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Autore: Ikki_the_crow    31/07/2023    0 recensioni
SERIE MOMENTANEAMENTE IN IATO: in quanto basata su una campagna in corso, devo aspettare che gli eventi procedano prima di andare avanti...
Momenti di vita quotidiana di alcuni avventurieri, quando non sono impegnati a salvare il mondo o esplorare dungeon. A volte le avventure più emozionanti sono quelle che vivi tutti i giorni...
0) Istantanea n.0: come tutto ebbe inizio.
1) Istantanea n.1: una serata in accampamento, per iniziare a conoscerci meglio.
2) Istantanea n.2: anche i più duri dei duri hanno bisogno di qualcuno (in collaborazione con The_Red_Goliath)
3) Istantanea n.3: alcune ferite iniziano a guarire
4) Istantanea n.4: un’uscita tra amiche. O forse no.
5) Istantanea n.5: la conclusione di una giornata memorabile.
6) Istantanea n.6: un arrivederci che suona quasi come un addio.
7) Istantanea n.7: una splendida giornata e una terribile nottata.
Genere: Fantasy, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ISTANTANEE DI VIAGGIO 7
In cui una serata romantica viene interrotta, un guardiano viene aggirato e qualcuno muove i primi passi.

12-11-1373. Sera. Helgabal, Damara.
 
La porta della stanza si aprì di colpo, e un’ombra scivolò all’interno, si appoggiò all’uscio e lo serrò di nuovo con un paio di giri di chiave. Quindi, Fianna schioccò le dita: una serie di sfere luminose presero vita all’interno di contenitori di vetro inchiodati ai muri, illuminando la sala in cui si trovavano. Era una camera semplice ma comoda, con una grossa libreria ad arco stracolma di tomi ad occupare un’intera parete e un ampio letto infilato nell’apertura al di sotto. Un folto tappeto ricopriva quasi interamente il pavimento, con l’eccezione dell’area di fronte al caminetto, in quel momento spento. C’erano alcuni cassetti sotto il letto, che probabilmente contenevano vestiti e biancheria, e una cassapanca di legno massiccio in un angolo accanto ad uno scrittoio ingombro di carte. Un tavolo di legno rozzamente sagomato con due sgabelli completavano il quadro.
Accanto a Fianna, Daisy comparve apparentemente dal nulla, sollevò la testa e si guardò intorno, il fiato corto ed un sorriso sulle labbra. Le regole del complesso erano chiare: non si potevano avere ospiti in camera, pena una multa. La maga aveva lanciato un incantesimo di Invisibilità sulla compagna in modo che potesse scivolare all’interno con discrezione, ma il guardiano di notte che avevano superato all’ingresso doveva aver subodorato qualcosa, perché aveva lanciato uno sguardo strano a Fianna, l’aveva fermata per domandarle qualcosa e poi aveva iniziato a precederla su per le scale con la scusa di fare un giro di pattuglia. La maga si era mostrata tranquilla e cordiale, ma il suo nervosismo e le occhiate furtive che ogni tanto lanciava in giro dovevano aver insospettito l’uomo, perché non l’aveva persa di vista fino a quando la porta non si era richiusa dietro di lei.
“C’è mancato poco,” sospirò Daisy. “L’incantesimo stava per terminare.” Si sfilò rapidamente gli stivali da viaggio, restando con le calze pesanti che indossava al di sotto: non voleva rischiare di macchiare il tappeto di fango o terra.
“Già. Che sfortuna, proprio il vecchio Jeoffrey doveva essere di turno stasera. Ti giuro, a volte mi sembra che quell’uomo abbia il fiuto di un segugio.” Fianna si avvicinò alla finestra che occupava la parete accanto al camino e tirò le pesanti tende. Non era ancora arrivato l’inverno, ma l’aria notturna in quella zona era già frizzante.
A poca distanza, Daisy appoggiò il proprio zaino sopra la cassapanca muovendosi come se avesse paura di rompere qualcosa. Per puro caso, lo sguardo le cadde sullo scrittoio: in una scatola di legno senza coperchio, erano riposte in ordine una pila di buste aperte dall’aria familiare, ciascuna con dentro un piccolo plico di fogli di carta.
