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Autore: Ciuscream    03/08/2023    5 recensioni
Le senti le parole in quel chiosco? Sono le mie, è la mia voce che riverbera stridula nell'aria di un pomeriggio che langue. Sono menzogne: ti dico che non c'è un noi – un me e te e questi corpi malmessi (di fame, di sete) che non sono i nostri. Ci sono spiriti – angeli caduti e angeli che stentano a stare in piedi – che solo nel puzzle informe di questa vita rubata riescono a trovarsi un senso, a far combaciare gli angoli.
[Questa storia è stata scritta nell'ambito dell'iniziativa "Due ore, quattro prompt (August's version) " indetta sul Forum Ferisce la Penna]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: questa “storia” è stata scritta per la challenge “Due ore, quattro prompt (August's version)” indetta sul Forum Ferisce la Penna. La sfida consisteva nel partecipare tutte assieme ad una serata di scrittura: sono stati estratti quattro prompt tra quelli proposti in segreto in precedenza dalle partecipanti e, per ognuno estratto di volta in volta, si aveva mezz’ora di tempo per svilupparlo. Questo è ciò che ho partorito partecipando soltanto alla prima mezz'ora. Lascio tutto così perché il meglio di questa iniziativa penso sia “il bello della diretta” e perchè è stato bello scrivere con voi, senza freni e sovrastrutture (incipit palesemente copiato da quello della scorsa edizione).

 

Provvisorie promesse

 

Prompt n. 1 di RosmaryW (21:32-22:02):
“Succede sempre dopo ogni tempesta, l'aria non è la stessa e forse neanche tu" (Muhammad Ali, Marco Mengoni) 
[Aziraphale's pov, post fine S1 perchè la S2 non esiste!!!!!]

 

Il mondo nuovo – il mondo salvato, protetto, difeso – sembra identico al vecchio.
Stride il sole oltre le persiane in queste albe timide, sferraglia nei toni di rosso al tramonto.
Ineffabile. C'era un mondo che doveva perire ma questo è finito a fiorire, sfacciato.
Grazie a te, grazie a noi. C'è un noi?

Piogge acide di paura hanno lavato la terra.
Non ho più una spada, non ho avuto un corpo – ho solo te.
E cos'è il Paradiso, cos'è l'Inferno, cos'è l'eternità se non possiamo passarla a rincorrerci?
Che in un bagno di morte, in un vortice di fine, ci avrebbero gettati quelli che c'azzardavamo a chiamare i nostri.
Nostro... nostro non è niente.
Mio, però, è un amico – il migliore. Solo tu. Solo tu che mi salvi, solo tu che mi salvi sempre.
Le senti le parole in quel chiosco? Sono le mie, è la mia voce che riverbera stridula nell'aria di un pomeriggio che langue. Sono menzogne: ti dico che non c'è un noi – un me e te e questi corpi malmessi (di fame, di sete) che non sono i nostri. Ci sono spiriti – angeli caduti e angeli che stentano a stare in piedi – che solo nel puzzle informe di questa vita rubata riescono a trovarsi un senso, a far combaciare gli angoli.

Non credermi mai, Crowley.
Non credermi mai quando mi trincero dietro a ciò che mi è stato insegnato – i buoni.
Scuotimi, urlami, fissami con quegli occhi di bragia. Dimmi la realtà, ricordamela quando la coscienza viene ad imbrigliarmi le mani, a chiudermi lo stomaco.
Non ho mai avuto niente da perdonarti, se non aver permesso che vaneggiassi dietro piani a cui credo a stento, dietro dettami di chi dalle fiamme voleva farmi divorare – per sempre.

Il mondo è nuovo, Crowley. Un mondo che adesso ci appartiene.
Un usignolo canta piano a Berkeley Square ma lo sento vibrare fin dentro le viscere, lo sento volare con le mie stesse ali, cinguettare con la mia stessa voce.
Lo senti anche tu?
La tempesta è passata ma quest'aria non è la stessa, non lo sei neanche tu.
Non lo sono neanch'io.

 

   
 
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