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Autore: C_Totoro    13/08/2023    4 recensioni
L’evasione di massa da Azkaban è sulla bocca di tutti e le emozioni di Harry sono contrastanti. Ci sono le sue di emozioni - paura e disgusto nei confronti dei Mangiamorte - e poi ci sono quelle di… Voldemort che invece sembra essere felice come non lo era da quattordici anni; una gioia selvaggia lo invade ogni volta che pensa a Bellatrix. Harry, al limite della disperazione, decide di confidarsi con Piton che – dopo aver visto uno scambio intimo tra Bellatrix e Voldemort nella testa di Potter – si convince a volerci veder chiaro e capire cosa diamine ci sia tra il Signore Oscuro e la sua migliore luogotenente. Severus decide quindi di presentarsi alla festa indetta in onore dei Mangiamorte evasi ignaro del fatto che quella celebrazione si sarebbe presto trasformata in un litigio grottesco tra Bellatrix e Rodolphus, dove il triangolo amoroso viene messo in luce, esposto, analizzato alla presenza di tutto il Cerchio dei Mangiamorte. Riuscirà Rodolphus a liberarsi di un matrimonio infelice senza essere ucciso da Lord Voldemort?
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Rodolphus Lestrange, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L’evasione dei Mangiamorte era sulla bocca di tutti, non si parlava di altro a Hogwarts e come avrebbe potuto essere altrimenti? Alcuni di quei nomi facevano paura tanto quanto quello di Lord Voldemort in persona e Harry sentiva come i suoi compagni – cresciuti temendo i Mangiamorte quasi al pari di Voldemort – li pronunciassero con un misto di terrore ossequioso come se, mancando loro di rispetto, quelli potessero sbucare fuori da una delle statue del castello e cruciarli.
Erano altri, tuttavia, i pensieri di Harry nei confronti di quell’evasione di massa. Sapeva bene non fossero i suoi sentimenti - e come avrebbero potuto essere i suoi? Odiava l’idea che le fila di Voldemort si fossero ingrossate - eppure non poteva fare a meno di provare una gioia selvaggia, la stessa gioia selvaggia che aveva provato la sera in cui i Mangiamorte avevano lasciato Azkaban. Harry aveva sperato si affievolisse, invece, contro ogni previsione, non faceva altro che acuirsi. Anzi, la gioia si era in fretta tramutata in una sorta di eccitazione vera e propria, quasi frenesia, che Harry non sapeva spiegarsi. La cotta che aveva per Cho non poteva essere paragonata a quell’onda di puro ardore che provava nei confronti di Bellatrix Lestrange. Che Voldemort provava nei confronti di Bellatrix Lestrange.
Harry si ritrovò ad arrossire mentre il suo sguardo scivolava sull’ennesimo articolo di giornale scritto sui galeotti evasi da Azkaban. Ogni giorno il Profeta si occupava di un Mangiamorte diverso con articoli di approfondimento e, quel giorno, una foto di Bellatrix da giovane svettava sulla prima pagina. Harry strinse i pugni mentre ripensava alle parole di Sirius su Bellatrix, a quello che aveva visto nel pensatoio di Silente l’anno precedente: la odiava con tutto sé stesso, lei e gli altri due Lestrange che, insieme a Crouch, avevano portato alla pazzia i genitori di Neville.
 Voldemort, tuttavia, doveva avere un’idea completamente diversa di Bellatrix. Ogni volta che anche solo il nome si formava nella sua testa sentiva il battito del cuore accelerare poi, da quando si dovevano essere riuniti, Harry non poteva non notare un cambiamento di umore notevole: se in precedenza la cicatrice gli faceva male quasi solo esclusivamente a causa di attacchi di rabbia, ora… ora… sembrava… felice? C’era qualcosa di più in quella felicità, qualcosa che anche Harry non sapeva spiegarsi perché non l’aveva mai provato, qualcosa che gli metteva in subbuglio lo stomaco e gli faceva perdere l’appetito, qualcosa che…
Ma Voldemort non può provare amore, è proprio la cosa che non capisce… o così ha sempre detto Silente, no?
Harry non capiva e, ogni volta che aveva provato a parlarne con Ron e Hermione, si era ritrovato con la lingua legata, impossibilitato a esprimere a parole quello che sentiva. In primis, perché i sentimenti non erano i suoi e se ne ritrovava travolto senza un motivo. In secondo luogo, perché erano complessi e ben diversi da qualsiasi cosa avesse mai provato. Quando paragonava quello che lui provava per Cho con le emozioni che Voldemort provava per Bellatrix
“Tutto bene, Harry?”
“Sì”, sospirò Harry grattandosi la fronte “È solo la cicatrice… da quando i Mangiamorte sono evasi non mi dà pace”
“Stai facendo i tuoi esercizi di Occlumanzia?” chiese Hermione, sospettosa.
Harry alzò gli occhi al cielo. Sapeva che Hermione aveva ragione e che avrebbe dovuto impegnarsi di più su quel fronte ma come poteva? Un conto era chiudere la mente a un corridoio infinito, alla rabbia e alla frustrazione… un altro era chiudere il proprio… cuore? Ma era assurdo, assurdo che Voldemort potesse provare qualcosa di più… di diverso… non era proprio quella la differenza tra loro due? Il fatto che Voldemort non potesse provare certe… cose? Infatti, forse non le provava, forse era lui, Harry, a dare un senso sbagliato a tutto quel subbuglio emotivo. D’altra parte, Bellatrix Lestrange era stata la sua Mangiamorte più leale, più fedele… la gioia nel ritrovare un’alleata di quella portata, ecco cos’era tutto quello.
Niente di più, niente di meno.
“In bocca al lupo con Piton, stasera” mugugnò Ron da sopra il suo tema di Pozioni.
Harry annuì non convinto. L’idea di vedere Piton in quelle condizioni non lo esaltava affatto ma, all’improvviso, una folle idea gli attraversò la mente: perché non chiedere a Piton? Era - o comunque era stato - un Mangiamorte e quindi… quindi doveva per forza sapere, sapere qualcosa di più di quelle strane sensazioni che lo travolgevano. Se Voldemort davvero provava qualcosa per Bellatrix… poteva essere un suo punto debole? Potevano sfruttarlo per combatterlo? Fu con una nuova baldanza che si diresse verso i sotterranei.
 
*
 
“Sei in ritardo, Potter” lo accolse Piton, senza alzare lo sguardo su di lui, non appena Harry mise piede nel suo ufficio.
“Mi perdoni, professore” borbottò Harry entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Sentiva il suo cuore battere un po’ più velocemente: era sempre quella l’ora in cui in Voldemort sembravano risvegliarsi… cose
“Ti senti bene, Potter?” gli chiese Piton scrutandolo negli occhi.
Harry represse un gemito, la cicatrice gli doleva ma allo stesso tempo c’era… altro… era insopportabile, insopportabile perché lui quelle cose non voleva provarle.
“Professore a dire la verità vorrei… vorrei parlarle di una… cosa” Harry era titubante. Non pensava esistesse persona meno adatta a parlare di sentimenti di Severus Piton; soprattutto considerando il rapporto che avevano. Ma che alternative aveva? Silente lo ignorava, Hermione e Ron… potevano saperne qualcosa? Hermione aveva avuto quella relazione con Krum l’anno prima… ma aveva quattordici anni! Insomma… quello che lui - Voldemort - provava era… era perverso. Harry non sapeva come altro descriverlo. C’era troppa emozione, troppo… troppo di tutto…
Allora?” lo incalzò Piton alzando un sopracciglio con fare inquisitorio e accennandogli di sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania.
“Di cosa si tratta, Potter? Hai avuto nuove visioni? Se tu ti applicassi…”
Harry sospirò e pensò che no, ringraziando Godric, di visioni non ne aveva avute. Almeno quelle gli erano state risparmiate.
“Professore” Harry si bloccò, fece un sospiro e chiuse gli occhi parlando velocemente come se, dicendolo in quel modo, l’imbarazzo avrebbe potuto essere minore “Secondo lei, cosa c’è tra Bellatrix Lestrange e Voldemort?”
Ne seguì un lungo silenzio.
Harry riaprì gli occhi e seppe di aver posto una domanda scomoda dall’espressione che Piton aveva in quel momento: sarebbe stato meno sorpreso se Voldemort fosse entrato in quella stanza e si fosse messo a ballare la conga.
“Che domanda è questa, Potter?”
Harry non poteva fare a meno di provare un perverso senso di piacere nel constatare come fosse giunto alla conclusione corretta.
Qualcosa, dunque, c’era.
“Una domanda… come un’altra” rispose Harry cercando di non far trasparire nessuna emozione “Cosa c’è tra loro due?”
“Perché dovrebbe esserci qualcosa?” gli occhi neri di Piton si strinsero inquisitori “Cosa hai visto?”
“Non ho visto niente” ripeté Harry, sincero. Poi sospirò perché sapeva che, se avesse voluto rispose migliori da Piton doveva aprirsi con lui, raccontargli “Da quando c’è stata l’evasione di massa…” Harry distolse lo sguardo dal professore di Pozioni: non riusciva a guardarlo, si vergognava e non era neanche sicuro che quella vergogna appartenesse a lui. Quasi come se ci fosse qualcosa dentro di sé che stava realizzando i sentimenti che provava e fossero qualcosa di assurdo e impronunciabile… “Voldemort è… felice” concluse sebbene quella frase non rendesse affatto giustizia a ciò che Voldemort stava provando. Non era questione di felicità, era in estasi. Non lo aveva visto tanto su di giri neanche quando aveva ripreso il suo corpo il giugno precedente. Tutto per cosa? Per una Mangiamorte? Per quanto pedina fondamentale quella strega potesse essere… non era possibile che, averla al suo fianco, lo rendesse più felice che aver ripreso il proprio corpo!
“Devi sapere, Potter, che quelli che sono finiti ad Azkaban per lui erano i suoi Mangiamorte più fedeli, quelli più vicini a lui. Antonin Dolohov, ad esempio, era un suo caro… amico, diciamo, per mancanza di termini più adeguati”
“Ma non è ad Antonin Dolohov che pensa” rispose Harry testardo “La sua testa è invasa solo da Bella” Harry si interruppe “Che suppongo stia per Bellatrix Lestrange?”
Piton, senza accorgersene, aveva socchiuso le labbra in un moto di sorpreso disgusto. Ci impiegò qualche secondo a rendersi conto dell’espressione che aveva; richiuse lentamente la bocca e alzò un sopracciglio “Suppongo…” ma non sapeva come continuare.
Bella.
Oh, come se lo ricordava il modo in cui il Signore Oscuro sibilava quel vezzeggiativo. Non c’erano altri Mangiamorte che avevano ricevuto quell’onore, quell’intimità…
“Cosa c’è tra i due?” insisté ancora Harry.
Non si sarebbe arreso, era importante capire Voldemort per sconfiggerlo, no?
