Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    08/07/2023    2 recensioni
E se i nostri eroi del Corpo di Ricerca dovessero vivere le loro vicende in un universo alternativo che risultasse molto simile al nostro mondo attuale, chi potrebbero essere e contro CHI dovrebbero combattere per salvare il mondo?
E questa volta come andrà a finire la storia?
Una commedia- action- sci-fi - romance.
Una quasi canon-divergent-AU che spero vi diverta come ha divertito me scriverla!
[Varie OTP Levi X Hanji una delle tante, le altre vanno scoperte in corso di lettura]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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L’Isola dei Dannati 
A.o.T. Mission-almost-Impossible 


34
Ehi tu, "Porko", 
levale le mani di dosso!


«Mi spieghi una cosa?» chiese Mikasa a Galliard mentre si dirigevano in pista dritti verso Jean e Megan.
«Volentieri».
«Perché lo stai facendo?».
«Principalmente perché credo che mi divertirò, poi perché tu e Jean mi state simpatici, mentre Eren non mi è mai piaciuto» le rispose asciutto.
La ragazza si sentì riavere, per qualche stupida ragione aveva avuto paura che volesse provarci con lei.
«L’importante è che ti comporti da gentiluomo» ci tenne comunque a specificare.
«Tranquilla ho visto cosa sai fare in battaglia, non vorrei mai dover discutere con te e poi senza offesa, sei una bella ragazza, ma non sei proprio il mio tipo» le confessò con un sorriso sghembo che gli incurvò le labbra.
Intanto mentre loro due parlavano su come fare, cosa fare e come farlo, Jean li fissava e non si capiva se era arrabbiato, o semplicemente infastidito dalla loro presenza.
«Che c’è?» gli chiese Megan posandogli una mano sulla mandibola per farlo voltare in modo che potesse guardarla negli occhi.
«Niente perché?».
«Sembra tu abbia il torcicollo e ti verrà davvero se continuerai a stare con la testa girata da quella parte».
Come se fosse stato beccato in flagrante Jean si sentì un cretino «Ma no, ho visto solo due colleghi» smorzò.
Megan si girò e mise a fuoco «Ah ma lo sai che quella ragazza è venuta a casa tua una volta?» disse dopo aver riconosciuto Mikasa.
A quelle parole Jean trasalì «Quando?» le chiese quasi strozzato alla gola dall’ansia.
«Ma, tempo fa, non ti saprei dire di preciso. Volevo farla entrare ma lei, non ricordo che problema avesse, all’improvviso si dileguò come un fulmine».
«Perché non mi hai detto nulla?».
«Me ne sarò dimenticata e poi avevamo di meglio da fare, ma che problema c’è scusa?» gli chiese un po’ irritata da quell’interrogatorio.
«Nessun problema, Mikasa non era mai venuta da me prima d’ora, magari poteva esserci qualcosa di grave di mezzo…» disse cercando di riprendersi, questa cosa lo aveva proprio sorpreso, poi sospirò forte «…ma in realtà non l’ho mai più risentita, quindi magari era solo una sciocchezza» le spiegò cercando di giustificarsi e provando un retrogusto amaro. 
Ma non si era rimessa con Eren? E poi se fosse venuta per me si sarebbe rifatta viva, invece ora sembra stia con quel Galliard, simpatico come una spinta giù per le scale! pensò tra sé e sé contrariato. Aveva deposto le armi perché convinto che Mikasa fosse tornata insieme al suo grande amore e invece in realtà Eren era andato da Krista e la bambina, mentre lei era con quello lì a far festa.

