Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Im_notsupposedtobehere    01/08/2023    1 recensioni
Reiner e Leda erano cresciuti insieme nel quartiere d'internamento di Liberio.
Due bambini costretti a diventare adulti presto e a separasi a causa degli orrori di una guerra senza fine.
Dopo cinque anni in missione finalmente Reiner rientra in patria acclamato da tutti: l'eroe, lo Scudo di Marley, il gigante Corazzato ma Leda aspettava semplicemente il ritorno del suo amico.
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“Tutto quello che riuscivo a pensare era che Marley guadagnava il suo Scudo ed io perdevo il mio migliore amico.
Tu credevi che ti servisse essere qualcun altro per farti amare dal prossimo ma per me è sempre bastato che tu fossi te stesso. “
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pieck, Porco Galliard, Reiner Braun, Zeke Jaeger
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Un'altra giornata era volta al termine, il sole stava lasciando spazio alle ombre della sera che si allungavano nelle strade indaffarate di Liberio, mentre le prime luci nelle case stavano iniziando ad accendersi, illuminando di flebile bagliore i vicoli circostanti. Leda stava tornando a casa, finalmente, permettendo al suo corpo di abbandonarsi alla stanchezza che aveva accumulato durante la giornata e desiderando nient'altro che riposare, quando s'imbatté nel gruppo dei cadetti che parlavano animatamente tra di loro.

Gabi, Falco e gli altri sembravano davvero eccitati, mentre confabulavano seduti davanti l'uscio della casa dei Braun.
<< Leda!! >> Gabi le corse incontro gettandole le braccia al collo. La cuginetta di Reiner non mancava mai di mostrare il suo entusiasmo ogni qualvolta che potesse; soprattutto attorno a Leda che, negli anni in cui Reiner era stato in missione a Paradis, era diventata per lei come una vera e propria sorella maggiore.

La bambina aveva appena tre o quattro anni quando Reiner lasciò Liberio per recarsi in missione, e dal giorno della sua partenza, Leda l'aveva sorpresa spesso a gironzolare attorno alla sua casa, dove tante volte l'aveva vista in compagnia dell'adorato cugino. Quasi come un gattino smarrito, si era avvicinata con cautela a lei probabilmente sperando di trovare nella loro vicina di casa qualcuno che, come lei sentisse la mancanza di Reiner e potesse riempire il vuoto che la sua assenza aveva lasciato. Sulle prime, Leda era infastidita dalla continua presenza di Gabi anche perché sapeva bene che i Braun, o meglio Karina, la madre di Reiner, nello specifico, non la vedessero di buon occhio ma, successivamente, aveva iniziato a trovare la compagnia della bambina, tollerabile...alle volte anche piacevole. Finì così per sostituire, anche se solo marginalmente, la figura di Reiner nel ruolo di "punto di riferimento" per Gabi e lentamente, addirittura, Leda e Karina grazie alle continue richieste della bambina di passare più tempo con la ragazza, erano riuscite ad appianare le loro divergenze tanto che Leda in casa Braun era considerata come una sorta di figlia acquisita.

<< Hai sentito, la notizia? >> le chiese Gabi afferrandole un braccio e trascinandola verso gli altri cadetti << Prima della partenza delle truppe verrà esteso il coprifuoco nel quartiere d'internamento e permetteranno a tutte le reclute, e anche ai Guerrieri, di tornare a casa! >>
Leda guardò istintivamente nella direzione di Falco, che annuì sorridendo chiaramente felice all'idea di poter rivedere suo fratello Colt dopo molti giorni di assenza.