“Non pensa neanche più a… a quel corridoio senza fine…”
Piton batté le palpebre perché non poteva credere alle parole di Potter e, tuttavia, come poteva essere una menzogna? Nessuno, a parte i Mangiamorte, sapeva della… affinità speciale tra il Signore Oscuro e Bellatrix. E anche tra i Mangiamorte, non era poi stato mai così chiaro in cosa consistesse, di preciso, quell’affinità.
Sicuramente praticavano rituali oscuri insieme.
Sicuramente Bellatrix era completamente e totalmente innamorata di lui: su quello non c’erano dubbi (non faceva neanche nessuno sforzo per nascondere quei sentimenti, nonostante fosse sposata).
Sicuramente avevano… intercorsi sessuali, per così dire, considerando come, in passato, Bellatrix si era presentata alle riunioni e, per qualche motivo, Piton dubitava fosse stato Rodolphus a lasciarle morsi e succhiotti.
Ciò detto, non poteva credere a quello che Potter gli stava dicendo: il Signore Oscuro che non faceva altro che pensare a Bella?
Il Signore Oscuro?
“Hanno una relazione?”
Piton scoccò un’occhiataccia a Potter. Cosa doveva dirgli? Perché non chiudeva la bocca?
“Cosa ti fa pensare che il Signore Oscuro si perda in certe… romanticherie?”
 Harry aggrottò le sopracciglia e storse il naso, gli occhiali gli scivolarono leggermente in giù “Il fatto che… che la pensa e…” Harry si infervorò, voleva una soluzione a quello che Voldemort gli stava facendo provare per una donna che a lui disgustava. Era ingiusto che i suoi sentimenti per Cho venissero eclissati da quelli che Voldemort provava per Bellatrix. Non aveva senso.
“La pensa e poi… sempre verso quest’ora” Harry si morse le labbra “Provo un… un…” con una mano si indicò, incapace di continuare “Sono cose che non mi appartengono, soprattutto non se rivolte a quella strega!”
Piton arricciò le labbra, era divertito dall’imbarazzo di Potter ma, soprattutto, pensò a quanto divertimento avrebbe potuto provare con Bellatrix nel prenderla in giro di fronte a queste nuove illazioni. Quella strega non gli aveva mai dato pace, aveva un grande sesto senso e riusciva a vedere dubbi, incertezze dove altri non scorgevano nulla. Era arrogante e piena di sé – come tutti i Purosangue – ma i suoi sentimenti per il Signore Oscuro erano sempre stati un suo punto debole… sì, decisamente, avrebbe potuto divertirsi con lei alla luce di quelle nuove rivelazioni.
“Questo, Potter, ci riporta all’Occlumanzia” rispose Piton stringendosi nel suo mantello nero e facendo alzare Harry “Se tu chiudessi la mente…”
“Ma non si tratta di mente” sbottò Harry “Lo sento ovunque, il mio cuore batte così forte… Voldemort è in grado di amare?”
“Smettila di dire sciocchezze” lo liquidò Piton ma il suo sguardo indugiò per qualche secondo di più sul viso di Harry “Ti assicuro che il Signore Oscuro è un uomo molto focalizzato: quando ha un obiettivo, pensa solo a quello”
“Evidentemente, il suo obiettivo è diventato Bellatrix visto che pensa solo a lei. Quindi? Loro…? Stanno insieme?”
“Non lo so, Potter. Ti sorprenderà ma quando facciamo le riunioni col Signore Oscuro non ci mettiamo a parlare della nostra vita sentimentale. Ancor meno, ci mettiamo a parlare di quella del Signore Oscuro
Harry incassò il colpo perché, quello che diceva Piton, aveva effettivamente senso.
“Preparati Potter, perché abbiamo già perso tempo a sufficienza”
Piton tirò fuori la bacchetta e la puntò proprio in faccia a Harry “Uno, due, tre… Legilimens!”
Harry sentì la propria cicatrice spaccarsi in due, poi l’ufficio svanì…
 
“Padrone, raccontatemi!”
“Cosa vuoi sapere?” la sua voce era sibilante e distaccata ma doveva fare un grande sforzo per renderla tale, per non far trasparire la sua gioia.
“Cosa avete fatto tutti questi anni senza di me…”
Le sue labbra si sollevarono in un sorriso.
Bellatrix gli era mancata, lo aveva sempre divertito molto parlare con lei ma, dopo tutti quegli anni di solitudine e disperazione, a maggior ragione, adorava sentire la sua voce implorarlo per sapere di più… il modo che aveva Bellatrix di farlo sentire speciale e importante era tutto suo, tutto particolare…
“Avrai saputo che ho perso il corpo” le rispose in tono piatto, ancora una volta, dovette fare ricorso a tutte le sue energie per non far trasparire il trasporto che provava: non voleva farle capire quanto fosse… fosse… ma sì, importante…
“Com’è successo?” lo incalzò Bella. Era semi seduta su un tavolo, le mani a sorreggerla e i suoi occhi incavati brillavano trepidanti come se non potesse attendere altro che sapere di più, di più su come il suo Padrone avesse trascorso quel tempo lontano da lei.
“Ad Azkaban non arrivavano molte notizie… non… non so cosa… cosa…” lasciò la frase a metà e si strinse nelle spalle. Sembrava quasi impaurita di proseguire.
“La Maledizione… è rimbalzata” rispose, la sua voce era priva di emozioni: non aveva particolare piacere a ripercorrere quella notte ma non sapeva resistere a Bellatrix e alle sue domande. Anzi, era l’unica alla quale concedesse di porgergli domande. Non avrebbe condiviso con nessun altro il dolore di quell’esperienza, di essere privato del suo corpo, il dolore della solitudine e dell’incertezza.
“La ragazza… si è messa davanti, sacrificandosi per il moccioso nonostante le avessi intimato di levarsi. Avrebbe potuto salvarsi ma non l’ha fatto: è magia antica molto potente, lo avevo letto, lo sapevo. Ho commesso un errore”
“Che genere di magia, mio Signore?”
“Sacrificio… amore… la soluzione preferita di Silente” quell’argomento gli provocava un profondo fastidio ma non poteva non dare quelle informazioni a Bellatrix “È stato proprio il sacrificio a creare una protezione nei confronti di Potter”
“È come se vi foste auto-maledetto, quindi?”
“Più o meno…”
Scese uno spiacevole silenzio. La gioia di avere Bella accanto intaccata dal ricordo di quell’orrenda notte in cui aveva perso il proprio corpo, ridotto a un mero spettro… meno di un’orma… Lui che era il più potente mago che fosse mai esistito sulla faccia della Terra!
“Ma non siete morto”
Sorrise.
“Ti sembro morto?”
Si finse adirato, adorava vedere le guance di Bella imporporarsi pensando di averlo indisposto senza immaginarsi quanto in realtà si stesse divertendo. O forse lo immaginava, era una strega sveglia, e si comportava così solo per poter giocare con lui.
“No, Padrone, certo che no! Non intendevo-”
“Sai bene che ho fatto degli esperimenti per diventare immortale: ora ho la certezza funzionino”
“Come avete…” Bellatrix si morse le labbra e lui intuì che aveva una grande paura di innervosirlo con tutte quelle domande.
“Sei libera di chiedere ciò che vuoi, Bella. Dopo tutti questi anni, posso ben tollerare la tua curiosità”
“Come avete recuperato il vostro corpo, Padrone?”
“Una pozione di mia invenzione e l’aiuto di due fedeli servi… i più fedeli” si divertiva sempre a torturarla a quel modo, a instillarle il dubbio che potesse avere dei Mangiamorte preferiti, qualcuno che non fosse lei. Era spassoso perché, a tutti gli altri, era evidente come per lui avrebbero potuto morire tutti… tutti, tranne lei, la sua Bella.
“Oh mio Signore!” puntuali arrivarono infatti le sue proteste “Se fossi stata libera…”
“Ma non lo eri” la bloccò lui, annoiato “Se non fosse stato per Crouch e Codaliscia…”
Il viso di Bellatrix si deformò in una smorfia di puro disgusto. Ci volle tutto il suo autocontrollo per non scoppiarle a ridere in faccia “… per loro due che si sono rivelati essere i più leali tra tutti i miei Mangiamorte…”
“Un ragazzino che non ci ha messo mezzo secondo a rinnegarvi di fronte al Wizengamot! E un lurido opportunista Mezzosangue…!”
Alla parola Mezzosangue il suo collo fece uno scatto involontario, quasi come fosse un tic, cambiò velocemente argomento perché gli insulti di Bella nei confronti dei Mezzonsague gli procuravano sempre un senso di disagio che non aveva voglia di provare “Comunque” come lui riprese a parlare, Bellatrix si zittì “Grazie a loro due sono riuscito a creare la situazione ideale per il mio ritorno: ho utilizzato il sangue di Potter, di modo da potermi appropriare di quella protezione che la Sanguesporco gli aveva lasciato…”
“Padrone” Bella abbandonò la sua posizione e fece qualche passo verso di lui “Non ditemi che le vostre preferenze sono cambiate…”
“Le mie preferenze?” alzò un sopracciglio fingendo di non capire.
“Crouch… Codaliscia… hanno dubitato del vostro ritorno! Hanno… vi hanno…”
“Tutti hanno dubitato, Bella”
“Io non ho mai avuto dubbi, mio Signore!”
Si ritrovò di nuovo a sorriderle, non ricordava di aver mai sorriso tanto in vita sua.
“No, eh?”
“No!” Bellatrix si infervorò “Oh, Padrone! Ho sempre saputo che sareste tornato, che non potevate essere morto! Non voi che siete il mago più potente che il mondo abbia mai visto. Non dopo quello che… che avevamo fatto… insieme… l’ho detto al Wizengamot, gliel’ho detto che potevano anche sbattermi ad Azkaban ma che voi sareste tornato e mi… mi avreste salvata… e che…” s’interruppe, la voce incrinata.
“Sei tu la mia preferita, Bella” la rassicurò “La mia più leale e fedele Mangiamorte, la mia strega. L’unica”
Contro le sue aspettative, quelle parole, invece di tranquillizzarla, la fecero prendere a singhiozzare in modo incontrollato.
“Sempre emotiva, Bella, sempre emotiva…”
Bellatrix abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, copiose lacrime le scendevano lungo le guance.
“Perdonatemi, mio Signore. Temo che Azkaban abbia avuto più effetti su di me di quanto pensassi…” la vide esitare per poi rialzare il viso su di lui “Quattordici anni sono tanti… senza… credevo sarei impazzita, i Dissennatori non mi davano pace”
“Non mi hanno mai fatto molto effetto, i Dissennatori”
“No?” domandò Bellatrix, sorpresa “Com’è possibile?”
“Ho una disciplina di ferro, Bella, dovresti saperlo”
“Come si fa a resistere… a resistere… si finisce per impazzire, invasi solo dai ricordi spiacevoli, esiste solo il dolore e poi diventa troppo grande per poter essere contenuto… mi ritrovavo a urlare, disperata, fino a perdere i sensi… come si può resistere?”
