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Autore: LatersBaby_Mery    03/07/2023    8 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera mie splendide ragazze!
Innanzitutto voglio chiedervi come state, e, ormai com’è consuetudine, chiedervi scusa per l’immane ritardo. Anche se dovete ammettere che, rispetto all’ultima volta, almeno non vi ho fatto aspettare quasi due anni! Come vi ho spiegato più volte, indubbiamente il lavoro ha dato un bel cambiamento alla mia vita, ma non sono così ipocrita da dire che il lavoro mi toglie tutto il tempo libero e quindi non riesco a scrivere. Come vi ribadisco sempre, scrivere un capitolo in maniera “forzata” non mi piace, innanzitutto perché rende per me la scrittura poco piacevole, quando invece è un hobby così bello che voglio tenere sempre caro; ma, soprattutto, perché un capitolo non sentito è un capitolo poco gradevole anche da leggere, quasi meccanico, e non è questo ciò che voglio.
Premetto che questo capitolo è un po’ più breve di quelli che pubblico di solito, ma ci tenevo a non farvi aspettare ancora, e credetemi se vi dico che questo capitolo è venuto giù in pochissimo tempo, proprio perché sono stata fortemente ispirata ed è stata una scrittura molto naturale.
Per cui probabilmente continuerò ogni volta a scusarmi per i ritardi, ma mi sento serena nei vostri confronti perché so di pubblicare qualcosa che sento e che viene dal cuore.
Anche sulle risposte alle recensioni devo chiedervi scusa, spesso vi rispondo dopo mesi, ma credetemi quando vi dico che le leggo quasi in tempo reale, poi mi dico di ritagliarmi dei momenti per rispondervi e finisco per dimenticarlo.
Spero mi capiate e mi vogliate bene lo stesso.
Adesso vi lascio al capitolo e vi aspetto nell’Angolo me.
Buona lettura!!
 

CAPITOLO 91

2 Agosto 2021

POV ANASTASIA

Il profumo inebriante e inconfondibile del mare mi riempie i polmoni, mentre mi appoggio alla ringhiera del terrazzino della nostra Royal Suite e respiro profondamente. Il silenzio che mi avvolge sembra accompagnare pian piano il risveglio della città e mi dà la possibilità di godere del tepore dei primi timidi raggi di sole e del suono del mare che si estende davanti ai miei occhi. E proprio dal mare sembra ergersi, in tutta la sua meraviglia, uno splendido castello. Non l’abbiamo ancora visitato, ma ci hanno spiegato che è il più antico della città, questa città in cui ho messo piede da appena ventiquattro ore, ma che mi ha già conquistata, e non vedo l’ora di scoprirla nei suoi angoli più nascosti e speciali.
“Sapevo che te ne saresti innamorata” mormora la voce dolce di mio marito, mentre le sue braccia mi circondano la vita e mi attirano a sé.
Intreccio le dita con le sue e mi godo la sensazione del suo petto nudo a contatto con la mia schiena. “Non trovo le parole per descrivere questa meraviglia. Da qualche parte avevo letto che Napoli facesse questo effetto, ma non pensavo così...”
“Allora ho fatto la scelta giusta?”
Sorrido, voltandomi e ritrovandomi nei suoi occhi. “Mi hai regalato il più bel secondo viaggio di nozze che potessi desiderare”
Mi bacia la punta del naso. “E siamo appena al secondo giorno”
Era tanto tempo che desideravo fare un viaggio in Italia, e Christian mi ha fatto una bellissima sorpresa per il nostro secondo viaggio di nozze. Ha voluto tenere il segreto fino all’ultimo, dicendomi semplicemente di mettere in valigia indumenti estivi. Ho scoperto quale fosse la nostra destinazione quando siamo atterrati in aeroporto e ho letto la scritta “Welcome to Naples” a caratteri cubitali. Ho cominciato ad urlare e saltellare dalla gioia, con mio marito che non sapeva se ridere o tenermi buona, come fossi una bambina.
Siamo partiti il giorno dopo la cerimonia, dopo aver salutato i bambini per una buona mezz’ora, fatto trilioni di raccomandazioni e ricontrollato in maniera ossessiva bagagli e documenti. Tra le 12 ore di volo e il fuso orario tra l’Italia e Seattle, quando siamo atterrati erano le 7 del mattino del primo agosto.
All’aeroporto abbiamo incontrato un addetto del noleggio auto, che ha snocciolato a Taylor informazioni più che esaustive su come muoversi in città e gli ha fornito il suo recapito per qualsiasi necessità.
Durante il tragitto dall’aeroporto al nostro hotel sul meraviglioso lungomare di Napoli avevo letteralmente il naso incollato al finestrino. Mi sono goduta ogni chilometro della città che lentamente si risvegliava; alcuni posti sembravano già in grande attività, nonostante fossero passate da poco le 7, altri prendevano vita con più calma.
Appena arrivati in hotel, dopo il check-in, ci è stata servita una ricca colazione in camera, che abbiamo gustato accomodati in terrazza, con gli occhi rivolti al mare. La giornata di ieri è stata un po’ fiacca, abbiamo riposato ad orari strani e fatto una placida passeggiata sul lungomare, tentando di regolarizzare i ritmi e riprenderci dal fuso orario.
Da oggi, però, ho intenzione di visitare quanto più possibile di questa città meravigliosa, e non voglio perdere neanche un minuto.
Ok, forse più di qualche minuto lo impiegherò indubbiamente a fare altro, perché le labbra di mio marito che percorrono delicate il sentiero dal mio orecchio alla spalla sono un invito troppo irresistibile per poter pensare ad altro.

