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Autore: syila    21/06/2023    1 recensioni
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bagliori d'Oriente'
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Capitolo XXX
Curare il corpo è facile, curare lo spirito difficilissimo.

Il rumore cadenzato del pettine metallico, che avvicinava il nuovo filo alla trama, era l'unico suono percepibile nella stanza della tessitura.
Sebbene il telaio verticale ne occupasse solo una piccola parte a-Ling era abbastanza certo che l'ambiente fosse adibito a quella funzione esclusiva, perché non c'erano altre suppellettili a parte un cesto pieno di matasse di lana dai colori neutri e lo sgabello sul quale sedeva la Signora.
Lui si era rincantucciato in un angolo e l'aveva osservata a lungo negli ultimi giorni, evitando di rivelarsi.
Il suo lavoro procedeva a ritmo costante senza pause o forzature, usando la spoletta d'avorio come un'estensione della sua mano e manovrando il pettine con gesti pratici.
Era chiaro che fosse un'artigiana esperta, eppure da quando lui era arrivato la pezza di stoffa già tessuta era rimasta ferma allo stesso punto.
A volte la Signora si assentava e in quei momenti a-Ling uscita dal suo angolino e si avvicinava al telaio per studiarlo.
Essere un fantasma gli conferiva certi vantaggi e aveva capito che il telaio, la stoffa e la Signora non erano ciò che volevano sembrare: nel tessuto infatti circolava energia vivente.
Da morto aveva imparato a riconoscerla, chi si trovava sospeso tra l'aldilà e il mondo dei vivi ne era attratto come la limatura di ferro era attratta da un magnete; tuttavia era la prima volta che la vedeva in quella forma e non immaginava che si potesse filare.
La Signora doveva essere speciale, perfino più speciale dei maghi a cui si era accompagnato a-Feng negli ultimi mesi.
Non riusciva a spiegare altrimenti il fatto che la sua casa fosse una specie di crocevia tra l'Oltretomba e altre dimensioni più alte e sottili, a malapena a percepibili.
E come ogni incrocio anche la sua dimora era molto frequentata.
Creature dell'Erebo, Messaggeri del Vuoto e spettri di ogni sorta la percorrevano in continuazione ed era stato proprio l'insolito via-vai ad attirarlo nel ventre della montagna, convincendolo che in mezzo a quella frenetica attività spirituale lui sarebbe passato inosservato.
La sua presenza aveva creato un grande subbuglio a Serannian, i maghi avevano tentato di bloccarlo nella grande cupola, probabilmente con intenzioni poco amichevoli.
Quanto ad a-Feng...
Oh, se pensava a come aveva reagito a-Feng vedendolo si sentiva scoppiare la testa.
Lo aveva sempre seguito da lontano, stando ben attento a rimanere fuori dal raggio delle sue percezioni sovrannaturali, chi poteva immaginare che nella dimensione artificiale fosse visibile a tutti?



“Lo sai che da qui puoi passare oltre, vero?”
La domanda s'inserì con naturalezza nel movimento del telaio, come uno di quei fili lanciati nell'ordito dalla spoletta.
A-Ling si guardò attorno, non c'era nessun altro lì a parte lui.
Gli spiriti tendevano ad evitare la stanza della tessitura ed era anche per questo motivo che l'aveva scelta come nascondiglio.
“Si, sto parlando con te.” precisò la Signora, continuando la sua opera.
Il fantasma la osservò incredulo; non solo lo percepiva, ma si era rivolta a lui nella lingua dei morti, un codice di sussurri comune a tutti i trapassati, a qualsiasi credo ed epoca appartenessero.
Tra i vivi solo gli esorcisti e gli sciamani più esperti ne erano a conoscenza e lo utilizzavano per convocare o bandire le presenze.
Era un linguaggio mistico da iniziati, uno strumento di difesa o di offesa, come aveva appurato quando il mago capellone aveva provato a catturarlo.
Nessuno tra loro lo utilizzava per fare conversazione.
“Questo sciocco fantasma si scusa, non voleva disturbare o recare danno!” esclamò, profondendosi in una serie di inchini.
“Ho forse detto questo? Ogni anima è la benvenuta nel mio antro, tuttavia sei qui da giorni e nonostante tu sia pronto al passaggio stai ancora esitando.”
“Io... sono pronto?”
“I legami che ti tenevano ancorato al mondo dei vivi sono ormai logori...” la Signora interruppe la tessitura e si girò a guardarlo “Tutti tranne uno, forse perché all'altro capo non c'è un comune mortale.”
L'intruso non rispose subito, gli serviva tempo per elaborare quelle informazioni, così la Tessitrice tornò al lavoro e ben presto il silenzio della stanza venne nuovamente riempito dai rumori dell'antico telaio di legno.