<< Dove hai sentito questa informazione, Gabi? Non c'è stato nessun comunicato ufficiale, ancora... >> Chiese Leda, cercando di ricordare se il dott. Croix avesse accennato a qualcosa del genere nelle ultime ore prima di congedarla, ma non le veniva assolutamente in mente nulla che potesse essere ricollegato ad un'informazione simile.
<< Gabi e Falco hanno sentito Magath riferirlo al nostro istruttore. >> Udo si inserì nella conversazione << Ma non siamo sicuri che abbiano capito bene..>>
<< Visto, Gabi? Anche la signorina Krause è perplessa e non ne sa nulla, ti sarai sbagliata! >> aggiunse Zofia con tono seccato, guardando in direzione di Gabi incrociando le braccia.

La ragazzina castana, sbattè un piede a terra e protestò con veemenza:
<< So bene cosa ho sentito e poi c'era anche Falco! Diglielo, Falco, di' a Zofia che ho ragione! >>
Il biondino si grattò la nuca imbarazzato cercando di fare esattamente quello che Gabi gli aveva chiesto ma la ragazzina continuava a parlargli sopra incessantemente.

Leda osservava la scena trattenendo il sorriso; guardare quei quattro bambini era come assistere a dei ricordi d'infanzia che le sfilavano davanti. Gli anni dell'addestramento, quando ombre come quella del recupero della Coordinata o della guerra non si erano ancora allungate su di loro. Rivedeva Annie e Berthold in Zofia e Udo, così come qualcosa di Gabi e Falco le ricordava il rapporto che c'era tra lei e Reiner. Forse era per le caratteristiche fisiche, o forse perché, esattamente come quando erano bambini, dove c'era uno dei due c'era anche l'altro.

<< Ragazzi, ve lo giuro! >> Insistette Gabi << Magath ha detto: "abbiamo dimezzato le razioni e le scorte, diamo loro qualche giorno di tregua o rischiamo una rivolta dei soldati nel primo mese di operazioni". >>

Alle orecchie di Leda la spiegazione della bambina sembrava essere sensata, eppure, non voleva farsi troppe speranze, essere trattati con accortezza ed empatia, come comuni esseri umani, era un lusso che Marley non concedeva a chi fosse di sangue Eldiano, inoltre, permettere alle truppe di rilassarsi e perdere concentrazione prima della partenza non le sembrava la più accorta delle strategie. Tuttavia, non voleva distruggere l'emozione dei quattro ragazzi.

<< Sembra proprio qualcosa che potrebbe uscire dalla bocca di Magath. >> Rispose l'infermiera posando la mano sulla testa di Gabi e scompigliandole la folta capigliatura castana << Scommetto anche che l'idea sarà partita dal capitano Jaeger! >>

Gabi, sentendo Leda darle manforte, si gonfiò di orgoglio, fece un ghigno di vittoria in direzione di Udo e Zofia che scrollarono le spalle rassegnati, schernendola a smorfie di rimando. Quando la bambina smise, finalmente, di scambiarsi boccacce con gli altri bloccò la mano di Leda ancora posata sulla sua testa e si voltò verso di lei.

<< Resti a cena da noi, Leda? Per favore! >> chiese infine con voce cantilenante. << Ti prego, zia Karina sicuramente sarà d'accordo! >>
<< Gabi, magari un'altra volta? Tra poco scatterà il coprifuoco, non vorrei mettere Karina in difficoltà...>> tentò di protestare educatamente Leda, sapeva che la bambina aveva bisogno di compagnia e attenzioni e avrebbe davvero voluto accontentarla, ma per quella sera il suo unico programma era far sprofondare la testa sul cuscino e provare a dormire almeno per una notte intera.
<< Dai ti scongiuro! >> Piagnucolò Gabi << Quando scatta il coprifuoco puoi restare a dormire con me o in camera di Reiner! >>

Ormai la bambina era completamente focalizzata sull'ottenere un sì da Leda che, dal canto suo, sapeva bene che quando Gabi si impuntava su qualcosa, difficilmente avrebbe desistito prima di aver ottenuto quello che desiderava. L'infermiera provò a declinare a parole, provò ad isolarsi mentalmente riducendo i contini "ti prego" di Gabi a un rumore di sottofondo ma, alla fine si dichiarò sconfitta:
<< Va bene, va bene! Ma solo se non è un problema per Karina, intesi? >>
Gabi non diede a Leda neanche il tempo di lisciarsi le pieghe della gonna, che la trascinò in casa congedandosi frettolosamente dagli altri cadetti.

