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Autore: Scribbling_aloud    30/07/2023    0 recensioni
Siete anche voi dell'idea che un ragazzo come il nostro Harry Potter dopo: infanzia con gravi carenze di affetto e tutori abusivi, traumi pesanti in adolescenza con minacce di morte, perdite di affetti rilevanti nel corso della vita, non avrebbe mai potuto avere una vita troppo facile con una famiglia alla mulino bianco e soprattutto una mente equilibrata e serena?! Secondo me PTSD come se non ci fosse un domani. Questa è una trilogia molto poco magica che, in un crescendo, esplorerà la sua mente e la sua vita famigliare con i suoi mille problemi e difficoltà data da tormenti mai risolti, una popolarità cresciuta a dismisura che non lo fa vivere bene, fragili equilibri nelle sue relazioni che si frantumano. Partiamo diciannove anni dopo, esattamente dove ci ha lasciati la Rowling. Il Natale di quell'anno.
ATTENZIONE: comincia molto leggero, quasi frivolo, ma ci tengo a precisare che non è un testo per bambini. Da più o meno metà del primo libro e poi nel terzo, ci sono parecchi punti intensi, violenza e tratta temi delicati. Specie il terzo libro, dove ho raffinato un po' la mia scrittura quindi le immagini sono più vive.
E' una traduzione dall'inglese.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Fuori è già buio, fa ancora molto freddo. Vorrei persuadere James e Albus ad andare alla Tana per la notte ma non penso che ci riuscirò. Hanno a malapena lasciato l’ospedale da quando sono arrivati da Hogwarts.
Arthur è sicuramente da Ginny, e devo esortare almeno lui ad andare a casa. Passa lì tutta la giornata e non gli fa bene.
Ho chiesto a James se gli va di accompagnarmi da Ginny ma si è incupito solamente e non ha risposto. Non è venuto neanche una volta. Mi addolora moltissimo ma capisco e non lo obbligo; non è più un bambino che può essere costretto, ha una sua mente. Quando si sentirà di farlo, sono sicura che verrà. Sono solo spaventata che non si sentirà mai di farlo.
Io vado tutti i giorni anche se il cuore mi si stringe ogni volta, ma Arthur ha bisogno del mio sostegno e voglio che lei sappia che non la abbandoneremo. Anche se non sono sicura che il messaggio le arrivi. Spero di sì.
Trovo Arthur seduto, i suoi occhi spenti. Il mio povero marito… Spera in un miracolo. Siamo circondati da tutti i fiori che ha comprato. I primi sono ormai senza vita e secchi, li rimuovo sotto il suo sguardo afflitto. Mi siedo al suo fianco, e lo stringo più che posso tra le braccia. Ci lasciamo scivolare insieme in lacrime silenziose. Il suo corpo sembra così vecchio e fragile contro il mio, tremante dai singhiozzi, indebolito dal dolore. Come sembra ormai lontano il tempo in cui giovane, fischiettando, preparava il materiale per costruire una camera a Ginny aiutato da Bill e Charlie, il sorriso che aveva mentre gli dava istruzioni, l’affetto quando guardava me e la neonata Ginny contro il mio petto. Eravamo poveri ma felici nel nostro amore.
Voglio tornare a quel momento.
La mia povera bambina, il mio povero tesoro.
 

  
Mi ci è voluto molto tempo per convincere Arthur ad andarsene. Continuava a gettarsi occhiate dietro le spalle, quasi come se si aspettasse un segno.
Ma lei sorride solamente, serena, totalmente all’oscuro delle nostre sofferenze, e dobbiamo abituarci alla nozione che questa è l’unica espressione in cui la vedremo da ora in poi.
Anche se predico bene ma faccio fatica a seguire le mie stesse prediche.
La speranza è difficile da uccidere quando ami una persona.
Alla Tana tutto è tranquillo. Bill è a casa con Fleur, l’ho forzato a prendersi la serata libera. Tra il lavoro a Gringotts e i turni all’ospedale non ha un momento di riposo, povero caro.
Mi è di grande conforto e spero che anche Fleur lo sia per lui. È stato uno shock assistere al momento in cui hanno portato qui Ginny. Lui è stato il primo ad arrivare ed era sul posto quando è successo.
Fleur e Hermione hanno condiviso con me tutte le fatiche senza fermarsi un momento e posso ancora scorgere negli occhi di Hermione l’orrore nel trovarli in quella stanza, il terrore davanti alla paura di essere arrivata troppo tardi.
