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Autore: stefy_81    08/07/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il tiepido sole di primavera stava cedendo lentamente il passo all’estate. Presto il caldo avrebbe indorato i campi con la sua torrida afa. Nonostante la popolazione fosse consapevole che presto la guerra si sarebbe nuovamente abbattuta su di loro, ognuno di loro faceva di tutto per tenere lontana la sua ombra cercando si mantenere una parvenza di normalità.
Tipico della città di Antàra erano state le grandi tende, tese dalle pareti di un palazzo a l'altro, che coprivano con le sue vele le grandi vie, offrendo ombra e frescura ai passanti.
Dal terrazzo della sua camera Jill stava ammirando l'arcobaleno di colori che la città iniziava a mostrare con orgoglio; ma se i suoi occhi erano stati rapiti da quello spettacolo, il suo cuore come la sua mente erano rivolti verso il mare; lì da qualche parte oltre la linea dell'orizzonte Murtagh stava lottando per liberare il fratello.

L’eco della grande adunanza che si era tenuta ad Abàlon per volere di Isobel aveva raggiunto le orecchie di re Arold e del consiglio degli elfi. Il nome di Eragon da Alagaësia si era presto affiancato a quello di Rebekha Coleman. Solo il ritorno di Arya e Reafly con Castigo e Gleadr era riuscito a mettere a tacere in parte le voci che volevano il minore dei fratelli al servizio della regina. Arold avrebbe preferito che Murtagh lo avesse informato delle sue intenzioni ma continuava ad avere fiducia in lui e nelle sue decisioni. Dopotutto Castigo era tornato dalla missione diplomatica riportando Arya e confermando il loro impegno a stare a loro fianco. Se c’era qualcosa che il re aveva imparato in quei mesi passati con loro era che un drago e il suo cavaliere mal volentieri si dividevano. Murtagh avrebbe fatto di tutto per tornare dal suo compagno.

E poi c’era Jill ad attenderlo. La giovane donna si destò dai suoi pensieri quando uno stormo di rondini passò di fronte alla sua finestra, il loro cinguettio riempì per un attimo l'aria rendendola satura del loro suono. Stanca di rimuginare decise di uscire all'aperto a prendere una boccata d'aria.
Scivolò silenziosa attraverso la porta di ingresso e si diresse verso i giardini del palazzo.
Passeggiò per un tratto poi vide Castigo volare sopra di lei, disegnando gradi cerchi nell'aria. Le sue squame rubino riflettevano la luce del sole in bagliori vermigli, che estasiarono Jill a tal punto da farle scappare un sorriso.
Dopo altre piccole evoluzioni il drago rosso le atterrò di fronte maestoso e terribile.
Salve Jill. Tuonò nella mente della giovane.
Come ogni abitante di Antàra, Jill aveva visto il ritorno del drago rosso e di quello dorato tra moti di gioia, ma era stato solo suo il tuffo al cuore provato quando dal dorso di Castigo vide scendere Arya e non Murtagh. 

Era passato un giorno da allora e questa era la prima volta che la ragazza rivedeva il drago rosso.   
La voce della ragazza risuonò piena tristezza.
Murtagh ti deve mancare terribilmente gli disse la ragazza attraverso le loro legame.
Castigo chiuse con un movimento fluido le sue ali, per chinarsi con il suo muso verso la ragazza.
Ogni singolo giorno, ma dobbiamo avere fiducia in lui.