“Questa si chiama sfogliatella” ci spiega il cameriere, presentandoci i vari dolci disposti sul tavolo del buffet per la colazione “Ce ne sono due tipi: la riccia, fatta di pasta sfoglia, e la frolla, fatta appunto di pasta frolla. All’interno c’è una crema fatta con ricotta, semolino, zucchero, canditi e aromi vari”. Poi ci indica una specie di torta al cioccolato “Questa invece è la caprese, fatta con cacao, cioccolato fondente e mandorle, e ricoperta con zucchero a velo”.
Starei ad ascoltarlo per ore mentre descrive tutti questi dolci dall’aspetto divino. Alla fine Christian opta per un caffè, una specie di biscotto ripieno di amarena e un dolce imbevuto di rhum, il babà. Io, invece, ho scelto la sfogliatella con la pasta frolla e una fetta di caprese.
“Se il cibo napoletano è tutto buono come questo, credo che rientrerò a Seattle con cinque chili in più” osservo, un attimo prima di addentare la sfogliatella e lasciarmi conquistare dal suo sapore dolce e leggermente agrumato.
Christian, senza alcun ritegno, intinge un pezzetto di babà nella panna e lo porta alla bocca. “Sai che ti dico? Che ne vale decisamente la pena! Questi dolci sono fantastici..”
Dopo la colazione, raggiungiamo Taylor che ci attende davanti all’ingresso dell’hotel, pronto ad accompagnarci nella nostra prima tappa turistica napoletana: il Museo Archeologico Nazionale. Lì troviamo ad accoglierci la nostra guida, Francesca, una deliziosa ragazza minuta e all’apparenza quasi intimorita, ma ci basta sentirla parlare per pochi minuti per renderci conto di quanto sia competente e appassionata al suo lavoro.
“È la prima volta che venite in Italia?” chiede, in un inglese britannico perfetto.
“Sì, siamo qui per la nostra seconda luna di miele” mi affretto a spiegare. Sono così felice che vorrei dirlo a tutti.
Francesca ci sorride, con gli occhi a cuoricino. “Ooh, che cosa meravigliosa. Auguri!” si congratula, poi ci guida verso un’ala del piano terra e dà inizio al nostro tour.
La prima sezione che scopriamo è dedicata alla collezione Farnese, appartenente all’antichità romana. Francesca ci racconta le storie dei vari Imperatori e Consoli romani, i cui busti si susseguono ordinati; il suo modo di narrare è preciso, coinvolgente e mai noioso. Christian ed io non ci esimiamo dal porre domande e curiosità. Dopo i busti ci avviciniamo alle sculture, tra cui ci colpiscono particolarmente quella di Ercole e della Venere Callipigia e, infine, chiude la collezione Farnese il percorso dedicato alle pietre e alle gemme.
Successivamente ci spostiamo al piano seminterrato per visitare la collezione Egizia, che ci lascia letteralmente senza fiato. Francesca ci spiega che la collezione del Museo Archeologico di Napoli è in assoluto una delle più importanti d’Italia. È distribuita in dieci sale, e perdiamo completamente la cognizione del tempo che trascorriamo tra i resti di antichi papiri, le iconografie dei Faraoni, i manoscritti, le sculture, i vasi, i disegni e, non ultimi, i sarcofagi.
I racconti di Francesca non sono mai banali come se stesse sciorinando un testo scolastico di storia, ma sono minuziosi, particolari, capaci di farci immergere nella storia di tanti e tanti millenni fa, delineando le ideologie e le usanze di quella civiltà così misteriosa e affascinante. Christian ed io camminiamo mano nella mano, con lo sguardo rapito da tutto ciò che ci circonda.
Al secondo piano visitiamo la collezione greca, con le sue sculture, le anfore e i vasi ricchi di raffigurazioni, le lastre con i dipinti di guerra, i resti di elementi architettonici.
L’ultima collezione che visitiamo è chiamata “Gabinetto segreto”, un nome curioso, ma che racchiude un mondo molto affascinante: una serie di reperti tra affreschi, pitture, elementi di arredo, tutti a soggetto erotico. Una collezione singolare, ma davvero bella. Christian mi cinge la vita con un braccio e di tanto in tanto mi ridacchia nell’orecchio mentre esploriamo l’intera sala.
“Questa l’abbiamo provata anche noi” sussurra ad un tratto, facendo un cenno verso un dipinto che raffigura una posizione abbastanza particolare.
Gli rifilo una leggera gomitata nello stomaco e sono certa di essere diventata tutta rossa. Ho quasi trentadue anni e sono sposata da dieci, ma quando Christian ed io siamo in pubblico, ancora mi imbarazzo nel parlare spudoratamente di sesso. E a mio marito questo mio lato timido diverte da morire.
“Mi fai impazzire quando fai così” mormora, baciandomi una tempia.
Al termine della nostra visita, scattiamo qualche foto ricordo con Francesca davanti all’ingresso del museo.
“Grazie di tutto, Francesca. Sei stata davvero fantastica” le dico, abbracciandola.
“Hai resto questa visita immensamente affascinante” mi fa eco Christian.
“Grazie a voi, signori Grey. Siete una coppia splendida ed è stato un piacere e un onore guidarvi alla scoperta del nostro Museo, è una delle punte di diamante di questa città”

Quando usciamo dal museo, il sole è forte e l’orologio segna le 13:30.
“Dove pranziamo?” chiedo, mentre Christian armeggia con il cellulare.
“Ho detto a Taylor di prendersi qualche ora libera. Voglio portarti a scoprire un nuovo posto” dice, prendendomi per mano.
“Ma tu come fai a sapere come orientarti qui?”
“Mi sottovaluti, amore mio. Taylor ed io abbiamo studiato a lungo”
Scuoto la testa, ridendo, e mi lascio guidare da mio marito. Dopo appena dieci minuti di cammino, imbocchiamo una strada poco larga, ma piena di gente, che si estende diritta davanti a noi.
“Questa si chiama Via dei Tribunali” spiega Christian “È una delle strade più importanti del centro storico. È chiamata anche Decumano maggiore. I Decumani erano tre, ed erano le strade più importanti dell’impianto della città in epoca greca”.
Adoro ascoltarlo mentre spiega, racconta, come se conoscesse questi luoghi in maniera approfondita. Amo la sua sete di conoscenza e la dedizione che ha nell’apprendere sempre tante informazioni.
“Ana?! Mi stai ascoltando?” mi scuote leggermente il braccio.
“Scusami, mi ero incantata”
Christian si acciglia. “Mi prendi in giro?”
“Sono serissima. Sei così incredibilmente sexy in veste di guida turistica”
La sua espressione da accigliata diventa divertita, con un pizzico di fuoco negli occhi. Avvicina le labbra al mio orecchio “Più tardi, se vuoi, ti recito tutto il manuale turistico di Napoli”
Scoppio a ridere e mi stringo a lui, mentre passeggiamo per questa strada piena di pizzerie, trattorie, negozietti di souvenir, ma anche edifici storici e chiese. La nostra attuale priorità è decidere dove pranzare, cosa tutt’altro che semplice considerando la vastissima scelta.
La pizza ci tenta molto, questa città è la patria della pizza, e quella che abbiamo mangiato ieri sera, in un ristorantino accanto al nostro hotel, era fantastica. Ma ci è stato consigliato di non fermarci solo a quella, perché Napoli vanta un’infinità di piatti tipici straordinari, per cui decidiamo di fermarci in una trattoria tradizionale, una di quelle che trasmettono subito un grande senso di familiarità.
Il menù è scritto in italiano e in inglese, e per ogni piatto sono specificati tutti gli ingredienti.
Christian ordina una pasta con patate e provola, io un piatto di pasta chiamata “ziti” con il sugo alla genovese, a base di carne e cipolla. Mentre aspettiamo i nostri primi, invio un messaggio a mia madre per chiedere dei bambini. A Savannah sono da poco passate le 8 del mattino e mia madre mi comunica che tutti e tre stanno ancora dormendo. È la prima volta in nove anni che partiamo senza i nostri figli per un tempo più lungo di tre o quattro giorni, e non posso negare che ci mancano molto, ma siamo anche immensamente felici di goderci questa seconda luna di miele soli soletti. E a renderci felici è soprattutto la consapevolezza che i nostri figli si stanno divertendo al mare con i nonni. La decisione di fare un viaggio così lungo l’abbiamo presa insieme a loro, ascoltando il loro parere, e quando hanno saputo che il programma per loro, in nostra assenza, prevedeva una vacanza al mare con mia madre e Bob, si sono mostrati più che entusiasti.
“È così carino qui” afferma ad un tratto Christian, scattando qualche foto alle pareti della trattoria, rivestite di pietra originaria dal pavimento fino a mezza altezza, e nella parte superiore ricche di quadretti e fotografie raffiguranti scorci della città e personaggi, alcuni sono attori e divi del cinema, tra i quali riconosco Bud Spencer e Sophia Loren, altri sembrerebbero calciatori o sportivi, considerando le coppe che hanno in mano e il prato verde sullo sfondo.
I nostri piatti si rivelano unici e squisiti, e allo stesso modo anche i secondi. Quando ci alziamo da tavola siamo decisamente pieni, ma nelle ore successive smaltiamo tutte le calorie passeggiando lungo Via dei Tribunali e poi visitando Napoli Sotterranea, un percorso nel sottosuolo della città, alla scoperta di un mondo antico che va dall’epoca greco-romana fino al secolo scorso. Anche qui abbiamo la fortuna di essere accompagnati da una guida davvero eccezionale, che ci fa fare un viaggio attraverso le diverse epoche storiche, grazie alle sue spiegazioni precise, affascinanti e mai tediose.
Christian mi tiene per mano mentre attraversiamo ambienti ampi alternati a stretti corridoi. Questo posto è così misterioso e così bello da farmi persino dimenticare che siamo praticamente sotto terra ed io soffro un tantino di claustrofobia.
“Wow” sospira Christian di tanto in tanto. Mio marito è appassionato di storia forse più di me, e sono sicura che qualcosina di ciò che stiamo ascoltando lui la sappia già. Nel suo essere maniaco del controllo rientra anche la tendenza a studiare un posto ancor prima di visitarlo, e per me è bellissimo affidarmi a lui.
Terminato il percorso della Napoli Sotterranea, riprendiamo la nostra passeggiata lungo i Decumani. Da un incrocio di Via dei Tribunali ci immettiamo in una strada che si chiama San Gregorio Armeno, caratteristica per l’arte dei presepi. È curioso immergersi nell’atmosfera natalizia ad agosto, ma un artigiano all’interno di una delle botteghe ci spiega che a San Gregorio Armeno i presepi non sono correlati solo al Natale, ma costituiscono una vera e propria arte. Tutto è fatto a mano, artigianalmente. E infatti ogni presepe, ogni statuetta, ogni rifinitura, da quelle a misura d’uomo a quelle alte quanto un dito mignolo, rappresentano opere d’arte uniche nel loro genere.
Nelle botteghe più grandi, oltre alle statuine che raffigurano i vari personaggi legati alla Natività, ci sono molte statuette che rappresentano i personaggi di spicco del mondo attuale: politici, star del cinema, calciatori.
Ammirando queste piccole meraviglie, riesco a capire perché questa strada sia una delle principali tappe per i turisti: si respira un’aria di tradizione, magia, calore, come se fosse Natale tutto l’anno. Ed io amo follemente tutto questo.
Ad un tratto il mio cammino viene arrestato dalla vista di una meravigliosa pizza all’interno di una vetrinetta. È più piccola rispetto a quella che abbiamo mangiato ieri, ma è molto invitante.
“Oddio che bella!” mugugno.
“Ana, sono le sei del pomeriggio” mi fa notare mio marito.
Il giovane garzone ci osserva da dietro il bancone e sorride. “A Napoli non esiste un orario per la pizza, signore”
“Dai, ammettilo, non hai l’acquolina in bocca?” lo tento.
Christian scuote la testa, ridendo, e alza gli occhi al cielo. “E va bene! È impossibile non farsi venire l’acquolina in bocca qui. Non so quanti punti vendita di cibo abbiamo già incontrato..”
Ci avviciniamo al bancone e indichiamo al ragazzo le pizze che desideriamo. Mentre Christian paga, io mi guardo intorno. “Scusi, ma non c’è un tavolo per consumare?”
Il ragazzo scoppia a ridere. “Signora, questa pizza non si mangia al tavolo”
“In che senso?” domanda Christian, perplesso.
Il ragazzo sorride e inizia a piegare la pizza in quattro, poi la avvolge in un foglio di carta alimentare. “A Napoli centro si mangia la pizza ‘a portafoglio’, cioè piegata così, e si mangia con le mani” spiega, porgendoci le due pizze. Io lo fisso, ancora un po’ perplessa; Christian, invece, sembra incuriosito, afferra la pizza piegata a triangolo e inizia a morderla dalla parte superiore.
“Così?” chiede poi al giovane, che sorride e gli mostra il pollice in su.
Mio marito sgrana gli occhi. “Ma è favolosa!”
Lo imito e assaggio la pizza che ho tra le mani, che emana un calore e un profumo paradisiaco, e non posso che concordare con l’esclamazione di Christian.
Continuiamo a passeggiare mentre mangiamo la nostra pizza, ogni tanto ci soffermiamo ad osservare le vetrine dei negozietti caratteristici e acquistiamo qualche souvenir per ricordo.
“Non ho mai apprezzato l’idea di mangiare mentre cammino per strada, ma devo ricredermi” osserva dopo un po’ Christian.
“E poi una pizza fatta così non l’avevamo mai mangiata” aggiungo.
Mi cinge le spalle con un braccio e mi bacia una tempia. “Dopo dieci anni di matrimonio continuiamo a collezionare prime volte, Mrs Grey”
 