Lei è quella che lavora più duramente. Harry e Ginny sono sempre stati i suoi due migliori amici.
Lontana dal condannare tutti i suoi sforzi la capisco, ma vuole anche dire che Ron è lasciato a se stesso, e non sta gestendo bene la cosa. È stato un duro colpo per lui.
È chiuso nella sua vecchia stanza praticamente da quando è arrivato. Voleva andare prima da lui ma sono stata così occupata che non sono riuscita a trovare neanche un minuto.
Sta fomentando qualcosa di brutto e sono determinata a esortarlo allo sfogo.
Lo trovo seduto sul letto in una semi oscurità, Hermione è in ospedale, viene qui solo per dormire e qualche volta neanche per quello.
Mi siedo vicino a lui, posandogli affezionatamente una mano sulla gamba.
‘Ci credi che mentre veniva torturata, mi stavo dondolando su un’amaca guardando il mare?’
Dice quasi sovrappensiero guardando altrove. Abbasso il mio sguardo sospirando. Il povero ragazzo stava solo aspettando l’occasione per parlare con qualcuno e mi spiace che abbia dovuto attendere così tanto per averne l’opportunità.
C’erano così tante cose e persone di cui occuparsi. Sembra che nella mia vita ci sia sempre stato qualcosa di più importante che prendermi cura di lui.
‘Non potevi saperlo. Non tormentarti con quest’idea’
Ma è come se non avesse sentito la mia risposta.
‘Ero lì, un edificio più in là, la porta accanto, sonnecchiando’ dice cupo ‘e lei stava venendo torturata da un pazzo’
‘Non è colpa tua’ dico stringendo la presa sulla sua gamba per sottolineare le mie parole. Non voglio che si lasci andare a queste tetre riflessioni.
‘So che non lo è’ dice finalmente guardandomi con quegli occhi blu che hanno la stessa sfumatura di quelli di Arthur.
Al mio aggiungere qualcosa, mi precede ‘Era di Harry’
Rimango così presa alla sprovvista che non so cosa dire per un momento ‘Non è…’ balbetto ma mi interrompe.
‘L’ha lasciata da sola’
E quegli occhi si incupiscono così tanto pur essendo chiari che mi spaventano. C’è una durezza lì dentro che non era presente quando era un bambino, un’amarezza, un’insoddisfazione che cresce con ogni anno che passa. E mi sta preoccupando già da qualche tempo.
‘Ron, stava lavorando, c’era un’evasione in ballo…’ cerco di replicare ma lui sbotta incattivito ‘Non è una scusa! Ginny doveva venire per prima! Non il suo lavoro del cazzo! L’ha lasciata sola! Se fosse stato al suo fianco niente di tutto questo sarebbe accaduto!’
‘Lo stregone era pazzo. Voleva Harry. L’avrebbe attirato in qualche modo. Sarebbe andato dai ragazzi o da Sunrise.’ Dico demotivata e rabbrividisco pensando a noi, con Sunrise qui senza protezione alcuna e cosa sarebbe potuto accadere.
‘Ma vedi?!’ Ron esclama paonazzo, scattando in piedi e dirigendosi verso la finestra ‘E’ colpa sua! In ogni caso sarebbe stata colpa sua! La nostra famiglia ha veramente pagato caro quando ha deciso di frequentarlo! Dovevamo prendere le distanze! Dovevamo capire che avrebbe solo portato problemi!’
‘Questo è ingiusto’ rispondo scandalizzata. Quel povero uomo proprio non se lo merita ‘Harry è sempre stato un buon marito e un bravo padre! Ha sempre messo il benessere di tutti prima del suo e lo sai molto bene’ continuo severa lasciando uscire l’ultima frase con un leggero tono di rimprovero.
Ma la sua irritazione è indomabile ‘Perché lo difendi sempre? Perché tutti lo difendete sempre??’ Dopo tutto quello che ha fatto! Dopo tutto quello che non è riuscito a fare!’ grida arrabbiato.
E penso a quello che mi ha raccontato Hermione quando è arrivata all’ospedale, come Harry, massacrato e distrutto, stava schermando Ginny con il suo corpo, ripenso a quello che mi ha detto la guaritrice, tutti i Crucio che ha subito, e non capisco. Ron era lì, l’ha visto anche lui, l’ha sentito anche lui. Perché non riesce a provare pietà ma solo questo odio fuori luogo?