A quelle parole la ragazza lo accarezzò con affetto; le sue dita sottili lo stuzzicarono sotto il mento, e Castigo inarcò il collo per il piacere.
Quando infine si ritrasse indietro, un senso di gratitudine sprigionò dalla mente del drago.
Non ti ho cercato per avere consolazione. Sali sul mio dorso. Facciamo un giro. Ti voglio mostrare qualcosa gli disse mirando con lo sguardo al cielo.
I raggi del sole erano ancora tiepidi e nemmeno una nuvola adombrava il cielo limpido.
La ragazza lo guardò nei suoi grandi occhi rubino poi si issò con agilità sul suo dorso. Quando ebbe preso posto Castigo si alzò in tutta la sua altezza, e aprendo le ali, salì in volo. Sotto di lei Jill sentiva solo il calore del suo corpo. La sua potenza si esprimeva attraverso ogni battito di ali, e per un momento, la ragazza sentì di essere vicina al drago rubino più di quanto non lo fosse mai stata.
Se il loro amore verso Murtagh li avesse sempre uniti, quel contatto più intimo sarebbe stato qualcosa di diverso. In quel momento il drago rubino si stava offrendo a lei come non aveva mai fatto prima. Castigo le stata mostrando una parte dei suoi ricordi e delle sue sensazioni.
Come mio cavaliere Murtagh ha sempre condiviso tutto con me. Come sua compagna è arrivato il momento che anche tu conosca la parte di lui che risiede in me. Jill non ebbe il coraggio di dire nulla ma si limitò a rilassarsi e aprire la sua mente a quello che il drago le stava offrendo.
Prese una boccata d'aria, quando avvertì la mente di Castigo espandersi nella sua con delicatezza.
Quello che lei percepì fu un’esplosione di colori e profumi e un’infinità di sensazioni, poi ad un altro sussulto del drago la ragazza rinvenne. Jill sorrise, stavano volando sopra una vasta pianura; sotto di loro gli steli del grano si piegarono sotto la folata improvvisa di vento provocato dal loro passaggio. Rientrarono provando entrambi una grande gioia nel cuore. Da parte di Jill c’era la consapevolezza di avere condiviso un'esperienza unica.
Grazie Castigo. Gli disse con sincera gratitudine.

Le giornate continuarono a susseguirsi frenetiche per Jill e per tutti i suoi compagni. Le risposte positive dei due principi di cui Arya e Reafly erano stati latori avevano dato a tutti grandi speranze ma anche molto su cui lavorare. Sia i Kallen che i Von Mack avevano confermato le loro intenzioni di appoggiare gli elfi. L’unica clausola che entrambi i principi avevano posto era di non coinvolgere direttamente i loro regni. Non avrebbero sottovalutare le minacce di Isobel nei confronti dell’impegno di non belligeranza firmato da tutti loro. Nessun soldo proveniente dalle casse pubbliche di Gelko e Nihel sarebbe stato toccato. Frederick e … avrebbero usato le risorse finanziarie private delle loro casate. Queste, infatti, erano tali da poter sostenere da sole l’aiuto promesso agli elfi ed Isobel non avrebbe potuto presentare le sue dimostranze al consiglio.

Una sera Jill, Arya e Reafly ricevettero tutti e tre un invito da parte di Aglaia e Faramir. La famiglia di quest’ultimo possedeva una villetta appena fuori dalla città. Appena arrivati i tre ospiti respirarono una piacevole aria famigliare molto diversa da quella formale di palazzo.
- Vi ringraziamo per aver accettato l’invito – li avevano ringraziati i genitori di Faramir - gli attimi di tregua sono talmente pochi, che ogni occasione che possiamo passare con mio figlio e i suoi amici diventa preziosa – conclusero i due anziani elfi.
Grazie alla presenza del vino, e dall'idromele, l'atmosfera della serata si fece subito allegra. Reafly fu contento di poter raccontare molti aneddoti divertenti del loro viaggio cosa che non gli era stato possibile fare alle lunghe riunioni con il re.
Un altro argomento della serata fu il suo aspetto fisico. A tutti era stato evidente l’enorme cambiato dal giorno della partenza; Reafly era nella piena età della crescita, ma se parte di queste trasformazioni erano imputabili a quello, altri non potevano che essere legati al fatto di essere un cavaliere. I suoi lineamenti si erano affinati in maniera sorprendente, e anche le orecchie avevano assunto ora una forma più allungata vicina a una punta.
Reafly con un po’ di imbarazzo raccontò loro la sorpresa nello scoprire questi cambiamenti solo al suo ritorno, e confessando con aria contrita di avere trovato poco tempo per specchiarsi durante il viaggio. Ci fu una risata generale, poi le domande continuarono sul viaggio. Reafly si mise allora a raccontare in particolar modo del regno di
Nihel e dell’accoglienza del suo principe, il giovane e aitante Frederick. La capitale del piccolo regno era una cittadina dell'interno, arroccata su un basso pendio roccioso. Le case a un solo piano, o massimo due erano state costruite su terrazze, e le strade sfruttavano i pendii naturali del monte. Dei terrapieni frutto dell’antica ingegneria degli elfi ancora oggi connettevano i diversi livelli su cui si sviluppava la cittadella.
- Non avevo visto nulla del genere fino ad ora - ammise infine Reafly, mostrando a tutti di  una intensa passione per l'edilizia.
- Il principe
Frederick è stato molto generoso nel spiegandomi ogni cosa - disse infine, quasi per giustificarsi.
Rimasero ancora a parlare, e i loro discorsi iniziarono a saltare da un argomento all'altro.
La luna, immersa nel suo pallido bagliore era ancora alta nel cielo, quando uno alla volta, ognuno di loro iniziò a congedarsi per ritornare alle loro camere.
Reafly e Gleadr furono i primi a lasciare la compagnia, seguiti subito dopo da Jill ed Arya.

