Nota:
Qualche
tempo fa ho letto Riunione Plenaria di Ai_1978 e ne sono rimasta
affascinata.
Ci ho rimuginato parecchio e, dopo aver avuto il benestare
dell’autrice che
detiene l’idea originale, ho deciso di provare a cimentarmi
con qualcosa di
simile ambientato anni dopo.
Leggere
quello scritto mi aveva divertita, ma soprattutto mi aveva invogliata a
leggere
altre fanfiction (quelle citate) che altrimenti non avrei mai
conosciuto perché
nascoste nelle pagine di Efp. Ho provato ad immaginare come mi sarei
sentita
se fosse capitato a me, se qualcuno/a avesse commentato in una storia
le mie
storie, e ho sperato che capitasse davvero. Ovviamente non è
capitato. E allora
ho deciso di provare a farlo io.
La
scrivo per voi che mi avete dato il permesso di raccontarvi in breve.
Lo
ritengo una sorta di tributo e lo faccio
perché
fate compagnia, divertite, intrattenete, a volte fate anche piangere e
innervosire, fate battere forte il cuore eccetera eccetera. Ed
è bellissimo.
P.S.
Un aggiornamento settimanale!
Controllo
l’orologio prima di abbassare la maniglia ed entrare in
quella stanza, sono un
po’ nervosa. Ho ripassato mentalmente la scaletta degli
argomenti, ho sottomano
la cartellina con i miei appunti. Ci tengo a non fare brutta figura,
d’altra
parte sono quella nuova e non voglio deludere nessuno, soprattutto chi
mi ha
affidato questo incarico.
Bene,
sono puntuale.
Inspiro,
espiro.
Ce
la posso fare.
Varco
quella soglia e sono dentro. All’improvviso il cicaleccio si
spegne e io mi
presento con un sorriso.
«Buongiorno
a tutti!»
Poso
il mio sguardo su una ventina di volti che mi squadrano incuriositi.
«Io
mi chiamo Vallentyne e sono qui per la riunione plenaria.»
Fa
un caldo assurdo in questo spazio al chiuso, è estate, non
c’è l’aria
condizionata. Deglutisco e intanto poso la mia borsa sulla scrivania.
«Scusate,
qui si muore. Se non vi dispiace aprirei le finestre e anche la porta,
così
facciamo un po’ di corrente d’aria.»
Morisaki
e Kisugi si alzano al volo, ho sempre pensato che lì a
Nankatsu giocassero i
più gentili, non mi sbagliavo.
«Allora,
ehm, come vi dicevo sono qui per la riunione, l’aggiornamento
estivo.»
«Scusa,
come hai detto che ti chiami?» mi domanda Wakashimazu.
Alzo
gli occhi su di lui e accidenti, arrossisco.
Merda.
Mi
sistemo una ciocca di capelli, respiro, poi parlo.
«Vallentyne.»
«BaRentain?»
«No,
ho detto Vallentyne.»
«Barentain.»
Ci
rinuncio.
«Come
preferisci.»
Per
quanto mi riguarda potrebbe anche chiamarmi Barechan. E ok, sono
vecchia
vecchissima rispetto a loro ma alcuni mi fanno un certo effetto.
Sarà grave? E
mi domando: è più grave un’infatuazione
per chi anagraficamente potrebbe quasi
essere tuo figlio oppure per un personaggio inventato?
Lasciamo
perdere queste elucubrazioni inutili.
Sento
qualcuno sghignazzare dal lato sinistro, sono gli overseas, o per
meglio dire i
giocatori non giapponesi. Ho un debole anche per alcuni di loro ma non
voglio
che si capisca subito o rischio di sembrare poco professionale, per cui
assumo
un’espressione molto seria.
«Ragazzi,
non c’è niente da ridere. Loro hanno una
difficoltà oggettiva a pronunciare il
mio nome, nella lingua giapponese alcuni suoni non ci
sono…»
«Scusi,
ha ragione. Chiedo scusa anche a Wakashimazu.»
