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Autore: Eevaa    25/06/2023    2 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.


 


- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 7
Conversazioni




 
«Promessa solenne, Maestà: diventeremo grandi. E fortissimi. Diventeremo i migliori... cioè, tu il migliore, io dopo di te, ovvio. E lo sconfiggeremo, uccideremo quel bastardo nel peggiore dei modi. Ci prenderemo quello che ci spetta. Ti prenderai un esercito, un trono o un impero, quello che è. Io mi prenderò un saaacco di soldi e con quei soldi un saaacco di astronavi. Ok? Ci stai?»


Echi di vecchi ricordi ti rimbalzano nel cranio, incessanti, imperterriti. Anche ora che siete lì, a pochi metri di distanza, e potreste lasciare che quegli echi si fermino. Metterli al loro posto, costruirne di nuovi.
Radish siede a gambe a penzoloni sul parapetto della sua stanza – adiacente alla tua – e ti ricorda che le notti erano sempre vostre. Sotto le stelle, su pianeti lontani, attorno a un falò. A volte Radish parlava del niente, a volte stavate zitti e sapevate in che direzione andassero i vostri pensieri. Ma non ne avevate mai parlato, non fino alla notte in cui lui è partito in direzione della Terra.
Non avevate mai parlato del vostro pianeta dalla notte in cui era esploso, non avevate mai ricordato a parole la vostra casa.
«Non dormi?» ti domanda, quando oramai sono trascorsi troppi secondi, troppi echi.
Ti appoggi con un fianco alla ringhiera in vetro del balcone. «Lo sai che soffro d'insonnia».
Lui ti restituisce uno sguardo consapevole, non troppo stupito. Molte cose sono cambiate e cambieranno, ma di sicuro non la tua tendenza a non dormire. Lancia un'occhiata al parapetto su cui è appollaiato e scrolla le spalle.
«Puoi sederti».
«Lo so che posso» incalzi, mentre vorresti morderti la lingua. Non sai nemmeno se vuoi sederti: questa conversazione è ciò che di più temi e ciò che di più brami, al contempo.
Radish scuote la testa e sbuffa, poi torna a guardare le stelle. «In queste risposte non sei cambiato».
«Oh, invece sì» controbatti, mentre con un balzo lo raggiungi sul tetto. Lo fissi dall'alto in basso a braccia conserte. «Una volta avrei detto “non c'è bisogno che tu me lo dica, stronzo, io mi siedo dove mi pare”».
Radish soffoca una risata sincera. «Dannatamente nel personaggio».

E allora ti siedi. Pochi palmi di mano di distanza, quanto basta per non essere in traiettoria di un suo gancio destro. Non che la cosa ti spaventi, ma non hai voglia di iniziare una rissa a quell'ora di notte, nel palazzo reale di un pianeta che vi ospita.
Una brezza piacevole ti solleva i peli sulle braccia, ti solletica, ti ricorda la primavera terrestre che tanto ami – perché ti ha sempre rimandato alla stagione di Fuyu inoltrata, su Vegeta-Sei. Ti passi la lingua sui denti e ti scivola via un pensiero.
«È strano essere qui».
Non sei mai stato uno che inizia le conversazioni, non sai nemmeno quando questa cosa sia cambiata. Forse solo ora che ti rendi conto che dovrai cambiare di nuovo. Dopo una vita mutevole, in continuo divenire, devi sforzarti e cambiare ancora. È l'unico modo per poter combattere contro i tuoi fantasmi e sperare di uscirne non intero, ma almeno vivo.
Radish ti scocca un'occhiata sfuggevole, poi annuisce.
«In qualche modo me lo ricorda... Vegeta-Sei. In altri è fin troppo diverso. Non che io non apprezzi un Re non tiranno, ma mi fa strano non dover temere le ire funeste di tuo padre».
L'ironia vi raccoglie da terra, vi scuote, vi costringe a sorriderne.
«Era un vero bastardo» ammetti. Radish non era l'unico a dover sfuggire alle ire del Re, quando eravate bambini. Solo che tu te la cavavi sempre, perché davi la colpa agli altri. «Lo ero anche io» aggiungi, poi ti ricordi di un dettaglio fondamentale. «Lo sono ancora».
Il sorrisetto sul volto di Radish si placa, non dissente e non concorda. Torna ad ammirare il panorama buio, eppure i suoi occhi brillano. Solo quando pensi che il silenzio vi abbia soffocato, lui parla ancora. E quello che ha da dire ti stupisce.

