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Autore: stefy_81    27/06/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Kima volava bassa, sotto di lei gli alberi della foresta sfrecciavano veloci, in una macchia verde indistinta. Le ferite l'avevano indebolita, e ad ogni colpo di ali sentiva le forze venirgli meno, ma non si sarebbe arresa, e stringendo i denti continuò il suo volo verso Abàlon.
Sopra il suo dorso Rebekha era immersa in pensieri oscuri. La ragazza non riusciva a non pensare che avevano fatto un grosso errore a lasciare Eragon solo, contro lo spettro, nonostante fosse stato lui a insistere. Con lucido raziocinio si rese conto che anche se fosse riuscita a ritornare indietro e avvertire la regina non sarebbe state mai abbastanza veloci per poterlo salvare. Perché allora l'aveva mandata via?
Una fitta di dolore proveniente dal suo drago la riportò improvvisamente alla realtà.
Non possiamo continuare così. Dobbiamo fermarci Kima. disse improvvisamente.
Troppo stanca per opporsi Kima planò sul terreno. Erano ancora ai margini della foresta, e le mura di Abàlon erano lontane.
Non possiamo continuare così, devo curarti le ferite 
Eragon ci ha mandato via non certo perché aveva bisogno di aiuto. Quindi, ora, ti curerò. Non c'è motivo che tu debba soffra senza motivo. Detto questo Rebekha saltò agile dal suo dorso, e con occhio attento prese a esaminare le sue ferite. L'esile membrana che ricopriva le sue ali era ricoperta di graffi ed escoriazioni, ma più gravi erano state le lesioni provocate dal passaggio dei dardi. Rebekha le accarezzò il muso, rassicurandola con pensieri e parole. Eragon le aveva insegnato diverse formule di guarigione a seconda della profondità delle ferite e quali tipi di tessuto erano lesionati.
Concentrandosi, Rebekha raggiunse il centro del suo potere, ma posto lentamente la sua mano sul primo foro di freccia dovette fermarsi. Qualcosa di appuntito e freddo si era poggiato sulla sua nuca.
- Non ti muovere. - la intimò una voce calda e profonda. Il respiro di Rebekha si fermò di colpo.
- E ora girati, lentamente. - proseguì la voce sconosciuta, senza mai diminuire la pressione. Rebekha sentì il basso ringhio di Kima che agitava la sua coda minacciosa, ma la lama alla sua nuca era troppo vicina perché la sua compagna potesse fare qualcosa.
La mente del suo avversario era potente e schermata da barriere. Ma questo non impedì a Rebekha di provare lo stesso ad assaltarla.
- Se fossi in te non ci proverei, Cavaliere. Anche se sei potente, io sono più esperto di te nelle arti magiche. - gli disse con un sorriso. Era stato più un consiglio che una minaccia, e quando Rebekha girò il volto, lentamente, si trovò di fronte allo stesso ragazzo che mesi addietro aveva affrontato a Antàra. I suoi occhi blu, come il mare, la fissavano tra il curioso e il preoccupato:
- Come ha fatto il vostro drago a procurarsi quelle ferite? E dove si trova ora Eragon? Vi abbiamo visti arrivare insieme. – le chiese abbassando leggermente la spada.
Rebekha trattenne il respiro.
Kima che facciamo! chiese mentalmente alla sua dragonessa
Non mi sembra abbia intenzioni cattive, ma ci sono altri con lui e si stanno avvicinando
La dragonessa non fece in tempo a finire la frase, che dalla boscaglia emerse un drago, di qualche spanna più grande di lei. Le sue squame erano state di un blu cupo e, nell'uscire, avevano catturato alcune foglie che ora le cadevano dai lati. Aveva un non so che di selvaggio e spaventoso allo stesso tempo, al cui fascino Kima non seppe sottrarsi.
Kima hanno un altro drago!
Lo so, ma non mi ricordavo ci fosse un'altra dragonessa, oltre a quella di Eragon
. Rebekha stai attenta Rebekha arretrò istintivamente verso il proprio drago, quando vide un elfo e una ragazza sbucare dal fianco della dragonessa.
- Murtagh? - chiamò la ragazza.
Gli occhi di Rebekha si ridussero a due fessuro all'udire quel nome. Murtagh era stato il fratello di Eragon, colui che si era sottratto alla volontà della regina, e che Isobel avrebbe voluto avere al suo fianco. Probabilmente erano stati lì per poterlo portare con loro. Con un pizzico di delusione realizzò che era questo probabilmente il motivo della loro uscita. Non poteva veramente credere che sarebbe rimasto sotto il controllo della regina solo per lei. Questa consapevolezza non gli impedì di provare tristezza.
- Chi è lei? - chiese subito l'elfo. Murtagh si voltò, e con scatto fulmineo, la ragazza approfittò della piccola distrazione, per prendere la sua spada e sottrarsi così alla lama di Za'roc.
- Sono Rebekha, cavaliere dei draghi della Regina di Zàkhara Isobel, e lei è Kima, la mia dragonessa. Ora ditemi chi siete voi. - disse con gli occhi in fiamme.
