Capitolo 2: ...come quelli dei neonati
Erano circa le quattro del pomeriggio e incamminatisi verso la
strada di casa di lei, percorsero un tratto di marciapiede lungo il quale si
estendeva la pavimentazione stradale in macadam, e giunsero davanti ad un
muretto cinto da un colorito roseto in fiore oltre il quale, al di là di un
grazioso viale alberato, si ergeva una villa sontuosa circondata da un ampio
terreno. Era una villa urbana con uno stile architettonico inconfondibile, chi
progettò la casa doveva essere un cultore di architettura moderna italiana.
Giunti davanti al grande cancello d'ingresso in ferro battuto arricchito di
ornamenti argentati, si inoltrava una vialetto in pietra ornamentale,
arricchito da disegni raffinati ed eleganti delimitato dal resto del giardino
con dei bordi in granito intagliato, che davano quel tocco di eleganza ad un
posto già di suo, degno di un dipinto. Gli alberi di magnolia e acero che
adombravano il vialetto d'ingresso, si interrompevano dopo una decina di metri
lasciando che la la pietra del viale si aprisse circondando una bellissima
fontana in marmo situata ad almeno dieci metri dall'uscio di casa. Solo
entrando e percorrendo il viale principale era possibile ammirare delle ampie
aiuole ordinate a ventaglio intorno alla villa ove si potevano scorgere una moltitudine
di fiori di colori diversi che due giardinieri, uno afroamericano e un
sudamericano, erano intenti a curare.
- Eccoci, siamo arrivati questa è la mia casa - disse Mary
indicando la villa oltre l'ampio cancello.
- È davvero un posto di buon gusto Miss Mary, dovete aver avuto
un'infanzia assai spensierata
- Mh... - Mary indugiò un attimo e storse la bocca in una smorfia
pensierosa
- Vi chiedo scusa - disse Adam con tono accorato - ho forse detto
qualcosa di sbagliato?
- Oh no Mr Norr.. Adam, assolutamente. Non c'è nulla di cui dovete
scusarvi. - Mary cambiò discorso - Mi ha fatto molto piacere che abbiate
insistito ad accompagnarmi a casa e vi ringrazio ancora per avermi soccorso
così che non rovinassi il mio vestito.
- Sappiate che è stato bello passeggiare con voi Miss Mary, magari
se vorrete potremmo incontrarci ancora, ovviamente con il permesso di vostro
padre.
Lo sguardo di lei si accese a questa proposta - Certamente! Mi
farebbe molto piacere, allora ve ne prego venite vi accompagno!
- Miss Mary - Adam resistette al suo tentativo di trascinarlo
- Potrebbe non essere buona creanza presentarmi senza invito.
- Oh, mio padre è una persona molto comprensiva, sono sicura che
capirà - rispose Mary con nonchalance.
Mary aprì il cancello e molto allegramente invitò Adam ad entrare
- Faremo meglio a non stare sottobraccio come abbiamo fatto prima
di venire qui, mio padre è un po' all'antica e non vedrebbe di buon occhio un
comportamento del genere da parte mia
- Non c'è neanche bisogno di chiedere Miss Mary, non vi metterei
mai in difficoltà.
Dunque elaborato questo piano, si avviarono lungo il vialetto in
pietra, sotto le fronde che riparavano dal sole e superata la fontana giunsero
ad una piccola scalinata che antecedeva l'uscio di casa, ma poco prima che
potessero giungere alla porta questa si aprì rivelando un uomo sulla
cinquantina
- Mary - disse l'uomo con sollievo - eccoti qui finalmente, ma
dove eri finita e... ma voi siete il giovane Mr. Norrington? - disse riferendosi
ad Adam, con un fare molto sorpreso.
- Oh buon pomeriggio papà, si lui è...
- Esattamente signore - la interruppe Adam facendole un rapido
occhiolino, che probabilmente il padre non colse e si apprestò a porgergli la
mano in cenno di saluto. Mr. Delgarno apparve sorpreso e rispose con una
stretta vigorosa
- Vi chiedo scusa se mi sono presentato alla vostra dimora senza
invito alcuno, ma non l'avrei fatto senza un valido motivo.
Mr. Delgarno li guardò con un principio di cipiglio, nei primi del
1900 un uomo che si presentasse senza invito a casa di una ragazza, per giunta
tornando con lei, avrebbe potuto mettere in seria discussione la reputazione di
un'intera famiglia, ma dato che apparentemente Mr. Delgarno conosceva il padre
di Adam, parve rabbonirsi, e attese per vedere come sarebbe evoluta
quell'inaspettata conversazione.
- Quali sono queste circostanze per le quali vi stavate
accompagnando a mia figlia? - Mr. Delgarno stava squadrando Adam, il cipiglio
se n'era andato eppure aveva serrato gli occhi lasciando spazio ad
un'espressione inquisitoria, come un avvocato che stia per ascoltare le parole
di un imputato
- Oh, perdonatemi, ho insistito io per accompagnarla dopo averle
prestato soccorso al parco e...
- Soccorso? - Disse allarmato Mr. Delgarno - cosa è successo?