La casa dei Braun, nonostante la cittadinanza onoraria avesse elevato il loro status sociale, non era diversa da tutte le altre case del quartiere d'internamento, era umile e modesta, piccola, antiquata ma confortevole e ben curata. Karina e sua cognata tenevano impeccabilmente tutto quanto in perfetto ordine, nulla era mai fuori posto, tanto che Leda spesso si sentiva a disagio anche solo a spostare una sedia per sedersi. Con il passare degli anni aveva capito che il bisogno di Karina di mantenere sempre la sua casa in condizioni perfette, nasceva da quel distorto senso di vergogna che provava dopo che il padre di Reiner l'aveva rifiutata definitivamente e lentamente, dopo aver compreso questo aspetto del carattere della donna, il disagio che provava e che la faceva restare immobile al centro della stanza ogni volta, si sostituì con il desiderio di poter essere di conforto per quella donna che non avrebbe mai potuto avere ciò che desiderava realmente.

La stanza dove erano soliti riunirsi per cena era semplice e accogliente, situata vicino alla cucina, dove Karina stava già armeggiando per la cena.
<< Zia! >> La chiamò Gabi trascinando Leda per mano << Leda può restare a cena da noi stasera? Ti prego! >>
Karina si voltò sorridente in direzione di sua nipote, annuendo con cortesia, poi si rivolse a Leda:
<< Leda, che bello rivederti, stai lavorando sodo eh? Ho saputo che partirai anche tu con le truppe di terra, che onore deve essere per te, potrai affiancare e soccorrere la divisione panzer assieme a Pieck, proprio come se avessi finito anche tu l'addestramento per diventare un Guerriero! >>
Leda ignorò la punta di malizia nel commento di Karina e con una lieve scrollata di spalle si limitò a rispondere:
<< Sì, tutta la caserma è in fermento. Non c'è un solo reparto che non sia coinvolto nel pianificare al meglio le operazioni. Ma, come sempre sono i Guerrieri quelli con il carico maggiore. Siamo davvero fortunati ad averli con noi. >> Ripetè diligentemente, come ci si sarebbe aspettato da una brava ragazza eldiana.

<< Ad ogni modo, Karina, non vorrei esserle di disturbo...Gabi ha insistito molto ma..>>
<< No, no, nessun disturbo cara! >> Karina tagliò corto la conversazione e con essa anche le possibilità di liberarsi di Leda. << E poi...la signora Grice mi ha riferito di una cosa che ha visto Falco qualche tempo fa...e vorrei parlartene! >>

"La signora Grice?" Ripeté mentalmente Leda mentre Karina le metteva in mano un cestino pieno di pane da portare in tavola.

L'atmosfera quella sera sembrava meno rilassata del solito, nonostante non fosse la prima volta che la ragazza cenasse con i Braun, Leda si sentiva come un'estranea che per la prima volta si fosse seduta a quel tavolo. Fortunatamente Gabi, al posto accanto al suo, portava avanti la conversazione raccontando vivacemente di come stesse andando il suo addestramento.
<< E poi, l'altro giorno ho ripetuto i test per l'esercitazione di tiro e sono andata meglio di Zofia! >> esultò la ragazzina, girando la testa per guardare i suoi genitori seduti dall'altro lato del tavolo, con espressione gioviale ed orgogliosa << Tutto merito dei consigli che mi ha dato Leda, è davvero un peccato che tu abbia lasciato l'unità dei cadetti per entrare nel team medico...Saresti stata perfetta per ereditare il Femmina o addirittura il Bestia, dopo Leonhard e Zeke secondo me! >>
Gli occhi di Karina si piantarono su Leda non appena Gabi pronunciò quelle parole, la ragazza sentiva lo sguardo deluso della donna fisso su di lei mentre cercava il modo migliore per rispondere e possibilmente sviare il discorso:
<< Probabilmente hai ragione Gabi >> Disse infine, dando una leggera gomitata scherzosa alla bambina << Ma se non avessi fatto richiesta per entrare nelle forze mediche, chi avrebbe badato a te e Falco fintanto che non avreste finito il vostro addestramento? >>

