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Autore: Mitsuki91    16/07/2023    1 recensioni
Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Severus era seduto in veranda, un incantesimo raffrescante a prendersi cura delle temperature eccessivamente elevate di quell'estate, sfogliando pigramente un libro che sapeva ormai a memoria.
Non sapeva perché ogni anno si ostinasse a tornarsene in quella casa. Era come se il castello, di cui ormai era preside da tanti, troppi anni, una volta arrivata l'estate sembrasse diventare un labirinto sconosciuto, pronto a soffocarlo fra le sue mura. Forse non aiutava neppure il fatto che tutti gli insegnanti avessero famiglie e amici da cui tornare; vacanze programmate che li vedevano costretti ad allontanarsi per otto settimane tutti gli anni, e Severus... Beh. Per quanto gli studenti lo chiamassero 'vecchio pipistrello solitario' alle sue spalle, Severus odiava restare solo ad Hogwarts. Poteva sembrare un controsenso, ma il castello era troppo vasto e, per questo, gli toglieva il respiro.
Almeno qui, a Spinner's End, le quattro mura che lo circondavano sembravano accarezzarlo. Non proprio casa, nonostante il governo l'avesse pagato decenni fa una lauta somma per il permesso di demolire, cancellando la desolazione del quartiere più povero di Cokenworth, e Severus aveva reinvestito il denaro per innalzare una piccola villetta decisamente più elegante delle vecchie mura di pietre nere e sporche; in questo modo si era venuto a spezzare il legame con gli abusi che aveva subito nell'infanzia, lasciando solo una flebile connessione con i pochi ricordi felici che vi conservava, e che si potevano riassumere nel vialetto polverso e calpestato che da casa sua terminava su un piccolo parco giochi, ora non più abbandonato e rugginoso, ma rimesso a nuovo da un'amministrazione comunale più lungimirante.
Ma comunque...
Sempre un posto migliore costruito su misura per lui. Il posto dove, nonostante tutto, si era creato un piccolo angolino tutto per sé nel mondo: non solo una biblioteca ben fornita che fosse solo sua da cui attingere, in sala, ma anche e soprattutto il piccolo quadratino di giardino in cui Severus aveva amorevolmente piantato nel corso degli anni semi e fiori, che ogni estate sbocciavano, riempiendo di colori il suo paradiso personale. Era per quello che amava così tanto passare del tempo in veranda, leggendo e beandosi delle fragranze frutto del suo duro lavoro alla Babbana.
"Professor Piton?! Preside?!"
L'esclamazione stupita gli fece alzare la testa dal libro. Oltre la sua siepe, leggermente rada quell'anno, stava Lily Luna Potter, l'ultima della progenie del Salvatore del Mondo Magico, appesa alle sbarre metalicche che delimitavano la sua proprietà privata, che lo osservava con i suoi occhi nocciola pieni di stupore.
Severus sbatté le palpebre una volta, preso alla sprovvista.
"... Signorina Potter?"
"Preside! Non sapevo che lei abitasse qui!" rispose Lily, sorridendo a trentadue denti.
Severus inarcò leggermente le sopracciglia.
"Io abito qui da tutta la vita, signorina Potter".
Lei tolse una mano dalla recinzione solo per sbattersela sulla fronte.
"Certo! Mi ero scordata. Ma pensavo che, beh... Che si fosse trasferito, a una certa".
Severus continuò a guardarla impassibile.
"Lils! Ci sei?" si sentì una voce, distante, e Lily si girò verso la fonte del rumore.
"Oh, beh" commentò, tornando a guardarlo e sorridendo "Ora devo andare. Ci vedremo, preside".
Non credo proprio, pensò Severus, ma non riuscì a dire nulla perché la ragazza era scappata via, veloce come era apparsa, lasciandolo confuso.
 
***
 
Severus si era tenuto ben alla larga dai due primi Potter che erano arrivati ad Hogwarts. In realtà, si era tenuto ben alla larga da qualsiasi studente. Dopo che l'avevano trovato, alla fine della battaglia finale, miracolosamente ancora vivo... Dopo che l'avevano curato e che Harry Potter in persona era venuto a pregarlo con quei suoi stupidi occhi verdi a riprendere la carica di preside di Hogwarts... Beh, non si dice di no al Salvatore del Mondo Magico.
Severus Piton era rientrato ad Hogwarts, un nome riabilitato come eroe e una cicatrice fresca sul collo e, come un qualsiasi animale ferito, si era ritirato nella solitudine della presidenza, limitando la sua presenza agli incarichi indispensabili come il discorso per accogliere i nuovi studenti al banchetto di inizio anno e quello per decretare il vincitore della Coppa delle Case alla fine. Gli studenti, per metà meravigliati e per metà intimoriti, l'avevano lasciato in pace. Buona parte del corpo docenti l'aveva lasciato in pace, con l'eccezione di Minerva, e con il tempo Severus era riuscito ad ammorbidirsi almeno con loro, ma non aveva mai del tutto colmato le distanze fra lui e i suoi preziosi studenti, che avevano perso rispetto e meraviglia in meno di una generazione e si erano adattati ad una quieta indifferenza. Quindi i due Potter si erano confusi nella folla, e Severus non si sarebbe accorto di loro se non per alcune lamentele ai danni di James Sirius da parte del corpo docenti, che sembrava aver ereditato la personalità dei due soggetti di cui portava il nome, e delle lodi invece rivolte ad Albus - ugh - Severus, che aveva l'animo stranamente tranquillo e studioso, considerando la famiglia da cui proveniva.
Lily Luna Potter era stata diversa. Avrebbe potuto non esserlo, nonostante l'espressione da pulcino smarrito con cui si guardava intorno la sera dello Smistamento, se non fosse che il Cappello aveva riflettuto a lungo calato sui suoi occhi, e alla fine il verdetto era risuonato come un tuono.
"Tassorosso!"
E ancora non sarebbe stato abbastanza, no, se Severus Piton in persona non l'avesse trovata meno di una settimana dopo sulla sommità della Torre di Astronomia, ben oltre il Coprifuoco, ad osservare il cielo notturno mentre si teneva le ginocchia al petto, persa in chissà quali pensieri.
"Signorina Potter" aveva esclamato e la ragazzina era sobbalzata, affrettandosi ad alzarsi in piedi, osservandolo con occhi pieni di timore. Aveva infranto le regole scolastiche in meno di una settimana e questo era un nuovo record, Severus doveva ammetterlo... Ma aveva anche visto una vena di inquietudine nei suoi occhi rivolti al cielo, quindi decise di approfondire.
"Cosa la turba, signorina Potter?"
Non era mai stato bravo con i bambini, Severus, questo lo sapeva. Ma, forse, anni ed anni lontani dall'insegnamento attivo lo avevano ammorbidito.
Vide Lily chinare la testa, afferrandosi la divisa e mordicchiandosi il labbro inferiore. Ora che aveva capito che non sarebbe stata punita per la sua infrazione - non subito, almeno - stava riflettendo. Severus attese, paziente.
"... È che stavo pensando alla Casa in cui sono stata smistata" ammise infine Lily, la voce flebile, arrossendo sulle guance.
"Pensa che in Tassorosso non possa trovarsi bene?" le chiese Severus, studiandola appena.
Lei rialzò lo sguardo verso di lui, guardandolo dritto negli occhi. Era quasi straniante, abituato così com'era al fatto che gli studenti lo evitassero...
"Ho paura che per la mia famiglia non sia abbastanza" ammise candidamente "Cioè, loro non me l'hanno detto in modo chiaro, ma io... Insomma..." Lily tornò a tormentarsi il labbro inferiore, abbassando di nuovo lo sguardo.
"Tassorosso è la casa delle persone leali e degli amici sinceri" le rispose Severus, conciliante per quanto riuscisse ad essere "Sono certa che la sua famiglia sia contenta per lei, signorina Potter".
Lily fece una smorfia.
"Non so" rispose lei "Forse è che ho sentito Jamie dire che a Tassorosso ci vanno solo gli scarti. Uff, persino Serpverde sarebbe andata meglio..."
"Non lo dica".
Il suo tono si era raffreddato e Lily alzò di nuovo lo sguardo verso di lui, leggermente timoroso. Severus si maledisse internamente e strinse le labbra, cercando di recuperare la calma.
"Non mi avrebbe voluto nella sua Casa, preside?" chiese Lily, intensa, sempre senza distogliere lo sguardo da lui. Severus provò l'impulso di farlo al posto suo ma - diamine! - era un adulto, e si trattenne.
"Non è questo" rispose quindi, il tono meno duro "Sono certo che avrebbe fatto del suo meglio ovunque, signorina Potter. E Serpeverde ha buone qualità, come l'ambizione... Ma no, non mi riferivo a quello. Mi riferivo al fatto che Tassorosso non è la Casa degli scarti, qualsiasi cosa vada in giro a dire suo fratello. Tassorosso è la casa della lealtà e, mi creda, ci sono giorni in cui avrei preferito essere Smistato a Tassorosso io stesso, per poter contare sulla lealtà come valore incrollabile".
Forse gli era uscito più amaro di come avrebbe voluto. Non sapeva neppure perché avesse detto quelle cose. Aveva voluto solo tentare di consolare una bambina; di ascoltare, per una volta, invece di tornare alle vecchie abitudini del professore di Pozioni di cui tutti avevano avuto paura, e poi...
E poi era tornato a rivangare vecchie ferite, come ogni volta. Davanti agli occhi grandi e innocenti di Lily Luna Potter, che di sicuro non poteva neppure immaginare...
Lily si portò un indice alla bocca, iniziando a torturare l'unghia con i denti, e riflettendo seriamente sulle sue parole. Sembrava quasi esagerata, quell'espressione così grave su quel viso così giovane.
"... Forse ha ragione, preside" gli disse infine "Mi impegnerò in Tassorosso. Lo prometto!"
"Ottimo, signorina Potter. Allora è il caso di andare a dormire. Venga, la scorto nei corridoi".
Si girò senza aspettare una risposta, ma sentì la ragazzina correre per stargli dietro. Arrivarono dopo alcuni minuti all'ingresso di Tassorosso, e Lily si girò verso di lui un'ultima volta, guardandolo come se fosse in attesa di qualcosa.
Cosa voleva sentirsi dire, quella bambina?
"... Farà bene in Tassorosso, ne sono sicuro" le disse quindi Severus, con una punta di incertezza, e Lily si aprì in un sorriso luminoso.
"Grazie! Buona notte, preside" rispose lei; poi entrò senza aspettare una replica, lasciandolo perplesso ad osservare le botti di Tassorosso per alcuni istanti, prima di riscuotersi e tornare a pattugliare i corridoi del castello.
 
***
 
La mattina dopo il suo campanello babbano suonò.
Severus, che si era appena vestito per il giorno, lanciò un'occhiata perplessa all'orologio appeso in cucina: le nove e trenta. Ancora confuso, andò ad aprire la porta, e vide Lily Luna Potter sulla soglia, in attesa con una sorriso smagliante.
"Non mi invita ad entrare, preside?" chiese lei, e Severus, più per un riflesso automatizzato che per altro, si scostò per lasciarla entrare. Chiuse la porta dietro di lei e si girò a guardarla.
Lily si stava osservando in giro, curiosa, bevendo con gli occhi ogni angolo della sua piccola casa: il camino spento di fronte a lei, la libreria ad angolo che correva lungo tutta la parete libera della sala, interrotta solo dalla finestra e dalla sua alcova; dall'altro lato della stanza, diviso da un muretto basso rivestito di granito, la cucina a vista.
"... Solo una poltrona?" chiese Lily, sfiorando con le mani la pelle dello schienale della poltrona davanti al camino "Neanche un piccolo divano?"
"Non intrattengo ospiti, signorina Potter" gli rispose Severus, in automatico.
"Ma la cucina ha un tavolino quadrato con quattro sedie" ribatté Lily, indicandolo.
Severus alzò un sopracciglio.
"Quelle erano incluse nel prezzo" le rispose; poi, dato che Lily continuava a vagare per la stanza, aggiunse "Signorina Potter, ehm... Perché è qui?"
"Ah, già" si riscosse Lily, tornando a guardarlo e sorridendo ancora "Vede, sono in città perché mia cugina Violet mi aveva invitato in discoteca, ieri".
"Violet?"
"Violet Dursely" precisò Lily "La figlia di Dudley Dursely. Ora vive nella vecchia casa degli Evans, lo sapeva? E la fabbrica oltre il fiume è diventata una discoteca babbana da... Qualche anno, penso".
Severus ci mise qualche istante ad assimilare le novità. Della fabbrica trasformata in discoteca lo sapeva: era il motivo per il quale, nonostante la riqualificazione comunale, aveva pochissimi vicini di casa: ciò che lui poteva cancellare con un colpo di bacchetta, rimanendo intoccato dal rimbombo che il locale babbano portava con sé, era diventato un fastidio insopportabile per gli abitanti di Cokenworth... Soprattutto per chi abitava a Spinner's End, dato che la fabbrica si trovava vicina. Doputto, le ex case malmesse del quartiere erano state costruite appositamente per gli operai che ci lavoravano dentro. Severus aveva assistito alla trasformazione della città e delle sue strutture in ogni sua fase: dalla sua infanzia disastrata in cui suo padre, operaio, lavorava nella fabblica ancora attiva, con le ciminiere che avvelenavano tutta la popolazione, allo stato di abbandono a seguito di una delle tante recessioni economiche babbane, alla riqualificazione e trasformazione in discoteca nell'ultimo decennio. Come per casa sua, come per il parco giochi... Cokeworth era cambiata, negli anni. E lui era uno dei pochi rimasti, ormai, fra i diversi flussi di popolazione in entrata e in uscita che avevano rimodellato la cittadina con il tempo.
Quanto alla casa degli Evans ancora abitata, invece... Beh. Non passava spesso da quel lato di Cokeworth.
"È venuta a dirmi come si è divertita in un locale babbano, ieri sera?" chiese quindi Severus, leggermente sarcastico.
Lily ridacchiò.
"Certo che no. Mi offre un the?"
Salazar, la sfacciataggine era proprio un tratto Potter, non vi era alcun dubbio. Borbottando, Severus avanzò verso la cucina, ad armeggiare con il bollitore, e Lily si accomodò su una delle sedie, tranquilla come se far visita al suo vecchio preside solitario fosse un'abitudine consolidata e non la sorpresa di quell'estate.
Severus aspettò che l'acqua bollisse, preparando le tazzine con le foglie del the, e versò il liquido bollente stando ben attento a non scottarsi né a farlo uscire dalle tazze. Si sedette poi di fronte alla ragazza che, sempre sorridendo, aggiunse due zollette di zucchero al suo the.
Severus fece due calcoli mentali. Lily Luna Potter doveva iniziare il suo ultimo anno ad Hogwarts di lì a qualche settimana, che lui sapesse, quindi doveva avere... Diciassette anni.
Era troppo tempo che, per lui, i ragazzi e giovani adulti avevano un'età indescrivibile, che non riusciva a capire solo osservandoli in viso. Sembravano tutti così giovani.
"... Dunque?" chiese infine, non riuscendo più a sopportare il silenzio di quella situazione assurda.
Lily sospirò.
"Beh, innanzitutto sono venuta a ringraziarla" iniziò, guardandolo negli occhi.
"Ringraziarmi?"
"Sono anni che lo voglio fare, ma lei a scuola è inavvicinabile. Si ricorda, al primo anno...?"
"Ah" la interruppe Severus "Sì. Tassorosso?"
Lily allargò il sorriso.
"Esatto, Tassorosso. Alla fine mi ci sono trovata bene; come aveva detto lei, con amici e amiche leali... Non solo mi sono adattata, ma mi piace la mia Casa".
"Sono contento, signorina Potter" rispose Severus, sorseggiando il proprio the. Ringraziò ancora una volta gli incantesimi raffreddanti, perché altrimenti bere del the bollente in piena estate sarebbe stato molto più complicato.
"E poi?" incalzò Severus, perché la ragazza non aveva chiaramente finito.
"Poi..." iniziò lei, scrutandolo intensamente. Aprì la bocca, poi la richiuse, poi la riaprì ancora, come fosse indecisa.
Infine, lasciandogli addosso la sensazione che non fosse quello che voleva veramente dire, Lily parlò.
"Volevo chiederle un favore, preside".
Severus alzò le sopracciglia.
"Sentiamo".
Lily sorrise di nuovo, di un sorriso luminoso e furbo, che gli diede una strana sensazione di inquietudine.
"Potrebbe ospitarmi per le prossime due settimane?"
 