Due giorni dopo...

Gli ultimi raggi di sole mi scaldano il viso, mentre Christian mi tiene stretta a sé su una panchina, con due lattine di Coca-cola e due buste di patatine accanto a noi.
“Non ti senti un po’ un adolescente?” chiedo a bassa voce, intrecciando le dita con le sue.
“Sì” mi bacia una guancia “Ed è una magnifica sensazione”
Mi lascio andare tra le sue braccia e volgo lo sguardo al panorama davanti a noi, un quadro tutto azzurro, di mare e cielo che si incontrano, e del sole che lentamente tramonta.
“Ne abbiamo visti tanti di tramonti, ma questo credo sia in assoluto uno dei più belli” afferma mio marito, ed io non posso che annuire, in accordo con lui.
Oggi ci siamo concessi una mattinata di relax tra la piscina e il centro benessere del nostro hotel. Eravamo un po’ stanchi dalla giornata di ieri, trascorsa a visitare gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, la mattina, mentre nel pomeriggio abbiamo visitato Piazza del Plebiscito e il Palazzo Reale, e in serata abbiamo assistito ad uno splendido spettacolo di musica e danza classica al Teatro San Carlo.
Oggi pomeriggio abbiamo fatto una bellissima passeggiata nel quartiere Posillipo, uno dei più alti e panoramici della città, e poi siamo entrati in questo parco stupendo, il Parco Virgiliano. Sembra una piccola oasi verde in città, con i suoi prati, i suoi alberi, l’area giochi per i bambini e i chioschetti di bibite e snack. Da ogni angolazione si vede il mare, e noi abbiamo scelto questa terrazza panoramica a forma di mezzaluna per goderci il tramonto, che da qui è davvero spettacolare. Ci sono turisti che scattano fotografie, famiglie con i bambini, coppiette intente a sbaciucchiarsi; eppure l’atmosfera è lenta, tranquilla, intima, sembra non risentire di tutta la gente che passa, della confusione. Con questa immensa distesa di mare al nostro cospetto, il tempo pare dilatarsi.
“Te l’ho già detto che è il viaggio più bello che potessi regalarmi?” mormoro, rompendo il silenzio.
Christian ridacchia e mi guarda negli occhi, portandomi i capelli dietro l’orecchio. “Ed io ti ho già detto che tutto ciò che faccio ha il solo obiettivo di renderti felice?”
Dio, com’è possibile riuscire a farmi sciogliere così dopo dieci anni?
Gli stringo le guance tra le mani e lo bacio, fino a quando lo squillo del cellulare si interrompe. Lo pesco dalla borsa e scopro che si tratta di una videochiamata da mia madre. Mi affretto a rispondere e in due secondi si materializzano sullo schermo i nostri figli.
“Ciao mamma, ciao papà!” urlano in coro.
“Ciaoo!” Intravedo alle loro spalle una piscina. “Dove siete di bello?”
“Al golf club di nonno Bob” risponde prontamente Phoebe “Siamo in piscina”
“Tra poco pranziamo” fa presente Teddy, che come al solito pensa solo a mangiare.
“Mammaaa voi dove siete?” chiede poi il mio piccolo gioiellino Allie.
“Amore, noi siamo in un bellissimo parco, adesso vi faccio vedere” giro l’inquadratura della fotocamera e riprendo il mare e il tramonto. Poi torno ad inquadrare me e Christian.
“E adesso che fate?” aggiunge Allie.
“Anche noi tra poco mangiamo. Solo che noi ceniamo..” puntualizza mio marito.
I bambini ridono. Sono incuriositi dalla faccenda del fuso orario, e divertiti all’idea che quando loro cenano, noi dormiamo, e quando loro dormono, noi facciamo colazione.
“State facendo i bravi? O rischiamo che i nonni vi spediscano con un corriere espresso direttamente qui a Napoli?”
Sento in sottofondo la risata di mia madre, poi la fotocamera si sposta su di lei. “Ragazzi, dovete stare tranquilli. I bambini sono degli angeli, trascorriamo le giornate al mare, al golf club, facciamo passeggiate o a volte restiamo semplicemente a rilassarci a casa. Bob ed io ci divertiamo quasi più di loro”
Con il cuore più leggero e più felice, chiacchieriamo un altro po’ con i nostri figli e poi li lasciamo al loro pranzo. Un po’ riluttanti, ci alziamo dalla nostra panchina e, dopo aver gettato lattine e bustine del nostro aperitivo improvvisato, ci incamminiamo mano nella mano verso l’uscita del parco.
“A cosa pensi?” domando, notando il sorrisetto sul viso di Christian.
“Al fatto che abbiamo dei figli meravigliosi. Ogni giorno, sin da quando aspettavamo Teddy, mi chiedo se stiamo facendo un buon lavoro, se siamo abbastanza bravi nell’educarli, nel saper bilanciare amore, coccole, vizi, ma anche educazione e rispetto delle regole. Poi li guardo e mi rendo conto che, anche se probabilmente non siamo dei genitori perfetti, loro sono stupendi..”
Mi blocco nel bel mezzo del vialetto del parco, colpita e commossa dalle sue parole. Parole che rispecchiano in pieno i miei stessi pensieri. Senza dire nulla, gli cingo i fianchi con le braccia e appoggio la testa sul suo petto; sento il sorriso di mio marito, anche senza vederlo, e le sue braccia che a loro volta mi stringono.
“Piccola, cosa c’è?” mormora, con le labbra che sfiorano la sommità della mia testa.
Sollevo lo sguardo e immergo gli occhi nei suoi. “C’è che ti amo. E che sei un padre straordinario, il migliore che potessi mai sognare di avere accanto”
“Non sono il migliore, ma tu e i nostri figli mi fate desiderare di impegnarmi ogni giorno per essere tale”
Scuoto la testa. “Lo sei, invece, ed io l’ho sempre saputo”
Mi allungo per baciarlo, poi lo vedo chinarsi e un secondo dopo mi afferra sotto le ginocchia per prendermi in braccio.
“Christian dai” mi dimeno, tra le risate “Sei pazzo!”
“Non vedo cosa ci sia di pazzo nel corteggiare mia moglie”
E così dicendo, sotto lo sguardo divertito dei passanti che incontriamo, mi porta fino al cancello di uscita del parco. Taylor ci attende accanto all’auto, e, una volta a bordo, inserisce sul navigatore il nome del ristorante che Christian gli suggerisce.
Arriviamo in pochi minuti, e scopro che abbiamo un tavolo prenotato. Il maitre di sala ci fa strada verso una sala esterna, adornata da fili di lucine e lanterne, e ci accompagna ad un tavolo nella parte più riservata della terrazza, immerso tra eleganti aiuole verdi.
“Stupendo” dico in un sospiro, ammirando il panorama.
Alla nostra sinistra di estende tutta la costa, in forma semicircolare, con la miriade di luci della città, di fronte, in lontananza, si scorge il profilo del Vesuvio, e tutto il resto è governato dal cielo, nelle sue sfumature di rosa scuro che pian piano vira nel blu della sera, e dal mare, che accoglie e ingloba il colore del cielo.
Il rumore dello stappo di una bottiglia mi fa sussultare, mi volto e scorgo il cameriere che versa lo champagne in due flute. Christian lo ringrazia e lo congeda, poi mi viene incontro e mi porge uno dei due bicchieri.
“A cosa brindiamo?” mi chiede.
“Al mio meraviglioso marito, e ai momenti stupendi che mi fa vivere”
Lui sorride, abbassando per un attimo lo sguardo. Potrei giurare di vedere le sue guance colorarsi leggermente.
“Io invece brindo alla donna più bella, sensuale, intraprendente e carismatica che ci sia, che dieci anni fa, in preda a chissà quale colpo di testa, ha deciso di rendermi l’uomo più felice del mondo”
Faccio tintinnare il bicchiere con il suo, e poi mi perdo nei suoi occhi argentei che riflettono le luci intorno a noi.
 

Una settimana dopo...