«Ti ricordi i campi di kabu dietro la foresta?» domanda.
Fai un balzo indietro nel tempo e ti si sblocca un ricordo, sulla lingua percepisci un sapore che avevi dimenticato, il rumore croccante del vostro masticare nascosti tra gli alberi, sui rami più alti, mentre i Soli calavano oltre la collina di Capitale.
«Mi ricordo» mormori. Tutto è nitido come se fosse appena accaduto, invece avevate quattro e cinque anni. «Di kabu potevo averne quante ne volevo, a palazzo, ma non erano buone come quelle che rubavi al vecchio contadino oltre la città».
Radish ridacchia e si appoggia con le mani dietro di sé, guardandoti sbieco. «Se ben rimembro... anche tu le rubavi!»
«Ma poi davo la colpa a te, perché non potevo mica perdere la faccia. Un principe non ruba» puntualizzi, e lui fa finta di indignarsi.
«Passavo giorni intere nelle segrete, per questo!»
Non trattieni un sorriso nel pensare a quante volte Radish sia finito nelle segrete del palazzo. A volte le guardie lo liberavano prima perché non smetteva un secondo di blaterare.
«Ti facevo recapitare del cibo» ti giustifichi.
«Ah, che magnanimo!»
«Avrei potuto lasciarti senza».
«Grazie, Maestà» ride e finge un mezzo inchino col capo, ma immediatamente diventate seri.
Radish non ti chiamava mai con appellativi onorifici, se non per sfotterti. Mai, tranne l'ultima volta che vi siete visti. Quando gli hai riversato addosso odio e frustrazione, quando gli hai detto che non valeva niente, che non ti importava nulla di lui, quando gli hai detto di andare a morire e lui l'ha fatto. E non l'hai mai più riportato indietro.
Lo sai che anche lui ci sta pensando, lo percepisci, lo leggi tra lo sfarfallare delle sue ciglia quando corruccia lo sguardo.
«Mi dirai mai perché?» domanda infatti, e ti senti cadere a pezzi.
«Non mi stai chiedendo perché ti facevo recapitare del cibo, vero?»
Lo sguardo che ti scocca è eloquente. «No».

Ti gratti il collo, perché senti come se qualcuno ti stesse strozzando, invece è solo una goccia di sudore che ti sta percorrendo la giugulare. È giunto il momento dei perché e delle spiegazioni, ma la verità è che non ne hai. Hai troppo da giustificare e non hai nessuna buona scusa da dare. Perché gli hai detto tutte quelle cose? Perché hai tenuto nascosto a lui e Nappa la verità sulla fine dei Saiyan per anni? Perché non lo hai mai resuscitato?
Non sai da dove iniziare, apri e chiudi la bocca come un pesce fuori d'acqua, soffochi nel tuo arrancare. Ma, proprio quando sei convinto di cacciare fuori qualche pensiero disordinato, Radish scuote la testa e ti anticipa.
«Anzi, lascia stare, non so se lo voglio sapere».
«Radish-»
«Quando parlavo o ti chiedevo qualcosa... mi minacciavi subito di morte o non mi ascoltavi. Ora quasi sei persino pronto a rispondermi, in qualche modo. Dovrebbe essere più facile dialogare, con questa nuova versione di te».
Quello che ti dice non ti stupisce nemmeno troppo: per lui ora sei uno sconosciuto, in fin dei conti.
«Dovrebbe. Ma non lo è, vero?» chiedi, non sai con che forza di spirito non hai ancora distolto lo sguardo.
«No, non lo è» conferma e si stringe nelle spalle. «Sarà che non ci sono abituato».
«O sarà che sotto sotto sei ancora troppo incazzato» sputi fuori.
Non riesci a capire se ha paura della risposta che potresti dargli, se sei diventato troppo imprevedibile per lui, o se semplicemente non accetterebbe nessuna spiegazione a prescindere.
«Mi biasimi?» domanda, dopo qualche secondo di esitazione.
Boccheggi, ma lo nascondi fin troppo bene.
«No». Come potresti, del resto?
Radish continua a fissarti, non capisci se le tue risposte lo stupiscono o lo fanno incazzare ancora di più, ma rimane in silenzio. Capisci però che le tue chance di dargli delle spiegazioni sono oramai esaurite, questa notte.
O forse sei solo tu che ti convinci che lui non ne voglia, ti fa più comodo non dire nulla e far finta di niente, e non hai il coraggio di fermarlo quando si alza in piedi sul tetto e ti sgancia un sorriso di circostanza.
«Buonanotte, Vegeta» mormora, prima di balzare giù sul balcone per rientrare nelle sue stanze.
Qualcosa dentro di te grida “fermalo” ma, esattamente come più di vent'anni fa, non ti ascolti e lo lasci andare.
«Buonanotte» sussurri e ti dai del codardo.
Non dormirai neanche stanotte. Ti domandi se riuscirai mai a dormire di nuovo.