E
allora non posso che imbambolarmi e sorridergli. Il valore di un uomo
lo si può
comprendere anche dal suo comportamento quando sbaglia e sì,
Karl-Heinz
Schneider sa stare al mondo e non mi delude mai, in nessuna occasione.
Beh,
mi siedo.
Faccio
per prendere la parola ma vengo interrotta ancora una volta.
«Tu
però sei nuova, vero? Non ti ho mai vista.»
Adesso
è Ishizaki.
«Sì»,
annuisco «sono nuova. Oggi hanno affidato
l’incarico a me… Però so che voi siete
avvezzi a questo tipo di attività, per cui so di poter
contare sul vostro
supporto.»
Rimangono
tutti in silenzio.
«E,
a proposito di supporto, mi servirebbe un volontario che faccia da
segretario…»
I
miei occhi si posano su Misaki.
«Io?
Sempre io?»
«Mi
sei stato consigliato. Dicono che tu abbia una bella
calligrafia… Vieni qui
vicino a me.»
Si
alza un po’ contrariato ma prende posto alla mia sinistra.
«Molto
bene. Cominciamo dall’ordine del giorno. Affronteremo questi
argomenti, come al
solito:
1)
Aggiornamento
parentele
2)
Attribuzione
partner (e qui potremmo aprire varie parentesi)
3)
Rating
delle fanfiction che vi vedono protagonisti
4)
Varie
ed eventuali, in aggiornamento
Domande?»
«Sì,
io!»
Vedo
un braccio muscoloso e abbronzato levarsi in alto dalla prima fila,
scendo con
lo sguardo dalla mano fino al volto del suo proprietario. Che
è seduto
spaparanzato sulla sedia, le gambe allungate e accavallate che occupano
tutto
lo spazio possibile.
Inclino
un po’ la testa, quanto mi piace pure lui.
«Dimmi,
Hyuga…»
«Saresti
così gentile da portarmi una Coca-Cola?»
Cosa?
Mi ha preso per una cameriera?
«No.»
Sembra
stupito.
Il
mio istinto avrebbe urlato “Ma certo! Normale? Coca
Zero? Senza zuccheri?
Quello che vuoi!” ma non si può. Mi
costa parecchio rispondergli in questo modo
ma non posso fare altrimenti se voglio mantenermi imparziale. E mi sono
ripromessa che avrei fatto il possibile per sembrare imparziale.
«No?»
Sento
di nuovo qualcuno sghignazzare, faccio finta di niente.
«Vai
tu, ti lascio la mia chiavetta. Portami per favore una bottiglia
d’acqua.
Naturale. Grazie.»
Lo
vedo scocciato. Fa per alzarsi ma Sawada lo precede.
«Lascia,
vado io!»
Passa
dalla scrivania, prende la chiavetta e si dirige verso la macchinetta
in
corridoio.
Torna
nella stanza e porge a me l’acqua e un bicchiere (che
efficienza!), al suo ex
Capitano la lattina. Chiusa.
Lui
la guarda diffidente.
«Non
l’hai sbattuta, vero?»
Vedo
Sawada rimanere di stucco.
Io
invece capisco, deve essere rimasto traumatizzato da Maki.
«Certo
che no, per chi mi hai preso? Se vuoi te la apro io.»
«No,
non fa niente» borbotta «faccio da solo.»
Anche
gli altri li stanno guardando straniti, è evidente che non
sappiano niente di
quel buffo tentativo di seduzione di un po’ di anni fa. Ma
non sarò certo io a
spiattellare certe cose. Mi limito a guardare la scena con un sorriso
indulgente.
Riesco
ad avvertire sul viso e sulle gambe una leggerissima brezza,
è un vero
sollievo.
«Dunque,
se adesso siete d’accordo io comincerei, così non
ci dilunghiamo troppo.»
«Ottima
idea, anche perché io avrei da fare questa sera.»
Spalanco
gli occhi per lo stupore di essere stata interrotta.
«Non
ho capito chi ha parlato.»
