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Autore: stefy_81    15/07/2023    1 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il sentiero, sviluppato a spirale tutto intorno al picchio, era stato ripido e tortuoso; solchi profondi provocati dagli artigli dei draghi squarciavano il terreno, costringendo più di una volta Eragon a dover aggirare o scavalcare dei veri e propri fossati. Ad ogni passo la meta sembrava sempre più irraggiungibile, poi dopo un tempo che gli parve infinito Eragon intravide la cima e, saliti due bassi gradoni, si trovò infine faccia a faccia con Sigmar.
Il drago argentato si eresse in tutta la sua imponenza dinanzi al cavaliere, osservandolo con sguardo altero e mal celando fin da subito il suo disprezzo. L'aspetto esile e delicato tipico degli elfi, molto evidenti agli occhi del drago, non fece altro che avvallare il suo precedente giudizio su di loro.
A quel pensiero Sigmar schioccò i suoi denti con una certa soddisfazione, per poi rivolgere lo suo sguardo al messaggero arrivato insieme al cavaliere:
È lui Eragon, il cavaliere di Saphira? Il drago assentì con la testa mentre Eragon divampò di fronte alla scarsa considerazione che il drago gli stava dimostrando. Si fece quindi avanti, deciso a non rimanere in disparte.
Si può parlare direttamente a me Sigmar disse in tono fermo e conciso.
Gli occhi del drago guizzarono veloci dal messo verso Eragon. Il drago nascose subito la sorpresa dietro uno sguardo di sufficienza.
Chiedo dunque venia, giovane umano. Non avevo idea riusciste a comprenderci disse scusandosi, ma senza mostrare il minimo rimorso.
Il legame che unisce un cavaliere al suo drago ci permette di essere più simili di quello che si pensa fu la risposta asciutta di Eragon.
Sentì lo sguardo ostile di Sigmar penetrargli l'anima come per schiacciarla, e si costrinse a rimanere calmo. Par lo aveva avvertito del suo astio ma Eragon non aveva idea che fosse così acceso.

Sigmar sorrise divertito
Non negò di esserne sorpreso umano. Disse con tono asciutto.
E dato che si è risolto il primo problema, direi che possiamo passare direttamente alla seconda e più importate questione. Il motivo per cui ti trovi qui. Senza aspettare la sua risposta Sigmar si diresse verso il bordo opposto della sporgenza in direzione nord. Una distesa coperta di boschi e vegetazione dove un grande branco di Draghi pascolava indisturbato.
Dovrai rendere onore al patto che Saphira ha stretto con noi draghi liberi. La tua dragonessa è una di noi adesso. Priva del lazzo del vostro legame che la rendeva schiava di voi bipedi, vive i suoi giorni libera in mezzo ai suoi simili. Se riuscirai riconoscerla tra i tanti draghi della valle e connettere nuovamente le vostre menti, allora sarà la provo che il vostro legame è forte e puro. Sigmar sottolineò la parola purezza, con tale fastidio che Eragon non poté fare a meno di incalzarlo con altrettanta forza.
Tu non lo approvi affatto, vero? E non ci sarà prova che potrà farti cambiare idea sul legame tra draghi e cavalieri. La sua era stata una semplice constatazione.
Sigmar lo squadrò con durezza, ed Eragon deglutì appena sotto il suo sguardo severo. Avrebbe dovuto soppesare bene le sue parole in futuro, se non voleva provocare ancora di più la sua ira o il suo rancore.
No infatti. Non credo si possibile un legame vero e profondo tra due esseri tanti diversi. Che siate umani, o elfi, voi avete tratto solo vantaggi dalla nostra unione. No Eragon, non vi credo, e il vostro fallimento tra breve lo dimostrerà.
Ti consiglio, per non avere delle brutte sorprese, di non sperare in un'impresa facile.

Staremo a vedere Sigmar.  