‘Perché è sempre stato un brav’uomo’ rispondo semplicemente.
‘Sono anche io un brav’uomo, porca miseria!’ urla sbattendo una mano sul davanzale.
Il mio cuore si appesantisce sentendolo pronunciare questa frase che rivela così tanto. Lì, c’è un mondo di significati.
‘Lo so che lo sei.’ Dico facendogli segno di risedersi vicino a me ‘Sei decisamente un brav’uomo’ continuò nel momento in cui si siede, placido dopo lo sfogo, ascoltandomi con un’espressione abbattuta. Prendo la testa di mio figlio baciando la fronte di quest’uomo che per tutta la vita non si è mai sentito abbastanza, sempre comparandosi a tutti quelli intoro a lui e soffrendo nel non riuscire a raggiungere i suoi standard personali. È colpa nostra però. Nessuno di noi è mai riuscito a farlo sentire importante.
E vedendolo qui da solo, avviluppato nel suo malessere sapendo dove Hermione sicuro non è, ho un presentimento di qualcos’altro che probabilmente lo angoscia.
‘Sei anche un buon marito’ dico dolcemente.
Lui scuote la testa che gli cade sul petto, si affloscia su stesso, i capelli che gli coprono il volto ‘Non è vero. Non sono un buon marito’
‘Certo, che lo sei’ dico affettuosamente circondandolo con un braccio.
‘Mamma, se lo fossi mi amerebbe’
E il turbamento è così palpabile che so di aver colpito il segno. Si lascia abbracciare fiaccamente, la sua voce leggermente rotta.
‘Ma sì che ti ama’ dico più per rassicurarlo che per convinzione.
Sentendo le mie parole, alza lo sguardo e lì, dopo l’angoscia, lo vedo indurirsi ‘Sappiamo entrambi che non è vero. E sappiamo anche chi è che ha sempre amato’
Esito sotto quello sguardo intuendone il significato. Vorrei tanto dissuaderlo, dirgli che non è vero e che è lui quello preferito, ma ho sempre insegnato ai miei bambini di non dire bugie e devo seguire lo stesso comportamento. Perché non fa una piega, se lo amasse, sarebbe qui.
‘Lo odio’ dice sottovoce, e poi chiude gli occhi, con così tanta lentezza. Una smorfia prende posto sul suo viso mentre si lascia andare al dolore.
Mi tengo stretto il mio ragazzo cercando di alleviare tutta quella sofferenza.
Gli ultimi traumatizzanti eventi si stanno sfogando in sentimenti incomprensibili. Perché so che non lo odia per niente. Odia solo il fatto che gli ha sempre voluto bene.
E non so perché mi trovo a pensare come, noi, donne, siamo considerate il sesso debole. Non l’ho mai capito a meno che non si parli solo di debolezza fisica perché, in tutta la mia vita, tutte le donne che ho conosciuto, hanno una forza incredibile, coraggio e resistenza che raramente ho trovato negli uomini. Forse sono più forti di noi negli eventi di tutti i giorni ma quando le cose vanno di male in peggio, si aggrappano a noi per essere sostenuti, per essere rassicurati e per essere consolati. Ed è solo grazie a noi che riescono a gestire quello che sembra insopportabile.
E questa verità mi è palese mentre consolo il mio figlio più giovane, mi è palese quando prendo la mano di Arthur, mi è palese quando vedo Bill stringersi Fleur e mi era palese quando guardavo Harry e Ginny insieme.
‘Odio Harry’ Ron ripete singhiozzando ancora tra le mie braccia,
Non so cosa rispondere riflettendo sull’enorme ombra che Harry ha sempre inconsciamente e senza colpa proiettato sul mio ragazzo. Ma poi, mi domando, ha un senso provare tutto questo risentimento ora?

 
Sono in ospedale. Ho convinto Arthur a stare a casa con Ron. Spero che riuscirà a riposarsi un po’. James è come al solito da Sunrise e Albus è con me che scrive una lettera a Rose. È già tornata a Hogwarts da qualche giorno e si scrivono così spesso che Regina comincia ad essere arruffata, Albus la sta sfruttando un po’ troppo. Mi spiace che se ne sia andata. Albus stava decisamente meglio quando lei era qui.
