Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Im_notsupposedtobehere    07/08/2023    1 recensioni
Reiner e Leda erano cresciuti insieme nel quartiere d'internamento di Liberio.
Due bambini costretti a diventare adulti presto e a separasi a causa degli orrori di una guerra senza fine.
Dopo cinque anni in missione finalmente Reiner rientra in patria acclamato da tutti: l'eroe, lo Scudo di Marley, il gigante Corazzato ma Leda aspettava semplicemente il ritorno del suo amico.
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“Tutto quello che riuscivo a pensare era che Marley guadagnava il suo Scudo ed io perdevo il mio migliore amico.
Tu credevi che ti servisse essere qualcun altro per farti amare dal prossimo ma per me è sempre bastato che tu fossi te stesso. “
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pieck, Porco Galliard, Reiner Braun, Zeke Jaeger
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Attorno ai ragazzi, una folla di persone danzava e cantava. In pochi istanti quello che prima era un addio tra una giovane recluta dell'esercito di Marley e la sua amata, si era tramutato in una gioiosa manifestazione di vita e affetto, che aveva unito tutti gli eldiani di Liberio.

Reiner si sentiva piacevolmente stordito da quell'improvviso trionfo di voci e musica esploso così spontaneamente nella piazza del quartiere e osservava il movimento concitato della folla, accompagnata dal morbido e ovattato risuonare di un cimbalo che si unì al virtuoso gioco dei violini, con un'espressione divertita sul viso.

Il sorriso che gli si illuminava il volto si fece più largo quando Pieck e Galliard gli passarono davanti, tenendosi per mano, andando ad unirsi ai balli delle persone che si erano raccolte in strada, stupite di vedere tre dei quattro Guerrieri di Marley unirsi a loro quella sera.

Quando poi dalla folla era emersa anche Gabi in compagnia di Falco, il suo divertimento si tramutò in sorpresa; la cuginetta lo aveva trascinato nel bel mezzo della piazza, seguita da Falco che diligentemente conduceva per mano Leda, sorridente come mai l'aveva vista prima di allora. Sentì la bambina urlare giocosa al suo amico " al mio tre" e poi la sua spinta dietro la schiena.

I due bambini esultarono di gioia, soddisfatti della loro piccola mossa si lanciavano occhiatine appagate sorridendosi a vicenda, incapaci di contenere il loro compiacimento.


Preso alla sprovvista, Reiner caracollò in avanti quasi andando a sbattere addosso a Leda, che a sua volta era stata spinta verso di lui da Falco, ritrovandosi la ragazza con entrambe le mani premute contro il suo petto e il viso sprofondato nella sua camicia.

La musica e il vociare della folla attorno a loro per un istante sembrarono cessare di colpo. La sola cosa che Reiner riusciva a mettere a fuoco nel turbinio di suoni e luci che gli confondevano la mente, era il viso di Leda. Istintivamente lui le posò le mani sulle spalle.

Non era di certo la prima volta che la stringeva tra le braccia, eppure quella sera c'era qualcosa di diverso in lei; forse il modo in cui quel ciuffo di capelli bruni che, le cadeva costantemente sulla fronte, questa volta le lasciava il viso scoperto, o il riflesso della calda luce dei lampioni della piazza che sembrava guizzarle come lingue infuocate nei suoi brillanti occhi dorati, o forse erano le sue guance leggermente colorate di rosa mentre il suo sguardo indugiava sul suo viso... fattostà che in quell'esatto momento, con la ragazza poggiata al suo petto, Reiner si sentiva come se avesse dimenticato come si respirasse. Rimasero così immobili a fissarsi per un tempo indefinito, come se nel mezzo di quella piazza ci fossero solo loro due.

D'improvviso, poi, il mondo tornò a girare in un'esplosione di voci, suoni e persone immerse nel frenetico piroettare della danza. Reiner sentiva lo sguardo di Gabi e Falco piantato sulla sua nuca e con la coda dell'occhio poté notare che anche Pieck e Galliard si erano fermati a guardarli. Il ragazzo sapeva benissimo che si aspettavano un qualche tipo di gesto da parte sua: il viso emozionato dei due bambini era abbastanza eloquente e l'espressione sorniona che invece poteva leggere sul volto di Pieck era un chiaro invito a non perdere l'occasione.

Deglutì rumorosamente abbassando di nuovo lo sguardo su Leda; la ragazza lo stava fissando con un'espressione dubbiosa sul viso, le sue labbra leggermente socchiuse, la testa inclinata da un lato, anche lei in attesa di un suo gesto, uno qualsiasi.

Nel bel mezzo della folla, con Leda tra le braccia e la sensazione di avere tutti gli occhi puntati su di lui, Reiner se ne stava imbambolato, completamente perso, in balia delle ondate di apprensione e insicurezza che lo stavano travolgendo. Rimase lì i muscoli tesi, le dita strette attorno alle spalle di Leda incapace di fare anche un solo movimento.