 


Il mal di testa che ti pervade è solo il ghiaccio in superficie del cocktail di sensazioni spiacevoli che provi. Ti dai da solo del bugiardo quando provi a convincerti che la tua scarsa capacità di concentrazione sia dovuta solo alla mancanza di sonno, oppure al troppo vino trangugiato ieri sera.
La verità è che ti sormontano troppi problemi e la lista delle cose a cui pensare è lunga come quella di una spesa per la cena di capodanno – e lo sai perché Bulma una volta ti ci ha mandato, a fare la spesa per la festa. A proposito di Bulma, ti domandi come stia, se si sia accorta di qualcosa. Non vi sentite così spesso, durante le tue missioni in giro per lo spazio, quindi è probabile che non si sia fatta troppe domande sul fatto che siano almeno cinque giorni che non ti fai vivo. E, data l’impossibilità a comunicare via radio tra diversi universi, chissà per quanto tempo ancora non riuscirai a darle notizie. Già però ti immagini la faccia che farà quando vi vedrà tornare a casa con due Saiyan in più. Che poi… torneranno con voi a casa?
Le tue priorità continuano a essere bizzarre mentre ti accorgi di pensare a un futuro troppo prossimo, quando l'immediatezza è già talmente incerta da metterlo in discussione. La domanda giusta è infatti: tornerete mai a casa vivi?

Ti massaggi le tempie e ti costringi a distogliere lo sguardo da Nappa e Radish di fronte a te, per riportarlo sui nuovi avventori di quella grande tavolata delle discussioni. Tre donne, un uomo e una persona dal genere non definito. Sono i cinque presidenti delle regioni del pianeta Sadala, giunti a palazzo per stipulare un piano di battaglia che fatica a prendere forma.
Una delle donne – Negi, la più giovane, dal bell'aspetto ma con un carattere tutto tranne che accomodante – insiste a voler mettere a disposizione tutte le forze della sua città per far fronte al problema. L'uomo – Daikon, anch'egli di bell'aspetto seppur più anziano, ma con un carattere migliore – insiste invece per voler proteggere la popolazione e far combattere solo voi. Le altre due donne – Azami e Jaga, una anziana e corpulenta, l'altra di mezza età con un'eleganza fuori dal comune – sembrano volubili e cambiano idea ogni più o meno valida argomentazione. Il quinto individuo, Oribu, sembra invece annoiarsi almeno quanto te, ma sotto sotto puoi scorgere la sua preoccupazione. Sembra la persona più giovane lì dentro, e ha l'aspetto di qualcuno che sulla Terra potrebbe fare tutto tranne che stare a presidio di una regione. Forse perché sulla Terra sono ancora troppo retrogradi verso chi ha tanti tatuaggi e piercing, oltre a chi non si identifica nei due generi binari.
«L'unico luogo sicuro per questa battaglia sarebbe il deserto oltre il capoluogo Shi» insiste la presidente Negi.
«No, l'unico luogo sicuro sarebbe non su questo pianeta!» controbatte il presidente Daikon.
«Ma siccome la battaglia non la possiamo spostare...»
Quel dibattito perdura però da più di quaranta minuti - in cui il Re ha ben deciso di non interferire per lasciare esporre tutti – e non riesci a vederne una fine. Ti è piuttosto chiaro però il motivo per il quale ogni regione abbia uno statuto a parte.
«Potremmo mandare i più forti a combattere su un pianeta deserto!»
«Ma lo volete capire sì o no che il problema non è la battaglia? State litigando da mezz'ora per niente!» esplode Radish, esasperato. Ti toglie le parole di bocca. Probabilmente le toglie anche a Oribu.
La presidente dagli abiti eleganti, invece, sembra indispettirsi di quel modo di fare poco consono a una riunione altolocata. «Modera i termini, straniero» sibila, ma Re Sadala alza una mano.
«Si fermi, Jaga. Non ci sono stranieri, qui» rimprovera, paziente. Ancora non comprendi come possa essere così calmo dopo tutto questo cianciare senza capo né coda.
La presidente Jaga si spalma contro la sedia e allarga le braccia, fingendosi accomodante nei confronti di Radish. Le viene proprio male. «Quale sarebbe il problema, allora?»
«Il problema,» inizia lui, come se stesse spiegando qualcosa a un menomato mentale, «è che l'obiettivo di Freezer è appropriarsi di cinque Saiyan purosangue per poterli portare nel suo macchinario della morte. Anche se riuscissimo a combatterlo – e lo facessimo dall'altra parte della galassia - alcuni dei suoi scagnozzi potrebbero rapire qualsiasi membro della popolazione per portarlo via. E Freezer, che sa sopravvivere nello spazio, potrebbe scappare a gambe levate una volta ottenuti i suoi ostaggi».