Il vento mi scompiglia i capelli mentre la barca procede spedita nel golfo di Napoli. Il sole è caldo, nonostante siano appena le nove del mattino, ma c’è una leggera brezza che rende la traversata più piacevole.
Christian mi abbraccia da dietro e posa il mento sulla mia spalla.
“Non so se ti ho già detto che questo vestitino bianco lascia ben poco all’immaginazione” mi fa notare.
Sbuffo, lasciandomi andare contro il suo petto. “Ma come, non ti piace la mia tenuta da vacanza?”
“A me moltissimo. Ma vorrei essere l’unico ad avere il privilegio di ammirarti..”
Lancio un’occhiata al nostro timoniere, un adorabile signore sulla sessantina, portata benissimo tra l’altro, con i capelli sale e pepe e la classica pelle abbronzata di chi trascorre la vita tra sole e mare.
Non posso fare a meno di ridere e contemporaneamente alzo gli occhi al cielo. “Christian, ti rendi conto che il signor Giuseppe potrebbe essere mio padre?”
“Cos’hai appena fatto?” il suo tono sa di una velata e piacevolissima minaccia.
“Ops”
Mi stringe più forte, con fare quasi possessivo. “Non appena arriviamo a destinazione, facciamo i conti”
La nostra destinazione è Capri, una delle isole principali del golfo di Napoli.
Dopo sei giorni a Napoli, durante i quali abbiamo visitato in lungo e in largo la città, i siti archeologici, il Vesuvio, le stradine storiche, Castel dell’Ovo, le spiagge più belle, in una delle quali ci siamo concessi anche un bagno di mezzanotte, e durante i quali abbiamo mangiato tutto ciò che la città ci offriva, ci siamo spostati per quattro giorni lungo la penisola sorrentina e la costiera amalfitana, soggiornando ogni giorno in un posto diverso: Sorrento, Positano, Amalfi e Ravello, luoghi ricchi di storia e panorami mozzafiato, non c’era un angolo che non facesse venire la pelle d’oca. Abbiamo avuto letteralmente l’imbarazzo della scelta sugli scorci da non lasciarci scappare e sui ristoranti che ci regalassero la vista più bella. Una mattina, all’alba, abbiamo percorso anche il Sentiero degli Dei, un sentiero escursionistico che collega la penisola sorrentina alla costiera amalfitana. Richiede un bel po’ di cammino, ma regala una vista straordinaria.
Capri sarà la nostra ultima tappa prima di ripartire per Seattle, tra quattro giorni.
Giunti al porto di Capri, il signor Giuseppe ci aiuta a portare i nostri bagagli sulla terraferma, e nel frattempo si avvicina a noi una giovane donna con in mano un cartello che reca i nostri nomi.
“I signori Grey?” chiede, in un ottimo inglese.
“Siamo noi” le conferma Christian, porgendole la mano “Christian Grey”
Io faccio altrettanto. “Anastasia Grey”
Lei ci sorride gioviale. “È un piacere! Benvenuti a Capri! Io sono Mariasole, vi siete interfacciati con me per quanto concerne l’affitto della villa” spiega, poi fa segno ad un ragazzo di raggiungerci, gli dice qualcosa in italiano e il ragazzo si occupa di condurre i nostri bagagli su un’auto poco distante.
Congediamo il signor Giuseppe, che è stato estremamente gentile con noi, poi seguiamo Mariasole e saliamo in auto con lei.
Christian ed io, di comune accordo, abbiamo voluto concedere a Taylor qualche giorno di vacanza e lo abbiamo convinto a restare a Positano, luogo che più di tutti ci è parso lo avesse colpito. Non sa che proprio in queste ore lo stanno raggiungendo Gail e John, così potranno godersi questi giorni insieme, prima di rientrare in America.
Mariasole ci conduce alla villa che Christian ha affittato per questi giorni. Mi ha detto di aver valutato diversi hotel, prima di innamorarsi di questa villetta a Marina Piccola. La cosa più incredibile e sensazionale di questo viaggio, è che mio marito l’ha organizzato nei minimi dettagli senza dirmi nulla, ma ogni singolo dettaglio è esattamente ciò che avrei scelto anch’io.
E non appena imbocchiamo il vialetto che conduce alla villa, ho la certezza che anche stavolta le scelte di mio marito non mi deluderanno. La villa è ad un unico piano, tutta dipinta di bianco, con gli infissi bianchi e le vetrate ampie. Il vialetto d’accesso è circondato a destra e a sinistra da un prato curatissimo, con alberi e aiuole ricche di fiori. Tra i rami dei vari alberi corrono fili di lucine e nel prato sono fissate diversi lampioni a lanterna alti circa un metro. Non vedo l’ora di scoprire come sarà l’atmosfera di sera.
Una volta entrati ci ritroviamo in uno splendido salone, arredato in uno stile moderno, con un grande divano a L grigio chiaro, mobili nei toni del bianco e del grigio ghiaccio, con qualche dettaglio in azzurro. Sulla nostra destra c’è una porta scorrevole che divide il salone dalla cucina, mentre sulla sinistra un’altra porta che conduce alla zona notte. Il salone è luminosissimo, con quattro grandi finestre rivestite da tende bianche leggerissime che fanno trapelare tanta luce. Ma la parte più bella della casa è la grande porta finestra di fronte a noi, che ci porta al giardino esterno, dove ritroviamo il prato che circonda l’intera casa, e un’area delimitata da un muretto basso, con il pavimento piastrellato, che ospita un tavolo con le sedie, un’amaca e un dondolo, nonché una piscina di pietra rotonda con tanto di divanetti e lettini. 
La chicca che non mi aspettavo, e che mi lascia letteralmente senza parole, è che dal giardino si snoda un piccolo vialetto che conduce ad una porzione di spiaggia, una spiaggia privata, riservata solo agli inquilini della villa, con la sabbia di un beige chiaro, e l’acqua cristallina.
Mariasole ci spiega che ogni giorno c’è una governante che si occupa di rifare i letti, riassettare e cucinare, ma solo se lo vogliamo e agli orari che vogliamo. Ci spiega il funzionamento del climatizzatore, dell’antifurto esterno e ci fornisce alcuni recapiti per i taxi e gli spostamenti. Infine, prima di andare via, ci comunica che sul tavolo in giardino è stata preparata una colazione di benvenuto.
“Cosa ti andrebbe di fare?” domanda Christian, mentre gustiamo una fetta di crostata al limone. Io ho già mandato giù anche un croissant alla crema.
Afferro un barattolino mini di nutella dal centrotavola della colazione, e lo apro mentre mi siedo sulle gambe di mio marito. “Beh, se non sbaglio, avevamo dei conti in sospeso, no?” e, prima che lui possa dire alcunchè, intingo il dito nella nutella e poi glielo passo sul collo, avventandomi rapidamente a rimuovere la crema spalmabile con la lingua.
L’unica risposta che ricevo da Christian è una sorta di sospiro-barra-ruggito, poi mi prende in braccio e mi porta in camera da letto, mi mette giù, mi sfila il vestitino e poi mi dà una leggera spinta per farmi cadere di schiena sul materasso. Si sfila la polo, rivelando la combinazione micidiale del suo busto scolpito e abbronzato, e poi mi toglie il barattolino di nutella dalle mani, provvedendo subito a fare dolci disegni sul mio seno e il mio addome.