“Ehi, ma queste sono le mie lettere!” rise. “Hai conservato anche le buste?”
Fianna le rivolse uno sguardo divertito.
“Certamente! Me le hai mandate tu, sono ricordi preziosi.”
Con un paio di falcate, Daisy attraversò la stanza per abbracciare l’altra.
“L’ho fatto anche io. Sono in un raccoglitore nel cassetto del mio tavolo da lavoro,” confessò. L’altra rise contro il suo petto, per poi sollevarsi in punta di piedi e appoggiarle un bacio sulla guancia. Sospirò, lasciando sfuggire un lungo soffio d’aria dai polmoni.
“Sono felice che tu sia qui, Daisy.”
“Sono felice anche io.”
 
Daisy era arrivata quella mattina a Helgabal. Aveva usato una pergamena di Teletrasporto senza errore per comparire di fronte al tempio di Illmater, un luogo di culto abbastanza famoso da poterne recuperare delle immagini in qualche libro alla biblioteca di Silverymoon. La ragazza era tornata da un paio di giorni dalla spedizione alla Grande Foresta, e dopo aver passato al setaccio tutte le lettere che Fianna le aveva spedito nelle settimane precedenti, aveva deciso di buttarsi. Così si era fatta prestare da Lilhara la tiara con Inviare e aveva mandato un semplice messaggio alla maga.
Ciao Fianna, sono Daisy. Ho un paio di giorni liberi, e pensavo di venirti a trovare. Ti andrebbe di passare un po’ di tempo insieme?
La risposta non si era fatta aspettare: la maga aveva accettato entusiasticamente e le aveva dato appuntamento alla fontana di fronte al tempio. Esattamente quindici secondi dopo che Daisy era apparsa nella piazza, Fianna le era saltata addosso, l’aveva abbracciata e le aveva stampato un bacio direttamente sulle labbra. Il resto, come si suol dire, era Storia.
La giornata era stata un turbinio: Fianna aveva voluto far vedere a Daisy quanto più possibile della città, e la ragazza dalla pelle scura si era lanciata anima e corpo nell’esplorazione. Dal palazzo della gilda dei mercanti, al vecchio Palazzo Reale ora in disuso (la capitale era stata spostata a Bloodstone Village una quindicina d’anni prima, le aveva spiegato Fianna), alla residenza del governatore, allo stesso Tempio di Illmater: la maga aveva preparato un giro esaustivo dei punti salienti della città, e le due non si erano fermate un attimo. Daisy aveva fatto un sacco di domande sull’architettura della zona, preso una montagna di appunti e utilizzato il proprio cartografo portatile per creare una lunga serie di riproduzioni a china di tutti i monumenti che avevano visitato. Dopo aver pranzato con un sacchetto di caldarroste a testa comprate in una delle tante bancarelle che affollavano le vie del centro, le due si erano concesse una cena abbondante in una locanda; al momento di cercare una sistemazione per la notte, però, Fianna aveva proposto che Daisy si fermasse a dormire da lei. Una sfumatura rossastra era sbocciata sulle guance di entrambe le ragazze: nessuna delle due aveva una grande esperienza in materia, ma le implicazioni di quella domanda erano abbastanza chiare. Nonostante il momento di imbarazzo, però, Daisy aveva accettato volentieri.
Perché negarlo? si era chiesta. Non è che non ci abbia pensato, in queste ultime settimane. O non abbia fatto un paio di sogni piuttosto… diretti sull’argomento.
Eppure, c’era qualcosa che la preoccupava.
 
“Posso girarmi?”
Al suono affermativo di Fianna, Daisy si voltò lentamente. L’abitazione della maga era composta da un unico stanzone, quindi le due avevano dovuto cambiarsi nella stessa stanza. La maga aveva assicurato che non era un problema, ma Daisy si era comunque voltata verso il muro mentre l’altra si sfilava i vestiti della giornata e si preparava per la notte. Immaginava che l’altra avesse fatto lo stesso quando si era cambiata lei, ma non aveva insistito più di tanto sull’argomento: per tutto il tempo, però, il pensiero che Fianna fosse nella stessa stanza le aveva causato un forte batticuore e le aveva fatto avvampare le guance. Nessuna delle due sensazioni era particolarmente spiacevole.