***
 
Severus era rimasto letteralmente senza parole.
Lily gli aveva spiegato che avrebbe dovuto passare le prossime due settimane a casa della sua amica e compagna Bonnie MacMillan, ma che loro avevano avuto un'emergenza in famiglia e le due erano state quindi costrette ad annullare la loro vacanza. Harry Potter e Ginny Weasley erano in vacanza in grecia con gli amici di sempre Ronald Weasley ed Hermione Granger. Suo fratello James era partito con la cugina Rose per la Cina; Albus era invece in Italia con Scorpius Malfoy. Altri parenti erano sparsi fra diversi amici e in buona parte all'estero. La stessa Violet Dursely era partita quella mattina. Persino i nonni Weasley erano via, perché figli e nuore avevano fatto una colletta per regalar loro una crociera attorno al mediterraneo per festeggiare l'anniversario di matrimonio.
"... Immagino che lei possa comunque tornare a casa propria. È maggiorenne e non sarà dura sopravvivere due settimane" rispose Severus, ancora allibito dalla sfacciataggine della ragazza, interrompendo la sua lista di lunghe spiegazioni.
Lily lo fissò imbronciando l'espressione, cosa che lo fece sentire a disagio.
"Sono una sua studentessa" gli disse infine "Gli sto chiedendo aiuto con il cuore in mano. Ho paura di stare da sola".
Severus sbatté le palpebre, confuso per l'ennesima volta. Merlino! Da quando in qua un adolescente aveva paura di starsene da solo a casa?! Certo, lui non era stato un esempio lungimirante, ai suoi tempi, ma la maggior parte dei ragazzi con cui era entrato in contatto avrebbero approfittato della casa libera per darsi a party esagerati e cose simili. Ovvio, da quando diceva Lily tutti i suoi amici e famigliari erano irraggiungibili, ma comunque...
Lily allungò una mano verso di lui, afferrando la sua sul tavolo, facendolo sobbalzare leggermente.
Lo stava fissando negli occhi, intensa.
"La prego" gli disse infine "Le prometto che sarò un'ospite impeccabile. Non mi sentirà neppure".
... Salazar. Che accidenti doveva fare di fronte a quello sguardo implorante?
"Se non le scoccia dividere l'unico bagno con il suo vecchio preside" gli uscì, acido. Pensava che l'avrebbe fatta desistere, e invece Lily si aprì in un sorriso meraviglioso e splendente.
"Grande! La ringrazio. Vedrà che non se ne pentirà!"
Lily si era alzata, allegra, ed era corsa su per le scale. Incespicando e imprecando sottovoce Severus le andò dietro, capendo che aveva appena perso la discussione.
Così, senza possibilità di appello, si era appena ritrovato con una ragazzina appena maggiorenne per casa per ben due settimane. Maledizione!
"Qual è la mia camera, preside?" chiese Lily, infilando la testa oltre la porta della prima, che per inciso era la sua.
"... Ho una piccola stanza degli ospiti" sbuffò Severus "L'altra".
Lily lasciò perdere la sua camera da letto e trotterellò felice verso la seconda porta - la terza era stata aperta per prima, mentre Severus incespicava sulle scale, ma era quella del bagno - e la spalancò. Nella stanza era presente solo un piccolo letto a una piazza e, alla sua sinistra, un armadio. A destra c'era la speculare finestra con alcova che era presente anche al piano terra.
"Pensavo che non intrattenesse ospiti, preside" lo prese in giro Lily, osservandolo con un sorrisetto furbo.
Severus arrossì, dandosi dell'idiota.
"Ho dato carta bianca alla ditta Babbana che mi ha costruito casa e me la sono trovata così" le rispose, sempre acido, irritato con se stesso per l'impulso che lo spingeva a doversi giustificare con quella ragazzina "Mi pareva brutto lasciare una stanza vuota. Sono comunque i mobili più economici che l'Ikea poteva offrire".
"Oh, andrà benissimo" iniziò Lily, poggiando la piccola borsa che aveva a tracolla sul letto e armeggiandoci dentro. Quando Severus la vide affondarci fino al gomito si rese conto che doveva avere un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Salazar. Aveva già fatto i bagagli prima di presentarsi da lui, non si era aspettata nessun esito diverso alla sua domanda. Per inciso, non era che lui avesse propriamente accettato, ma...
"Spero che lei non sia allergico al pelo del gatto" commentò Lily, tirando fuori dalla borsa un trasportino dove una piccola creatura nera dagli splendenti occhi gialli lo osservava.
Oh, Merlino. Pure questa.
"Signorina Potter, questa casa..."
"... Non è un albergo" concluse per lui la frase Lily, girandosi verso di lui e sorridendo "Mio padre lo dice sempre. È un detto Babbano, vero? Ma, beh, non pretenderà certo che abbandoni la mia Blanche!"
Severus non rispose, troppo colto di sorpresa per riuscire a formulare un pensiero coerente.
Per le mutande di Merlino e per la barba di Salazar, quella Potter era un demonio fatto e finito.
Lily tornò a voltargli le spalle e aprì il trasportino, lasciandolo sul letto. La gatta rimase dentro, ringhiando piano, e Lily affondò di nuovo nella borsa fino a tirar fuori una lettiera, che poggiò in un angolino in camera, e un vassoio con delle ciotole, in cui in una mise dell'acqua e in una dei croccantini.
"Ecco fatto" annunciò infine "Direi che il resto dei bagagli posso disfarlo dopo. Adesso lasciamo in pace la gatta così si abitua, va bene, preside? Usciamo, chiudo la porta così può esplorare e sentirsi al sicuro".
Instupudito, Severus arretrò dalla soglia e fece come gli era stato detto. Lily, dopo aver chiuso amorevolmente la porta, si voltò a sorridergli e infine scese per le scale. Senza altro da poter fare, ancora senza parole, Severus la seguì.
"È da ieri che volevo vedere meglio il suo giardino" disse lei "Posso?"
Aveva già una mano sulla piccola portafinestra che dalla cucina portava alla veranda e al quadratino di giardino che Severus curava amorevolmente ogni anno.
Severus alzò gli occhi al cielo.
"Immagino che possa fare quello che vuole, a questo punto".
Lily rise e uscì, mentre Severus andava in cucina per sistemare le tazze del the nel lavello. Si prese il suo tempo pulendo alla babbana e, alla fine, prendendo a caso un libro dalla biblioteca, uscì per sedersi nel solito posto in veranda.
Lily era seduta con la schiena poggiata al tronco del piccolo acero che Severus aveva piantato quindici anni prima e stava canticchiando leggermente fra sé, gli occhi chiusi rivolti verso i raggi di sole che penetravano fra l'intrico di foglie e rami. Sentendolo arrivare si girò a guardarlo, sorridendo leggera.
"È bello, e colorato" commentò, indicando il giardino con un gesto della mano. Severus grugnì qualcosa in risposta, aprendo il libro.
"Anche le poltroncine in veranda sono due" commentò ancora Lily.
"Erano parte di un set" rispose Severus, sbrigativo "Non doveva essere un'ospite impeccabile?"
Ridacchiando, Lily tornò nella posizione di prima, chiudendo gli occhi e assaporandosi la giornata, senza più dire nulla per non disturbare la sua lettura.
Severus, comunque, non riusciva a capire una parola del libro, perché continuava a sbirciare di sottecchi la ragazza, a volte confuso e perplesso dalla sua presenza volontaria in quel luogo, a volte arrabbiato per come l'aveva costretto ad accettare una situazione inappropriata senza dargli nessuna possibilità di replica. Oh, beh. Avrebbe potuto insistere nel cacciarla via, ma qualcosa gli diceva che non sarebbe stata la mossa giusta.
Come quel giorno di tanti anni fa, quando la Lily bambina aveva alzato lo sguardo verso di lui, in attesa, e lui aveva balbettato la prima cosa che gli era venuta in mente per liberarsi dalla morsa del suo giudizio infantile mascherato da domanda silenziosa.
Ecco. Si sentiva ancora così, di fronte a quella ragazza in divenire. Come se lei lo stesse mettendo alla prova, giudicandolo.
Per cosa, Severus non avrebbe mai saputo dirlo.
 
***
 
Il primo pomeriggio insieme Lily, come una coscienziosa ragazza diligente, si era messa a fare i compiti. Severus la osservava, sprofondato sull'unica e ormai consunta poltrona di pelle, mentre lei stava seduta in modo impeccabile su una delle sedie della cucina, il tavolo pieno di libri scolastici, pergamene e inchiostro. Lui non aveva chiesto né fatto commenti, e lei aveva lavorato al suo tema in silenzio.
La sera, dopo cena, si erano dati una buonanotte frettolosa in salotto, prima che Lily salisse le scale coprendosi un enorme sbadiglio con il palmo della mano. Severus era rimasto sveglio a lungo, quella notte, cercando di avvertire la sua presenza nei rumori soffocati della casa, ma senza nessun successo. Il giorno dopo si erano ritrovati al tavolo della colazione e Severus aveva notato le pesanti occhiaie sotto gli occhi nocciola di Lily, ma non aveva commentato. Avevano mangiato quello che lui aveva frettolosamente preparato senza una parola, se non uno stiracchiato buongiorno.
Poi Lily era di nuovo uscita in giardino, a godersi il sole sotto l'acero, e il pomeriggio aveva fatto di nuovo i compiti. Stavolta si stava esercitando su alcuni incantesimi e, dopo oltre mezz'ora in cui Severus si stava sforzando di ignorarla, non ce la fece più e decise di intervenire, con un sospiro.
"Sbaglia l'angolatura del polso" le disse, alzandosi dalla poltrona consunta e andando verso di lei.
Lily si girò a guardarlo, evidentemente frustrata dal suo stesso fallimento.
"Mi faccia vedere" lo implorò, stanca.
Severus le afferrò il polso e glielo riposizionò in modo corretto.
"Provi ora".
Lily pronunciò l'incantesimo, e le farfalle colorate esplosero dalla sua bacchetta. Sorrise, soddisfatta ma anche stanca.
"Mi chiedo solo a che accidenti mi servirà produrre farfalle nella vita reale..." commentò, ripetendo l'incantesimo più volte per imprimersi il movimento corretto nella memoria.
"Non saprei" rispose Severus "Però sono belle. I colori molto vibranti".
"E questo cosa significa?"
"Che ha una personalità parecchio scoppiettante".
Lily lo guardò per un istante, perplessa, mentre le farfalle continuavano a svolazzare fra loro.
"... Questo non c'era scritto nel libro di Incantesimi. In effetti, c'era scritto solo che avrebbero dovuto apparire delle farfalle, nulla sul loro aspetto o colore".
"Oh, sono sottigliezze che si possono approfondire solo con una mente molto curiosa" rispose Severus, accennando un sorrisetto.
"Mi sta dando della stupida?"
Non sembrava offesa, Lily, solo sorpresa.
"Dico solo che la maggior parte degli studenti non va mai oltre quello che c'è scritto sul libro di testo obbligatorio. Imparano a memoria senza farsi domande".
Lily aggrottò le sopracciglia, riflettendo.
"Immagino lei abbia ragione" disse infine "È per questo che odiava insegnare?"
Severus ghignò.
"Non ho mai amato particolarmente l'ignoranza, intesa come mancanza di curiosità. Non sapere qualcosa va bene, ma non domandarsi neanche come risolvere le proprie lacune finché qualcuno non ti imbocca, o perché una cosa funzioni in un determinato modo... Beh, insegnare non faceva per me. Preferisco essere preside e lasciare l'onore a chi si sente davvero portato".
Lily sorrise.
"Insegnerebbe a me, se glielo chiedessi? Le prometto che non mi farò mancare, ah, la curiosità".
Severus inarcò un sorpacciglio.
"E cosa dovrei insegnarle, in due settimane?"
Lily scrollò le spalle.
"Beh, già con questo incantesimo qualcosa di nuovo l'ho imparata. Mi aiuti a fare i compiti, magari salta fuori qualcos'altro. Prometto che non mi arrabbierò se mi insulta".
Severus non riuscì ad evitare che uno sbuffo di risata uscisse dalle sue labbra, e scosse la testa, incredulo.
"Se ne pentirà".
"Mi metta alla prova".
Lily lo stava fissando con decisione. Gli ricordava quasi lo sguardo di suo padre quando lo sfidava, da ragazzo, facendogli perdere la già poca pazienza che aveva... Solo che in Lily mancava la sottile vena d'odio e di disgusto che animavano Harry Potter e che gli rendevano così insopportabile la sua vista.
Severus ghignò di nuovo. Perché privarsi del piacere di umiliare per un'ultima volta un Potter? Dopotutto, non è che avesse di meglio da fare.
"Perfetto, signorina Potter. Però non si venga a lamentare, poi".
Così iniziò ad aiutarla con i compiti delle vacanze.
 
