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Autore: RamPaige    17/07/2023    0 recensioni
Raccolta di One-Shot, incentrate sui nostri amati personaggi del franchise di Dragon Trainer, che attraversano entrambi i film e le serie televisive. Storie che arrivano dalla fredda terra del Nord, dove le saghe dei loro antenati continuano a vivere in eterno
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stoick

 


« Papà! ».

Stoick alzò la testa dall'ascia che stava affilando e vide suo figlio, Hiccup, corrergli incontro. Gli occhi verdi erano leggermente arrossati ed i capelli bruni tutti scompigliati.

« Hiccup come mai sei ancora in piedi? È molto tardi ».

« Lo so ma ... ho fatto un brutto sogno » sussurrò il bambino di cinque anni.

Hiccup camminò verso l'uomo e si appoggiò alle sue ginocchia: « Mi racconti una storia? ».

Stoick sorrise intenerito, appoggiò l'ascia sulla panca e prese in braccio il figlio: uno scricciolo tra le sue grosse braccia. Salì le scale che portavano al soppalco e sistemò il figlio sotto le coperte.

« Allora -Stoick si sedette sul lato- cosa hai sognato? ».

« La mamma, quando è andata via » sussurrò Hiccup.

Il vichingo accarezzò la testa del figlio: « Mmm, posso dirti un segreto? -Hiccup annuì- Anche io faccio questo sogno ».

« Perchè? ».

« Hiccup le persone che amiamo rimangono sempre con noi, anche se non le vediamo con i nostri occhi » spiegò Stoick, sorridendogli con dolcezza.

Il bambino restò in silenzio, fissando il padre con un'espressione particolare sul volto, forse confuso o forse no. Si alzò in ginocchio ed abbracciò di slancio il vichingo. Stoick sorrise, stringendo a sé il figlio. 

« Papà ... tu non mi lascerai mai, vero? ».

« Si Hiccup, ti starò sempre accanto ».

 

***

 

Tu non sei mio figlio.

 

Stoick osservò il figlio, sdraiato su quel letto: il volto ferito, una gamba mozzata, il respiro quasi impercettibile. Si appoggiò allo schienale della sedia, mentre l'immagine di Hiccup che precipitava tra fiamme si fece nitida.

Appoggiò una mano sulla fronte, percependo il calore, segno che la febbre si fosse alzata. Sospirò, poi alzò lo sguardo e vide il drago nero, la Furia Buia, che aveva salvato la vita del figlio. Sdentato, così l'aveva chiamato Hiccup.

« Oh non ti crucciare Stoick -Skarakkio gli appoggiò una mano sulla spalla- se la caverà, è un ragazzo forte, e lo sai ». Il capovillaggio non rispose, limitandosi ad un sorriso forzato. Il vecchio fabbro sospirò, così prese le sue cose ed uscì.

 

Stoick rimase a fissare il figlio, così giovane e piccolo rispetto agli altri vichinghi. Era sempre stato le pecora nera del villaggio, non assomigliava a nessuno della sua età, e nonostante tutti gli sforzi, il capovillaggio sembrava non capirlo.

Fino a quel giorno.

Vedere il figlio volare sopra un drago--non uno qualsiasi, ma una Furia Buia--e riuscire a porre fine alle razzie, in pochi attimi, rispetto al suo popolo che da secoli cercava una risposta, portò il suo cuore a provare sentimenti misti.

Orgoglio, che solo un padre --dopo aver visto il figlio sacrificarsi per il suo popolo-- poteva provare. Rabbia, contro sé stesso, per non aver capito quanto Hiccup cercasse la sua approvazione. Timore, inconsapevole di sapere se suo figlio avrebbe vissuto un altro giorno. Amore, quello sempre, ed incondizionato.

Stoick si alzò in piedi, avvicinandosi al letto, e rimboccò le coperte al figlio. Prese il pezzo di stoffa bagnata e l'appoggiò sulla fronte calda di Hiccup.

« Ci vediamo più tardi » bisbigliò speranzoso, come se Hiccup potesse sentirlo. 

Scese le scale che portavano alla sala principale della casa, e si accomodò al camino. Osservò le fiamme danzare, la sensazione di calore pervase il suo animo. « Valka ... » in sussurro pronunciò il nome della sposa. Mai si era sentito così solo.

Socchiuse gli occhi, lasciandosi incantare dai ricordi della sua gioventù, quando lui e Valka erano solo due ragazzi innamorati.

La memoria lo portò poi alla nascita di Hiccup, in quella mattina fredda, quando strinse a sé un fagottino. Era piccolo e fragile, eppure era sopravvissuto.

Stoick riaprì gli occhi, e lanciò un'occhiata al soppalco. Sorrise speranzoso: Hiccup era sopravvissuto ad un rigido inverno, quando era solo uno scricciolo di pochi mesi, e questo diede forza al capovillaggio. Lui, dopotutto, era un Haddock.

E nessuno poteva piegare la dinastia Haddock. Nemmeno gli Deì.

 

***

 

« Hiccup -la voce di Stoick tuonò nell'alloggio del ragazzo, all'Avamposto- dobbiamo parlare ».

Il giovane appoggiò l'Occhio di Drago sul tavolo, ed alzò lo sguardo, incontrando quello serio del padre. Inarcò un sopracciglio: « Posso aiutarti in qualcosa? Problemi a Berk, o con i Cacciatori? ».

« No. Ha a che fare con te » spiegò serio l'uomo.

Hiccup annuì appena: « E ... come posso aiutarti? ».

Stoick incrociò le braccia al petto: « Mi hai nascosto delle cose ».

Hiccup deglutì appena, mentre una strana sensazione di annidava nel suo stomaco: « Io ... ti ho ... ».

