Il
sentiero, sviluppato a spirale tutto intorno al picchio, era stato
ripido e
tortuoso; solchi profondi provocati dagli artigli dei draghi
squarciavano il
terreno, costringendo più di una volta Eragon a dover
aggirare o scavalcare dei
veri e propri fossati. Ad ogni passo la meta sembrava sempre
più irraggiungibile,
poi dopo un tempo che gli parve infinito Eragon intravide la cima e,
saliti due
bassi gradoni, si trovò infine faccia a faccia con Sigmar.
Il drago argentato si eresse in tutta la sua imponenza dinanzi al
cavaliere,
osservandolo con sguardo altero e mal celando fin da subito il suo
disprezzo.
L'aspetto esile e delicato tipico degli elfi, molto evidenti agli occhi
del
drago, non fece altro che avvallare il suo precedente giudizio su di
loro.
A quel pensiero Sigmar schioccò i suoi denti con una certa
soddisfazione, per
poi rivolgere lo suo sguardo al messaggero arrivato insieme al
cavaliere:
È lui Eragon, il cavaliere di
Saphira? Il
drago assentì con la testa mentre Eragon divampò
di fronte alla scarsa
considerazione che il drago gli stava dimostrando. Si fece quindi
avanti,
deciso a non rimanere in disparte.
Si può parlare direttamente a me
Sigmar
disse in tono fermo e conciso.
Gli occhi del drago guizzarono veloci dal messo verso Eragon. Il drago
nascose subito
la sorpresa dietro uno sguardo di sufficienza.
Chiedo dunque venia, giovane umano. Non
avevo idea riusciste a comprenderci disse scusandosi, ma
senza mostrare il
minimo rimorso.
Il legame che unisce un cavaliere al suo
drago ci permette di essere più simili di quello che si
pensa fu la
risposta asciutta di Eragon.
Sentì lo sguardo ostile di Sigmar penetrargli l'anima come
per schiacciarla, e
si costrinse a rimanere calmo. Par lo aveva avvertito del suo astio ma
Eragon
non aveva idea che fosse così acceso.
Sigmar
sorrise divertito
Non negò di esserne sorpreso umano.
Disse
con tono asciutto.
E dato che si è risolto il primo
problema, direi che possiamo passare direttamente alla seconda e
più importate
questione. Il motivo per cui ti trovi qui. Senza aspettare la
sua risposta
Sigmar si diresse verso il bordo opposto della sporgenza in direzione
nord. Una
distesa coperta di boschi e vegetazione dove un grande branco di Draghi
pascolava
indisturbato.
Dovrai rendere onore al patto che Saphira
ha stretto con noi draghi liberi. La tua dragonessa è una di
noi adesso. Priva del
lazzo del vostro legame che la rendeva schiava di voi bipedi, vive i
suoi
giorni libera in mezzo ai suoi simili. Se riuscirai riconoscerla tra i
tanti
draghi della valle e connettere nuovamente le vostre menti, allora
sarà la
provo che il vostro legame è forte e puro. Sigmar
sottolineò la parola
purezza, con tale fastidio che Eragon non poté fare a meno
di incalzarlo con altrettanta
forza.
Tu non lo approvi affatto, vero? E non ci
sarà prova che potrà farti cambiare idea sul
legame tra draghi e cavalieri. La
sua era stata una semplice constatazione.
Sigmar lo squadrò con durezza, ed Eragon deglutì
appena sotto il suo sguardo
severo. Avrebbe dovuto soppesare bene le sue parole in futuro, se non
voleva
provocare ancora di più la sua ira o il suo rancore.
No infatti. Non credo si possibile un
legame vero e profondo tra due esseri tanti diversi. Che siate umani, o
elfi,
voi avete tratto solo vantaggi dalla nostra unione. No Eragon, non vi
credo, e
il vostro fallimento tra breve lo dimostrerà.
Ti consiglio, per non avere delle brutte sorprese, di non sperare in
un'impresa
facile.
Staremo
a vedere Sigmar.
Rispose
Eragon
con un sorriso tirato.
Eragon aveva già da tempo aperto la sua mente alla ricerca
di Saphira, ma non
era riuscito ancora ad avvertirla in nessuna delle menti che abitavano
la
vallata.