In effetti non ci avevi del tutto pensato. Non ci aveva pensato nessuno, a quanto pare. Vi siete soffermati fino adesso su come proteggere la popolazione da un'ipotetica battaglia, senza contare che la battaglia potrebbe essere solo un diversivo.
Ti ricordi che uno dei motivi per il quale i piani li facevate elaborare a Radish era proprio questo: non mancava mai di strategia e furbizia. Nemmeno tu peccavi di strategia, ma hai sempre avuto quella dannata tendenza a esplodere al primo imprevisto. Nappa, invece, aveva il vizio di risolvere le cose solo con la forza.
Il silenzio che cade nella sala delle riunioni è tagliente, ora che questo nuovo problema si è aggiunto alla lista degli innumerevoli.
«Beh, Kakaroth potrebbe percepire se alcuni Ki di Saiyan si allontanano dal pianeta. Potrebbe teletrasportarsi da loro e riportarli indietro» propone Nappa.
«E chi sarebbe questo Kakaroth?» incalza Daikon.
«Sono io... ehm, ho due nomi, uno Saiyan e uno terrestre» spiega il deficiente che non ha ancora imparato a presentarsi ai Saiyan con il suo nome Saiyan. «E comunque no, se gli ostaggi venissero tramortiti, non potrei percepirli».
Ti sei sempre chiesto se ci sia un modo di apportare degli aggiornamenti al potere del teletrasporto. Ad esempio percepire da più lontano, teletrasportarsi senza il bisogno di conoscere i Ki, o in luoghi senza persone. Forse dovrai proporre a Kakaroth di farsi un'altra vacanza su Yardrath, prima o poi.
«Date retta a me: da questo momento in poi vietate l'attracco sul pianeta a qualsiasi nave, anche mercantile. Avvisate i Saiyan in trasferta di nascondersi e non rivelare a nessuno la loro posizione. Chiudete le frontiere, qui. Dobbiamo essere sicuri che nessun Saiyan esca da questa palla di fango». Radish rincara la dose con l'insolenza di cui è sempre stato dotato e, anche se puoi intravedere le vene sul collo di qualche presidente occludersi, il tuo sguardo ricade subito sul Re.
«Una proposta saggia, soldato Radish» concorda Sadala, ma la presidente Negi non sembra essere così d'accordo.
«Sire, dal punto di vista economic-»
«Sarà per pochi giorni. Possiamo affrontare delle piccole perdite in economia estera, se questo serve a far fronte a una catastrofe multi-universale».
«E durante la battaglia, invece, come faremo a capire se qualcuno sta portando via dei civili?» interviene Oribu, che al contrario degli altri presidenti sembra porre delle domande più intelligenti.
«C'è bisogno di una flotta aerospaziale pronta ad atterrare qualsiasi movimento sospetto» risponde Radish, e ogni volta che parla sembra far traboccare il vaso d'indignazione dei presidenti.
Daikon strabuzza gli occhi e inorridisce. «Vorrebbe dire uccidere anche gli ostaggi».
«A quello possiamo porre rimedio una volta sconfitto Freezer. Ci sono le Sfere del Drago» decidi finalmente di intervenire, ma subito la presidente Jaga ti scocca un'occhiata disgustata.
«Una soluzione davvero macabra, oltre che poco etica...»
«Idee migliori?» grugnisce Nappa, dandoti man forte.
Neanche a te piace l'idea di sacrificare i civili, ma è anche vero che se Freezer dovesse ottenere un infinito potere non esisterebbero più civili da nessuna parte. Se tornasse l'impero del terrore, sareste tutti fottuti.