Rispose Eragon con un sorriso tirato.
Eragon aveva già da tempo aperto la sua mente alla ricerca di Saphira, ma non era riuscito ancora ad avvertirla in nessuna delle menti che abitavano la vallata.
Un'espressione di sconcerto si dipende sul suo volto.
Davvero Saphira poteva essere cambiata tanto da non riuscire a riconoscerla? Una fitta di panico lo colse improvvisamente alla possibilità di poter fallire, e perderla per sempre.
Sigmar dall'alto della sua postazione sorrideva di fronte alla difficoltà del giovane Eragon strinse forte i suoi pugni lungo i fianchi.
Hai già provato a contattarla ma hai fallito. Non sei più tanto sicuro, vero ragazzo?.
Eragon digrignò i suoi denti frustrato.
Non contare che mi arrenda così presto.
Sigmar scosse la grande testa per poi avvicinarsi al volto di Eragon.
La prova no potrà durare in eterno. Con il consiglio abbiamo preposto la sua fine per domani. Se al tramonto non vi sarete ricongiunti, tu e i tuoi amici sarete costretti ad andarvene via da queste terre per non ritornarvi mai più.
Nel caso contrario, ma ne dubito, otterrete ciò per cui siete venuti, ma nulla di più, Gli accordi sono questi umano. 
Eragon guardò giù nella valle e prese un profondo respiro.
Accetto disse infine con tono risoluto.
Non deluderò le aspettative di Saphira.

Sigmar rise sotto i baffi.
Molto bene. La tua testardaggine renderà il tuo fallimento ancora più grande.
Eragon cercò di ignorarlo, e rivolse il suo sguardo al paesaggio che aveva di fronte: un vasto territorio che si perdeva a dismisura davanti ai suoi occhi; e mentre il suo sguardo iniziò a perdersi in quell'immenso, una domanda gli affiorò alle mente.
Quali sono i confini delle terre che abitate?
Sigmar gli diede un fugace sguardo prima di rispondere:
La Stonewood alle nostre spalle, e poi i picchi montuosi, che puoi vedere proprio giù in fondo, sulla linea dell'orizzonte.
Eragon percorse lo spazio cercando di calcolarne mentalmente la distanza, e ne rimase basito, doveva essere enorme
Ed oltre a loro cosa si trova?
Noi draghi preferiamo non avventurarci, e mantenerci all'interno dei nostri confini, ormai consolidati
.
Perché? Avete forse dei nemici? chiese Eragon incalzandolo.
Questo non è assunto vostro umano. Gli rispose freddamente Sigmar, ma per un secondo i suoi occhi tradirono un immenso dolore. Eragon doveva aver toccato un nervo dolente per i draghi e il cavaliere si trattenne dal porre altre domande. Fu invece Sigmar a parlare
Dal momento che hai accettato le nostre condizioni, sei vincolato dalla tua parola a rispettare i suoi termini umano.
Eragon serrò le mascelle con trepidazione. Nessuno poteva mettere in dubbio la sua parola di cavaliere e i continui tentativi del drago di provocarlo non lo avrebbero fermato.
Rispetterò i termini posti Sigmar. Gli rispose con calma Eragon.
In tutta risposta Sigmar fece schioccare i suoi denti verso di lui. Il ragazzo fece finta di non badarvi.
Vorrei chiedere un solo un favore. Gli occhi di Sigmar si accesero di curiosità

Di pure umano.

Eragon guardò nella direzione da cui era venuto

Ho bisogno di compiere questa prova solo. Se ora scenderò di nuovo giù dal sentire da cui sono venuto, mio fratello e tutti gli altri insisteranno per accompagnarmi. Vorrei evitarlo.
Afferrando quelle che Eragon voleva dirgli Sigmar volse il suo capo dalla parte opposta.
Puoi scendere da quest’altro lato ragazzo, ma ti avverto le pareti sono ripide. Non sono adatte per essere praticate da un essere umano.