Un'espressione di sconcerto si dipende sul suo volto.
Davvero Saphira poteva essere cambiata tanto da non riuscire a
riconoscerla?
Una fitta di panico lo colse improvvisamente alla
possibilità di poter fallire,
e perderla per sempre.
Sigmar dall'alto della sua postazione sorrideva di fronte alla
difficoltà del
giovane Eragon strinse forte i suoi pugni lungo i fianchi.
Hai già provato a contattarla ma
hai
fallito. Non sei più tanto sicuro, vero ragazzo?.
Eragon digrignò i suoi denti frustrato.
Non contare che mi arrenda così
presto.
Sigmar scosse la grande testa per poi avvicinarsi al volto di Eragon.
La prova no potrà durare in eterno.
Con
il consiglio abbiamo preposto la sua fine per domani. Se al tramonto
non vi
sarete ricongiunti, tu e i tuoi amici sarete costretti ad andarvene via
da
queste terre per non ritornarvi mai più.
Nel caso contrario, ma ne dubito, otterrete ciò per cui
siete venuti, ma nulla
di più, Gli accordi sono questi umano. Eragon
guardò giù nella valle e
prese un profondo respiro.
Accetto disse infine con tono
risoluto.
Non deluderò le aspettative di
Saphira.
Sigmar
rise sotto i baffi.
Molto
bene.
La tua testardaggine renderà il tuo fallimento ancora
più grande.
Eragon
cercò di ignorarlo, e rivolse
il suo sguardo al paesaggio che aveva di fronte: un vasto territorio
che si
perdeva a dismisura davanti ai suoi occhi; e mentre il suo sguardo
iniziò a
perdersi in quell'immenso, una domanda gli affiorò alle
mente.
Quali
sono
i confini delle terre che abitate?
Sigmar
gli diede un fugace sguardo prima di
rispondere:
La
Stonewood
alle nostre spalle, e poi i picchi montuosi, che puoi vedere proprio
giù in
fondo, sulla linea dell'orizzonte.
Eragon
percorse lo spazio cercando di calcolarne
mentalmente la distanza, e ne rimase basito, doveva essere enorme
Ed
oltre a
loro cosa si trova?
Noi draghi preferiamo non avventurarci, e mantenerci all'interno dei
nostri
confini, ormai consolidati.
Perché?
Avete forse dei nemici?
chiese Eragon
incalzandolo.
Questo
non
è assunto vostro umano. Gli
rispose freddamente Sigmar, ma per un secondo i suoi occhi tradirono un
immenso
dolore. Eragon doveva aver toccato un nervo dolente per i draghi e il
cavaliere
si trattenne dal porre altre domande. Fu invece Sigmar a parlare
Dal
momento che hai accettato le nostre condizioni, sei vincolato dalla tua
parola
a rispettare i suoi termini umano.
Eragon
serrò le mascelle con trepidazione.
Nessuno poteva mettere in dubbio la sua parola di cavaliere e i
continui
tentativi del drago di provocarlo non lo avrebbero fermato.
Rispetterò
i termini posti Sigmar. Gli
rispose
con calma Eragon.
In
tutta risposta Sigmar fece schioccare i suoi
denti verso di lui. Il ragazzo fece finta di non badarvi.
Vorrei
chiedere un solo un favore. Gli
occhi
di Sigmar si accesero di curiosità
Di
pure umano.
Eragon
guardò nella direzione da cui era venuto
Ho
bisogno di compiere
questa prova solo. Se ora scenderò di nuovo giù dal sentire da cui sono venuto, mio
fratello e tutti gli altri insisteranno
per accompagnarmi.
Vorrei evitarlo.
Afferrando
quelle che Eragon voleva dirgli
Sigmar volse il suo capo dalla parte opposta.
Puoi
scendere da quest’altro lato ragazzo, ma ti avverto le pareti
sono ripide. Non
sono adatte per essere praticate da un essere umano.
Non
per me. borbottò
Eragon in risposta,
e Sigmar arriccio il muso in una smorfia di disapprovazione
Quale
dei due
lati conduce alla valle? Chiese
Eragon ignorando
il drago.