“Hai ragione” mugugna, con le labbra sulla mia pelle “Abbiamo decisamente dei conti in sospeso”
“Ma che ora sarà?” sussurro, accoccolandomi al petto di mio marito, che mi accarezza dolcemente i capelli e mi tiene stretta a sé nel nostro groviglio di lenzuola candide e profumate.
“Non lo so, e non mi interessa”
È inebriante la sensazione di non avere orari, impegni, obblighi, di poter fare semplicemente tutto quello che vogliamo, quando vogliamo e come vogliamo.
“Mi sembra di essere tornati a quando eravamo fidanzati” mormoro.
“Mmm.. quindi vorresti dirmi che anche le mie.. performance sono come quando eravamo fidanzati?”
Aggrotto le sopracciglia e mi sollevo su un gomito per guardarlo negli occhi. “Mi stai iniziando a soffrire di ansia da prestazione, Grey?”
Lui emette un verso a metà tra uno sbuffo e una risata. “No. È solo che devo fare i conti con il tempo che passa..”
Non riesco a capire se sia serio o stia scherzando. Io non riesco ad immaginare un’arte amatoria più straordinaria della sua.
“Credo di non essermi mai lamentata..” gli faccio presente, anche se la mia concentrazione è minata dalla visione del mio uomo adagiato sui cuscini, a torso nudo e con i capelli arruffati.
“Ma magari..”
“Stai zitto!” lo interrompo, posando le labbra sulle sue e facendo vagare la mano al di là del lenzuolo per raggiungere il suo membro, già deliziosamente pronto per me.
Christian sorride con le labbra contro le mie, e si sposta per sovrastarmi con il suo corpo. “Se vuoi, taccio per sempre.”
Quando ci decidiamo a lasciare la camera da letto, scopriamo che è l’ora di pranzo.
“Preferisci andare a pranzo fuori, o contattiamo la governante per farci preparare qualcosa?” domanda Christian, mentre, fresco di doccia, indossa un paio di pantaloncini e una t-shirt.
“Nessuna delle due. Possiamo preparare noi qualcosa al volo..”
“Non sapevo fossimo venuti qui per cucinare”
Sbuffo. “Sei una noia. Facciamo prima a mettere su noi un sughetto e un po’ di pasta che a chiamare qualcuno. Poi lo sai che a me cucinare diverte”
Riesco a convincerlo a darmi una mano e in poco tempo prepariamo un piatto di spaghetti al pomodoro fresco, accompagnati da un’insalata e un tagliere di formaggi. Chi ha riempito la dispensa e il frigorifero ha fatto davvero bingo.
Pranziamo in giardino e poi trascorriamo buona parte del pomeriggio nella nostra spiaggetta privata, un piccolo pezzetto di paradiso, fatto di mare, sole, pace e, non da poco, la vista di mio marito in costume.
“Sai che mi sento vagamente molestato quando mi guardi così?” si ferma davanti al mio lettino, con le mani sui fianchi.
Abbasso gli occhiali da sole sul naso. “Così come?”
“Mmm.. come se volessi saltarmi addosso”
Mi metto a sedere. “Beh, ogni tanto ci faccio un pensierino. Ma sono una donna sposata, quindi i pensieri restano tali..”
Lui si inginocchia davanti a me, prendendomi la mano sinistra, dove luccica la mia fede, e mi posa sul ginocchio la sua mano sinistra. “Si dà il caso che anche io sia sposato”
“E sua moglie la fa andare in giro così?”
“Così come?” ripete le mie parole di prima.
“Non faccia il finto modesto, Mr Grey. Sa bene che il suo fisico rappresenta un attentato per qualsiasi donna..”
“Questo lo dice lei. Io non ho tempo di badare a queste cose, ho ben tre donne che si contendono le mie attenzioni, e, mi creda, sono alquanto impegnative”
Fingo un’espressione scettica. “Un tantino spaccone, no?”
Lui aggrotta le sopracciglia. “Ah sì?”
Senza darmi nemmeno il tempo di rendermene conto, mi afferra per i fianchi, issandomi sulle sue spalle, e inizia a correre verso la riva.
“NO Christian, dai. Non scherzare, mettimi giù!!” urlo e mi dimeno, mentre lui ride e, senza il minimo ritegno, mi butta in acqua.
L’impatto della mia pelle riscaldata dal sole con l’acqua fredda mi fa tremare per qualche secondo, poi mi ridesto e inizio a schizzarlo. Christian continua a ridere e poi mi afferra per la vita, attirandomi al suo petto.  
“Tu ti rendi conto che io ho passato i trenta e tu sei vicino ai quaranta?”
“Davvero? E chi se ne frega!” mi bacia il punto magico tra l’orecchio e il collo, con il risultato di farmi sciogliere completamente tra le sue braccia.
Ci sediamo a riva, lui dietro di me ed io tra le sue gambe, con la schiena appoggiata al suo petto e le sue dita che tracciano disegni astratti sotto il mio seno. Le onde che arrivano pigre e tornano indietro ci lambiscono le gambe, e il rumore del mare è un sottofondo a dir poco perfetto.
“Stavo pensando a quello che hai detto a proposito dell’età..” esordisce Christian ad un tratto.
“Dai, non ti sarai mica offeso? Stavo scherzando”
Ridacchia. “No, non mi sono offeso, non è questo. Stavo riflettendo sul fatto che sono trascorsi dieci anni da quando ci siamo conosciuti, tu avevi passato da poco i venti ed io ero più vicino ai trenta. Pare ci sia un abisso, ma se guardo indietro, io ho la sensazione che questi dieci anni siano passati in un soffio. Un attimo fa eravamo alla GEH, tu con quell’aria timida, imbarazzata, ed io..”
“..tu con una scopa ficcata dove non batte il sole!”
Cominciamo a ridere nello stesso momento, senza riuscire a fermarci. Mi dispiace aver interrotto il suo discorso così serio e sentito, ma quando ripenso al giorno in cui ci siamo conosciuti, quella è la prima impressione che ho avuto di lui.
“Ricordati quest’espressione precisa quando un giorno racconteremo ai nostri figli come ci siamo conosciuti” mi fa presente.
“Ma è la verità. Bambini, vostro padre era pesante, saccente, maniaco del controllo. Ops, forse lo è ancora!”
“E proprio perché avevo tutti questi difetti, vostra madre non si è fatta alcun problema a seguirmi in elicottero a migliaia di metri dalla terraferma..”
Sospiro, ricordando la prima volta su Charlie Tango. “Dio, chi me l’avrebbe detto che qualche mese dopo avremmo avuto le fedi al dito. E mica solo quello! Non avrei mai potuto immaginare nulla di tutto ciò che abbiamo vissuto..”
“Cambieresti qualcosa?”
Scuoto vigorosamente la testa. “No, mai. Non cambierei una virgola, neanche i momenti brutti, perché tutto ci ha portato a dove siamo adesso, a ciò che siamo adesso, e soprattutto ad avere i nostri bambini..”
“Mi mancano” dice semplicemente, facendomi riscaldare il cuore.
“Anche a me. E credo che anche loro comincino a sentire la nostalgia, ieri sera non volevano terminare la videochiamata. Però sai una cosa? Questo viaggio mi ha resa felicissima. Averti tutto per me, ed essere tutta per te, ogni ora di ogni giorno, è bellissimo”
“Anche per me. Riscoprirci marito e moglie prima di essere mamma e papà..”
Mi volto tra le sue braccia e mi sollevo fino a ritrovarmi a cavalcioni sulle sue gambe. “Io adoro scoprirti e basta, che ne pensi?” ondeggio sul suo bacino, esprimendo chiaramente le mie intenzioni.
Il suo sguardo si accende. “Penso che ogni tuo desiderio è un ordine..”

