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Autore: wanderingheath    12/08/2023    0 recensioni
Nella vita di Martina l'unica certezza è il suo gruppo di amiche, che la accompagna fin dall'infanzia.
Adesso, però, che qualcosa si è inceppato, nulla è come prima. Le ragazze che sono state il suo mondo, di colpo non lo sono più e la tagliano completamente fuori.
Serena sembra riuscita a realizzare il proprio sogno, non quello del grande amore. Ilaria, invece, follemente persa in una relazione non si accorge della vita soffocante che le è stata imposta. Infine, Emma è ancora alla ricerca di se stessa e pende da un'illusione non corrisposta.
Intanto Martina, con una vita sentimentale disastrosa e una carriera ancora peggiore, si mette a caccia di una coinquilina e di un lavoro stabile, anche se sente che la propria vita non prenderà mai una forma. Quando la sua occasione arriva, però, il costo è davvero alto e Martina dovrà decidere cosa sacrificare: le sue ambizioni o le sue amiche.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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1. Sedici candeline
 

La torta arrivò in perfetto orario.
Base al cioccolato, copertura in panna, una decorazione in pasta di zucchero con una scritta oscena sopra e il disegno di una faccia sorridente con un pene accanto.
Il tocco di classe doveva essere stata un’aggiunta di Leone, che adesso si sbellicava dietro al tavolino, respirando a fatica.
Giacomino lo trovò altrettanto spassoso.
Dei suoi sedici anni lei ricordava poco o nulla. Delle candeline spente, del gusto del dolce e persino dei regali scartati le restava una macchia indistinta.
Solo due episodi si stagliavano sul resto e bastavano a riassumere quello strano periodo della sua vita: la brutta litigata il giorno dell’Epifania e l'estate al Circeo.
Ricordava di aver mangiato tutti i dolci del fratello e di aver rubato quelli destinati a dei cuginetti, senza il minimo rimorso. Sua madre le aveva mollato un ceffone così forte che l’impronta rossa era rimasta impressa sulla guancia per qualche ora.
Suo padre, invece, era scioccato dalla violenza gratuita.
Forse quell’episodio era stato la molla del divorzio, chissà. Non se lo chiedeva più ormai.
«Va bene, ragazzacci, spegnete queste candeline e facciamola finita. C’è una mandria di ragazzini che vi attende in piscina.»
Era stata Gloria a intervenire, battendo le grosse mani da orso per richiamare l’attenzione. L’agenzia l’aveva nominata capo della banda e responsabile di “cementare i rapporti fra i membri del team”, ma metteva ben poco impegno nel suo ruolo.
Partì il tanti auguri di turno, l’intera equipe stonò la canzone. Una scena davvero penosa, con Giacomino che saltava sul posto, gridando: «Più forte!» credendosi forse in discoteca.
Spente le candeline, le ragazze più giovani lo abbracciarono e sbaciucchiarono, mentre i maschi gli assestarono qualche pugno sulla spalla, mentre il festeggiato esibiva il bicipite con fierezza.
Domenico le si accostò con una fetta di torta. Le porse la forchetta, ma lei scosse la testa, nauseata dall’intera situazione. Il sole delle tre e i trentotto gradi all’ombra non aiutavano. Il tendone sotto cui avevano improvvisato la festicciola si era arroventato, il frinire delle cicale le era ormai entrato in testa.
Domenico addentò il dolce come se non si fosse nutrito da mesi.
«Santo Dio, Dom, tua madre ti dà da mangiare, sì?»
Lui riemerse dal piatto di plastica, la panna spiaccicata sulla bocca e le briciole di cacao sul colletto. «No, in effetti. Sono a dieta.» Valutò la dimensione della torta e si corresse: «Ero a dieta. Cazzo, questo mi costerà dieci giorni di insalata e acqua».
A Martina sfuggì una risata, che provò a mascherare con la mano stretta a pugno.
«Non posso credere che abbiano preso un coglione del genere nel team.»
«Quanto ti piace, però, la tortina del coglione» lo sfotté lei. «Comunque certo, se sei il figlio del direttore, ti prendono anche se hai meno di sedici anni.»
«E se sei un coglione», puntualizzò Domenico.
Lei gli rispose gesticolando, come a voler intendere che era troppo schizzinoso. Si era chiuso un occhio sul fatto che il ragazzo non avesse ancora l’età legale per lavorare – tanto li compie tra qualche settimana, dai – lodando invece la “buona volontà” del ragazzo.
«Mica è come gli altri ragazzi, che stanno tutto il giorno sul divano e non hanno voglia di fare un cazzo» Martina fece il verso al direttore.
«Come noi, vuoi dire?»
Lei scoppiò a ridere e annuì. «Esattamente.»
Una ragazza scivolò sotto al tendone, piazzandosi accanto a loro. Dall’odore di gelsomino era possibile riconoscere Elisa da chilometri di distanza. Anche lei con il suo piattino e forchettina di plastica, assaggiava il dolce a piccole dosi.
«Di che si parla?»
«Del fatto che i giovani sono sfaticati.»