Quella
a nord, ma ti sfracellerai
e in più non è prudente che tu ti aggiri da solo
nel nostro territorio.
Perché?
Non
è adatto per esseri
tanto fragili come voi.
Ho
la magia con me, so come
difendermi.
Fu la risposta sicura di Eragon
Fai
come
vuoi allora. Cercherò di non far avvicinare gli altri come
mi hai chiesto.
Ti ringrazio Sigmar
Il
drago non rispose, ed Eragon si apprestò a
iniziare la sua discesa.
Quando
la sua figura scomparve giù dal pianoro
Sigmar emise un potente sbuffo. Avrebbe potuto insistere di
più per non
lasciargli percorrere quel sentiero, ma il piacere di vederlo fallire
superò
tutti i suoi timori al riguardo.
Dall'altra
parte del promontorio, alle sue pendici Par, Morgana, Murtagh e i tre
draghi
attendevano impazienti che il colloquio tra i due finisse. Era ormai
passata
quasi un'ora, quando videro l'ombra di Sigmar apparire lungo il
sentiero che
girava il promontorio. Ma il drago era solo.
Murtagh
andò quindi incontro al possente drago.
Dove
si trova
Eragon e perché non è con te?
chiese
senza troppi preamboli.
Ma
Sigmar lo ignorò, e si diresse invece verso
il sentiero che portava fuori.
Il
cavaliere dei draghi Murtagh ha fatto una domanda Padre. Tutti noi
vorremmo
udire la risposta. Lo
fermò con tono
di rimprovero Guiltar. Profondamente infastidito Sigmar
grugnì, ma poi rispose
al figlio
Sorvolerò
su
tuo tono figliolo. Come da me previsto il contatto del cavaliere con
Saphira è
debole e non è stato in grado di contattarla.
Esordì con una certa soddisfazione nella voce. Poi con tono
più pacato
aggiunse
Ma
dato
che ha tempo fino a domani al tramonto. L’umano ha insistito
per scendere nella
valle.
E
tu gli
hai permesso di andare da solo? intervenne
allora Vespriana. Il tono della voce velato da profondo dissenso.
Non
sono
certo il suo protettore nipote, né la sua guardia del corpo.
si difese il drago.
Ma
come
capo sei responsabile dell'incolumità di chi ne calpesta il
suolo. E' quello
che insegni sempre a tutti noi!
Intervenne
Guiltar.
Sigmar
ringhiò.
Di
a tua
figlia che è una pessima idea affezionarsi troppo a questi
umani, una pessima
idea per entrambi. Presto se ne andranno e noi potremmo riprendere le
nostre vite.
Guiltar
non riuscì a capacitarmi delle parole del padre.
C'è
una
guerra in atto dall'altra parte dei nostri confini Padre. Non possiamo
fare
finta di nulla ancora per molto. La regina Isobel potrebbe
già sapere della
nostra esistenza. Gli
occhi si Sigmar guizzarono d’ira.
Vi
siete
mostrati a quei selvaggi, non è
così?
Abbiamo già tanti problemi senza aggiungere le guerre che
affliggono gli altri!
Padre
so che continui a tormentarti per Lui.
Se non è stato più ritrovato, sarà
stato sicuramente…
Non
osare
dirlo Guiltar. Non osare pronunciare quella parola! gli
ringhiò furente Sigmar, il grande drago mostrò i
denti al figlio, per poi distogliere lo sguardo e girarsi dall'altra
parte.
Ora
basta
voi due!
Intervenne
Keiron.
State spaventando Vespriana, e i nostri
ospiti non sono tenuti ad assistere alle vostre beghe.
Sigmar
oscillò nervosamente la sua coda.
È
stato l'umano
a insistere per andare da solo. Questo è tutto. Il consiglio
dovrà sapere della
vostra escursione fuori dai confini. Perciò tenetevi pronti
per essere
convocati.
Detto
questo il drago volò via senza aggiungere
altro.
Murtagh
e gli altri erano rimasti a guardare la
scena senza poter capire nulla; infatti, i draghi avevano parlato tra
le loro
menti tagliato fuori tutti gli altri compresa Vespriana.