Non per me.  borbottò Eragon in risposta, e Sigmar arriccio il muso in una smorfia di disapprovazione
Quale dei due lati conduce alla valle? Chiese Eragon ignorando il drago.

Quella a nord, ma ti sfracellerai e in più non è prudente che tu ti aggiri da solo nel nostro territorio.

Perché?

Non è adatto per esseri tanto fragili come voi.

Ho la magia con me, so come difendermi. Fu la risposta sicura di Eragon
Fai come vuoi allora. Cercherò di non far avvicinare gli altri come mi hai chiesto.
Ti ringrazio Sigmar

Il drago non rispose, ed Eragon si apprestò a iniziare la sua discesa.
Quando la sua figura scomparve giù dal pianoro Sigmar emise un potente sbuffo. Avrebbe potuto insistere di più per non lasciargli percorrere quel sentiero, ma il piacere di vederlo fallire superò tutti i suoi timori al riguardo.

Dall'altra parte del promontorio, alle sue pendici Par, Morgana, Murtagh e i tre draghi attendevano impazienti che il colloquio tra i due finisse. Era ormai passata quasi un'ora, quando videro l'ombra di Sigmar apparire lungo il sentiero che girava il promontorio. Ma il drago era solo.
Murtagh andò quindi incontro al possente drago.
Dove si trova Eragon e perché non è con te? chiese senza troppi preamboli.
Ma Sigmar lo ignorò, e si diresse invece verso il sentiero che portava fuori.
Il cavaliere dei draghi Murtagh ha fatto una domanda Padre. Tutti noi vorremmo udire la risposta. Lo fermò con tono di rimprovero Guiltar. Profondamente infastidito Sigmar grugnì, ma poi rispose al figlio
Sorvolerò su tuo tono figliolo. Come da me previsto il contatto del cavaliere con Saphira è debole e non è stato in grado di contattarla. Esordì con una certa soddisfazione nella voce. Poi con tono più pacato aggiunse
Ma dato che ha tempo fino a domani al tramonto. L’umano ha insistito per scendere nella valle.
E tu gli hai permesso di andare da solo? intervenne allora Vespriana. Il tono della voce velato da profondo dissenso.
Non sono certo il suo protettore nipote, né la sua guardia del corpo. si difese il drago.
Ma come capo sei responsabile dell'incolumità di chi ne calpesta il suolo. E' quello che insegni sempre a tutti noi! Intervenne Guiltar.
Sigmar ringhiò.
Di a tua figlia che è una pessima idea affezionarsi troppo a questi umani, una pessima idea per entrambi. Presto se ne andranno e noi potremmo riprendere le nostre vite.

Guiltar non riuscì a capacitarmi delle parole del padre.
C'è una guerra in atto dall'altra parte dei nostri confini Padre. Non possiamo fare finta di nulla ancora per molto. La regina Isobel potrebbe già sapere della nostra esistenza. Gli occhi si Sigmar guizzarono d’ira.
Vi siete mostrati a quei selvaggi, non è così? Abbiamo già tanti problemi senza aggiungere le guerre che affliggono gli altri!

Padre so che continui a tormentarti per Lui. Se non è stato più ritrovato, sarà stato sicuramente…
Non osare dirlo Guiltar. Non osare pronunciare quella parola! gli ringhiò furente Sigmar, il grande drago mostrò i denti al figlio, per poi distogliere lo sguardo e girarsi dall'altra parte.
Ora basta voi due!

Intervenne Keiron.

State spaventando Vespriana, e i nostri ospiti non sono tenuti ad assistere alle vostre beghe.

Sigmar oscillò nervosamente la sua coda.
È stato l'umano a insistere per andare da solo. Questo è tutto. Il consiglio dovrà sapere della vostra escursione fuori dai confini. Perciò tenetevi pronti per essere convocati.
Detto questo il drago volò via senza aggiungere altro.
Murtagh e gli altri erano rimasti a guardare la scena senza poter capire nulla; infatti, i draghi avevano parlato tra le loro menti tagliato fuori tutti gli altri compresa Vespriana.
Keiron andò vicino al suo compagno e gli strofinò il muso sul collo.
Pensi che la vita di Eragon sia in pericolo?
Non lo so ma dobbiamo rispettare la sua decisione. L’unica cosa che possiamo fare è chiedere alle sentinelle di raddoppiare la sorveglianza.

