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Autore: Eevaa    13/08/2023    2 recensioni
Vegeta è pieno di scheletri nell'armadio. Anche se sono passati anni dalla sua vita da mercenario, gli incubi di quei giorni continuano a tormentarlo.
Oramai è abituato a quella catena attorno alla caviglia che lo tiene agganciato al passato.
Non si sarebbe mai immaginato, però, che quei fantasmi un giorno potessero assumere consistenze di realtà.
Lo sai e lo percepisci: questa volta non hai via di scampo. D'improvviso hai di nuovo sei anni e Freezer sta per portarti via tutto, tutto quello che hai, anche quello che credevi di non avere più.
[Post-Dragon Ball Super] [No Spoiler al manga]
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly, Goku, Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se con i crediti all'originale.
L'immagine di copertina è stata realizzata da Giosuè Graci.




- GHOSTS -
/how can I move on/


CAPITOLO 14
Casa


Le lenzuola pulite ti avvolgono le gambe, profumano di olio essenziale, sono morbide. I toori cinguettano fuori dalla finestra aperta, mentre una piacevole brezza ti carezza la schiena nuda. Quando apri gli occhi, un raggio di sole ti colpisce sulla fronte.
Per la prima volta in più di quarant'anni di vita ti sembra di svegliarti in un mondo migliore. E, sempre per la prima volta in più di quarant'anni, hai dormito un sonno senza incubi.
Freezer è già stato morto a lungo, prima d'ora, ma questa volta è diverso. Forse perché sei stato tu a porre fine al suo impero, forse perché ci sono due persone in più che hanno sempre meritato di vederlo sparire, forse perché sei su un pianeta simile a quello su cui sei nato, tra la gente che è un poco più simile a te. Hai chiuso l'ultimo spiraglio sul tuo passato e, per quanto i tuoi vecchi fantasmi battano le mani contro il muro, non potranno più oltrepassarlo. Sai che gli incubi torneranno, sai che ti sveglierai ancora sentendo le urla delle persone che hai ucciso, ma la sensazione che hai è che saprai gestire meglio tutto quanto. Te stesso, le tue emozioni, la tua nuova vita.
Sei libero e pronto a ripartire da te.




Il banchetto per festeggiare la vittoria è talmente ricco da sembrare quello che sulla Terra chiamano “pranzo di Natale”. Versione Saiyan. Le porzioni abbondanti non ti hanno mai spaventato e, anzi, mangi così di gusto che a volte ti scordi che devi mantenere un atteggiamento ponderato, nella sala reale. Anche se in confronto a Radish e Kakaroth – che stanno mangiando dei noodles con tanto di risucchio – sembri sicuro un signore d'altri tempi.
Gusti tutto il cibo speziato che sa di vecchi ricordi, te lo godi fino all'ultimo morso. Adori il cibo Saiyan anche se, dopo tutte queste settimane lontano dalla Terra, daresti qualsiasi cosa per bere un buon caffè al posto che questo troppo dolce ryokucha.
Compensa l'amaro in bocca di non avvertire il Ki di Hit da nessuna parte, sintomo che gli Dei avrebbero dovuto ascoltarvi meglio prima di partire alla volta delle Sfere. Probabilmente hanno destinato il desiderio di resurrezione solo a voi Saiyan, e non a tutte le persone morte a causa di Freezer ieri notte. Quando tornerete sulla Terra, sarà il primo desiderio che chiederai a Shenron.
Quando Cabba ti si avvicina, indossa un sorriso così sornione che capisci l'antifona ancor prima di vedere chi stia camminando appena dietro di lui.
«Sensei! Spero abbia riposato bene» trilla, allegro.
«Grazie, Cabba» mormori, mentre una ragazza dai capelli corti rosso scuro spunta timidamente da dietro la sua spalla. «Mmh, lei dev'essere-»
«Chive» anticipa Cabba, prendendole la mano. Lei ha gli occhi che sorridono e il naso all'insù, le guance paffute e le gambe corte. Carina, semplice, con la faccia pulita. «E Chive, ti presento il Principe Vegeta, sovrano dei Saiyan dell'Universo Sette, nonché mio maestro».
Le porgi la mano e, tutto d'un tratto, la timidezza che avevi osservato si dissolve completamente e lascia spazio a un fiume in piena di parole.
«Molto lieta, Principe Vegeta. Cabba mi ha parlato di lei in continuazione e, dopo le peripezie di ieri, non faccio fatica a capire come mai. Grazie per averci condotto alla vittoria! Il piccolo incidente in astronave ne è valso la pena, in fondo: ho potuto vedere cosa c'è dall'altra parte, almeno per qualche minuto! Ma, ehi, tutto è bene quel che finisce bene, no? Sono felice che-»
Parlano allo stesso modo, con lo stesso entusiasmo e la stessa logorrea. Non osi immaginare la quantità di chiacchiere futili durante i loro appuntamenti.
Trattieni una risata nel naso e chini il capo per educazione. «È un piacere».
Gli occhi di Cabba si illuminano e, non appena Chive si distrae per blaterare con Caulifla e Kale, lui ti si avvicina di nuovo e ti sussurra all'orecchio. «Allora, che ne pensa?»
Beh, sicuramente sono fatti l'uno per l'altra. Sei sereno nel vedere Cabba così felice.
«Hai la mia approvazione» annuisci, e ti viene spontaneo pensare a tuo figlio. Chissà quando troverà il coraggio di presentarti Goten come la persona che lo rende così felice. Non esiterai a dare loro la tua approvazione, ma devi solo preparare Kakaroth – e magari istruirlo su come comportarsi - a quando verrà il giorno in cui quei due babbei usciranno allo scoperto.