Keiron
andò vicino al suo compagno e gli
strofinò il muso sul collo.
Pensi
che la
vita di Eragon sia in pericolo?
Non
lo so
ma dobbiamo rispettare la sua decisione. L’unica cosa che
possiamo fare è
chiedere alle sentinelle di raddoppiare la sorveglianza.
Keiron
scosse
la resta
Non
è mai
accaduto che delle Arpie attaccassero gli uomini.
No,
ma neppure che degli esseri umani ne abbiano
mai incontrata una. Dobbiamo dirgli qualcosa comunque. Concluse
Keiron indicando gli altri. Guiltar le annuì
Parlerò
io
a Murtagh, tu invece parla a Vespriana. Lei più di tutti mi
preoccupa, perché
sa quello che affligge suo nonno.
Guiltar
e si avvicinò con il muso al cavaliere
rosso.
Eragon
ha
accettato la sfida di mio padre Sigmar e ha voluto affrontare la prova
sa solo.
Per non coinvolgervi ha scelto di scendere dall’altro
versante.
Murtagh
Non
ci ha voluto accanto. È il solito testardo!
Mentre
Murtagh spiegava la situazione a Par e Morgana
Keiron chiedeva a Vespriana di mantenere il loro segreto.
Madre!
Non
puoi chiedermi questo!
Figliola
dobbiamo, tuo nonno ha ordinato e lui è
l'autorità qui.
È
il capo
ma non è infallibile. Non era d'accordo nemmeno a che noi li
aiutassimo, ma lo
abbiamo fatto lo stesso.
Vespriana
questa
volta è diverso. Promettimelo.
Te
lo prometto madre, ma non sono affatto
d'accordo.
***
La
discesa
era stata più ardue del previsto ed Eragon dovette fermarsi
più volte per
ricercare un appiglio adatto dove appoggiare ogni volta i piedi e le
mani.
Passandosi
un braccio sulla fronte madida di
sudore, Eragon riprese fiato guardando il tratto che ancora gli mancava.
Sono
solo a metà tragitto, sospirò, e il sole
era già alto nel cielo. Eragon serrò la mascella,
e ignorando il dolore ai
muscoli delle spalle, tese per lo sforzo, riprese imperterrito la
discesa; non
posso permettermi di spendere tutto il giorno appeso a questa parete,
pensò
aggrottando al fronte, e stringendo i denti accelerò il
ritmo.
Era
appena mezzogiorno quando Eragon poté
finalmente toccare terra.
Nell'ultimo
tratto aveva fatto ricorso anche del
supporto magia e lievitando in aria poggiò finalmente i
piedi sulla terra
ferma. Il cavaliere rimase fermo alcuni minuti per poter riprendere
fiato. Con
movimenti lenti prese quindi a massaggiarsi i muscoli indolenziti, poi
quando
si sentì meglio iniziò a sondare con lo sguardo
l’ambiente intorno a lui. Quella
stessa foresta che prima aveva osservato d'alto si sviluppava tutta
dinanzi a
lui.
Tenendo
lo sperone da cui era disceso, come
punto di riferimento si in inoltrò al suo interno.
Durante
la discesa aveva formulato la sua
strategia. Cercare un posto adatto per meditare, e una volta unito con
il tutto
il macrocosmo rappresentato della valle, allora avrebbe potuto trovare
anche
Saphira. Questa era stata l'unica soluzione che era riuscito a trovare,
fattibile nel poco tempo che gli era stato messo a disposizione dal
consiglio.
Ed Eragon sperò con tutto il suo cuore che il suo piano
funzionasse.
Erano
passati solo alcuni minuti da quando il
cavaliere aveva iniziato a camminare, quando si rese conto di essere
seguito.
Inizialmente era stata solo una sensazione, poi due occhi rossi
spuntarono
veloci dal fondo della boscaglia, per poi sparire con altrettanta
velocità.
Poco
dopo i due occhi divennero quattro, e poi
sei. I peli del collo si alzarono in allarme, lo avevano rapidamente
circondato
pronti a scattare verso di lui.