Fortunatamente Re Sadala sembra comprendere le tue ragioni. «Abbiamo quattro giorni per pensarci, ma al momento mi sembra l'idea più ragionevole. Dobbiamo disporre una flotta e un capitano per coordinarla».
Radish allarga di nuovo le braccia ed esibisce un sorriso furbesco. «Posso occuparmene io».
«Tu?» soffia Jaga, in una risatina di scherno. «Perché mai?»
«È il miglior pilota dei dodici universi, probabilmente». Il pensiero ti sfugge via troppo veloce dalle labbra, forse a causa del fatto che stai iniziando al mal sopportare quattro presidenti su cinque, forse perché quella è una verità troppo grande per essere trattenuta. Quando lo dici Radish strabuzza gli occhi, perché non ti sei mai sognato di fargli un complimento, soprattutto pubblicamente. Distogli lo sguardo perché sai che non riusciresti a sostenerlo, che arrossiresti come un deficiente, e non vuoi perdere la faccia davanti a tutta quella gente.
«E sia! Soldato Radish, la incarico di radunare e istruire chiunque sappia guidare un'astronave» ordina Re Sadala.
Finalmente Radish ti leva lo sguardo di dosso. Ti senti più leggero, la gola di nuovo libera per poter parlare.
«Le città verranno presidiate dai combattenti più forti, ma dobbiamo radunare i civili, e quelli delle campagne dovranno nascondersi bene. Per quanto riguarda la battaglia, io e Kakaroth attireremo Freezer il più lontano possibile dai centri abitati. E lo batteremo» spieghi. Percepisci Kakaroth fremere accanto a te, forse fin troppo entusiasta per questa battaglia. È così ogni volta, ma sai che dietro questa guerra c'è dietro di più. Una promessa fatta a suo fratello, l'onore che per la prima volta arde dentro di lui. Il ricordo dei suoi genitori. Lo capisci, quando vi guardate siete sulla stessa lunghezza d'onda. Siete alla pari, non solo a livello combattivo.
Forse la vostra sicurezza dona altrettanta sicurezza agli altri, perché i presidenti sembrano più convinti. Re Sadala, soprattutto, sorride di vigore.
«Attiveremo lo stato di emergenza sicché più gente possibile si rifugi nei sotterranei. Ognuno di voi torni nel proprio capoluogo e informi la popolazione» dispone, poi si alza e tutti gli altri lo emulano. «Ci raduneremo di nuovo domattina per aggiornarci. Sciolgo la seduta».
Finalmente capisci quando Trunks ti dice che il momento più bello della sua mattinata è sempre quando suona la campanella.



 


Il via vai di quel pomeriggio è l'emblema dell'irrequietezza. Avete talmente tante cose da fare che quasi non rivolgi la parola a nessuno dei tuoi compagni e, al contrario, spendi tutto il resto della giornata ad aiutare, a informare, a spiegare, oltre che ad ascoltare tramite radar auricolare gli aggiornamenti in diretta. Di conseguenza senti anche le lamentele di Radish su quanto poco siano attrezzati i Saiyan dell'Universo Sei nel settore aeronautico. Nappa, che nella logistica è stato piazzato nella protezione della capitale Ichi, si lamenta invece di quanta poca gente sappia combattere anche solo per difendersi.
Ancora non avete razionalizzato il fatto che il pianeta Sadala sia molto più simile alla Terra che a Vegeta-Sei, su questo fronte. Seppur vero che tutti gli abitanti possiedano un grosso potenziale, in pochissimi sanno anche solo come sferrare un Ki-Blast.
E così, dopo aver trascorso tutto il pomeriggio a trattenere bestemmie tra i denti, tu e Kakaroth vi volete così male che decidete di trattenerne delle altre, per tentare di insegnare ai due scimmioni come percepire i Ki senza Scouter - visto che i primi tentativi sono andati a vuoto.
In un batter di ciglia è già il tramonto, i raggi dorati penetrano nella selva che vi ripara dal vento. Nuvole lontane preannunciano un temporale, lo ignorate, combattete tutti e quattro insieme nel silenzio. Quando Nappa riesce a muovere due calci a occhi chiusi in direzione giusta, Kakaroth è così stremato che dà forfait. Non sai se lo stiano facendo appositamente, ma i bastardi si allontanano per sedersi su un tronco e ti lasciano da solo ad affrontare Radish. Che sta migliorando, per inciso, ma ancora non riesce a parare gli attacchi a occhi chiusi. Potresti dare forfait anche tu, ma non sei così codardo da andartene nel bel mezzo di uno scontro. Con più rabbia di quanta ne serva gli sferri un calcio negli stinchi, e lui non lo para. Soffoca un verso di dolore e balza indietro, quasi va a sbattere contro il tronco di un albero. Vorresti intimargli di concentrarsi, ma sai che lo farebbe innervosire. Aspetti che inspiri ed espiri, poi ti fiondi di nuovo nella sua direzione. Para un tuo calcio, ma non riesce a evitare del tutto il pugno nel fianco. Impreca sottovoce, anche se sta migliorando sai che vorrebbe farlo più in fretta. Ti attacca e lo fa nella direzione giusta, pari il suo colpo e gliene sferri uno nuovo, finalmente lo para con sicurezza.
Ridacchia, ma non apre gli occhi.