«Allora il piano è questo: balliamo e deve sembrare che ci divertiamo e siamo in confidenza. Tranquilla non allungherò le mani, né ti obbligherò a fare nulla di sconveniente, tu però rilassati che mi sembri un paletto di legno!» esordì Galliard una volta in pista, poi prima che lei protestasse aggiunse «dobbiamo ballargli molto vicini, al momento opportuno ci penserò io a fare la mossa strategica».
«In che senso?» chiese Mikasa preoccupata.
«Devo sfruttare l’effetto sorpresa quindi non ti dico niente, ma non temere, non farò nulla che possa metterti in imbarazzo, balla e lasciati andare, se poi ogni tanto lo vuoi guardare fallo, confondilo!» le consigliò facendole l’occhiolino. 
«Mi sento proprio una cretina» ripose non troppo convinta
«Tecnicamente è proprio così, quando uno si innamora rincretinisce quindi non preoccuparti, è tutto nella norma».
Lei gli dette un pugnetto sulla spalla «Sei davvero tremendo, ma che fai di secondo lavoro, il cupido lancia frecce? Non ci credo neanche se ti vedo».
«Non me ne frega nulla di fare da ruffiano, ma abbiamo condiviso un’esperienza estrema da cui siamo usciti vivi per miracolo. Ho visto quanto hai sofferto e quanto ti negassi la possibilità di andare oltre facendoti rodere dai sensi di colpa, ma se la cosa ti crea tutte queste pippe mentali, possiamo anche concluderla qui eh? Vivo bene lo stesso anche se vuoi due continuerete a rincorrervi senza incontravi mai».
Quel ragazzo era proprio strano pensò Mikasa e mentre stava per dirgli che era davvero il caso di abbozzarla lì, per sbaglio incrociò lo sguardo truce di Jean che sembrava lanciarle strali infuocati, mentre nel frattempo come per darsi un tono ballava appiccicato alla sua bella. 
Le montò un gran nervoso.
Eccone un altro che pensa che subirò i suoi sbalzi d’umore! Col cavolo! Ora gli faccio vedere io.
«Allora che si fa, si avanti con il piano o no?» insistette Galliard.
«Facciamolo nero!» sentenziò la ragazza con aria battagliera.

«Oh! Si stanno avvicinando, ora ne vedremo delle belle!» esordì Sasha cacciandosi in bocca una manciata enorme di patatine, tanto che non riusciva quasi a masticare.
Tutti si girarono verso la pista, ma furono subito distratti dall’arrivo di un baldanzoso Reiner in compagnia di Annie. Questa volta toccò ad Armin trasalire, per fortuna senza mandare niente di traverso. Non sapeva se essere contento o adirato, da quella volta in cui si erano parlati lei non si era fatta più viva tenendolo alla larga e ora spuntava per caso proprio a quell'evento esclusivo. Certo che il mondo era un’accozzaglia di strane coincidenze, si stavano ritrovando tutti lì… pensò poco convinto il biondino.
«Non so neanche io perché sono venuto in questo posto» esordì Reiner appena arrivato al loro tavolo «a proposito, ma voi come li avete avuti gli inviti?» chiese rivolto un po’a tutti.
«Ho ricevuto due biglietti a casa» specificò Annie fissando Armin. Era certa fosse opera sua, infatti il suo sguardo lo stava indagando.
«Anche io, due biglietti d’invito in busta bianca» rispose serio Arlert fissandola di rimando per farle capire che lui non c’entrava niente.
«Ma sì, pure io nella cassetta della posta del mio appartamento, come te: due biglietti in una busta» confermò Sasha, seguita poi da Falco e Pieck che affermarono il solito modus operandi.
«Saranno stati i nostri superiori per farci una sorpresa» commentò Niccolò «ma avete sentito che per quanto riguarda il lavoro ci sono grosse novità in giro? Si vocifera un sacco sull’argomento».
«Sì e la maggior parte mi paiono delle gran cazzate» ribattè Reiner.
«A proposito come va con l’inibitore ragazzi?» chiese curiosa Sasha.
«Direi molto bene, Onyankopon dopo il primo innesto fatto ad Eren lo ha perfezionato, praticamente nessuno di noi è entrato in coma, né ha avuto rigetti, o reazioni avverse» spiegò solerte Falco.
«Fin che dura…» commentò aspramente Gabi.
«Cioè?» chiese Armin allarmato.
«Non sappiamo per quanto tempo resteremo in questa sorta di limbo in cui la mutazione è come congelata. Il fatto è che è tutto molto sperimentale per così dire. Ancora non abbiamo reali certezze sul nostro futuro e sulle conseguenze che potranno esserci tra qualche anno, ma soprattutto su quanto potrà reggere l’inibitore» gli spiegò seria Pieck.
Grazie a quelle affermazioni Armin capì al volo perché Annie fosse sparita.
Intanto in pista Galliard e Mikasa ormai ballavano a fianco di Jean e Megan. Sembravano ignorarsi, ma in realtà di sottecchi si controllavano a vista. In un momento in cui il ritmo accelerò Galliard fece la sua mossa, dribblò Mikasa sorpassandola e si infilò tra Jean e Megan, afferrò questa per un braccio e rapido se la portò via, non prima però di aver dato uno spintone a Mikasa facendola franare addosso a Jean.
Tra i due ci fu un breve ma intenso momento di forte imbarazzo.
«Ma che cazzo sta facendo quello?» abbaiò Jean «e tu non dici niente?» aggiunse scrutandola adirato e non sapendo bene che dire né che fare.
«Stanno ballando cosa dovrei dire?» gli rispose incerta, non era preparata a quell'improvviso incontro-scontro, ora si sentiva indifesa, ma perché si era infilata in quella situazione assurda?
«Chissà chi ti capisce a te! Vengo in ospedale e ti trovo a letto avvinghiata ad Eren, vengo ad una festa e ti trovo abbarbicata a quel coso. L’importante è che il due di picche sia riservato esclusivamente a me! Fai e disfai a comodo tuo e di certo ti consoli in fretta, quando ti pare»
«No, no, spetta, fermati! Ma che stai dicendo, sei fuori? A letto con Eren? Ma quando mai? Guarda che sei tu che di giorno stavi con me facendo l’amico premuroso e poi la sera ti facevi quella lì, sono venuta a casa tua una sera per parlarti e lei mi ha detto che eri sotto la doccia, mica sono scema eh?».
Erano in mezzo alla pista e invece di ballare stavano discutendo animosamente attirando l'attenzione di tutti. Era diventata una situazione comica, ma anche molto seccante, mentre i loro amici, da spettatori trepidavano, ma al tempo stesso si divertivano pure gli infingardi.