Eragon
si fermò guardandosi intorno con
circospezione, estrasse con rapidità la sua spada, mentre
rompendo la familiare
barriere magica, si preparò per accogliere i suoi aggressori.
Eragon
aprì la sua mente per individuare la loro
posizione; e trovò le loro menti ben protette da solide
barriere. Non aveva mai
sentito che altre creature oltre i draghi potessero farlo.
Cercò allora di
circuirle ma, al suo tentativo di avvicinarsi a loro, queste si
ritirarono
immediatamente. Quel breve contatto bastò per cambiare il
loro atteggiamento. Improvvisamente
le creature non volevano più attaccarlo ma presero ad
osservarlo con un misto
di timore e curiosità. Percepita la sua magia, avevano
presto realizzato che
poteva rappresentare un avversario per loro, e allentarono presto la
presa del
loro assedio. Rimasto interdetto per alcuni minuti Eragon ripose infine
la sua
spada nel fodero, lieto di non essersi dovuto battere con quelle
creature, e si
rimise nuovamente in marcia per la sua strada.
Rimasti
ai margini del sentiero, poté sentire le
creature continuare a seguirlo a una certa distanza.
Ma
non se ne curò più di tanto, il suo
principale bisogno ora, era di trovare al più presto Saphira.
Continuò
ad avanzare nel sottobosco, aveva
percorso solo alcuni metri, quando si imbatté in un grande
albero cavo. Uno
squarcio divideva il tronco a metà. Eragon
percepì la sua linfa vitale scorre in
maniera vibrante all’interno. Le sue radici nodose spuntavano
dal terreno come tante
braccia piantate nel terreno, mentre tutto intorno a lui, la natura
sembrava
circuirlo con rispetto. Attirato dalla potenza magnetica di quel luogo,
Eragon
lo giudicò perfetto per la meditazione.
Scegliendo
una delle robuste radici a ridosso
dell'albero, Eragon vi si sedette sopra, e preso un profondo respiro,
chiuse
gli occhi e si immerse nella natura.
Allargando
la mente, ebbe prima la percezione
dell'ambiente più prossimo, che circondandolo, lo avvolse
immediatamente,
risucchiandolo nelle mille e minuscole forme di vita che abitavano
l'interno
dell'albero cavo; poi le sue sensazioni si allargarono a la foresta
intera, per
espandersi infine a tutta valle, fino a spingersi ai suoi limiti,
ancora per
diverse miglia.
Eragon
non si fermò su nessuno particolare, ma
assaporò l'essenza di ogni singola vita che incontrava,
percependola sia come
singolo, sia come parte di una totalità.
Ben
presto si rese conto che una grande forza
teneva unita la valle, formata da una miriade di menti, che Eragon
poté
riconoscere come quella dei draghi. Legati tra di loro da un forte
vincolo,
impedivano a qualsiasi altra creatura al di fuori di loro di prenderne
parte.
Eragon
immagazzinò la notizia: questo, pensò, spiegava
il perché non era riuscito subito a percepire Saphira quella
mattina. Sigmar
era stato molto astuto a non rivelarglielo, e reprimendo il proprio
orgoglio
dovette ammettere che il drago aveva avuto ragione quando lo aveva
avvertito
che non sarebbe stata una impresa facile.
Rilassandosi
ancora di più Eragon iniziò a
sondare il terreno. Iniziò a richiamare in superficie tutti
i suoi ricordi più
belli di Saphira, e si mise a cercarla.
Si
aggirò a lungo tra le diverse menti che
popolavano la valle, ma quando si imbatté in quattro
dragonesse, Eragon non
ebbe dubbi di essere di fronte alla presenza di Saphira.
Saphira! Le
gridò attraverso la mente.
Rispondimi
ti prego!
**
Saphira
se
ne stava appollaiata vicino a un laghetto, il suo collo aderiva per
tutta la
sua lunghezza al lato del corpo, mentre la testa era adagiata da un
lato. Le sue
compagne stavano giocando tra di loro stuzzicandosi a vicende, e
lanciando in
aria delle urla di gioia ogni volta che una di loro riusciva a
sorprendere
l'altra, mordendole la coda.