***
 
Erano passati altri due giorni.
Due giorni di occhiaie sempre più scure sul volto di Lily e, Severus doveva ammetterlo, anche sul suo. Due giorni di studio selvaggio, dove sì, aveva colto Lily impreparata su alcune materie, ma, lo capì presto, la maggior parte del suo scarso impegno era dato dall'evidente noia che le trasmettevano i professori. Lasciata a se stessa, senza alcun tirmore di porre le domande, e anzi stimolata a cercare ogni minimo dubbio e incongruenza in ciò che aveva incontrato studiando, Lily dimostrava un'intelligenza vivace e dei punti di vista originali. Due volte l'aveva persino lasciato spiazzato e senza parole, incapace di rispondere; cosa che Severus aveva abilmente mascherato dietro qualche battuta sprezzante. Lily, di solito seria e attenta mentre studiavano, in quelle due occasioni si era lasciata andare a un sorriseto furbo che aveva avuto il potere di irritarlo.
Era come se lei riuscisse a leggere oltre i suoi modi bruschi e impeccabili, ascoltando anche i non detti. La sua perspicacia lo agitava, in un certo qual modo, e Severus, nonostante gli innumerevoli anni di esperienza a scuola, era quello che si sentiva sotto esame.
La sentiva, Lily era ancora in attesa di una risposta a qualcosa, una domanda che lui non riusciva a identificare.
Il terzo giorno Severus, dopo cena e dopo aver studiato ancora il veranda con Lily, protetti entrambi da qualche blando incantesimo respingi babbani e un Muffliato per evitare che qualche improbabile curioso venisse ad appendersi alla recinzione del suo giardino come aveva fatto la ragazza all'inizio di tutta quella storia, rientrò in casa per ritrovarsi espropriato dalla propria poltrona. Blanche, la gatta a pelo lungo e totalmente nera di Lily aveva deciso di appallottolarsi proprio lì, ronfando della grossa, indifferente al suo fastidio.
Lily apparve alle sue spalle, con un sorrisetto ironico.
"Le conveniva comprare un divano, preside" lo prese in giro "Beh, almeno Blanche ha iniziato ad essere a suo agio".
Severus alzò gli occhi al cielo e si diresse verso la poltrona, spostando di malagrazia la gatta, assicurandosi comunque di non farle male. Non esisteva che un animaletto domestico dettasse legge in casa sua... Dove erano finiti? Dov'era il buonsenso?
Blanche, trovatasi di nuovo sveglia e in piedi sul pavimento, gli lanciò un'occhiata sprezzante; poi, in barba a quello che era appena successo, decise di ribadire la sua superiorità felina saltandogli in braccio e usando le sue stesse gambe come cuscino.
Severus rimase a fissarla sbigottito, e sentì Lily scoppiare a ridere, incapace di trattenersi. Si sentì arrossire, irritato.
Lily prese uno dei suoi volumi dalla libreria e si sdraiò a pancia in giù in terra, spiaggiata sulle assi del parquet, aprendo il libro e osservandolo dal basso verso l'alto.
"Beh?!" esclamò infine Severus, irritato "E questo che significa?" chiese, indicando con un vago gesto sia la gatta che lei.
Lily sorrise.
"A quanto pare lei sta simpatico a Blanche... Cosa che non è scontata. Quanto a me, mi adatto ad una vita senza divano. Ho intenzione di farle compagnia, questa sera... Una compagnia silenziosa, non si preoccupi".
Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Rimasero entrambi in salotto, ostinati, fino a che il sole non tramontò del tutto nel cielo, lasciando il posto ad una notte scura trapuntata di stelle. Fu solo allora che Lily si rialzò in piedi, stiracchiandosi, e richiamò la gatta all ordine.
"Vieni, Blanche, andiamo a nanna. Preside... Buonanotte".
Severus borbottò qualcosa in risposta, osservandole salire le scale. Quella dannata gatta le era andata dietro docilmente, obbedendo al suo comando.
Severus aspettò ancora qualche tempo, per essere certo che Lily avesse finito la sua routine serale, poi salì per andare in bagno e mettersi il pigiama - una semplice maglietta lisa e un paio di pantaloncini, dato il caldo infernale - e infilarsi sotto le lenzuola. La finestra era spalancata, invitando la delicata brezza notturna ad entrate. Severus prese il libro che aveva abbandonato sul comodino e si mise a leggere, arreso a quell'ennesima notte insonne, perché sembrava incapace di rilassarsi e tendeva le sue orecchie fino allo spasimo, cercando di identificare la presenza di Lily in casa... Chiedendosi cosa facesse, di notte, al posto di dormire, visto le occhiaie sempre più scavate.
Incapace di identificare quella sensazione di turbamento leggero che accompagnava le sue sere, e la consapevolezza che Lily Luna Potter era da qualche parte nella sua stessa casa.
Poi qualcosa cambiò, quella notte.
Lily, gli occhi gonfi di sonno, aprì la porta della sua camera da letto. Severus la fissò per alcuni istanti, incerto e sorpreso, non sapendo bene come reagire. Lily indossava una corta camicetta da notte a fiori che le lasciava scoperte le lunghe gambe - Severus si sforzò di guardarla in faccia, dandosi dell'idiota - e sembrava implorante.
Senza una parola la ragazza scivolò verso di lui, scostando il lenzuolo e infilandosi nel suo letto.
"... Cosa sta facendo?!" esclamò infine Severus, ritrovando l'uso della parola, leggermente isterico.
Lily si limitò a guardarlo dal basso verso l'altro. Si era raggomitolata il più lontano possibile da lui.
"... Lei non russa, preside" rispose infine, la voce leggermente impastata dal sonno "Mi fa impazzire. Io non riesco a dormire, da sola. La prego, non mi cacci via..."
"Questo è... Totalmente inappropriato... Inaccettabile..." Severus stava digrignando i denti, mentre la rabbia cresceva a ondate. Lily allungò una mano verso di lui ma ci ripensò a metà strada, riportandosela al petto.
"La prego, sono tre giorni che non dormo... Io non riesco... Farò la brava, la prego..."
"Signorina Potter..."
"A casa papà russa... A scuola le mie compagne sono nella mia stessa stanza... Qui non riesco a sentire il rumore del suo respiro, la prego... Non se ne vada, mi lasci dormire... La prego... Farò la brava... La prego..."
Le parole di Lily si stavano confondendo, mentre il sonno la reclamava. Prima di poter concludere la propria preghiera era già scivolata via, nel mondo dei sogni.
La rabbia di Severus si spense alle sue parole.
'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro'.
Non era la stessa cosa che aveva tormentato lui sin dalla prima notte? Quel tendersi delle orecchie, quell'agitazione leggera, il nodo allo stomaco. Ascoltare i rumori della casa, i rumori della notte, e sentire solo la corrente elettrica che manteneva in vita il figorifero babbano e il leggero frinire del grilli fuori dalla finestra.
Nessuna traccia di lei. Nessuna certezza che lei non fosse altro che il declino di una mente senile.
Ma perché lei? Perché Lily Luna Potter, fra tutti?
Poi Severus apriva gli occhi ogni mattina, e scendeva per prepararsi una tazza enorme di caffè, combattendo l'istinto di sbirciare nella sua camera da letto, e si tranquillizzava solo quando la sentiva svegliarsi, i suoi passi che echeggiavano sul pavimento, sulla sua testa. Il rumore dell'acqua aperta, che scorreva nelle tubature. La seguiva con la mente, avanti e indietro, ancora incerto sul fatto che fosse reale e non il delirio di un vecchio, finché lei non spuntava dalle scale, un sorriso leggero sulle labbra mentre gli augurava il buongiorno e i cerchi viola ogni più scavati attorno ai suoi occhi.
'La prego... Farò la brava...'
Ma brava in che senso?
Severus sospirò, chiudendo il libro e poggiandolo sul comodino e spegnendo l'abat-jour. Si fece scivolare nel letto, sdraiandosi del tutto, non più con la schiena sulla testiera per poter leggere.
Chiuse gli occhi.
Oltre ai grilli, oltre la corrente elettrica, Lily respirava leggera accanto a lui. Così vicina che avrebbe potuto rischiare di toccarla con un solo movimento sbagliato.
La sentiva, Severus. Non era più il tormento di una mente senile; non era più un fantasma annidato nel dormiveglia.
Il rumore del suo respiro.
Senza rendersene conto, Severus scivolò in un sonno senza sogni; in quell'agognato oblio che gli consentì di riposare davvero per la prima volta in giorni, settimane, mesi...
Anni.
 
***
 
Si svegliò da solo nel letto, stranamente riposato. Lui, Severus, che da anni si era abituato a dormire poco e niente, si sentiva in forma smagliante.
Non era solo in casa, nonostante fosse solo nel letto. Sentiva Lily muoversi sotto di lui, canticchiando spensierata mentre spadellava in cucina, e un invitante profumino contribuì al suo lento risveglio dei sensi.
Severus si alzò, andò in bagno, si vestì e scese infine le scale, senza che fosse riuscito a darsi una risposta agli innumerevoli quesiti che gli riempivano la mente.
Lily si girò verso di lui con un sorriso smagliante.
"Severus! Buongiorno!"
Severus, che stava per sedersi al piccolo tavolino della cucina, inarcò un sopracciglio. Lily gli agitò contro un mestolo.
"Direi che dopo aver passato la notte insieme possiamo abbandonare le formalità, giusto? Mi chiami Lily, io la chiamerò Severus".
Severus quasi si strozzò con la propria saliva.
"Noi non abbiamo..." iniziò, stizzito, ma Lily lo interruppe, ghignando sarcastica.
"Oh, lo so, non abbiamo fatto sesso. Mi rendo conto di aver usato un'espressione equivoca. Ma è altrettanto inequivocabile il fatto che abbiamo dormito insieme, e devo dire che è stata la dormita migliore da settimane".
Severus si sentì avvampare e si sedette, strisciando con forza la sedia sul pavimento, irritato. Quella ragazzina lo stava prendendo in giro e, ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, si divertiva pure. Lo faceva imbestialire.
"Quello che è successo è stato estremamente inappropriato e non si dovrà ripetere e..."
Lily lo interruppe servendogli uova e salsiccia sul piatto. Si era avvicinata a lui per farlo e Severus si scostò leggermente, a disagio. Lily mise la colazione anche nel proprio piatto prima di riabbandonare la padella vuota sui fornelli e sedersi, allegra.
"Oh, non lo farai, Severus".
"Cosa?!"
"Impedirmi di tornare nel tuo letto" rispose Lily, con tutta la noncuranza possibile, addentando del pane tostato.
Severus si limitò a guardarla a bocca aperta, troppo scioccato per essere ancora arrabbiato.
"... Si rende conto...?" iniziò poi Severus, ma Lily lo interruppe di nuovo.
"Ti ho detto di darmi del tu, Severus. Io sono Lily, okay?"
Severus scosse la testa, cercando di riprendere il controllo della situazione. Quella ragazza era impossibile.
"E sentiamo, perché credi di poter dettare legge a casa mia?" le chiese, calcando sull'utilizzo del tu.
Lily sorrise, furba, una scintilla di diverimento ad illuminarle gli occhi nocciola.
"Perché nessun uomo è mai riuscito a dirmi di no, finora. Non ci riesce mio padre, non ci riescono i miei fratelli, non ci riescono i miei compagni. Non crederai certo di essere diverso da loro, Severus. Dopotutto, neanche tu ci sei riuscito".
Di nuovo un'altra pausa incredula. Salazar, la cosa inquietante era che aveva ragione.
"... Rimangio tutto, saresti stata benissimo a Serpeverde, Potter" le rispose, acido.
Lily soffocò una risatina, addentando poi una salsiccia.
"Lo prendo come un complimento" commentò infine lei "Se devo essere sincera, il Cappello ha vagliato la possibilità. Anche per Grifondoro. L'unica casa in cui non sarei stata a mio agio era Corvonero, a detta sua. Mi ha chiesto se avessi una scelta, ma io non volevo influenzare la sua decisione, e così gli ho chiesto di scegliere solo la migliore Casa per me".
"E questa è risultata essere Tassorosso. Incredibile" rispose di nuovo Severus, pesantemente sarcastico.
"Tu mi hai detto che la lealtà era il cuore di Tassorosso" gli ricordò Lily, sorridendo leggera. Sembrava esserci una punta di mistero nel suo sguardo - un accenno di cose non dette, che gli diedero un brivido lungo la schiena - "E io sono leale, Severus".
A cosa, o a chi?, avrebbe voluto chiederle, e invece si limitò a fissarla in silenzio, riflettendo.
Non trovò alcuna risposta. Onestamente, aveva quasi paura di trovarne una, e decise di lasciar perdere e di finire la propria colazione.
"... Grazie" commentò Severus infine, quando lei si alzò a sparecchiare e gli sfilò il piatto ormai pulito da sotto il naso.
Lily sorrise, e un'altro nodo di turbamento gli chiuse lo stomaco.
"Tu cucini sempre per me, Severus. Ho pensato solo di ricambiare il favore".
Non c'era nulla da rispondere a quell'affermazione, quindi Severus non lo fece, limitandosi ad alzarsi e a passare lo straccio sul tavolo, per pulirlo dalle briciole.
"Cosa devi studiare oggi?" le chiese infine, mettendosi accanto a lei sul lavello con una pezza in mano, prendendo i piatti che Lily lavava per asciugarli.
"Trasfigurazione" rispose lei, passandogli una tazzina pulita in mano. Le loro dita si sfiorarono per un istante, quasi per caso.
"Trasfiugurazione umana, giusto?"
Parlarono di compiti, preparando un piano di studi mentre finivano di sistemare la cucina; poi si spostarono in salotto, pronti alla pratica. Lily era brava in Trasfigurazione, ma la sua mente iperattiva tendeva a distrarsi; lei non riusciva a rimanere concentrata il tempo necessario per sostenere una Trasfigurazione così complessa. Severus si trovò a insegnarle alcuni esercizi Occlumantici di base, poiché aveva sperimentato nel corso del tempo che il rigore mentale che serviva per schermare la mente era utile anche in modo trasversale, e non solo per proteggersi dalla Legilmanzia.
Passarono quindi la giornata in modo piuttosto intenso, che lasciò Lily esausta e irritabile. Cenarono alla svelta e con un'insalata leggera, poi Lily gli augurò la buonanotte e salì in camera, tallonata come sempre dalla gatta Blanche.
Severus si attardò in salotto per una buona mezz'ora, sfogliando senza riuscire a leggere davvero un libro di teorie sulla magia senza bacchetta.
Infine, non riuscendo più a sopportare la tensione dell'incertezza, salì le scale e si preparò per la notte. Fu quasi con sollievo che accolse la porta socchiusa da Lily, l'apparizione della ragazza sulla sua soglia. Questa volta i suoi occhi non erano gonfi di sonno e, per alcuni istanti, i due si fissarono impassibili.
Infine Lily scivolò verso il suo letto, scostando le lenzuola e raggomitolandosi nel suo angolino, il più lontano possibile da lui.
Severus si limitò a guardarla mentre compiva le sue manovre, arreso.
Valeva davvero la pena combatterla?
Dopotutto, anche lui la sera prima aveva dormito bene. Meglio di come non dormisse da anni a quella parte.
Bastava davvero la presenza di un'altra persona accanto a sé? Il rumore del suo respiro, che lo cullava nell'incoscienza del dormiveglia, mostrandogli la via verso l'oblio?
Senza una parola, quindi, senza un commento... Severus si fece scivolare si nuovo nel letto, sdraiato vicino a Lily Luna Potter, le mani incrociate sul suo ventre, gli occhi puntati verso il soffitto.
"... Buonanotte, Severus" sussurrò Lily, la voce già a metà strada verso il mondo onirico.
"Notte, Lily" rispose, quasi in automatico.
Avvertì lo sbuffo di una risata compiaciuta - lo sapeva, era perché l'aveva finalmente chiamata per nome - ma lei era già lontana, persa nel sonno.
Lily.
Un sapore così lontano; straniante, da avere di nuovo sulle labbra.
Nulla di quella ragazzina gli ricordava la sua migliore amica; nulla di lei suggeriva Evans, perché Lily era tutta una Potter nell'anima, con un'apparenza fisica prettamente Weasley.
Eppure...
Eppure Lily sembrava un nome così appropriato, per lei.
O forse erano i deliri di una mente che stava scivolando verso l'oblio.
Non si diede risposta, perché il buio lo avvolse pochi istanti dopo.
 