Gabi ridacchiò e la risposta sembrò soddisfare anche Karina che sorrise, mutando completamente la sua espressione dalla delusione alla comprensione; la donna rimase in silenzio per qualche minuto, assorta nei suoi pensieri e poi riprese a parlare, interrompendo il fiume di parole della nipote:

<< A proposito di Falco... >>

Leda deglutì trasalendo, preoccupata all'idea che Falco avesse in qualche modo scoperto che lei e Zeke avevano contraffatto i test di Colt per ritardare l'assimilazione del gigante di Reiner; con mano incerta prese il bicchiere davanti a sé portandolo alle labbra.

<< La signora Grice mi ha detto che Falco ha sorpreso te e mio figlio nel magazzino dell'infermeria qualche settimana fa...povero bambino, aveva paura di aver buttato mesi di addestramento, Reiner sembrava così seccato dell'interruzione... >>

Leda ricollegando a quale episodio si stesse riferendo Karina, strabuzzò gli occhi quasi strozzandosi con l'acqua che stava bevendo;
<< Nel..magazzino, eh? >> ridacchiò nervosamente la ragazza cercando di fingere di non avere idea di cosa si stesse parlando.

<< Perché Reiner e Leda erano da soli nel magazzino delle medicine? >> chiese Gabi con espressione incuriosita, contribuendo inconsapevolmente ad aumentare l'imbarazzo di Leda che, intanto, stava cercando di ricordarsi se avesse mai letto nei suoi libri di medicina se ci fossero mai stati casi di "morte per vergogna".

Probabilmente lei sarebbe stato il primo caso clinico mai appurato.

<< Reiner è un Guerriero. >> Sentenziò Karina << Sappiamo bene cosa questo voglia dire...se avete intenzioni serie, dovreste evitare le perdite di tempo. >>

<< A cosa si riferisce, Karina? >> chiese Leda. L'espressione della donna si era fatta improvvisamente seria, nonostante il sorriso bonario che aveva sul viso.

<< Penso tu sappia esattamente a cosa mi riferisco, tesoro. >> rispose lei << Ci sono molti modi in cui una donna può servire la propria nazione, lo sai bene. Garantire una continuità di giovani forti e in salute per collaborare alla fine degli eldiani impuri e mantenere il privilegio della cittadinanza onoraria, ad esempio, è uno di questi. Sei anni passano in fretta, Leda, per questo dico che dovreste evitare le perdite di tempo. >>


L'infermiera serrò i denti, stringendo istintivamente il pugno che prontamente nascose sotto il tavolo, disperatamente cercò di mantenere il controllo e il distacco necessario per riuscire a interrompere quella conversazione senza mancare di rispetto alla madre di Reiner; avrebbe voluto rispondere che né Reiner né lei erano bestie da allevamento, che mai avrebbe accettato una condizione simile, desiderava alzarsi e tornarsene a casa sua, sbattendo la porta e non facendosi più rivedere ma, sapeva che in quell'occasione lei avesse la sua parte da recitare per creare meno problemi possibile, quindi si limitò a rispondere con quanta più educazione riuscisse ad usare, ma senza nascondere una punta di sarcasmo:
<< Siamo alle porte di una guerra, signora Braun, il mio cuore per il momento non riesce a concedersi le gioie dell'abbandonarsi alle fantasie di ragazza. >>

Gabi alternava lo sguardo tra il viso di sua zia a quello di Leda, cercando di capire di cosa stessero parlando le due donne, entrambe si stavano sorridendo ma i loro volti tradivano una certa tensione, l'atmosfera si era fatta di colpo pesante, era evidente anche alla bambina adesso. Si mosse sulla sedia, improvvisamente incapace di rimanere seduta composta, afferrando con la mano un lembo della gonna di Leda.