- Non vogliamo farvi del male. -  gli fece allora Murtagh, per nulla intimorito. Eragon le aveva insegnato bene, ma aveva ancora molto da imparare. Nel sollevare la spada, Rebekha aveva incautamente lasciato scoperto il fianco destro, come faceva sempre anche Reafly, e Murtagh ne approfittò per disarmarla, facendole saltare la lama, che cadde ad alcune iarde di distanza da lei. Rebekha emise un lamento quando sentì il polso cedere sotto la pressione del suo avversario. Murtagh la fissò con un leggero ghigno divertito:
- Ed ora puoi dirmi cosa vi è successo? -
Ti sei fatta sorprendere, di nuovo fu il commento di Kima nella sua mente.
I tuoi commenti non mi aiuteranno gli rispose la ragazza con voce irritata.
Murtagh era rimasto fermo a guardarla, e a Rebekha non trovò altra soluzione che rispondergli con la semplice verità
- Siamo stati attaccati da uno spettro. Eragon mi ha permesso di fuggire per andare a cercare aiuto. Probabilmente si stava riferiva a voi. Dovevate vedervi, Non è così? -
- Si Rebekha. Era questo il piano - le rispose Morgana.
- Dove è successo? - gli chiese Murtagh, per la prima volta davvero preoccupato.
- Non molto lontano se si procede a dorso a un drago. Molto di più se si è a piedi. Che cosa hai intenzione di fare? -
- Arrivare prima che sia troppo tardi. - il volto di Murtagh era teso.
- Se il tuo intento è di aiutare Eragon devi fidarti di me. Come io mi fiderò di te. Posso affrontare lo spettro, ma tu Rebekha mi dovrai guiderai nel posto dell'agguato. -
- D’accordo Cavaliere, voglio fidarmi. -
- Morgana tu puoi rimanere qui con Kima e Par - poi si rivolse solo a Vespriana con la mente
Mentre tu Vespriana, tu ci seguirai dall'alto. Qualunque cosa succeda devi assolutamente proteggerla dallo spettro, con tutti i mezzi. Vespriana annui in segno di assenso. Poi il ragazzo si rivolse nuovamente a Rebekha, che lanciò un significativo sguardo a Kima:
- Kima sarà al sicuro con Morgana, non devi temere per lei - le disse Murtagh di rimando.
Vai pure Bekha.
Rebekha le sorrise, poi rivolgendosi a Murtagh gli fece cenno di seguirlo.
Inoltrati nel fitto della foresta presero entrambi a correre, con Rebekha in testa, seguito da Murtagh che la seguiva, cercando di non perdere il passo.
Era molto veloce ed agile, pensò il ragazzo, e sembrava essere completamente a suo agio in quell'ambiente.
Raggiunsero la radura una ventina di minuti dopo. Ma come avevano temuto di Eragon o di Verschna non vi era più traccia.
I corpi dei quattro soldati e del mago giacevano al suolo, trafitti dalle frecce dello spettro. Murtagh analizzò attentamente il terreno, e la sua attenzione cadde subito su un dardo nero isolato dagli altri. Gli si avvicinò, e piegandosi sul terreno vi trovò le orme di due persone distinte. Vi era stato di certo un piccolo scontro, ma solo una di loro si era allontanata dalla radura con i propri piedi, l'altra, a giudicare dalla profondità delle altre, era stata portata di peso. Murtagh digrignò i denti. I suoi sospetti si stavano realizzando. Eragon deve essere stato portato via dallo spettro. Le sue orme finivano non troppo lontano, per proseguire con quelle di un cavallo che si inoltravano nel profondo della foresta, ma non erano in direzione di Abàlon.
Riferita subito la sua scoperta a Rebekha, la ragazza prese a ragionare su dove lo spettro avrebbe potuto dirigersi.
- Verschna non può averlo riportato ad Abàlon - Murtagh assentì di rimando:
- Deve essere un luogo dove possa agire nascosta da occhi indiscreti. -
- L'unico in grado di offrire protezione, e che si trova nelle vicinanze è il Gran Massiccio. -  fece allora Rebekha dopo un attimo di silenzio, poi aggiunse
- Murtagh, chi è Durza, e perché Verschna ha chiamato Eragon, Ammazzaspettri? -
- Durza? Come conosci il suo nome? -
- Lo spettro lo ha nominato. E ha detto qualcosa anche riguardo a un conto in sospeso. -
Lo sguardo di Murtagh si rabbuiò ancora di più.
- Deduco che tu non sappia neppure che cosa è realmente uno spettro. -
La ragazza fece un cenno di no con la testa
- Gli spettri sono per lo più dei maghi, che praticando la magia nera, ed evocando spiriti per eseguire i loro ordini, ma sono stati da questi sopraffatti, cadendo sotto il loro controllo. Sono più forti di qualsiasi essere umano. Con la spada sono veloci come un serpente e agili come un felino, e lo stesso con la magia. Ma soprattutto, non possono essere uccisi, o almeno non con un i semplice mezzi che si conoscono. L'unica possibilità che si ha per eliminare uno spettro è quello di trafiggerlo con un colpo dritto al cuore. Solo tre persone, in Alagaësia, sono state in grado di compiere questa impresa. Uno di queste è Eragon. - Murtagh alzò la testa in direzione delle orme del cavallo
- Dobbiamo trovarlo, prima che lo spettro compi la sua vendetta. -
Con un messaggio mentale, Murtagh informò a Vespriana delle loro scoperte, e della loro prossima meta.
Quando usciremo dalla foresta dovrai volare molto in alto, non possiamo rischiare che qualcuno ti scorga proprio adesso.
La dragonessa fece qualche giro sopra di loro poi puntò verso l'alto fino a diventare un piccolo puntino nel cielo.
- Ora andiamo. -