“Per chi stai creando quella stoffa?”
Il fantasma si era avvicinato, tanto che spostando lo sguardo Lachesi riusciva ad intravedere i suoi piedi accanto allo sgabello.
“È una commissione che ho ricevuto dalla Terra; a volte succede che gli altri... destinatari facciano orecchie da mercante, allora gli umani si ricordano del mio nome e lo pregano.”
La spiegazione venne sottolineata da una battuta del pettine molto più decisa, come se la Tessitrice disapprovasse l'atteggiamento noncurante di questi destinatari, o degli umani, o magari di entrambi.
Tuttavia non aveva rimproverato a-Ling per via della sua curiosità, perciò il ragazzo si sentì incoraggiato a porre un'altra domanda.
“Lavori con grande impegno, eppure il tessuto è sempre allo stesso punto... perché?”
“Giusta osservazione, perché aggiungere giorni ad una vita arrivata al suo termine naturale è come versare acqua in un orcio forato: tutte le energie profuse a riempirlo risultano vane.”
“Oh...”
“Ti stai chiedendo come mai spreco il mio tempo in un lavoro dal quale non verrà nessun frutto?”
“Ecco... in verità si.” rispose timidamente a-Ling.
“Perché l'umano ha pregato nella maniera corretta, pagando in anticipo un prezzo molto alto e io non ho potuto rifiutare.” chiarì la donna “Tuttavia la domanda giusta non è perché lo ha fatto, ma se per lui ne valeva la pena.”
A-Ling avrebbe voluto sapere cosa aveva chiesto quell'uomo di tanto straordinario e quale prezzo aveva pagato affinché una Signora così potente si mettesse al suo servizio, ma la Tessitrice dopo aver chiuso un nuovo filo nella trama, s'interruppe e lasciò la stanza senza altre spiegazioni.



Il Maestro della Morte spolverò le falde della palandrana in pelle e ravviò i lunghi capelli ribelli; l'Abisso delle Anime lo metteva sempre a disagio, nonostante lo frequentasse spesso.
Condivideva con la padrona di casa gli stessi macabri interessi tuttavia, anche se demoni, fantasmi e creature dell'Altrove erano il suo habitat naturale, c'era qualcosa in Lachesi che gli suggeriva di non abusare della sua cortesia e dei molti segreti che quel labirinto di ambienti sotterranei custodiva.
Aveva fatto alcune domande in giro ricevendo da Ekto e dallo zio Eriberto, che sedeva nel Consiglio Centrale di Theia, solo risposte vaghe.
Callisto non era più il ventenne sfigato e imbranato di qualche anno prima ed era arrivato alla conclusione che la Tessitrice del Caos condivideva con la mitologica Parca ben più del nome.
Verosimilmente le due figure erano sovrapponibili e forse la “Maestra Tessitrice” era solo un'identità fittizia.
L'ipotesi aveva senso considerando l'albero genealogico della Prima Signora e l'eccezionalità della sua plurisecolare esistenza.
L'idea che una figura del Fato vegliasse sulla sua casata non lo stupiva affatto.

“χαῖρε Καλλιστώ*, entra e sii mio ospite.”
La donna lo accolse palesandosi all'ingresso dell'antro.
Le torce, che fumigavano appena, ripresero subito vigore spandendo nell'aria un intenso aroma resinoso e lo spoglio corridoio di pietra assunse una parvenza meno inquietante.
Sentire il suo nome incluso nella formula greca dell'ospitalità ricordò a Callisto che i nomi per i maghi avevano potere e se ad usarlo era una Dea, o presunta tale, doveva misurare le parole e finanche i pensieri con lei.
“Mi dispiace essere arrivato qui senza preavviso, però si tratta di una questione importante.”
“Sapevo che saresti venuto.” rispose la Tessitrice affatto sorpresa “Hai l'aria stanca di chi ha fatto un lungo viaggio, accomodiamoci nell'òikos*, ho tenuto in caldo il vino mielato.”