“A onore del vero, non ho mai dovuto sopportare un dissennatore per quattordici anni consecutivi. Per pochi secondi o minuti, tuttavia, esistono delle tecniche. Te le posso insegnare, se vuoi”
“Oh Padrone! Mi rendereste questo onore?”
Eliminò la distanza tra loro e le mise le mani sui fianchi. La senti fremere sotto il suo tocco e si ritrovò la mente annebbiata dal suo profumo, diverso da come lo ricordava, eppure così intrigante… Se qualcuno fosse stato nella sua testa in quel momento, si sarebbe messo a ridere, pensando a come aveva appena detto di avere una disciplina di ferro ma poi bastava Bella a metterlo in ginocchio. Fece qualche respiro per recuperare il controllo su sé stesso.
Adorava e allo stesso tempo detestava come Bellatrix lo faceva sentire.
“Quali sono i ricordi spiacevoli?” le chiese inclinando il capo di lato “Cosa ti facevano rivivere?” non sapeva neanche perché lo volesse sapere, cosa poteva importargliene? Eppure, Bella lo aveva sempre incuriosito, voleva sapere più cose su di lei, su quello che provava, su quello che pensava…
Bellatrix esitò sembrava vergognarsi molto. Si avvicinò di più a lei, facendo collidere i loro bacini e strappandole un gemito.
“Voi” la sentì sospirare contro la sua spalla.
Me?” ripeté senza riuscire a nascondere lo stupore “Sono il tuo ricordo spiacevole?” venne preso da un senso di oppressione sconosciuto che subito lo infastidì: lui non doveva provare certe cose, soprattutto non nei confronti di una Mangiamorte, di una sottomessa… di Bella, la sua strega. Era lui ad avere il controllo in quel rapporto.
Non lei.
Non lei.
Non lei.
“Siete l’unica cosa abbastanza importante nella mia vita per poter avere quell’effetto su di me” sospirò “L’allontanamento di Andromeda, la morte di Regulus… nulla aveva importanza se comparato… alla notte in cui… in cui…” Bellatrix non riuscì a trattenersi e appoggiò la testa sulla sua spalla mentre con le mani gli afferrava la veste sul petto. In passato probabilmente si sarebbe scostato e l’avrebbe ripresa con forza ma in quel momento, dopo tutti quegli anni, la sua vicinanza gli dava anzi piacere. Sentire che la sua perdita aveva significato di più di quella della sorella e del cugino lo fece gonfiare: sapeva benissimo quanto Bella tenesse ad Andromeda e Regulus ma per lei lui era di più, mille volte di più… si ritrovò a desiderarla come non mai, come mai aveva fatto prima. Era come se quella lontananza avesse rimesso in prospettiva tutto.
“Sono qui ora, Bella” la sua voce era fredda, distaccata ma dentro di sé provò un piacere immenso a dirle quelle parole. All’improvviso, la voglia di ferirla e farla stare male si impossessò di lui, quasi come se non potesse tollerare di averla vicino, perché quello che provava era qualcosa di sconosciuto, inutile e dannoso.
“Siete qui, Padrone” Bellatrix tirò su col naso poi, incapace di trattenersi, gli gettò le braccia intorno al collo e lo strinse con forza “Ti amo” gli disse mordendosi le labbra “Oh, non immagini neanche quanto ti amo”
Quelle parole gliele aveva lette innumerevoli volte nella testa ma era la prima volta che se le sentiva dire ad alta voce.
Non ne capiva il significato e, di conseguenza, per lui avevano valore nullo.
Rise.
“Sei piena di sciocchezze” eppure sentì la sua anima fremere, non si diede il tempo di pensare, si chinò su Bellatrix e prese a baciarla con foga e passione. Aveva passato quattordici anni ad Azkaban per lui, poteva ben concederle di dire delle stupidaggini, poteva ben concederle un bacio…
 
Harry si ritrovò carponi sul pavimento, sentiva la sua testa scoppiare e la veste, zuppa di sudore, attaccata sulla sua schiena quasi come una seconda pelle, eppure, aveva un sorriso vittorioso in viso.
“Avevo ragione!” esclamò, quasi esultando “Ha visto, professore?” alzò la testa in direzione di Piton ma il professore era come paralizzato: sembrava essere stato colpito da un bolide.
“Professore?” chiese Harry rimettendosi in piedi “Si sente bene?”
Piton rabbrividì ripensando a ciò che aveva appena visto nella testa di Potter: glielo avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto. Non era tanto per le fesserie di Bellatrix (quella strega mai le aveva nascoste, anzi) ma per l’atteggiamento del Signore Oscuro. Da quando aveva ripreso possesso del suo corpo era stato più freddo, distaccato e terribile che mai. Soprattutto con lui del quale non si fidava. Ogni volta che subiva incursioni di Legilimanzia da parte del Signore Oscuro percepiva tutta la sua rabbia e la sua voglia di distruzione ma in quel momento, mentre era nella testa di Potter, non aveva trovato nulla di tutto quello. Si domandò se non c’entrasse il fatto che era nella testa del ragazzo e non in quella del Signore Oscuro… ma non vi erano dubbi che quello a cui avevano partecipato… era un momento intimo. Un momento intimo tra Bellatrix e il Signore Oscuro. Un momento che il Signore Oscuro pensava privato, al quale nessuno mai potesse assistere. Era dunque quella la versione di sé che regalava a Bellatrix? Al di là del sesso… le concedeva tanto, tanto di più. Domande, dubbi, lo metteva in discussione. Immaginò sé stesso fare rimostranze sui “più fedeli” e si vide per terra a piangere sangue per tanta impertinenza. Ma il Signore Oscuro non poteva… non… la sola idea era assurda e priva di senso.
“Abbiamo finito per stasera, Potter”
“Ma… professore!” Harry provò a protestare, davvero voleva ignorare quello a cui avevano assistito? Era palese, palese ci fosse qualcosa… bisognava indagare, bisognava…
“Ci vediamo la prossima settimana”
Harry ricacciò indietro le sue rimostranze e pensò che, a quel punto, forse valeva davvero la pena parlarne con Ron e Hermione.
 
*
 
“Ho deciso andrò alla riunione dei Mangiamorte indetta per questo weekend”
Piton entrò nell’ufficio di Silente senza bussare, si sentiva agitato per ciò che aveva visto. Non capiva neanche per quale motivo la conferma finale della frequentazione tra Bellatrix e Voldemort lo avesse sconvolto a quel modo. Il punto è che non aveva senso ciò a cui aveva assistito. Anzi, no, fosse stato spettatore esterno forse non avrebbe battuto ciglio: avrebbe pensato che il Signore Oscuro stesse manipolando Bellatrix. Ma, grazie a Potter, aveva avuto l’occasione di essere dentro il Signore Oscuro. I sentimenti che provava per Bellatrix erano ben più complessi di quanto avesse mai pensato. La sua preferenza nei confronti di quella strega era stata palese e sfrontata sin dagli albori ma Severus aveva pensato fosse perché, per quanto gli costasse ammetterlo, Bellatrix era una strega fuori dal comune. Non guastava poi il modo in cui ella trattava il Signore Oscuro: gli altri Mangiamorte non potevano competere, lei non lo adulava per finta o per tornaconto, il modo in cui lo adorava era genuino. Eppure, dopo aver assistito a quell’incontro tra i due da quella nuova prospettiva, non poteva fare a meno che – Salazar lo fulminasse – essere d’accordo con Potter.
Lui. Lui concordava con Potter.
Un forte senso di ingiustizia lo aveva preso nell’esatto momento in cui Potter aveva lasciato il suo ufficio e aveva ripensato a quello a cui aveva assistito. Non era giusto che, nonostante tutto il male e il dolore che i due avevano provocato, a loro fosse concesso di essere insieme… innamorati… anche Lord Voldemort aveva trovato la sua anima gemella.
Anche Lord Voldemort… amava? Severus scosse la testa.
Il Signore Oscuro non amava.
Eppure, Potter aveva ragione, il modo di agire del Signore Oscuro nei confronti di Bellatrix Lestrange era quantomeno singolare.
“Che cosa ti ha fatto cambiare idea?” chiese Silente alzando il viso dal Settimanale delle Streghe che stava leggendo con gusto “Mi sembrava di aver capito che questa… riunione… fosse più che altro una festa in onore degli evasi da Azkaban e che quindi non fosse necessaria la tua presenza”
Potter” rispose Severus ma poi si interruppe perché non sapeva come continuare quella frase. Ripensò all’imbarazzo che il ragazzo aveva provato quando aveva tentato di spiegargli cosa provava e, per la prima volta, si sentì affine a lui: non era facile spiegare… quelle cose “Sta avendo visioni… strane
Silente raddrizzò la schiena e abbandonò completamente il giornaletto scandalistico che stava sfogliando, all’improvviso il suo interesse si acuì “Che genere di visioni?”
Severus prese a passeggiare per l’ufficio di Silente, il suo mantello che svolazzava dietro di lui “C’è qualcosa di strano tra… Bellatrix e il Signore Oscuro…”
Gli occhi di Silente seguirono con attenzione ogni passo di Piton ma, a quelle parole, si aprì in un sorriso, quasi si rilassò “Ne abbiamo già discusso…”
“Non abbastanza, non a sufficienza, non nel modo corretto. Albus, ti assicuro che l’atteggiamento del Signore Oscuro nei confronti di Bellatrix è molto strano”
“Voldemort è sempre stato un abile manipolatore, sin da quando era a Hogwarts e conosciuto come Tom Riddle”
“Dimentichi una cosa, Albus. Che con Potter eravamo dentro al Signore Oscuro, nella sua… testa. E sì, cercava di manipolare qualcuno… ma quel qualcuno era sé stesso. In ogni istante tentava di… reprimere pensieri… sentimenti… emozioni
Silente alzò le sopracciglia “E perché andare alla riunione dei Mangiamorte?”
“Sono solo curioso… di capire e vedere. Ricordo i Lestrange di quattordici anni fa… i rapporti che avevano con il Signore Oscuro… credo possa essere utile capire certe dinamiche al giorno d’oggi?”
Silente abbassò un poco la testa di modo da poter osservare Piton attraverso i suoi occhiali a mezzaluna “Se pensi possa avere un senso… vai, Severus. Lo sai che mi fido di te e del tuo giudizio”
Piton annuì, l’idea di passare del tempo in presenza del Signore Oscuro non era mai allettante dato che doveva dare fondo a tutta la sua capacità di Occlumante e Voldemort era un abile Legilimens, gli usciva naturale, captava menzogna e tradimento ovunque… ma la tentazione di capirne di più era troppo forte, troppo forte per poter essere accantonata…
 
*
 
Le riunioni dei Mangiamorte si erano sempre tenute nelle ville sontuose dei Purosangue, ogni volta, una villa diversa ma, dopo la caduta, quelli che non erano stati spediti ad Azkaban avevano rinnegato di essere Mangiamorte e, nonostante il Ministero della Magia volesse ignorare il ritorno di Lord Voldemort, nessuno di loro voleva rischiare un sopralluogo inaspettato e venire arrestato. Non era sicuro e il Signore Oscuro in persona non voleva correre rischi inutili, non quando il Ministero gli stava facendo il favore di ignorare in modo palese e sfacciato il suo ritorno. No, l’unico luogo agibile che poteva avere un senso, al momento, sembrava essere Villa Riddle e, infatti, erano lì che si svolgevano le riunioni.