- Oh nulla di grave Mr. Delgarno, non temete. Stavo andando in
città e ho visto vostra figlia nel parco del centro con il vestito impigliato
tra i rovi e mi sono proposto di aiutarla, sarebbe stato un peccato se le si
fosse rovinato - terminò guardando Mary con un sorriso che lei contraccambiò.
- Capisco, beh vi ringrazio di aver prestato soccorso a mia figlia
- il tono fu molto privo di colore
- Piacere mio Signore, è stata davvero una situazione fortuita,
ero sceso in città a prendere delle medicine per mio padre - Adam cambiò
discorso con gran naturalezza e con tono smaliziato e gentile, ma non parve
infastidire il padre di Mary che però trovava inconsueti i modi di Adam; non
c'era ne scortesia ne traspariva alcuna arroganza o tentativi di omettere
dettagli, eppure c'era di qualcosa di misterioso e diverso nei suoi modi, da
come lo ricordava.
- Vorreste rimanere a cena? E' possibile papà? - Mary invase la
conversazione tra i due uomini di malagrazia cogliendo di sorpresa entrambi
- Oh, non mi permetterei mai di arrecarvi disturbo senza un invito
- disse Adam rivolgendosi rispettosamente a Mr. Delgarno e poi a Mary il cui
volto entusiasta venne arrestato da un sguardo di supplica verso il padre.
Mr. Delgarno si passò la mano sul mento ben rasato come se stesse
prendendo una decisione importante, mentre Mary lo guardava in trepidante
attesa
- Sta sera non sarebbe possibile mi dispiace - disse di getto Mr.
Delgarno. Sul volto di Mary si dipinse un'espressione di rammarico e delusione,
poi continuò - ho già degli ospiti per la cena di questa sera. Mary entra e vai
di sopra, io e il signor Norrington dobbiamo parlare - disse Mr. Delgarno con
un tono deciso distogliendo per un attimo gli occhi da Adam per guardare sua
figlia.
Lei si era già prefigurata la cena e un invito ad un bel
ristorante di lusso dove avrebbe potuto conoscere Adam più approfonditamente e
in un luogo pubblico, ma purtroppo il destino o suo padre avevano altri
programmi.
Mary non sapendo che fare si congedò rapidamente dando la buona
notte al padre e lanciando un'occhiata rammaricata verso Adam che le rispose
con un sorriso cortese accennando un inchino con il cappello.
Mr. Delgarno attese che Mary sparisse oltre la scalinata e si
assicurò di sentire la porta della sua camera chiudersi, poi si girò verso Adam
- Apprezzo molto il gesto Adam e vi ringrazio, ma ho notato gli
sguardi che lanciate a Mary
- Oh, vi prego non fraintendetemi Mr. Delgarno, ho solo pensato
che dato l'orario e che il sole si apprestava a calare, ho pensato di
riaccompagnare Mary a casa sua in tutta sicurezza. - rispose Adam con grande
naturalezza, ma Mr. Delgarno a quel punto parve molto seccato da quel
comportamento informale che chiaramente non riusciva a decifrare
- Mary? Abbiamo raggiunto questi livelli di confidenza Mr.
Norrington che già la chiamate per nome?
Adam non si scompose e rimase eretto nella sua statuaria presenza,
superata da Mr. Delgarno solo perché egli si trovava in cima alla piccola
scalinata mentre il giovane uomo era alla sua base, un chiaro elemento di
dominanza da parte del padre di Mary che però non sembrava intimorirlo affatto
- Spero che i miei modi non vi abbiano offeso, vi giuro che non
era nelle mie intenzioni. Girò il capo guardando un attimo a terra per poi
proseguire - devo confessarvi però che nel tragitto che abbiamo fatto insieme
per arrivare alla vostra casa abbiamo parlato e ho notato in Mar... - si
interruppe per un attimo per correggere modi che avrebbero potuto suonare di
nuovo inopportuno - ...in vostra figlia, una persona di grande intelletto e
maturità per la sua età e devo ammettere che mi ha molto colpito.
Mr. Delgarno che fino a quel momento non aveva staccato gli occhi
da quelli di lui, abbassò lo sguardo, divenendo pensieroso e parve rilassarsi,
si portò la mano sul mento accarezzandosi il labbro superiore con l'indice, poi
lo guardò
- Dato che conosco Mr. Norrington di persona voglio presumere che
siate armato di buone intenzioni e vorrei invitarvi al ricevimento che terrò
lunedì prossimo per presentare la mia collezione estiva. Vostro padre era
solito venire ai miei ricevimenti prima che il suo malanno lo colpisse
- Certamente Signore, ne sarei lieto e accetto il vostro invito
con piacere - rispose lui.
Adam salutò e fece per andarsene, ma Mr. Delgarno rimase fermo
sull'uscio di casa con lo sguardo ancora concentrato su di lui
- Ancora una cosa
- Si? - Adam si fermò e si girò verso Mr. Delgarno
- Porgente i miei ossequi a vostro padre.
- Non mancherò.