La parte dell'antro adibita a dimora riprendeva la stile delle antiche case greche ed aveva al centro un ampio ambiente di rappresentanza, arredato con raffinati klìnai e suppellettili di pregiata fattura.
Sul tavolino al centro della stanza faceva mostra di sé il cratere riempito di vino caldo cui erano affiancate alcune coppe di ceramica smaltata; il giovane mago prese posto ed emise un sospiro di apprezzamento alla comodità del suo lettino, accettando di buon grado la coppa e la frutta che Lachesi gli aveva offerto.
“Quindi sei stato alle paludi di Pontalba, è piuttosto lontano...”
“Esatto, usando la gondola sono quattro ore di viaggio, a proposito gli Oungan* della tenuta ti mandano questo dono.”
Callisto sorrise e prelevò dalla profonda tasca della sua palandrana un pacchetto, che una volta aperto rivelò contenere un blocco di pura cera d'api.
“Ne farei delle candele, se non sapessi che nel vudù la cera ha tutt'altro scopo.” rispose la donna “Quando mi sentirò ispirata proverò a cavarci qualcosa... magari una bambolina.”
Callisto sorrise e scosse il capo, non immaginava che una donna del Fato possedesse il senso dell'umorismo.
Tra i due scese poi un silenzio circospetto, che il mago visse con crescente imbarazzo.
Terminò la coppa di vino e versò a terra le ultime gocce, come chiedeva l'usanza del simposio e poiché la sua Ospite non sembrava intenzionata a continuare la conversazione, decise di affrontare l'argomento che lo aveva spinto fino all'antro.
“Sappiamo entrambi il motivo della mia visita: l'Abisso delle Anime è l'unico posto in cui un fantasma può nascondersi e passare inosservato.”
“Corretto, quindi perché hai fatto il giro largo se la tua missione era così importante?” chiese la padrona di casa, senza alzare gli occhi dalla sua coppa.
L'altro accusò il colpo.
“Sono andato per esclusione.” si giustificò, schiarendo la voce “Volevo scartare gli altri possibili nodi spirituali: Pontalba e il Deserto Bianco.”
“Questo fa di te un occultista molto scrupoloso, è apprezzabile.”
“Maestra Lachesi a-Ling è qui?”
“Si chiama a-Ling?”
“Si ed importantissimo che lo trovi! Dov'è? Dove lo hai nascosto?”
Callisto davanti alla sua cortese impermeabilità si spazientì, dimenticando i propositi di prudenza.
L'interpellata al contrario mantenne un contegno composto e tranquillo, posò la coppa ormai vuota e lo osservò.
“Ti sembro forse un'organizzazione caritatevole che da rifugio ai clandestini?”
“N-no...”
“Le porte di questo antro sono sempre aperte alle anime, il loro transito è libero; non è mio compito fare da giudice, censore o gendarme, a maggior ragione se sono pronte a passare oltre.”
A quelle parole il Maestro della Morte impallidì.
“A-Ling è trasmigrato forse?”
“Per lui il tempo era giunto da un po'.”
“No, impossibile, non lo avrebbe fatto senza incontrare Ye Feng un'ultima volta!”
“Oh, ti riferisci al suo unico legame col mondo dei vivi...”