Erano stati tanti, in passato, i festini di celebrazione: negli undici anni di ascesa le cose da festeggiare non erano mancate. Le riunioni erano importanti, le feste lo erano altrettanto: far credere ai Mangiamorte che erano parte di qualcosa e che il Signore Oscuro apprezzasse i loro sacrifici faceva parte della manipolazione, Severus lo sapeva bene. A lui non erano mai piaciute molto quelle celebrazioni: schivo e poco incline al baccano com’era, preferiva la quiete delle riunioni, quelle in cui si discuteva di tattica, politica e magia. Aveva sempre provato un fascino perverso nei confronti del Signore Oscuro perché erano simili ma allo stesso tempo molto diversi: il Signore Oscuro era piacevole e affascinante, non solo brillante e potente. Severus, ormai lo aveva capito, piacere alle persone era parte integrante del successo. A nulla serviva il talento se poi non lo si sapeva esprimere nel modo corretto. Che diamine, il Signore Oscuro (un Mezzosangue senza nome) era riuscito a radunare intorno a sé l’élite purosangue… a far mettere in ginocchio una donna come Bellatrix… e lui, invece, a causa delle sue insicurezze, era riuscito a perdere l’unica persona della quale gli importasse qualcosa…
“Piton!” esclamò Yaxley vedendolo entrare nel giardino della Villa “Non pensavo di vederti qui, oggi”
“Neanche io mi aspettavo di venire” rispose sincero Severus arricciando le labbra in un sorriso falso e facendo un cenno di saluto col capo a Corban Yaxley.
“Ma poi mi sono detto, perché no? Gli studenti sono a Hogsmeade e anche io mi merito dello svago… dello svago vero
“Ben detto!” disse Yaxley battendogli una mano sulla spalla. Piton si irrigidì per il contatto non desiderato ma non disse nulla. Si mossero in direzione della casa uno di fianco all’altro e camminarono in silenzio per qualche secondo.
 “Ho un po’ paura” confessò Yaxley a bassa voce.
Piton alzò un sopracciglio con fare inquisitorio “Paura?
“Ricordi… ricordi la sera della caduta? Quella riunione subito dopo… ricordi Bellatrix?
Severus fece un cenno del capo in senso affermativo “E quindi?”
“Ha detto che ce l’avrebbe fatta pagare a tutti… a tutti noi vigliacchi…” Yaxley s’interruppe e si morse le labbra scrollando le spalle “Quella strega mette i brividi”
Severus non poté reprimere un sorrisetto “Sei stato in presenza del Signore Oscuro e lui ti ha perdonato… ma hai paura di Bellatrix?”
“Ah, Severus, non fingere!” sbottò Yaxley mentre le sue guance si imporporavano “Non fingere di non sapere che…” sembrava come in difficoltà a trovare le parole “Bellatrix ha ampia manovra, ampio potere decisionale, non è come noi”
“Per quanto a Bellatrix piaccia pensare altrimenti, il suo potere decisionale è nullo” corresse Piton “Lei, come tutti noi, deve sottostare al volere del Signore Oscuro: se lui ha deciso per il perdono…”
Yaxley non sembrava convinto “Sarà…” esitò “Comunque non mi va di beccarmi una Cruciatus e finire a fare compagnia ai Paciock”
“Il Signore Oscuro non lo permetterebbe… sei una pedina così fondamentale in questa guerra” ciò dicendo si allontanò domandandosi se Yaxley avesse colto il suo sarcasmo. Probabilmente no, la maggior parte dei Purosangue era troppo piena di sé per intuire quando venivano derisi e presi in giro. Tanti di loro pensavano davvero di essere pedine fondamentali quando, a ben vedere, il Signore Oscuro li avrebbe sacrificati tutti, ognuno di loro, se ne avesse ricavato un tornaconto personale. Tutti… o quasi tutti… E, comunque, Yaxley tutti i torti non li aveva: da quello che aveva visto nella testa di Potter, se Bellatrix avesse voluto torturare Yaxley, il Signore Oscuro gliel’avrebbe concesso più che volentieri.
Yaxley non era nulla, Bellatrix era… qualcosa.
Che diamine, le aveva concesso di dargli del tu… sebbene… sì, la situazione in cui glielo aveva concesso fosse… come dire… sui generis…
Entrò nella Villa a passo svelto e deciso. Nonostante tutto, era tra i Mangiamorte che si sentiva… a casa… Lì c’erano gli amici della scuola e quelli che lo avevano fatto sentire accettato, a Grimmauld Place numero 12 c’erano le persone che lo avevano bullizzato, ridicolizzato, ignorato e vessato. Spesso pensava all’assurdità della situazione, come fosse finito a collaborare – collaborare per davvero – con persone che disprezzava. La giustizia, tuttavia, andava al di là delle preferenze personali, ormai lo aveva capito. Sì, la sua preferenza poteva essere in una cena con i Malfoy eppure, la giustizia risiedeva nel duellare fianco a fianco a Sirius Black…
Black.
Si detestavano tanto, Sirius e Bellatrix, eppure erano i più simili tra i Black: arroganti, prepotenti, palloni gonfiati…
Il salone era, come sempre, poco illuminato, forse per nascondere la babbanosità che ancora aveva quel luogo. Severus, ogni volta, si domandava per quale motivo il Signore Oscuro non si fosse disfatto di tutti quegli aggeggi babbani; non erano neanche più in funzione – non solo erano vecchi e rotti ma la magia che vi era nell’aria impediva il funzionamento anche a quelli che ancora potevano non essere da buttare – la loro presenza era un vero e proprio mistero, per Severus.  
Piton
Gli occhi di Severus si dilatarono, un angolo della bocca si arricciò ma, quando si volse, la sua espressione era tornata a essere imperscrutabile.
Diamo inizio alle danze.
“Bellatrix” rispose Piton accennando a un inchino ironico “È davvero un piacere rivederti. Ti trovo in forma smagliante”
“Cosa ci fai qua?” domandò Bellatrix ignorando completamente le parole di Piton. Sembrava quasi sospettosa e Severus se ne divertì ancora di più. Un po’ capiva il Signore Oscuro, Bellatrix era effettivamente un piacere da prendere in giro. Certo, lui doveva fare molta attenzione alla scelta delle sue parole e al suo atteggiamento, al contrario del Signore Oscuro che, invece, aveva libero campo.
“Quello che ci fanno tutti, festeggiamo la vostra uscita di prigione, ovviamente”
“Mi prendi in giro?”
Severus le sorrise “Certo che no” si accorse di come molti dei Mangiamorte li stessero occhieggiando. Bellatrix faceva paura a molti e non si sentiva di dare loro torto. Non solo era una strega molto potente e spietata, ma tra i Mangiamorte era privilegiata, era la luogotenente preferita dal Signore Oscuro e lui le perdonava tanto, cose che a chiunque altro sarebbe valsa una punizione esemplare, a lei venivano condonate con un’alzata di spalle o, al massimo, un bonario rimbrotto.
Severus vide i fratelli Carrow che tentavano di diventare un tutt’uno con la tappezzeria, impauriti che Bellatrix potesse girarsi e prendersela con loro, Yaxley anche era lontano, la mano sotto la veste a stringere la bacchetta, pronto a difendersi, Nott li fissava senza battere le palpebre… solo Lucius era seduto su una poltrona, quasi rilassato, forse consapevole del fatto che Bellatrix non sarebbe stata troppo dura con lui perché era il marito dell’amata sorellina Cissy…
“Non potrei mai, Bellatrix” rispose Severus riportando l’attenzione sulla strega di fronte a lui.
“Non mi fido di te, Piton” chiarì Bellatrix alzando il mento con quel fare arrogante che Severus detestava “Non mi fidavo prima… non mi fido ora” gli occhi di Bellatrix si strinsero e Piton pensò a come fosse diversa rispetto alla visione di Potter. Bellatrix era sempre stata una bella donna e su quello c’era davvero poco da discutere eppure, Azkaban l’aveva segnata tanto, molto. Le palpebre risultavano più cadenti, alcuni denti erano spezzati, i capelli erano stopposi. Nella visione di Potter era così, eppure, Severus se ne rese conto in quel momento, i sentimenti di Voldemort l’avevano fatta sembrare più attraente di quanto non fosse in quel momento.
Assurdo.
“Cosa vuoi insinuare?” domandò Piton con fare innocente.
Bellatrix sghignazzò “Oh non ho bisogno di insinuare un bel niente! Vi odio! Vi odio! Vi odio! Tutti voi!” si volse verso il gruppetto di Mangiamorte che era scampato ad Azkaban e che, evidentemente, stava pregando di poter scampare anche alla furia di Bellatrix. Era quasi divertente il pensiero che Bellatrix Lestrange – una Mangiamorte come loro – potesse incutere tanto timore. Avevano ricevuto il perdono del Signore Oscuro ma non si erano guadagnati quello di Bellatrix e, di conseguenza, erano lì a tremare come foglie sparute sugli alberi a fine autunno…
“Fosse per me, sareste tutti morti e sepolti. Non ce ne facciamo nulla di pusillanimi privi di spina dorsale, di persone che non vivono per il Signore Oscuro e che lo hanno abbandonato alla prima difficoltà, che…”
“Oh Bella, ti prego, chiudi quella bocca” sbottò Rodolphus Lestrange.
Severus lo notò solo in quel momento: era abbandonato su una delle poltrone e neanche stava guardando la moglie. Come Bellatrix, anche lui aveva perso tanto del suo fascino e della sua bellezza. Severus lo ricordava robusto e muscoloso, ora era magro e sciupato, la sua espressione aveva un che di nauseato che colpì Severus. I coniugi Lestrange erano sempre stati… peculiari, per così dire. Uniti nelle missioni, una buona sintonia magica ma al limite del disdegno nelle interazioni personali. Come tanti dei matrimoni purosangue era stato un matrimonio di convenienza e non uno di quelli più riusciti: il loro carattere era troppo diverso e, se in amicizia poteva funzionare, non funzionava in una relazione romantica. Severus aveva assistito a quel lento e implacabile declino: rispetto, indifferenza, disprezzo.