Keiron scosse la resta
Non è mai accaduto che delle Arpie attaccassero gli uomini.
No, ma neppure che degli esseri umani ne abbiano mai incontrata una. Dobbiamo dirgli qualcosa comunque.
Concluse Keiron indicando gli altri. Guiltar le annuì
Parlerò io a Murtagh, tu invece parla a Vespriana. Lei più di tutti mi preoccupa, perché sa quello che affligge suo nonno.
Guiltar e si avvicinò con il muso al cavaliere rosso.
Eragon ha accettato la sfida di mio padre Sigmar e ha voluto affrontare la prova sa solo. Per non coinvolgervi ha scelto di scendere dall’altro versante.

Murtagh
Non ci ha voluto accanto. È il solito testardo!

Mentre Murtagh spiegava la situazione a Par e Morgana Keiron chiedeva a Vespriana di mantenere il loro segreto.
Madre! Non puoi chiedermi questo!
Figliola dobbiamo, tuo nonno ha ordinato e lui è l'autorità qui.
È il capo ma non è infallibile. Non era d'accordo nemmeno a che noi li aiutassimo, ma lo abbiamo fatto lo stesso.
Vespriana questa volta è diverso. Promettimelo.
Te lo prometto madre, ma non sono affatto d'accordo.

 

***

La discesa era stata più ardue del previsto ed Eragon dovette fermarsi più volte per ricercare un appiglio adatto dove appoggiare ogni volta i piedi e le mani.
Passandosi un braccio sulla fronte madida di sudore, Eragon riprese fiato guardando il tratto che ancora gli mancava.
Sono solo a metà tragitto, sospirò, e il sole era già alto nel cielo. Eragon serrò la mascella, e ignorando il dolore ai muscoli delle spalle, tese per lo sforzo, riprese imperterrito la discesa; non posso permettermi di spendere tutto il giorno appeso a questa parete, pensò aggrottando al fronte, e stringendo i denti accelerò il ritmo.
Era appena mezzogiorno quando Eragon poté finalmente toccare terra.
Nell'ultimo tratto aveva fatto ricorso anche del supporto magia e lievitando in aria poggiò finalmente i piedi sulla terra ferma. Il cavaliere rimase fermo alcuni minuti per poter riprendere fiato. Con movimenti lenti prese quindi a massaggiarsi i muscoli indolenziti, poi quando si sentì meglio iniziò a sondare con lo sguardo l’ambiente intorno a lui. Quella stessa foresta che prima aveva osservato d'alto si sviluppava tutta dinanzi a lui.
Tenendo lo sperone da cui era disceso, come punto di riferimento si in inoltrò al suo interno.
Durante la discesa aveva formulato la sua strategia. Cercare un posto adatto per meditare, e una volta unito con il tutto il macrocosmo rappresentato della valle, allora avrebbe potuto trovare anche Saphira. Questa era stata l'unica soluzione che era riuscito a trovare, fattibile nel poco tempo che gli era stato messo a disposizione dal consiglio. Ed Eragon sperò con tutto il suo cuore che il suo piano funzionasse.
Erano passati solo alcuni minuti da quando il cavaliere aveva iniziato a camminare, quando si rese conto di essere seguito. Inizialmente era stata solo una sensazione, poi due occhi rossi spuntarono veloci dal fondo della boscaglia, per poi sparire con altrettanta velocità.
Poco dopo i due occhi divennero quattro, e poi sei. I peli del collo si alzarono in allarme, lo avevano rapidamente circondato pronti a scattare verso di lui.
Eragon si fermò guardandosi intorno con circospezione, estrasse con rapidità la sua spada, mentre rompendo la familiare barriere magica, si preparò per accogliere i suoi aggressori.