***

Isobel sentiva nell’aria che qualcosa stava per accadere

Verschna era partita da Abàlon da due giorni senza dare sue notizie. Isobel sapeva che il tradimento era insito negli spettri. Per questo la regina l’aveva fatto accompagnare da un gruppo dei suoi soldati più esperti con il compito di sorvegliarla, e di riferirgli qualsiasi particolare sospetto riguardo alla sua condotta.
Quando la porta della stanza venne aperta di colpo, e un soldato le venne incontro con il fiato in gola Isobel non si fece illusioni a riguardo.
- Maestà ... le...le guardie che erano con Lady Verschna. Sono state uccise, e i loro corpi trovati dilaniati vicino alla torre nord, ma di Verschna non c'è traccia -
Il volto della regina divenne una maschera di rabbia, e il soldato abbassò il volto tremante.
- Radunate la squadra speciale dei tiratori scelti, e mandateli da me subito. Che i corpi dei soldati siano portati via, e che alle loro famiglie gli venga subito retribuito un vitalizio. Ogni voce sull'episodio deve essere messa a tacere. Ora andate. -
Isobel tentò di mettersi subito in contato con Rebekha. Ma la mente della ragazza era serrata da potenti barriere. C'era stato qualcun'altra con lui.
Il sorriso sul volto di Isobel si allargò quando capì che si trattava di Murtagh. La fortuna, dopo tutto, continuava ad arriderle.
La regina non avrebbe mai sperato di poter rincontrare il maggiore dei due fratelli prima della battaglia.
Se solo fosse riuscita a farlo tornare al suo fianco la sua vittoria sarebbe stata schiacciante. Con i due cavalieri e con Rebekha, re Arold non avrebbero avuto modo di opporsi a lei.
La regina andò dritta nei quartieri della caserma, verso l'armeria.
Aveva impiegato molti mesi, per addestrare una squadra capace di assemblare e maneggiare le dieci baionette che aveva difronte. Quella sarebbe stata un'ottima occasione per collaudare la loro efficacia in una vera battaglia. –

- Maestà, i soldati sono pronti -
- Molto bene. Prendete le vostre armi e le munizioni. Oggi scriveremo la storia di questa guerra. -

***

l complesso roccioso del gran massiccio si ergeva di fronte a Murtagh e Rebekha in tutta la sua maestosità. Le orme di zoccoli del cavallo di Verschna si fermavano proprio alle sue pendici, segno che lo spettro si era andata a nascondere da qualche parte nel suo interno.
Si erano appena inoltrati tra le rocce quando Murtagh si fermò.
- Dobbiamo separarci, in questo modo avremo più possibilità di trovarli. Vespriana starà al tuo fianco.