Il banchetto viene interrotto dal discorso di ringraziamento di Re Sadala che, insieme ai cinque Presidenti e altre personalità importanti, vi ringrazia pubblicamente per aver salvato il loro pianeta e tutti gli Universi dalla minaccia di Freezer.
Alcuni dei vostri discorsi e piani degli scorsi giorni si sono rivelati futili, ma almeno siete arrivati preparati alla battaglia – seppur in anticipo. L'armata aerospaziale dei Saiyan dell'Universo Sei si è rivelata preparata, i soldati anche. Ma, quando gli fai notare che siete voi che ringraziate loro per avervi accolti e avervi aiutati, lui ti interrompe e ti dedica un applauso da parte di tutta la folla.
Tuttavia, mentre tu, Kakaroth, Broly, Nappa e Radish venite chiamati vicino al trono, per essere acclamati anche da coloro i quali avevano speso delle riserve nei vostri confronti, non riesci proprio a prenderti quell'applauso. Non sei mai stato adatto a farti plaudire come un eroe. Pensi di non esserne degno, la tua sindrome dell'impostore non ti consente di farti apprezzare in questo modo. Vorresti scappare da quel trono sopraelevato, sparire tra la folla e nasconderti.
«Guarda che lo so che pensi di non meritartelo» ti mormora Kakaroth nell'orecchio, al tuo fianco, mentre lo scrosciare degli applausi ti riempie le orecchie. Come dimenticare: lui ti conosce fin troppo bene.
«Taci» sibili, quando in realtà vorresti solo dirgli di continuare a blaterare e distrarti dall'isteria che sta per coglierti. Se non smettono di applaudire, pensi possa venirti un attacco di panico.
Senza che tu glielo chieda, allora Kakaroth blatera. Sempre perché ti conosce fin troppo bene. «Sappi che Goten mi ha detto che, nei fumetti, l'anti-eroe è il personaggio preferito di tutti».
«Ma sentilo...» sbuffi e arricci il naso. In effetti anche Trunks ne parla spesso, di quanto il classico eroe sia sopravvalutato, di quanto il cattivo che si redime sia di gran lunga più apprezzato, ma hai sempre pensato che lo dicesse per farti un piacere.
«Eheh, mica è colpa mia se ti sei scelto il ruolo che piace alla gente!» ti prende in giro e sgomita. Senza farti notare troppo dalla folla, gli restituisci la gomitata dritta in mezzo alle costole.
«Sì, 'fanculo» borbotti, ma è solo un “grazie” ben travestito. Il panico non ti sta più mordendo le caviglie, gli applausi scroscianti non ti stanno facendo più venire voglia di sparire.
Kakaroth ti regala una risata da somaro, ma anche uno sguardo che fa trasparire che siete oramai diventati più complici di quello che fate vedere a tutti gli altri. «Prego» dice infatti.
Nonostante tutto, ti scappa un sorrisetto. Forse è vero che non sarai mai un eroe, ma dovresti seriamente prendere in considerazione l'idea di non essere più un cattivo.