Jill accompagnò Arya nella sua stanza. La ragazza non poteva fare a meno di pensare come fosse stata taciturna l'alfa. Durante tutta la serata l'aveva sorpresa spesso a guardare la luna con occhi languidi, per poi rivolgersi nuovamente ai presenti, sorridendo, come se non fosse successo nulla.
Jill non riusciva a immaginare cosa stesse turbando il suo animo, e si ripromise di andarle a parlarle nei giorni seguenti.

 

Passò un’altra settimana prima che Jill riuscisse a trovare il tempo e il modo di tenere fede alla sua promessa. Nel frattempo, Arya era entrata in quei giorni nel quinto mese di gravidanza, la pancia continuava a crescere. Cinque mesi durante i quali molto era cambiato dentro e intorno a lei.
Gli elfi di Antàra erano stati molto gentili e premurosi nei suoi confronti. Le premure erano aumentate anche da parte di Arold. Il re era stato particolarmente attento affinché dal suo rientro l’elfa non si affaticasse o preoccupasse per ciò che stava accadendo fuori dall’isola. Anche fin troppo, era il pensiero costante di Arya.
Lei era pur sempre una principessa elfica, non sarebbe stata capace di rimanere in disparte per troppo tempo.
Delle voci all'estero e il picchiare alla sua porta che seguì subito dopo, destò Arya dai propri pensieri.
- Chi è? - chiese
- Sono Alicia mia signora. -
- Entra pure Alicia. - la donna fece il suo ingresso nella stanza con passo titubante.
- Arya Svit-kona. C'è qui fuori Lady Jill che chiede di poter parlare con te. -
- Falla entrare. Cosa aspetti? - le chiese mentre alzandosi si sistemava la veste.
- Ma il re… - ci fu un attimo di esitazione nella sua voce.
- Il re cosa? – la incalzò Arya
Alicia si fece piccola, piccola poi rispose
- Si è personalmente raccomandato di non farvi stancare troppo. - aggiunse infine come a trovare le parole adatte.
Arya scrutò a lungo il volto di Alicia, che d'istinto abbasso il capo.
- Il re non ha alcun motivo di preoccuparsi per la mia salute Alicia. Jill può entrare. Parlerò io con re Arold. -
Quelle ultime parole furono un sollievo per Alicia, che come liberata da un pesante fardello, prese un respiro per andare in seguito a chiamare Jill, che si trovava ancora fuori dalla porta.
- Jill ti prego entra pure. Alicia, puoi andare, grazie. -
- Sempre a suo servizio signora. - disse Alicia facendo un frettoloso inchino.
Jill attese che la dona uscisse dalla camera, prima di far scorrere rapido il volto su quello di Arya.
- Ti è molto affezionata. Ma se si ostinava a tenermi fuori ancora un'altra volta, giuro che non avrei risposto delle mie azioni - quella sua improvvisa manifestazione d'impeto fece scappare ad Arya una sonora risata
- Lo terrò presente - aggiunse seriamente appena si ebbe ripresa.
- Dicevo sul serio Arya, l'avrei fatto veramente. È tutta la settimana che quella donna inventa scuse su scuse. -
- Non è colpa sua. - Jill si fermò, e corrucciando la fronte aggiunse
- È Arold - gli disse indovinando quello che l'elfa non voleva dire ad alta voce.
Arya si limitò ad annuire.
- Come puoi permettere che ti ordini cosa fare o chi devi incontrare? -
- Jill, noi Elfi abbiamo avuto secoli per affinare le nostre capacitò diplomatiche, posso sopportarlo. Sono convinta che Arold sta agendo così perché pressato dal consiglio. Bisogna essere pazienti con lui. -
- Io non ho la pazienza leggendaria di voi elfi, non chiedermi di seguirti in questo. – Le rispose Jill con sentimento.
- Lo capisco - le rispose Arya con altrettanta enfasi, poi l’elfa fece qualcosa di completamente inaspettato per Jill, le andò vicino, e le strinse delicatamente le mani
- Ascoltami bene, anche se molto diversi, questa gente rimane sempre il mio popolo. La guerra contro Galbatorix è abbastanza vicina da ricordarci come eravamo noi. - Jill la guardò per un istante, colpevole, poi il suo viso si addolcì, e anche se senza troppa convinzione le fece un cenno con la testa, che Arya ricambiò con un sorriso.