«Sono
io.»
Si
alza pigramente una mano, sempre dalla prima fila, ma dalla parte
opposta, è
seduto davanti a Schneider.
«Wakabayashi.»
mormoro tra i denti.
Incrocio
le braccia e sollevo le sopracciglia in quello che non vorrei venisse
percepito
come un gesto di incoraggiamento.
«In
carne ed ossa.»
Mi
fa un sorrisetto sghembo d’ordinanza e intanto si sistema il
cappellino.
Ma
tu pensa!
No,
con me non funziona.
M
alzo e mi avvicino alla sua postazione, c’è una
cosa che devo dirgli ma non
voglio farlo davanti a tutti. Abbasso la voce e mi chino per avere la
bocca
all’altezza del suo orecchio.
«Mettiamo
in chiaro subito una cosa: con me non attacca. Non provarci nemmeno a
fare il
seduttore, io sono una di quelle immuni al tuo fascino.»
Lo
vedo sorridere.
«Non
sono ancora nate quelle immuni al mio fascino, Vallentyne. Raccontatela
come ti
pare, ma lo sappiamo tutti.»
Rimango
a bocca aperta.
«Ti
sbagli!» sibilo tra i denti «Tu non mi piaci!
Neanche un po’!»
Non
mi risponde e si limita a fare spallucce, io lo fisso e i miei occhi
diventano
sottilissimi.
«E
se fossi in te eviterei di fare ad alta voce commenti a sproposito. Tu
sarai il
principale argomento di conversazione di oggi, se la tireremo per le
lunghe è
anche una tua responsabilità.»
«Mia?»
protesta «E io che cosa c’entro, scusa?»
Torno
alla scrivania con ampie falcate, mi metto comoda e apro la cartellina.
«Sei
l’argomento preferito di quasi tutte le autrici del fandom.
Incomprensibilmente. E anche chi non ti sceglie come protagonista
spesso ti
infila da qualche parte.»
«Vallentyne,
guarda che detto così suona male…»
bisbiglia Misaki accanto a me.
Faccio
un gesto con la mano come a voler scacciare una mosca, ma le mie parole
non
hanno sortito l’effetto sperato.
Ha
uno sguardo compiaciuto sotto il cappellino, e questo mi irrita. Non
è andata
come volevo io.
Non
contento, esterna una considerazione a voce alta, così che
lo sentono tutti.
«Certo
che vi scelgono in modo curioso… Anche Ai che ti precedeva
aveva questo, ehm,
atteggiamento ostile nei miei confronti. Ma in fondo le
piacevo.»
Basta,
non voglio continuare questa conversazione che potrebbe trasformarsi in
un
campo minato, così taglio corto.
«Non
ho nessuna intenzione di cogliere la tua provocazione» bevo
un sorso d’acqua
dal mio bicchiere «e adesso comincerei davvero la
riunione.»
Faccio
una pausa ad effetto e intanto li scruto a uno a uno.
«Primo
punto: le parentele. Dunque, alcuni di voi hanno fratelli o sorelle,
giusto?»
Annuiscono
in silenzio.
«Bene.
Questo però spesso è ininfluente per le
fanwriter. Come già sapete, perché è
successo anche in passato, nelle nostre storie i rapporti familiari
possono
venire stravolti. Possono scomparire dei fratelli e dilatarsi gli anni
di
differenza, ma soprattutto possono fare la loro comparsa dei parenti
nuovi.
Soprattutto femminili.»
Fisso
Wakabayashi con un certo piacere perverso.
«Stai
guardando me, ti pareva.»
«Già.»
«Invece
che due fratelli ho una sorella, immagino.»
«Sì.»
«…e?»
Mi
stringo nelle spalle.
«È
molto, molto bella. Pensa che ha lavorato come modella. Si chiama
Chris.»
«Chris?
Che nome è? Non è giapponese?»