« Per quanto tempo credevi di poterlo nascondere, eh? -Stoick assottigliò lo sguardo- Non c'è niente che accade in questo Arcipelago, che io non sappia ».

Il giovane vichingo non replicò, semplicemente bloccato dall'espressione seria del padre, che riprese parola: « Allora ... parliamo un po' di te, ed Astrid ». 

Hiccup sgranò gli occhi, ed iniziò a balbettare le scuse più sensate: « Ah papà, lo so te ne avrei dovuto parlare ma, con tutto quello che è succ ... » si bloccò di colpo quando udì Stoick ridere, o almeno gli sembrava.

Ed era così: Stoick l'Immenso stava ridendo, e di gusto. Rifilò una pacca poi alla spalla del figlio, che borbottò qualcosa, riguardo la rottura di ossa varie.

« Non sei arrabbiato? » chiese timidamente Hiccup, mentre aspettava il padre di calmarsi.
Stoick finse di asciugare una lacrima: « Arrabbiato? Che ti sembro, pazzo? Non potrei essere piú felice », abbracciò poi il figlio, stritolando con forza.

« Papà non respiro! ».

Il capo villaggio lo lasciò andare, e gli rifilò un'altra pacca. « Bravo figlio mio, è così che si fa: noi Haddock sempre il meglio -gli strizzò l'occhio- non è vero? ». Hiccup arrossì fino alla punta dei capelli.

« Salve signore ». Astrid arrivò in quel momento nell'alloggio, salutando educatamente il capo, il quale non ci pensò due volte ad andarle in contro ed abbracciandola.

« Ed ecco qua, la futura signora Haddock! ».

« Che cosa? ». La vichinga lo guardò perplessa, lanciando poi un'occhiata ad Hiccup--il quale scosse la testa.

Stoick fece un'altra risata: « Voi due me l'avete proprio fatta sotto il naso, chi l'avrebbe mai detto! -lanciò un'occhiata ad Astrid- Devo essere onesto, ancora mi stupisco come mio figlio sia riuscito a conquistarti ». Astrid ridacchiò, mentre il giovane figlio del capo alzava gli occhi al cielo.

« Tuttavia, ora vi devo salutare -Stoick si avviò all'uscita dell'alloggio- Berk mi aspetta, ci vediamo a Snoggelton ». Si affacciò poi dalla porta: « Oh giusto, non fate troppo rumore stanotte » e così dicendo fece l'occhiolino ai due.

« Papa! ».

 

***

 

« Nonno! ».

Unni Haddock era meravigliata, mentre la figura di uomo che tutti davano per morto, si stagliava davanti a lei. 

Era sola in quella radura, scappata da "zio" Gambedipesce--il quale si disperava a cercarla per Berk--ed ora i suoi grandi occhi verdi, incrociarono quelli del fantasma di Stoick Haddock, l'Immenso.

Lui si inginocchiò davanti a lei, osservandola attentamente, poi le fece un dolce sorriso: « Sei proprio figlia di tuo padre ». La sua voce un sussurro nel vento.

Unni battè le mani eccitata: « Nonno Stoick! ». Tentò di abbracciarlo, ma le sue piccole braccia strinsero il vuoto.

Lo sguardo di Unni si intristì ma Stoick ridacchiò: « Non temere piccola, anche se non lo puoi abbracciare, nonno Stoick ti è sempre accanto ».

La bambina tornò a sorridere: « Hai gli occhi di papà » sussurrò appena, ed il fantasma annuì: « Ed anche tu hai gli occhi del tuo ».

« Unni! ».

 

La voce di Hiccup risuonò nell'aria, facendo capire alla bambina che molto presto il padre l'avrebbe trovata. Si rivolse a Stoick: « Mi verrai a trovare di nuovo? »

« Ovviamente -piano piano lo spirito iniziò a sparire- e promettimi una cosa Unni ... Stai accanto a tuo padre. Ha bisogno di te ». La bambina non riuscì a replicare che, in un soffio di vento, il fantasma di Stoick scomparve dalla radura.

 

« Unni -Hiccup comparve dalla boscaglia- ecco dov'eri finita, canaglia! », la rimproverò con fare affettuoso.

Unni corse verso di lui, abbracciandolo---e prendendolo anche di sorpresa. « E tutto questo affetto? » chiese Hiccup, divertito, mentre stringeva la figlia a sé.

Unni guardò oltre la spalla del padre, e le sembrò di vedere, in un movimento veloce, ancora la figura di Stoick, che la salutava.

« Papà, ti voglio bene ».

« Anche io tesoro, e sempre te ne vorrò ».

 

***

 

Sdentato si arrampicò lungo la roccia scoscesa, gli artigli ben piantati al terreno e la coda che ondeggiava, aiutandolo a bilanciarsi.

Il Furia Buia raggiunse la base della statua, solo lui sveglio nel cuore della notte.
La pupilla serpentina si mosse, osservando i dettagli della pietra dove era inciso il volto di un uomo.

La barba intrecciata, in quel disegno particolare da sembrare reale. E l'espressione fiera, di un vikingar che solo gli Dei potevano accogliere nel loro palazzo.

La Furia Buia guardò Berk, addormentata, ed immediatamente il suo pensiero andò al suo cavaliere, Hiccup, ora a riposo.

Tornò ad osservare la statua e, come ormai accadeva da molte notti, si accucciò sotto tra gli incastri di quella roccia. E così si addormentò, tra i ricordi di uno dei migliori vichinghi mai incontrati.

 

Ti ringrazio, per aver salvato mio figlio.

Ed io ti ringrazio, per aver salvato il mio migliore amico.  

 

 

   
 
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