Fianna aveva già spento tutti i globi luminosi con l’eccezione di uno soltanto, esattamente sopra lo scrittoio, e si era infilata sotto le coperte; Daisy si sfilò la giacca da camera che la maga le aveva prestato per non prendere freddo, appoggiò i propri occhiali sul tavolo insieme al resto dei vestiti e la raggiunse.
Dopo parecchi giorni passati a dormire in un sacco a pelo in compagnia di una mezza dozzina di avventurieri russanti e un lupo grosso come un cavallo di piccola taglia, sarebbe stato un sollievo riposare in un letto vero e senza essere quasi completamente vestiti. Aveva deciso di portarsi una maglia leggera e un paio di vecchi pantaloni, in modo da poter essere comoda; non credeva fosse necessario indossare nulla di più pesante per la notte, e non si era sbagliata. Oltretutto, la coperta che Fianna aveva sul letto era piuttosto pesante. Quando la scostò per infilarcisi sotto, notò che l’altra aveva addosso una semplice camicia da notte. Il nervosismo che era quasi riuscita a scacciare ritornò all’istante.
Non appena Daisy si fu accomodata, Fianna spense l’ultimo globo luminoso. Dalla finestra entrava solo una luminosità leggera, appena sufficiente a delineare i contorni della mobilia. Daisy non aveva problemi a vedere al buio, gli occhi sensibili erano stati un dono di suo padre, ma non aveva ancora confessato a Fianna di essere una dhampir, una mezza vampira. Così, si limitò a chiudere gli occhi e a farsi più vicina all’altra, cercandola a tentoni fino a che non le avvolse le braccia intorno alla vita. Le poggiò un bacio leggero sulla guancia.
“Buona notte, Fianna,” mormorò. “E grazie ancora per oggi.”
Fianna non rispose subito; muovendosi in maniera un po’ goffa sotto la coperta, si girò fino a trovarsi di fronte a Daisy e le appoggiò le labbra sulla bocca con delicatezza.
“Grazie a te per essere qui,” bisbigliò dopo qualche secondo, prima di baciarla di nuovo.
Nonostante la giornata intensa, nessuna delle due ragazze sembrava ancora pronta ad addormentarsi. Nel giro di qualche minuto, i baci divennero sempre più appassionati. Ad un certo punto, senza sapere bene come ci fosse finita, Daisy si accorse di essere sdraiata per metà sopra l’altra, il fiato rotto e le mani appoggiate ai lati del petto di Fianna. Aprì gli occhi: nel buio, poté vedere che l’altra la stava fissando pur senza vederla. Aveva un’espressione strana in viso, il respiro corto e ansimante. La stava stringendo a sé con entrambe le braccia.
“Se vuoi possiamo fermarci,” mormorò. Sotto di lei, Fianna scosse la testa.
Con attenzione, la maga la tirò di nuovo a sé. Muovendosi secondo istinti di cui non voleva conoscere l’origine, Daisy iniziò a baciarle delicatamente il collo, per poi mordicchiarla con delicatezza appena sopra la clavicola. Sentì Fianna irrigidirsi per un attimo, e un gemito leggero sfuggirle dalle labbra quando le passò la lingua sulla pelle.
Le mani della maga le si infilarono sotto la maglietta. Daisy non aveva esattamente un seno florido, nessuno nella sua famiglia era mai stato particolarmente formoso, ma a Fianna non pareva importare: senza esitare, le passò i palmi sui seni e poi iniziò a massaggiarli delicatamente con i pollici, spedendole brividi lungo tutta la schiena.
Con l’idea di fare lo stesso, Daisy lasciò scivolare le dita sotto il tessuto della camicia da notte dell’altra. Quando le sfiorò i seni, però, si accorse che Fianna si era irrigidita. Il suo respiro era rapido, superficiale, e i brividi che sentiva sotto le dita non erano di piacere.
La ragazza dalla pelle scura si bloccò.
“Fianna. Va tutto –”
Non riuscì a finire la frase. La maga si sollevò sui gomiti e la zittì con un bacio, per poi gettarsi di nuovo su di lei. Le sfilò la maglietta, in modo da poter muovere meglio le braccia, e riprese a baciarle ed accarezzarle il petto. Daisy, in ginocchio sul letto, si lasciò sfuggire un gemito; prima che il suo corpo prendesse del tutto il sopravvento, però, si costrinse a reagire.