--
Mary tornando nella sua stanza delusa da quella risposta pensò
"perché papà sembra essersi indisposto così tanto? Mi ha solo
accompagnata, forse non avrei dovuto accettare quell'invito". Avrebbe
voluto passare più tempo con il bel Mr. Norrington, ma sembrava che suo padre
non volesse "spero non gli stia dicendo nulla per farlo desistere
dall'incontrarmi ancora, è di buona famiglia, certamente papà sarebbe contento
di un possibile fidanzamento". Di solito era felice di stare nella sua
grande camera da letto fra i suoi svaghi intellettuali, tra i suoi libri, a
scrivere e dipingere o a giocare a Klondike, ma ora quella stanza le sembrava
grigia e noiosa, poiché non c'erano quegli occhi lì per lei e si chiese se lo
avrebbe mai rivisto. Sentiva delle voci provenire da di sotto, ma non sembrava
che i toni fossero bruschi, pareva trattarsi di una semplice conversazione
"chissà di cosa staranno discutendo mio padre e Adam adesso" pensò
Mary sbirciando dalla finestra della sua stanza che dava direttamente sul
piccolo cortile antistante la casa. Era preoccupata, non aveva mai visto suo
padre assumere quell'atteggiamento inquisitorio con qualcuno, nemmeno con lei e
solitamente si trattava di un uomo di buone maniere, cortese e accogliente.
Dalla finestra chiusa, non riusciva a vedere cosa stesse accadendo di sotto
dato che la visuale era impedita dal davanzale esterno in marmo e a malapena
poteva intrasentire la conversazione tra i due uomini. Chiaramente riconubbe la
voce calda, affascinante e al contempo tagliente di Adam, predominare la
discussione dove "sta dimostrando che non vuole mettere a rischio la
reputazione del nome della mia famiglia" pensava Mary, mentre quella di
suo padre sembrava porre solamente delle domande serrate. Avrebbe voluto aprire
la finestra per riuscire a sentire meglio, ma lo scorrere del legno l'avrebbe
sicuramente tradita e non ci avrebbe fatto una bella figura oltre che
interrompere la discussione, magari facendo un danno irreparabile. La
conversazione dove Adam, chiaramente stava cercando di mettere in chiaro di
essere un uomo di buona reputazione avrebbe potuto essere compromessa da un suo
gesto inconsulto. Il suo cuore batteva velocemente come se fosse in trepidante
attesa, un'attesa snervante che non riusciva a tollerare; doveva sapere che lo
avrebbe rivisto, voleva rivederlo e lo avrebbe rivisto! Era innegabile oramai
fuggire dalla realtà: Mary si era innamorata di un uomo affascinante che l'era
venuta a soccorrere per evitarle di rovinarsi il vestito, un uomo affascinante
e culturalmente preparato, appassionato di letteratura e arte! La camminata
oltre il parco e quell'accenno di conversazioni li aveva certamente avvicinati
molto e tutto ciò non poteva essere frutto del caso, doveva conoscerlo più a
fondo, a qualunque costo. Aveva preso una decisione, qualunque fosse stato il
risultato di quella conversazione, avrebbe fatto di tutto per convincere il
padre a permetterle di rivederlo, ne era sicura!
Quella la notte Mary andò a dormire con la mente leggera, si
coricò pensando distrattamente a quell'insolito pomeriggio e mentre il suo
corpo si addormentava, lo sentiva quasi muoversi di sua volontà e sentiva,
muoversi curiosa, un'onda invisibile salirle lungo le braccia e giungendo prima
alle spalle, solleticandole, poi al petto, scendendo giù come acqua tiepida
fino al ventre, per poi soffermarsi come una delicata e piacevole carezza sul
fondo della schiena. Sensazioni comparse per poi essere dimenticate, come è
solito accadere quando ci si appresta a raggiungere quello stato fra il sonno e
la veglia che ci accompagna lentamente al sonno, ingannando i sensi. I sogni di
Mary di quella notte furono diversi da ogni altro che avesse mai fatto e
sentiva sensazioni mai provate: una piana ora di sabbia, ora di acqua che si
ramificava dentro la sua pancia, sentiva come delle scosse muoversi danzanti
come fiamme, ora come rami, e che salivano verso l'alto prendendo la forma di
fulmini "calore" pensava Mary, "amore?" continuava
involontariamente, mentre la sua mente scendeva in piani inesplorati. Non
poteva sapere se quello che stesse provando fosse amore, non lo sapeva, non si
era mai innamorata di nessuno prima di allora e non riusciva a dare un nome a
quello che vedeva o che sentiva. La notte la mente ci parla e molto spesso ci
dice quello che il giorno ha nascosto. Sensazioni proibite, sensazioni
fuggevoli. Rami. Piccoli rami, rami che crescono. Rami che crescono e diventano
una sagoma poco definita. La mente di Mary indugiava in quelle visioni, ma non
le respingeva. "Cresce", pensava lei nel buio della notte mentre nel
velo che separa gli occhi dalla realtà lampi di luce si susseguivano in danze
colorate, linee, contorni indefiniti che prendevano forma "Adam"
pensava lei, "il suo volto" e ancora "quegli occhi così blu,
come quelli dei neonati".