“Cosa è successo a Ye Feng?”
Un colpo di vento entrò all'improvviso nella stanza, la corrente d'aria sollevò le tende e arruffò i capelli del mago, andando a morire alle spalle di Lachesi.
Callisto riconobbe una classica manifestazione spettrale e indossando il monocolo con la lente di smeraldo, riuscì ad individuare il fantasma vicino alla maestra Tessitrice.
“Eccoti finalmente!”
Quando l'occultista si alzò e fece per avvicinarsi la presenza arretrò dietro la padrona di casa.
“Potente Signora del Telaio, quello è il mago capellone che voleva catturarmi!” esclamò a-Ling, puntando l'indice accusatore contro Callisto “Se non lo fermi ci proverà di nuovo!”
“Il Maestro della Morte sa come ci si comporta in casa d'altri, specie nella mia casa.” lo rassicurò Lachesi “Ascolta quello che ha da dire, potresti trovarlo interessante.”
Il suo tono pacato riuscì a convincerlo e il fantasma prese consistenza.
Al mago fu subito evidente che Lachesi non mentiva riguardo al passare oltre.
La sua volontà di rimanere ancorato al mondo terreno vacillava e a tratti faticava perfino a percepirla.
“Hai seguito Ye Feng a Fleur de Lys, vero?”
L'interpellato tentennò un attimo, poi annuì.
“Tuttavia, a causa dell'intensa attività sovrannaturale della zona, per noi è stato impossibile scoprirlo.”
Il fantasma assentì ancora.
“Sei molto furbo.” si complimentò il mago “Da quanto sorvegli il Maestro Leng?”
“Da sempre.” rispose la presenza con disarmante semplicità, poi precisò “Da quando sono morto intendo, ma lo seguivo anche prima, lui è il mio Gege.”
“Ah!” esclamò Callisto, che avvertì all'improvviso il bisogno di sedersi sul kline.
Durante il periodo in cui i Signori degli Shen erano stati suoi ospiti Ye Feng non ne aveva mai fatto menzione e prima di iniziare la sua ricerca Xue Ge gli aveva fornito pochissimi dettagli sulla relazione che univa l'allievo ad a-Ling.
L'occultista aveva avuto l'impressione che fosse un argomento tabù, legato ad un'esperienza traumatica e dolorosa, che nessuno dei due voleva condividere.
Lachesi inarcò un sopracciglio.
“Il Maestro Sheng chiama Gege quella specie di fannullone Immortale che si è scelto come amante.”
Il mago faticò a rimanere impassibile davanti al giudizio impietoso, ma sostanzialmente corretto, che la Tessitrice aveva formulato.
“Gege significa fratello maggiore in cinese, può essere usato anche in senso affettuoso se ci si rivolge ad un compagno molto più maturo.”
“E nel suo caso?” chiese la padrona di casa alludendo al fantasma.
“Ye Feng è il mio Gege.” ribadì a-Ling e per la prima volta sorrise.
“Temo che dovrai fartelo bastare Maestra.” concluse Callisto.



“Però adesso lui ha qualcun altro a cui pensare.”
“Ti riferisci ad Alaric?”
A-Ling assentì e il suo sorriso si spense.
“Questo ti fa arrabbiare?” s'informò cautamente il mago, che ben sapeva quanto fossero pericolosi i sentimenti negativi per un trapassato.
Le persone comuni usavano i termini “fantasma”, “spettro” e “spirito” come sinonimi, ignorando le enormi differenze tra le creature dell'oltretomba.
Accumulare rabbia, risentimento e disperazione ad esempio trasformava i fantasmi in spettri, rendendoli presenze aggressive e pericolose, difficili da controllare e ancor più da bandire.
“È giusto così...” mormorò in un soffio l'interpellato, mentre la sua forma apparente fu percorsa da un lieve tremolio “Deve smetterla di consumarsi nel rimorso, io non gli serbo rancore per quello che è successo e avrei voluto dirglielo, ma ogni volta che provavo ad avvicinarmi lo vedevo aggrapparsi a quel senso di colpa... come se... come se...”
“Fosse l'unica ragione della sua esistenza.” sentenziò Lachesi.
Il fantasma emise un lieve sospiro.