In lontananza, il rintocco di una delle campane dei luoghi di culto del quartiere d'internamento annunciò l'entrata in vigore del coprifuoco.

***

Il coprifuoco era scattato da ore ormai, quando la maniglia della porta della casa dei Braun si girò lentamente.

Reiner aprì la porta cercando di fare meno rumore possibile, aveva chiesto un permesso di congedo anticipato per poter fare una piccola sorpresa a Gabi e sua madre, rientrando a casa con qualche ora di anticipo rispetto a quanto concordato con Magath. Quanto sentito dalla sua cuginetta, a quanto pareva, era quindi vero: a pochi giorni dalla partenza, a tutte le milizie mobilitate per il fronte e all'unità dei Guerrieri sarebbero stati concessi alcuni giorni di congedo da passare con le proprie famiglie. Sfortunatamente, il lavoro lo aveva trattenuto, e non era riuscito ad arrivare in tempo per la cena ma, aveva comunque deciso di rientrare per essere presente almeno la mattina successiva, prima di uscire nuovamente con la speranza di poter trascorrere del tempo anche con Leda.

Con sua sorpresa, notò che la stanza principale, quella che la famiglia usava per trascorrere del tempo insieme era ancora fiocamente illuminata, cosa inusuale per sua madre o i suoi zii che vivevano con loro. Andò quindi cautamente in direzione del fioco bagliore; il ragazzo si guardò intorno: la stanza sembrava vuota, non c'era traccia né di Karina né dei genitori di Gabi, tutto era, come sempre perfettamente in ordine, le persiane serrate e la legna nella stufa stava lentamente finendo di ardere. A terra, però, circondate di vecchie foto ingiallite trovò Gabi scompostamente sdraiata sulle gambe di Leda entrambe profondamente addormentate.

Il cuore gli saltò un battito alla vista delle due ragazze. Istintivamente, fece qualche passo nella loro direzione prestando attenzione ad alleggerire i suoi passi per non fare rumore ed evitare di svegliarle.

Reiner rimase imbambolato ad osservare Leda appoggiata con la schiena alla poltrona, la testa piegata da un lato reclinata sulla spalla e una ciocca di capelli che le cadeva delicatamente sul viso, sfiorandole le labbra appena dischiuse. La luce della legna che ancora fiocamente illuminava la stanza, proiettava sul viso di Leda caldi riflessi dorati, rendendo la sua espressione ancora più serena e pacifica, Reiner non potè fare a meno di restare a guardarla, cercando di fissare nella sua mente ogni piccolo dettaglio di quella scena: il modo in cui il petto della ragazza saliva e scendeva ritmicamente ad ogni suo profondo respiro, la curva della mandibola di lei, ogni neo, ogni movimento involontario.

Sul suo grembo, rannicchiata scompostamente, stava dormendo Gabi, sulla sua testa un groviglio di capelli spettinati e i suoi vestiti sparsi in tutte le direzioni. Guardando sua cugina, il ragazzo la trovò adorabile in quel momento, anche nel suo sonno imperfetto.

Reiner, finalmente, si decise ad avvicinarsi alle due, si piegò sulle ginocchia posando delicatamente la mano sulla spalla di Gabi.

<< Gabi, svegliati...>> mormorò piano << ti fa male dormire a terra...>>

La scosse leggermente ma la bambina era così profondamente addormentata che non ci fu verso di svegliarla; con un sospiro divertito, quindi la prese in braccio e la posò sulla poltrona vicino alla stufa, coprendola con una coperta che aveva trovato lì vicino.