Ora passa tutto il suo tempo o a scrivere, occhi arrossati, o dorme sulla poltrona che gli ho portato, o a fissare il letto, sperando. Hermione, non voleva lasciarla ancora in questo ambiente e l’ha mandata indietro. Hugo passa tutto il suo tempo con Ion alla Tana che è quello meno coinvolto di tutti avendo incontrato Ginny e Harry così poche volte, lontano in un altro paese. Forse è per il meglio, almeno Hugo può distrarsi. So che dovranno tornare molto presto; Charlie mi ha detto può rimanere solo ancora un paio di giorni ed è lo stesso per Ron.
Sembra così impossibile che la situazione possa migliorare in un lasso di tempo così breve…
Guardo il letto sperando di scorgere qualcosa di incoraggiante ma non so neanche io cosa. Qualsiasi cosa. Ma tutto è così immobile che riesco a sentire solo il rumore della penna che gratta il foglio provenire dall’angolo dove Albus sta scrivendo.
Guardo nella sua direzione e vedo chiaramente delle lacrime che gli scorrono sul viso per finire sul foglio. Smette di scrivere e prende della carta assorbente per cercare di eliminarle, ma continuano a cadere rendendo inutile il suo gesto.
Realizzando che lo stavo osservando, fa un mezzo sorriso appoggiandosi allo schienale ‘Ho fatto un casino’ dice ridacchiando e giochicchiando con la penna che ha ancora in mano.
‘Caro…’ dico cercando di tenere i miei occhi asciutti ‘Non importa’
Lui sposta la sua attenzione al letto e sospira.
Il reparto è tranquillo, riesco a sentire solo dei tacchi che ticchettano sul pavimento nel corridoio.
‘Forse oggi…’ azzardo una parola consolatoria.
Lui sorride, asciugandosi gli occhi ‘Forse…’ mormora scrollando le spalle, ma percepisco che è detto senza convinzione, è detto solo per me, per rassicurare me.
In quel momento tutta la nostra attenzione viene catturata dalla porta dove un’improvvisa confusione scoppia, qualcuno sta urlando.
Faccio segno ad Albus di restare, non è la prima volta che succede. Sicuramente qualcuno sta cercando di intrufolarsi nel corridoio.
Prontamente mi dirigo sul posto e vedo una ragazza, bruna e vestita in modo appariscente, che sta cercando di superare Bill, il quale l’ha appena presa per le spalle per impedirle di proseguire.
‘Tieni le tue luride manacce lontane da me, vecchio pervertito o ti denuncio per molestie sessuali!’ lei urla.
Bill, come se toccasse fuoco, la lascia immediatamente ma George, che non si lascia intimidire così facilmente, si intromette per bloccarla ‘Non vai da nessuna parte, tesoro’ dice stancamente.
Siamo tutti così stufi di queste continue intromissioni. Perché la gente non può semplicemente rispettare la nostra situazione e lasciarci in pace?
‘Mollami!’ lei urla agitandosi per liberarsi ‘Ho ogni diritto di essere qui! Sono venuta a fare visita! Sono un’amica!’
‘Sì, già, e io sono il Ministro della magia. Vattene a casa da mamma e papà, vuoi?’
‘Non ho nessuna cazzo di mamma e papà, coglione. Ginny e Harry sono tutto quello che ho!’ lei grida infuriata. E poi, dal nulla, azzanna la mano di George con tutte le sue forze che, emettendo un grido, la lascia subito.
‘Troia!’ sbotta tenendosi la mano mentre lei scatta in avanti.
‘George!’ esclamo scandalizzata.
‘Mi ha morso!!’ lui ritorce riuscendo ad afferrale il polso prima che possa scappare nel corridoio.
‘Non mi interessa! Non permetterò questo genere di linguaggio nella bocca dei miei figli, non importa cosa.’
Mi dirigo verso di loro portando la mia attenzione sulla ragazza.
‘Questo comportamento è inaccettabile, signorina’ la rimprovero ‘Dovresti dimostrare un po’ di rispetto verso la nostra situazione’
‘Voglio solo fare un saluto’ borbotta cupa ‘Sono un’amica’
‘Mi spiace ma non è possibile.’ Rispondo con finalità. Se dovessimo far passare tutti quelli che si dichiarano amici questo posto sarebbe sovraffollato. Non mi fido di nessuno a meno che una prova reale possa essere prodotta. E mi sento sicura nell’affermare che questa ragazza (con decisamente troppo trucco, se posso dire la mia) non ne ha.
‘Sono Regina’ dice però lei mentre mi sto girando per andarmene, e quello mi blocca.