Avrebbe dovuto rinunciare quando l'aveva sistemato nel carretto degli Ao, invece aveva captato un barlume di speranza e ci si era aggrappato con tutta la forza di volontà che gli era rimasta.
Ye Feng aveva deciso di tentare ugualmente il viaggio al Nido della Fenice; forse la dose di veleno che gli aveva somministrato per errore non era stata letale, forse a-Ling non era davvero morto, ma versava in uno stato di profonda catatonia.
Aveva messo quel flebile auspicio nel carretto insieme al corpo del ragazzo e il suo spirito se ne era nutrito, trovandovi una ragione per resistere al placido richiamo dell'oblio.
Il carretto attraversò lento le distese dei campi coltivati, mentre il sole saliva alto nel cielo.
A-Ling riusciva a sentire i sobbalzi e gli scossoni ogni volta che le ruote incontravano una buca e gli sembrò un buon segno, perché se fosse stato un cadavere non avrebbe sentito più nulla.
Ogni tanto il medico si girava a controllarlo, rassettando i lembi della coperta in cui l'aveva avvolto e nel farlo non lo guardava mai in volto.
Il senso di colpa inchiodava il suo sguardo a terra e lui ne percepiva il peso, come percepiva l'aria calda del primo pomeriggio e il rumore assordante delle cicale.
Per affrontare la ripida mulattiera che s'inerpicava verso il tempio lo aveva preso sulle spalle, assicurandolo strettamente con delle funi.
A volte si fermava a prendere fiato e ad a-Ling pareva che indugiasse sullo strapiombo più del necessario, come se stesse valutando il salto e la distanza che lo separava dal fondo.
Stava davvero pensando al suicidio?
L'idea lo fece arrabbiare e lo rimproverò, tuttavia la sua fragile voce si confuse con le correnti d'aria che salivano dalla gola.
Fu l'incontro con due novizi a distrarlo dai suoi propositi; questi si fecero incontro al viaggiatore oberato dal pesante fardello e lo aiutarono a superare l'ultimo difficile tratto, che portava all'ingresso del tempio.
Qui si separarono.
A-Ling fu costretto a fermarsi; una barriera invisibile, elastica ed appiccicosa come la tela di un ragno, gli impediva di accedere agli edifici sacri.
Girovagò nei paraggi, seguendo le mura perimetrali esterne, in cerca di un varco e fu allora che si accorse di una piccola folla radunata nei pressi del portone principale.
Erano uomini, donne o bambini, abbigliati secondo le fogge più diverse: dai semplici stracci dei contadini alle vesti di seta dei nobili.
A-Ling era intento ad identificare le loro regioni di provenienza quando sulla scalinata d'accesso di presentò uno dei sacerdoti seguito da un codazzo di novizi, ciascuno dotato di grandi bacili d'argento riempiti con qualcosa che al ragazzo parve carta.
Subito gli spiriti presenti si disposero in una fila ordinata, senza badare al censo o alla razza e a turno pescarono nei bacili, portando via il proprio mucchietto.
Dei frammenti caddero sul selciato e, aguzzando la vista, a-Ling riuscì ad identificarli: erano monete votive, l'obolo riservato ai defunti.
Chi aveva ricevuto l'offerta iniziò a consumarsi tra volute di fumo azzurro, finché non ne rimase più nulla
A colpire a-Ling non fu tanto l'insolito evento di cui era stato testimone, ma l'espressione di sollievo che trapelava dai volti degli spiriti.
Pur senza possedere grandi conoscenze mistiche al ragazzo fu chiaro che il loro peregrinare sospesi tra il mondo dei morti e quello dei vivi era terminato ed erano "passati oltre".
Qualsiasi cosa li attendesse nell'oltretomba era infinitamente più desiderabile di un'eternità esangue, popolata da pallide ombre.
Poteva essere anche la fine del suo viaggio?
Gli sarebbe bastato avvicinarsi al bacile d'argento, prendere il compenso di monete votive e partire verso una reincarnazione in cui incontrare nuovamente Ye Feng.
Senza vincoli materiali il tempo diventava un confine labile; il suo Gege sarebbe invecchiato in un battito di ciglia e lo avrebbe infine raggiunto.
Forse in quella nuova vita sarebbero stati più felici.
Doveva solo avere la pazienza di aspettarlo, anno dopo anno, secolo dopo secolo.
Aveva l'aria di essere un buon piano, sicuramente il migliore considerate le sue attuali condizioni.
Smise di accarezzare il progetto appena uno strepitare concitato proveniente dal Tempio annunciò l'arrivo di nuovo gruppo di persone.
Tra loro c'era Ye Feng e aveva ancora il suo corpo sulle spalle.