Eragon aprì la sua mente per individuare la loro posizione; e trovò le loro menti ben protette da solide barriere. Non aveva mai sentito che altre creature oltre i draghi potessero farlo. Cercò allora di circuirle ma, al suo tentativo di avvicinarsi a loro, queste si ritirarono immediatamente. Quel breve contatto bastò per cambiare il loro atteggiamento. Improvvisamente le creature non volevano più attaccarlo ma presero ad osservarlo con un misto di timore e curiosità. Percepita la sua magia, avevano presto realizzato che poteva rappresentare un avversario per loro, e allentarono presto la presa del loro assedio. Rimasto interdetto per alcuni minuti Eragon ripose infine la sua spada nel fodero, lieto di non essersi dovuto battere con quelle creature, e si rimise nuovamente in marcia per la sua strada.
Rimasti ai margini del sentiero, poté sentire le creature continuare a seguirlo a una certa distanza.
Ma non se ne curò più di tanto, il suo principale bisogno ora, era di trovare al più presto Saphira.
Continuò ad avanzare nel sottobosco, aveva percorso solo alcuni metri, quando si imbatté in un grande albero cavo. Uno squarcio divideva il tronco a metà. Eragon percepì la sua linfa vitale scorre in maniera vibrante all’interno. Le sue radici nodose spuntavano dal terreno come tante braccia piantate nel terreno, mentre tutto intorno a lui, la natura sembrava circuirlo con rispetto. Attirato dalla potenza magnetica di quel luogo, Eragon lo giudicò perfetto per la meditazione.
Scegliendo una delle robuste radici a ridosso dell'albero, Eragon vi si sedette sopra, e preso un profondo respiro, chiuse gli occhi e si immerse nella natura.
Allargando la mente, ebbe prima la percezione dell'ambiente più prossimo, che circondandolo, lo avvolse immediatamente, risucchiandolo nelle mille e minuscole forme di vita che abitavano l'interno dell'albero cavo; poi le sue sensazioni si allargarono a la foresta intera, per espandersi infine a tutta valle, fino a spingersi ai suoi limiti, ancora per diverse miglia.
Eragon non si fermò su nessuno particolare, ma assaporò l'essenza di ogni singola vita che incontrava, percependola sia come singolo, sia come parte di una totalità.
Ben presto si rese conto che una grande forza teneva unita la valle, formata da una miriade di menti, che Eragon poté riconoscere come quella dei draghi. Legati tra di loro da un forte vincolo, impedivano a qualsiasi altra creatura al di fuori di loro di prenderne parte.
Eragon immagazzinò la notizia: questo, pensò, spiegava il perché non era riuscito subito a percepire Saphira quella mattina. Sigmar era stato molto astuto a non rivelarglielo, e reprimendo il proprio orgoglio dovette ammettere che il drago aveva avuto ragione quando lo aveva avvertito che non sarebbe stata una impresa facile.
Rilassandosi ancora di più Eragon iniziò a sondare il terreno. Iniziò a richiamare in superficie tutti i suoi ricordi più belli di Saphira, e si mise a cercarla.
Si aggirò a lungo tra le diverse menti che popolavano la valle, ma quando si imbatté in quattro dragonesse, Eragon non ebbe dubbi di essere di fronte alla presenza di Saphira.
Saphira! Le gridò attraverso la mente.
Rispondimi ti prego!