Il
gioco stava andando andava avanti ormai da un
po’ di tempo, stava pensando Saphira quieta, e quando i loro
versi cessarono di
colpo la dragonessa alzò la testa sospettosa. Troppo tardi
si rese conto della
loro coalizzarono per coinvolgerla nel gioco, avvicinandosi a lei di
soppiatto.
Saphira proruppe in un ringhio infastidito, per cedere subito dopo alle
loro
moine, e si lanciò quindi al loro inseguimento. Il gioco
durò ancora diversi
minuti, poi Saphira sbatté le proprie ali un po’
più forte, portandosi sopra le
sue compagne:
Basta
adesso. Sono accaldata, andrò a tuffarmi in acqua.
disse loro con in fiato corto per la corsa.
Vuoi
che
ti accompagniamo?
chiesero loro,
sapevano bene la sua tendenza a rimanere spesso sola. E al suo
silenzio, le
altre tre fecero per andarsene. Ma quando Saphira iniziò a
percepire le menti
delle tre dragonesse allontanarsi, e lasciarla sola, per la prima volta
da
quando si trovava lì, si rese conto che la loro presenza
iniziava a mancargli,
e si sentì improvvisamente persa.
Dove
c'era due o più draghi, la legge della
valle ordinava di creare tra di loro un legame di reciproca protezione.
Ma non
si trattava solo di quello, attraverso di esso i draghi si univano
mentalmente
facendosi uno, e condividendo con gli altri qualsiasi cosa.
Inizialmente
Saphira si era rifiutato di fondere
così la sua mente, con altri draghi, e Sigmar non aveva
insistito perché lei lo
facesse subito. Saphira aveva poco tempo dopo quindi ceduto alle loro
richieste, e a distanza di tempo aveva iniziato ad apprezzarne il
sostegno e i
vantaggi nel vivere così in simbiosi con gli altri draghi.
In
cambio di questa concessione verso le usanze
dei draghi Saphira chiese in cambio a Sigmar e al consiglio di poter
restare
fuori dalla protezione, quando e quanto tempo volesse. Ma con il
passare dei
giorni il tempo che passava sola divenne sempre di meno. Le sue visite
a
Eleonor, rimasta nella valle alla partenza di Par, si fecero
più rare, mentre il
pensiero del suo cavaliere, Eragon, si andò confondendo tra
i mille ricordi di
una vita che iniziava per lei ad essere quasi un sogno. Sapeva di aver
vissuto
tutte quelle cose ma era come se fosse stata un’altra Saphira
ad averlo fatto.
Fu
così che senza nemmeno pensarci, Saphira
richiamò con un cenno le altre tre compagne che con gioia si
unirono a lei in
picchiata verso lo specchio azzurro del lago. L'acqua si infranse in
una
miriade di onde all'impatto dei loro corpi con la sua superficie,
schizzò da
tutte le parti, ricadendo indietro sotto forma di pesanti gocce.
Saphira
stava riemergendo spensierata dalle
profondità del lago, quando un tocco risuonò
nella sua testa. Qualcuno stava
cercando di penetrare nelle difese della sua mente, forzandole.
Subito,
il legame che univa lei alle altre
dragonesse, si eresse a protezione opponendo spesse mura di difesa
contro il
suo aggressore. L'intruso non sembrò desistere.
Puntando
solo Saphira rinnovò il suo attacco con
nuova forza.
Saphira
uscì completamente dall'acqua e rimase
ferma sopra lo specchio del lago, con il respiro affannato, subito
affiancata
dalle altre tre dragonesse.
Chi può
essere? chiesero in coro.
Ma
Saphira era stata troppo concentrata per
rispondere e le altre non poterono fare altro che starle vicino. Poi un
nuovo
assalto, più potente degli altri, la lasciò
stranamente confusa. Non era stato
un attacco vero e proprio Saphira vi riconobbe una richiesta di aiuto a
cui non
poté rimanere indifferente.
Vi
prego
allontanatevi disse
soltanto. Le
altre tre dragonesse si guardarono tra loro con sconcerto. La sua voce
non
ammetteva repliche e, obbedienti alla sua richiesta, si ritirarono
lentamente.