“Perché, te lo posso assicurare, sono veramente pieno delle tue urla prive di senso…”
Prive di senso?!” Bellatrix abbandonò Severus e si gettò sul marito come un avvoltoio su una carogna “Mentre noi sopportavamo i Dissennatori, Piton giocava a fare il pozionista a Hogwarts, Lucius dava da mangiare ai pavoni, Yaxley se ne stava al Ministero a leccare il culo a…”
“A ognuno le sue scelte, Bella” la bloccò Rodolphus indifferente senza neanche guardarla in faccia. Severus pensò che aveva uno sguardo stufo e molto irritato. Non osò immaginare quanto spesso si fosse dovuto sorbire quel genere di conversazioni, quanto dovesse essere penoso per un marito sentire certe sviolinate amorose nei confronti di un altro uomo. Poca importanza poteva avere che l’altro fosse il Signore Oscuro
“Non spetta a te, poi, mettere becco su ciò che queste scelte comportano”
“Quindi a te va bene così, va bene che siano perdonati e trattati come noi che…”
“Chi ti credi essere, Bella?” chiese Rodolphus girandosi infine verso Bellatrix con indolenza, quasi come se le stesse facendo un favore a darle tutta la sua attenzione “Il Signore Oscuro li ha perdonati! Il Signore Oscuro in persona ma tu no… no, devi mettere becco su tutto, devi ergerti a paladina difensora di non si sa bene cosa. Hanno pagato il dazio con il Signore Oscuro ma se non pagano quello di Bellatrix Lestr-” si bloccò sul cognome, scosse la testa e poi rise. Una risata roca e priva di gioia “Non riesco neanche a dirlo perché è talmente poco veritiero al di là di quello che è per legge, sai” fece una smorfia “Lamentati con il Signore Oscuro” continuò ancora Rodolphus, implacabile, poi le fece un sorrisetto che assomigliava più a una smorfia “O forse sei impegnata a fare altro quando stai con lui? Forse in sua presenza queste assurde e ridondanti lamentele neanche ti sfiorano il cervello?”
Bellatrix si morse le labbra e arrossì “Che cosa vuoi insinuare?” la sua voce appariva vergognosa e Severus la trovò quasi dolce. Incredibile come quella strega fosse piena di contraddizioni. Si vergognava come una scolaretta per quei sentimenti che tutti sapevano lei provasse ma lei pensava di nascondere così bene.
“Per citarti, cara la mia mogliettina, non ho bisogno di insinuare un bel niente” Rodolphus si alzo in piedi e indicò il collo scoperto della moglie “Almeno prima avevi il buon gusto di nasconderli, ora…” fece battere la lingua sui denti “Te lo scopi, vero? Che poi, penso sia l’unico motivo per il quale possa sopportarti, perché se con lui sei lamentosa come con noi, se con lui non la smettessi mai di rompere il cazzo su tutto… penso ci avrebbe già liberati della tua insulsa presenza”
“Oh, Rod” rispose Bellatrix raddrizzando le spalle e andando a muso duro verso il marito “Solo perché tu sei un inetto che non mi sa tenere testa, questo non significa che non esistano uomini in grado di farlo. Non ho nessun problema a esprimere i miei dubbi con il Signore Oscuro che, no, non mi ritiene degna solo perché può disporre di me come, quanto e quando vuole”
Severus alzò entrambe le sopracciglia e lanciò un’occhiata intorno. Tutti i Mangiamorte avrebbero voluto essere ovunque tranne che presenti a quella furiosa litigata. Ancora una volta, però, Severus si ritrovò a simpatizzare con Rodolphus Lestrange il che era qualcosa di strano dato che, in passato, le loro interazioni avevano rasentato lo zero. Eppure… era sposato con una donna che non aveva mai fatto mistero di non amarlo e, anzi, di amare un altro uomo. Per quell’altro uomo anche lui – Rodolphus – era finito ad Azkaban e ora, dopo quattordici anni di pene, usciva solo per ritrovare la moglie ancora più strettamente legata all’amante col quale, era palese dai segni che aveva sul collo, aveva passato tutti i giorni passati a trastullarsi. Insomma, Rodolphus Lestrange aveva quattordici anni di litigate represse a cui dare sfogo e, forse, quella era la prima occasione a tu per tu con la moglie e per questo si era trovato impossibilitato a resistere alla tentazione di insultarla. Sì, la simpatia andava nei suoi confronti e, tuttavia, avrebbe voluto affatturarlo: per nessuno di loro sarebbe stato un bel momento quando Lord Voldemort, infine, si fosse palesato. In passato i Lestrange avevano battibeccato (non di certo in modo tanto esplicito) e il Signore Oscuro li aveva sempre rimessi al loro posto. Male sopportava i litigi, diceva che il Cerchio dei Mangiamorte era come una famiglia – la sua famiglia – e che quindi non voleva screzi. Era buffo perché se tutti i Mangiamorte, bene o male, provassero a tollerarsi proprio per non incorrere nelle ire del loro Padrone, quella che metteva più zizzania era Bellatrix che male sopportava tutti: lei era l’unica fedele, tutti gli altri erano inetti opportunisti che non si meritavano di stare in presenza del Signore Oscuro. Curioso, poi, che proprio lei la regina dei litigi, fosse l’unica che scampasse sempre alle punizioni.
Preferenze su preferenze…  
“Da quant’è che te lo scopi?” incalzò Rodolphus, perché volesse farsi male a quel modo per Sevrus era un mistero. Non gli erano bastati i quattordici anni di pene ad Azkaban?
“Non te l’ho mai chiesto. Avete iniziato prima del nostro matrimonio? Dopo? Anche ad Azkaban non facevi altro che gemere come una-”
“Ehi, ehi” dal nulla sbucò fuori Rabastan che si mise in mezzo tra i due coniugi “Piano con le parole, Rod, non dire cose di cui potresti pentirti”
Severus ebbe l’impressione che se il più piccolo dei Lestrange non fosse intervenuto quei due avrebbero preso a lanciarsi maledizioni addosso. La presenza di Rabastan parve far rilassare Bellatrix mentre Rodolphus non sembrava affatto impressionato: continuava a essere rosso in viso e una vena pulsava pericolosamente sul suo collo “Non mi sembra il momento adatto per lavare i vostri panni sporchi”
Fottiti Rabastan” sibilò Rodolphus “Sei il fratello più stronzo sulla faccia della terra, il più voltagabbana, opportunista…”
Ha delle belle parole per tutti, pensò Severus.
“Ti voglio bene anche io, Rod”
Rodolphus incrociò le braccia e diede le spalle al fratello e alla moglie. Sembrava provare troppa rabbia anche solo per continuare a guardarli, tremava ed era sul punto di urlare maledizioni a tutti. Severus provò quasi dispiacere. Ricordava un Rodolphus Lestrange calmo e posato, forse uno dei Purosangue meno boriosi… ma quel Rodolphus Lestrange era l’ombra di sé stesso. Azkaban lo aveva spezzato e non c’era nessuno disposto a metterne insieme i pezzi… al contrario di Bellatrix che invece a pezzi lo era ma c’era anche qualcuno che la stava rimettendo in sesto
“Comunque, sì, Rodolphus. Ci scopo” fece Bellatrix.
Lo disse con voce forte e stentorea, voleva che tutti sentissero.
“Abbiamo iniziato dopo il nostro matrimonio, un anno dopo che sono entrata a far parte del Cerchio dei Mangiamorte, dopo che mi ha allenata con le Arti Oscure, dopo avergli dimostrato quanto io sia una strega in gamba, devota. Quindi no, non ho il ruolo che ho perché glielo succhio. Mi dispiace deluderti ma se tu non sei il suo braccio destro è perché sei incapace, non perché io ho preso quel posto dato che gli do il culo!”
Severus batté le palpebre sorpreso. Era sempre stato palese - checché ne dicesse Rodolphus, Bellatrix non aveva mai nascosto alcun segno - ma mai lo aveva ammesso così apertamente. Soprattutto, Severus avrebbe fatto a meno di sapere i sordidi particolari delle loro acrobazie a letto.  “Ti crea dei problemi?” incalzò Bellatrix, aveva la voce incrinata come se avesse voluto mettersi a piangere.
Forse un minimo di interesse nei confronti del marito lo ha, pensò Severus sempre più affascinato da quelle dichiarazioni: non aveva mai provato grande interesse per il genere umano ma quel litigio furioso era qualcosa di talmente raro che era impossibile da ignorare con una scrollata di spalle.
“Ti crea problemi sapere che lo amo e che ci vado a letto insieme da sempre? Che anche quando scopavo con te pensavo a lui?”
O forse no, ritrattò subito Piton, forse non prova neanche il minimo interesse e vuole solo ferirlo… quelle lacrime sono per sé stessa? Per le sue pene d’amore per un uomo come il Signore Oscuro che è sentimentalmente costipato?
“No, figurati" Rodolphus rise, una risata nervosa e priva di gioia “Perché mai dovrebbe crearmi dei problemi, non siamo neanche sposati”
“Il Signore Oscuro…”
“Oh, non è lui il problema, Bellatrix!” sputò Rodolphus con lo stesso fare disperato della moglie. Piton non riusciva a immaginare come fosse essere sposati e poi essere traditi… finire ad Azkaban per l’amante, uscirne dopo quattordici anni solo per sentirsi dire che tua moglie ama un altro e ci fa tutte le più disparate acrobazie a letto ma, effettivamente, Severus non aveva sentito dire mezza parola contro il Signore Oscuro. Possibile non lo odiasse per avergli portato via sua moglie? Ripensò a Lily e a Potter. Il suo odio si era sempre concentrato solo su Potter pensando che fosse stato lui ad allontanare Lily.
Se lui non ci fosse stato.
Potter era la causa di tutto.
Più bello.
Più popolare.
Più ricco.
Ma il Signore Oscuro non era nulla di tutto ciò. In passato poteva essere stato un bell’uomo ma al momento aveva un aspetto spaventoso, il viso sembrava una maschera. Popolarità non era di certo la prima parola che gli veniva in mente pensando a Lord Voldemort… e ricchezza… non era nemmeno un Purosangue…
Potere?
Sì, potere ne aveva.
Conoscenza magica?
Vasta, infinita.
Era una delle cose che più affascinava anche a lui. Pure Silente aveva una vasta conoscenza magica ma era sempre cauto negli esperimenti, non si spingeva mai al di là. Voldemort aveva forse più curiosità, intraprendenza… creatività. O forse, semplicemente, le sue ricerche erano più affini a quelle di Severus: Arti Oscure.
Ma tutto questo aveva portato Bellatrix a innamorarsi di lui? Potere e conoscenza magica? Tutto lì? Niente più di quello? Non aveva senso. Rodolphus non era proprio il primo mago che passava. Era un Lestrange, un partito perfetto per una Black. Un bell’uomo, un ottimo mago. Guardando la faccenda in modo obiettivo, Severus si disse che Bellatrix non aveva avuto veri e propri motivi per preferirgli il Signore Oscuro che, non solo si era trasfigurato con le Arti Oscuro in un mostro serpentesco, ma era… complicato da avere vicino. Ogni volta, stare in sua presenza, era una botta di adrenalina: era così facile indisporlo. Come un flash, nella mente di Severus comparvero le immagini che aveva visto nella testa di Potter e si disse che forse Bellatrix conosceva un Signore Oscuro diverso… forse quella versione… era più… amabile…
“Sei tu! Non lo vedi che sei tu il problema?” proseguì Rodolphus muovendo le braccia. Stava urlando a pieni polmoni e Severus pensò che fosse impossibile che il Signore Oscuro non stesse ascoltando. Per quanto gli avrebbe lasciati andare avanti? E soprattutto perché? Se non era ancora intervenuto aveva senz’altro i suoi motivi.