Nel tardo pomeriggio facciamo una doccia e ci prepariamo per uscire; non so quali siano i programmi, ma Christian mi suggerisce di indossare qualcosa di semplice, così opto per una gonna lunga rossa, un top corto bianco con dei bottoncini rossi e un paio di sandali bassi. Lui è irresistibile nella sua tenuta sportiva in jeans, camicia fuori dai pantaloni e Adidas.
Al cancello della villetta troviamo l’autista a cui ci ha affidato Mariasole per i nostri spostamenti, che ci accoglie con un sorriso cordiale e ci apre la portiera della macchina. Dopo un breve tragitto che ci consente di ammirare le strade dell’isola, l’autista ci lascia al porto, dal lato opposto a quello dove attraccano traghetti e aliscafi. Qui ci attende un giovane marinaio in bermuda blu e t-shirt bianca; fatte le presentazioni, ci invita a salire sulla piccola barchetta ormeggiata alla banchina. Christian sale per primo, poi mi cinge i fianchi per aiutarmi a raggiungerlo; si siede sul divanetto improvvisato e mi fa sedere tra le sue gambe.
Il marinaio si accomoda alla sua postazione, dandoci le spalle, e dà inizio al nostro tour. Mentre ci allontaniamo pian piano dalla costa, ci indica ciò che si scorge in lontananza, arricchendo il suo racconto con aneddoti e curiosità interessanti. Man mano che ci spostiamo in mare aperto mi rendo conto che ci stiamo avvicinando ai Faraglioni, tre enormi massi rocciosi che sembrano spuntare direttamente dal mare. Toni, il nostro marinaio, ci racconta che migliaia e migliaia di anni fa facevano parte di un’unica imponente struttura rocciosa, che nel corso del tempo le acque hanno eroso fino a determinarne la forma attuale, con un faraglione ancora attaccato alla terraferma; il faraglione di mezzo, attraversato da parte a parte da un’apertura a mo’ di piccola galleria naturale, e il terzo, quello più a picco sul mare.
Quando li si ammira in foto, non si può avere neanche lontanamente la percezione della loro maestosità, e del senso di grandezza che trasmettono. La nostra barca vira verso il faraglione di mezzo per poi imboccare la galleria naturale nel mezzo, Christian non resiste a lasciarsi sfuggire un piccolo urlo solo per sentirne l’eco. Io mi lascio andare ad espressioni varie di stupore mentre scatto fotografie da ogni angolazione.
La barca esce dalla galleria spuntando dal lato opposto, e proseguiamo la nostra passeggiata tra le acque cristalline. Essendo tardo pomeriggio, il sole è meno forte e ci consente di avere un minimo di sollievo dall’afa infernale di agosto.
Mi rilasso tra le braccia di mio marito, ascoltando con piacere i racconti divertenti di Toni, che ci sta regalando un tour davvero splendido, circumnavigando praticamente mezza isola.
“Qui siamo ad Anacapri, e adesso vi porto a scoprire uno dei posti più belli del mondo” dice, avvicinandosi alla terraferma e, in particolare, ad una piccola apertura nella roccia.
“Vi devo solo chiedere di abbassarvi per qualche secondo”
Christian ed io facciamo come ci dice, appiattendoci di schiena, giusto il tempo necessario per attraversare quella piccola apertura. Ciò che ci attende dal lato opposto è qualcosa di magico e sensazionale.
“Questa è la Grotta Azzurra” spiega Toni.
Mi sollevo a sedere e mi guardo intorno. “Uau” è tutto ciò che riesco a dire.
La grotta è letteralmente una sorta di antro, una cavità erosa nella roccia, caratterizzata da un ambiente più ampio e altri cunicoli che si intravedono sui lati. Ciò che toglie il fiato, però, è proprio il colore dell’acqua che si riflette sulle pareti rocciose e dà il nome alla grotta: un azzurro puro, intenso, etereo.
“La Grotta Azzurra è chiamata così proprio per il suo colore caratteristico, creato dalla presenza di una soglia sottomarina sospesa, che lascia penetrare la luce e fa in qualche modo da filtro, assorbendo i colori rossi e lasciando passare quelli blu. Il movimento dell’acqua determina un fenomeno di riflessione per cui la luce si riflette all’interno della grotta, illuminandola di blu. In epoca romana, questo posto era considerato il rifugio delle ninfee, poi, crollato l’Impero Romano, iniziò ad essere visto come un antro maledetto, fino agli inizi del diciannovesimo secolo, periodo in cui la Grotta fu riscoperta e riportata in auge”
“È meravigliosa” afferma Christian, con il naso per aria ad ammirare tutta questa bellezza che ci circonda “Sapevo che fosse un posto magico, ma non mi aspettavo così..” abbassa lo sguardo su di me “Ti piace?”
Annuisco vigorosamente. “Tantissimo” gli stringo la mano “Grazie per aver organizzato tutto questo. Mi stai regalando un sogno ad occhi aperti”


Due giorni dopo...

