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Autore: ShawnSpenstar    23/07/2023    0 recensioni
Un demone dai molti nomi e dalle molte esistenze perennemente alla ricerca di qualcosa, un ragazzino di undici anni appena uscito da un mondo di dolore e sangue che cerca di ricostruire se stesso, un liceale che guarda al futuro senza riuscire a liberarsi delle catene dei suoi passati e un altro ragazzino costretto a fare i conti con una perdita che, dopo tutti gli eventi assurdi della sua vita, mai avrebbe immaginato in questo modo.
Quattro personaggi, quattro storie e quattro vite accomunate solo dal fatto di aver accanto amici capaci di mostrargli la retta via e dal fatto di essere state raccontate e disegnate dalla stessa penna.
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Più che un crossover un personale tributo al grande Kazuhiro Fujita, il più sottovalutato autore di battle shonen che abbia avuto la fortuna di leggere, e alle sue quattro opere maggiori.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Eravamo giovani e spensierati
 
 
 
 
Di quando, per la prima volta, la sua esistenza e quella della morte si incontrarono Seiichi Tahoka ricordava solo pochi frammenti: la sua età (sette anni), la sua casa (a Tokyo) e la sua famiglia (il padre, la madre e la sorellina Makoto) e l’idea che il suo amato nonnino gli aveva, in quei giorni, offerto di quella strana entità capace di far paura a tutti gli adulti.
 
“So che fa molto male, nipotino mio, ma è una cosa normale” gli aveva, infatti, spiegato mentre lo accarezzava per consolarlo dalla vista del corpo ormai stanco di colei che era stata per loro, rispettivamente, moglie e nonna paterna “aveva sette anni più di me, sapevo che, con tutta probabilità, sarebbe toccato prima a lei”
 
Questa era, allora, la morte per la sua mente di bambino: un fatto tanto inevitabile quanto semplice e banale, legato a doppio filo ad una logica altrettanto semplice quale quella delle diverse età.
 
-Se fosse vero io sarei dovuto morire io prima di Makoto, lei ha due anni meno di me- constatò malinconico mentre i suoi occhi restavano puntati sul cartello in legno recante la scritta “Kinoshita” -ma del resto la mia vita e la logica non si sono mai amate troppo-
 
Un bell’eufemismo per un ragazzo che era stato rapito nel 1972, a dodici anni, da un’entità aliena assassina e salvato da un’altra nobile e affettuosa, che nel 2017, ancora dodicenne, aveva combattuto nel palazzo del drago contro un pittore nichilista nato nel 1904 e che, un anno più tardi, era diventato praticamente il figlio adottivo di suo nipote Tsutomu e di Kurenai Tsuge, sacerdotessa shintoista di diciannove anni.
Una vita così assurda che a volte, pur avendo vissuto quegli eventi, si risvegliava col dubbio che fosse stato tutto un sogno.
 
-Non lo è e la casa di fronte a me ne è la prova-
 
“Seiichi” lo chiamò Kurenai picchiettando con dolcezza la mano sulla spalla per sottrarlo ai suoi pensieri “sono arrivati tutti” e con l’altra mano indicò dietro di se dove, intenti a scendere dallo stesso bus che avevano usato per la loro rocambolesca fuga dall’ospedale detentivo, si stavano raggruppando gli anziani coniugi Maag, il professor Augusto con Flor, le due sorelle Kirita e il tenente Yadorigi; gli eroi della Sobotei… tutti meno che due.
 
“Loro ci aspettano dentro” constatò il ragazzino dalla chioma bianca con una malinconia che nulla, neppure lo splendido sorriso di Flor avrebbe potuto diradare
 
“Siete arrivati tutti?” domandò all’improvviso una donna sulla trentina proveniente da dentro la tenuta ricevendo da Tsutomu un cenno positivo “bene, vi faccio strada”
 
Li guidò all’ingresso e poi attraverso le stanze di un edificio in classico stile giapponese, come prevedibile visto il retaggio tradizionalista della famiglia, ma che aveva una maestosità e alcune decorazioni che ricordavano, in un certo senso, proprio la Sobotei al punto che Seiichi (e come lui, probabilmente, anche tutti gli altri) sentì dei brividi scuotergli la schiena lungo tutto il percorso; solo quando fu di fronte alla porta della camera da letto essi si diradarono.
 
