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Autore: Alexander33    25/07/2023    1 recensioni
Una trappola intessuta dalla regina più spietata che mai, decisa ad usare un’arma insolita per battere il suo acerrimo nemico. L’odio si mescolerà all’amore con la complicità di un personaggio inedito.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Raflesia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a cosa aveva portato tutto questo.

La sua Alcyone… sì, sua! Non del capitano.

Gli avrebbe dato un figlio, ma lei no: non sarebbe mai appartenuta a lui, perché non sarebbe mai riuscito ad amarla con l’intensità della quale, invece, Tadashi era capace.

Avrebbe dato la vita per lei, coperta d’attenzioni e di baci, trattata come meritava: da vera principessa qual’era.

 

A volte si era pentito di averla rifiutata, quella volta che si era offerta a lui, umiliandosi.

A volte aveva sognato come sarebbe stato appagante fare l’amore con lei: invece, per rispetto, si era accontentato di un bacio, quell’unico bacio che era riuscito a rubare a quell’angelo biondo.

 

Ricordava perfettamente il sapore dolce della sua bocca, la delicatezza delle labbra, il suo sospiro intriso di suppliche… dolce, bellissima principessa Alcyone…


Quando aveva saputo delle precarie condizioni di salute della sua principessa, una furia improvvisa gli aveva scatenato un tornado di pensieri negativi.

 

Harlock: tutta colpa sua! Questa gravidanza la stava uccidendo! Il prodotto di quell’unione sbagliata, le trame infide di quella pazza di Raflesia, stavano uccidendo quel prezioso, candido fiore. Ma non sarebbe finita così, non poteva finire così!

 

A questo punto, nemmeno mettere le mani addosso ad Harlock l’avrebbe soddisfatto; anche se la voglia di sfogare la rabbia e la frustrazione era tanta, troppa: menare le mani e procurarsi un provvedimento disciplinare non avrebbe certo risolto la situazione.

 

«Amore mio… » lo sguardo perso oltre l’obló della sua cabina, cercare affannosamente la prigione della sua Alcyone.

 

Aveva senso struggersi per lei? Lei che amava solo Harlock? No, eppure non poteva farne a meno.

A volte fantasticava su come sarebbe stato bello se lei si accorgesse di lui: venire preso in considerazione come compagno… ma era una sciocca utopia. 




 

Harlock sgomitava tra la folla del mercato, cercando con lo sguardo la donna. 

Gli indumenti anonimi dovevano celare la sua identità e non attirare l’attenzione.

Si fermó nei pressi della stazione di rifornimento, accanto alla birreria, e lì la vide.

La figura alta e sottile avvolta nel lungo manto di lino chiaro, con un largo cappuccio di pizzo traforato a nascondere il volto e ripararlo dal sole.

Una ciocca bionda era sfuggita dalle ombre che proiettava sul viso il copricapo e brillava di quell’inconfondibile riflesso rosato, a rivelare l’identità della sua proprietaria.

 

Harlock si diresse verso di lei, che sussultó d’emozione appena lo riconobbe.

«Alcyone… »

 

Lei si trattenne dall’abbracciarlo col trasporto che avrebbe desiderato.

Si limitó ad abbassare il capo in segno di saluto

«Allontaniamoci di qui…»

 

Senza dare nell’occhio si immersero nel fiume di folla che animava i mercati, in breve tempo si confusero perfettamente tra le migliaia di individui.

 

Camminarono sinché Alcyone si fermó, fuori cittá, nei pressi di una fattoria isolata.

 

«Ecco, possiamo fermarci qui.»

 

Si diresse senza esitare alla porta e diede due colpi decisi.

Aprì una giovane mazoniana che appena lo vide avvampó e abbassó lo sguardo, per poi sparire al piano superiore.

 

«Ayura, la mia ancella. Qui possiamo stare tranquilli.»

 

Alcyone si tolse in fretta la veste di lino, osservó Harlock e poi gli gettó le braccia al collo, con un singhiozzo.

 

«Grazie! Mi sento già meglio… sei come aria pura e fresca!» E appoggió il capo sulla sua spalla.

 

Harlock notó che il ventre aveva assunto una bella rotondità, ora evidente senza il largo manto.

 

Si sedettero l’uno di fronte all’altra. Ayura aveva preparato una caraffa con una bibita fresca, della frutta e pane appena sfornato.

 

L’emozione aveva tinto di un leggero rosa le gote della principessa. Harlock notó che nei pochi minuti trascorsi l’aspetto di lei era migliorato, seppur di poco.

Alcyone con naturalezza si sporse per baciarlo sulla bocca.

 

«Scusami… ne avevo… avevamo bisogno. Non hai idea di quanto mi senta meglio. Anche il nostro piccolo sembra più vivace! Sta scalciando! E mi è tornsto l’appetito!»

 

Afferró un grappolo d’uva e inizió a piluccare, col suo modo elegante e aggraziato.