La sensazione di pancia piena accompagna quel sottofondo di chiacchiere di cui faresti volentieri a meno. I Saiyan dell'Universo Sei sono di indole chiacchierona, a volte quasi stucchevoli per la loro gentilezza, ed è per questo che passi il resto del banchetto con la schiena appiccicata a un muro, sorseggiando l'ennesimo ryokucha. E, mentre vedi Radish intrattenere persone a caso con parole a caso, ti ricordi che sarebbe capace di cianciare anche con gli alberi – e una volta l'ha fatto. Pensavi fosse ubriaco, invece poi l'albero ha iniziato a rispondergli. Diceva di chiamarsi Groot, o una cosa simile. Storia vecchia.
Ne avete tante di storie vecchie, da ricordare. Alcune non sei sicuro di volerle rivivere, altre invece vorresti averle vissute con uno spirito diverso nel cuore. I giorni di sole che avete vissuto in mezzo alla merda.
Quando la sala del banchetto inizia a svuotarsi, gli altri ti raggiungono.
«Certo che non c'è niente con cui festeggiare adeguatamente. Questo affare nemmeno si sente! Cosa non darei per un Rokk» si lagna Radish, tracannando l'ennesimo bicchiere di qualcosa che non sa di niente.
Nappa alza gli occhi al cielo e reprime un conato di vomito, e tu gli sei solidale. «Kaioh santissimo, Radish, sono le dieci del mattino!»
«Andiamo, è sempre l'ora del Rokk!»
Kakaroth si appoggia con la schiena al muro, accanto a te, poi si gratta la testa. «Prima o poi lo vorrò davvero provare, questo Rokk!»
«Cos'è un Rokk?» interviene Broly, e ne hai davvero abbastanza di questa storia.
«Potreste solo seguire il mio consiglio e rimanere nell'ignoranza?» sbuffi ma, mentre Kakaroth sta per insistere e tu stai per tirargli di nuovo uno schiaffo in piena faccia, Re Sadala si avvicina a voi, con le mani incrociate e un sorriso.
Vi inchinate tutti insieme, ma lui vi intima subito il riposo. I lunghi capelli neri ondeggiano con la brezza che entra dalla finestra, mentre il suo mantello svolazza dietro di lui.
«So che ora che tutta questa avventura è finita non vedete l'ora di tornare nel vostro universo, ma... dato che il vostro pianeta è esploso, saremmo lieti di ospitare qui la vostra colonia di Saiyan. Qualora lo desideraste, potreste sentirvi liberi di chiamare questo posto "casa"».