“Secondo te mi sta meglio questo?” chiedo a Christian, mentre ruoto su me stessa davanti allo specchio a figura intera della boutique.
Mio marito, comodamente seduto su una poltroncina di velluto con in mano un drink gentilmente offerto dal proprietario, mi scruta con attenzione.
“Secondo me ti stanno entrambi da favola, e quindi dovresti prenderli entrambi” poi si rivolge alla commessa che da mezz’ora asseconda me e le mie indecisioni “Lei cosa ne pensa?”
“Credo che abbia ragione, Mr Grey. Il primo abito non mi convinceva, non si addiceva al corpo della signora. Ma il secondo e questo qui, a mio parere, sono perfetti per sua moglie” mi rivolge un sorriso dolce, ed io ricambio con lo stesso sorriso.
Devo ammettere che anche a me entrambi gli abiti piacciono molto: uno è corto, svolazzante, sbarazzino, sui toni sovrapposti del bianco, rosa e corallo; questo, invece, è più elegante, lungo, di uno splendido raso azzurro cielo, con l’allacciatura dietro al collo e un generoso spacco all’altezza della gamba destra.
“Ana, ci stai ancora pensando?” mi incita Christian “Allora decido io” si alza e si rivolge alla commessa “Li prendiamo entrambi!”
La donna, con un elegante tailleur rosa cipria, sorride e annuisce. Attende che tolga il vestito e li porta entrambi in cassa, mentre io mi rivesto. Quando esco dal camerino, raggiungo Christian alla cassa proprio nel momento in cui il proprietario gli restituisce la carta di credito e gli porge la busta con i miei abiti.
Usciamo dal negozio tenendoci per mano e continuiamo a passeggiare lungo questa strada ricca di boutique e negozi di lusso, che ci conduce fino all’iconica piazzetta di Capri, con i suoi caffè, ristoranti e botteghe di souvenir. Mio marito mi chiede di offrirgli un gelato, ed io sono più che felice di accontentarlo. Ho notato che in Italia il gelato artigianale è particolarmente buono, così come la granita, soprattutto quella a base di agrumi. Mentre gustiamo i nostri coni al tavolino del bar, facciamo una videochiamata con i nostri bambini, scoprendo, con immenso stupore, che per questo weekend di Ferragosto mio padre e Lindy hanno raggiunto i bambini a Savannah per trascorrere qualche giorno al mare con loro. E la cosa più assurda è che Bob ha preteso che fossero suoi ospiti al resort del golf club. Quando terminiamo la videochiamata, sono ancora scioccata.
“Ti scoccia?” domanda Christian, notando la mia espressione.
“Noo, anzi, sono felice che stiano tutti insieme. È solo che.. è strano vedere i miei che trascorrono giorni di vacanza insieme, con i rispettivi compagni, dopo essere stati sposati per tanto tempo..”
“Amore, i tuoi genitori si vogliono bene e si stimano, non ho mai osservato un minimo di attrito o di imbarazzo tra loro. È una cosa rara, ma è anche una fortuna che riescano ad avere un rapporto così bello. E poi hai visto quanto erano felici i bambini?”
Ha ragione. A volte non mi rendo conto della fortuna che ho ad avere due genitori che, seppur vivano lontano da me, mi sono sempre accanto e soprattutto hanno creato tra loro un bel rapporto dopo la separazione. Separati come coniugi, ma uniti come genitori e ancor di più come nonni. Sono un tesoro prezioso per i miei figli, che li adorano incondizionatamente.
Sospiro. “Hai ragione, come sempre” mi sporgo verso di lui e lo bacio, poi mi rilasso sulla mia poltroncina di vimini. “Sai che quasi non ci credo che tra due giorni ripartiremo?”
“Questi giorni sono volati. Ma le sorprese non sono ancora finite. Stasera ti porto in un posto speciale”
Mi animo subito. “Dove?”
“Un posto per il quale quell’abito azzurro sarebbe perfetto” risponde sibillino.
Sbuffo. Non lo sopporto quando mi tiene sulle spine, e lui al contrario si diverte a vedermi scervellare.
Non mi dà molto tempo di protestare perché, dopo il nostro gelato, rientriamo in villa e ci concediamo qualche ora nella nostra piscina rotonda, coccolandoci, per non dire pomiciando, come due adolescenti, in compagnia di una bottiglia di champagne, un vassoio di frutta e un altro di cioccolatini.
Ho già detto che non metterò piede sulla bilancia per almeno tre mesi?