Si voltò di nuovo verso Leda, indugiando nuovamente nel guardarle il viso.

La sensazione che gli si fece strada nel cuore non cessava mai di lasciarlo confuso e spiazzato, nonostante la provasse ogni volta che i suoi occhi si posavano su quella ragazza; era dolce, pungente e bruciante come un alcolico e alla stessa maniera non mancava mai di stordirlo, rendendolo leggero, sorridente...vulnerabile. Negli attimi in cui si perdeva nel guardarla, nei momenti in cui tutto il mondo spariva, lui riusciva a domare i suoi demoni e il guerriero che era in lui finalmente taceva. Restava solo la sua parte più sincera, in quei secondi lui era solo Reiner. Ed era in pace.

Allungò una mano ad accarezzare la guancia di Leda, la sua pelle era morbida e calda, cercò di prolungare il più possibile il contatto delle sue dita sul viso di lei, godendo del calore e della sensazione di poterla avere così vicina.

Per un momento che Reiner non riuscì a calcolare, fu come se in quella stanza ci fossero solo loro due, lo scoppiettare degli ultimi ciocchi di legna nella stufa e il silenzio della notte.


Anche Leda non si svegliò al tocco del ragazzo, evidentemente esausta dopo la lunga giornata che doveva aver trascorso, per questo a Reiner non rimase che avvolgerla tra le braccia e posare anche lei sulla poltrona accanto a quella dove stava già dormendo Gabi.

Alzò la ragazza senza sforzi e affondò il viso tra i suoi lunghi capelli bruni per respirarne il profumo; ricordandosi delle volte che aveva visto Ymir fare lo stesso con Historia, rise di sé per quel gesto così patetico del quale, però, non riusciva a fare a meno.

Adagiò Leda sulla poltrona e si tolse la giacca della sua divisa, poggiandola sulle spalle della ragazza coprendola.

Fu solo in quel momento che prestò attenzione alle foto sparse sul pavimento; Gabi doveva aver tirato fuori i cofanetti dove Karina custodiva tutte le foto che avevano scattato in quegli anni. Per una famiglia Eldiana, avere delle foto da conservare era un lusso che in ben pochi potevano permettersi, per questo sua madre era estremamente gelosa ed orgogliosa di averne anche di momenti meno formali. C'erano foto che immortalavano la nascita di Reiner e di Gabi, qualcuna del giorno in cui i suoi zii si erano sposati, una che raffigurava sua madre davanti l'uscio della loro casa, il giorno che era stata assegnata loro ma, quella che catturò l'attenzione di Reiner era una foto del giorno in cui aveva iniziato l'addestramento da cadetto.

Annie, Pieck e Leda sedevano con la schiena dritta e le mani incrociate sul grembo, dietro di loro Berthold e Marcel, mentre Porco si trovava, con la sua solita espressione beffarda, in piedi accanto ad Annie e lui, leggermente in disparte se ne stava alla sinistra di Leda impettito ed orgoglioso. Al centro esatto della foto, invece, si trovava Zeke, che all'epoca dello scatto aveva già all'incirca dodici o tredici anni.

Reiner si soffermò a lungo nel guardare quella foto, sorridendo amaramente alla vista dei visi di quei bambini, sette di loro indossavano per la prima volta la fascia gialla che li avrebbe incatenati per sempre ad una vita fatta di rinunce, onori e sacrifici, ognuno di loro con la propria motivazione per essere lì in quel giorno: chi lo faceva per riscatto, chi lo faceva per bisogno, chi per aiutare una persona cara.

Sette cadetti, sette bambini... tre di loro persi nella missione, due sarebbero rimasti ragazzi per sempre... solo Pieck, Porco e Leda gli restavano di quella foto.