***
 
"Oggi andremo al mare, Severus" lo accolse Lily quella mattina, sempre spadellando, sempre con un sorriso smagliante sulle labbra.
Severus inarcò un sopracciglio.
"E questo chi l'ha deciso?" chiese, ironico, ma dentro di sé era già pronto ad accettare l'ennesima sconfitta.
"Io, ovviamente" rispose difatti Lily, servendogli la colazione come il giorno prima "Ieri mi hai Schiantato il cervello a furia di lezioni sull'Occlumanzia, quindi oggi ho bisogno di staccare".
Severus sospirò.
"... È inutile protestare dicendoti che non ho neppure un costume da bagno, vero? Cosa che per inciso corrisponde alla realtà..."
"Per me possiamo pure cercare una spiaggia nudista" rispose Lily, seria, facendolo soffocare con il suo toast. Lily gli diede qualche pacca sulla schiena, cercando di rimediare al disastro che le sue parole avevano causato, e sorrise, divertita.
"... Ma ovviamente presumo solo che questo significhi fare prima una fermata in un centro commerciale o una cosa del genere" aggiunse, quando Severus ebbe ripreso a respirare correttamente.
Demonio. Quella ragazza era un demonio fatto e finito.
Severus scosse la testa, cercando di liberarsi dalla serie di immagini che Lily aveva scatenato nella sua mente. Non bastava la sua camicia da notte inguinale, no, ora pure... Chiuse gli occhi, inspirando lentamente.
Salazar, era troppo vecchio per certe cose. E Lily era ancora una sua studentessa.
Severus era stato tante cose nella sua vita: Mangiamorte, traditore, spia, assassino, eroe... Vecchio pervertito ancora gli mancava. E non ci teneva ad aggiungerlo all'elenco.
Per le mutande di Merlino.
Dopo colazione, quindi, ormai arreso al fato che sembrava prendersi gioco di lui, Severus si Smaterializzò con Lily in una cittadina anonima e Babbana lungo la costa. Avevano scelto ad occhi chiusi puntando la bacchetta su una vecchia cartina del Regno Unito che avevano fatto Apparire con un incantesimo, e Severus aveva guidato la Smaterializzazione congiunta dopo una breve visita di Lily al piano superiore, dove lei era andata per cambiarsi e preparare la borsa per il mare. Si era ripresentata indossando un corto vestitino giallo, da cui emergevano i laccetti di un costume azzurro. Severus non fece commenti e si limitò a guardarla in faccia.
Dannate battute nudiste e dannata ragazza. 
Il paesino babbano era dotato di una via commerciale acciottolata, che presumibilmente la sera si trasformava in una strada pedonale a uso e consumo per turisti. Lily lo trascinò dentro uno dei negozi che vendevano vestiti, obbligandolo a scegliere un costume e a provarlo. Incredibilmente a disagio Severus comprò il più largo paio di pantaloncini neri, sperando che nascondessero almeno in parte le sue forme sgraziate e la sua magrezza. Comprò anche una maglietta dello stesso colore, che indossò subito e che giurò di non togliersi per nessun motivo. Già poteva far poco per le braccia magre e pallide che emergevano dalle maniche corte e dai polpacci che il costume lasciava scoperti; di certo non ci teneva particolarmente a mostrare il petto magro e le costole ad una spiaggia piena di Babbani.
A Lily. Non voleva farsi vedere da Lily.
Contrariato e di malumore Severus la seguì lungo il sentiero che portava alla spiaggia, non riuscendo a farsi contagiare dalla sua allegria. Nonostante il paesino fosse piccolo era presente un minuscolo lido, e Lily lo obbligò ad affittare un ombrellone e due sdraio per la giornata. Severus si limitò a pagare senza una parola, perché era inutile discutere con lei.
Osservò Lily stendere due teli mare con precisione sulle sdraio in riva al mare, poi distolse rispettosamente lo sguardo mentre lei si spogliava.
"Severus? Mi spalmi la crema sulla schiena?"
... Ovviamente. Era stato un idiota a credere che Lily potesse lasciarlo in pace.
Con un sospiro di rassegnazione prese bruscamente la crema da sole che la ragazza gli stava porgendo, sforzandosi in tutti i modi di non guardare. Quando Lily girò la schiena verso di lui, però, scostandosi i lunghi capelli per consentirgli di adempiere al suo compito, Severus non riuscì a farne a meno.
La pelle di Lily era pallida e cosparsa di minuscole lentiggini. I suoi fianchi si allargavano, morbidi, mostrando due fossette sull fondo della schiena che lo fecero arrossire.
Severus cercò di non essere troppo brusco mentre le spalmava la crema, sfiorandola solo con la punta delle dita e toccandola il meno possibile, veloce.
"Grazie" esclamò infine Lily, voltandosi di nuovo verso di lui, con un sorriso smagliante "Posso ricambiare?"
"Non mi toglierò la maglietta, Potter" rispose Severus, acido, sedendosi su una delle sdraio. Lily incurvò le labbra in un piccolo broncio.
"Non ti avevo detto di chiamarmi Lily?" gli chiese, riprendendo la crema solare e iniziando a spalmarsela nel resto del corpo
Severus sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
"Beh, comunque ti consiglio di mettere lo stesso la protezione" aggiunse Lily, irritata, poggiando la bottiglietta di crema solare accanto a lui sullo sdraio con un po' troppa forza "E ora vado a buttarmi in mare. A dopo".
Lily non aspettò la sua risposta e si tolse i sandaletti sfilandoseli con i piedi, correndo poi verso le onde. Aveva raccolto i capelli lunghi in uno chignon frettoloso sulla testa, per non bagnarli, e Severus poté quindi ammirare ancora una volta la sua schiena e le sue lunghe gambe magre.
Distolse lo sguardo, imbarazzato, limitandosi ad ascoltare i suoi urletti eccitati mentre entrava di corsa nell'acqua fredda. Tornò a guardarla solo quando la sua faccia fu l'unica cosa visibile, oltre la superficie del mare.
Dopo circa mezz'ora di salti fra le onde Lily decise di rivolgere la propria attenzione di nuovo a lui.
"Severus! Vieni in acqua, si sta da dio!"
Severus distolse lo sguardo da lei, pensando ingenuamente che bastasse questo a farla desistere dal suo proposito malsano. Si sbagliava, ovviamente.
Se la ritrovò, tutta gocciolante e che batteva i denti, di fronte allo sdraio che aveva occupato.
"Lily..." cercò di protestare, ma lei gli aveva già afferrato le mani.
"Lo sai che è inutile cercare di dirmi di no" tagliò corto Lily, sorridendo nel sentire il suo nome.
Lo alzò in piedi e Severus, come sempre, si arrese dietro le sue richieste.
L'acqua era gelida. Lily stava camminando all'indietro, trascinandolo sempre più avanti nel mare. Severus si fermava, puntando i piedi e contorcendo la faccia in smorfie infastidite, imprecando contro la temperature dell'acqua.
Lily rideva.
"Andiamo, Severus, prima ti butti prima ti abitui".
"Si è bagnata la maglietta e ogni volta che le onde me la tirano addosso è una tortura" imprecò Severus fra i denti. Era entrato in acqua quasi fino a fianchi, ma un'onda poco clemente prima l'aveva investito, nonostante lo scudo del corpo di Lily, lasciandolo a boccheggiare e a rabbrividire contro il gelo della temperatura dell'acqua.
"Beh, puoi sempre togliertela" rispose Lily, sorridendo e facendogli un occhiolino, cosa che lo fece arrossire di vergogna e che non lo aiutò.
"No" rispose Severus, mentre Lily lo tirava ancora di un centimetro più avanti.
"Peccato" sospirò Lily "Ero proprio curiosa di vederti mezzo nudo, Severus..."
"Signorina Potter!" esclamò Severus, stizzito "Questo è molto più che inappropriato!"
Lily rise di nuovo, facendolo avanzare nel mare e strappandogli un'altra imprecazione.
"Scherzavo, vecchio pipistrello solitario" gli rispose, facendogli una linguaccia e usando in modo così casuale l'insulto che gli studenti mormoravano alle sue spalle. Era per fargliela pagare per averle dato di nuovo del lei, Severus ne era certo, ma le temperature ghiacciate dell'acqua gli rendevano difficile mettere insieme una risposta pungente.
Lily sospirò ancora.
"Così non ci siamo" disse infine "Sei peggio di Blanche quando devo pettinarla e lei cerca di scappare tirando fuori le unghie e i denti".
Severus pensò che fosse ingiusta, ora. Era avanzato di qualche altro centimetro in acqua, e ora tutto il costume era sommerso.
Lily inclinó la testa, studiandolo.
"Metodo Potter? Metodo Potter" sussurrò infine e, prima che Severus potesse reagire, gli aveva già lasciato andare le mani e gli si era lanciata addosso a piena potenza, facendolo cadere all'indietro. Il gelo dell'acqua gli tolse il respiro mentre Severus affondava, e sentiva Lily che gli si era avvinghiata addosso, intrappolandolo. La sensazione durò solo alcuni secondi, però, perché Lily lo lasciò andare non appena si fu assicurata che lui fosse totalmente sott'acqua, spostandosi da lui e anzi cercando il suo viso con le mani per riportarlo in superficie, consentendogli di respirare. Severus tossì per diversi secondi, il naso che bruciava, e quando si fu ricomposto vide che Lily era a pochi centimetri dal suo viso e lo osservava preoccupata.
"Tutto bene? Non volevo soffocarti davvero..."
Le sue mani erano chiuse dietro la sua nuca. I loro corpi non si toccavano, se non per quel piccolo contatto, ma la vicinanza bastava per accendere tutti campanelli d'allarme nella mente di Severus, che per il momento stava ancora annaspando, in cerca di ossigeno.
"Se fossimo a scuola questo le costerebbe l'intero anno in punizione" disse infine Severus, la voce leggermente roca.
Lily esplose in uno dei suoi soliti sorrisi scintillanti.
"Che fortuna che non siamo a scuola!" esclamò, contenta, lasciandolo - finalmente - andare.
"Non è detto che io a settembre non decida di..."
"E ha intenzione di spiegare a tutti come mi sono meritata la mia punizione?" lo interruppe Lily, sorridendo furba.
Severus borbottò qualcosa e distolse lo sguardo da lei.
"Tranquillo, Severus. So mantenere un segreto" aggiunse lei.
Severus rialzò di scatto lo sguardo verso di lei. Lily aveva una luce strana nello sguardo.
Quel senso di attesa, il giudizio dietro l'angolo.
Cosa voleva sentirsi dire, Lily?
Un'onda lo salvò, sommergendoli per un breve istante. Lily riemerse ridendo, e il momento in sospeso fra loro passò. Cercò di coinvolgerlo nel gioco di saltare le onde, ma Severus si limitò a stare immerso in acqua accanto a lei, placido, seguendo il moto delle onde solo quel tanto che bastava per non farsi soffocare da esse e osservando lei che si divertiva.
Pensava. A tutto e a niente.
Allo sguardo misterioso di Lily, alle cose non dette.
Lily rimase in acqua un'altra mezz'ora; poi, nel momento di uscire, cercò di nuovo una delle sue mani e lo trascinò con sé. Il sole creava giochi di luce scintillanti sulla sua pelle pallida e bagnata, che Severus non riusciva a fare a meno di osservare.
Si sdraiarono per un po', facendosi asciugare dal sole, prima che Lily lo obbligasse a comprare dei toast al bar della spiaggia per poter pranzare.
Rimasero al mare anche tutto il pomeriggio. Lily cercò di convincerlo a un altro bagno ma Severus fu irremovibile, e si limitò ad osservarla da lontano, seduto sul suo sdraio e con le braccia incrociate davanti al petto.
Tornarono a casa, finalmente, verso le sette di sera, dopo aver sbaraccato tutto e aver trovato un angolino discreto da cui Smaterializzarsi.
"Spero che non ti aspetterai altre gite" le disse Severus, acido, lasciandola andare non appena atterrarono nel suo piccolo salotto.
Lily gli sorrise, conciliante.
"No, Severus, non ti preoccupare. Anzi, ti ringrazio per aver soddisfatto questo mio capriccio. Ora vado a farmi una doccia, per togliermi la salsedine di dosso".
Severus era rimasto stupito dalla sua ammissione di capriccio, ma si limitò a borbottare qualcosa, contrariato.
Si diedero poi il cambio in bagno, con la doccia, e quando Severus uscì, di nuovo vestito e sentendosi un po' più se stesso e a suo agio, trovò Lily a spadellare in cucina.
Severus si sedette al suo solito posto al tavolo, e Lily gli servì del pasticcio di carne.
"Grazie" gli disse ancora Lily, e lui stavolta prese atto della cosa con un cenno del capo.
"Grazie a te della cena".
Mangiarono in silenzio, poi, e passarono la serata in veranda, finché la stanchezza non ebbe la meglio su di loro. Lily non finse neppure di provarci e, una volta indossata la camicia da notte, si infilò veloce nel suo letto, senza un commento.
"Buonanotte" le disse Severus, tornando poi a leggere il suo libro come se niente fosse.
"... 'Otte" mugugnó Lily.
Già dormiva. Severus la fissò a lungo, il volto nascosto dalle pagine del libro, prima di arrendersi con un sospiro e di scivolare anche lui nel sonno.
 