- Ma adesso raccontami un po’ di te. Tu e Castigo avete passato molto tempo insieme. -
Presa alla sprovvista, con quella domanda improvvisa, Jill si divincolò dalla sua presa per dirigersi alla finestra, dandogli le spalle. Era stato così inatteso la scoperta di quel nuovo legame, che fino a quel momento non ci si era mai soffermata a ragionarci.
- È un drago eccezionale - disse dopo un poco, mentre i suoi occhi si posavano su un albero di pesco in fiore.
Arya le sorrise, e non poté fare a meno di pensare al suo rapporto con Saphira. Lei e la dragonessa erano state sempre molto unite; e se inizialmente lo furono soprattutto in virtù del fatto che lei era stata per molti anni la portatrice dell'uovo; era stato solo in seguito, grazie al tramite con Eragon, che la loro unione si è evoluta divenendo, se possibile anche più profonda.
Continuarono a parlare ancora fino a quando Arya non interruppe la loro conversazione. I giovani maghi la attendeva per la sua lezione. Jill insistette per accompagnarla.

- Ricordati quello che ti ho detto, e fai saper a Castigo e a Gleadr che gli andrò a trovarli presto. – le disse l’elfa prima di salutarlo.
Jill le annuì, ed Arya sospirò nel vederla allontanarsi; era giovane e impulsiva, ma sapere che Castigo le era a fianco la tranquillizzò. Scrollandosi quei pensieri da dosso, Arya aprì la porta dell'aula ed entrò dai suoi alunni.

