Kima volava
bassa, sotto di lei gli alberi della foresta sfrecciavano veloci, in
una
macchia verde indistinta. Le ferite l'avevano indebolita, e ad ogni
colpo di
ali sentiva le forze venirgli meno, ma non si sarebbe arresa, e
stringendo i
denti continuò il suo volo verso Abàlon.
Sopra il suo dorso Rebekha era immersa in pensieri oscuri. La
ragazza non
riusciva a non pensare che avevano fatto un grosso errore a lasciare
Eragon
solo, contro lo spettro, nonostante fosse stato lui a insistere. Con
lucido
raziocinio si rese conto che anche se fosse riuscita a ritornare
indietro e avvertire
la regina non sarebbe state mai abbastanza veloci per poterlo salvare.
Perché
allora l'aveva mandata via?
Una fitta di dolore proveniente dal suo drago la riportò
improvvisamente alla
realtà.
Non possiamo continuare così. Dobbiamo fermarci
Kima. disse
improvvisamente.
Troppo stanca per opporsi Kima planò sul terreno. Erano
ancora ai margini della
foresta, e le mura di Abàlon erano lontane.
Non possiamo continuare così, devo curarti le
ferite
Eragon ci ha mandato via non certo perché aveva
bisogno di aiuto. Quindi,
ora, ti curerò. Non c'è motivo che tu debba
soffra senza motivo. Detto
questo Rebekha saltò agile dal suo dorso, e con occhio
attento prese a
esaminare le sue ferite. L'esile membrana che ricopriva le sue ali era
ricoperta di graffi ed escoriazioni, ma più gravi erano
state le lesioni
provocate dal passaggio dei dardi. Rebekha le accarezzò il
muso, rassicurandola
con pensieri e parole. Eragon le aveva insegnato diverse formule di
guarigione
a seconda della profondità delle ferite e quali tipi di
tessuto erano
lesionati.
Concentrandosi, Rebekha raggiunse il centro del suo potere, ma posto
lentamente
la sua mano sul primo foro di freccia dovette fermarsi. Qualcosa di
appuntito e
freddo si era poggiato sulla sua nuca.
- Non ti muovere. - la intimò una voce calda e profonda. Il
respiro di Rebekha
si fermò di colpo.
- E ora girati, lentamente. - proseguì la voce sconosciuta,
senza mai diminuire
la pressione. Rebekha sentì il basso ringhio di Kima che
agitava la sua coda minacciosa,
ma la lama alla sua nuca era troppo vicina perché la sua
compagna potesse fare
qualcosa.
La mente del suo avversario era potente e schermata da barriere. Ma
questo non
impedì a Rebekha di provare lo stesso ad assaltarla.
- Se fossi in te non ci proverei, Cavaliere. Anche se sei potente, io
sono più
esperto di te nelle arti magiche. - gli disse con un sorriso. Era stato
più un
consiglio che una minaccia, e quando Rebekha girò il volto,
lentamente, si trovò
di fronte allo stesso ragazzo che mesi addietro aveva affrontato a
Antàra. I
suoi occhi blu, come il mare, la fissavano tra il curioso e il
preoccupato:
- Come ha fatto il vostro drago a procurarsi quelle ferite? E dove si
trova ora
Eragon? Vi abbiamo visti arrivare insieme. – le chiese
abbassando leggermente
la spada.
Rebekha trattenne il respiro.
Kima che facciamo! chiese mentalmente alla sua
dragonessa
Non mi sembra abbia intenzioni cattive, ma ci sono altri con
lui e si stanno
avvicinando
La dragonessa non fece in tempo a finire la frase, che dalla boscaglia
emerse
un drago, di qualche spanna più grande di lei. Le sue squame
erano state di un
blu cupo e, nell'uscire, avevano catturato alcune foglie che ora le
cadevano
dai lati. Aveva un non so che di selvaggio e spaventoso allo stesso
tempo, al
cui fascino Kima non seppe sottrarsi.
Kima hanno un altro drago!