**

Saphira se ne stava appollaiata vicino a un laghetto, il suo collo aderiva per tutta la sua lunghezza al lato del corpo, mentre la testa era adagiata da un lato. Le sue compagne stavano giocando tra di loro stuzzicandosi a vicende, e lanciando in aria delle urla di gioia ogni volta che una di loro riusciva a sorprendere l'altra, mordendole la coda.
Il gioco stava andando andava avanti ormai da un po’ di tempo, stava pensando Saphira quieta, e quando i loro versi cessarono di colpo la dragonessa alzò la testa sospettosa. Troppo tardi si rese conto della loro coalizzarono per coinvolgerla nel gioco, avvicinandosi a lei di soppiatto. Saphira proruppe in un ringhio infastidito, per cedere subito dopo alle loro moine, e si lanciò quindi al loro inseguimento. Il gioco durò ancora diversi minuti, poi Saphira sbatté le proprie ali un po’ più forte, portandosi sopra le sue compagne:
Basta adesso. Sono accaldata, andrò a tuffarmi in acqua. disse loro con in fiato corto per la corsa.
Vuoi che ti accompagniamo? chiesero loro, sapevano bene la sua tendenza a rimanere spesso sola. E al suo silenzio, le altre tre fecero per andarsene. Ma quando Saphira iniziò a percepire le menti delle tre dragonesse allontanarsi, e lasciarla sola, per la prima volta da quando si trovava lì, si rese conto che la loro presenza iniziava a mancargli, e si sentì improvvisamente persa.
Dove c'era due o più draghi, la legge della valle ordinava di creare tra di loro un legame di reciproca protezione. Ma non si trattava solo di quello, attraverso di esso i draghi si univano mentalmente facendosi uno, e condividendo con gli altri qualsiasi cosa.
Inizialmente Saphira si era rifiutato di fondere così la sua mente, con altri draghi, e Sigmar non aveva insistito perché lei lo facesse subito. Saphira aveva poco tempo dopo quindi ceduto alle loro richieste, e a distanza di tempo aveva iniziato ad apprezzarne il sostegno e i vantaggi nel vivere così in simbiosi con gli altri draghi.
In cambio di questa concessione verso le usanze dei draghi Saphira chiese in cambio a Sigmar e al consiglio di poter restare fuori dalla protezione, quando e quanto tempo volesse. Ma con il passare dei giorni il tempo che passava sola divenne sempre di meno. Le sue visite a Eleonor, rimasta nella valle alla partenza di Par, si fecero più rare, mentre il pensiero del suo cavaliere, Eragon, si andò confondendo tra i mille ricordi di una vita che iniziava per lei ad essere quasi un sogno. Sapeva di aver vissuto tutte quelle cose ma era come se fosse stata un’altra Saphira ad averlo fatto.
Fu così che senza nemmeno pensarci, Saphira richiamò con un cenno le altre tre compagne che con gioia si unirono a lei in picchiata verso lo specchio azzurro del lago. L'acqua si infranse in una miriade di onde all'impatto dei loro corpi con la sua superficie, schizzò da tutte le parti, ricadendo indietro sotto forma di pesanti gocce.
Saphira stava riemergendo spensierata dalle profondità del lago, quando un tocco risuonò nella sua testa. Qualcuno stava cercando di penetrare nelle difese della sua mente, forzandole.
Subito, il legame che univa lei alle altre dragonesse, si eresse a protezione opponendo spesse mura di difesa contro il suo aggressore. L'intruso non sembrò desistere.
Puntando solo Saphira rinnovò il suo attacco con nuova forza.
Saphira uscì completamente dall'acqua e rimase ferma sopra lo specchio del lago, con il respiro affannato, subito affiancata dalle altre tre dragonesse.
Chi può essere? chiesero in coro.
Ma Saphira era stata troppo concentrata per rispondere e le altre non poterono fare altro che starle vicino. Poi un nuovo assalto, più potente degli altri, la lasciò stranamente confusa. Non era stato un attacco vero e proprio Saphira vi riconobbe una richiesta di aiuto a cui non poté rimanere indifferente.
Vi prego allontanatevi disse soltanto. Le altre tre dragonesse si guardarono tra loro con sconcerto. La sua voce non ammetteva repliche e, obbedienti alla sua richiesta, si ritirarono lentamente. Lasciarono così Saphira sola di fronte al suo aggressore, ma comunque abbastanza vicine per poter intervenire in caso di pericolo.
Di nuovo sola Saphira poté sentire quella presenza rimanere ferma e attonita di fronte a lei.