Alla parola “casa” senti le viscere contorcersi. Seppur vero che ciò che una volta hai chiamato “casa” non esiste più, tu sai bene che c'è un nuovo posto in cui sai di poter sempre tornare. E forse è stato il posto in cui ti sei sentito più a casa in tutto il cosmo. Ripensi a una grande tavola imbandita, le braccia di Bra intorno al collo, Bulma che ti porge un bicchiere di vino, Trunks che ridacchia con Goten di un video stupido sul telefono. Kakaroth che ti ruba l'ultimo yakitori, Gohan che intavola discorsi da secchione di cui non frega niente a nessuno a parte Videl, tua suocera che ti riempie il piatto di biscottini, l'odore di sigaretta sempre in bocca al dottor Brief, Piccolo che si tiene alla larga ma nel frattempo lascia che Pan giochi con le sue antenne. Mr Satan che ricorda a Majin Bu che deve stare a dieta, Crilin che si lagna di quanto persino sua figlia sia più alta di lui, oramai, ma tanto Diciotto lo ama così com'è. Dende e Jirobei che discutono della nuova fioritura di Senzu, il Genio con il sangue dal naso, mentre insieme a quel deficiente di Yamcha sfoglia un giornalino di dubbio gusto, Tensing e Riff che stanno in silenzio ma osservano divertiti la mandria di pazzi attorno al tavolo.
Casa. Tutto questo, non l'avresti mai detto, ma è ciò che ami chiamare “casa”. E per fortuna non sei tu a dover spezzare il silenzio imbarazzante che si è creato.
«Beh, posso parlare solo per me, ma... credo che i Saiyan dell'Universo Sette una casa ce l'abbiano. No?» spiega Kakaroth, rivolto principalmente a te. Ovvio, perché continua a essere lo stronzo che ti capisce. Annuisci, poi torni con lo sguardo sul Re.
«Vi ringraziamo infinitamente per questa opportunità, ma la Terra è la nostra nuova dimora e, come sapete, io e Kakaroth abbiamo famiglia, laggiù» spieghi ma, anche se qualcuno ti definisce ancora come un regnante, non spetta a te prendere decisioni per tutti. Anche se il tuo desiderio oramai l'hai ben interiorizzato. «Ovviamente, però, lascio libera decisione anche agli altri» concludi.
Ti viene così spontaneo guardare Radish, primo tra tutti, perché i vostri discorsi sull'ipotetico pianeta Neo-Vegeta hanno popolato le nottate trascorse sotto le stelle. Ha sempre desiderato un nuovo posto da poter chiamare “casa”, ma non puoi sceglierlo tu per lui, il posto dove stare. E nemmeno per Nappa.
«Beh, noi... uhhh...» mugugna quest'ultimo, mentre Radish avvampa fino alla punta delle orecchie.
«N-non... non ho pensato a...»
«Vi lascio ai vostri dibattiti» sorride il Re, gentile come ti saresti aspettato, nonostante l'invito rifiutato. «Sappiate che sarò lieto di ospitare chiunque lo vorrà. Anche solo per una gita molto fuori porta».
«Grazie, Sire» concludi e t'inchini. L'idea della gita fuori porta ti piace ben di più, anche se il tempo scarseggia sempre. Avevi promesso a Cabba di fargli presto visita più di un anno fa. Speri di poter mantenere la tua promessa in occasioni migliori, la prossima volta.

Quando Sadala si allontana, non credi di essere davvero preparato ad affrontare il discorso che seguirà, ad apprendere quali possano essere le loro decisioni sul da farsi. E per fortuna che c'è Kakaroth che, a differenza tua, non si vergogna di esprimere quello che vorrebbe.
«Radish, casa mia è anche casa tua, lo sai! Sarebbe bello che tu venissi da noi! Sei mio fratello, sono sicuro che saresti il benvenuto». Sorride persino con gli occhi e si gratta la testa ma Radish, al contrario, storce la bocca con sarcasmo.
«Ah, certo... mio nipote che ho rapito e ho tentato di uccidere sicuro mi vorrà accogliere!» risponde. Che poi non sembra un “non voglio venire” ma più un “non posso venire”. O forse sono solo paranoie tue.
«Uh, ha saputo perdonare di peggio, fidati» ridacchia Kakaroth, allora cogli la palla al balzo.
«Me, ad esempio» dici. Non è affatto una bugia: Gohan ti ha perdonato nonostante tutto, e ci ha messo relativamente poco. Già su Namek aveva deciso di potersi alleare con te, e al tempo eri ancora un grandissimo stronzo. «E le sue scarse doti genitoriali» aggiungi.
Kakaroth s'indispettisce. «Ehi!»
Non ha mai brillato come padre, questo lo sanno tutti. Non lo fa apposta, anzi, sei convinto voglia davvero bene ai suoi figli, ma spesso la sua ingenuità lo porta ad agire come se una famiglia non ce l'avesse.
«Comunque,» continui – tanto oramai non hai nulla da perdere, «non è esattamente di Gohan o Goten, che mi preoccuperei. È sua moglie che ti ammazzerebbe – e non scherzo. Ma... la Capsule Corporation è grande, o non ci mancano i soldi per prendere una casa in città a testa, se lo desiderate». Man mano che parli, trovi coraggio.
Nappa inizia a carezzarsi i baffi, pensieroso, poi porta le mani ai fianchi e sospira.
«Io penso che potrei accettare l'invito. Non ho più l'età per fare il mercenario in giro per il cosmo!» Ed è una scusa a fin di bene. Non è davvero così vecchio – come potrebbe invece sembrare. Allo stato attuale, dovrebbe avere pochi anni più di te. «La Terra sembra un bel posto in cui vivere. Dovrò farmi perdonare da qualcuno, ma...»
“Ma se ci sei riuscito tu!” vorrebbe dire, quando inizia a fissarti con quello sguardo eloquente. Come dargli torto! Ancora non hai capito come i terrestri abbiano potuto dimenticare le tue malefatte – e anche come Nappa abbia potuto perdonarti, dopo quello che gli hai fatto. Forse non lo capirai mai, ma sei segretamente felice che lui abbia accettato l'invito. Non glielo dirai mai, ovvio.