Lo so, ma non mi ricordavo ci fosse un'altra dragonessa, oltre a quella
di
Eragon. Rebekha stai attenta Rebekha
arretrò istintivamente verso il
proprio drago, quando vide un elfo e una ragazza sbucare dal fianco
della dragonessa.
- Murtagh? - chiamò la ragazza.
Gli occhi di Rebekha si ridussero a due fessuro all'udire quel nome.
Murtagh
era stato il fratello di Eragon, colui che si era sottratto alla
volontà della
regina, e che Isobel avrebbe voluto avere al suo fianco. Probabilmente
erano
stati lì per poterlo portare con loro. Con un pizzico di
delusione realizzò che
era questo probabilmente il motivo della loro uscita. Non poteva
veramente
credere che sarebbe rimasto sotto il controllo della regina solo per
lei. Questa
consapevolezza non gli impedì di provare tristezza.
- Chi è lei? - chiese subito l'elfo. Murtagh si
voltò, e con scatto fulmineo,
la ragazza approfittò della piccola distrazione, per
prendere la sua spada e
sottrarsi così alla lama di Za'roc.
- Sono Rebekha, cavaliere dei draghi della Regina di Zàkhara
Isobel, e lei è
Kima, la mia dragonessa. Ora ditemi chi siete voi. - disse con gli
occhi in
fiamme.
- Non vogliamo farvi del male. - gli
fece allora Murtagh, per nulla intimorito. Eragon le aveva insegnato
bene, ma
aveva ancora molto da imparare. Nel sollevare la spada, Rebekha aveva
incautamente
lasciato scoperto il fianco destro, come faceva sempre anche Reafly, e
Murtagh
ne approfittò per disarmarla, facendole saltare la lama, che
cadde ad alcune
iarde di distanza da lei. Rebekha emise un lamento quando
sentì il polso cedere
sotto la pressione del suo avversario. Murtagh la fissò con
un leggero ghigno
divertito:
- Ed ora puoi dirmi cosa vi è successo? -
Ti sei fatta sorprendere, di nuovo fu il commento
di Kima nella sua
mente.
I tuoi commenti non mi aiuteranno gli rispose la
ragazza con voce
irritata.
Murtagh era rimasto fermo a guardarla, e a Rebekha non trovò
altra soluzione
che rispondergli con la semplice verità
- Siamo stati attaccati da uno spettro. Eragon mi ha permesso di
fuggire per
andare a cercare aiuto. Probabilmente si stava riferiva a voi. Dovevate
vedervi,
Non è così? -
- Si Rebekha. Era questo il piano - le rispose Morgana.
- Dove è successo? - gli chiese Murtagh, per la prima volta
davvero
preoccupato.
- Non molto lontano se si procede a dorso a un drago. Molto di
più se si è a
piedi. Che cosa hai intenzione di fare? -
- Arrivare prima che sia troppo tardi. - il volto di Murtagh era teso.
- Se il tuo intento è di aiutare Eragon devi fidarti di me.
Come io mi fiderò
di te. Posso affrontare lo spettro, ma tu Rebekha mi dovrai guiderai
nel posto
dell'agguato. -
- D’accordo Cavaliere, voglio fidarmi. -
- Morgana tu puoi rimanere qui con Kima e Par - poi si rivolse solo a
Vespriana
con la mente
Mentre tu Vespriana, tu ci seguirai dall'alto. Qualunque cosa
succeda devi
assolutamente proteggerla dallo spettro, con tutti i mezzi.
Vespriana annui
in segno di assenso. Poi il ragazzo si rivolse nuovamente a Rebekha,
che lanciò
un significativo sguardo a Kima:
- Kima sarà al sicuro con Morgana, non devi temere per lei -
le disse Murtagh
di rimando.
Vai pure Bekha.
Rebekha le sorrise, poi rivolgendosi a Murtagh gli fece cenno di
seguirlo.
Inoltrati nel fitto della foresta presero entrambi a correre, con
Rebekha in
testa, seguito da Murtagh che la seguiva, cercando di non perdere il
passo.