«È
giapponese quanto te ma a volte ci piacciono di più i nomi
in inglese. È perché
quasi tutte noi vi abbiamo conosciuto con i nomi in inglese e a volte
ci si
affeziona… Tu sei Benji, ci sono anche Holly, Tom, ciascuno
di voi ha il suo
corrispondente anglicizzato. Anche tua sorella.»
«Ok,
passi il nome. Che cosa fa mia sorella?»
Inspiro,
poi espiro e butto fuori tutto.
«Si
innamora di Mark. Ehm, di Hyuga.[1]»
Vedo
Wakabayashi alzare gli occhi al cielo scocciato e Hyuga sghignazzare,
Sorimachi
gli dà una leggera gomitata complice.
Continuo.
«È
stata una storia un po’ osteggiata, ma era vero
amore.»
«Tua
sorella sarà felice con me, Wakabayashi, non ti devi
agitare…»
«Sì,»
lo interrompo «però va detto che tu combini un
danno, e piuttosto in fretta.»
Mi
guarda con aria interrogativa, poi si porta le mani sul viso.
«Oh,
no. Non mi dire che la metto incinta?»
L’altro
scatta in piedi.
«Non
mi dire che la mette incinta?»
Annuisco.
«Sì,
e ci sarà anche un matrimonio.»
«Cosa???
Divento legalmente parente di quello lì?»
Si
leva un mormorio concitato, sbuffo e picchio la mano sul tavolo.
«Silenzio!
Sì, diventate parenti, è tuo cognato. E non lo
chiamare quello lì, portatevi
rispetto per favore!»
«Mi
ha messo incinta la sorella, ma che rispetto e rispetto!»
«Ma
lo sai che nella fanfiction ti sei comportato molto meglio?
Cioè, non è che tu
l’abbia presa benissimo, ma poi una volta superato lo shock
ti sei guadagnato
anche il mio apprezzamento di lettrice.»
«Ma
davvero?»
«Sì,»
gli garantisco «soprattutto nel sequel, in veste del ruolo
inedito di zio
Benji.[2]»
Lo
vedo fissare un punto nel vuoto, vuoi vedere che il SGGK non
è solo un pavone
borioso ma ha anche il cuore tenero, sotto sotto?
«È
un nipotino?»
«Una
bimba.»
Non
mi risponde, io lancio un’occhiata a Hyuga che sta
commentando qualcosa con
Wakashimazu.
Simulo
un colpo di tosse per attirare la sua attenzione.
«Sì,
congratulazioni, Hyuga. Però in questa seconda storia tu non
ti comporti
proprio bene, e da alcune tue, ehm, leggerezze, prenderanno il via una
serie di
avvenimenti…»
«Scusa,
che tipo di leggerezze?» indaga Wakabayashi.
«Qualche
menzogna, un’amicizia femminile alquanto
inopportuna…»
«Fa
le corna a mia sorella?»
«In
realtà no, è più lei ad un certo punto
che combina un mezzo casino con il suo
ex.»
«Lo
conosco?» domanda Hyuga.
Faccio
un ghigno.
«È
qui con noi» momento di suspence «si frequentavano
quando Chris viveva ad
Amburgo con Benji.»
Cala
un silenzio irreale, è Wakabayashi a romperlo.
«Schneider!»
«Eh
già. Proprio lui.»
«Proprio
io!» esclama il tedesco divertito «Hyuga, a quanto
pare, la nostra rivalità non
si esaurisce in campo, eh?»
Sento
qualche risata, Hyuga non sorride.
Aspetto
che si zittiscano, voglio passare ad un altro argomento.
«Ok.
Chiusa la parentesi “sorelle” acquisite, passerei
alla cugina di Ozora[3].»
«Io?
Una cugina?» la voce di Tsubasa è stranita.
«Già.
Si chiama Emily.»
«Ah,
anche qui nomi inglesi…»
«No,»
lo contraddico «Emily è anglo-giapponese. Parla
più lingue fluentemente, è
molto diligente e studiosa, a volte battibecca con te, soprattutto per
quanto
riguarda il modo di intendere e vivere la vita di coppia.»