«I-io...» balbetta Radish. Qualcosa dentro di te gorgoglia. «Io non pensavo che un giorno avrei avuto l'occasione di trovare una nuova casa. Non ho una casa da quando avevo sei anni e... non lo so, mi sembra così strano! Da un lato è quello che ho sempre desiderato, dall'altro per me è passato così poco tempo... non ho avuto modo di metabolizzare. Non mi piaceva la vita da mercenario... ma lo spazio è stato la mia casa per tanto tempo».
Un discorso che ha senso – perché Radish è sempre stato più profondo di quello che dà a vedere - ma che mina la tua precaria emotività. Lo capisci. In fin dei conti anche tu quando hai avuto l'occasione di chiamare la Terra “casa”, ti ci sono voluti anni per accettarlo. Spesso partivi, ti allontanavi. L'hai fatto anche quando stava per nascere tuo figlio, perché non riuscivi a sopportare l'idea di abbandonare lo spazio, oltre quel lato di te che faceva schifo.
Lo spazio è stato davvero la vostra casa. Una casa che avete odiato, ma che vi ha anche forgiati, che vi ha regalato opportunità di crescita... e giorni di sole. Quindi non biasimi Radish per avere delle riluttanze nel fermarsi. Non pensi dipenda da te e dal fatto che non abbiate ancora davvero appianato i vostri vecchi diverbi – per una volta tanto nella vita, non ti senti al centro dei sensi di colpa. Quindi, nonostante tutto, pensi di comprenderlo più di quanto ti saresti aspettato.
«Credo sia una decisione difficile, anche se non mi dispiacerebbe» conclude.
«Beh, potresti provarci! E se poi non ti trovi bene, potrai partire per il cosmo e utilizzare la Terra come base sicura» trilla Kakaroth, senza perdersi d'animo. Come sempre, del resto. E pensi che sia una proposta sensata, in base a ciò che Radish ha espresso.

Tutto d'un tratto, però, ti viene in mente un vecchio discorso fatto sotto le stelle. Un suo desiderio, il primo grande obiettivo di quando eravate bambini. Perché non dargliene l'opportunità?
«Inoltre, visto che abbiamo dell'ottima tecnologia, potresti utilizzare la Terra come base per costruire delle astronavi...» azzardi.
Ed è proprio in quel momento che vedi gli occhi di Radish illuminarsi. Qualcosa in lui che scatta, che si trasforma. Ti guarda come se fosse un miracolo che tu ti sia ricordato di tutto ciò, che i vostri discorsi sotto le stelle non siano state solo parole vuote. Una piccola riprova che, nonostante i tuoi modi di fare orribili, lo ascoltavi. Non ti sei mai perso una parola di quello che diceva perché, anche se non lo hai mai ammesso, i suoi sogni ti hanno dato speranza nei momenti più bui, quando pensavi che non sareste mai diventati grandi.
Invece siete qui, vittoriosi, liberi... cresciuti.
«Non... non è una cattiva idea» mormora. «Se non è un problema... sarei curioso di vedere questa tecnologia! E nel frattempo potrei provare a fare lo zio, per un po'».
Vorresti azzannarti la lingua quando ti sfugge un sorriso che ti eri promesso di non mostrare. Per fortuna Kakaroth distrae tutti e, con un balzo, si attacca al braccio di Radish e lo sgomita.
«E, detto tra noi, le ragazze terrestri sono molto carine!» sussurra ammiccante.
«Ma sentilo!» esclami, esterrefatto. Ti sorprendi sempre, quando tira fuori questo lato volgare.
Il sorriso di Radish, naturalmente, si allarga. Lo riconosci. «Interessante! Mi hai convinto!»
«Ho un amico che è dentro in questi giri! Non è più di primo pelo, ma andreste d'accordo!» trilla Kakaroth.
Ti schiaffi una mano in faccia al sol pensiero di un'uscita mondana di Radish e il Genio delle Tartarughe. Potresti vomitare seduta stante, quindi sposti l'attenzione altrove.

