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Autore: NonLoSo_18    15/08/2023    2 recensioni
Nel mondo di Vanyan, il Continente, ci sono due categorie di persone: gli Elementali, in grado di comandare le forze della natura e degli elementi a proprio piacimento, e quelli che non lo sono.
E i primi comandano sui secondi, considerandoli alla stregua di oggetti di cui disporre senza rispettarne la volontà. È un mondo duro, dove domina la forza, e se non ce l’hai, devi soccombere. È sempre stato così, da quando gli Elementali hanno conquistato la terra dove gli altri vivevano, e si sono imposti. Ma ora tutto questo sta per cambiare: guidati dal misterioso Borea, un uomo con la maschera bianca, i non Elementali stanno facendo sentire la loro voce, riprendendosi tutto ciò che è stato loro tolto, e mettendo il mondo sull’orlo del collasso. Toccherà proprio a Vanyan, un Fireal, un Elementale del fuoco, cercare di riportare l’equilibrio nel Continente. Ma Vanyan ha un motivo ben più personale per agire: Borea è l’uomo che, dieci anni prima, ha ucciso suo padre davanti ai suoi occhi…
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Consigliere


La notte precedente aveva piovuto, almeno così si erano spenti gli incendi.

Vanyan si rigirò sul materasso, sentendo la ferita sul braccio sinistro tendersi e far male.
Poco dopo lo scontro, era andato in una delle infermerie montate sul posto a farsi medicare il braccio. Non sapeva ancora dove avessero trovato il tempo di occuparsi di lui in mezzo a tutto quel macello di gente ferita, morente o morta. 
Era stato vicinissimo ad urlare per il dolore mentre infilavano l'ago nella carne e gli ripulivano la ferita con l'alcol. Grazie al cielo non l'aveva fatto, sarebbe passato per un debole.

Nel frattempo aveva sentito le notizie del giorno: Dopo che il suo assalitore era morto, erano giunte voci che l'altro, la cavalletta, invece era fuggito. Non se n'era preoccupato molto, sinceramente parlando era ancora intontito.
Anzi, la frase sull'uomo con la maschera bianca aveva aperto la porta a un repertorio di incubi: si era svegliato e si era riaddormentato continuamente.
Ogni volta aveva rivisto quegli occhi di ghiaccio, ogni volta aveva riguardato suo padre cadere, il sangue macchiare l'erba, risentire le ultime parole che gli aveva detto. Il modo in cui gli aveva afferrato il braccio prima di morire davanti a lui.
Alla fine aveva rinunciato a dormire ed era rimasto nel letto, mentre il sole rischiarava ancora una volta il pavimento in legno.

Le giornate erano tutte uguali.
Si stava ancora rigirando, senza pensare a nulla, quando un ritmico bussare alla porta l'aveva fatto alzare.
Chi poteva essere, a quell'ora? Nemmeno riceveva molte visite, lui. Anzi non ne riceveva affatto.

Ancora intontito e con i capelli in disordine, si diresse verso la porta... e il suo cuore mancò un battito quando vide due soldati in uniforme.
Avevano delle camicie di seta dai colori sgargianti su cui erano drappeggiati dei mantelli anch'essi in seta, pantaloni e stivali, quello di destra era vestito interamente di rosso, quello di sinistra era in bianco.
Un Fireal e un Aeral. Si disse Vanyan. Quelle erano le uniformi dell'esercito degli elementali.
«Vanyan Momonoi?» Gli chiesero, senza troppe cerimonie.
«Sì, sono io. Ditemi» Rispose. Non pensava volessero arrestarlo. Sarebbe successo ieri, altrimenti.
Solo che non capiva cosa potessero volere da lui.
«Lord Erik Shaffer, membro del Concilio, richiede la tua presenza»
Vanyan quasi sobbalzò: cosa poteva volere un membro del concilio da un fireal qualsiasi che lavorava al porto?!
Certo, la risposta appariva chiara, quasi scontata: era lui ad aver sconfitto uno dei due aggressori, ma sicuramente non si aspettava che lo volessero ringraziare di persona.
«D'accordo» Disse «Datemi un momento per prepararvi, e lo raggiungo»
Le guardie annuirono, e se ne andarono, chiudendo la porta.

Una volta solo, Vanyan si dedicò a rendersi presentabile; insomma, il primo incontro con una personalità così importante richiedeva di certo un aspetto consono.
Dopo aver passato un'ora cercando di togliersi i nodi dai capelli ed essersi lavato alla fontana fuori, il ragazzo andò verso il suo armadio con l'intenzione di prendere il vestito adatto all'occasione.