Lasciarono così Saphira sola di fronte al suo aggressore, ma
comunque
abbastanza vicine per poter intervenire in caso di pericolo.
Di
nuovo sola Saphira poté sentire quella
presenza rimanere ferma e attonita di fronte a lei.
Eragon
stava tentando di forzare il blocco con
ogni mezzo da diverso tempo,
ma quando
capì che con la forza non sarebbe mai riuscito a superare le
barriere di
quattro draghi uniti insieme, tentò l'unica carta a sua
disposizione: quella di
parlare direttamente al cuore di Saphira.
Era
appena riuscito a individuare il blu immenso
della sua anima, in mezzo a tutte le altre, pronto per chiederle di
poter
essere ascoltato, quando si rese conto che qualcosa era cambiato. Le
sue difese
si erano indebolite, ed Eragon non ci mise molto a capirne la causa: le
altre
dragonesse, si erano ritirate volontariamente, e prima che cambiassero
idea
Eragon ne approfittò:
Saphira, rispondimi ti prego!
le gridò mentalmente, con quanta più forza aveva.
Saphira
ebbe come un fremito. Quella che aveva creduto essere solo un sogno era
invece
reale.
Eragon? Le
barriere intorno alla mente di Saphira si
dissolsero, ed Eragon riuscì a percepire la dragonessa nella
sua interezza.
Sei
veramente tu? chiese
ancora dopo
alcuni minuti di silenzio dove entrambi erano rimasti fermi a
osservarsi.
Sì
Saphira, sono io, in
carne ed ossa.
Le disse, mentre un sorriso affiorò debolmente dalle
sue labbra.
Mi
sei mancata da morire aggiunse
poi con voce tremante.
Anche
tu piccolo
mio.
le rispose Saphira, mentre tutto il suo corpo vibrava
dall'emozione.
Saphira
avrebbe voluto chiedergli tante altre
cose, ma gli disse solo
Dove
sei
ora? Senza
riuscire a smettere di sorridere Eragon gli
mandò le immagini mentali dell'albero cavo dove ora si
trovava, per ricevere
subito la risposta eccitata di Saphira.
Sarò
da te
in un attimo, non muoverti!
Tagliato
momentaneamente il contatto Eragon
riemerse pian piano dal suo stato di trance, con mani tremanti si
toccò il
volto per scoprirlo rigato dalle lacrime, che calde avevano inzuppato
anche la
sua tunica. Asciugandosi le gote con il dorso della mano, si
affrettò a
sgranchirsi le articolazioni intorpidite dalla posizione assunta, per
mettersi
subito a scrutare il cielo.
Non
passò molto che un'ombra azzurra passò sopra
di lui, per essere raggiunto nuovamente dalla voce di Saphira.
Non
posso
scendere, gli alberi sono troppo fitti in quel punto per me...
più avanti la
foresta si dirada, puoi venire tu?
Certamente
Saphira, quale direzione devo prendere?
Chiese Eragon che già si era messo in piedi mentre le
cime degli alberi con i loro rami filtravano la luce del sole
pomeridiano,
lasciando in una fresca penombra il sottobosco.
Dirigiti
più a sud, ma come
hai fatto a
liberarti da Isobel. È
stato
Par è quindi riuscito a raggiungerti?
Il
ricordo della sua prigionia fece sparire
per un attimo il sorriso ad Eragon offuscandogli il volto, ma fu solo
un
attimo, poi con rinnovata serenità rispose
In
parte è
stato lui. Ma è stato aiutato da Murtagh e Morgana.
Al
nome di Murtagh Saphira si illuminò
Castigo
è
con loro?
No,
mi dispiace Saphira
gli rispose
Eragon Castigo è dovuto rimanere ad Artara
Eragon
percepì subito la delusione, sprigionare
dalla sua compagna, e per il alcuni minuti nessuno dei due
parlò, anche se le
loro menti rimasero sempre in contatto, nutrendosi in silenzio ognuna
della
presenza dell'altra.