<< Reiner...? >> La voce di Leda lo raggiunse nonostante il vociare attorno a loro due, ridestandolo dal torpore causatogli dalla confusione. Reiner mosse rapidamente le palpebre per un istante e di slancio abbassò il viso all'altezza di quello della ragazza.

<< Non qui! >> le disse con il volto serio.

Le prese delicatamente il polso tra le mani e voltandosi con il cuore che sembrava volergli esplodere nel petto, iniziò a correre tra la folla, sotto lo sguardo attonito dei loro amici che fino a quel momento avevano osservato la scena in attesa di un qualche tipo di risvolto. Di certo non si aspettavano una fuga.

Reiner la condusse attraverso le strade secondarie del quartiere, oltre i portoni bui e le finestre chiuse, la folla alle loro spalle lentamente andava sparendo. La luce della luna li inondava con il suo argenteo bagliore. Le loro mani erano strette in una presa salda e gentile che più di mille parole esprimeva ciò che i due stessero provando in quel momento , e anche il suono della loro corsa improvvisata sembrava pieno di un significato profondo.

<< Ma che ti è preso? >> Provò a chiedergli la ragazza tra le risate ma lui non le rispose, si limitò a voltarsi a guardala: per la prima volta dopo molte settimane dal suo rientro a Marley sul suo viso si allargò un sorriso sincero e spensierato che sembrava volesse chiedere solo di fidarsi di lui in quel momento.

I ragazzi si diressero verso la cima di una collina isolata poco lontana, contemplando la piazza principale sottostante illuminata dalla luna. Lo spettacolo era bellissimo, la musica, ovattata ancora li raggiungeva ma a parte la lontana melodia che ricordava loro di essere ancora al limitare della recinzione di isolamento del quartiere, erano soli insieme, lontano da tutti gli occhi della folla.

Reiner senza smettere per un secondo di tenerle la mano, rallentò finalmente il passo e camminarono in silenzio per un momento, persi nei propri pensieri e sentimenti.

Il vento autunnale soffiava, portando l'aria fresca della notte. Il mondo in quell'istante sembrava così tranquillo e così pacifico e quella notte perfetta era unicamente per loro due.

Reiner si fermò sotto un albero le cui fronde sembravano stendersi fino a poter toccare la luna che splendeva sopra di loro, il suo cuore batteva furiosamente nel suo petto quando, con un'espressione raggiante, stendendo il braccio davanti a sé ancora tenendo la mano della ragazza le chiese finalmente:

<< Mi concedereste un ballo, signorina? >>

Anche se in quel momento solo la pallida luce della luna illuminava la collina, Reiner poté vedere chiaramente il rossore colorare d'improvviso le guance di Leda, gli occhi della ragazza, se possibile, si fecero ancora più grandi mentre un timido sorriso le incurvò gli angoli della bocca poco prima che le sue labbra pronunciassero un silenzioso "sì" accompagnato da un lieve cenno del suo capo.

Reiner la prese tra le braccia, questa volta in maniera completamente diversa rispetto a come la stava tenendo poco prima nel mezzo della piazza, una mano posata sulla sua schiena mentre con l'altra teneva salda quella della ragazza che si strinse dolcemente a lui.

Timidamente iniziarono a muoversi seguendo la musica lontana e ovattata, dapprima impacciati e imbarazzati; Reiner era nervoso, le sue mani tremavano e il cuore gli martellava nel petto.

Continuava a lanciare occhiate furtive verso Leda, temendo che lei potesse in qualche modo percepire il suo imbarazzo e quanto realmente fosse emozionato di poter condividere quel momento con lei, ignorando che per la ragazza fosse esattamente lo stesso. Via via che danzavano e la musica dalla piazza sottostante li cullava sempre di più e la timidezza lentamente svaniva, i loro passi si fecero più sicuri, sereni e aggraziati, perfettamente sincronizzati tra loro, sebbene nessuno dei due avesse la benché minima idea di come si danzasse.

I loro occhi erano fissi l'uno in quelli dell'altro e i loro sorrisi luminosi, i loro visi vicini tanto da quasi potersi sfiorare.

Reiner, in uno slancio di coraggio prese il comando della danza, quello fu il momento in cui decise che si sarebbe lasciato andare, avrebbe abbandonato le sue preoccupazioni e il suo cordoglio. In quel momento lui avrebbe solo vissuto e non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinare quell'istante. I loro corpi e cuori in perfetta armonia. Erano nel loro mondo, disconnessi dal resto della realtà, e nulla in quel momento aveva importanza tranne la ragazza che stava tenendo tra le braccia.

Lentamente dalla piazza sottostante la musica andò scemando, fino a cessare completamente ma i due non sciolsero ancora il loro abbraccio, non erano ancora pronti. Reiner indugiò con le mani sulla schiena della ragazza, carezzandola delicatamente e stringendola al suo petto quanto più saldamente potesse, cercando di mascherare quanto più possibile il lieve tremore delle sue braccia e il battere incessante del suo cuore.