Era molto veloce ed agile, pensò il ragazzo, e sembrava
essere completamente a
suo agio in quell'ambiente.
Raggiunsero la radura una ventina di minuti dopo. Ma come avevano
temuto di
Eragon o di Verschna non vi era più traccia.
I corpi dei quattro soldati e del mago giacevano al suolo, trafitti
dalle
frecce dello spettro. Murtagh analizzò attentamente il
terreno, e la sua
attenzione cadde subito su un dardo nero isolato dagli altri. Gli si
avvicinò,
e piegandosi sul terreno vi trovò le orme di due persone
distinte. Vi era stato
di certo un piccolo scontro, ma solo una di loro si era allontanata
dalla
radura con i propri piedi, l'altra, a giudicare dalla
profondità delle altre,
era stata portata di peso. Murtagh digrignò i denti. I suoi
sospetti si stavano
realizzando. Eragon deve essere stato portato via dallo spettro. Le sue
orme
finivano non troppo lontano, per proseguire con quelle di un cavallo
che si
inoltravano nel profondo della foresta, ma non erano in direzione di
Abàlon.
Riferita subito la sua scoperta a Rebekha, la ragazza prese a ragionare
su dove
lo spettro avrebbe potuto dirigersi.
- Verschna non può averlo riportato ad Abàlon -
Murtagh assentì di rimando:
- Deve essere un luogo dove possa agire nascosta da occhi indiscreti. -
- L'unico in grado di offrire protezione, e che si trova nelle
vicinanze è il
Gran Massiccio. - fece
allora Rebekha
dopo un attimo di silenzio, poi aggiunse
- Murtagh, chi è Durza, e perché Verschna ha
chiamato Eragon, Ammazzaspettri? -
- Durza? Come conosci il suo nome? -
- Lo spettro lo ha nominato. E ha detto qualcosa anche riguardo a un
conto in
sospeso. -
Lo sguardo di Murtagh si rabbuiò ancora di più.
- Deduco che tu non sappia neppure che cosa è realmente uno
spettro. -
La ragazza fece un cenno di no con la testa
- Gli spettri sono per lo più dei maghi, che praticando la
magia nera, ed
evocando spiriti per eseguire i loro ordini, ma sono stati da questi
sopraffatti, cadendo sotto il loro controllo. Sono più forti
di qualsiasi
essere umano. Con la spada sono veloci come un serpente e agili come un
felino,
e lo stesso con la magia. Ma soprattutto, non possono essere uccisi, o
almeno
non con un i semplice mezzi che si conoscono. L'unica
possibilità che si ha per
eliminare uno spettro è quello di trafiggerlo con un colpo
dritto al cuore.
Solo tre persone, in Alagaësia, sono state in grado di
compiere questa impresa.
Uno di queste è Eragon. - Murtagh alzò la testa
in direzione delle orme del
cavallo
- Dobbiamo trovarlo, prima che lo spettro compi la sua vendetta. -
Con un messaggio mentale, Murtagh informò a Vespriana delle
loro scoperte, e
della loro prossima meta.
Quando usciremo dalla foresta dovrai volare molto in alto, non
possiamo
rischiare che qualcuno ti scorga proprio adesso.
La dragonessa fece qualche giro sopra di loro poi puntò
verso l'alto fino a
diventare un piccolo puntino nel cielo.
- Ora andiamo. -
***
Isobel sentiva
nell’aria che qualcosa stava per accadere
Verschna era
partita da Abàlon da due giorni senza dare sue notizie.
Isobel sapeva che il
tradimento era insito negli spettri. Per questo la regina
l’aveva fatto
accompagnare da un gruppo dei suoi soldati più esperti con
il compito di
sorvegliarla, e di riferirgli qualsiasi particolare sospetto riguardo
alla sua
condotta.
Quando la porta della stanza venne aperta di colpo, e un soldato le
venne
incontro con il fiato in gola Isobel non si fece illusioni a riguardo.