Ginny mi ha parlato di una ragazza che risponde a questo nome, una povera ragazza con un passato molto difficile che ha preso sotto la sua protezione cercandole un lavoro e un posto decente in cui vivere.
La guardo di nuovo più attentamente, sospettosa.
Lei, vedendo la mia esitazione, continua ‘So l’indirizzo di Harry e Ginny’ e abbassando la voce lo rivela correttamente.
George, allibito, la lascia andare.
‘Voglio solo fare un saluto’ ripete.
Rimango senza parole per un momento ma poi vedendola così determinata e, leggendo cosa si nasconde dietro quell’espressione feroce e abbondanza di trucco, il mio cuore si scioglie.
‘Non c’è…’ balbetto, la mia voce rotta e poi schiarendomela, provo di nuovo ‘Se hai letto i giornali, saprai di già che non ha senso fare un saluto, tesoro’ dico questa volta dolcemente ‘ma sono contenta di averti finalmente conosciuta’ le dico stringendola forte ‘Ginny mi ha parlato molto bene di te. Sono sua madre’
Si abbandona al mio abbraccio e, nonostante non sia più chiaramente una bambina, sembra che lo sia nel mondo in cui si lascia stringere. Non deve avere avuto molti abbraccia materni nella sua vita. Ho avuto esattamente la stessa impressione la prima volta che ho abbracciato Harry.
‘Ho letto i giornali. Ma vorrei salutare lo stesso, se non le dispiace’ mormora un po’ più educatamente.
‘Certo, bambina mia’ e prendendola per le spalle la sospingo gentilmente nel corridoio.
Lei si attarda un momento guardandosi alle spalle verso George e Bill ‘Scusa per la minaccia, e per il morso’ dice seria.
‘E’ ok’ George dice in una smorfia massaggiandosi la mano ‘Scusami per averti dato della troia’
‘George!’ urlo in un avvertimento al quale sia Bill che George ridacchiano riprendendo le loro postazioni.
Ci dirigiamo verso la camera ed entrando vedo Albus trasalire ‘Regina!’ esclama scattando in piedi.
Ma lei gli getta solo una breve occhiata, il suo sguardo catturato da letto.
Quella vista la pietrifica e un torrente di lacrime le traccia due righe nere di mascara sulle guance. Prendo un fazzoletto dal tavolo per tamponarle affettuosamente. Lei mi ringrazia in un piagnucolio e la spingo dolcemente in avanti facendola sedere sulla sedia che stavo occupando io solo momenti prima. Si lascia condurre mansuetamente e una volta lì prende la mano inerte che è appoggiata sul lenzuolo bianco.
Quella mano è stata stretta da così tante persone da quando siamo qui. Ho trovato Hermione dormire su questa esatta sedia, la testa appoggiata sul bordo del letto, una mano nell’altra solo questa mattina. La stringo sempre anche io.
‘Ci sono possibilità che…?’ chiede senza spostare il suo sguardo dal letto.
‘Non tante’ dico onestamente ‘E ogni giorno che passa le assottiglia’
Lei annuisce impercettibilmente.
Albus la osserva per un po’ tornando poi alla sua lettera mentre io mi siedo un po’ più in là per darle un po’ di privacy.
Lei avvicina la sedia e, appoggiando la testa sul cuscino rialzato, la vedo sussurrare qualcosa in quell’orecchio. Mi domando se riesce a carpire qualche suono. Tutti ci abbiamo provato. Abbiamo chiesto, abbiamo supplicato, abbiamo semplicemente chiacchierato ma nessuna delle nostre parole ha sortito alcun effetto. Osservo con una lieve curiosità, una tenue speranza. Forse il suono della sua voce riuscirà in quello in cui noi abbiamo fallito.
Ma non sembra essere così. Non c’è movimento, nessuna reazione.
Oh Harry, per favore, svegliati!
 
 

N.d.a. Mi è stato fatto notare che forse dovrei mettere un warning su questa storia. Cosa a cui ho provveduto nella descrizione inziale. Per quelli che però la stanno già leggendo ne approfitto ora.
Come ben saprete oramai, la presente è una storia per ADULTI. Tratta argomenti delicati, c'è parecchia violenza e del sesso. Specie partendo da questo momento avremo occasionali capitoli intensi ed espliciti. La storia assumerà tratti tetri e angosciosi. Vi prego di tenerne conto.
   
 
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