“Entrate pure, la mia nonna vi attende” dichiarò la donna “vi prego di non farla agitare troppo, è molto anziana e debole”
 
I componenti del gruppo ringraziarono la signora della cortesia e fecero il loro ingresso in camera tentando in ogni modo di ridurre al minimo i rumori; oltre la porta gli attendeva una camera particolare almeno quanto il resto della casa, molto spaziosa, con al centro un grande letto matrimoniale di stile occidentale e, sui mobili lungo le pareti, incenso, candele in quantità e undici boccette piene d’acqua; sembrava, a vederla così, più una delle stanze rituali di madame Shiragi che non una camera da notte.
 
“Venite avanti amici” sussurrò una voce flebile e tremolante proveniente dal letto “sono così felice che siate venuti tutti”
 
 Fecero come gli era stato richiesto e andarono a disporsi in maniera regolare, cinque da un lato, cinque dall’altro e Tsutomu in punta, attorno al letto; su di esso, al centro di una distesa di fotografie accomunate dalla presenza fissa di una bellissima ragazza dai capelli bianco-azzurri e un uomo dal fisico stentoreo col corpo ricoperto di bende, stava seduta una donna magra, col viso segnato dalle rughe e lunghi capelli bianchi con lievi sfumature azzurrine, ritta e sorridente come se non avesse più di un secolo di vita sulle spalle.
 
“Ciao sorelli… sorellona” rispose Seiichi facendosi portavoce di tutto il gruppo
 
“Davvero non pensavamo di poterti rivedere, Makoto” aggiunse commossa Josephine Maag, la seconda donna più anziana nella stanza, accarezzando la mano destra di quella ragazza che, più o meno un anno prima, aveva conosciuto diciottenne “solo quando Flor è riuscita a riportare indietro Tahoka e Seiichi abbiamo iniziato a sperare che potesse accadere qualcosa di simile anche con te”
 
“Mpf… avremmo anche potuto non limitarci alla speranza se solo mi aveste permesso di studiare gli effetti della fusione tra il corpo umano e quello dell’alieno buono che voi chiamate “nonno”!” si inserì col consueto tono scontroso il dottor Augusto “avrei di certo scoperto gli effetti benefici dell’acqua dello spirito sulla longevità umana”
 
“Se vuole può prenderne una boccetta adesso”
 
“N-no” ribatté l’imponente americano insolitamente in imbarazzo “adesso… non serve più”, una frase che, purtroppo, tutti capirono cosa realmente significasse.
 
“Potreste concedermi qualche minuto sola con Seiichi?” domandò l’anziana donna rompendo quel pesante silenzio
 
“Ovviamente” rispose la tenente Yadorigi invitando tutti a lasciare la stanza ma Makoto, a sorpresa, li fermò e, ancor più a sorpresa, si sollevò dal letto, prese Seiichi per mano e lo condusse fino ad una panca nel giardino interno
 
Si sedettero e trascorsero almeno trenta buoni secondi appoggiati l’uno all’altra, con gli occhi chiusi a lasciarsi cullare dai suoni dell’acqua e delle foglie mosse dal vento; era quasi come se fossero tornati a quando erano bambini in vacanza in Hokkaido.
 
“Ti ricordi quando è morta la nonna?” mormorò il ragazzino ricevendo un leggero cenno d’assenso “quel giorno il nonno mi raccontò che riusciva a non essere triste perché in qualche modo sapeva che se ne sarebbe andata prima di lui”
 
La donna richiuse gli occhi e ritornò indietro a quegli eventi, li ricordava in effetti ma proprio non riusciva a cogliere il nesso del discorso del fratello.
 
“I-io so-sono due anni p-più grande di… di te” balbettò malinconicamente il dodicenne, perfettamente conscio di quanto le sue parole dovessero suonare assurde “do-dovrei esserci i-io su quel letto”
 
Non riuscendo più a contenersi oltre, il bianco le si avvicinò ancora di più e l’avvolse in un abbraccio delicato, con il capo appoggiato contro il petto di lei in modo da non permetterle di vedere le lacrime che si stavano formando sui suoi occhi.
 
 “Do-dopo tutto quello c-che abbiamo vi-vissuto” aggiunse “a-abbiamo rischiato di m-morire centinaia di v-volte e… è-è a-assurdo che finisca c-così”
 
L’anziana signora sollevò le braccia e ricambiò l’abbraccio lasciando la testa del fratello appoggiata al suo scricchiolante torace; la mano si immerse tra i lunghi capelli bianchi di lui e prese ad accarezzali con una dolcezza che a Seiichi ricordò molto quella di sua madre.
 