«E tu, Broly? Tornerai su Vampa?» domandi.
Broly arrossisce e si stringe nelle spalle. «Cheelai mi starà aspettando lì, ma... uh, spesso mi ha detto che quel posto è una fogna» sussurra. Non che Cheelai abbia torto.
Tu e Kakaroth siete andati ad allenarvi da lui, qualche volta, e Vampa non è esattamente il posto più accogliente nella Galassia.
«Beh... sulla Terra c'è spazio anche per voi!» cinguetta Kakaroth. Si vede lontano un miglio che è felice: Broly gli è sempre stato a cuore.
«Allora... è giunto il momento di tornare a casa. Tutti insieme» decreti infine.
Sei felice anche tu, anche se lo capirebbe solo chi ti conosce. Quindi bene o male tutti quelli con cui stai parlando. Quando ti sorridono a loro volta non ti senti a tuo agio, quindi decidi di portare la conversazione da un lato più pragmatico.
«Chichi e Bulma ci ammazzeranno. Non ci facciamo sentire da un mese, e ci stiamo per presentare lì con una mandria di Saiyan di modeste dimensioni!»
Non dubiti del fatto che Bulma sarebbe felice di dare a Nappa, Radish e Broly un posto in cui stare, ma sai già che ti terrà il muso per giorni per non esserti mai fatto sentire.
Chichi, invece... beh, sei certo che sverrà un paio di volte nel vedere il brutto muso di Radish. E poi inizierà a lanciare tutta l'argenteria addosso a lui e quell'idiota di suo fratello. Non vedi l'ora.
«Zeno... hai ragione. Forse dovremmo davvero valutare l'idea di restare qui. Ho paura!» singhiozza Kakaroth, accasciandosi sulle gambe.
«Voi due con le donne proprio non ci sapete fare!» Radish sbuffa e scuote la testa, affranto. «Per prima cosa andiamo a comprare alle vostre signore un bel regalo per farvi perdonare».
«Un regalo?» pigola Kakaroth.
«E uno da parte nostra, già che ci siamo, giusto per non arrivare a chiedere ospitalità a mani vuote. Ci sarà un negozio in questo posto che vende dei souvenir!» blatera Radish, mentre circonda le spalle del fratello sotto un braccio e iniziano a camminare disquisendo di chissà quali massimi sistemi. Tipo quale superalcolico è meglio comprare.
Broly li segue, mentre Nappa ti aspetta. Annuisci e insieme vi incamminate verso l'uscita del palazzo.
La nuova casa di voi Saiyan vi attende.