«Galliard ha avuto una pessima idea ora si menano» dichiarò sconsolato Armin.
«Ma almeno interagiscono» commentò sibillina Annie.
«Se questa l’hai tirata per me, beh, l’hai fatta fuori dal vaso, non sono io che sono sparito!» le rispose a tono. Si era dileguata e ora voleva incolpare lui?
«Touché!» ammise Annie alzando le mani «vengo in pace» aggiunse. Si era stupita quando aveva capito che non era stato lui a mandarle gli inviti, ma chiunque fosse stato le aveva fatto un gran favore perché era felice di vederlo.
«Ma che per caso siamo coinvolti in una candid camera sul gioco delle coppie?» ridacchiò Sasha osservando i due amici tirarsi frecciatine.
«Parrebbe plausibile visto l’andazzo della serata» commentò Pieck sorniona.
In quel momento Megan era riuscita a sfuggire a Galliard e si era precipitata da Jean.
Stava per aprire bocca ma lui la fermò «Per caso facevo la doccia, quando Mikasa è venuta da me?» l’aggredì piuttosto contrariato.
«Boh… sì, no,  non ricordo» farfugliò Megan assalita da una stana sensazione, tutta quella faccenda non le piaceva per nulla, qualcosa le sfuggiva. Come mai Jean se la prendeva tanto per una semplice collega? Si insinuò in lei il dubbio che ci potesse essere altro sotto.
«Cerca di ricordare perché è importante» la incalzò il ragazzo.
«Sì, e quindi?» sbottò stufa di quel teatrino.
«Che bisogno c’era di mettere in piazza una cosa del genere! Sicuramente lei ha frainteso».
«Non c’era niente da fraintendere, o non stiamo per andare a convivere, te ne sei dimenticato?» gracchiò Megan scandalizzata. 
Jean a quell'affermazione spalancò la bocca scioccato e stava per risponderle ma Mikasa lo precedette.
«Basta così! Forse è meglio se ti chiarisci le idee Jean» gli disse molto scoraggiata. Le cose non stavano affatto andando bene, almeno non come sperava, e lui sembrava quasi stare con il piede in due scarpe.
«Io ho le idee chi… » stava affermando piccato Jean, ma fu interrotto bruscamente.
«Andiamo!» esordì perentorio Galliard afferrando Mikasa per la vita portandola via da lì.
«Fidati di me» le sussurrò in un orecchio mentre se ne andavano «la bomba è esplosa, ora dobbiamo aspettare le reazioni».
«Ehi tu? Levale le mani di dosso!» strillò invano Jean perché la musica sovrastò la sua voce facendolo sembrare afono nonostante sbraitasse, ma Megan che era vicina aveva sentito eccome.
«Che situazione orribile, non mi sono mai sentita umiliata così tanto in vita mia. Sei veramente uno stronzo! Almeno abbi la decenza di accompagnami a casa» piagnucolò giocandosi la carta del farlo sentire in colpa, che in effetti ebbe il suo effetto, perché dopo tutto Jean restava un bravo ragazzo e a parte ciò avevano dato fin troppo spettacolo per quella sera, forse andarsene non era una cattiva idea.