Eragon stava tentando di forzare il blocco con ogni mezzo da diverso  tempo, ma quando capì che con la forza non sarebbe mai riuscito a superare le barriere di quattro draghi uniti insieme, tentò l'unica carta a sua disposizione: quella di parlare direttamente al cuore di Saphira.
Era appena riuscito a individuare il blu immenso della sua anima, in mezzo a tutte le altre, pronto per chiederle di poter essere ascoltato, quando si rese conto che qualcosa era cambiato. Le sue difese si erano indebolite, ed Eragon non ci mise molto a capirne la causa: le altre dragonesse, si erano ritirate volontariamente, e prima che cambiassero idea Eragon ne approfittò:
Saphira, rispondimi ti prego! le gridò mentalmente, con quanta più forza aveva.

Saphira ebbe come un fremito. Quella che aveva creduto essere solo un sogno era invece reale.

Eragon? Le barriere intorno alla mente di Saphira si dissolsero, ed Eragon riuscì a percepire la dragonessa nella sua interezza.
Sei veramente tu? chiese ancora dopo alcuni minuti di silenzio dove entrambi erano rimasti fermi a osservarsi.
Saphira, sono io, in carne ed ossa. Le disse, mentre un sorriso affiorò debolmente dalle sue labbra.
Mi sei mancata da morire aggiunse poi con voce tremante.
Anche tu piccolo mio. le rispose Saphira, mentre tutto il suo corpo vibrava dall'emozione.
Saphira avrebbe voluto chiedergli tante altre cose, ma gli disse solo
Dove sei ora? Senza riuscire a smettere di sorridere Eragon gli mandò le immagini mentali dell'albero cavo dove ora si trovava, per ricevere subito la risposta eccitata di Saphira.
Sarò da te in un attimo, non muoverti!
Tagliato momentaneamente il contatto Eragon riemerse pian piano dal suo stato di trance, con mani tremanti si toccò il volto per scoprirlo rigato dalle lacrime, che calde avevano inzuppato anche la sua tunica. Asciugandosi le gote con il dorso della mano, si affrettò a sgranchirsi le articolazioni intorpidite dalla posizione assunta, per mettersi subito a scrutare il cielo.
Non passò molto che un'ombra azzurra passò sopra di lui, per essere raggiunto nuovamente dalla voce di Saphira.
Non posso scendere, gli alberi sono troppo fitti in quel punto per me... più avanti la foresta si dirada, puoi venire tu?
Certamente Saphira, quale direzione devo prendere? Chiese Eragon che già si era messo in piedi mentre le cime degli alberi con i loro rami filtravano la luce del sole pomeridiano, lasciando in una fresca penombra il sottobosco.
Dirigiti più a sud, ma come hai fatto a liberarti da Isobel. È stato Par è quindi riuscito a raggiungerti?
Il ricordo della sua prigionia fece sparire per un attimo il sorriso ad Eragon offuscandogli il volto, ma fu solo un attimo, poi con rinnovata serenità rispose
In parte è stato lui. Ma è stato aiutato da Murtagh e Morgana.
Al nome di Murtagh Saphira si illuminò
Castigo è con loro?
No, mi dispiace Saphira
gli rispose Eragon Castigo è dovuto rimanere ad Artara
Eragon percepì subito la delusione, sprigionare dalla sua compagna, e per il alcuni minuti nessuno dei due parlò, anche se le loro menti rimasero sempre in contatto, nutrendosi in silenzio ognuna della presenza dell'altra.
Eragon stava inoltrandosi sempre più all'interno della foresta, ormai a più di metà tragitto che lo separava da Saphira, quando improvvisamente la terra gli mancò sotto i suoi piedi, facendolo precipitare in basso. Superato lo shock iniziale, Eragon ebbe appena il tempo di guardare in basso per accorgersi delle rocce appuntite appena sotto di lui, e con prontezza di riflessi, riuscì ad evitarle in tempo, pronunciando poche ma efficaci parole. Evitate le rocce, Eragon e cadendo su un fianco rotolando per qualche metro fino a sbattere con un grugnito contro la parete di fondo di un vasto ambiante.
Eragon rimase immobile per un lungo istante prima di tentare qualsiasi movimento. Un crescente senso di disagio lo pervase, mentre il forte odore che emanava la grotta aggredì con forza le sue narici. Eragon rabbrividì, nel percepirvi un alone di morte. A qualunque cosa fosse servita quella grotta era ancora satura della malvagità di colui e coloro che l'avevano utilizzata.
Lottando contro il disgusto che minacciava di sopraffarlo, Eragon si costrinse a mettersi in piedi, il buio regnava dentro quella caverna, e l'apertura sul terreno da dove era caduto, sembrava essere stata l'unica fonte di luce.
Eragon tutto bene?
Sentì Saphira chiamarlo con una certa preoccupazione nella voce
Si Saphira sto bene. Solo un po’ frastornato.
Cosa è successo?
Sono caduto in una fossa, credo che sia stata la tana di qualche animale, ma sembra essere stata abbandonata da poco.
Esci subito di lì, non piace affatto
Neanche a me.
Gli rispose con un brivido il giovane.
Eragon stava dirigendosi verso l'apertura, quando un lieve bagliore sul fondo attirò la sua attenzione.
Aspetto ho vista qualcosa. Voglio andare a controllare di cosa si tratta.
Eragon!
Poi prometto che uscirò
Eragon no, via vai subito di lì!