Quella notte Arya andò a letto con una strana sensazione. Sentiva le membra pesanti e senza accorgersene cadde sulle lenzuola in un sonno profondo.
Il suo campo visivo fu improvvisamente invaso da una luce accecante, che si dissolse piano piano per lasciare il posto all'immagine di Eragon.
Lo vide chiaramente piegato sopra il dorso di un drago dalle scaglie color ambra, i capelli scompigliati dal vento, come se stesse volando a grande velocità, una corta barbetta gli incorniciava ancora il viso, che era tirati. Il cuore di Arya si fermò. L'immagine era stata talmente reale, che poteva sentire quasi il suo respiro, ed Arya lo si sentì improvvisamente vicino e lei. Arya sentì il desiderio ardente di stabilire un contatto. Senza rendersene conto aveva già allungato la mano verso la sua guancia, per sfiorarla con la punta delle dita. A quel contatto Arya venne scossa da un leggero brivido, e per un brevissimo istante credette di sentire il suo volto flettersi sotto il suo tocco. Poi la visione iniziò ad affievolirsi e l'Elfa si ritrovò nel suo letto con il cuore che le batteva fortissimo.
Arya stava riprendendo a respirare adagio, cercando di calmare il tumulto di emozioni che la stavano scuotendo, quando dentro di lei sentì lo scalcinare del bambino.
Allarmata si tirò a sedere e posando istintivamente una mano sul suo ventre scoprì qualcosa di sconvolgente; per la prima volta Arya poté sentire distintamente che si trattavano non di uno ma di ben due cuori che battevano all’unisono e che si trattavano di due bambine. Arya sentì anche la loro paura. Quindi si affrettò a concentrarsi e raggiunte le loro giovani menti, e iniziò a cantare una antica nenia elfica. Le parole nell'antica lingua iniziarono subito a creare una calda coltre di magia che le avvolsero e tranquillizzò.
Arya cantò a lungo, anche molto tempo dopo che le gemelle si furono acquietati; l'elfa continuò a intonare quella melodia, sempre più piano fino a quando il suo suono non si confuse con il battito dei loro cuori. Fu allora che Arya si immerse completamente in loro per essere certa che stessero bene, quindi si ritirò. Quando rinvenne si portò stupita le mani al viso per trovarle bagnate dalle lacrime.
Quello che aveva visto non poteva essere stata una premonizione, ma un tipo di divinazione, come e quando Eragon l'aveva sognata nelle prigioni di Gil'ead.
Se in quel caso il loro tramite era stata Saphira, ora dovevano essere state le loro figlie ad aver permesso quel nuovo contatto.
Eragon. Arya avrebbe tanto voluto divinare e assicurarsi che stesse bene, mai non osava eseguire ora quella magia, anche se solo per un breve istante, per paura di mettere a repentaglio la vita delle loro bambine. Un solo errore, e per loro sarebbe stato fatale. No, non poteva farlo anche se si trattava si Eragon.
Guardò fuori dalla finestra, stava albeggiando, c'era ancora tempo prima che il palazzo iniziasse a svegliarsi, ed Arya si prese la libertà di ragionare ancora su un particolare della sua visione che prima aveva trascurato, ma che potevano rivelarsi di grande importanza. Eragon sembrava stesse volando su un drago, ma le sue scagli e non erano blu zaffiro. In qualche modo Eragon aveva incontrato un altro drago. Ma se questo fosse al servizio della regina Isobel o no, non era stato possibile attestarlo.
Arya sapeva che la notizia non poteva essere celata a lungo alle orecchie del re, ma temeva conseguenze drastiche se fosse stata interpretata in modo sbagliato.

***

La notte era appena passata, e il sole stava sorgendo pigro dalle pendici dei monti imbiancati, che andavano colorandosi di tenui tinte rosa. I due possenti draghi avevano volato per l’intera notte e un nuovo giorno stava sorgendo sopra il massiccio roccioso. Le verdi fronde della Stonewood comparvero davanti a loro. Alla vista della foresta, Keiron e Guiltar ritennero di aver messo abbastanza distanza tra loro e il nemico e atterrarono su un morbido manto erboso per una sosta più lunga. Scelsero una radura nei pressi di un piccolo lago circondato da basse colline.
Non appena toccarono il suolo i loro artigli ferirono il terreno con solchi profondi e sentirono i loro piccoli passeggeri scendere con cautela dai loro dorsi. Murtagh aveva spesso dato degli sguardi preoccupati verso il fratello che per tutti la tumultuosa fuga a aveva alternato pochi momenti di veglia a momenti di totale incoscienza.
I due draghi si girarono preoccupati verso il ragazzo, che nel frattempo era stato fatto adagiare sul terreno sopra delle morbide coperte.
Le sue condizioni sono  gravi? chiese Keiron a sua figlia, mentre Murtagh si allontanava dal campo in direzione del lago.
Vespriana scosse loro la testa.
Non lo so.
Gravi o no, dovremmo riprendere presto a muoverci. Non siamo ancora nei nostri territori. disse Guiltar in tono grave.
Murtagh ritornò qualche minuto più tardi con dell'acqua; sotto lo sguardo incuriosito dei due draghi il cavaliere pronunciò alcune parole e l'acqua prese a bollire. Continuando a ignorare gli sguardi che gli altri gli rivolgevano Murtagh si avvicinò adagio al fratello e si accoccolò al suo lato. Il viso e gli abiti del giovane erano sporchi di terra e sangue, con cautela Murtagh gli sfilò la tunica per poter lavare e medicare la ferita alla spalla e al braccio. Al tocco del panno umido il suo volto venne attraversato da una smorfia,
- Scusami - gli sussurrò mentre Eragon socchiuse piano gli occhi in segno di protesta. Il dolore in tutto il corpo fu lancinante mentre cercò di mettersi a sedere, ed Eragon chiuse nuovamente gli occhi in attesa che il modo smettesse di girargli intorno. Aveva la gola gonfia e secca, e sentiva la testa leggera.
- Non devi fare movimenti bruschi - udì una voce accanto lui.
- Murtagh? – lo chiamò piano.
- Sono qui fratellino. Come ti senti? -
- Come se mi fosse passato sopra un carro. - gli rispose Eragon cercando di sorridergli, ma senza molti risultati. Murtagh lo guardò accigliato. Poi iniziò il processo di guarigione. Durò diverso tempo durante il quale Murtagh dovette fare diverse pause per recuperare le forze già esigue.
- Devi mangiare qualcosa anche tu. Vedrai che dopo ti sentirai meglio. Intanto bevi quest’acqua - aggiunse mentre gli porgeva una piccola otre di pelle. Eragon l’afferrò e ne bevve alcuni sorsi.
Morgana e Par intanto avevano tirato fuori dai loro zaini le provviste.
Eragon notò i loro sguardi timorosi mentre consumavano il loro pasto. Le parole del drago continuavano a ronzargli intesta Saphira ti sta aspettando. Eragon sentiva un grande peso nel cuore per non aver creduto subito alle parole del fratello e della maga pentendosi per essersi comportato in maniera così egoista. Tutti avevano rischiato la loro vita per liberarlo e lui si era comportato come uno sciocco. Consumò in fretta il proprio cibo quindi si alzò in piedi.
- Dove vai? - gli chiese accigliato Murtagh posando a terra il suo.
- Ho bisogno si stare un po’ da solo. Vorrei raggiungere il lago. Ho udito il rumore di una sorgente, potrei rifornire le borracce - gli rispose Eragon con fare evasivo.
– lasciatemi fare qualcosa di utile – aggiunse. Murtagh ci pesò un attimo poi lo lasciò andare.