- Maestà ... le...le guardie che erano con Lady Verschna.
Sono state uccise, e
i loro corpi trovati dilaniati vicino alla torre nord, ma di Verschna
non c'è
traccia -
Il volto della regina divenne una maschera di rabbia, e il soldato
abbassò il
volto tremante.
- Radunate la squadra speciale dei tiratori scelti, e mandateli da me
subito.
Che i corpi dei soldati siano portati via, e che alle loro famiglie gli
venga
subito retribuito un vitalizio. Ogni voce sull'episodio deve essere
messa a
tacere. Ora andate. -
Isobel tentò di mettersi subito in contato con Rebekha. Ma
la mente della
ragazza era serrata da potenti barriere. C'era stato qualcun'altra con
lui.
Il sorriso sul volto di Isobel si allargò quando
capì che si trattava di
Murtagh. La fortuna, dopo tutto, continuava ad arriderle.
La regina non avrebbe mai sperato di poter rincontrare il maggiore dei
due
fratelli prima della battaglia.
Se solo fosse riuscita a farlo tornare al suo fianco la sua vittoria
sarebbe
stata schiacciante. Con i due cavalieri e con Rebekha, re Arold non
avrebbero
avuto modo di opporsi a lei.
La regina andò dritta nei quartieri della caserma, verso
l'armeria.
Aveva impiegato molti mesi, per addestrare una squadra capace di
assemblare e
maneggiare le dieci baionette che aveva difronte. Quella sarebbe stata
un'ottima occasione per collaudare la loro efficacia in una vera
battaglia. –
-
Maestà, i
soldati sono pronti -
- Molto bene. Prendete le vostre armi e le munizioni. Oggi scriveremo
la storia
di questa guerra. -
***
l complesso
roccioso del gran massiccio si ergeva di fronte a Murtagh e Rebekha in
tutta la
sua maestosità. Le orme di zoccoli del cavallo di Verschna
si fermavano proprio
alle sue pendici, segno che lo spettro si era andata a nascondere da
qualche
parte nel suo interno.
Si erano appena inoltrati tra le rocce quando Murtagh si
fermò.
- Dobbiamo separarci, in questo modo avremo più
possibilità di trovarli.
Vespriana starà al tuo fianco.
- Non
tentare di affrontare Verschna da sola. Aspetta che io vi raggiunga,
poi voi
due allontanatevi. -
- D'accordo. - gli fece Rebekha, senza troppa convinzione, e dopo altre
raccomandazioni rivolte a Vespriana, si separarono: Rebekha e la
dragonessa si
diressero a nord, Murtagh a sud.
Il cavaliere cremisi vagò a lungo senza trovare alcuna
traccia, fino a quando,
vicino al tramonto, non si ritrovò a dall'altra parte della
catena montuosa. Le
rocce, che finivano a strapiombo su una spiaggia molto stretta,
riflettevano
ora i raggi rossi del sole che scendeva lento alle loro spalle. Murtagh
sospirò, non aveva trovato nulla che potesse portarlo al
fratello, ed anche
Rebekha non si era ancora fatta sentire.
La giornata era giunta al termine, e nulla di quello che aveva
programmato era
andato a buon fine. Rebekha ed Eragon sarebbero dovuti già
rientrare al
castello, e non vedendoli arrivare avrebbe di certo messo in allarme
Isobel.
Tutto sarebbe diventato più difficile ora.
***
Dalla parte
opposta Rebekha era a fianco di Vespriana. Il sole stava calando e la
ragazza
aveva ripreso il cammino del ritorno, quando la luce radente le
rivelò una
piccola entrata, su un lato di un grande sperone che prima non aveva
notato.
Vedo a vedere che cos’è. Tu rimani qui. Disse
alla giovane dragonessa
blu. L'entrata era stata troppo piccola per la creatura, che riluttante
acconsentì alla ragazza di indagare.
Stai attenta
Ritornerò subito.
Rebekha venne presto inghiottita dall'oscurità della grotta.