«Ah,
sì? E con chi è che avrebbe una vita di coppia
mia cugina?»
Mi
volto alla mia sinistra, gli occhi di Misaki si alzano dal foglio e
incontrano
i miei.
«Io?»
«Già,
tu.»
Gli
scappa un risolino, mi sembra a disagio.
«Tu
e Emily vi innamorate e nonostante qualche inciampo iniziale
– la presenza di
altre persone che vorrebbero dividervi – il vostro amore
cresce con voi. Vi
conoscete ai tempi del liceo, poi c‘è un sequel
che ci racconta degli anni
dell’università di Emily e di te giocatore
professionista allo Jubilo Iwata[4]
fino al matrimonio… E ora che siete sposati tu giochi nel
PSG e vivete entrambi
a Parigi[5].
Dove a disturbarvi ci sono anche Azumi e Pierre.»
«Ah!»
interviene il mio francese preferito «Allora qualcuna si
ricorda anche di me!»
«Ci
puoi scommettere, Pierre.» lo rassicuro.
Mi
regala un sorriso ammiccante. Quant’è carino pure
lui… sbatto le palpebre, devo
darmi un tono.
Misaki
mi richiama alla realtà.
«Ma
che fa esattamente Pierre con mia moglie?»
«Mah,
no, niente di che… fa un po’ il
galante…» provo a minimizzare ma lui mi guarda
sospettoso «diciamo che lei è una che piace, molto
brillante, nelle grazie pure
di Katagiri e quando studiava alla Toho aveva pure lì i suoi
ammiratori…»
Vedo
Wakashimazu, Hyuga, Sorimachi e Sawada allungare il collo, Misaki
è perplesso.
«Hai
detto Katagiri? Ma è vecchio!»
«L’ho
detto? Forse sì, l’ho detto. Ma è un
apprezzamento professionale, lei ha
studiato come giornalista e la gavetta l’ha fatta seguendovi
durante il World
Youth, era un po’ sotto l’ala di
Katagiri… Che comunque non è vecchio,
avrà la
mia età.»
«Appunto.»
Cosa???
«Chi
ha parlato questa volta? Chi è che mi dà della
vecchia?»
Li
fulmino tutti con lo sguardo, nessuno si fa avanti.
Codardi.
Beh,
sospetto sia stato Ishizaki ma non posso metterci la mano sul fuoco per
cui
forse è meglio soprassedere.
E
forse non sono stata convincente, Misaki resta pensieroso, Tsubasa
invece mi
sembra sereno. Poverino, è perché non sa ancora
cosa lo aspetta. Nessuno di
loro lo sa. Non sono così sicura si siano fatti le ossa con
gli anni, certe
cose possono risultare sempre un po’ traumatiche.
Prendo
ancora la parola.
«Beh,
con questo possiamo dichiarare concluso il punto 1, salvo aggiornamenti
con
nuove fanfiction che nel caso potrebbero venire presentate in altri
capitoli. Passerei
al secondo punto in scaletta, le relazioni amorose.»
Ho
tutta la loro attenzione. Ti pareva.
«Ma
prima vorrei fare una pausa se non vi dispiace. Vado a prendermi un
caffè, ci
si rivede tra dieci minuti.»
Ed eccomi qui!
Rinnovo i miei
ringraziamenti a
Ai_1978, perché mi ha ispirata e concesso “i
diritti” della sua idea originale.
E ringrazio
quante mi hanno permesso
di scrivere questa follia autorizzandomi a parlare delle loro storie.
Spero di
esserne all’altezza e di non deludervi.
[1]
Francyzago77, Come la pioggia all’improvviso:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4028785&i=1
[2]
Francyzago77, Alla ricerca dell’arcobaleno:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4051116&i=1
[3]
ciosa82,
E per tutti la cugina di Ozora:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4010257&i=1
[4]
ciosa82,
Diventando un uomo e una donna:
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4019205&i=1
[5]
ciosa82,
Io e te: il nostro Giappone in Europa
https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=4054294&i=1