Martina le sorrise, lanciandole una sfida. Nell’ultima settimana Elisa le si era accostata diverse volte e, secondo il suo radar, doveva essere in cerca di nuove amicizie. Non sembrava un tipo scontroso, ma nemmeno un’estroversa come lei.
La maggior parte delle pause le passava per conto proprio, a mangiucchiare una mela o a leggere qualche libro di cui Martina non riconosceva mai la copertina.
Con quegli occhialoni tondi e il viso da ragazza pulitina, avrebbe giurato che era stata la secchiona di turno al liceo e forse anche dopo.
«I giovani non siamo noi?» chiese timidamente lei.
«Oh, no, Elisa» intervenne Domenico. «Noi siamo già avviati alla vecchiaia. Passati i ventiquattro, puoi cominciare a scegliere l’ospizio.»
Lei accennò un sorriso. «Meno male, allora. Io ne ho solo ventitré.»
Gli altri due fecero un verso di disgusto e amareggiati commentarono l’esibizione di gioventù di cui era colpevole. Non si andava a sfoggiare così la propria pelle perfetta e il fisico allenato. Per fortuna Elisa la prese nel modo giusto, ridacchiando con loro.
«Comunque, io a sedici anni davvero non avevo voglia di staccarmi dal divano.»
«Quello vale anche adesso, Dom.»
Il ragazzo scosse la testa, schioccando le dita. «È un’altra cosa, però.»
Due animatori schizzarono davanti al trio. Uno di loro era Leone, che rincorreva un altro ragazzo e lo tirava per la maglietta gialla con sopra scritto “Magic Equipe”.
Le aveva volute Gloria, quelle orrende uniformi, senza consultare nessuno.
I ragazzini sghignazzavano e facevano la lotta, nemmeno fossero all’asilo.
«A volte mi chiedo se la loro maturità sia maggiore dei bambini che gestiamo» commentò Martina, sovrappensiero.
Elisa si unì al gioco: «No, loro almeno hanno la capacità di ascoltarti, se cacci un urlo sufficientemente forte. E poi chiedono scusa».
Aveva una qualche forma di ironia, almeno. A Martina era capitato di interagire con altri membri del team, dall’avvio del centro estivo, e i brevi scambi erano stati raccapriccianti. Valeva per ambo sessi, ovviamente. Nella sezione femminile l’argomento privilegiato erano i ragazzi carini, i video di tendenza su qualche social e quante di loro fossero fidanzate. Una di loro piena di braccialetti le aveva chiesto se avesse un ragazzo e Martina era solo scoppiata a ridere.
I ragazzi si dividevano tra i minorenni che trasformavano ogni conversazione in un flirt, mettendo a repentaglio la sua fedina penale, e quelli più adulti che si comportavano come se avessero sedici anni. Tra tutti l’unico che sopportava era Domenico, ma lui era inqualificabile.
«Comunque, io a sedici anni ricordo solo che passavo tutto il pomeriggio sui libri. Tra il Rocci e un’equazione» sospirò Elisa.
Martina si scambiò un’occhiata eloquente con l’amico: era la prima della classe.
«Io invece facevo le solite cavolate da adolescente», commentò Martina, versandosi un bicchiere d’aranciata. «Ho sprecato il mio biglietto d’ingresso per l’età del consenso, di questo sono sicura.»
Domenico stava per chiederle di approfondire il racconto con un: «Questa non la conosco», ma il vocione di Gloria li richiamò dalla piscina. Un boato annunciò l’ingresso dei bambini in acqua, corredato da urla folli.
Dallo stereo partì La Bomba, che era il tormentone preferito dalla maggior parte del centro estivo; non altrettanto dallo staff che la sentiva ormai da oltre quindici anni.
«Okay, si va in scena» fece Martina, riposando il bicchiere sul tavolo.
«Poi voglio sapere del tuo passato da ribelle.»
«Le solite cazzate, Dom. Dammi una mano a trovare un coinquilino, piuttosto, altrimenti quando torno a casa, stasera, Filippo mi fa una testa così.»
Elisa li stava seguendo qualche metro più indietro. Lei avrebbe svoltato a destra, verso le sale interne del centro, dove si svolgevano le attività al chiuso.
«Se cerchi una coinquilina, io sarei interessata.»
I due si voltarono a osservarla, increduli. Martina aveva messo delle regole sulla ricerca di nuovi inquilini, perché sapeva come andavano a finire quelle cose, soprattutto con Filippo. I post su Facebook e sui gruppi di Whatsapp però non avevano dato ancora esito positivo e a loro serviva un’altra persona con cui dividere l’affitto il prima possibile. Il padrone di casa era stato poco conciliante in merito.
Almeno così avrebbero iniziato da qualche parte.
«Va bene» cedette. «Vieni da noi domani sera, allora. Dopo cena, magari, così Filippo è più bendisposto.»
 

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Spazio autrice

Ciao a te e benvenuto! 
Siamo partiti "a bomba" e spero che resterai a bordo, su questa nave sgangherata ma dalla compagnia (mediamente) piacevole.
Sarei curiosa di sapere un tuo parere, commento, un'annotazione o critica, anche uno sclero su qualche personaggio. Se ti fa piacere condividere un'opinione, non farti problemi, qui nessuno morde (tranne forse Martina).

Grazie e alla prossima!

Heath 
   
 
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