*

«Ma tutto questo mistero era proprio necessario?» bofonchiò Levi mentre si aggiustava il collo della camicia.
«Erwin ha detto che ha organizzato tutto Marie, di cui sembra essere davvero preso, perciò noi vogliamo essere gentili con lei e quindi accettiamo di buon grado questo invito al buio» gli rispose serafica Hanji, che per l'occasione indossava un semplice tubino nero con lo scollo quasi all'americana che le scopriva le spalle e una piccola porzione della schiena.
Levi detestava quel tipo di uscite, ma sapeva che a lei le cose a sorpresa piacevano, e poi Erwin ci teneva un sacco a presentar loro la sua fidanzata ritrovata, quindi nonostante la sua innata reticenza per le serate mondane cercava di essere, a suo modo, meno misantropo del solito.
«Sarà la solita cena, o aperitivo, nel solito locale alla moda, due palle! L'unica cosa per cui ne vale la pena è poterti ammirare fasciata in quel vestito, mi verrebbero in mente le peggio cose da farti, ma so già che possiamo fare tardi quindi le terrò da parte per quando rientreremo» le confidò sornione.
«Ogni volta che metto questo abito ti parte un embolo» rispose Hanji lusingata.
«È colpa delle tue spalle, sono così sexy...» le rispose in un soffio, prima di posare le labbra su una di esse per un bacio fugace.
«Smettila subito o faremo davvero tardi e questo Erwin non se lo merita» lo redarguì Hanji con il fiato corto. Tra loro la chimica era ancora molto forte nonostante stessero insieme da un bel po'. Era meglio non soffiare sulla cenere, o il fuoco ci avrebbe messo un secondo a divampare.
Erwin e Marie, come da accordi passarono a prenderli e le presentazioni furono fatte in modo informale prima di salire in macchina.
«Lei è Marie» disse Erwin cingendole la vita e sorridendo rilassato.
«Oh che bello finalmente ci conosciamo!» trillò Hanji emozionata andandole incontro per stamparle un bacio per guancia.
Levi rimase immobile ad osservare la scena. Non era esattamente come se la immaginava, ma convenne che era il tipo di donna, almeno superficialmente, a colpo d'occhio, molto in sintonia con Smith.
Bella, sobria, con un viso aperto e solare, non troppo appariscente, una donna di classe.
«Erwin mi aveva avvertito che ti saresti comportata esattamente così. È davvero un piacere conoscerti Hanji!» reagì Marie all'assalto entusiasta della donna, poi alzò la testa e guardò Levi dritto negli occhi «Anche su di te mi aveva avvertito» e senza troppe cerimonie si avvicinò all'uomo e gli porse la mano: «Piacere di conoscerti Levi, io sono Marie».
Lui apprezzò il gesto diretto e ricambiò la stretta.
«Vogliamo salire?» invitò loro Erwin indicando la macchina.
«Ho scelto un posto inusuale, ma spero che gradirete» cominciò a dir loro Marie e Levi alzò gli occhi al cielo, mentre Hanji gli rifilò subito una gomitata, meno male che erano dietro e lei non aveva potuto vedere nulla. 
«Le ho parlato di voi fino allo sfinimento» s'intromise Erwin «soprattutto di te e delle tue particolari caratteristiche» disse cercando lo sguardo di Levi attraverso lo specchietto retrovisore.
L'altro lo guardò di traverso ma non fiatò.
«Dovevo prepararla al tuo caratterino» aggiunse Smith ridacchiando. In parte era vero che aveva dovuto rassicurarla sul fatto che se Levi fosse apparso scostante non era un trattamento che riservava a lei in particolare, ma che era semplicemente fatto così.
«Levi è come un gatto, può soffiare e graffiare, ma se lo sai prendere e lisciare dalla parte del pelo è adorabile e fa pure le fusa» aggiunse Hanji compiaciuta.
«La smettete di parlare di me come se non fossi presente? Grazie!» sbottò l'uomo leggermente infastidito. Gli ci voleva il suo tempo per entrare in confidenza con le persone e così non gli stavano certo agevolando le cose.
Marie era molto divertita dalla situazione, si girò verso i sedili posteriori e si rivolse direttamente al capitano: «Questa serata è dedicata in particolar modo a te, Erwin mi ha raccontato della vostra chiacchierata a Paradise, beh credo che io te lo deva, gli hai dato ottimi consigli».
L'uomo rimase spiazzato, tanto che commentò con un secco «Io non do mai consigli ma dico solo quello che penso. Sempre!».
La conversazione si interruppe davanti ad un elegante palazzo di una zona residenziale della città.
Non sembrava ci potesse essere un locale, sembravano semplici abitazioni e di un certo livello.
Erwin parcheggiò e Marie fece loro strada.
«Ci stiamo recando a casa di un mio carissimo amico, non vi dico altro per non sciupare la sorpresa» spiegò loro sommariamente.
«Ma che ci porta ad una rimpatriata? Quasi quasi era meglio il solito ristorante» bofonchiò sottovoce Levi ad Hanji.
«Non cominciare, almeno arriviamo e vediamo, io sono molto curiosa!».
«Te pareva!».
«So che è inusuale ma fidatevi, faremo una bella esperienza» cercò di tranquillizzarli Marie che aveva intuito le loro perplessità, ma lei sapeva bene cosa stava facendo ed era abbastanza sicura della riuscita della serata.
«Giuro che neppure io ne so nulla!» aggiunse Erwin che però era molto divertito, soprattutto dalla contrarietà di Levi.