- Non tentare di affrontare Verschna da sola. Aspetta che io vi raggiunga, poi voi due allontanatevi. -
- D'accordo. - gli fece Rebekha, senza troppa convinzione, e dopo altre raccomandazioni rivolte a Vespriana, si separarono: Rebekha e la dragonessa si diressero a nord, Murtagh a sud.
Il cavaliere cremisi vagò a lungo senza trovare alcuna traccia, fino a quando, vicino al tramonto, non si ritrovò a dall'altra parte della catena montuosa. Le rocce, che finivano a strapiombo su una spiaggia molto stretta, riflettevano ora i raggi rossi del sole che scendeva lento alle loro spalle. Murtagh sospirò, non aveva trovato nulla che potesse portarlo al fratello, ed anche Rebekha non si era ancora fatta sentire.
La giornata era giunta al termine, e nulla di quello che aveva programmato era andato a buon fine. Rebekha ed Eragon sarebbero dovuti già rientrare al castello, e non vedendoli arrivare avrebbe di certo messo in allarme Isobel. Tutto sarebbe diventato più difficile ora.

***

Dalla parte opposta Rebekha era a fianco di Vespriana. Il sole stava calando e la ragazza aveva ripreso il cammino del ritorno, quando la luce radente le rivelò una piccola entrata, su un lato di un grande sperone che prima non aveva notato.
Vedo a vedere che cos’è. Tu rimani qui. Disse alla giovane dragonessa blu. L'entrata era stata troppo piccola per la creatura, che riluttante acconsentì alla ragazza di indagare.
Stai attenta
Ritornerò subito.

Rebekha venne presto inghiottita dall'oscurità della grotta. Il buio nella galleria era stato totale, e Rebecca decise si utilizzare un piccolo incantesimo per creare un po’ di luce.
- Garjzla. - mormorò piano. La piccola fiamma prese forma davanti alla ragazza e illuminò l'ambiente. Rebekha si ritrovò in uno stretto corridoio che proseguiva in avanti senza che ne potesse vedere la fine. Decise allora di estendere la propria mente e sondare il tunnel. Era stato apparentemente senza vita, a parte le minuscole forme di vite dei licheni e delle muffe che crescevano lungo le pareti umide della roccia, e proseguendo in profondità il risultato della sua indagine non cambiava. Stava appena pensando di abbandonare l'ispezione, e tornare indietro da Vespriana, quando venne colpita da un piccolo particolare. C'era stata un’interferenza, nelle sue percezioni o, meglio, un vuoto in essa, che non aveva nulla di naturale. Il segnale veniva da qualche parte imprecisa alla fine del tunnel. Rebekha non aveva dubbi doveva trattarsi del covo dello spettro. Il primo istinto della ragazza fu quello di proseguire all'interno, in direzione del vuoto che aveva avvertito, ma si bloccò di colpo, ricordando le raccomandazioni di Murtagh. Fece immediatamente dietro front e cercò di avvertire Vespriana, ma prima che potesse dire o fare altro, qualcosa la colpì dietro la nuca. Poi intorno a lei tutto divenne nero.

***

Quando Eragon rinvenne, dopo ore, si ritrovò disteso sul terreno umido di una grotta. La sua visione era offuscata e impiegò alcuni minuti perché ritornasse chiara.
Non ricordava affatto come poteva essere finito lì, ma qualcosa non gli tornava. Poi capì: non c'erano state montagne dove era stato attaccato. Gli unici monti, nelle vicinanze, si trovavano dall'altra parte della foresta. L’affioramento del Gran Massiccio, e questo poteva significare solo che lo spettro doveva aver viaggiato un bel tratto per poterlo portare fin li. Ma dove era il ?

Dandosi uno sguardo intorno, Eragon poté scorgere due fuochi ardere ai due lati della grotta, ma allarmato notò che non vi erano state uscite. La stanza sembrava essere completamente chiusa e circondata dalla fredda roccia.
Eragon si girò lentamente da un lato, la testa gli doleva terribilmente, con molta probabilità a causa del sonnifero che gli era stato dato. Ma qualcosa era cambiato in lui. Di scatto Eragon si tirò su a sedere elettrizzato. Poteva sentire la magia nuovamente ai margini della sua coscienza. Istintivamente il suo sguardo andò al suo palmo destro, e al Gedwey-ignasia impresso sopra. Il marchio brillava nuovamente di luce argentea, il collo era libero dal collare che bloccavano l’accesso al nucleo della su magia. Perché Verschna lo aveva liberato?
Eragon non riusciva a trovare una spiegazione.