EPILOGO


Nero spazio.
Lo si chiama nero, ma non è un colore.
Solo buio, il nulla più assoluto. Ma per comodità per te è nero spazio. Lo riconosci così.
Ti perdi con lo sguardo fuori dall'oblò dell'astronave perché, ovviamente, l'insonnia non ti abbandona mai. Soprattutto quando sei lì fuori, in mezzo a tutto quel nero, a ricordare tutto quello che sei stato e non sei più. Stavolta però è diverso: non c'è un incubo a tormentarti, non ci sono le voci delle vittime che hai mietuto. C'è una calma placida, un dolce lasciarti cullare dal ronzio di quell'astronave che avete preso in prestito su Sadala, almeno fino a quando non giungerete nell'Universo Sette abbastanza vicini ai Ki sulla Terra, per potervi teletrasportare. Se solo quegli idioti di Beerus e Whis vi avessero aspettato, al posto di andarsene a esaudire desideri inesatti, sareste già a casa.
Quello che ti tiene sveglio non è il solito mal di spazio, ma un conto in sospeso. Un discorso lasciato a metà.
Sei il Re dei discorsi in sospeso, ma ti devi rassegnare al fatto che stavolta non potrai tenerti in testa la corona, ora che ti manca così poco a mettere un punto e a capo a tutto ciò che è successo. Hai ancora delle scuse sulla punta della lingua, e stavolta non te le terrai lì, non le masticherai fino a ingoiarle di nuovo, non ti peseranno sullo stomaco.
Quindi ti alzi ed esci dalla tua cuccetta, oltrepassi scalzo il corridoio, il freddo ti solletica le piante piedi. Ignori i brividi lungo le braccia e, stanotte, sarai tu a fare un passo in avanti.
Bussi alla porta della cuccetta di Radish, non devi aspettare molto prima che si apra. Ti accoglie con uno sguardo sorpreso, ma ben vispo. Mentre il mondo dentro l'astronave dorme, anche lui era sveglio.
«Non riesci a dormire neanche stanotte?» ti domanda.
«Neanche tu» rispondi, e lui si stringe nelle spalle, colto sul fatto.
Fa un passo indietro e ti lascia entrare, poi pigia il pulsante per la chiusura della porta. Quando si siede sulla brandina, esiti qualche istante prima di raggiungerlo. Quando lo fai, rimanete in silenzio a fissare il vuoto, nel piccolo fascio di luce che emana quella luce di cortesia.
Tu ti torturi una pellicina, lui fa ballare le gambe con le punte dei piedi. Percepisci tutta la vostra incapacità comunicativa. Avresti preferito concludere questo discorso la notte scorsa, lì sulle mura del palazzo, quando già eri completamente svestito di ogni freno, quando oramai non avevi nulla da perdere. Tornare su quei passi, toglierti di nuovo la maschera è difficile. Ma lo devi fare per lui.
Glielo devi. Quindi prendi un grosso respiro e togli l'ultimo peso che ti rimaneva addosso.

«Mi... mi dispiace, Radish. Per tutto. Tutto quello che ho fatto, ma soprattutto quello che non ho fatto» ammetti, ma non lo guardi in faccia. Ti fissi le ginocchia e lo senti trattenere il fiato. «Non voglio il tuo perdono: troppa gente mi ha perdonato quando non era il caso e quando non lo meritavo. Voglio solo dirtelo. Dirti che mi dispiace. E che sono lieto che tu stia tornando a casa con noi, ma... se non vorrai avere a che fare troppo con me, lo capirò» concludi. Non pensavi che ce l'avresti mai fatta. Sei sempre stato convinto che Radish e Nappa sarebbero rimasti per sempre gli ennesimi irrisolti della tua vita, e invece qualcosa di buono, tutta questa storia, l'ha fatto: ti ha dato la possibilità che non avresti mai pensato di avere. A prescindere da quello che lui ti risponderà.
Quando l'hai rivisto per la prima volta dopo ventun anni, in quella prigione, non avresti mai pensato che saresti potuto andare avanti fino a questo punto. Quando ti ha detto “sei diverso” non pensavi che avresti potuto dimostrarglielo. Hai pensato che saresti potuto rimanere bloccato, lì, sotto il peso dei fantasmi del tuo passato. E invece ci sei riuscito. Colpa di Freezer, ma anche merito. Gliene devi dare atto.
Radish sospira e si raggomitola in avanti, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. «C'è solo un grande problema in tutto questo».
Sollevi un sopracciglio e, finalmente, trovi le forze di guardarlo in faccia. «Un problema?» domandi.
Lui è serio, si fissa i piedi. «Ti ho giurato eterna fedeltà quando avevo sette anni e... non c'è niente che tenga contro la promessa di un guerriero. Quindi, beh... questo comporta anche saper perdonare i tuoi errori» mormora, poi ti guarda a sua volta. Sorride in modo pacato, poi i suoi occhi si illuminano al buio.
Sotto le costole il tuo cuore martella forte, quando aggiungi mentalmente Radish alla lista dei pazzi che ti hanno perdonato senza che ce ne fosse motivo. Continui a non capire perché lo facciano, ma sei così grato a tutto questo che vorresti piangere. Non lo fai. Non ora, almeno. Non vuoi dare spettacolo un'altra volta.
Continui a fissarlo stralunato e lui ridacchia. «E, detto tra noi, non vedo l'ora di vedere quanto ancora sapremo fare incazzare Nappa. Ha già perso tutti i capelli a causa nostra, staremo a vedere se perderà pure i baffi».
Ti chini in avanti e ridacchi a tua volta. «Che non sarebbe un male».
«Vero!? Forse dovremmo tagliarglieli nel sonno» propone, carezzandosi il mento. «Rischierei di farmi ammazzare da lui solo per questo!»
Continui a ridere e non ti nascondi. Tanto, pensi, lui ti conosce abbastanza. «Sei sempre stato mezzo matto».
«Oh, lo so» si vanta. «Com'è che mi chiamavi? Il peggior figlio di puttana del cosmo?»
Nei suoi occhi giocosi c'è qualcosa che ti spinge alla serenità. Il profumo di infanzia, di casa, di fratellanza. Tutti i fantasmi si sono dissolti. Puoi finalmente andare avanti.
Tra il nero dello spazio, c'è di nuovo luce tra di voi.
«Il migliore, a dire il vero».