“Non hai niente di cui rimproverarti fratellino” affermò ella con la consueta debole voce “io non ho nessun rimpianto. Io e il mio amato Zan abbiamo vissuto insieme per cinquantasei meravigliosi anni: abbiamo avuto quattro figli, sette nipoti e nove bisnipoti; ho mantenuto vivo il credo del tempio Shiragi e aiutato molte persone con l’acqua dello spirito mentre il mio Zan ha guidato molti allievi nella via della spada; abbiamo visto il mondo e…”
 
“Ma, quando io e Tahoka eravamo nel passato, ho ucciso il primo invasore per far si che la Sobotei non venisse mai costruita” la interruppe il ragazzino non più balbettante ma definitivamente in lacrime “capisci Makoto, IO STESSO ho impedito a te e al tenente di incontrarvi! Ho tradito il mio dovere, come maggiore, di proteggerti e sostenerti tanto in questo come nel nuovo futuro… ma che razza di fratello sono?!”
 
“Sei un fratello che ha conosciuto gli orrori di quella casa e che ha voluto proteggere il mondo da quei pericoli” reagì Makoto con un tono più da constatazione che non da replica “pensaci, grazie al te ora esiste un mondo in cui il dottor Augusto avrà l’occasione riparare il rapporto con Nancy, in cui tutte e tre le sorelle Kirita potranno vivere insieme, in cui il tuo amico Rokuro non perderà il padre… in cui il mio Zan non soffrirà né il tradimento del suo migliore amico né l’aggressione di quel mostro che l’ha costretto a vivere una vita piena di sofferenze; cosa ci sarebbe di sbagliato in tutto questo?”
 
“Ma la t-te di quel mo-mondo n-non sarà mai felice co-come l-la ragazza che ho vi-visto ne-nelle foto che c’erano s-sul letto” biascicò il bianco “è u-una vita che a-abbiamo già vissuto… e non ricordo di a-averti mai v-vista così"
 
Era qualcosa che lei non avrebbe mai voluto sentire; il brivido di dolore che le percorse il corpo sino al cervello fu tanto potente che per un istante le parve di riavere la forza della sua gioventù e, con essa, ella trasformò il tenero abbraccio in una salda stretta. Il suo fratellino si sbagliava; era lei che non l’aveva mai visto, anzi, che non poteva vederlo in quello stato.
 
“Non devi dirlo nemmeno per scherzò!” lo rimproverò senza però sciogliere mai il suo caldo abbraccio “non pensare mai che io non sia stata felice con te, mamma e papà!”
 
“Ma…”
 
“Nessun “ma”!” interruppe di nuovo lei “la felicità degli adulti e dei bambini non è la stessa; un bambino è felice praticamente per tutto ma è difficile che riesca a provare la gioia estatica di un adulto che, come tale, è conscio di chi o cosa ama” allentò la presa per riuscire a guardare il fratello dritto negli occhi “vivi la tua vita Seiichi, diventa adulto e raggiungi anche tu quella felicità… solo allora capirai”
 
“I-io… non voglio farlo senza di te”
 
“Tu non sarai mai senza di me, Seiichi” replicò la donna sorridendo materna “dammi la tua mano” e, pur non suonando come un ordine, al fratello sembrò impossibile, quasi sacrilego, negargli quella richiesta. Ella accostò la mano-trivella del fratello alla sua chioma, con le dita affilate recise uno dei suoi lunghi capelli e, infine, lo legò al polso del minore.
 
“Mako…” accennò il ragazzino ma l’altra lo fermò appoggiandogli l’indice sulle labbra
 
“Non c’è bisogno di altre parole, Seiichi” sussurrò Makoto con l’aria di chi è ormai in pace con il mondo “vorrei solo poter salutare tutti… prima di partire per il mio ultimo viaggio; mi potresti aiutare?”  
 
Come lei stessa aveva appena detto non c’era bisogno di altre parole; il fratellino la aiutò ad alzarsi e, tenendola per mano, la riaccompagnò nella camera sotto gli sguardi incuriositi di tutti gli altri eroi della Sobotei.
Sempre senza dire nulla, la donna prese le undici boccette e le porse a ciascuno dei suoi compagni, aprì finalmente la bocca per chiedere a Kurenai e Yadorigi di andare a chiamare la sua famiglia e infine si rimise sotto le coperte, al centro dei malinconici sguardi incrociati dei suoi amici e accanto a tutte le immagini più belle della sua vita.
 