“Stimabile Dottor Yi sii ragionevole! Affida a noi il tuo pupillo, gli garantiremo un degno rito funebre.”
“Perché affaticarti nel lungo viaggio di ritorno, lascia che riposi all'ombra del tempio, in terra consacrata!”
“Siete molto generosi, però voglio riportarlo a casa.”
“Pensa alla sua anima, in questo santo luogo non gli mancheranno preghiere ed offerte, la sua strada per la prossima vita sarà più breve!”
Ye Feng rallentò il passo e sembrò valutare la proposta.
“No.” disse infine, provocando l'incredula reazione dei presenti “È un compito che spetta a me, ho sempre provveduto io a lui, avrà tutto ciò che gli occorre anche nell'aldilà.”
I sacerdoti del Tempio, a corto di argomentazioni, si arresero; tuttavia riuscirono a convincere il Dottore ad accettare almeno l'aiuto dei novizi, per scendere dalla montagna in sicurezza.
“Maestro gli hai taciuto la verità sull'anima del ragazzo, non è forse un comportamento scorretto?” chiese un allievo.
L'interpellato, che stava osservando il gruppetto in lontananza, socchiuse le palpebre e sospirò.
“Dovevo dirgli del fantasma che lo stava seguendo? Avrei ottenuto solo di spingerlo ancor più vicino al baratro sul quale sta già camminando... Il Dottor Yi si sente responsabile della sua morte, non possiamo gravarlo di un ulteriore carico d'angoscia.”
A-Ling aveva ascoltato tutto, nascosto dietro un gruppo di alberi.
Ormai non aveva più dubbi: era morto e rientrare nel suo corpo era fuori discussione.
Conosceva le storie sui cadaveri ambulanti e la sola idea di trasformarsi in una creatura affamata di carne umana, destinata a decomporsi senza poter mai morire veramente, lo ripugnava.
Anche la possibilità di reincarnarsi aveva smesso di essere allettante.
Ye Feng stava male, tanto male da meditare il suicidio, come poteva lasciarlo solo?
Doveva seguirlo, accertarsi che superasse indenne i pericoli della montagna e il viaggio di ritorno, infine che accettasse di fare pace con la sua coscienza.
Ne avrebbe avuto la forza?
Quanto sarebbe durato lo stato transitorio che faceva di lui un fantasma?
Nelle leggende popolari i fantasmi più potenti erano alimentati da un insaziabile brama di vendetta, odio o desiderio.
Lui non provava niente di tutto ciò, voleva solo aiutare il suo Gege.
Guardò le mani e non notò sintomi di dissolvimento o evanescenza; la sostanza spirituale che dava forma alla sua volontà era stabile e almeno per il momento poteva seguirlo.




“Ye Feng non tornò mai al villaggio di Hedian, una volta sceso dal Nido della Fenice si fermò nella piccola città di Song e cercò una Casa dei Morti* a cui affidò il mio cadavere, pagando per un bel funerale.” riferì il fantasma “Mentre preparavano il rito ingaggiò un tuttofare affinché restituisse il carretto alla famiglia Ao, poi rimase in città per tutto il tempo del lutto.”
Callisto e Lachesi, che avevano ascoltato in silenzio il lungo racconto, si scambiarono una breve occhiata.
“Ma questa non è la fine della storia, dico bene?” chiese la Tessitrice.
“No, potente Signora del Telaio.”
L'interessato rispose con un'aria così contrita e amareggiata da indurre il Maestro della Morte ad intervenire.
“Non è un interrogatorio! Sei libero di mantenere il segreto sulla vita di Ye Feng, io sono qui solo per portarti da lui.”
“Gege vuole vedermi?” esclamò d'impeto il fantasma.
Una nuova folata fece increspare i tendaggi.
Il mago non era del tutto sicuro che il Signore degli Shen fosse pronto ad incontrarlo, ma a giudicare dalla profonda apatia in cui era caduto dopo l'esperienza nella realtà virtuale, l'idea di non poterlo vedere lo faceva stare perfino peggio.
“Credo che dobbiate parlare e dopo potrai scegliere il tuo destino...” concluse il mago, occhieggiando Lachesi.
Nominare il Fato in casa di una Parca era quantomeno un rischio.
“Io... vorrei vederlo.”
Anche a-Ling teneva lo sguardo rivolto alla donna, in attesa di una parola da parte sua.
“Segui il Maestro della Morte, è un bravo occultista e si prenderà cura di te, potrai tornare quando lo desideri o quando ti sentirai pronto a passare oltre.”
Il ragazzo annuì e le rivolse un saluto formale, riservato alle persone di alto rango.
“Questo fantasma è stato onorato di conoscere la potente Signora del Telaio e le sarà per sempre grato dell'ospitalità, ora col suo permesso prende congedo.”
“Vai e ricordati che i cambiamenti predisposti dal Fato possono essere violenti e improvvisi, tuttavia non sempre sono negativi.”
A-Ling accettò con un sorriso quello che somigliava un avvertimento o una profezia, poi s'inchinò.