Seguendo il rumore dell’acqua Eragon raggiunse il ruscello per riempire l’otre, poi scese un lieve crinale fino ad arrivare al lago. Nonostante le ferite erano state guarite, quando raggiunse il lago Eragon si sentì esausto, e fu grato di potersi sedere sul terreno, dove si accoccolò di fronte alla riva. La superficie del lago era increspata da piccole onde ed Eragon si perse per un po’ nell'osservarle. Improvvisamente avvertì qualcuno avvicinarsi. Eragon chiuse gli occhi.
Cavaliere? La voce antica risuonò nella mente del giovane. Eragon rabbrividì, ma non ne fu sorpreso.
Di fronte a lui era planata Keiron.
La dragonessa piegò il suo collo verso di lui, rimanendo ad osservarlo con curiosità.
Con sommo stupore, Keiron percepì distintamente lo spirito dei draghi nell'anima di quel ragazzo.
Ripetilo ti prego. Gli chiese improvvisamente Eragon.
Cosa? Keiron rimasta colpita dall'intensità di quella voce. Vide le spalle del cavaliere piegarsi cercando di controllare le proprie emozioni.
In quel momento davanti agli occhi di Eragon c'era solo Saphira; il ragazzo stava afferrando uno ad uno i tanti ricordi della sua compagna senza che questi si perdessero nei contorni indefiniti della sua mente; quella visione lo fece rabbrividire e una lacrima scivolò lungo il suo viso. Keiron era rimasta ferma. Le sensazioni del giovane erano esplosero in maniera così inaspettata, che la dragonessa ne rimase spaventata; mai avrebbe pensato potesse esserci un legame così forte fra un drago un essere tanto piccolo.
Il consiglio degli anziani e Sigmar si erano sempre vantati della  superiorità dei draghi, rispetto a tutti gli altri esseri viventi, ma solo ora, davanti alla sofferenza di quel giovane umano, la dragonessa capì quanto potessero essere stati in errore.
Saphira è viva Eragon e ti sta aspettando le sussurrò Keiron con tenerezza.
Eragon le sorrise grato, e la dragonessa  poté sentire il suo cuore stringersi.
Istintivamente si avvicinò di più al cavaliere, tanto che il suo respiro caldo andò a scompigliare alcuni ciuffi dei suoi capelli, facendolo sorridere, per la prima volta.
- Grazie – le sussurrò.
Keiron sbatté più volte le palpebre prima di emettere uno strano verso che Eragon interpretò come una risata. Sono io che ringrazio te cavaliere dei draghi. Aggiunse poco dopo.
Poi la dragonessa si issò sulle sue zampe posteriori e allungò il muso verso il cielo.
Guiltar la stava chiamando, dovevano al più presto riprendere il viaggio.
Come a capire le sue intenzioni anche Eragon si alzò in piedi e insieme ritornarono dal gruppo.