Eragon
stava inoltrandosi sempre più all'interno
della foresta, ormai a più di metà tragitto che
lo separava da Saphira, quando
improvvisamente la terra gli mancò sotto i suoi piedi,
facendolo precipitare in
basso. Superato lo shock iniziale, Eragon ebbe appena il tempo di
guardare in
basso per accorgersi delle rocce appuntite appena sotto di lui, e con
prontezza
di riflessi, riuscì ad evitarle in tempo, pronunciando poche
ma efficaci
parole. Evitate le rocce, Eragon e cadendo su un fianco rotolando per
qualche
metro fino a sbattere con un grugnito contro la parete di fondo di un
vasto
ambiante.
Eragon
rimase immobile per un lungo istante
prima di tentare qualsiasi movimento. Un crescente senso di disagio lo
pervase,
mentre il forte odore che emanava la grotta aggredì con
forza le sue narici.
Eragon rabbrividì, nel percepirvi un alone di morte. A
qualunque cosa fosse
servita quella grotta era ancora satura della malvagità di
colui e coloro che
l'avevano utilizzata.
Lottando
contro il disgusto che minacciava di
sopraffarlo, Eragon si costrinse a mettersi in piedi, il buio regnava
dentro
quella caverna, e l'apertura sul terreno da dove era caduto, sembrava
essere
stata l'unica fonte di luce.
Eragon
tutto bene?
Sentì
Saphira chiamarlo con una certa
preoccupazione nella voce
Si
Saphira
sto bene. Solo un
po’
frastornato.
Cosa
è
successo?
Sono
caduto in una fossa, credo che
sia stata la tana di
qualche animale, ma sembra
essere stata abbandonata da poco.
Esci
subito di lì, non
piace affatto
Neanche
a me.
Gli rispose con un
brivido il giovane.
Eragon
stava dirigendosi verso l'apertura,
quando un lieve bagliore sul fondo attirò la sua attenzione.
Aspetto
ho
vista qualcosa. Voglio andare
a
controllare di cosa si tratta.
Eragon!
Poi
prometto che uscirò
Eragon
no, via vai subito di
lì!
E
una
questione di poco Saphira.
la dragonessa sbuffò
D'accordo
ma sii prudente. Annuendole
mentalmente Eragon si avvicinò quindi al
fondo.
E
quello che gli era apparso inizialmente solo
un flebile luccichio si rivelò presto ai suoi occhi per
quello che era
veramente. Eragon sgranò i suoi occhi dallo stupore a quella
vista: una pietra,
dalla superficie interamente levigata e lucente, giaceva sola nel mezzo
di una
conca. Quel tipo di pietra che si rivelò subito molto
familiare alla mente del
cavaliere.
La
pietra era un uovo di drago!
Eragon
gridò subito la sua scoperta a Saphira.
Ma la sua reazione non fu altrettanto entusiasta.
Allarmata
la dragonessa gli ripeté ancor una
volta di uscire al più presto di lì.
D'accordo, d'accordo, ora esco,
ma cosa ti prende?
Perché sei così agitata?
Chiese preoccupato. Saphira non si sarebbe adirata senza un valido
motivo. La risposta raggiunse il giovane qualche secondo dopo. Mentre
era
intento ad avvolgere l'uovo intono al suo mantello Eragon
posò gli occhi
all'ambiente che lo circondava.
Il
sangue gli si gelò nelle vene, mentre con
orrore riconobbe sul terreno una serie di gusci frantumati, ma
macchiati di
sangue.
Saphira, è terribile.
Lo
so, ma ora esci di li in fretta. Sento qualcuno avvicinarsi.
Li
sento anche io, esco subito. Le
disse Eragon dirigendosi velocemente sotto l'apertura del soffitto.
Era l’unica via di fuga sicura per lui per poter uscire da
quella grotta.
Tagliò la comunicazione con Saphira per rompere in seguito
le familiari
barriere della magia. Stava quindi per pronunciare le parole
nell'antica
lingua, che gli avrebbero permesso di lievitare fino in superficie,
quando un
improvviso fruscio, proveniente dal fondo della grotta, lo fece
trasalire.
Con
una velocità sorprendente, tre creature, che
Eragon riconobbe subito come quelle incontrate all'entrata della
foresta, lo
circondarono, posando all'unisono i loro sguardi famelici sul prezioso
uovo che
Eragon teneva strettamente avvolto nel suo mantello.