E una questione di poco Saphira. la dragonessa sbuffò
D'accordo ma sii prudente. Annuendole mentalmente Eragon si avvicinò quindi al fondo.
E quello che gli era apparso inizialmente solo un flebile luccichio si rivelò presto ai suoi occhi per quello che era veramente. Eragon sgranò i suoi occhi dallo stupore a quella vista: una pietra, dalla superficie interamente levigata e lucente, giaceva sola nel mezzo di una conca. Quel tipo di pietra che si rivelò subito molto familiare alla mente del cavaliere.
La pietra era un uovo di drago!
Eragon gridò subito la sua scoperta a Saphira. Ma la sua reazione non fu altrettanto entusiasta.
Allarmata la dragonessa gli ripeté ancor una volta di uscire al più presto di lì.
D'accordo, d'accordo, ora esco, ma cosa ti prende? Perché sei così agitata? Chiese preoccupato. Saphira non si sarebbe adirata senza un valido motivo. La risposta raggiunse il giovane qualche secondo dopo. Mentre era intento ad avvolgere l'uovo intono al suo mantello Eragon posò gli occhi all'ambiente che lo circondava.
Il sangue gli si gelò nelle vene, mentre con orrore riconobbe sul terreno una serie di gusci frantumati, ma macchiati di sangue.
Saphira, è terribile.
Lo so, ma ora esci di li in fretta. Sento qualcuno avvicinarsi.
Li sento anche io, esco subito.
Le disse Eragon dirigendosi velocemente sotto l'apertura del soffitto. Era l’unica via di fuga sicura per lui per poter uscire da quella grotta. Tagliò la comunicazione con Saphira per rompere in seguito le familiari barriere della magia. Stava quindi per pronunciare le parole nell'antica lingua, che gli avrebbero permesso di lievitare fino in superficie, quando un improvviso fruscio, proveniente dal fondo della grotta, lo fece trasalire.
Con una velocità sorprendente, tre creature, che Eragon riconobbe subito come quelle incontrate all'entrata della foresta, lo circondarono, posando all'unisono i loro sguardi famelici sul prezioso uovo che Eragon teneva strettamente avvolto nel suo mantello.

 

  
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