“Ti atteggi come se fossi sua moglie, come se avessi diritti diversi dai nostri, come se tu potessi prendere decisioni al posto suo! Beh, Bella, notizia dell’ultima ora: non sei nulla per lui. Nulla, chiaro? Non sei sua moglie e sei esattamente come tutti noi! Non puoi decidere chi è leale, non puoi decidere chi viene punito… non puoi decidere un cazzo!” riprese fiato come una persona che è sul punto di annegare ma riesce a riemergere per alcuni secondi “E sei tu, tu sudicia e lurida sgualdrina, tu che ti sei sempre proposta a lui in tutti i modi possibili e immaginabili. Sei tu che…” si stava quasi soffocando con la propria saliva e Severus ebbe l’impulso di intervenire.
“Rodolphus, vuoi un bicchiere d’acqua?”
“Ma vaffanculo, Lucius!” Rodolphus spinse Malfoy sul petto “Tu e il tuo cazzo di bicchiere d’acqua. Hai vinto alla lotteria, ti sei preso l’unica Black sana di mente e che sa quale sia il suo posto!”
“Non ci provare Rodolphus, non devi provare…
“Per quanto le vostre peripezie matrimoniali siano di indubbio interesse, vi invito a discuterne privatamente dopo la nostra riunione” il sibilo di Lord Voldemort riportò il silenzio nel salotto. Una bomba avrebbe sortito un effetto meno devastante. Severus pensò che comunque il Signore Oscuro avesse un ottimo savoir-faire, come se tutto quel battibecco non fosse scaturito a causa sua…
Rodolphus incassò le spalle e abbassò lo sguardo. Si stava mordendo le labbra nel chiaro tentativo di trattenersi dal continuare a urlare. Bellatrix invece aveva incrociato le braccia e guardava ostinatamente il soffitto come se volesse trattenere delle lacrime. Tutti gli altri si lanciavano occhiate fugaci.
Possiamo andarcene?
La domanda sottesa era quella, nessuno voleva rimanere in quella stanza un secondo di più. L’imbarazzo era palpabile.
Voldemort, tuttavia, sembrava ignaro del disagio dei presenti o, più probabilmente, lo stava sfacciatamente ignorando. Aprì le braccia e alzò gli angoli della bocca in un freddo sorriso “Miei cari amici, miei fedeli Mangiamorte…”
Bellatrix emise un verso di sprezzo.
“Neanche quando parla lui riesci a chiudere quella bocca?” sbottò Rodolphus in un sussurro male riuscito.  
Voldemort assottigliò lo sguardo.
Ecco, ora ci uccide tutti, pensò Severus con flemma.
“Forse dovremmo occuparci, prima di tutto, dell’elefante nella stanza” sibilò Voldemort.
Il suo tono era cambiato, era visibilmente scocciato e, se quei due avessero avuto un minimo di sale nella zucca, avrebbero tenuto la loro boccaccia chiusa ma no, no, dovevano dare sfogo a tutto il loro astio.
Fedeli Mangiamorte, Padrone, mi sembra una forzatura se pensata nei confronti di soggetti come MacNair, Malfoy, Nott…”
Si è dimenticata di me?
Piton!” disse il suo cognome con tanto disprezzo che quasi lo fece ridere “Piton che se n’è stato tra le sottane di Silente per quattordici anni!”
No, non si è dimenticata di me.
“Bellatrix, devo arrossire?” mormorò Severus arricciando le labbra “Sono sempre tra i tuoi pensieri, anche dopo quattordici anni…”
Bellatrix lo guardò oltraggiata “Sì, devi arrossire! Ti faccio arrossire io ma col sangue, col…”
Bella” Voldemort alzò una pallida mano bianca “Pensavo ne avessimo già discusso”
Pensavo ne avessimo già discusso, ma certo… quanta tolleranza…
“E, come ben sai, non mi piace ripetermi: cosa non ti è chiaro? Cosa non ti è chiaro del fatto io li abbia perdonati? Non voglio discettare oltre riguardo questo argomento: è un capitolo chiuso”
Bellatrix si mosse insofferente “Padrone…”
“No, Bella, nessun Padrone. Così è che ti piaccia oppure no: non mi interessa”
“A cosa è servito andare ad Azkaban, allora, se poi vengo considerata come tutti gli altri?”
Senza volerlo tutti i Mangiamorte emisero un suono, un sospiro, qualcosa. Il risultato fu un rumore scettico alla fine di quella frase e Bellatrix si guardò intorno confusa aggrottando le sopracciglia.
Voldemort le sorrise “Visto, Bella? A questo è servito. Come vedi, i tuoi compagni ben sanno che non sei come tutti gli altri. Rallegratene e smettila di lamentarti” Bellatrix abbassò la testa in segno di resa ma Severus sapeva che era tutta una finta, non avrebbe mai smesso di lamentarsi e di dire la sua, ci poteva scommettere, avrebbe continuato a guardarli tutti con supponenza e arroganza.
“Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre”
Molto romantico, pensò Severus. Il Signore Oscuro sapeva essere sarcastico e ironico, questo glielo si doveva riconoscere.
“Mio Signore, anche io sono stato quattordici anni ad Azkaban per voi” Rodolphus fece qualche passo in avanti verso Lord Voldemort. Severus ebbe l’impressione che fosse un agnello sacrificale, aveva deciso di suicidarsi? Poi, però, capì l’intenzione di Rodolphus e lo trovò geniale: era l’occasione perfetta per discettare di certi argomenti. In presenza di tutti i Mangiamorte il Signore Oscuro non avrebbe osato essere ingiusto. Ci teneva sempre a mostrarsi come signore misericordioso: qui la vittima era Lestrange: Mangiamorte fedele passa quattordici anni ad Azkaban e la sua ricompensa – ricompensa tanto sbandierata da Lord Voldemort in persona – sarebbe quella di vedersi la moglie scopata?
Severus osservò Rodolphus Lestrange sotto una luce nuova.
“L’ho fatto con piacere – per quanto piacere si possa provare a stare ad Azkaban – l’ho fatto sapendo di stare facendo la cosa giusta per il mio Signore e Padrone… l’ho fatto sapendo che sarei stato ricompensato per i miei sacrifici” Rodolphus deglutì “Dov’è la mia ricompensa, Padrone? La mia e quella di Rabastan, Antonin, Augustus, Travers…”
“Come tua moglie sei scontento del perdono che ho elargito ai Mangiamorte che hanno dubitato di me e mi hanno rinnegato?”
Tua moglie, era la prima volta che Severus sentiva il Signore Oscuro riferirsi a Bellatrix in quel modo. Voleva prenderne le distanze dopo che lei si era… lasciata andare… un po’ troppo? Improbabile.
“Al contrario di…” Rodolphus fece una smorfia “Mia moglie so che voi siete un Padrone giusto e misericordioso: il perdono, quando c’è rammarico, diventa doveroso. No, mio Signore, non metto becco sulle decisioni che riguardano gli altri. Mi domando solo quale sia la ricompensa per la mia fedeltà, per non aver dubitato di voi quando l’ora è stata più buia”
“Che ricompensa vorresti, Lestrange?”
“Vorrei mi fosse restituita mia moglie”
Come scusa?” Bellatrix intervenne e con un balzo si parò di fronte a Rodolphus “Mi hai presa per un oggetto senza desideri e volontà? Credi di potermi chiedere come se io… fossi… Sei assurdo, Rodolphus, semplicemente e totalmente…
“Come vedi, Rodolphus, mi risulta difficile accondiscendere ai tuoi desideri quando l’oggetto della disputa è così poco oggetto e molto soggetto… se capisci cosa intendo” Voldemort non stava facendo nulla per mascherare il suo divertimento “Inoltre, non posso davvero scontentare un Mangiamorte per farne contento un altro…”
“Mio Signore, con tutto rispetto, accontentando Bella fate molto scontento me”
“Il punto è che accontentando Bella faccio molto contento me stesso” Voldemort alzò un sopracciglio. Severus si stupì di quella dichiarazione aperta e franca, così, davanti a tutti. Spostò l’attenzione su Bellatrix e si accorse di quanto anche lei fosse sorpresa.
Il segreto di Pulcinella, quello era stato il rapporto tra Bellatrix e Voldemort e ora, dopo la bellezza di venticinque anni, ecco che veniva portato alla luce e messo sotto gli occhi di tutti. Era ufficiale, quasi una sorta di matrimonio.
Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre.
Un vero e proprio romantico, sì, pensò di nuovo Severus sempre più divertito alla luce di quelle nuove dichiarazioni. Si rese conto, poi, come fosse l’unico, con ogni probabilità, ad aver colto quella citazione ai matrimoni babbani dato che tutti gli altri Mangiamorte erano Purosangue… tranne Peter Minus… ma nessuno si curava mai di Minus…
“Mio Signore” Rodolphus era a corto di parole. Cosa poteva ribattere a quell’affermazione? Il piacere e la felicità del Signore Oscuro venivano prima di tutto “Bellatrix è mia moglie, come anche voi dicevate prima”
“Infatti lo è” convenne Voldemort inclinando il capo di lato “Se poi lei preferisce il suo Padrone a suo marito… puoi fargliene una colpa?”
La stava proteggendo e Severus non se ne stupì affatto. Lo stava facendo in modo tanto sfacciato che la smorfia di disappunto sul viso di Rodolphus fu quasi doverosa.
“Nessuna colpa” rispose Rodolphus cauto “Non posso paragonarmi a voi, mio Signore” e doveva anche sminuirsi.
Cornuto e mazziato.
Povero, povero Rodolphus.
Quattordici anni ad Azkaban per un Padrone che se ne frega di te, del tuo matrimonio, dei tuoi sentimenti… perché l’unica cosa che gli importa è la sua Bella… o sé stesso, come ci ha tenuto a precisare prima…
“Abbiamo dunque risolto la situazione?”