“Fianna.” Con decisione, Daisy appoggiò le mani sulle spalle della maga e la costrinse a tirarsi indietro. Una persona normale non avrebbe visto nulla nel buio, ma agli occhi di Daisy non sfuggì il fatto che l’altra si stava mordendo le labbra fin quasi a farle sanguinare.
“Tu non vuoi questo.”
Quella di Daisy non era una domanda, ma Fianna rispose lo stesso: “Certo che voglio. Perché non dovrei?” La sua voce tremava leggermente. Forse per l’eccitazione. O forse no.
“Non vuoi farlo,” ripeté Daisy, questa volta con tono più deciso man mano che riprendeva il controllo. “Queste cose dovrebbero farti sentire bene, e tu non stai bene. Per nulla.”
“Certo che sto bene,” protestò l’altra. “Sono con te, stiamo per fare… per fare…”
La voce le si spezzò. Fu come se una diga fosse crollata di colpo, e Fianna iniziò a piangere. Senza dire una parola, Daisy la abbracciò con delicatezza e lasciò che si sfogasse. Sentiva le lacrime che le bagnavano il petto nudo, ma in quel momento aveva altro a cui pensare.
“Voglio solo dimenticare,” mormorò Fianna, dopo quella che parve un’eternità e un istante al tempo stesso. “Voglio solo togliermi dalla testa quello che è successo. Prima mi piaceva… fare certe cose…” Ora pareva imbarazzata. “Ho avuto un fidanzato, quando ancora studiavo. Un altro mago, un Evocatore. Era… bravo, mi faceva sentire…”
Lasciò sfumare la frase e ricominciò a tremare. “Ma ora ogni volta che penso a quelle cose mi viene in mente solo quello che è successo sul ghiacciaio. Non posso togliermelo dalla testa. Mi sentivo così… impotente, come se fossi un oggetto…”
Daisy la strinse ancora più forte. “Non ti preoccupare,” mormorò.
“Volevo solo avere dei bei ricordi. Qualcosa che mi ricordasse che… fare certe cose… può essere bello, e dolce, e piacevole… Ma continuo a pensare a quei momenti, e non riesco a…”
“Non devi.” Daisy fece di tutto per far suonare la propria voce calma e rilassante. Forse ci riuscì, perché i tremori di Fianna parvero quietarsi un poco. “Passerà. Con il tempo. E con l’aiuto di qualcuno. Ma non devi sforzarti: fare tutto di corsa, cercare di gettarsi tutto alle spalle… Datti tempo.”
Fianna sollevò la testa. Anche se non vedeva nulla nel buio, guardò dritto negli occhi di Daisy. “E tu? Tu non vuoi… farlo con me?”
“Certo che voglio. Ma voglio che tu stia bene, che ti goda tutto quanto. E fino a quando non sarai pronta, non andrò più in là di questo.” Le sfiorò le labbra con un bacio. “Non c’è bisogno che tu ti sforzi per me. Fare… certe cose non è il motivo per cui voglio stare con te.”
Con delicatezza, fece sdraiare di nuovo Fianna e tirò la coperta fino ad avvolgerle entrambe. Non sapeva dove fosse finita la propria maglia, e non aveva intenzione di mettersi a cercarla in quel momento. Fianna parve rifugiarsi tra le sue braccia, farsi piccola piccola. Non aveva ancora smesso di tremare, ma a Daisy sembrava che la situazione fosse un po’ migliorata.
“Allora,” iniziò per distrarla. “Raccontami un po’. Dove hai studiato magia?”
Fianna tirò su col naso un paio di volte. Poi, con un filo di voce, iniziò a parlare di quando era più giovane e la sua famiglia aveva deciso che la loro secondogenita avrebbe fatto meglio a trovarsi un buon partito per non essere costretti a frazionare quei pochi possedimenti lungo l’Icelace River che ancora erano rimasti loro, e l’aveva spedita a farsi valutare presso il mago di corte del barone BelMaris.