*

Mikasa aveva un solo desiderio: sparire. Era pentita di aver ceduto a Galliard ed era sicura di aver fatto per l'ennesima volta la figura della cretina.
Quasi quasi invidiava Jean e Megan che spediti si stavano avviando all'uscita.
«Mi sa che è andata male» commentò Gabi.
«Io ancora non lo direi: non è finita, finché NON è finita» sentenziò con fare da oracolo Sasha.
«Io vorrei tornare a casa» disse stancamente Mikasa che non aveva neppure più voglia di litigare con quella banda di impiccioni.
«Aspettiamo mezz'ora e poi te ne vai. Concedigli 30 minuti» le disse Galliard.
La ragazza era così mogia che non ebbe neppure la forza di controbattere. Accettò silenziosa.
Nel frattempo Jean e Megan stavano per uscire dal locale, uno più nero dell'altra, ma all'improvviso due enormi bodyguard sbarrarono loro la strada.
«Ehi ma che cazzo fate?» sbottò malamente il ragazzo.
«Lasciateci passare!» gli fece eco Megan.
«Signor Kirschstein una persona vuole incontrarla» rispose molto tranquillo uno dei due energumeni facendogli segno di seguirlo.
«Una persona chi?» sibilò Jean.
«Quella che vi ha mandato gli inviti».
«E chi sarebbe d grazia?».
«Lo scoprirà quando la incontrerà».
La cosa si stava facendo stranamente misteriosa. Non era il modus operandi dell'agenzia, ma puzzava molto di "lavoro". Certo poteva essere una trappola, ma l'agente che era in lui capì che era meglio assecondarli.
«La ragazza non c'entra niente, lasciamola fuori» disse ai due.
«La signorina la può serenamente attendere nel privè del locale, sarà un incontro breve e informale. Tranquilli».
Jean era tutto fuor che tranquillo, ma li seguì senza fiatare.

I monologhi dell’autrice
Un caro saluto a chi legge e felice week end. Come state?
Nonostante il caldo, spero tutto molto bene!!!

Eccomi qua. Finalmente (Deo gratias!) ho il computer funzionante!
Detto questo sono ovviamente in ritardo e lo sarò fino alla fine della storia. Sto scrivendo il capitolo 35 e non credo che sia l'ultimo, ma il penultimo, almeno se riesco ad infilarci tutto quello che ho intenzione di dire, vedremo. Quindi pubblicherò quando potrò e non mi sbilancio sui tempi, state in campana, o come dicono quelli imparati: stay tuned!
Detto questo, lo ammetto: sono una  brutta persona (ma non è vero!) perché manco in 'sto capitolo Mikasa e Jean quagliano... ma come diceva qualcuno: l'attesa del piacere è essa stessa il piacere (e arrivarono le sassate!). Facendo la seria ripeto che visti i loro trascorsi, proprio per come li vedo io come coppia, non potevo fare diversamente, ma...
Come al solito mi dilungo e vi tedio fin troppo, quindi concludo dicendo a tutti voi che state leggendo, commentando e mettendo la storia tra le seguite, preferite e ricordate  GRAZIE di ♥♥♥

Il titolo è una citazione tratta da un film cult degli anni 80/90 che credo conoscano anche i muri, ci stava troppo a pennello per non approfittarne, avete capito di cosa parlo? 🤭
A presto!
  
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