Sono stufo di essere cornuto!” quelle parole sfuggirono dalla bocca di Lestrange quasi contro la sua volontà, lo disse pestando un piede e Severus sentì della magia fuoriuscire da lui “Stufo delle risatine alle mie spalle…” si volse verso di loro, verso i Mangiamorte, i suoi compagni “Perché sappiate che vi vedo, vi sento, vi…”
“Nessuno sta ridendo, Rodolphus” lo interruppe Voldemort, annoiato “Tutti sanno che ci sarebbe potuto essere chiunque di loro nella tua situazione se solo avessero avuto la mala sorte di finire in un matrimonio combinato con Bellatrix” Severus arricciò le labbra per la scelta di quelle parole. Forse il Signore Oscuro non se n’era neanche reso conto ma la formulazione della frase era quantomeno singolare: implicava un esplicito, univoco e totale interesse per Bellatrix. Avrebbe potuto dire se solo mi fossi interessato alle loro, di mogli e invece…
“Cosa vuoi dal tuo Padrone? Parla chiaramente perché non mi piace perdere tempo”
“Voglio quello che mi è stato tolto: la possibilità di avere degli eredi per portare avanti il cognome Lestrange. Non è forse questo l’obiettivo della Causa? Portare avanti il sangue puro… il cognome delle nostre famiglie… le tradizioni magiche… voglio figli
E adesso? Si chiese Severus. Palesemente, il Signore Oscuro non voleva Bellatrix incinta benché meno incinta di un altro uomo ma le parole di Rodolphus avevano senso: la loro guerra si basava proprio su quello, la costruzione di una nuova società popolata da maghi e streghe purosangue, se due delle maggiori famiglie – Lestrange e Black – parte delle Sacre Ventotto, non si davano da fare per portare avanti la linea di sangue… che senso poteva avere tutto quello?
“In passato ero restio a concedervi di divorziare perché pensavo potesse essere un… una brutta pubblicità per la nostra Causa. In questo momento, non m’interessa. Divorzia da Bellatrix, Rodolphus, se ciò ti dà piacere”
“Oh no!” sbottò Bellatrix.
Severus non ne fu sorpreso: il divorzio tra i Purosangue era un tabù. Gli uomini ne uscivano praticamente illesi ma per le donne… Severus arricciò le labbra con supponenza. Nel caso di Bellatrix, poi, Rodolphus avrebbe potuto ripudiarla per inadempienza, tradimento. Il nome dei Black macchiato, di nuovo, dopo la fuga di Andromeda e poi quella di Sirius. Meglio Azkaban che il divorzio nella testa malata di Bellatrix. Buffo che il Signore Oscuro non ci avesse pensato, non avesse colto tutte queste sfumature. Un’altra testimonianza di quanto poco, in realtà, conoscesse le dinamiche dei Purosangue e la loro mentalità.
“Non te lo concedo il divorzio, Rodolphus. Puoi scordartelo”
“Non mi serve di certo il tuo permesso, mi serviva quello del Signore Oscuro!”
“Provaci, Rod, devi solo provarci e io…”
“Ok” Rodolphus le sorrise sornione “Non il divorzio, allora, mio Signore dato che… la vostra Bella sembra esserne così turbata” raddrizzò le spalle “Voglio un figlio. Il mio erede che mi spetta di diritto
“Sei tonto, Rodolphus? Sei proprio tocco? Quale parte del non ti voglio non ti è chiara?”
“Non ti sto chiedendo indietro come moglie, ti sto chiedendo di darmi un figlio. Fai quello e poi puoi anche andare a prostituirti nei bordelli di Knockturn Alley: non m’interessa”
“NO!”
“Non puoi opporti a qualunque proposta!”
Severus non poté fare a meno che concordare con Rodolphus. Bellatrix voleva tutto senza perdere niente, in vero e proprio stile Black.
Arroganti.
Saccenti.
Palloni gonfiati.
“Mio Signore” Rodolphus si volse verso Lord Voldemort abbandonando la moglie “Invoco la vostra giustizia: è mio diritto avere eredi e se Bellatrix non mi concede il divorzio, è giusto sia lei a darmeli. È anche per la nostra Causa. Questi quattordici anni ad Azkaban per voi, mio Signore e Padrone, hanno acceso in me ancora più passione e devozione nei vostri confronti… ma anche rimesso in prospettiva il mio contributo. Sono un soldato ma devo, voglio, diventare padre”
Un discorso impeccabile, non c’è che dire.
Severus non aveva dubbi che, se fossero stati solo loro tre – Voldemort, Bellatrix e Rodolphus – il Signore Oscuro avrebbe mandato al diavolo Lestrange senza pensarci due volte. Probabilmente si sarebbe anzi scopato Bellatrix di fronte a lui, giusto per umiliarlo un po’. Ma lì, davanti a tutti i suoi Mangiamorte, non poteva farlo. Non se voleva mantenere la facciata di Signore misericordioso, quello che premia la fedeltà, il sacrificio… se non premiava chi era stato quattordici anni ad Azkaban per lui… il Signore Oscuro non poteva permettersi di perdere credibilità. Poi, a ben vedere, Rodolphus non stava chiedendo niente di drammatico: voleva che sua moglie gli desse degli eredi.
“Vi prego di concedermi di fare un figlio con Bellatrix”
Voldemort rimase in silenzio, spostò la sua attenzione su Bella che lo guardava agghiacciata con la bocca semi-aperta in un muto urlo di orrore. Severus pensò dovesse essere in difficoltà: il Signore Oscuro non era uno a cui piaceva condividere e, di conseguenza, non doveva essere entusiasta all’idea della sua Bella a letto con… il marito. D’altra parte, era la stessa Bellatrix a non avergli dato alternativa, avendo rifiutato in modo tanto netto il divorzio. Le parole di Rodolphus erano sensate e non c’erano alternative: l’erede si doveva fare se Lestrange, giustamente, desiderava portare avanti il suo cognome.
Era per la Causa.
“Fate un po’ quello che vi pare, basta che la smettete di ammorbarmi” Voldemort alzò le spalle e volse la schiena in un chiaro segno di disinteresse, stava per riprendere il suo discorso quando un urlo – per nulla muto – di orrore sgorgò dalla bocca di Bellatrix.
“NO!” si buttò in ginocchio ai piedi di Voldemort “Oh mio Signore, vi prego, no. Come posso servirvi, come posso combattere per voi se… oh no, no, no, NO!”
Severus pensò di non aver mai visto una persona tanto disperata all’idea di rimanere incinta.
“Smettila con questo teatrino, Bella. Tu e tuo marito mi avete annoiato, non ho interesse in questi battibecchi: siete adulti, sbrigatevela da soli. Prendete una decisione” spostò i suoi occhi rossi da Bellatrix a Rodolphus “Questa è la tua ricompensa, Lestrange: libero arbitrio”
“Mio Signore, ve ne sono grato. Vi ringrazio” Rodolphus fece un profondo inchino a Lord Voldemort “Siete un Padrone giusto e generoso…”
“NO!” l’urlo di Bellatrix sovrastò la voce di Rodolphus. Afferrò le caviglie di Voldemort per impedirgli di muoversi “No, Padrone, vi prego…” il resto delle parole si tramutarono in un pianto pieno di angoscia e scoramento.
Taci Bellatrix, smettila
Per la prima volta, Severus vide il Signore Oscuro seriamente adirato nei confronti di Bellatrix. Quelle urla e quel pianto di disperazione sembravano starlo irritando oltre ogni dire, molto più chela schermaglia che c’era stata fino a quel momento.
“Non sono una vacca da monta!” Bellatrix afferrò ancora più saldamente le caviglie del Signore Oscuro “Non lo farò, no”
“Allora divorzia, stupida” Voldemort si liberò della sua presa con un calcio, tutta la sua furia intagliata in ogni tratto del viso, gli occhi fiammeggianti “Non puoi essere contemporaneamente sua moglie e la mia-
Donna?
Amante?
Compagna?
Strega?
Pensò Severus inclinando il capo di lato. Ma il Signore Oscuro non finì la frase, forse consapevole della pessima formulazione che aveva fatto, della pessima scelta di parole.  
“Fa’ quello che ti pare ma fallo”
Bellatrix si portò le mani nei capelli e prese a tirare con forza. Severus si impressionò, aveva vissuto nella disperazione e sua madre aveva pianto spesso, ogni percossa di quel sudicio babbano di suo padre impressa nella pelle, ma mai aveva sentito qualcuno in preda a tanto strazio. Doveva avere a che fare, in qualche modo, con Azkaban. Forse era qualcosa che le avevano fatto vivere i dissennatori, forse era un personale incubo di Bellatrix. O forse erano tutte quelle pressioni sociali che si divertiva a ignorare ma che, messa di fronte alla realtà dei fatti, non poteva fare finta non esistessero.
Il divorzio era indicibile per la società magica alla quale apparteneva. Le era stato inculcato essere sbagliato, sarebbe stata una reietta al pari di Sirius e Andromeda… ma la gravidanza, quella, era il personale incubo di Bellatrix. Qualcosa di normale per la società ma che lei invece non desiderava affatto perché l’avrebbe tenuta lontana dal suo amato Padrone – Severus non aveva dubbi: Voldemort non l’avrebbe sfiorata con un dito e l’avrebbe ignorata per nove mesi – lontana dal campo di battaglia.
“Mi ammazzo” esalò Bellatrix all’apice della sua disperazione “Io piuttosto mi ammazzo”
“Non dire stupidaggini”
Severus ci vide quasi del divertimento nell’espressione di Voldemort. Non la stava prendendo sul serio come se l’idea del suicidio fosse per lui talmente tanto assurda da non poter essere presa in considerazione. Bellatrix dovette giungere alla stessa conclusione perché un nuovo lungo doloroso gemito le uscì dalle labbra, aveva il viso coperto di lacrime e ciocche di capelli strappati tra le dita. Il fatto che la sua disperazione fosse fonte di divertimento per il suo Padrone l’aveva ferita. Una mano s’insinuò nelle pieghe della veste e ne estrasse un pugnale, uno di quelli che venivano utilizzati nei rituali oscuri. Non tutti ne possedevano uno – Severus non lo aveva – e si accorse come quello di Bellatrix fosse antico, intarsiato di rune. Bellatrix lo afferrò con entrambe le mani e poi con un gesto fluido se lo portò alla gola. Severus sgranò gli occhi e fece qualche passo in avanti, nonostante non provasse nessun tipo di sentimento per Bellatrix gli venne spontaneo. Quasi tutti ebbero la stessa reazione, il più veloce però fu ovviamente il Signore Oscuro.
“Cosa stai facendo?” glielo sibilò strappandole il pugnale di mano e buttandolo di lato. Era inginocchiato anche lui ora, una posizione del tutto inusuale per Lord Voldemort. Piton pensò di non averlo mai visto così, il Signore Oscuro era un uomo alto – solo MacNair, forse, lo sovrastava – vederlo lì, in ginocchio, curvo su Bellatrix lo lasciò per qualche istante basito. La sua voce poi, non aveva più traccia né di ira né di divertimento: era preoccupato.
“Ve l’ho detto, mi ammazzo…”
Bellatrix stava lottando con lui, stava cercando di liberarsi della sua presa ma Voldemort le stringeva con forza i polsi ossuti.
“Non posso… NON VOGLIO!” si dimenò con più forza “Credete di disporre di me e del mio corpo solo perché siete uomini? Io faccio quello che mi pare! No, NON VOGLIO!”