“Per fortuna che quel vecchio ha trovato una scintilla di magia in me, o sarei stata costretta a sposare un qualche nobile di mezza tacca mentre mio fratello mandava a rotoli le nostre segherie.” Fianna sorrise. “Così almeno posso ancora dire la mia sugli affari di famiglia.”
Nessuna delle due seppe dire esattamente quando il sonno arrivò. Sicuramente, però, fu un sonno pacifico. Per una volta.
 
Il mattino seguente di buon’ora, Daisy era seduta sul letto che stava rivoltando la propria maglia prima di rinfilarsela quando una mano le sfiorò la schiena.
“Mmmmh.”
“Buongiorno anche a te.” La ragazza dalla pelle scura si voltò e sorrise. “Non volevo disturbarti, scusa.”
“Che ore sono?” Fianna bofonchiò. Aveva gli occhi ancora chiusi, ed era sdraiata sul letto con le braccia aperte. Anche quando riposava serenamente, tendeva a muoversi parecchio.
“Presto. Scusa, la nonna mi ha abituata ad alzarmi all’alba.” Daisy si piegò all’indietro e diede un bacio sulla fronte dell’altra. “Continua pure a dormire, io sistemo un paio di cose e preparo la colazione.”
Sempre tenendo gli occhi chiusi, Fianna scosse la testa. Bofonchiò ancora qualcosa, si sollevò seduta sul letto e si appoggiò alla schiena di Daisy, avvolgendole le braccia intorno alla vita.
“Resta un po’ a letto. Non abbiamo fretta,” borbottò. “Niente impegni. Ho lasciato la giornata libera. Possiamo stare abbracciate ancora per un po’.”
Le labbra e i capelli della maga solleticavano la schiena nuda di Daisy, lanciandole brividi per tutto il corpo. Il fatto che un braccio dell’altra le si fosse piazzato sui seni non aiutava.
“Potrebbe essere rischioso restare a letto.” Daisy tentò di scherzare. “Potremmo riaddormentarci e perderci la mattinata.”
Contro la sua schiena, Fianna scosse la testa.
“Tranquilla, adesso mi sveglio. Voglio solo stare ancora un po’ con te.”
“Abbiamo tutto il giorno, non ti preoccupare. Ho detto alla professoressa che sarei stata di ritorno non prima del tramonto.”
La ragazza dalla pelle scura sentì la pressione sulla schiena allentarsi e le braccia dell’altra scivolare via. Per un attimo ci rimase male: non le dispiaceva la sensazione.
Ci furono un fruscio e qualche vibrazione mentre Fianna si muoveva sul letto, poi la pressione tornò. Però la sensazione era diversa. Daisy poteva sentire della pelle nuda contro la schiena; si irrigidì, mentre le braccia di Fianna le si riavvolgevano intorno alla vita.
“Fianna, cosa stai –”
“Sshh.” La maga le sfiorò la base del collo con le labbra. “Non voglio fare nulla. Lasciami solo restare un attimo così. Non girarti.”
Daisy sospirò, poi appoggiò le mani su quelle della maga.
“Piccoli passi, Fi. Certe cose non possono essere affrettate. Le piante hanno bisogno di tempo e cure per crescere, le ferite per guarire. La nonna me lo diceva sempre quando ero piccola.”
“Lo so.” Daisy poté sentire l’altra che annuiva, prima di appoggiarle la testa sulla spalla. “Però è piacevole, stare così. Non sei d’accordo?”
“Molto.” Daisy girò il viso fino a che non riuscì a raggiungere la guancia dell’altra con un bacio. Per qualche minuto, nessuno parlò.
“Mi aspetterai, vero?” domandò la maga. Sembrava aver paura della risposta.
Contravvenendo a quanto l’altra aveva detto, Daisy si girò all’indietro per poter guardare Fianna negli occhi. Era la prima volta che vedeva l’altra nuda, ma in quel momento non ci fece neppure caso. D’accordo, forse giusto un pochino.
“Tutto il tempo che servirà,” dichiarò con sicurezza. “E se potrò aiutarti in qualche modo – qualsiasi modo – lo farò senza pensarci due volte.”
Le prese il viso tra le mani e la baciò con dolcezza. Fianna ebbe un attimo di esitazione, poi le avvolse le braccia intorno al collo e si strinse di più a lei, premendosi contro il suo petto.
Piccoli passi.
   
 
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