<< Di tutte le volte che hai fatto qualcosa che non mi sarei mai aspettata da te, questa è di gran lunga la mia preferita. >> Rise infine la ragazza con ancora il viso poggiato al suo petto.
<< Anche più dell'averti baciata la sera che hai confessato i tuoi sentimenti per me? >> ridacchiò lui poggiando il mento tra i capelli della ragazza.

<< Intendi quando mi hai chiesto di sposarti di punto in bianco dopo quattro anni in cui sei stato dall'altra parte del mare? >> Lo punzecchiò lei << Hai ragione, nulla potrebbe reggere il confronto con quella sera! >>
 

<< Cosa posso dire, sono un ragazzo pieno di sorprese. >> Si schernì lui mettendosi a sedere sul prato e poggiando la schiena all'albero sotto il quale si erano fermati. Una volta a terra, tirò dolcemente Leda per la mano facendola sedere a sua volta tra le sue gambe, cingendole le spalle con un braccio.

I due rimasero in silenzio abbracciati a scrutare la piazza illuminata sottostante, il quartiere lentamente stava tornando al suo solito via vai mentre la folla che si era radunata si ritirava nelle vie e nelle case circostanti. Sopra di loro, il cielo nero come l'inchiostro era sparso di piccole stelle argentee coperte solamente dalle rade nuvole che passavano sospinte dal lieve vento autunnale, che portava con sé il frusciare delle foglie che ingiallendosi, tra pochi giorni avrebbero coperto di una coltre rossa e oro le strade e i giardini di Liberio.
<< Hai freddo? >> Le chiese Reiner sprofondando il viso nell'incavo tra il collo e la spalla della ragazza che scosse la testa sorridendo.

<< Il tuo corpo è talmente caldo che penso potrei restare così tutta la notte senza accorgermi delle temperatura. >>
 

Reiner sorrise al commento di Leda e lasciò scappare un lungo sospiro, da tutto il giorno stava aspettando l'occasione di restare da solo con la ragazza e ora, finalmente, ne aveva l'opportunità. Il cuore gli batteva all'impazzata mentre, con movimenti lenti e misurati, si sfilò dalla tasca qualcosa che aveva cercato in più occasioni, durante l'intera giornata di mostrare alla ragazza.

Un tintinnio, poi un flebile scintillare argenteo.

Di fronte al viso di Leda, stretto nella sua mano tesa davanti a lei, pendeva una catenina con un ciondolo rettangolare, di quelli con un piccola cerniera che permetteva di aprirli per conservarvi all'interno delle foto.
Leda si voltò a guardarlo perplessa con un sopracciglio inarcato; Reiner cercò di nascondere il suo imbarazzo voltandosi dall'altra parte e bofonchiò:

<< Non dire nulla, aprila. >>

La ragazza prese la catenina tra le mani e con delicatezza fece scattare la chiusura del ciondolo che rivelò al suo interno, protetto dal piccolo portafoto, un pezzetto di stoffa bianca sul quale vi era ricamata quella che sembrava la stella a nove punte che spiccava sulle fasce che tutti gli eldiani dovevano portare al braccio.

<< Quello... è un pezzo della fascia che indossavo da bambino, prima di entrare nel programma dei cadetti... >> disse a bassa voce Reiner cercando di nascondere la vergogna che stava prendendo il sopravvento in quel momento. << Quando...io ero solo... Reiner, un patetico bambino eldiano. >>

Leda carezzò il piccolo ciondolo, sorridendo al significato intrinseco in quel pezzetto di stoffa racchiuso tra il fragile vetro del portafoto.

Il ragazzo, delicatamente le agganciò la catenina al collo, scostandole appena i capelli e carezzandole lievemente la pelle con la punta delle dita.

<< So cosa hai fatto per ritardare la mia esecuzione, se stasera sono qui, è probabilmente solo merito tuo... >> 

Continuò a parlare senza darsi il tempo di ragionare su quello che stesse dicendo in modo che i suoi sentimenti potessero fluire, per una volta, senza filtri. 

<< Leda...tu mi hai detto che potrò essere perdonato, che tutto andrà bene in un modo nell'altro e...fin tanto che sarai al mio fianco, so che persino un uomo come me può trovare pace. Tu...tu mi hai salvato.  Se potessi tornare indietro cancellerei il Soldato e il Guerriero. Resterei solo Io...solo Reiner. Se potessi tornare indietro cancellerei il Soldato e il Guerriero. Farei in modo che  potesse esistere solo una parte di me...solo Reiner. Ma, anche se potessi tornare indietro e cambiare tutto quanto, compirei comunque le stesse scelte che mi hanno portato qui questa notte, solo per poterti di nuovo allacciare al collo questo piccolo brandello di me... >> >>

<< La mia vita...scelgo di donarla a te.>> 

 

   
 
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