Carezzò l'immagine e la rimise in ordine tra le altre, quando si accorse di un pacchettino di stoffa sul fondo del cofanetto, lo prese tra le mani aprendone i lembi e rilevandone il contenuto: la fascia bianca e quella gialla di quando era bambino. Istintivamente, prese una delle due e la mise nella tasca dei suoi pantaloni, rimettendo l'altra a posto con cura dove l'aveva trovata.

Infine, si sedette ai piedi della poltrona dove stava dormendo Leda, posò la testa sul cuscino della seduta, prendendo delicatamente la mano della ragazza e posandosela sul viso; chiuse gli occhi con un sorriso a increspargli le labbra.

Quando Karina scese nella sala da pranzo si trovò davanti, con suo grande stupore, suo figlio addormentato seduto a terra, con le braccia incrociate e la testa poggiata alla seduta della poltrona dove Leda era rannicchiata, coperta dal lungo trench della divisa del Guerriero. La ragazza, cingeva con un braccio le spalle del ragazzo.

Entrambi, nonostante la posizione non sembrasse delle più confortevoli, avevano un'espressione serena sul viso e la donna si lasciò sfuggire una risata sommessa alla vista della coppia così teneramente addormentata, un'immagine che contrastava pesantemente con la figura di Gabi che, invece, si trovava sull'altra poltrona, con le gambe poggiate allo schienale e la bocca spalancata russando sonoramente.

Sorrise al ricordo delle innumerevoli mattine in cui aveva ritrovato i due ragazzi nella stessa situazione, anni prima, provando nuovamente quella familiare sensazione di tenerezza mista a preoccupazione. Si avvicinò cautamente a Reiner per svegliarlo.

<< Non riuscirai mai a toglierti il vizio di stare incollato a questa ragazza, eh Reiner? >> gli disse scuotendolo piano mentre lui, lentamente apriva un occhio.

<< Oh, mamma...>> Reiner, drizzò la schiena cautamente per non svegliare Leda, massaggiandosi con la mano i muscoli del collo indolenziti per aver dormito seduto a terra per tutta la notte. << Non mi aspettavo di trovarla qui, ho provato a svegliarle... >>

Karina, scosse la testa sorridendo al figlio. << Non c'è bisogno di giustificarti, non siete più dei bambini. Ti preparo del caffè, parliamo un po' solo tu ed io. >>

Reiner si alzò, seguendo la madre verso l'angolo della stanza dove la donna era solita cucinare, si sedette al tavolo mentre sua madre armeggiava con i filtri, l'acqua bollente e le tazze. Dopo qualche minuto di silenzio Karina gli porse una tazza di caffè e gliela mise davanti, sedendosi a sua volta.

<< Siete sempre stati così attaccati voi due, per quanto io e sua nonna cercassimo di tenervi a distanza, non c'è mai stato verso di separarvi. >> esordì la donna. << Quanti anni avevate? Otto? >>

<< Sei. >> la corresse lui.

<< Oh, sì hai ragione...avevate solo sei anni quando sua madre si suicidò >> continuò dicendo Karina << Devo ammettere che in questi anni Leda si sia impegnata molto per risollevare il nome della sua famiglia dopo quelle brutte dicerie. Anche se alla fine, non ha portato a termine il suo addestramento da cadetto si è mostrata una risorsa importante per Marley, sono molto orgogliosa di lei. >>

Reiner serrò le labbra senza rispondere. Lui quel giorno era lì. Sapeva benissimo cosa fosse successo: la signora Krause non si era suicidata.

<< Certo, avrei preferito per te una ragazza priva di sangue eldiano ma, Leda è educata, premurosa e leale. Non posso dirmi contraria a questo vostro..."legame", non ci vedo nulla di deleterio, per te. Ma, non dimenticare che i tuoi doveri di Guerriero non dovranno mai passare in secondo piano. Tutta la famiglia conta su di te. >>

Reiner svuotò con un sorso la tazza che la madre gli aveva porto e si alzò dal tavolo.

<< Grazie del caffè. >> Rispose.

 

 

   
 
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