***
 
Passarono altri giorni di solita routine, Lily che si svegliava prima di lui e gli preparava la colazione, studio e compiti e incantesimi, un pranzo veloce, altro studio, relax in veranda o nel piccolo salotto, dove Lily si spalmava sul pavimento con un libro in mano e dove Blanche, immancabilmente, saltava sulle gambe di Severus ogni sera.
Severus osservava Lily rotolarsi sul parquet e, alla fine, decise che ne aveva abbastanza. Durante una mattina placida, in cui Lily aveva annunciato a gran voce che andava a fare la spesa, Severus si Smaterializzò discretamente nell'Ikea più vicina. Non si fece distrarre dalle mille e più esposizioni leziose e si diresse a passo svelto nell'area salotti, cercando di scegliere in fretta il divano che considerava più comodo. Niente di troppo ingombrante; a lui non serviva e il salotto era piccolo. Giusto qualcosa a due posti, visto che Lily amava starsene sdraiata... Forse tre, per non lasciarla a gambe penzolanti. Ne individuò uno carino, rivestito di stoffa grigia, e per buona misura prese anche qualche cuscino di quelli liberi ed esposti. Uno aveva tanti piccoli disegnini di musetti di gatto, cosa che lo fece sorridere per un istante prima che, inorridito, si rendesse conto che stava sorridendo solo perché il pensiero che Lily trovasse il cuscino simpatico gli aveva messo allegria.
Porco Merlino.
Di nuovo contrariato marciò fino al magazzino, tenendo a memoria scaffale e numero del divano, e una volta arrivato si procurò un carrello e si fece aiutare con i cartoni. Pagò alla cassa e uscì nel parcheggio, cercando un altro angolino discreto in cui afferrare i suoi acquisti e potersi Smaterializzare di nuovo a casa.
Lily non era ancora tornata. Bene.
Con un colpo di bacchetta Severus tolse l'imballo al divano smontato e, con un altro colpo di bacchetta, il mobile di assemblò da solo davanti ai suoi occhi, senza bisogno di impazzire dietro alle istruzioni. Per buona misura gli impose anche qualche incantesimo di rafforzamento - non si fidava troppo di quel pacciame premontato, ma non aveva avuto alternative, dovendo fare tutto in fretta - e si era appena liberato dei cartoni e stava sistemando i cuscini quando Lily rientrò in casa.
"Severus!" esclamò, totalmente scioccata, mentre lui si girava verso di lei.
"... Beh, ne avevo abbastanza di vederti rotolare per terra" le disse, piatto.
La busta della spesa scivolò piano a terra, e delle pesche rotolarono lungo il parquet, catturando l'attenzione di Blanche che fino a quel momento aveva osservato Severus dalla poltrona, assorta.
Lily scattò in avanti e, prima che Severus potesse fare qualsiasi cosa, le sue mani si erano chiuse sulla sua nuca e il suo viso era affondato nel suo collo e il suo intero corpo gli si era spalmato addosso; lei, premuta in un abbraccio contro di lui.
Severus incespicò appena, arretrando, ma Lily si limitò a seguirlo nel movimento, rialzandosi sulle punte dei piedi.
"Grazie, Severus" mormorò addosso a lui, le labbra che si muovevano sulla sua pelle e lo turbavano.
"Lily" cercò di protestare Severus, tenendo sotto controllo il panico. Le mise le mani sulle spalle, allontanandola e costringendola a staccarsi da lui "Questo è decisamente inappropriato".
Lily, che lo stava osservando con la bocca leggermente socchiusa, sorrise.
C'era un fondo di tristezza dietro i suoi occhi, prima che lei lo mascherasse con una luce divertita.
"È solo un abbraccio, Severus. Sono felice del fatto che tu abbia pensato a me tanto da andarti a comprare un divano di nascosto, per farmi una sorpresa".
... E fu così che Severus si rese conto, gelando, che era proprio quello che aveva appena fatto.
Porco Merlino.
Lily sciolse l'abbraccio, comunque, lasciandolo libero, e raccolse la spesa con un colpo di bacchetta, canticchiando e sistemando il cibo in cucina. Sembrava allegra e spensierata, e Severus la osservò mentre frugava nella sua dispensa, nel suo frigorifero, nei suoi armadietti con una famigliarità disarmante.
Salazar.
Si era abituato ad averla intorno. Si era abituato...
No no no no no.
Severus scosse la testa, scocciato dai suoi stessi pensieri. Poco più di una settimana non era un tempo sufficentemente lungo per formare un'abitudine. E, alla fine, Lily se ne sarebbe andata di lì a pochi giorni.
Era una parentesi.
Qualcosa a cui non avrebbe più ripensato.
Anche perché l'alternativa eta disastrosa; non poteva essere, quindi non esisteva.
Severus, sempre irritato, scacciò via di nuovo in malo modo Blanche dalla sua poltrona e ci affondò dentro, aprendo la copia del giorno della Gazzetta del Profeta, cercando di concentrarsi sulle solite notizie inutili pur di non virare verso pensieri pericolosi.
Calmati, Severus, vecchio pipistrello, si disse, usando da solo l'epiteto che i suoi studenti gli rivolgevano, calmati e vedrai che andrà tutto bene.
Quando quella notte Lily scivolò di nuovo nel suo letto, con naturalezza, e Severus si rese conto di star sorridendo, sovrappensiero, non bastarono tutti gli insulti del mondo a fermare i suoi pensieri impazziti.
 
***
 
Due giorni.
Mancavano due giorni alla fine di quella tortura. Due notti, ad essere precisi.
Stava tempestando, quella sera. Lily era in veranda, in piedi, un blando incantesimo protettivo che teneva la pioggia traversa lontana da lei, mentre il vento impazzito le sollevava i vestiti, tormentando la maglietta. Lily osservava il cielo con occhi enormi e meravigliati, abbracciandosi in vita e cercando di contrastate la forza del vento, e Severus... Severus osservava lei.
Lily si accorse della sua presenza silenziosa e si girò verso di lui, sorridendo.
"Vieni" gli disse, e Severus scivolò verso di lei. Si portò alle sue spalle, leggermente sulla sinistra.
Così vicino e così lontano. Era una falena che volteggiava attorno al fuoco, timoroso delle fiamme che l'avrebbero bruciato.
Lily tornò a guardare il cielo gonfio di tempesta.
"Amo i temporali estivi" sussurrò, incantata.
"Non hai freddo?" chiese Severus, osservando la sua t-shirt tormentata e gli striminziti pantaloncini di jeans che le coprivano poco o niente.
"Un poco" rispose lei, sorridendo.
Rimasero in silenzio ad osservare la furia degli elementi, i lampi che squarciavano il cielo, accendendo il mondo di colori improvvisi che rimanevano impressi sulla retina.
Era così che si sentiva, Severus, con lei.
Gli ultimi giorni passati a tormentarsi, la sua espressione sempre impassibile e le risposte ogni volta più acide.
Un tuono prolungato gli ferì le orecchie. Anche lui avrebbe voluto urlare, sopraffatto dalla tempesta... Invece si limitava a starsene in piedi dietro Lily, osservando le sue spalle che si alzavano e si abbassavano tranquille, al ritmo del suo respiro.
'Non riesco a sentire il rumore del suo respiro... La prego, mi lasci dormire...'
Nonostante i fantasmi lo perseguitassero, di giorno, Severus doveva ammettere che non aveva mai riposato così bene se non come in queste poche notti condivise.
Un lampo fugace, pronto a lasciarlo accecato.
Ma cosa pensava, realmente, Lily Luna Potter? Quando guardava il cielo e richiedeva il conforto della sua presenza?
Severus non era sicuro di volerlo sapere.
"Andiamo a letto?" gli chiese lei, alzando appena la voce di modo da sovrastare lo scrosciare della pioggia.
"Se vuoi" rispose Severus.
I due rientrarono, e si separarono per prepararsi per la notte. Lily scivolò nuovamente in camera sua dopo una breve visita al bagno. La finestra era aperta, come sempre, e lo stesso incantesimo della veranda contribuiva a tenere l'interno della casa asciutta, mentre fuori si scatenavano gli elementi. Entravano delle folate d'aria fresca, che erano un balsamo in quella stagione torrida. Lily si infilò nel letto, coprendosi con il lenzuolo e girandosi a guardarlo, acciambellata come al solito nel lato più lontano del letto.
Severus era già sdraiato, al buio, e fissava il soffitto, cercando di concentrarsi sul rumore della pioggia, che spegneva ogni pensiero.
"... Ho freddo, Severus" disse infine Lily, costringendolo a prestarle attenzione. Prima che potesse replicare si era sporta verso di lui, aggirando il suo braccio alzato e poggiando la testa sulla sua spalla, un braccio a circondargli la vita.
"Lily" mormorò Severus, irrigidendosi a quel contatto, incapace di scacciarla come doveva. Il cuore aveva iniziato a martellargli nel petto e non aiutava il fatto che Lily avesse infilato una gamba fra le sue.
Voleva, e non voleva.
Non doveva.
Non poteva.
"Lily" si sforzò di dire ancora, cercando di mascherare il panico "Questo è totalmente inappropriato".
"Solo se qualcuno lo viene a sapere" rispose lei, sospirando "Prometto di non dire niente, Severus".
"Lily... Non è..."
"Abbracciami, Severus. Solo per stanotte. Fa freddo".
Pensieri impazziti si rincorrevano nella sua mente, sovrastando il rumore della pioggia. Il peso di Lily addosso, la voglia di allungare una mano e stringerla.
La consapevolezza che non sarebbe mai riuscito a dirle di no.
Severus mosse una mano, poggiandola in mezzo alle sue scapole. Lily sospirò, ardente.
"Buonanotte, Severus" mormorò lei, la voce già impastata dal sonno.
"... Buonanotte" rispose Severus, impacciato, i sensi tutti all'erta, il suo stesso corpo e la sua mente che urlavano contro di lui, indignati da quella sua dimostrazione di debolezza. Severus voltò il capo verso Lily, e un lampo illuminò i suoi capelli ramati, il suo viso abbandonato.
Così giovane. Così sbagliato.
Non era poi così grave, si ritrovò a pensare Severus, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo, cercando di calmare il suo cuore impazzito. Era solo un po' di malinconia, la furia della tempesta che lo faceva sentire piccolo e insignificante.
Così giovane, lei; lui così vecchio, vecchio e stanco...
In un qualche modo, cullato dalla pioggia, Severus scivolò nell'oblio, consolandosi con il fatto che non aveva comunque infranto nessun tabù terribile.
Si svegliò piano, la mattina dopo; confuso e in pace, mentre la sua mente assonnata registrava un peso su di lui. Le sue mani stavano stringendo qualcosa, il corpo di qualcuno... Una ragazza... Severus mosse piano la testa, affondata in dei capelli, inspirando profondamente quell'odore che sapeva di shampoo al cocco e sonno.
Qualcuno lo stava toccando, in maniera speculare alla sua, facendo scorrere una mano sulla sua schiena in una carezza gentile. Stava così bene...
Poi si rese conto che una gamba di lei aveva scavallato e l'aveva attirato a sé, premendosi contro il suo ventre, nello stesso momento in cui si rese conto che qualcosa era diverso.
Qualcosa di cui non si era dovuto più preoccupare negli ultimi trent'anni.
Qualcosa di duro che aveva impattato contro la carne morbida di Lily Luna Potter.
Severus spalancò gli occhi, inorridito, mentre lei lo stringeva di più e mormorava un "Buongiorno, Severus".
Era sveglia. Completamente sveglia, chissà da quanto sveglia, e lui, e lui...
Severus si staccò da lei con un singulto d'orrore, rischiando quasi di cadere dal letto. Lily sorrideva serena, le guance imporporate e l'espressione adorante, e Severus riuscì solo a combattere con le lenzuola il tempo necessario per liberarsi e fuggire.
Fuggire da quella stanza. Fuggire da lei.
Fuggire dalla sua stessa vergogna.
Si chiuse la porta del bagno alle spalle, facendosi scivolare lungo il legno e affondando il viso nelle mani, cercando di calmare i battiti del suo cuore impazzito.
Merlino. Era ufficialmente un vecchio pervertito.
E Lily... Lei...
La sua erezione mattutina era ancora terribilmente tesa contro la stoffa dei pantaloncini che usava come pigiama, e Severus decise che aveva bisogno di una doccia fredda prima di subito. Si alzò, incespicando verso il mobile del bagno, afferrando il bordo del lavandino con le mani così forte da farsi sbiancare le nocche.
Si osservò nello specchio.
A ricambiare lo sguardo fu il viso di un uomo che, da un punto di vista babbano, poteva avere circa quaranta-cinquant'anni. C'era un leggero intrico di rughe sottili accanto ai suoi occhi, e le sue guance erano scavate come lo erano sempre state in vita sua; il suo colorito era pallido, dalla solita sfumatura giallognola. I suoi capelli erano ancora tutti neri, senza un accenno di bianco o di grigio, e si intonavano alla perfezione ai suoi occhi d'onice. Le occhiaie erano sparite, merito di quelle quasi due settimane di sonno continuo e ininterrotto, anche se una vaga ombra violacea continuava a perdurare sullo sfondo, frutto di una vita d'insonnia.
Lily aveva scavallato, chiudendogli una gamba sulla schiena e attirandolo a sé. Lily, che sicuramente aveva già sentito quello che era successo, l'effetto che lei aveva avuto sul suo corpo.
Lily, con una mano che gli carezzava la schiena, con il viso affondato nel suo petto.
Lily, con le guance imporporate mentre lo guardava sorridendo.
Lily, pelle chiara cosparsa di lentiggini e liscia, perfetta nella sua giovinezza splendente.
Lily.
Che accidenti passava nella mente di quella ragazzina?!
Severus poteva quasi - quasi, si stava aggrappando con tutto se stesso a quelle scuse - trovare una giustificazione alla sua reazione corporea. Una vita di privazioni, nessuno con cui condividere il letto. Una vita senza alcun accenno di amore, di romanticismo, di intimità con una persona. Non era strano che il suo corpo si fosse svegliato, nonostante la sua età e la pace dei sensi che era giunta con gli anni.
Ma Lily?!
Cosa credeva di fare?!
'Prometto di non dire niente, Severus'.
Beh, si riferiva anche a questo, nel suo delirio della sera prima?
Salazar.
Severus quasi si strappò i vestiti di dosso, buttandosi sotto il getto d'acqua gelida.
Salazar. Era una sua studentessa.
E lui era ufficialmente una persona orribile.
Cercò di calmarsi, Severus, e uscì dalla doccia solo parecchio tempo dopo. Rientrò in camera con una punta di timore, ma Lily non c'era più. Sospirò di sollievo e si vestì con calma, scegliendo i vestiti più coprenti che potesse trovare.
Quando scese in cucina la trovò lì, a spadellare come suo solito, lavata e vestita di tutto punto.
Lily si girò verso di lui, osservandolo per un lungo istante.
"No" disse infine Severus, sedendosi al tavolo, di fronte al piatto già pieno della colazione e distogliendo lo sguardo da lei.
"Severus..."
"No" ribadì Severus, e Lily non disse più niente, limitandosi a sospirare e a sedersi di fronte a lui.
Solo un'altro giorno e mezzo di attesa.
Solo un'altra notte.
 