Severus pensò che il Signore Oscuro, nonostante le apparenze, dovesse avere una buona prestanza fisica per resistere a quell’assalto selvaggio di Bellatrix. Alzò lo sguardo sui suoi compagni Mangiamorte, tutti osservavano la scena con un misto di pena e invidia: sapevano che il Signore Oscuro non si sarebbe prodigato a quel modo per nessuno di loro, anzi. Invece, per Bella, eccolo lì, in ginocchio a preoccuparsi di lei, per lei, addirittura, si stava prendendo le sue urla.
Sono io che non voglio” le rispose lui, le afferrò entrambi i polsi con una mano e con l’altra affondò le unghie nelle guance scarne di Bellatrix per impedirle di continuare a muovere la testa come una scalmanata. La fissò dritto negli occhi “Non ho nessuna intenzione di perdere la mia migliore luogotenente solo perché lei non è in grado di sopportare le pressioni sociali. Smettila di comportarti come una ragazzina e impara a prenderti le tue responsabilità, Bella”
Bellatrix chiuse gli occhi dalle palpebre pesanti, riprese a piangere ma questa volta in silenzio, in modo sommesso. Smise di lottare.
Basta davvero così poco per farla stare zitta? Pensò Severus, impressionato.
Voldemort recuperò il pugnale e lo mise al sicuro in una tasca della veste, poi si alzò e Bellatrix si afflosciò sul pavimento ai suoi piedi, sfinita, priva di energie. Se solo non l’avesse odiata con tutto sé stesso, Severus avrebbe quasi provato pena per lei. Costretta a un matrimonio che non voleva, schiacciata da una società dalla quale non si riusciva a liberare. Innamorata di un uomo che non la ricambiava.
O forse sì, pensò in modo distratto Severus. Non nel modo in cui sarebbe piaciuto a Bellatrix ma, chiaramente, qualcosa sotto c’era.
Potter aveva ragione. Ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce, quello mai.
“Mio Signore, permettetemi di scegliere dato che Bellatrix non sembra in grado di farlo” Rodolphus si fece avanti, ancora una volta. L’occhiata che Voldemort gli lanciò fece scendere i brividi lungo la schiena di Piton; il pensiero di Voldemort non poteva essere più evidente: uccidendo Rodolphus si sarebbe risolto il problema alla radice. Non poteva perdere la sua Bella, ma Rodolphus Lestrage sì, era una pedina più che sacrificabile. Continuava, tuttavia, a esserci il problema dell’essere un Signore misericordioso, giusto… il rispetto di tutto il Cerchio dei Mangiamorte che, Voldemort lo sapeva bene, non simpatizzava né per lui, né per Bellatrix ma per Rodolphus Lestrange. Era Rodolphus a essere uno di loro.
Ma non siamo forse tutti sacrificabili? Ragionò Severus. Sarebbe disposto a ucciderci tutti, in questo preciso istante, solo per poter continuare a fare quello che vuole con Bellatrix… se solo non gli servissimo… se solo non gli servissimo ci avrebbe già freddati tutti. Non valiamo una lacrima di Bellatrix.
“Il divorzio, Padrone” disse Rodolphus “Preferisco il divorzio” lanciò un’occhiata piena di disgusto alla moglie “Mi sembra il minore tra i mali… e avrei… avrei anche… una persona che vorrei sposare”
Questa poi, pensò Severus impressionato.
Voldemort valutò per lunghi attimi Rodolphus Lestrange, poi si aprì in un sorriso forzato che non raggiungeva gli occhi. Probabilmente lo stava anzi odiando come non aveva mai fatto prima: lo aveva costretto a mostrare davanti a tutti il rapporto che aveva con Bellatrix e, per quanto avesse tentato di trattenersi, era stato impossibile per Voldemort non mostrare che ci teneva. Teneva a Bellatrix. Il modo in cui si era gettato su di lei quando quella aveva minacciato di uccidersi non lasciava dubbi.
“Al tuo nuovo matrimonio, allora, Rodolphus. Alla tua nuova moglie, alla tua nuova vita” disse Voldemort poi abbassò lo sguardo su Bellatrix, sembrò quasi tentato di fare un gesto, chinarsi su di lei, ma poi ci ripensò, le diede le spalle e si allontanò verso gli altri Mangiamorte che avevano scampato Azkaban. Severus vide Rabastan fare un veloce inchino al Signore Oscuro ma poi liberarsi in fretta e inginocchiarsi accanto all’ex cognata, alla sua migliore amica.
Patetico, pensò Severus. Quel rapporto era sempre stato patetico. Rabastan le scodinzolava dietro come un fedele cagnolino e Piton non aveva mai capito se il più piccolo dei Lestrange avesse una cotta per lei oppure se quel rapporto era morboso senza avere nessuna vera motivazione di fondo. Fu con un piccolo moto di sdegno che si rese conto che, forse, quel rapporto gli creava fastidio perché lui, un’amicizia come quella, mai l’aveva sperimentata. Quella con Lily era stata stretta, intima, ma lui… lui aveva sempre avuto un doppio fine. Avrebbe anche potuto rimanerci solo amico, forse, ma non guardarla con Potter. Non con Potter. Tutti tranne Potter.
Il chiacchiericcio invase la sala e l’atmosfera si distese notevolmente. Bellatrix continuava a rimanere prostrata sul pavimento, il resto dei Mangiamorte ci giravano attorno come se non esistesse.
“Severus, sono contento di vederti”
“Lucius” salutò Piton sorridendo all’amico di vecchia data.
“Draco sta bene?”
“Tutto procede benissimo”
“La Umbridge?”
Piton fece una smorfia “Una ministeriale inutile dai dubbi gusti estetici”
Lucius ridacchiò “È un’opportunista, le ho parlato molto bene di te, spero che non ti causi problemi… alla fine, l’obiettivo, è quello di minare il dominio di Silente su Hogwarts. Sorridile, sii cordiale, dimostrati poco affine alle politiche di Silente…”
“Non posso minare il mio rapporto con Silente per quel rospo rosa” interruppe Severus “Il mio ruolo di spia per il Signore Oscuro ha la precedenza su tutto”
Lucius si morse le labbra come se non si aspettasse quel rimbrotto “Ma certo” convenne “Non ci avevo pensato”
“Non ci avevi pensato perché la tua vita non ruota intorno a quella del Signore Oscuro” la voce di Rodolphus Lestrange colse di sorpresa sia Severus che Lucius “Perdonatemi, non volevo interrompervi” alzò le spalle “E perdonate anche questo… teatrino ma era necessario alla mia sanità mentale”
“Molto coraggioso, Rod” disse Lucius.
“Molto accorto” commentò invece Severus “I miei complimenti perché è stato tutto molto…”
Studiato” completò Rodolphus con un luccichio negli occhi “Sì, ho passato ogni singolo istante ad Azkaban a pensare a un modo per poter uscire da questa situazione. Non vedevo via d’uscita” fece schioccare la lingua sui denti “Gli ci è voluto tutto il suo autocontrollo per non freddarmi qui, davanti a tutti… se avessi fatto una sceneggiata del genere in privato…” scrollò le spalle.
“Quindi era tutto studiato?”
Rodolphus annuì “Ma alla fine, è meglio per tutti. Bella sarà più felice”
“Ti importa della felicità di Bellatrix?” chiese Lucius dubbioso.
“No ma evidente che a qualcun altro interessi” rispose Rodolphus accennando con la testa al punto in cui Bellatrix era a terra.
Severus si volse per capire a cosa si stesse riferendo Lestrange.
Bellatrix era in piedi e, di fronte a lei, c’era il Signore Oscuro, stavano parlando; Bellatrix teneva lo sguardo basso, muoveva il peso da un piede all’altro a disagio. Severus spostò l’attenzione su Voldemort. Era chino su di lei – per quanto Bellatrix fosse alta, più alta di Severus, Voldemort lo era di più di almeno una quindicina di centimetri – sembrava la stesse rimproverando. Senza alcun preavviso, prima che Piton potesse anche solo capire cosa sarebbe successo, il Signore Oscuro afferrò Bellatrix per i capelli e poi unì le proprie labbra con quelle della strega. Severus sgranò gli occhi, il bacio era del tutto simile a quello che aveva visto nella testa di Potter, forse, anzi, ancora più… passionale, frenetico… distolse lo sguardo e riportò la sua attenzione su Rodolphus che osservava la scena con stoico disinteresse “Quattordici anni ad Azkaban e sapevo che una volta uscito mi avrebbe atteso questo supplizio”
“Te ne sei liberato, Rod” si complimentò ancora Lucius “E anche nel migliore dei modi”
“Sapevo che l’unico modo per farle andare giù il divorzio sarebbe stato quello di metterla di fronte a una possibile gravidanza…” abbassò la voce “Detto tra di noi, piuttosto che fare un figlio con lei me lo sarei tagliato” si lasciò andare a una risata gutturale “Guardala… guardali…
Severus volse un poco la testa, i due si stavano baciando come se in quella stanza ci fossero solo loro, erano preliminari veri e propri qualcosa che presto si sarebbe palesemente trasformato in altro.
“Credo sia arrivato il momento di tornare a Hogwarts” dichiarò Piton “Va bene il gusto per l’orrido ma così è troppo”
Rodolphus ridacchiò poi all’improvviso si fece serio e afferrò Piton per un braccio. Severus si irrigidì, non si aspettava quel contatto inaspettato “Sai, Bella ha tanti difetti, più di quanto tu possa anche solo immaginare… ma non si sbaglia mai sulle persone” la presa si fece più forte “Se dice che sei un traditore… sei un traditore, Piton
Severus si sentì gelare il sangue nelle vene “Per Bellatrix, tutti sono traditori” si difese Severus, provò a divincolarsi dalla presa dell’altro Mangiamorte ma la stretta era forte “Nessuno è al suo livello di devozione… e ora ben sappiamo il perché”
“Forse” rispose Rodolphus “Ma il modo in cui si accanisce su di te” scosse la testa “No, Piton, no… ti tengo d’occhio. D’altra parte, la Causa rimane la priorità. Oggi, ora e sempre”
“Oggi, ora e sempre” rispose Piton “Siamo dalla stessa parte, Lestrange. Non perdere tempo”
“Non lo faccio mai”
Rodolphus lasciò la presa sul braccio di Severus e si smaterializzò con un sonoro crac.
“Non darci peso, Sev” disse Lucius mentre uscivano insieme dalla Villa “Rodolphus è provato, Azkaban non dev’essere facile da sopportare”
Severus annuì sovrappensiero ma si rese conto come, tra tutti loro, l’unico davvero lucido lì in mezzo, fosse proprio solo Rodolphus Lestrange.

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Dedico questa storia a Severa Crouch e spero che questa versione di Rodolphus possa farla fangirlare e darle gioie, così come spero possa aver dato gioie a tutti voi che siete arrivati in fondo ;) 

A presto, 

Clo
 
 
  
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