.
- Vorrei solo che tu sia felice- disse lui con voce pacata con la fronte poggiata sul vetro e gli occhi persi.
- Hai sempre fatto di tutto per cercare di rendermi tale- ammise lei prendendogli la mano. - Scusa, sono stata difficile.-
- Sei stata molto difficile.-
- Sappi solo che se al mondo esiste una persona più complicata di me, quello sei tu.-
- Io?!-
- Vinci tu a mani basse- continuava lei.
- Non è vero!-
Musashi allora si affacciò al vagone:- Nyasu, chi è più complicato tra me e Kojiro?-
Il gatto nel sonno rispose:- Kojiro, senza ombra di dubbio. Nya.-
Il ragazzo dovette accettare la sconfitta risbattendo la fronte contro il vetro mentre la donna se la rideva.
Tra una risata e l'altra poggiò ancora una volta la testa, sta volta priva di cappello, sulla sua spalla e:- Ti amo- gli disse.
E lui la baciò perché adesso a trattenerli non c'era nulla. - Da adesso in poi voglio essere a tutti gli effetti il tuo sogno romantico.-
- Lo sei sempre stato, scemo- rispose dolce come solo lei, a volte, sapeva essere e rimasero in silenzio, stringendosi la mano, guardando il paesaggio scorrere via come il tempo che in eterno li avrebbe visti insieme fare la storia. 
  
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