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Autore: Cladzky    23/06/2023    1 recensioni
Quanti mesi avrà passato Cladzky nel suo isolamento auto-imposto nello spazio? Molti, ma quando sembra che gli altri autori di EFP l'abbiano dimenticato, organizzando un party a cui parteciperanno tutti i personaggi del Multiverso, ha un'improvvisa voglia di tornare a casa.
Un po' per malinconia.
Ed un po' per vendetta.
[Storia non canonica e piena di citazioni]
Questa è una storia dedicata a voi ragazzi. Yep. I'm back guys!
E spero di farvi fare due risate, va'!
Genere: Commedia, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vide la salvezza, o Giuly, ma erano la stessa cosa. Stava a ciondolare su una sedia inclinata all’indietro, con i piedi appoggiati alla ringhiera del terrazzo a parlare fra sè e sè:

―Allora, potrei semplicemente abbandonare in un caminetto il mio progetto per il teletrasporto, prima che quel puffo possa farmi causa e si limiti a una diffida. Dopodiché potremmo buttare a calci DD nella sua dimensione, in fondo a nessuno piace DD. Poi ci sarebbe il problema di Raven ma credo che basti non si facci vedere sulla terra per qualche tempo e riusciremo a non fargli trovare alcuna prova. Certo, è un piano geniale, anche se so già che quei bastardi si faranno venire in mente un altro motivo del cazzo per invaderci, ma quantomeno prenderemo tempo e…

Fu investita da un tizio che provò ad abbracciarla ma incapace di adoperare le braccia che ciondolavano come salsicciotti. Riversati sull’erba si guardarono negli occhi in una ricreazione della famosa scena dal Re Leone ma priva di ogni emozione originaria.

“Giuly!” Urlò Dz facendole cascare addosso lacrime e sangue “Mi hanno spaccato le braccia!”

“Porco Giuda Don, ma che cazzo succede, vuoi farmi venire un infarto?” Se lo scansò di dosso. Si rese conto che stava veramente male quando non lo rivide mettersi in piedi e gli diede una mano. Tirandogli un braccio quello urlò come una gallina a cui si tira il collo e comprese che non era esattamente il percorso d’azione indicato “Oh cristo, oh merda, ma che cazzo t’hanno fatto?”

“Mi hanno spaccato le cazzo di braccia, Giuly!” Ripetè l’altro esasperato cercando di rimettersi in piedi ma facendosi male ad ogni tentativo. Sembrava un incidente stradale in cui era più saggio lasciare immobile il corpo dilaniato fra e lamiere piuttosto che rompergli una vertebra a muoverlo.

“Chi cazzo ti ha spaccato le braccia?”

“I cattivi, Giuly!” Spiegò non proprio lucido “I cattivi son stati.”

“Oh madonna, quali?”

“Quelli grossi.”

“Sono tutti grossi Don.”

“Quelli grossi grossi.”

“Oh merda, oltre a disossarti t’hanno pure fatto venire una commozione cerebrale."

“Ci stanno l’aragosta, il dinosauro, il robot, Shrek e una pianta.”

“Sì, e poi ci sta la marmotta che confeziona la cioccolata.”

Dimenandosi a terra come un tonno sul ponte, Dz le strisciò ai piedi:

“E dai, non puoi non credere a una roba del genere dopo tutto quello che ci è capitato!”

“Infatti, stavo solo meditando su quanto è fottuto di cervello il nostro mondo.”

“Ascolta, mi devi aiutare” Riuscì a issarsi in piedi e tentò di appoggiarsi a lei, ma nel scendere lei si scansò con un frullio di penne. Di nuovo a fare compagnia ai bicchierini accartocciati della festa che giungeva al termine, la squadrò camminare in giro con gli occhi chiusi “Ma insomma, che ti prende? Sto soffrendo come un cane!

“Ascoltami attentamente Don” Si fermò lei, dandogli le spalle “Lo sai perché abbiamo tutti questi problemi?”

“Gradirei sapere cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo.”