**

Al campo, nel frattempo, Murtagh aveva costruito due selle di fortuna con una serie di pelli scuoiate nel minor tempo possibile, aiutandosi con la magia là dove il tempo non permetteva di poter aspettare.
Quando Eragon e Keiron ritornarono, vennero collaudate sopra il dorso dei due draghi.
Questo ci permetterà a noi di stare più a lungo in volo disse loro  mentre stringeva una delle cinghie al ventre di Guiltar, la cosa non fu di molto gradimento al drago che emise un piccolo ruggito di protesta non appena sentì la cinghia aderire con troppa insistenza contro i fianchi.
Neanche a Castigo era piaciuta la prima volta. Ridacchiò Murtagh osservando il muso del grande drago verde arricciarsi alla strana sensazione che la sella gli procurava.
Poco lontano anche Eragon stava montando la sella per Keiron. Il volto di Murtagh ritornò nuovamente serio nel vedere il fratello in difficoltà nel fissare una delle cinghie. Murtagh lasciò Guiltar e gli si avvicinò per aiutarlo.
- Aspetta. Ti faccio vedere, è semplice, ma bisogna sapere dove far passare i legacci. Ecco. -
Eragon lo lasciò fare. Volersi scusare e aveva appositamente fatto finta di sbagliare per avere un minuto da solo con lui. Eragon aspettò con pazienza che finisse, poi a volto basso gli si avvicinò.

- Mi potrai mai perdonare per essermi comportato come uno sciocco? Per non averti creduto quando mi hai detto di Saphira? - Il volto di Murtagh si illuminò con un sorriso. Prendendolo per le spalle scosse con delicatezza il fratello, così da spingerlo ad alzare il viso.

- Guardami Eragon, non hai nulla da farti perdonare. Capito? Ora la cosa che più conta è raggiungere presto questa terra dei draghi. -
- D’accordo - gli rispose Eragon sollevato dalle sue parole.
Raggiunsero Par e Morgana che stavano caricando i pochi bagagli che possedevano e tutti e quattro montarono sulle nuove selle.
Di intesa Keiron e Guiltar si diedero un tacito segnale per partire.
Siamo pronti dissero all'unisono la voce dri due cavalieri
Bene perché ora ci fermeremo solo per brevi soste. Disse loro Guiltar, spiccando un potente balzo. I loro artigli graffiarono il terreno, lasciando profondi solchi. I due draghi piegarono le ali e presero quota.
Dietro Murtagh, Morgana si strinse forte al busto del cavaliere; quel primo volo, senza protezioni non era stato dei più piacevoli, e sperò di cuore che il secondo potesse andare meglio. Par, invece, salito dietro ad Eragon con disinvoltura, si accomodò sul dorso di Keiron, volgendo di quanto in quanto il suo sguardo a Vespriana, che da dietro la coda della madre li seguiva a una certa distanza.

***

Era ormai da un giorno e una notte che volavano senza sosta, e Keiron e Guiltar non davano alcun cenno di stanchezza, solo un leggero fastidio dovuto alle selle; Vespriana, nonostante la sua giovane età, si era dimostrata presto, al pari dei suoi genitori, una dragonessa tenace e alquanto orgogliosa; solo un paio di volte durante la notte si concesse di appoggiarsi al loro fianco per riposare un po’.


In una delle brevi pause concesse dai due draghi Eragon si era appoggiato al ventre di Keiron per riposarsi, ara da tempo che ormai sentiva di aver riacquistato quasi tutte le energie.
Accanto a lui il cavaliere poté sentire Par masticare con parsimonia la sua galletta di riso e mele. Non c’erano state molte occasioni fino a quel momento di comunicare con l'elfo. Eragon sapeva che Par aveva viaggiato a lungo solo con Saphira e nella sua mente c’erano così tante domande, sia su di lei che sulle Terre Selvagge, ma non aveva idea da dove cominciare.