«Miglior pilota, eh?» sussurra piano.
Quasi ti strozzi con la saliva. Non capisci se lo fa per distrarti in battaglia, o solo perché vuole gongolare e provocarti come un bastardo.
«Taci» sibili. Gli sferri un altro pugno all'altezza dello stomaco, lui l'afferra con due mani.
«Dei dodici universi» rincara la dose, mentre un tuono rimbomba in lontananza. Sapevi che te l'avrebbe fatta pagare.
Ti disarcioni e lo colpisci con una ginocchiata sulla coscia, e quasi riesce a pararla. «Se non la smetti ti strappo la lingua».
«Ahhh, meno male, ogni tanto ti riconosco ancora» sussurra, sembra appagato, un sorriso beffardo gli squarcia il volto. Digrigni i denti e cogli la provocazione, approfitti di quel momento e gli tendi un attacco a sorpresa che va in porto. Lo spingi contro un grosso tronco d'albero, questo crolla e ci atterrate sopra entrambi. Tieni fermo Radish con la suola di uno stivale sul petto e ti avvicini per ghignargli in faccia, anche se non ti può vedere.
«Cos'hai, la tendenza al sadismo? Ti piace essere maltrattato?» ironizzi e arricci il naso quando lui scoppia a ridere tra qualche colpo di tosse. C'è odore di tempesta, di sottobosco e muschio.
«Nah, sai... a letto sono un dominatore, tesoro!» risponde per le righe, e stupido tu che gli dai il La per queste cazzate.
Sbuffi aria calda dalle narici e ti sollevi con disgusto, poco lontano Kakaroth e Nappa soffocano una risata per quello che hanno appena udito.
«Se volevi farmi venire il vomito, ci sei riuscito» borbotti, togliendogli finalmente il piede dal petto per farlo respirare. «Lezione finita».
Radish apre gli occhi ma continua a ridacchiare. Si solleva, tra i suoi capelli oscillano pezzi di corteccia e qualche foglia rinsecchita.
«Stomaco delicato, il Principino».
Non lo degni di una risposta verbale ma di spalle esibisci un dito medio, poi inizi a camminare verso gli altri due idioti. Hai vinto il duello – come pronosticabile – ma con lui perderai sempre, a parole. È sempre stato inutile minacciarlo di amputargli la lingua, anche quando avresti potuto farlo veramente senza remore. Radish ti ha sempre tenuto testa, ed è il motivo numero uno per il quale ti ha sempre mandato ai matti. Eppure è uno dei due unici uomini nell'universo che può vantarsi di essere sopravvissuto dopo averti provocato nel tuo periodo peggiore. Lui e quell'idiota di suo fratello. Sarà un caso.



«Voi due mi fate davvero impressione» ti confessa Kakaroth, mentre vi incamminate nel sottobosco per poter tornare a Ichi. Si riferisce a te e Radish, ma non riesci a comprendere il significato di “impressione”. Gli lanci un'occhiata interrogativa e lui rallenta il passo, lasciando che gli altri si allontanino mentre borbottano qualcosa che poco vi interessa. «Avete uno strano modo di interagire. Si vede che siete cresciuti insieme. Eravate sempre così?»
«Sì. Ma io ero molto più cattivo» rispondi, mentre camminate spalla a spalla, tu con le mani in tasca, lui che si gratta la nuca e sorride con le fossette sulle guance.
«Quello che non capisco è perché non mi hai mai parlato di lui, di quello che avevate» mormora stretto nelle spalle. La sua non è un'accusa, solo genuina curiosità.
Una curiosità che vorresti si tenesse.
«Kakaroth-» sbuffi.
«ANDATE AVANTI, VI RAGGIUNGIAMO A CENA!» urla agli altri due, che nel frattempo si sono fermati per aspettarvi. Li vedete guardarsi strano e fare spallucce, per poi librarsi in volo e sparire tra le foglie cullate dal vento.
Quando Kakaroth ritorna con lo sguardo su di te, capisci che questa conversazione non sarà piacevole e non ti farà bene. E senti anche che sei stufo di avere conversazioni che non concludono niente e che minano le tue innumerevoli insicurezze. Anzi, sei stufo proprio di avere conversazioni.
Aspetta che i Ki degli altri siano molto lontani, poi rimbecca. «E non capisco davvero perché non lo hai mai riportato in vita. Entrambi, sia lui che Nappa. Cioè non dico subito, ma dopo, quando sei diventato buono...»
Non puoi credere che te lo stia chiedendo davvero. Speravi che almeno lui ti risparmiasse un'accusa simile. Anche se, conoscendolo, neanche questa è un'accusa. Sei tu che la prendi come tale.
«Ti ci metti anche tu?!» ringhi, paonazzo.
Lui alza gli occhi al cielo e vorresti prenderlo a pugni.
«Ahhh, perché devi sempre chiuderti in questo modo?»
Allarghi le braccia con eloquenza mentre lo fronteggi. «Perché cazzo ne so, Kakaroth. Mi conosci, no?»