 

«Che succede? Perché questi problemi di salute?» chiese Harlock. 

 

«Non ne ho idea. E non ne hanno idea nemmeno quelle dell’equipe medica. Brancolano nel buio, attribuiscono questo all’unicità del bambino.» Alzó le spalle, sconsolata.

«L’unica cosa di cui sono sicura è che stiamo bene solo accanto a te. È un dato di fatto.»

 

Harlock rimase in silenzio, guardando fuori dalla finestra.

 

«Hei, stai bene vestito così» osservó Alcyone, ora serena e felice di averlo accanto. Si riferiva ai jeans stinti e alla camicia bianca con le maniche arrotolate sino ai gomiti.

 

Si giró ad osservarla.

«Vieni via con me. Se è vero che starmi lontano vi fa del male, stare insieme sull’Arcadia eliminerà il problema…»

 

Ad Alcyone brillarono gli occhi di gioia.

«Oh mi piacerebbe tanto! Sarebbe così… bello! Peró…»

 

«Peró cosa?»

 

Alcyone non riusciva a mascherare il suo tormento

«Ho paura! E non per me… E se dovesse succedere qualcosa durante il parto, e il tuo medico non fosse in grado di intervenire? Il bambino potrebbe morire!»

 

«E se non ci arrivate al parto? Quando ti ho vista sembravi gravemente malata! Se dovesse succedervi qualcosa di brutto prima? Non voglio correre questo rischio!»

 

Poi cambió argomento

«Come hai fatto a convincere Raflesia a lasciarti andare?»

 

«Non è stato difficile: le ho semplicemente detto che sentivo di aver bisogno di cambiare aria, e i medici mi hanno appoggiata. Ancora non immaginano che il mio benessere dipende da te. Quando torneró ristabilita mi daranno ragione e non sospetteranno di nulla. Sono riuscita a scucire un permesso di una settimana. Ti prego: resta qui con noi!»

 

«Sono qui per questo… devo solo lasciare un paio di direttive al mio vice.»

 

«Dormirai accanto a me? Ti prometto che non faró assolutamente nulla per sedurti.»

 

Prese la sua mano e la accompagnó ad poggiarsi sulla rotondità della pancia. Immediatamente il cuore sussultó all’unisono con quello del bambino e una gioia indescrivibile investì entrambi.

 

Alcyone ebbe un capogiro e si appoggió ad Harlock.

 

«Ti senti poco bene?»

 

«No… al contrario!» Aveva ripreso colore, il viso era più pieno e le occhiaie sparite. La principessa rifulgeva nuovamente della sua incredibile bellezza.

 

D’un tratto sussultó spalancando gli occhi

«Harlock! È lui! Lui vuole che noi stiamo insieme… perché…» spalancó ulteriormente gli occhi e la bocca

«…perché tu… ci vuoi bene!» si portó entrambe le mani alla bocca «Lui lo sa! E vuole che stiamo insieme!»

 

Harlock aggrottó la fronte «chi sarebbe “lui”?»

 

«Il nostro bambino! È per questo che la mia salute ne risente: lui soffre se siamo lontani e questo si riflette su di me!»




 

Sdraiato accanto ad Alcyone che dormiva beata e serena, Harlock fissava il soffitto ripensando alle parole della ragazza.

 

Ancora doveva venire a patti con la realtà: a breve sarebbe diventato padre di un figlio che già si rendeva presente ancor prima di nascere.

Non era semplice da mandare giù: volente o nolente questo fatto avrebbe inevitabilmente portato ripercussioni sulla sua vita, e su quella del suo equipaggio.

Decidere di portar via Alcyone era un obbligo a cui sentiva di dover adempiere ed era sicuro di aver preso la decisione più giusta.

 

Si giró ad osservare la ragazza stesa al suo fianco.

Il fuoco del desiderio che li aveva portati a stare insieme quelle poche volte si era spento. Era naturale: nessun sentimento profondo lo univa a lei, quel che provava per Alcyone era affetto unito alla tenerezza del suo stato.

Era impossibile non affezionarsi a lei: il cinismo aveva lasciato il posto alla dolcezza nel comportamento della principessa.

Poteva comprendere il motivo che aveva portato Tadashi a perdere la testa per la giovane.

 

Il lenzuolo era scivolato lasciandola scoperta fino alla vita, Harlock la ricoprì, e nel farlo ne sfiorò il grembo.

Avvertì un fremito: evidentemente il bambino si stava muovendo; d’istinto accarezzó la pancia, e come era successo ad Alcyone, venne investito da un sentimento di profonda serenità, tanto da lasciarlo incredulo, ora comprendeva quel che doveva provare lei. Non interruppe il contatto, si stese nuovamente più vicino alla ragazza, con la mano sempre posata sul suo ventre e chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella sensazione di profondo rilassamento e si addormentó con la sensazione di pace più profonda che avesse mai sperimentato.

   
 
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