- Sai avevi ragione riguardo a Oliviana. – disse infine per rompere il ghiaccio. Nel sentire la voce di Eragon Par abbassò la galletta che stava per addentare e lo guardò accigliato. Eragon proseguì.

- Averla aiutata a guarire ha influenzato il mio giudizio e ho sottovalutato molti particolari di cui avrei dovuto tenere conto. Ho capito quello che volevi dirmi quella mattina solo quando Oliviana non si è persa per sempre in Verschna. Gli spiriti che la possedevano hanno detto di aver approfittato di quella sua debolezza per soggiogarla. – Ammettere le sue responsabilità lo aveva alleggerito di un gran peso. Par sembrò meditare un attimo sulle sue parole.

- Era lo spettro quello che hai sconfitto alla grotta, non era più Oliviana e, per quanto possa esserti di aiuto cavaliere, penso che anche tu avessi ragione – fu il turno di Eragon ad accigliarsi.

- Riguardo a cosa? - 

- Non era un nostro diritto decidere della sua vita. –

- Ti ringrazio Par. Anche per essere stato accanto  a Saphira quando ne ha avuto bisogno. –

- Per la guarigione devi ringraziare Morgana, io non ho fatto altro che aiutarla. Se devo essere sincero, per la maggior parte del tempo non avevo idea di quello che la maga stava facendo! -  

Alle sue parole Eragon scoppiò in una calda risata che contagiò anche Par - Apprezzo la tua sincerità. – disse continuando a ridacchiare per poi tornare di nuovo serio.

– Par ho bisogno che tu mi dica cosa importante. Cosa intendono tutti quando dicono che devo dimostrare la forza del mio legame con Saphira? –

Par si era aspettato quella domanda - Non è facile da spiegare. – disse - ma forse si può riassumere tutto con un nome Sigmar. È il loro capo ed è ostile a chiunque non sia un drago. – concluse Par per poi addentare la sua galletta. - Quando lo incontrerai – proseguì continuando a sgranocchiare - ti renderai conto che è lui che per primo di tutto dovrai convincere. –

- Ho come la sensazione di non avere questa grande fretta di trovarmi di fronte a Sigmar – borbottò Eragon in tutta risposta.         

Passarono altri quattro giorni, e il paesaggio si trasformò lentamente. Dopo avere passato una serie di grandi affioramenti rocciosi si aprì sotto di loro una grande vallata ricoperta da una vegetazione rigogliosa.
Benvenuti nella nostra terra cavalieri dei draghi annunciarono Keiron e Guiltar ai loro passeggeri.
Per la prima volta, da quando erano partiti da Alagaësia, i due fratelli sentirono come di essere tornati a casa. Qualcosa nell'aria fece loro fremere il sangue nelle vene, mentre Guiltar e Keiron passavano come due frecce sopra il grande lago, e dirigendosi direttamente verso una formazione rocciosa.
Atterrano su una piattaforma naturale.
Saremo lieti di mostrarvi le meraviglie della nostra terra più tardi. Disse Keiron una volta che tutti e quattro i passeggeri scesero dai loro dorsi.
Ma prima c'è una questione urgente che devi al più presto risolvere Eragon il suo sguardo si rivolse allora in direzione dell'alto promontori, che troneggiava su quella altura.
Eragon seguì lo sguardo della dragonessa per intravedere la sagoma di un drago dalle squame di ghiaccio che ora li guardava dall'alto.
Per Eragon non c'erano state bisogno di parole per capire che si trattava Sigmar.
Sigmar ti sta attendendo sulla cima, Cavaliere.
Disse improvvisamente la voce di un drago, che nel frattempo era comparso silenziosamente al fianco di Guiltar e Keiron. Il loro arrivo era stato avvertito già da tempo nella valle e il giovane messaggero aveva ricevuto il compito di condurre il Cavaliere Del Drago chiamato Eragon di fronte al loro capo.
Adesso? Fece Eragon sgomento.
Il giovane sentì i muscoli e le ossa del corpo intorpidite per il lungo volo protestare con vigore quando fece per muoversi verso il messaggero che, incurante della sua obiezione, lo spinse con il muso lungo il cammino che portava verso la cima. Degli attoniti Murtagh Par e Morgana lo videro sparire dietro le rocce senza avere il tempo di poter dire o fare nulla.  

 

 

 

  
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