Pling. Pling. Una goccia, due gocce tamburellano sulle foglie. In pochi secondi diventano decine, poi centinaia. Prima ne sentite solo il rumore, poi la pioggia si fa fitta, penetra nel sottobosco e vi colpisce la pelle sudata.
Quando Kakaroth torna a parlare, ti stupisce. «Era perché pensavi non ti avrebbero mai perdonato? O era una punizione per te stesso?»
Apri la bocca due volte prima che ti esca una sillaba. «... che?»
Lui si gratta di nuovo la nuca e abbassa lo sguardo, sembra in imbarazzo. Rare volte lo hai visto così, ed è sempre quando deve togliersi di dosso la maschera da imbecille e provare a parlare seriamente. Perché purtroppo – o per fortuna – sai che ne è capace ma non si impegna quasi mai.
«Lo fai sempre. Anche adesso lo fai. Stai evitando di parlare chiaro con Radish perché pensi di non meritare perdono».
Ti irrigidisci così tanto che ti si gonfiano le vene del collo. Vorresti urlargli che non è vero, ma sai che sarebbe una bugia. In parte, almeno, perché è anche Radish che non ti sta dando la possibilità di chiarire. E questa è un'altra bugia. Cadi di nuovo nel circolo delle bugie che ti piace raccontarti e nel quale rimani sempre invischiato.
Quello che esterni è una minaccia strozzata. «Chiudi il becco!»
I suoi occhi grandi tornano a fissarti, ti offre l'opportunità di uscire dal circolo con una mano tesa, ma non l'afferri, perché è quando qualcuno tenta di scoprirti che tu tiri fuori le unghie.
«Amico, sei sempre severo con te stesso. Dovresti davvero provare a perdonarti tu per primo».
Ed è qui che perdi il controllo. Ti infiammi, esplodi, inizi a graffiare. Lo afferri per il bavero e te lo tiri contro, quasi gli sferri una testata.
«Come cazzo... posso perdonarmi?» vorresti urlare, eppure non riesci. Il tuo tono è quasi spaventato, stanco, seppur furioso. «Lo sai chi ero. Sai quello che ho fatto. Sai tutto di me. Sai quali sono i miei incubi... Kakaroth» gli soffi in faccia, malgrado la tua rabbia lui non è spaventato. Anche lui non ha mai avuto paura di te. «Sai cosa mi tormenta, sai che sforzo ho dovuto fare per accettare il tuo... aiuto. Accettare di poter vivere con voi, diventare padre, un marito. Sai quante volte ho pensato di scappare via, allontanarmi, perché penso di non meritarmi niente» deglutisci e piano piano ammorbidisci la presa su di lui, che invece non si muove e ti ascolta e basta. «Tu sai tutto, anche se non te l'ho mai detto, e chissà come l'hai capito anche con quella testa bacata che ti ritrovi. E allora... se lo sai, come puoi pretendere che io mi perdoni?»

