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Autore: Exentia_dream2    23/06/2023    0 recensioni
Migliore alunna del suo anno scolastico, giovane psicologa affermata, Hermione Granger è quasi del tutto pienamente soddisfatta della sua vita. Ha una bellissima storia d’amore con il fidanzato storico a cui, però, manca la fantasia del sesso di cui lei ha sempre sentito parlare. Nonostante questo, tutto sembra andare per il verso giusto fino al momento in cui, a pochi mesi dal matrimonio con colui che ha sempre creduto essere la sua anima gemella, Hermione si rende conto che forse non è tutto perfetto come ha sempre creduto. Spinta dai dubbi e dai consigli della sua più cara amica, si trova di fronte a troppe domande e a situazioni che metteranno in seria difficoltà la realizzazione dei suoi piani di vita: tra assenze e un fondoschiena che sussurra sconcerie e contro il caos che ha nella testa, proverà a trovare la propria pace mettendo tutta se stessa in un progetto ambizioso e divertente allo stesso tempo. Sarà proprio qui che Hermione si renderà conto che non tutto può essere spiegato con la la logica, che la psicologia non ha basi solide quando il paziente è il proprio riflesso nello specchio, e che, a volte, il destino ha molta più fantasia di noi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Neville Paciock, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Hannah/Neville
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 7:



Dal pomeriggio al Ruh Bar, Hermione provava la strana sensazione di essere giudicata soltanto in base al suo aspetto fisico ed era una cosa che la infastidiva al punto da sentire lo stomaco contorcersi fino a far male: si chiedeva come fosse possibile che un estraneo invisibile (perché né lei né Ginny avevano visto il barman) si prendesse la briga di sentenziare su una persona senza nemmeno averci chiacchierato un secondo.
Certo, lo faceva anche lei — era il suo mestiere, aveva passato anni interi a studiare le dinamiche comportamentali e il tono di voce degli esseri umani, a monitorare il linguaggio del corpo di ogni persona a lei conosciuta, a provare a dare una spiegazione, trovare significati nascosti anche in un semplice ciao— , ma almeno lasciava tempo ai suoi pazienti di parlare, diamine! E che spesso, più che le parole, Hermione si soffermasse a studiare i loro comportamenti, era un dettaglio alquanto insignificante in quel contesto: era pur sempre una psicologa, lei!
Quindi, con quale coraggio uno che di mestiere mescolava un po' di alcool in un bicchiere si arrogava il diritto di poter conoscere le persone e attribuire loro un cocktail? Ma quanta supponenza poteva avere un essere umano del genere? E quanta arroganza!
Sulla scia di questi pensieri, Hermione si sporse leggermente in avanti, poggiando i gomiti sulle cosce e i denti a mordicchiare la penna che teneva tra le mani.
Fu un colpo di tosse a distrarla, a riportarla nel luogo in cui era davvero (nel suo studio, con un paziente steso proprio di fronte a lei).
"Le dicevo, dottoressa" riprese l'uomo. "che sono sogni abbastanza frequenti, ultimamente e mi spaventano."
Lei si prese un minuto per far mente lucida e provare a ricordare di cosa stessero parlando prima che si perdesse nei propri pensieri; non ci riuscì e allora provò a rientrare nell'argomento nel miglior modo possibile. "E cos'è che la spaventa?"
"Ma gliel'ho detto poco fa: il fatto che in ogni singolo sogno ci siano decine, centinaia, migliaia di ragni!"
"Beh, la sua fobia è un dato di fatto, una cosa reale, tattile. Io credo che il suo subconscio le sta inviando messaggi che non riesce a interpretare perché, anche nel sogno, lei è troppo occupato a provare paura. Il fatto, poi, che ce ne siano tanti rende tutto più amplificato, ma, a livello onirico, la presenza di molti ragni rappresenta una sofferenza causata da pressioni esterne. Come va il lavoro, signor Weasley?"
"Oh, andiamo! Perché deve esserci questo distacco tra me e te quando sono qui dentro: sei la mia migliore amica e mi imbarazza il fatto che tu mi dia del lei. Dai, Hermione, smettiamo con questa pagliacciata, per favore."
"Signor Weasley, torni ad accomodarsi, gentilmente, e proseguiamo con la seduta."
Ron la guardò leggermente stupito, con l'aria di chi è sul punto di mandare al diavolo la persona che si trova di fronte, eppure, qualcosa nell'espressione di Hermione dovette frenarlo, perciò tornò a stendersi sulla chaise longue blu notte e puntò gli occhi sul soffitto. Questa, era una delle raccomandazioni che Hermione gli aveva fatto prima di accettarlo come suo paziente: gli aveva detto che lo avrebbe giudicato da un punto di vista strettamente scientifico, che non avrebbe mescolato lavoro e vita privata e che avrebbe creato tra di loro una distanza maggiore levando da mezzo ogni tipo di confidenza e familiarità; Ron aveva accettato di buon grado, ma, ogni volta che se la trovava di fronte e doveva trattarla come un'estranea, aveva la sensazione di star facendo un torto alla profonda amicizia che li legava praticamente da sempre — erigere quel muro, per lui, equivaleva a far diminuire in maniera inversamente proporzionale l'affetto che provavano l'uno per l'altra, convincendosi che più Hermione lo guardava da semplice paziente meno bene gli volesse: un conto era chiedere consiglio all'amica, tutt'altro era parlare alla psicologa. Solo in quel momento si rese conto di quanto avesse sbagliato a chiedere aiuto proprio a lei — che scavava in fondo alla sua anima, che faceva salire a galla paure ed emozioni che lui stesso faticava ad ammettere per non apparire debole, che metteva in risalto problematiche familiari che non avrebbe mai dovuto conoscere. Decise che quella sarebbe stata l'ultima seduta, che non la voleva come psicologa, ma soltanto come amica; non lo disse, però, e Hermione continuò la propria analisi su di lui.
"Non va proprio bene, giù in negozio. Credo che con gli ultimi acquisti abbiamo fatto il passo più lungo della gamba e ora siamo indebitati quasi fino al collo e… insomma, la persona che ci ha prestato i soldi non è molto paziente."
Trascorse un lasso di tempo in cui nessuno dei due parlò, poi Hermione dichiarò di aver terminato e Ron scattò velocemente in piedi.
"Ci vediamo la prossima settimana."
"Sì, sì, certo." disse lui, la voce bassissima, prima di uscire dallo studio e correre all'esterno. Hermione non lo sapeva, ma la prossima volta che avrebbe visto Ron Weasley sarebbe stato davanti a una pinta ghiacciata nel loro pub preferito, durante una rimpatriata tra amici.