/FINE/


...



/?/




Ti manca l'aria. Questo spazio è troppo stretto, pensi, ma non sai dove ti trovi. Senti il peso di qualcuno sulle gambe, un vociare incessante. Fai fatica ad aprire gli occhi, come se ti fossi appena risvegliata da un sonno profondo. In effetti, quanto hai dormito? Non sai darti una risposta.
Quando metti a fuoco, realizzi di essere sdraiata sul terreno caldo di un pianeta che non conosci. C'è tanta gente attorno a te, qualcuno conosciuto, qualcuno sconosciuto. Ti alzi e ti guardi intorno, alla ricerca dell'unica persona che vorresti vedere in mezzo a tutto questo marasma. Non lo trovi.
Ti viene mal di testa quando ti sforzi di ricordare cosa sia successo. L'ultima cosa che ricordi è una bolla di energia immensa, il dolore al petto nel realizzare che stessi per perdere tutto e tutti.
Annaspi. Dovresti essere morta, è impossibile che tu sia sopravvissuta. Ti guardi le mani, poi le braccia, non ci sono segni né cicatrici. Non hai niente con te, se non i vestiti che indossavi. Pur sforzandoti, non riesci a capire. Ma poi finalmente lo vedi, poco distante, mentre ricerca anch'egli qualcuno in mezzo alla folla.
Il sollievo che ti invade è quasi analgesico. Ci penserai più tardi a dare una riposta a tutte le tue domande. Ti sbracci e lo chiami.
Quando ti vede, la sua coda si srotola dalla vita.




Riferimenti:
-L'albero Groot che parlava con un Radish ubriaco è chiaramente una citazione ai Guardiani della Galassia.

ANGOLO DI GRACE:
ZAN ZAN ZAAAAAN!
Cos'è questo finale? COSA DIAVOLO È?! Chi come dove perché quando?
Eeee, non è dato saperlo. Mi piaceva l'idea di dare il finale aperto, perché ho in mente un piccolo sequel di questa storia che chissà quando avrò tempo/voglia/ispirazione di scrivere.
Lo lasciò lì, così, a fermentare nella mia testa. Nel frattempo potete anche fare congetture :D
Venendo a quest'ultimo capitolo... vi è piaciuto?
Radish e Vegeta hanno fatto pace, Nappa si trasferirà in pianta stabile sulla Terra - e anche Broly, Goku ha dimostrato a Vegeta di essere un buon amico e di conoscerlo bene, i Saiyan del Sesto Universo sono grati ai nostri eroi, Cabba ha ritorvato la sua fidanzata... alla fine tutto è tornato al suo posto. Il migliore dei finali, posso azzardare. Quasi non mi riconosco xD

Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta.
Grazie di cuore a tutt* per averla letta, e un grazie speciale a chi mi ha lasciato anche dei preziosissimi pareri :)

Non ho in programma altre pubblicazioni (ho sempre la Drarry nascosta nel pc, ma ancora non è conclusa), ma spero di darvi presto mie notizie.
Nel frattempo, se volete seguire le mie peripezie del viaggio in Giappone che sto per fare, seguitemi su IG e su Tik Tok ( @_grace_cos ).
Partirò domattina all'alba e sono emozionatissima!

A presto!
Grace
  
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