“Prego, signori Grey” il direttore di sala, in un elegante completo con pantaloni neri e giacca bianca, ci accompagna al nostro tavolo.
Christian mi tiene per mano mentre attraversiamo la sala principale del ristorante fino ad una scala che ci porta alla terrazza al piano superiore, che affaccia sul mare da tutti e quattro i lati. Su ogni tavolo c’è una targhetta che reca la scritta RISERVATO e nessuna stoviglia; solo un tavolo, quello più vicino alla ringhiera, è completamente e magistralmente apparecchiato, con una tovaglia in lino color avorio, i calici in vetro soffiato e i piatti con il bordino in oro. Il centrotavola è uno specchio rotondo decorato con conchiglie dalle sfumature beige e tre portacandele in vetro.
Il direttore di sala scosta la sedia per farmi accomodare ed io riesco appena a mormorare un “Grazie”.
Sono troppo sopraffatta dalla bellezza di questo luogo, dall’eleganza che trasuda da ogni stoviglia, sedia, pianta, ma soprattutto dal panorama mozzafiato che si pone davanti ai nostri occhi: si intravede la piazzetta di Capri con il suo caratteristico campanile, parte della costa, ma, soprattutto, il mare, lo splendido golfo che si estende fino alle coste di Napoli, di cui brillano le luci e si scorge chiaramente il Vesuvio in tutta la sua maestosità.
“Ohi” Christian richiama la mia attenzione sfiorando la mia mano sul tavolo “Cosa c’è?”
“È.. è meraviglioso qui” faccio vagare lo sguardo ovunque, poi lo poso nei suoi occhi “Hai riservato tu il resto dei tavoli”
Annuisce. “Volevo che questa terrazza fosse solo nostra stasera”
Scuoto la testa, divertita. Ormai dovrei essere abituata ai suoi gesti un tantino megalomani, ma la verità è che ancora mi sorprendo, come fosse sempre la prima volta. “Tu sei pazzo” sorrido e gli stringo più forte la mano, mentre mi specchio nei suoi occhi e mi innamoro di lui sempre un po’ di più.
“Sei splendida” mormora poi, sfiorando la fede sul mio anulare “Ed io sono l’uomo più fortunato del mondo”
Abbasso lo sguardo, come sempre imbarazzata quando se ne esce con dichiarazioni di questo genere. Credo sia come un incantesimo avvertire le farfalle nello stomaco quando mi parla così, dopo tutti questi anni.
Al centro della terrazza, circondato da vasi di fiori e lanterne bianche, c’è un bellissimo pianoforte a coda e, a metà della nostra cena tutta a base di pesce, Christian si alza e mi chiede di seguirlo. Si siede al pianoforte e inizia a suonare una delle nostre canzoni preferite, Perfect di Ed Sheeran. Io mi appoggio con gli avambracci alla coda del pianoforte e lo guardo, ipnotizzata, rapita, incantata. Ciò che non mi aspettavo è che ad un certo punto mio marito iniziasse a cantare sottovoce, e mentre lo fa tiene lo sguardo incatenato al mio. Non so come faccia a suonare senza guardare i tasti, ma l’atmosfera che ci circonda è pura magia. Tengo gli occhi nei suoi e il cuore sulle sue labbra che cantano per me, per noi.
Quando il brano termina, Christian si alza e mi prende le mani per attirarmi tra le sue braccia. Sfioro la punta del suo naso e ce ne stiamo semplicemente così, con gli occhi chiusi e i respiri che diventano uno solo. Istanti come questo vorrei che fossero infiniti, sento quasi il cuore che fa male per quanto scoppi d’amore.
“Vorrei restare così per sempre” sussurra Christian, leggendomi nel pensiero “Ma c’è qualcosa che voglio dirti..”
Gli rivolgo un’occhiata interrogativa, lui mi prende per mano e mi riporta al nostro tavolo. Noto subito davanti a me una cloche argentata, ero talmente rapita dalla bellezza di mio marito che suonava che neanche mi sono accorta del cameriere che la portava in tavola.
“Devo aprire?” quasi saltello sulla sedia. Amo le sorprese.
“Aspetta” Christian si siede al suo posto, allunga una mano sul tavolo per prendere la mia, e mi guarda negli occhi “Prima vorrei dirti che.. innanzitutto che ti amo. Quando ci siamo messi insieme ho giurato a me stesso di ripetertelo ogni giorno, e ho giurato a me stesso di renderti felice. Erano queste le poche certezze che avevo: l’amore sconfinato per te e il desiderio di trascorrere tutta la vita con te. Non avrei mai potuto immaginare tutto ciò che sarebbe accaduto dopo, tutto quello che abbiamo attraversato e che abbiamo costruito, anzi.. che stiamo costruendo. Non avrei mai potuto immaginare cosa significasse diventare padre, quanta paura e allo stesso tempo quanta gioia immensa si celasse in quelle cinque lettere..”
Sento che stanno per spuntarmi le lacrime agli occhi. Non riesco a resistere quando apre il suo cuore in questo modo, così limpido, così profondo.
“Ti ricordi cos’hai detto nel rinnovo delle promesse?” prosegue “Che i nostri figli sono stati e sono..”
“..la sorpresa più straordinaria e più sconvolgente che potessimo ricevere” concludo al suo posto, con un filo di voce.
“Apri” dice quasi in un sussurro.
Sollevo la cloche e trovo un semplice piatto con dentro una pallina di plastica trasparente, che conserva al suo interno un ciucciotto bianco.
“Ti andrebbe di lasciarti sorprendere e sconvolgere ancora una volta?” mi chiede poi, con la voce rotta dall’emozione.
Io fisso quel ciuccio con il cuore che batte impazzito e gli occhi appannati dalle lacrime, commossa, incredula e perdutamente innamorata.
Innamorata di lui, di noi, della nostra famiglia e dell’idea di avere un altro figlio. Un’idea che negli ultimi mesi ho accarezzato spesso, ma che ho sempre poi riposto in un angolino del cuore, dicendomi che non era ancora il momento giusto, che Teddy, Phoebe ed Allie stanno attraversando tappe importanti e hanno bisogno di tutta la nostra attenzione, che quattro figli sono tanti.
Ma ancora una volta ho la prova di quanto i nostri cuori e i nostri desideri siano intrecciati e connessi.
Christian si alza e si china davanti a me, prendendomi le mani. “Piccola, che succede?”. Lo sento tremare, e questo mi fa capire quanto anche lui abbia il cuore e le emozioni in subbuglio.
“Ana, se non te la senti, non de...”
Lo interrompo prendendogli il viso tra le mani e piantando le labbra sulle sue. Gli bagno il viso con le mie lacrime, mentre plasmo la mia bocca alla sua e sento la tensione nei suoi muscoli scemare lentamente. Mi stacco dalle sue labbra e lo guardo negli occhi, i miei ancora appannati, i suoi che luccicano di commozione.
“Certo che me la sento, certo che lo voglio!” cerco di tenere la voce ferma e non dilagare nel pianto “Era un po’ di tempo che ci pensavo, poi.. poi accantonavo l’idea perché mi dicevo.. mi dicevo che non era il momento giusto, boh..”
Christian sorride e mi stringe le mani. “Ce lo siamo detti tante volte, no? Che non esiste il momento giusto. Esiste solo il nostro momento”
Con la punta delle dita gli sfioro la fronte, gli zigomi, fino ad arrivare alle labbra, come se volessi disegnare i suoi lineamenti e imprimere per sempre nella mia memoria i suoi occhi che brillano e il suo sorriso tenero. Perché Christian Grey ha in sé tante sfumature, ma la più bella, per me, resta sempre quella del marito innamorato e papà dolcissimo.
“Stiamo per fare una pazzia?” mormora poi, divertito.
Sollevo le spalle. “Può darsi. Ma credo che le pazzie fatte per amore siano le più giuste che possiamo compiere. Guarda me, per fare un favore alla mia migliore amica, ho fatto la pazzia di improvvisarmi giornalista ed intervistare l’uomo più potente di Seattle. Poi ho fatto la pazzia di accettare un passaggio in elicottero, roba da tutti i giorni diciamo, e, in ultimo, farci sesso la sera stessa..”
“Non dirlo a me. Io ho fatto la pazzia di portarmi in hotel una ragazza ubriaca, che quasi mi ha vomitato addosso, e ho passato la notte nel suo stesso letto senza nemmeno toccarla..”
Christian si alza e mi fa alzare insieme a lui, avvolgendomi le braccia intorno alla vita. “Ti posso garantire, però, che le pazzie fatte per te e con te, hanno aperto la strada ai momenti più belli di tutta la mia vita. E le rifarei altre mille volte” afferma, con la fronte contro la mia e le labbra a pochi millimetri di distanza.
Affondo le dita nei suoi capelli. “Anche io. E sono sicura che di momenti più belli della nostra vita ce ne aspettano ancora tanti”.
E così, sotto un cielo di stelle, ci abbracciamo forte, godendoci il nostro momento perfetto e sognando quelli che arriveranno.
 
 

Angolo me.
Eccoci qua, mie care ragazze.
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e che vi sia piaciuta la scelta della destinazione della seconda luna di miele di Christian e Ana. Ho voluto in qualche modo farvi conoscere la mia città (per chi non la conoscesse già), di cui sono profondamente innamorata nonostante i suoi tanti difetti. Ci sono molte descrizioni, proprio perché ho cercato di farvi vedere alcuni dei posti più belli di Napoli attraverso gli occhi dei nostri ragazzi.
Sul finale del capitolo, lascio commentare voi.
Aspetto con ansia di conoscere i vostri pareri e vi prometto che cercherò di non farvi aspettare troppo a lungo per il prossimo capitolo, anche se, come dico sempre, non posso darvi riferimenti temporali precisi.
Questo mese “La forza dell’Amore” compie 8 anni, e a me sembra impossibile essere ancora qui, se penso che è nato tutto per gioco, per passare del tempo. Se sono ancora qui è solo ed unicamente grazie a voi, al vostro affetto e alla vostra pazienza nell’aspettarmi. E per questo non smetterò mai di dirvi GRAZIE.
E, come ho già ribadito diverse volte, ci tengo a rassicurarvi sul fatto che, anche se ho dei tempi abbastanza dilungati, non abbandonerò MAI la mia storia senza un finale adeguato, quindi potete stare tranquille.
Vi mando un enorme abbraccio e spero di tornare presto.
Vostra Mery.
 
 


 
   
 
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