“Andiamo da Ye Feng, Maestro Capellone...”
Il fantasma si materializzò al fianco di Callisto e gli strinse appena il braccio, provocando nell'occultista la familiare sensazione di freddo dovuta al tocco di uno spirito.
“Non sono l'unico coi capelli lunghi qui!”
“Si, però sei l'unico a cui ci è saltato dentro un gatto infuriato.”
“Noi dovremo fare un bel discorso sulla moda e la musica... c'è stata una grande evoluzione negli ultimi quattro secoli.”
“Certo, cosa vuoi sapere? Mi piacciono i Queen e i Bon Jovi, anche quei... quei Powerwolf che suoni tu non sono male...”
“Oh-oh rallenta ragazzino! Da dove viene questa saccenteria musicale? Il tuo caro Gege non tollera nemmeno la vista di una chitarra elettrica!”
“Vi ho osservato, ricordi? Mi piace la musica tradizionale che suona a-Feng, ma ho gusti più moderni!”
"I fantasmi orientali sono tutti così pettegoli?"
"Non saprei, gli necromanti occidentali sono tutti capelloni?"

Fine trentesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime benritrovati (✿◠‿◠)!
Con il caldo annunciato per i prossimi giorni l'idea di passare qualche giorno di vacanza nell'antro di Lachesi potrebbe essere molto allettante!
È anche un luogo piuttosto affollato e Ling-Ling, che sarà pure un timido fantasmino, ma non proprio l'ultimo frescone ectoplasmatico, l'ha scelto per nascondersi dai maghi convinto che nessuno lo troverà in mezzo a quel via-vai di anime.
Tuttavia Callisto, il giovane occultista partito alla sua ricerca, è andato per esclusione e dopo aver spuntato alcune località di villeggiatura spettrale sulla mappa infine lo ha "tanato" all'Abisso delle anime.
Conosciamo quindi un po' meglio questa evanescente figura così importante per Ye Feng e scopriamo ciò che nel precedente flashback non era stato raccontato riguardo alla sua morte e di come è diventato un fantasma.
Ye Feng è il suo Gege, quindi una specie di fratello maggiore, che si è sempre occupato di lui, nonostante i due non fossero fratelli di sangue.
L'occultista, con la benedizione della (Ah-EHMMM! °-°') Parca, ha convinto il fantasmino ad incontrarlo, ma come la prenderà il nostro esotico musone preferito? E soprattutto come la prenderà Alaric? Preparatevi ad una trasferta piuttosto movimentata, ad un dopo sbronza col morto e ad un chiarimento che probabilmente non sarà l'ultimo!
Come sempre ringrazio gli intrepidi e affezionati lettori che seguono questo viaggio a bordo del cestone di giunchi, se guardate bene sul fondo ho sistemato un po' di provviste, bevande fresche, cappelli, creme e occhiali da sole.
L'estate astronomica è arrivata e voglio sapervi in forma, freschi e idratati!
Ni hao e a mediamente presto (✿◠‿◠)!

Termini e spiegazioni:
χαῖρε Καλλιστώ: formula di benvenuto comune nell'antica Grecia traducibile come: Ti saluto Callisto.
òikos: termine greco per indicare la casa, esprimendo nello stesso tempo anche il concetto di famiglia che vi abita.
Oungan: nel Vudù è il sacerdote maschio, che celebra i riti.
Casa dei Morti: l'equivalente delle moderne pompe funebri



   
 
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