***
 
Severus la evitò per tutta giornata. Lily comprese il suo umore, limitandosi a fissarlo per alcuni istanti dopo la colazione, e decise quindi di andarsene in giardino. Severus la osservò da dentro casa, di nascosto, fingendo di rassettare la cucina. Lily aveva asciugato dalla pioggia della notte il suo solito posto sotto l'acero e si era seduta, il viso sempre rivolto al cielo, che era grigio e coperto; i pensieri chiusi dietro le palpebre abbassate.
Severus alternava moti di rabbia a moti di vergogna, e al rifiuto di quel desiderio bruciante che l'aveva pervaso - che continuava a insidiarlo, sottile, ogni volta che il suo sguardo scivolava sul viso di porcellana di Lily.
Scocciato, finì di pulire la cucina e si sedette sulla poltrona in sala, dando le spalle al giardino e alla portafinestra. Blanche si strusciò fra le sue gambe, miagolando per la prima volta da quando era in quella casa.
"Smettila" borbottò Severus, e Blanche gli saltò in braccio, facendo delle fusa rumorose. Severus sospirò e si arrese alle carezze, e la gatta si acciambellò sulle sue gambe come suo solito.
Fu una giornata pigra e infinita, i minuti che si allungavano come giorni, tendendo il filo sottile della tensione fra loro.
Severus la percepiva. Anche quando lei lo evitava, seguendo i suoi desideri, rifugiandosi in giardino o al primo piano. Era come se una scintilla elettrica gli indicasse sempre dove Lily era.
Arrivò la sera, con un sospiro di sollievo da parte di Severus. Il giorno dopo lei se ne sarebbe andata. Lui avrebbe potuto essere libero dal demone della sua presenza, da ciò che aveva risvegliato in lui, e avrebbe passato il resto dell'estate e dell'anno scolastico a maledirsi per la sua idiozia e a sperare che lei non ne facesse parola, mai.
Vecchio pervertito.
Severus stava facendo scorrere lo sguardo sul libro che aveva aperto davanti alla faccia, senza leggerlo davvero. Era teso, carico. Avrebbe solo voluto urlare.
Lily entrò nella sua camera da letto come se nulla fosse.
Per un terribile istante i due si osservarono, neutri.
Lei, la camicia da notte così corta, quelle gambe che lo provocavano. La sinistra che scavallava oltre lui, premendoselo addosso.
La pelle di panna e lentiggini che avrebbe solo voluto violare con le sue mani, con le sue labbra.
"No" disse ancora Severus, la prima parola che pronunciava dopo quella mattina. Lily lo ignorò, come sempre, scivolando nell'angolo più lontano del suo letto.
Severus chiuse il libro di scatto, infuriato - contro lei o contro se stesso?
"Farò la brava" disse lei, dandogli le spalle.
"Questo non è accettabile" sibilò Severus fra i denti. Doveva andarsene. Se ne sarebbe andato.
Non sarebbe rimasto prigioniero in quel letto, no.
Lily si girò verso di lui, inchiodandolo con uno sguardo terribile.
L'attesa, l'attesa di quel giudizio a cui non era pronto. La pressione di tutte le cose non dette.
"Ho detto che farò la brava" ribadì, calcando sulle parole, crepe di rabbia e tristezza che colavano nel suo tono duro "Se poi tu non hai intenzione di farlo, non mi opporrò".
Severus stava ancora analizzato il significato di quello che aveva detto - 'Non mi opporrò'? A cosa?! - che Lily si voltò con decisione, dandogli di nuovo le spalle e sdraiandosi, chiudendolo fuori.
Se ne sarebbe dovuto andare. Severus doveva andarsene da lì. Forzò una delle gambe ad uscire dalle lenzuola, a...
"Resta" sussurrò Lily, implorante "Ti prego. Fammi dormire con il rumore del tuo respiro. Ti prego".
Severus poggiò il libro sul comodino, il piede ancora fuori dal letto.
"Lily" le disse, piano. Era un avvertimento.
"Resta. Non lasciarmi sola... Sarò brava".
La sua voce era già impastata dal sonno. Severus si afferrò la radice del naso e inspirò rumorosamente, cercando di ritrovare la calma.
Una notte. Una notte e se ne sarebbe andata.
Perché non riusciva semplicemente a dirle di no? Perché non ci era riuscito sin da subito, due settimane prima? Sapeva che farla restare sarebbe stata una cattiva idea, lo sapeva.
Certo, non si sarebbe mai aspettato che...
Severus scivolò nel letto, sdraiandosi, gli occhi chiusi.
Cosa si era aspettato, Severus? Dopo una vita passata a negarsi ogni impulso di gratificazione? Dopo una vita in cui si era sacrificato per altri e basta? Anche adesso. Anche nella sua vecchiaia.
Preside di Hogwarts perché, circa vent'anni prima, non era riuscito a dire di no ad una paio di occhi verdi imploranti che lo guardavano con ammirazione.
Gli occhi di Lily Evans, nella faccia di James Potter. Non era stato importante. Non era solo lui. Era anche nello sguardo di scuse di Minerva, nel cauto timore che impediva agli altri - suoi colleghi, suoi ex studenti - di avvicinarsi a lui.
E Severus non era stato in grado di sottrarsi, vinto ancora una volta da una colpa inesprimibe a parole, da un impulso che lo spingeva a piegare la testa e dare ciò che gli altri volevano da lui.
Lily Luna non era stata diversa... Non all'inizio. Non nella sua richiesta.
"Ho bisogno di questa cosa da te, Severus. Dammela, come hai dato tutto ad altri".
Non era stato in grado di negarglielo. Però...
La sua presenza, silenziosa e viva e calda nel suo letto. Il suo sorriso quella prima mattina, il profumo della colazione che saliva le scale. L'espressione di lei concentrata, china sui suoi compiti. L'intelligenza vivace che era solo che stimolata dalle loro conversazioni, quell'insegnare in modo sottile che lei gli riverberava contro con punti di vista originali e insoliti.
Lei, Lily, in piedi nella sua cucina, le mani di lui sul suo polso in quel primo contatto innocente, e un'esplosione di farfalle colorate attorno a loro.
Due settimane. Bastava così poco a cambiare un uomo che si considerava nel pieno tramonto del suoi giorni?
E sempre lei, sempre quello sguardo. L'esitazione, lo studiarlo da lontano, sin dalla loro prima conversazione, quando Lily era solo una bambina un po' insicura.
Cosa doveva dirle, Severus? Cosa si aspettava di sentire, lei?
Le domande vorticarono nella sua mente fino a che il sonno lo colse, impreparato.
E il risveglio fu quasi traumatico come quello della mattina precedente.
L'aveva cercata, durante la notte. L'aveva trovata, fra le lenzuola - un assetato nel deserto aggrappato all'unica fonte d'acqua.
La differenza fu che ne fu pienamente consapevole sin da subito. Consapevole del peso della sua testa sul suo braccio. Consapevole di starle stringendo la vita, premendo la schiena di Lily contro il suo petto.
Consapevole della sua faccia, delle sue labbra, affondate nei capelli di lei. Il profumo di shampoo e sonno che si mischiavano nel suo respiro.
Consapevole dell'ennesima erezione che premeva sulle sue natiche, lasciandolo di nuovo inorridito.
Dormiva, Lily. Aveva una mano sulla sua, sul suo ventre, dove lui stringeva. Il respiro era lento e irregolare.
Fingeva. Era palese, dopo tutte quelle notti passate insieme, a regolare il ritmo del sonno l'uno sul respiro dell'altro.
Severus capì che gli stava lasciando la sua dignità. La possibilità di defilarsi in modo innocente, senza colpe.
Doveva farlo. L'avrebbe fatto. Ancora un istante, ancora ad assaporare il suo odore.
Ancora a sentire il suo peso caldo addosso, sotto la stoffa.
Poi, con calma, Severus si tolse da lei e scivolò fuori dal letto, silenzioso. Lily continuò a fingere di dormire, intoccata.
Oggi. Oggi sarebbe finita ogni cosa.
Si girò a guardarla un ultimo istante; lei, il suo viso così giovane e liscio, la spruzzata di lentiggini sugli zigomi e sul naso, la bocca piena leggermente socchiusa.
Scosse la testa, e si rifugiò di nuovo in bagno, sotto la ormai necessaria doccia fredda.
Vecchio pervertito.
Come il giorno prima quando Severus rientrò in camera a vestirsi lei era sparita. Stavolta scese per primo, preparando una scarna colazione e sentendola andare avanti a indietro fra camera e bagno, acutamente consapevole della sua presenza.
Poi Lily scese le scale, la piccola borsa con Incantesimo Estensivo Irriconoscibile a tracolla e in una mano il trasportino di Blanche, dove la gatta era già stata rinchiusa e lo osservava con i suoi grandi occhi gialli.
"Fai colazione?" le chiese Severus.
Lily esitò appena, poi annuì.
Mangiarono in silenzio, prolungando quegli ultimi attimi passati insieme. Lily lo aiutò a sparecchiare e a lavare i piatti, e infine non ci fu più nulla da fare.
"I miei genitori dovrebbero essere di ritorno fra un paio d'ore" disse Lily, mettendo il trasportino di Blanche in borsa "È meglio che vada a sistemare casa prima che arrivino".
Severus annuì, rigido.
Lily rialzò lo sguardo verso di lui e i due si fissarono per altri lunghi istanti.
Lei, le labbra socchiuse, cose non dette sulla punta delle lingua.
Lei, in attesa.
Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?
"... Grazie, Severus" mormorò infine Lily, e la sua espressione si distese in un enorme sorriso che le illuminò gli occhi "Ci vediamo a scuola".
"Tornerò ad essere il preside Piton" disse lui.
Lily strinse appena le labbra, poi annuì. Si passò la lingua sul labbro inferiore, incerta, prima di sorridere di nuovo.
"Ciao".
Senza aspettare una risposta, Lily si Smaterializzò.
L'ultimo sguardo, l'ultima attesa che riverberavano nella sua memoria. Una domanda bruciante nelle sue iridi nocciola.
Cosa le avrebbe dovuto dire, Severus?
Era solo, alla fine.
Di nuovo. Come sempre.
Severus si fece cadere sulla sua solita poltrona e affondò il viso nelle mani. Uno sbuffo di risata isterica propruppe dalle sue labbra, prima che riuscisse a controllarsi.
Vecchio pervertito.
Con tutto il resto dell'estate davanti per dimenticarsi di quelle due piccole, insignificanti settimane.
 
***
 
Evitò di guardarla per tutto il tempo del suo breve discorso di inizio anno in qualità di preside. Solo alla fine, durante l'applauso scrosciante, i suoi occhi scivolarono sul tavolo di Tassorosso, soffermandosi per un istante sulla ragazza.
Lei.
Lily stava battendo le mani e lo osservava, seria, la bocca leggermente socchiusa.
Sospesa. In attesa, ma di cosa?
Severus si diede dell'idiota e tornò a sedere, turbato.
Iniziò così l'anno più tormentato di tutta la sua carriera come preside.
Non era più il 'vecchio pipistrello solitario', si rese conto. Aveva lasciato parecchie volte la sua torre, il suo rifugio nell'ufficio del preside, e girovagava per la scuola senza meta, inquieto.
Seguiva la corrente elettrica che lo legava a lei, pentendosi sempre prima che accadesse qualcosa di irreparabile.
Voleva vederla. Ma non voleva trovarla.
Era passata l'estate e non era cambiato nulla, per lui. Era passata l'estate, erano passati i primi mesi di scuola, e Severus si trovava ad osservare fuori dalle finestre i prati curati, le giornate ancora soleggiate, cercando tracce di lei.
Lei, seduta sotto a un acero, il volto verso il sole.
Ogni volta si malediceva, pensando che avrebbe smesso. Ogni volta si imponeva un comportamento impeccabile; la solitudine dell'asceta. Il ritorno alla chiusura, le giornate passate davanti a una scrivania vuota, dove non aveva più nulla da fare.
"Sei inquieto" gli sussurrava Silente, sorridendo placido dal suo ritratto, e Severus grugniva, irritato.
Poi doveva uscire di lì. Si sentiva soffocare.
Il filo della loro connessione sottile lo chiamava.
Tornava a vagare per il castello, perso nei corridoi, impedendosi sempre di fare l'ultimo passo.
Le notti erano le più difficili. Le occhiaie scavavano sentieri sotto ai suoi occhi mentre Severus si rigirava nell'immensità del letto vuoto, incapace di dormire senza il rumore del respiro di Lily.
Incapace di chiudere gli occhi senza vedere altro che lei sul suo petto, le sue mani strette sulla sua vita, le sue labbra sopra la sua pelle di panna. L'intrico delle lentiggini sui suoi zigomi, che erano impresse a fuoco nella sua memoria. Le ciglia sottili e le labbra piene in cui cadeva quando il dormiveglia si trasformava in sogni febbrili, che lo lasciavano esausto e sfinito.
Severus apriva gli occhi ogni mattina e rideva, isterico.
Vecchio pervertito.
Continuava il suo tormento, il suo lento girovagare, anche mentre la prima neve cadeva e gli studenti si rifugiavano nel caldo delle sale comuni.
Lei, così lontana. Sempre ad un passo di distanza.
Un giorno di dicembre vide una sua compagna di Casa metterle addosso un buffo cappellino e coinvolgere gli altri nel canticchiarle 'Buon compleanno'. Lily rise, splendente, e Severus non poté fare a meno di guardarla.
Diciott'anni. Così giovane.
Lei, piena di una vita che non poteva sporcare.
Si tormentava, Severus, pensando se dovesse in qualche modo riconoscerle la giornata. Un biglietto, un regalo... Ma no.
Non poteva. Non l'avrebbe fatto.
Non era colpa di Lily se lui si sentiva così tormentato. E lei era pur sempre una sua studentessa.
Non lo guardava mai, Lily, in Sala Grande, nonostante ormai Severus fosse presente ogni mattina. Sentiva gli altri studenti sussurrare al suo passaggio.
'Il vecchio pipistrello solitario è sceso dal suo regno'.
Non commentava, non parlava. Non faceva niente di male; era tutto nella sua testa.
Solo un anno e lei non ci sarebbe stara più. Si raccontava, Severus, che doveva far tesoro di questi istanti preziosi, mentre la osservava da lontano. Se li sarebbe dovuti far bastare per tutto il resto della sua vita.
A volte rifletteva, amaro, su come fosse ironico che gli fosse stato dato in dono per ben due volte un cuore spezzato - per colpa di Lily, sempre per colpa di Lily. No, la colpa era solo sua, ma il suo cuore era sempre per Lily.
Lei.
Diventava intrattabile in quei giorni, e il lieve sorrisetto di Minerva, al tavolo della colazione, aveva il potere di mandarlo su tutte le furie. Severus spilucchiava, non mangiava quasi niente, si alzava e camminava. Passava oltre il tavolo di Tassorosso ed usciva, usciva dalla Sala Grande e dal Castello, attraversava il prato e si inoltrava nella foresta, cercando di scappare dai propri pensieri, di tranciare quella scintilla che lo voleva costringere a tornare indietro.
Di far tacere i propri desideri sbagliati.
Non ci riusciva mai e, arrendendosi, tornava a vagare per il Castello, promettendosi che sarebbe stata l'ultima volta, che sarebbe tornaro a vivere chiuso nel suo ufficio. Che si sarebbe fermato in tempo, ancora e ancora.
 