Il buio nella
galleria era stato totale, e Rebecca decise si utilizzare un piccolo
incantesimo per creare un po’ di luce.
- Garjzla. - mormorò piano. La piccola
fiamma prese forma davanti alla
ragazza e illuminò l'ambiente. Rebekha si ritrovò
in uno stretto corridoio che
proseguiva in avanti senza che ne potesse vedere la fine. Decise allora
di
estendere la propria mente e sondare il tunnel. Era stato
apparentemente senza
vita, a parte le minuscole forme di vite dei licheni e delle muffe che
crescevano
lungo le pareti umide della roccia, e proseguendo in
profondità il risultato
della sua indagine non cambiava. Stava appena pensando di abbandonare
l'ispezione, e tornare indietro da Vespriana, quando venne colpita da
un
piccolo particolare. C'era stata un’interferenza, nelle sue
percezioni o,
meglio, un vuoto in essa, che non aveva nulla di naturale. Il segnale
veniva da
qualche parte imprecisa alla fine del tunnel. Rebekha non aveva dubbi
doveva
trattarsi del covo dello spettro. Il primo istinto della ragazza fu
quello di proseguire
all'interno, in direzione del vuoto che aveva avvertito, ma si
bloccò di colpo,
ricordando le raccomandazioni di Murtagh. Fece immediatamente dietro
front e
cercò di avvertire Vespriana, ma prima che potesse dire o
fare altro, qualcosa
la colpì dietro la nuca. Poi intorno a lei tutto divenne
nero.
***
Quando
Eragon rinvenne, dopo ore, si ritrovò disteso sul terreno
umido di una grotta.
La sua visione era offuscata e impiegò alcuni minuti
perché ritornasse chiara.
Non ricordava affatto come poteva essere finito lì, ma
qualcosa non gli
tornava. Poi capì: non c'erano state montagne dove era stato
attaccato. Gli
unici monti, nelle vicinanze, si trovavano dall'altra parte della
foresta. L’affioramento
del Gran Massiccio, e questo poteva significare solo che lo spettro
doveva aver
viaggiato un bel tratto per poterlo portare fin li. Ma dove era il lì?
Dandosi uno
sguardo intorno, Eragon poté scorgere due fuochi ardere ai
due lati della
grotta, ma allarmato notò che non vi erano state uscite. La
stanza sembrava
essere completamente chiusa e circondata dalla fredda roccia.
Eragon si girò lentamente da un lato, la testa gli doleva
terribilmente, con
molta probabilità a causa del sonnifero che gli era stato
dato. Ma qualcosa era
cambiato in lui. Di scatto Eragon si tirò su a sedere
elettrizzato. Poteva
sentire la magia nuovamente ai margini della sua coscienza.
Istintivamente il
suo sguardo andò al suo palmo destro, e al Gedwey-ignasia
impresso
sopra. Il marchio brillava nuovamente di luce argentea, il collo era
libero dal
collare che bloccavano l’accesso al nucleo della su magia.
Perché Verschna lo aveva
liberato?
Eragon non riusciva a trovare una spiegazione.
Tentò allora di contattare con la mente Murtagh. Avrebbe
dovuto incontrarlo
ormai da tempo e probabilmente lo stava cercando. Eragon si rese conto
subito
che una barriera bloccava ogni cosa al di fuori della grotta. Nulla
poteva
penetrare al suo interno, ne poteva uscirne.
I suoi poteri erano ritornati, ma la sua capacità di usarli
erano ancora basse,
e non era ancora in grado di contrastare il potere dello spettro.
Che cosa aveva in mente di fare? Eragon respirò adagio, e
appoggiandosi alla
roccia, si tirò in piedi. In quel momento da un angolo buio
della grotta una
figura ammantata avanzò lentamente verso di lui.
- Finalmente ti sei svegliato, Ammazza-spettri. - Eragon
fissò la figura con
occhi stanchi.
- Verschna. Che cosa vuoi esattamente da me? -
- Prendermi la mia vendetta, naturalmente. - gli rispose lo spettro con
ilarità.