••••
 


Casa era vuota; il silenzio che regnava all'interno, l'ordine e la pulizia — nessuna macchia di terreno sul pavimento, nessuna radice o foglia o ramo, niente di niente a deturpare la linearità delle superfici — le diedero una bellissima, inevitabile, magnifica sensazione di pace. E al diavolo le piante! pensò, posando le chiavi nello svuotatasche che aveva sulla mensola all'ingresso. 
Era bello, per lei, trovare tutto come l'aveva lasciato, avvertire l'odore del detersivo, non trovare impronte e arnesi in giro; poter andare in bagno e non trovarlo occupato, libero da mutande e calzini disseminati ovunque tranne che nel cesto della biancheria; bere qualcosa di fresco in giardino senza il pericolo che qualche polline a lei sconosciuto le finisse nel bicchiere, non dover sentire la voce di Neville che parlava dolcemente a dei vegetali e non a lei. Insomma, era un qualcosa che la rilassava, che in qualche modo la faceva sentire realizzata e meno stanca — non erano state poche le volte in cui, al solo pensiero di tornare a casa e dover ricominciare dall'inizio, lei si fosse sentita abbattuta e senza alcuna voglia di fare ritorno tra le mura domestiche. 
E non erano mancati sicuramente i litigi quando lei rientrava e il suo futuro marito era talmente assorto nel proprio lavoro da non accorgersi del fatto che lei fosse lì, a un passo da lui, pronta a essere accolta come ogni donna meriterebbe dopo una lunga ed estenuante giornata lavorativa. In quei momenti, Neville si agitava un po' di fronte alle accuse di Hermione, concludendo il tutto con la frase che, più di tutte, lei aveva cominciato a odiare: tu sei un essere autonomo, loro no e hanno davvero bisogno delle mie cure.
Ecco, in occasioni del genere, Hermione desiderava fortemente il potere di trasformarsi in un tubero in modo da avere finalmente su di sé l'attenzione del compagno, ricevere una carezza ardente, un bacio passionale — perché sì, orto e giardino ricevevano quello e altro da lui, come l'amore incondizionato, per esempio.
Adesso, seduta sull'altalena e a dondolare i piedi nel vuoto, Hermione ci pensava e non sentiva nemmeno lontanamente la mancanza di quella quotidianità: stava bene da sola, stava meglio e si chiese se lei e Neville non stessero insieme solo per abitudine  o perché lei fosse restia ai cambiamenti — come si era permesso di pensare quell'anonimo pallone gonfiato di un barman da quattro soldi.
Comunque, il benessere che l'aveva spinta a uscire in giardino a godere della fresca brezza del pomeriggio, con un thé freddo con una fetta di limone all'interno, a rilassarsi nel dolce far niente del dopo lavoro, però durò poco più di mezz'ora: da sola, nel silenzio quasi assoluto, Hermione cominciò a sentirsi in colpa al cospetto di quei pensieri e scosse la testa, dicendo a se stessa che no, lei amava Neville e la crisi che entrambi stavano vivendo era dettata semplicemente dalla paura del grande passo, dal terrore di non essere all'altezza delle aspettative dell'altro, di non sapersene prendere cura, di fallire ogni tentativo di fare le cose per bene.
Sì, doveva per forza essere così, e se per caso quella sua convinzione forzata non avesse corrisposto alla realtà della situazione, avrebbero sicuramente trovato il modo per far funzionare quella storia e quel futuro matrimonio: non potevano mica buttare all'aria dodici anni insieme!? No, perciò, se ne convinse, tutti e due sarebbero stati in grado di trovare una soluzione a tutti i problemi che adesso sostavano loro di fronte.
In parte sconfortata, Hermione lasciò cadere il thé non bevuto a ridosso dell'ultimo scalino, accanto a cui giacevano le spoglie di quello che sembrava essere stato un fiore bellissimo.
Fece per rientrare in casa, poi si fermò con gli occhi spalancati e si volse a guardare ai suoi piedi: un fiore bellissimo.
Un fiore bellissimo morto!
Cazzo! pensò, temendo seriamente della propria vita: aveva dimenticato l'unico compito che Neville le aveva affidato, ovvero quello di curare le piante in sua assenza, quindi, davanti al compianto cadavere vegetale che adesso si trovava a contemplare, Hermione seppe che Neville non si sarebbe mai presentato all'altare.
   
 
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