***
 
Era il trentun gennaio, il suo compleanno, ed era appena rientrato da una piccola festicciola che Minerva aveva organizzato in Sala Professori, quando Severus trovò un gufo in attesa sulla scrivania del preside, con un biglietto attaccato alla zampa e un sacchettino chiuso nel becco.
Si avvicinò, stanco, facendosi cadere sul trono del preside.
Sfilò il biglietto e la tonda grafia di Lily lo accolse nelle poche parole che aveva vergato su quel pezzo di pergamena strappato.
 
Buon compleanno, Severus
 
Rise, Severus, coprendosi gli occhi con la mano destra.
Salazar.
Tutti quei mesi a sforzarsi di ignorarla, a sperare che almeno lei si dimenticasse di quelle due dannate settimane. Con un moto isterico si rese pure conto che adesso il suo aver ignorato il suo compleanno passava per una maleducazione assurda.
Pazienza. Era già passato.
Severus aveva compito sessantasei anni, lei diciotto. Avrebbe dovuto essere ridicolo già così. Non aveva niente di cui preoccuparsi, su cui tormentarsi.
Sospirando, cercando di ricomporsi, Severus slegò i cordoncini del sacchetto e rovesciò il contenuto sulla scrivania.
Due farfalle incantate, fatte di metallo e animate per svolazzare. Due ciondoli, legati da una catenella attaccata ad un anello: un portachiavi. La prima farfalla aveva vibranti colori accesi, blu elettrico e rosso fiammante, e sbatteva le ali in modo energio. La seconda era più tranquilla, quasi cauta, con le delicate ali argentee; i suoi colori erano spenti, ma risplendeva di una tenue luce.
C'era un altro bigliettino ripiegato nel sacchetto, che all'inizio Severus non aveva notato, perso nel contemplare i due ciondoli connessi, sovrappensiero. Era un quadratino di cartone rigido ed era stato scritto con una penna prendiappunti, in scintillante inchiostro argenteo.
 
L'effetto farfalla
Può qualcosa di così infinitesimale avere un effetto così devastante? Può un battito d'ali di farfalla scatenare un uragano?
 
Severus fece ricadere la testa sulla scrivania, sconfitto, e si mise ad osservare le due farfalle incantate dal basso verso l'alto.
Sapeva cosa stava osservando.
Si passò una mano sugli occhi e si rialzò, estraendo la bacchetta; evocò le farfalle con un incantesimo non verbale, ricordando la sua mano stretta al polso di Lily, mentre le correggeva la posizione iniziale.
'Mi chiedo solo a cosa mi servirà produrre farfalle nella vita reale...'
Ed eccole, quindi: le sue farfalle piccole e spente, nei toni freddi del grigio e dell'argento, che sbattevano le ali in modo calmo e controllato.
Il ciondolo di Lily, una replica perfetta della sua anima.
E l'altra farfalla, dai colori vibranti, piena di energia, a rappresentarla. Legate da una catenella sottile, incapaci di esistere da sole nello stesso mondo.
Salazar, quella ragazza...!
L'effetto farfalla. Due settimane come un battito d'ali, e l'uragano che erano state in grado di scatenargli dentro.
E Lily? Cosa voleva dirgli, Lily, con tutto questo?
'Buon compleanno, Severus'.
Severus.
'Tornerò ad essere il preside Piton'.
Non per lei. Mai per lei.
Severus si fece di nuovo ricadere sul trono, affondando il viso nelle mani. Era tutto così sbagliato.
No, non doveva permetterlo.
Doveva ricordarsi chi era, e starle alla larga una volta per tutte.
L'avrebbe fatto. L'avrebbe sicuramente fatto.
Severus prese il portachiavi e i biglietti e se ne andò nelle sue stanze, chiudendo tutto nel cassetto del comodino.
Lontano.
Poi si sdraiò, chiuse gli occhi e ricominciò di nuovo a tormentarsi, sognando lei.
 
***
 
La incontrò, una sera.
Era ormai fine maggio. I M.A.G.O. erano alle porte per gli studenti del settimo anno.
Poco più di un mese e la sua tortura avrebbe avuto fine. Minerva l'aveva chiamato, nonostante l'ora tarda, chiedendogli di passare nel suo ufficio. Severus camminava, sempre più vicino, quando la vide uscire proprio dalla porta dove lui sarebbe dovuto entrare.
Si bloccarono, in un istante sospeso, osservandosi.
Lily sorrise, ma c'era una punta di tristezza nei suoi occhi nocciola.
"Preside" lo salutò, arrotolandosi una ciocca di capelli sul dito.
"Signorina Potter".
Lily chiuse gli occhi, inspirando profondamente, inclinando la testa verso destra prima di ricomporsi e superarlo a grandi falcate. Severus si girò, incapace di negarsi la vista di lei che si allontanava, nel suo incedere delicato e ondeggiante.
Deglutì.
Vecchio pervertito.
Un colpo di tosse lo riportò al presente e vide Minerva osservarlo dalla soglia del suo ufficio, che sorrideva divertita.
Irritato, Severus la superò per sedersi di fronte alla sua scrivania.
"Perché la signorina Potter era qua?" chiese, e gli uscì più sprezzante del previso "Non è una Tassorosso?"
"Oh, le ho chiesto io di venire a fare una chiacchierata" rispose Minerva, accomodandosi e prendendo un biscotto da una scatola di latta "La vedevo distratta e, sai, ci sono i M.A.G.O.... Lo sai che il suo rendimento scolastico ha subito un'impennata quest'anno? Avevo paura che potesse crollare prima degli esami".
Severus grugnì, neutro.
"E che aveva, quindi?" chiese, cercando di mascherare la domanda con indifferenza e fallendo miseramente.
Minerva sorrise.
"Problemi di cuore, ovviamente".
Severus strinse le labbra e distolse lo sguardo da Minerva, e lei continuò.
"Non posso riportare ciò che mi ha detto in confidenza, ma a un certo punto sono stata io a parlarle di mio marito. Sapevi che sono stata sposata, Severus?"
Severus aggrottò le sopracciglia e tornò a guardarla, confuso. Conosceva Minerva McGranitt da quando aveva praticamente undici anni e non aveva mai sospettato dell'esistenza di un marito.
Lei scoppiò a ridere, notando la sua confusione.
"Oh, sì" disse infine Minerva "Ho conosciuto Elphinstone subito dopo il diploma, durante il mio primo lavoro al Ministero. Lui era il mio capo ed era quasi arrivato alla pensione, e iniziò a farmi una corte spietata, che io ho rifiutato per anni".
"... Cosa?" chiese Severus, rimanendo a bocca spalancata.
Minerva sorrise, furba.
"Non ha smesso nemmeno dopo che me n'ero andata per insegnare ad Hogwarts. Eravamo diventati ottimi amici, sai, e alla fine... Ho accettato".
Severus chiuse la bocca, turbato.
"Elphinstone era vecchio, anche se in realtà è morto perché è stato punto da una Tentacula Velenosa. Abbiamo passato solo tre anni insieme, e l'unico rimpianto che ho è di non aver accettato prima la sua corte. Sono ricordi molto felici per me, Severus".
"Perché me lo stai dicendo?" chiese Severus, piatto.
Minerva si strinse nelle spalle.
"Non so, a parlarne con Lily mi sono trovata a ripensarci" rispose.
Severus non se la bevve neanche per un istante.
Cosa le stava dicendo Minerva? Cosa aveva detto Lily a lei?
"Ad ogni modo ti ho chiamato per questo problema con la commissione esterna" cambiò argomento Minerva, tirando fuori una pergamena da un cassetto della scrivania "Stavo pensando, gli alloggi..."
Era stata una scusa, capì Severus. Una patetica scusa.
Minerva era più furba di quello che dava a vedere, e anche molto più sottile.
E lui era un vecchio pervertito, esattamente come lo era stato suo marito.
Dannazione.
Severus decise di ingorare ogni cosa, rinchiudendo la mente dietro una barriera di Occlumanzia, senza dare alla strega nessuna soddisfazione.
Poco più di un mese.
Poco più di un mese e sarebbe tutto finito.
 
***
 
Gli studenti dell'ultimo anno si erano diplomati.
Era passata anche l'ultima settimana post esami. Severus, in panico, era persino uscito dal castello, sotto il sole cocente di quel giugno insolitamente caldo per il clima scozzese.
L'aveva vista, in riva al lago, sotto al salice, in piedi e beata, il viso rivolto al sole.
L'aveva vista, circondata di farfalle dai colori vibranti.
Come se l'avesse chiamata - due anime unite da una catenella sottile - lei aprì gli occhi e si girò verso di lui, sorridendo leggera.
Turbato, prima di poter fare qualcosa per cui si sarebbe sicuramente pentito, Severus le diede le spalle con un gesto brusco e rientrò nel Castello.
I giorni erano passati, veloci come un lampo, e il discorso di fine anno gli era scivolato dalle labbra durante quell'ultima cena, le sillabe che perdevano di significato mentre le pronunciava.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Lei.
Lily.
Che lo osservava con un sorriso sottile e gli occhi pieni di cose non dette.
Un'ultima notte. Un'ultimo cielo stellato pieno di tormenti e desideri sbagliati.
La colazione, la mattina dopo, in cui l'avrebbe vista varcare le porte della Sala Grande per l'ultima volta, accompagnato dal sorriso furbo di Minerva.
Era finita.
Se n'era andata.
E lui era libero, libero di gustarsi in pieno i cocci affilati del suo cuore spezzato.
Doveva andarsene da lì.
Era giunto il tempo di tornare a casa.
 