Giuly sollevò un dito “Abbiamo deciso di aiutare tutti. Ma aiutare tutti non è possibile: Discriminiamo chi vogliamo aiutare per un motivo o per un altro e questo vuol dire inevitabilmente farsi dei nemici. In un certo senso la nostra condotta ci ha messi in questo guaio. Noi non combattiamo contro qualcosa di specifico. Sombra, Slenderman, Gray Mann, Carnage, Wesker, Ombra Alfa, Satana, Shadow Blade, sono solo alcuni di quanti abbiamo affrontato, ma credi che sia finita? Noi non combattiamo contro qualcuno, ma contro il concetto astratto di male. Ci siamo illusi di poterci prendere una pausa, buttare una festa, ma il nostro lavoro non avrà mai fine, ci sarà sempre qualcosa da combattere. Abbiamo sacrificato i migliori anni della nostra vita a difendere tutti. Hai mai pensato a cosa avremmo potuto fare invece? Ogni nostro progetto è stato sospeso per questa nostra crociata contro l’ingiustizia. Credo che abbiamo fatto molto più di quanto ci si potesse aspettare da noi. Qualcun altro, in questo grande universo, dovrà pure avere le capacità per prendere il nostro posto. Se questi intenda farlo non lo so. In fondo il prezzo che abbiamo pagato noi è stato grande ed io sono stanca. Non ho mai voluto combattere, Don e nessuno ci obbliga a farlo. Lo abbiamo fatto per empatia nel tuo caso o per divertimento per quanto riguarda altri che non ci sono stati esattamente fedeli negli anni. Io credo che il nostro momento sia passato e il gioco non vale più la candela.

Dz, provò prima ad issarsi per una tovaglia coi denti, ma col risultato di tirarla giù dal tavolo. Infine riuscì a mettersi in ginocchio.

“Giuly, non dire queste cose! Lo so che è un momento di stress, ma la tartaruga me l’ha detto di continuare a combattere, non importa cosa!”

“La tartaruga?”

“È una lunga storia. Insomma, sarebbe da egoisti non usare le nostre capacità a fin di bene!”

“Egoista?” Si voltò di scatto verso di lui e lo rimise in piedi afferrandolo per il bavero e guardandolo cogli di ghiaccio “Tu non sai che voglia dire quella parola! Dovremmo dunque asservirci e combattere le guerre di tutti al posto loro? Sarebbe egoista pretendere di badare a noi stessi ogni tanto? Lasciamo che il mondo si distrugga se è questo che vuole, io sono stanco di fermarli!”

“Andiamo, ora stai parlando proprio come Seek!”

Giuly si bloccò e lo lasciò andare. Fece due passi indietro, portandosi una mano al petto.

“Helen Seek?” Chiese lei “Certo che parlo come lei: io sono lei, Don. Lei non è il mio opposto, non è qualcosa di estraneo a me, è solo qualcosa che ho sempre cercato di nascondere. Anche Jurassic, Dz, cos’era se non un tuo potenziale? Ma perché nasconderlo? Torniamo di nuovo al discorso dei sacrifici: mettere da parte un pezzo di noi stessi per gli altri. Ma io non intendo più farlo.”

Giuly mutò. A Don non apparve più la salvezza di prima, sebbene la persona fosse la stessa. Quei freddi occhi di ghiaccio divennero rossi come quella pelle sanguigna che ora impallidiva, la statura aumentò accompagnata da qualche scricchiolio Finché il ragazzo non le arrivava appena alle spalle. Sotto ciascuna uscian due grandi ali, quanto si conveniva a tanto uccello: vele di mar non vide mai cotali. Non avean penne, ma di vilpistrello era lor modo; e quelle svolazzava, sì che tre venti si movean da ello. Ecco, gli apparve, la imperador del doloroso regno. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che aveva visto quei corti capelli castano ciondolare al vento. Lui non tremava neppure, stava lì, a bocca semichiusa.

“Dz” Riprese alzandogli un dito contro “Stavolta ascolta meglio perché non accetto domande: Non ho mai incontrato un essere più inutile di te. A che scopo ti catapulti ad aiutare tutti solo per rallentarci quando diventi tu quello da aiutare? Tu ed io abbiamo già avuto di modo di incontrarci, ricordi quella volta a Canterlot?  A cosa sei servito tu, in quel castello in rovina? Ti sei lanciato in una missione di salvataggio per recuperare il resto della squadra da me e non sei riuscito a fare neppure quello. TI ho battuto allora e lo rifarei oggi. L’unico motivo per cui ti andò bene allora fu perché ebbi troppa compassione di Lelq. Fino ad ora sei sopravvissuto, non hai vinto niente. Gli altri hanno fatto tutto il lavoro per te. Trovati qualcos’altro da fare, basta che la smetti con questo tuo sogno di fare l’eroe, perché non lo sei. Sei un peso.”