Il flusso di coscienza che ti esce è quanto di più sincero tu abbia partorito, qualcosa che a te stesso non avresti mai ammesso, ma sei riuscito a consegnare tra le mani di qualcun altro. Una confessione di quanto tu sia ancora troppo incasinato, nonostante tutto.
Kakaroth ti guarda e aspetta con pazienza che molli la presa. Sai che se si fosse trattato di qualcun altro avrebbe allungato le mani in un abbraccio ma, proprio siccome sa tutto di te, sa anche che se lo facesse tu lo Ki-blasteresti altrove. Quindi ti poggia solo una mano sulla spalla e la stringe. E già così è un contatto che detesti, ma che riesci a sopportare.
La pioggia ti sta appiattendo i capelli sulla fronte, i ciuffi ti fanno assomigliare a quel bambino spaventato che eri una vita fa. Li detesti, li pettini indietro con un gesto scomposto della mano, ma tanto sai che cadranno ancora.
«Se persino le divinità sono state pronte a perdonarti... è perché te lo meriti. E ok, so che rivedere le tue vecchie conoscenze ti ha riportato indietro di tanti anni e ti senti confuso, ma non confondere il te di prima con il te di adesso. Non sei più quel ragazzino, e non tornerai ad esserlo solo perché il tuo passato ora sembra più vicino».
Continui a fissarlo mentre prende tra le mani le tue insicurezze e le modella a suo piacimento, le analizza meglio di quello che riesci a fare tu, perché ci sei troppo dentro.
«Evidentemente sei meno scemo del previsto. Peccato che continui ad essere sordo» sbuffi, ancora sulla difensiva. Mentre provi a dargli le spalle e incrociare le braccia, lui blatera ancora.
«Andiamo, amico, sei una bella persona adesso! Cioè... un po' stronzo, a volte, ma-»
«COSA?!» lo interrompi, urlando. Ti volti di scatto e quasi gli occhi ti escono dalle orbite. E no, non perché ha osato insultarti, ma per come lo ha fatto. «Dio, la presenza di tuo fratello ti fa male! Guarda un po' che boccaccia che ti è venuta!» Vorresti celare un'espressione divertita, ma non ci riesci. Lui ride con te e si schiaffa una mano in faccia.
«Urca, Chichi mi ammazzerà...»
«E io l'aiuterò volentieri a occultare il cadavere!»
Ti concedi di ridacchiare ancora un poco – pochissimo – e poi vi incamminate verso l'uscita del bosco, di nuovo spalla contro spalla.

«Pensaci, a quello che ti ho detto. Una volta tanto che provo a dire cose intelligenti, ascoltale. Prova a darti una possibilità. Meriti più di quello che pensi» conclude, con un sorriso tirato.
Non concordi con quello che dice, ma ne sei comunque grato, perché sai che lui lo pensa sul serio. Te lo dice perché ci tiene a te, e ancora non capisci il perché.
«Pfff...» sbuffi e fingi indifferenza, ma ti esce male e lo fai ridere. Odi dover ammettere che senza di lui avresti già dato di matto, in tutta questa storia.
Si sporge verso di te e fa finta di suggerirti una risposta nell'orecchio. «Si dice “grazie”!»
Lo spingi via con una manata e lui te la restituisce mentre vi alzate in volo sotto la pioggia scrosciante.
«Grazie,» scandisci con un ghigno, «stronzo».


 
Continua...

Riferimenti:
-Il ricordo di inizio capitolo è preso - indovinate un po' - da "Mercenari". 
-"Kabu" tradotto dal giapponese è una specie di rapa dolce.
-Le cinque regioni del pianeta Sadala prendono nome dai primi cinque numeri in giapponese: Ichi, Ni, San, Shi, Go
-I nomi dei presidenti sono, come per qualsiasi nome Saiyan, presi da ortaggi e erbe aromartiche. 

ANGOLO DI EEVAA GRACE:
Buongiorno, gente dallo spazio! 
Come andiamo? Io continuo a desiderare le ferie più di ogni cosa al mondo. Che periodo!
Beh, scommetto che anche Vegeta desidera andare in ferie. Da solo. Su un'isola deserta ai confini dell'universo, piuttosto che affrontare tutto questo xD
Il chiarimento tra lui e Radish ancora non è avvenuto, ma stanno muovendo dei piccoli passi l'uno verso l'altro. Beh... poi c'è Goku che sta dando una piccola spinta.
Vi avevo promesso bromance? Bromance come se piovesse, qui.
E dei cinque presidenti cosa mi dite? Ho fatto abbastanza per renderli quasi tutti odiosi? XD
A prestissimo con il prossimo capitolo... che sarà bello tosto. Preparatevi!
Un abbraccio,
Grace

PS: vi sarete accorti che ho cambiato copertina. Negli ultimi tempi mi sono documentata su tutto il mondo delle AI ARTS e ho deciso che, per supportare chi crea arte, trovo che per me sia giusto non utilizzarle più. Ho cancellato la vecchia copertina della fanfiction che avevo realizzato in questo modo (incuriosita su come funzionasse, tempo fa avevo provato anche io per sperimentare) e chiedo scusa, ho sbagliato. Al suo posto, come copertina per GHOSTS, ora c'è la bellissima art che ho commissionato a Giosuè. 
 
  
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