- in un duello alla pari. Solo tu ed io. E quando ti avrò
battuto, sarà per me
un piacere eliminare questa terra della tua presenza. -
- Perché combattermi, quando avresti potuto eliminarmi
facilmente molto tempo
prima? - chiese Eragon, staccandosi lentamente dal muro.
Lo spettro gli rise sommesso
- Il primo giorno ti ho battuto con troppa facilità. Non
c'è gloria
nell'affrontare un avversario debole. Non lo pensi anche tu? - Eragon
la guardò
senza rispondere. Lo spettro proseguì:
- Così ti abbiamo portato qui, e liberato da quel ridicolo
collare, ridandovi
la facoltà di usare la magia. -
- Un gesto molto gentile da parte tua - rispose Eragon con una smorfia.
Il pensiero, del suo recente fallimento non lo confortava. Come a
leggergli nel
pensiero Verschna gli rispose pronta:
- Oh, la barriera che ho tessuto intorno a noi è solo una
precauzione Eragon. Non
posso rischiare che tuo fratello Murtagh possa raggiungerci e aiutarti.
- Il volto di
Eragon sbiancò all'udire il suo
nome.
- Oh, si ero a conoscenza del vostro piano fin dall'inizio. Non ho
detto nulla
a Isobel, non preoccuparti. Come ti ho già detto, non voglio
interferenze da
parte di nessuno. Tanto meno di un una folle regina con la mania del
controllo.
Siamo noi due. -
- Ma io non ho intensione di combattervi; puoi fare di me quello che
vuoi
Verschna. Uccidimi pure, ma non mi abbasserò mai a
soddisfare un vostro inutile
piacere. -
Sul volto dello spettro comparve un’ombra d'ira, che
scomparve l'attimo
successivo, quando dando un fugace sguardo alle sue spalle, gli sorrise
malignamente.
- immaginavo che avreste fatto un'obiezione del genere. Il nobile
Eragon
Ammazzaspettri si batte solo per cause giuste, vero? E così
mi costringi a fare
ciò che non avrei voluto. - aggiunse infine, in un tono di
falso dispiacere.
Poi a un cenno della sua mano, la sagoma di una persona venne
illuminata da un cono
di luce. Era Rebekha.
- L’ho
sorpresa
che curiosava nel posto sbagliato – Eragon si girò
di scatto verso lo spettro.
- Lei non
c’entra
con noi due. lasciala andare! -
- Vedo con piacere che ti sta a cuore la sua sorte. Voglio fare una
piccola
scommesse con te allora. Per rendere più interessante il
nostro incontro. Se ti
rifiuti di batterti lei morirà, ma se combatterai con il
massimo delle tue
forze e riuscirai a colpirmi anche solo una volta, durante il duello,
allora potrà
salvarsi. -
Era stato un gioco crudele, ma Eragon non aveva scelta, avrebbe
accettato la
sfida.
- Che cosa mi rispondi adesso Cavaliere? -
Eragon digrignò i denti, e lo spettro gli sorrise divertito
- Dimenticavo – aggiunse - per l'occasione ci siamo permessi
di prendere la
vostra spada. Spero lo apprezzerai.
L’abbiamo trovata tra gli oggetti che la regina conserva
nell'armeria reale. -
Eragon vide improvvisamente Speranza, brillare alla luce dei due
fuochi, tra le
esili mani dello spettro. La spada venne poi lanciata nella sua
direzione.
Eragon prese la lama al volo, e stringendola tra le mani,
acquisì l'energia
immagazzinata nella pietra incastonata all'estremo della sua
impugnatura.
Quella poteva essere la sua unica possibilità di resistere
allo spettro.
Verschna gli sorrise melliflua:
- Molto bene. Sei pronto Ammazzaspettri? -
In risposta Eragon alzò la sua lama e, mettendosi in
posizione di attacco,
avanzò verso il centro dei due fuochi, dove Verschna lo
attendeva, pronta per
la sfida.