Quella se n’andò, lasciandolo lì, alzandosi in volo e sparendo in un cielo di primissimo mattino. Dz rimase seduto al muretto del terrazzo che dava sul boschetto di sotto, a riflettere su cosa diavolo fosse successo, ovverosia l’esatto opposto di quanto aveva detto Gamera. Passò del tempo e lui rimase ancora lì. Non sentiva neppure più il dolore alla schiena brulla o le braccia dislocate, solo un senso di smarrimento. A pensarci freddamente, Giuly o Seek o chicchesia, aveva ragione. Ma cos’altro poteva fare se non l’eroe per qualcun altro? Che sfortuna nascere per qualcosa in cui non si è bravi.

I suoi rimuginamenti vennero interrotti da uno scalpiccio di stivaletti blu.

“Beh” Una persona in cosplay da Sailor Mercury gli capitò accanto “Perché stai a sanguinare in un angolino?”

Dz alzò appena il capo verso il nuovo individuo, non riconoscendo nessuno “Dei tizi mi stanno cercando per ammazzarmi, quindi ho incontrato una mia amica che praticamente ha detto che farebbero bene a farlo e io credo di essere d’accordo.”

“Oh” Gli si sedette accanto, giocherellando con le gambe sul muretto “Potrei non sembrarti la persona più indicata per dirtelo, ma essere vivi è sempre meglio che essere morti.”

“A che scopo se fallisco nell’unico motivo per cui vivo?” Forse stava piangendo, ma aveva un viso talmente scuro che non si notava.

“Con un po’ di pratica potresti migliorare.”

“Mi sembra di impazzire” Avrebbe voluto darsi un pugno in testa ma la mano non gli rispondeva “Tutto va a rotoli intorno a me! La squadra si sta disfacendo e continuano a spuntare nemici ovunque. E il peggio è che non posso far nulla!”

“Animo, su. Non è vero che non puoi fare niente. Puoi sempre provarci, no? Così non avrai nulla da recriminarti.”

“È quanto diceva anche Gamera. Ma non sono più sicuro che voglia dire qualche cosa.”

“Ah, Gamera.”

“Lo conosci?”

“Avevo una tartaruga che si chiamava così.”

Dz ridacchiò col naso, seppur l’altro non capiva perché.

“Insomma” Riprese Dz “Io non so più cosa fare. Non so neppure perché ti sto dicendo tutto questo, tizio-di-cui-non-conosco-il-nome.”

“Debbo dedurre che cerchi qualcuno che ti dica cosa fare.”

“Le due persone che l’hanno fatto mi hanno detto due cose opposte. Non so a chi credere.”

“E tu non credi in nulla?”

“Immagino che loro ne sappiano più di me.”

“Perché?”

“Mah, non è che abbia fatto chissà cosa in vita mia.”

“Oh, la validità di un'argomentazione non dipende dal numero di successi di una persona.”

“Ma se fallisco sempre vorrà dire che sbaglio.”

“Ora stiamo parlando troppo in generale, dovrei sapere la tua situazione nello specifico ma ho la sensazione che tu non ne abbia il tempo” Il ruggito di qualche mostro gigante in lontananza diede ragione alla nuova comparsa “Ascolta, le cose in effetti sembrano andare sempre peggio, ma qualcuno dovrà pur arginare la situazione. La Lucas Force esisteva per questo, no? Eliminare il male in senso astratto non è possibile, ma fermarlo sì. Non è il meglio, ma è meglio di niente.”

Detto questo, il pilota diede un occhio giù dal terrazzo e riconobbe un luogo familiare. Assicuratosi di ciò, diede uno spintone a Dz e lo buttò giù dalla ringhiera.


***


    Dz, come al solito, non si aspettava ciò che gli stava accadendo. Dopo un volo più breve di quanto si aspettasse, cozzò contro il fondo. Ma il fondo non era fatto di terra o pietre, bensì due braccia particolarmente morbide, e invece di sfracellarsi si ritrovò dolcemente cullato da una figura serafica.

    “Oh, che ti è successo, poverina?” Chiese la ginoide col berretto da infermiera.

    “Probabilmente sono caduto dalla padella alla brace.”

   
 
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