“Hai visto Zan, sono tutti qui” mormorò quando vide tornare le due ragazze con tutto il parentado “i nostri bambini, i nostri nipotini e i nostri compagni; sono venuti a salutarci… prima del nostro ultimo viaggio insieme”
 
Le palpebre le calarono sugli occhi e il suo respiro si fece pesante e affannoso per alcuni secondi prima di affievolirsi fino a diventare assoluto silenzio, una quiete rotta solo dai continui singhiozzi trattenuti a stento dei cari riuniti.
Come attratto da una forza superiore, Seiichi per primo rialzò lentamente la testa china per dare un ultimo saluto al corpo senza vita della sorella; sul viso aveva il sorriso più meraviglioso che le avesse mai visto fare, più bello anche di quello che aveva nelle fotografie.
 
Si portò alle labbra il capello d’argento legato al polso e lo baciò per poi offrire la mano a quella della persona accanto a lui… Flor ovviamente.
 
-Buon viaggio Mako, quando ci rivedremo ti racconterò della mia felicità-
 
E, davvero, non vedeva l’ora di iniziare.
 
 
 
 
SPAZIO DELL’AUTORE
 
Ultimo capitolo, ultimo titolo-citazione (stavolta dal titolo della biografia del ciclista Laurent Fignon) e ultimo “spazio dell’autore” per questa piccola raccolta che spero davvero possa aver convinto qualcuno di voi a recuperare qualcuno di questi bellissimi manga.
 
Personalmente se mi dovessero chiedere perché ritengo il maestro Fujita un grande scrittore di shonen (di battle shonen, in particolare) la mia risposta sarebbe “provate a leggere Sobotei kowasubeshi”.
Chiaro non lo ritengo il suo miglior lavoro (anzi, pr quanto mi piaccia lo metterei comunque come quarto su quattro) ma, ragazzi, che una serie simile abbia fatto 5 anni di serializzazione e 250 capitoli è un mezzo miracolo di bravura scrittoria; parliamo, per capirci, di un manga con una sola ambientazione (praticamente) che narra di un’unica avventura che dura al massimo due settimane (capitolo finale escluso) e avente per protagonista un personaggio senza poteri e che non combatte MAI! Ci sono mangaka shonen anche molto famosi che, con simili premesse, penso non arriverebbero neanche a 50 capitoli!
 
Come il precedente anche questo episodio ha subito varie modifiche: doveva essere solo su Makoto e doveva narrare quattro momenti decisivi della sua vita (nello specifico: da piccola, con la famiglia, sul pianeta alieno, come bambina amnesica in epoca Taisho, nella Sobotei nei momenti in cui le ritorna la memoria e, infine, di nuovo nel passato ma stavolta sposata con l’amato Zanka) ma poi il piano iniziale è andato in fumo e allora ho optato per una rivoluzione. Niente divisione in quattro, un unico momento (post-finale) di mia invenzione e Seiichi protagonista di una storia che parla di fratellanza, di doveri morali di maggiore e minore e, più di tutto, di felicità in un momento di profonda tristezza.
 
La parte più difficile e divertente è stata (non ci crederete mai) la cronologia: gli eventi e citazioni di momenti del manga (specie il monologo sull’assurdità delle età di Seiichi) sono stati davvero duri anche perché si tratta della prima volta che scrivo su un manga con così tanto contesto da ricordare e, al tempo stesso, ne una pagina di wikipedia ne un sito “wikia” specifico da cui attingere (ok, è vero, nemmeno Moonlight Act ha una wikia; il manga però non prevede nessuna informazione fondamentale di tipo cronologico). Voi non potrete vederlo ma il file word originale di questo capitolo aveva addirittura una specie di indice per tenere a mente tutti i fattori importanti e la cronologia degli eventi, delle età ecc.
 
Non ho altro da aggiungere; spero che vi sia piaciuta, che abbiate trovato interessanti le storie e soprattutto che siano serviti a qualcuno per conoscere manga di cui, magari, non aveva mai sentito parlare; so che non si tratta dei miei migliori scritti ma se anche uno solo di voi lettori penserà di recuperarsi Karakuri Circus, Moonlight Act o Sobotei Kowasubeshi grazie anche a queste mie indegne produzioni allora questa storia sarà una delle mie preferite.
 
Grazie a tutti e ci vediamo alla prossima storia.
 
ShawnSpenstar.
  
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