Tentò allora di contattare con la mente Murtagh. Avrebbe dovuto incontrarlo ormai da tempo e probabilmente lo stava cercando. Eragon si rese conto subito che una barriera bloccava ogni cosa al di fuori della grotta. Nulla poteva penetrare al suo interno, ne poteva uscirne.
I suoi poteri erano ritornati, ma la sua capacità di usarli erano ancora basse, e non era ancora in grado di contrastare il potere dello spettro.
Che cosa aveva in mente di fare? Eragon respirò adagio, e appoggiandosi alla roccia, si tirò in piedi. In quel momento da un angolo buio della grotta una figura ammantata avanzò lentamente verso di lui.
- Finalmente ti sei svegliato, Ammazza-spettri. - Eragon fissò la figura con occhi stanchi.
- Verschna. Che cosa vuoi esattamente da me? -
- Prendermi la mia vendetta, naturalmente. - gli rispose lo spettro con ilarità.
- in un duello alla pari. Solo tu ed io. E quando ti avrò battuto, sarà per me un piacere eliminare questa terra della tua presenza. -
- Perché combattermi, quando avresti potuto eliminarmi facilmente molto tempo prima? - chiese Eragon, staccandosi lentamente dal muro.
Lo spettro gli rise sommesso
- Il primo giorno ti ho battuto con troppa facilità. Non c'è gloria nell'affrontare un avversario debole. Non lo pensi anche tu? - Eragon la guardò senza rispondere. Lo spettro proseguì:
- Così ti abbiamo portato qui, e liberato da quel ridicolo collare, ridandovi la facoltà di usare la magia. -
- Un gesto molto gentile da parte tua - rispose Eragon con una smorfia.
Il pensiero, del suo recente fallimento non lo confortava. Come a leggergli nel pensiero Verschna gli rispose pronta:
- Oh, la barriera che ho tessuto intorno a noi è solo una precauzione Eragon. Non posso rischiare che tuo fratello Murtagh possa raggiungerci e aiutarti. -  Il volto di Eragon sbiancò all'udire il suo nome.
- Oh, si ero a conoscenza del vostro piano fin dall'inizio. Non ho detto nulla a Isobel, non preoccuparti. Come ti ho già detto, non voglio interferenze da parte di nessuno. Tanto meno di un una folle regina con la mania del controllo. Siamo noi due. -
- Ma io non ho intensione di combattervi; puoi fare di me quello che vuoi Verschna. Uccidimi pure, ma non mi abbasserò mai a soddisfare un vostro inutile piacere. -
Sul volto dello spettro comparve un’ombra d'ira, che scomparve l'attimo successivo, quando dando un fugace sguardo alle sue spalle, gli sorrise malignamente.
- immaginavo che avreste fatto un'obiezione del genere. Il nobile Eragon Ammazzaspettri si batte solo per cause giuste, vero? E così mi costringi a fare ciò che non avrei voluto. - aggiunse infine, in un tono di falso dispiacere.
Poi a un cenno della sua mano, la sagoma di una persona venne illuminata da un cono di luce. Era Rebekha.

- L’ho sorpresa che curiosava nel posto sbagliato – Eragon si girò di scatto verso lo spettro.

- Lei non c’entra con noi due. lasciala andare! -
- Vedo con piacere che ti sta a cuore la sua sorte. Voglio fare una piccola scommesse con te allora. Per rendere più interessante il nostro incontro. Se ti rifiuti di batterti lei morirà, ma se combatterai con il massimo delle tue forze e riuscirai a colpirmi anche solo una volta, durante il duello, allora potrà salvarsi. -
Era stato un gioco crudele, ma Eragon non aveva scelta, avrebbe accettato la sfida.
- Che cosa mi rispondi adesso Cavaliere? -
Eragon digrignò i denti, e lo spettro gli sorrise divertito
- Dimenticavo – aggiunse - per l'occasione ci siamo permessi di prendere la vostra spada. Spero lo apprezzerai.
L’abbiamo trovata tra gli oggetti che la regina conserva nell'armeria reale. -
Eragon vide improvvisamente Speranza, brillare alla luce dei due fuochi, tra le esili mani dello spettro. La spada venne poi lanciata nella sua direzione.
Eragon prese la lama al volo, e stringendola tra le mani, acquisì l'energia immagazzinata nella pietra incastonata all'estremo della sua impugnatura. Quella poteva essere la sua unica possibilità di resistere allo spettro.
Verschna gli sorrise melliflua:
- Molto bene. Sei pronto Ammazzaspettri? -
In risposta Eragon alzò la sua lama e, mettendosi in posizione di attacco, avanzò verso il centro dei due fuochi, dove Verschna lo attendeva, pronta per la sfida.

  
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