***
 
Il campanello suonò, interrompendo la sua mattinata oziosa. Severus si alzò stancamente dalla poltrona e si trascinò verso la porta, aprendola quel tanto che bastava per sbirciare fuori.
Lei era lì.
Lily.
Il suo vestito leggero e svolazzante, la piccola borsa a tracolla e, in una mano, il trasportino di Blanche.
"Mi fai entrare, Severus?"
Il suo sorriso era come una balsamo ardente. Senza pensare, Severus si scostò, facendola passare. Lei poggiò il trasportino sul divano, lo aprì e si sfilò la tracolla, che cadde fra i cuscini. Poi si girò a guardarlo, sempre sorridendo.
Severus aveva chiuso la porta, e il suo cuore aveva iniziato a battere in maniera irregolare.
Sbagliato.
Proibito.
"Sono iniziate le vacanze estive" gli comunicò Lily "E io mi sono presa un anno sabbatico per girare il mondo. Vieni con me, Severus".
Un ordine imperioso. Il moto di desiderio che...
"Sei impazzita?" le chiese Severus, sgranando gli occhi.
Lily allargò il sorriso, una luce furba nello sguardo. Prima che Severus potesse protestare, prima che potesse pensare, lei gli aveva già chiuso le braccia attorno alla nuca e gli aveva poggiato le labbra sulle sue.
Mille campannelli d'allarme che risuonavano, celestiali.
Severus si irrigidì per alcuni istanti, prima di rendersi conto che doveva fare qualcosa; poi, con la consapevolezza che non poteva permettere a Lily di far crollare anche quel tabù, alzò le mani e le spinse sulle sue spalle, costringendola a staccarsi da lui.
Lily riaprì piano gli occhi, lo sguardo vacuo e le guance imporportate. Era a pochi centimetri dal suo viso.
"Severus" mormorò "Una volta mi hai detto che avresti voluto essere smistato in Tassorosso, per poter avere la lealtà come punto fermo, sacro e inviolabile" Severus boccheggiò, cercando di sottrarsi alla sua presa e fallendo miseramente. Lily lo stringeva, impedendogli di scappare, e le sue mani sudavano sulle sue spalle.
Presto avrebbe ceduto. Era un uomo, maledizione! Non era forte fino a questo punto.
Non con Lily.
"Sii leale a te stesso, Severus" continuò Lily "Almeno adesso. So che lo vuoi. Almeno adesso..."
Lily scivolò di nuovo verso di lui, forzando il suo blocco. Le sue labbra gli premettero addosso una seconda volta ma, stavolta, la sua lingua si infilò fra loro, cercando una breccia.
Il sapore di Lily, nella sua bocca. I sogni che l'avevano tormentato tutto l'anno, diventati realtà.
Con un singulto, Severus si arrese. Quasi ruggì sul suo viso, ricambiando le attenzioni con l'ardore del suo primo bacio.
Finalmente.
Un ragazzino di sessantasei anni, in preda agli ormoni e sconfitto da essi, che stringeva la ragazza a sé, non riuscendo ad averne abbastanza, mai.
Lily sorrise sulle sue labbra e gli afferrò la nuca, inclinando la testa e obbligandolo aa approfondire il contatto, ancora e ancora. Finché non rimasero senza fiato, e la realtà tornò con un rinculo, e Severus si scostò da lei, inorridito e in panico.
Non riuscì comunque a lasciarla andare.
"Lily" esclamò, disperato "Questo è totalmente..."
"... Inappropriato?" lo interruppe lei, sorridendo placida "Ma non sono più una tua studentessa, Severus. Credevi forse che non me ne fossi accorta? Sono stata paziente, con te. Sono stata brava..."
Severus annaspò, disperato, in cerca di una risposta, una replica qualsiasi che...
"... Perché?!" chiese infine.
Perché tutto questo? Perché a me?
Perché tu, tu...?
Lily allargò il sorriso, divertita.
"Mamma dice sempre che lei ha capito che papà sarebbe stato quello giusto a soli dieci anni, la prima volta in cui lo vide, al Binario Nove e Tre Quarti" rispose "La stessa cosa è capitata a me, Severus. Io ti ho scelto a undici anni, in una notte stellata, quando il mio cuore era ricolmo di ansie e dubbi. Io ti ho scelto, senza capirlo appieno, senza interrogarmi sui come e sui perché. Sapevo solo che, un giorno, tu saresti stato mio. Ad ogni costo, Severus".
Severus espirò, tremolante, mentre cercava di dare un senso a ciò che aveva appena sentito. Non poteva essere reale. Lily non...
Lei si strinse di più a lui, affondando il viso nel suo collo, costringendolo a chiudersi su di lei, a poggiare la guancia nei suoi capelli e a respirare il suo odore.
"Nessuno mi credeva" continuò a mormorare Lily "Mi prendevano in giro. Dicevano che avrei cambiato idea, che eri vecchio; pensavano che stessi scherzando. Non è così. Sono sempre stata leale, Severus... A te. Anche la professoressa McGranitt l'ha capito. Io non gliel'ho detto, Severus, te lo giuro, ma lei lo sapeva già".
"... Che ti ha detto?"
"Mi ha raccontato di suo marito. Vedi, Severus, non siamo senza alleati".
"Mmmmh-mh".
Non c'era modo di negarlo, ormai. Non dopo quel bacio, che l'aveva prosciugato e riempito insieme.
Era tutto così sbagliato, e così meraviglioso allo stesso tempo. Un sogno nato da mille tormenti.
Avrebbe dovuto combatterlo, Severus. Lo sapeva. Ma una vita vissuta a frenare se stesso, a fare la volontà di chiunque altro tranne la sua... Ed era Lily a chiedere, ora.
"Tuo padre mi ammazzerà" mormorò di nuovo Severus.
Lily rise, scostandosi da lui e afferrandogli il viso, costringendolo a guardarla in faccia.
"Ma mi ascolti, Severus?" gli chiese, divertita "Io ho detto a tutti che un giorno saresti stato mio. Papà può non averci creduto fino ad ora, ma non può dire di non essere comunque arreso all'evidenza".
Lily inclinò la testa, muovendo la mano destra e passandogli due dita sulle labbra, maliziosa.
"Ti ho già detto che nessun uomo sa dirmi di no. Sono stata brava e paziente con te perché sapevo di avere ancora un anno scolastico davanti... Ora non più. Ora non ho freni, Severus. Tu non riuscirai a resistermi, qualsiasi cosa possano dire le tue paturnie".
Severus sospirò.
"Era tutto parte di un tuo piano malvagio, quindi?"
"Sedurti e farti impazzire, lo scorso anno?" chiese Lily, divertita "Oh, no. Non sapevo neppure che tu abitassi qui, ricordi? No, ho solo visto un'occasione e ne ho approfittato. Ma quello che è successo, le notti..." Lily sospirò "È vero che non sono in grado di dormire da sola" confessò, guardandolo negli occhi "Sin da bambina. Ho sempre avuto paura del buio, della solitudine. La prima notte che mi sono infilata nel tuo letto ero disperata. Poi si è trasformata in un'altra occasione".
Severus scosse la testa, al contempo irritato e divertito.
Salazar! Quella ragazza!
"Saresti stata davvero bene a Serpeverde" le disse.
Lily poggiò la guancia sul suo petto, facendo scivolare le mani in basso e richiudendole poi dietro la sua schiena, stringendolo in vita.
"Lealtà" mormorò "La mamma ha provato a togliersi papà dalla testa, da ragazza. Non è stata leale ai suoi sentimenti. Io sì" rialzò lo sguardo verso di lui "E quelle due settimane, lo scorso anno, non hanno fatto altro che rafforzare ciò che quel primo istinto mi suggeriva ormai da anni. Io sono persa per te, Severus".
"Due settimane" mormorò Severus, la voce roca.
"L'effetto farfalla" gli rispose lei, alzandosi sulle punte dei piedi per baciarlo di nuovo.
E nuovamente Severus staccò la mente, affondando nelle sue labbra, in quel contatto a lungo sognato che ancora non sembrava reale.
Così nuovo. Così ricco e pieno, il sapore di tutto quel non detto fra loro, ormai caduto dalle labbra di Lily.
Severus si staccò piano da lei, il cuore il subbuglio, osservandola finalmente senza trattenere se stesso, bevendo del suo volto con occhi nuovi.
Lily lo guardava, la bocca socchiusa, le guance imporporate.
Sospesa, in attesa. Ora Severus sapeva di cosa.
Cosa voleva sentirsi dire da lui, Lily?
"Sei terribile" le mormorò, sorridendo per la prima volta "Un demone di quelli babbani; viziata, capricciosa, convinta che il mondo debba inchinarsi ai tuoi piedi".
Lily sorrise.
"Una Potter" precisò, divertita.
Da dietro la sua schiena provenne un tintinnio di chiavi mentre Blanche, del tutto intoccata dalle loro attività, saltava nel vano tentativo di afferrare due ciondoli a forma di farfalla.
Severus le carezzò una guancia con la mano destra, pizzicandole la pelle liscia e pallida.
"Lily" la corresse, prima di chinarsi di nuovo sulle sue labbra, a rubarle l'ennesimo bacio.
 
 
 
 
 
***
 
NdA: prima di arrivare a scrivere il finale mi sono immaginata una sorta di pov di Lily con dei piccoli siparietti. Ve li riporto perché ho riso da sola come una cretina per ore.
 
Scena: Lily, dodici anni appena compiuti, durante le vacanze natalizie del suo primo anno ad Hogwarts. La famiglia in gita a Diagon Alley, tutti da Fortebraccio, seduti davanti a una tazza fumante di cioccolata calda.
"Allora, tesoro, ti piace la scuola?" le chiede Ginny.
"Sì, mamma. Mi sono fatta un sacco di amici e le lezioni sono interessanti" risponde Lily; poi aggiunge, quasi sovrappensiero "Ah, ho una cosa da dirvi: ho deciso che da grande sposerò il preside Piton".
Harry che quasi si strozza con la cioccolata, Ginny pietrificata, Albus che fa finta di vomitare.
James che esclama: "Ma a momenti neanche si vede in giro per il castello! Perché diamine dici una cosa del genere?"
Lily, del tutto impassibile, che scrolla le spalle e continua a sorseggiare la cioccolata.
"Non so" risponde "È una sensazione".
Harry quella sera va a casa di Ron e si ubriaca.
 
Scena: vacanze estive, estate dei suoi quindici anni, una cena tranquilla a casa Potter.
Lily racconta di come la sua amica Bonnie si sia trovata un ragazzo. Ginny e Harry si scambiano un'occhiata nervosa e lei cerca di introdurre l'argomento.
"E tu, tesoro? Hai trovato qualche ragazzo che ti piace?"
Lily la guarda come se fosse scema.
"Ma mamma, io te l'ho già detto: sposerò il preside Piton".
Harry che fa cadere la testa sul tavolo, Albus che si passa una mano sulla fronte, James che la fissa come se fosse un'aliena. Ginny che inizia a preoccuparsi.
"Ah... Tesoro... Per caso tu e il p-preside...?"
Lily che inarca un sopracciglio.
"Il preside continua a stare rinchiuso nel suo ufficio e a ignorare tutti noi studenti" le risponde.
Harry e Ginny non riescono neanche a finire di provare sollievo.
"Appunto!" esclama James "Perché diamine continui con questa storia?! Non lo conosci nemmeno"
Lily sorride, furba.
"Mamma, ti ricordi che ci hai sempre detto che hai scelto papà a dieci anni, vedendolo per la prima volta sulla banchina del Binario Nove e Tre Quarti? Ecco, la stessa cosa è successa a me".
Harry, pallido come non mai, che sembra uno zombie, la fissa.
"Piton è vecchio, Lily".
Ginny interviene.
"Ma se il preside neanche ti guarda, come hai intenzione di arrivare a sposarlo?"
Lily sorride e si stravacca sulla sedia, poggiandosi allo schienale e accavallando le gambe.
"Mi sembra ovvio: ho intenzione di sedurlo".
Harry vorrebbe morire.
"Lily! Hai quindici anni!" esclama sua madre, rossa come un peperone "E lui ne ha, ne ha..."
Lily la zittisce con un cenno pigro della mano.
"Oh, lo so, lo so. Non preoccuparti. Ho intenzione di aspettare di essere maggiorenne".
Il caos esplode. Quella sera Harry e Ginny si trovano con Ron e Hermione in un pub babbano e entrambi si ubriacano, mentre Ron ride fino alle lacrime.
 
Scena: post storia. L'estare dopo il diploma sta finendo e Lily ricompare a cena una sera, trovando gli zii a tavola, tutti in giardino per approfittare della brezza estiva. È tardi, il sole è già tramontato e piccole luci sospese illuminano la sera. Tutti accolgono Lily con entusiasmo, le chiedono dei suoi viaggi.
Lily sorride, si siede, dice qualcosina. A un certo punto si rivolge a suo padre.
"Oh, papà, ho bisogno di un favore" esclama, allegra e leggera.
"Cosa, tesoro?"
"Alla fine ho sedotto il preside Piton. Potresti andargli a dire che sai già tutto da anni e ti sei arreso all'evidenza e non hai intenzione di ucciderlo? Grazie".
A Harry è scivolata via l'anima dagli occhi. Un silenzio tombale cala attorno al tavolo.
Lily allarga il sorriso.
"Ne ho abbastanza delle sue paturnie sull'argomento. Così sarà tutto più facile".
Harry cade di testa sul tavolo, con un tonfo. Ginny la fissa a bocca aperta, sconvolta e senza una parola. Hermione la studia, perplessa e attenta.
Ron esplode in una risata tonante.
"Quindi, a quando il matrimonio?" le chiede, tra le lacrime.
"Oh, non so" risponde Lily, serafica "Insomma, non mi ha ancora fatto la proposta. Potresti suggeriglielo, papà: alla fine il tempo scorre e lui non diventa certo più giovane. Papà? Papà, ti senti bene?"
Harry si aggrappa alla tovaglia e la fissa da sotto in su, disperato.
"... Non so neanche dove abita" mormora, instupidito.
Lily torna a sorridere.
"Tranquillo, lo so io. Sta ancora a Spinners End, ma la casa è diversa".
Ron non riesce a smettere di ridere.
 
Bonus: Harry va davvero da Severus.
Severus pensa che lo ammazzerà ma lo fa entrare lo stesso in casa. Come gli ha detro ormai una vita e mezza prima, non è più un codardo.
Harry procede ad avere una piena crisi isterica, camminando in circolo nel suo piccolo salotto con le mani alzate al cielo. Non aiuta il fatto che la gatta di sua figlia lo stia fissando tranquilla da una poltrona.
Vuol dire che è tutto vero.
"... Mi ha mandato qua a darle la mia benedizione. La mia benedizione!" Harry sembra posseduto, Severus si limita a fissarlo "Ma su una cosa Lily ha ragione: questo non è inaspettato. Lei parla di sposarlo sin dal suo primo anno ad Hogwarts. Quando aveva quindici anni ci ha detto che aveva intenzione di aspettare di essere maggiorenne per poi sedurlo! Io che dovrei fare?! Nessuno è in grado di fermarla, o dirle di no. Ma lei! Lei è caduto nella sua trappola, vero?! Non posso neppure avercela con lei, professor Piton, perché io sapevo. Conosco mia figlia, nessuno riesce a contrastarla".
Severus alza un dito, apre la bocca.
"... Ho bisogno di un momento" sussurra, instupidito.
Va al tavolo della cucina e si siede, affondando la testa nelle braccia. Sente Harry calmarsi e, con uno sbuffo, accendere la fiamma sotto al bollitore.
"... Lei davvero è andata in giro a dire a tutti..." mormora Severus, ancora nascosto nelle sue stesse braccia.
"Sì" risponde Harry, mentre il bollitore fischia "Lo so. Beva del the, professor Piton, ho l'impressione che ne avrà bisogno. Ne ho bisogno anch'io".
Con un sospiro affranto Severus si alza e serve il the. I due uomini si ritrovano poi seduti l'uno di fronte all'altro, studiandosi.
"Beh, quindi" esclama Harry, alla fine "Ha già scelto l'anello per la proposta di matrimonio?"
Severus si strozza con il the e questa è l'unica rivincita che Harry sapeva di potersi prendere, così sorride e osserva il vecchio professore mentre tossisce e cerca di tornare a respirare.
Harry sorride, furbo, in un'espressione così simile a quella della figlia che Severus sente l'impulso di andarsi a buttare dalla Torre di Astronomia.
"Lily ha gusti precisi" continua Harry "Se lo ricordi. E le consiglio di affrettarsi. Ha fatto un commento, l'altra sera, sul fatto che il tempo passa e lei non sta certo diventando più giovane".
Severus si limita a fissarlo a bocca aperta per alcuni istanti.
"... Potter" dice infine, la voce roca, la gola ancora offesa. Tossisce un'altra volta "Potter, tu..."
Harry lo fulmina con lo sguardo, ancora sorridendo.
"Lei badi solo a non chiamarmi mai 'papà', e poi andrà tutto bene".
Severus vorrebbe morire. Ma, ancora di più, lo sa, vorrebbe vivere assieme a Lily.
Sorride, sarcastico, nell'espressione che si è cucito addosso tutta la vita, e i due uomini, forse per la prima volta, trovano un'intesa.
 
 
 
   
 
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