Solo che non aveva nulla da mettersi. Non erano molte le situazioni per cui lui aveva bisogno di vestirsi bene. Tutti i suoi vestiti erano quelli di lavoro, macchiati, sgualciti e vecchi. Decisamente non adatti a qualcuno come Lord Shaffer.
Quelli dell'esercito forse? La divisa e il mantello rosso erano in buone condizioni...
Meglio di no, non dopo quello che era successo.
Dopo un po' di ricerche, trovò in fondo al suo armadio una camicia di seta nera con il collo bordato di rosso scuro, forse un regalo di qualche compleanno, anche se non ricordava di chi. Probabilmente di sua sorella, chi altri poteva fargli regali?
Per fortuna ancora gli stava ancora, anche se era un po' stretto. Per i pantaloni, un paio color vinaccia che per qualche miracolo avevano ancora un'aria presentabile.
Le scarpe erano il paio che usava a lavoro, solo un po' più nuove, pregò che non si notassero troppo.
Uscì di casa: dopo la pioggia l'aria era fresca, e per terra c'erano delle pozzanghere, mentre la strada era bagnata.
In lontananza intravide quello che restava del magazzino, e penso che forse non avrebbe avuto più un lavoro. Non gli era mai piaciuto, del resto, ma la paga almeno era sicura.
Dalle parti del porto, dei gatti si avvicinarono e iniziarono a strusciarsi alle sue gambe, mentre Vanyan si piegava e ne accarezzava qualcuno sulla testa: di solito lasciava loro sempre qualcosa da mangiare, ma quel giorno non aveva niente.

"E se non trovo un altro lavoro in fretta, non avrò da mangiare nemmeno per me"

Certo, sua sorella o sua madre l'avrebbero aiutato -su sua madre non ne era così sicuro- ma Vanyan odiava dover chiedere aiuto a qualcuno.
Mentre si rialzava, vide in lontananza la ragazza incappucciata del giorno prima sparire dietro un vicolo. Chissà perché girava ancora con il mantello addosso, le dava un'aria losca.
Beh, non erano problemi suoi.
Poco dopo era davanti enorme villa di Lord Shaffer, una magione che si alzava su almeno sei piani, con degli enormi creature scolpite sui doccioni.
Anche il portone era in massiccio legno scolpito con le maniglie in ottone. Due delle guardie vestite di verde e di azzurro presidiavano il portone, uno a destra e uno a sinistra.
Vanyan avrebbe forse dovuto sentirsi intimidito, ma in realtà provava solo indifferenza, e una leggera impazienza, perciò incrociò le braccia e guardò i due con aria annoiata.
Quelli risposero allo sguardo all'apparenza impassibili, ma Vanyan poteva sentire la loro irritazione ribollire: quelli come loro guardavano tutti dall'alto in basso, e amavano quando la gente si mostrava intimidita davanti a loro, perciò l'atteggiamento indifferente di Van li stava facendo infuriare. Il ragazzo non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Finalmente, dopo un tempo che parve interminabile, il portone si aprì: nel corridoio comparve un ragazzino, probabilmente uno schiavo non elementale.
Indossava una tunica di stracci, aveva i capelli neri spettinati, e il marchio degli schiavi, il simbolo dell'Alleanza Elementale, un sole con cinque raggi. Vanyan provò una punta di dispiacere per lui, però una voce rimbombò nelle scale «Vieni Vanyan, ti aspettavo»

Lord Shaffer era comparso sulla scalinata. 

Vanyan si soffermò a guardarlo: magro e alto, con un viso dai tratti affilati e dalla carnagione pallida, aveva i capelli neri che gli scendevano fino alle spalle, una pelle pallida, di un colore quasi cadaverico, e un viso dai lineamenti affilati, su cui spiccavano due occhi scuri, quasi neri.

C'erano un certo rispetto e ammirazione che lo legavano a quell'uomo, che a nemmeno ventotto anni era riuscito ad entrare in una delle cariche più importanti possibili, e che a differenza degli altri mostrava uno sguardo sveglio, e intelligente.
Non indossava gli abiti bianchi tipici degli aeral del Concilio, piuttosto aveva optato per un farsetto in argento come i suoi pantaloni con piccole spirali ricamate in filigrana, e una collana in massiccio metallo scuro. Anche le scarpe erano bianche, e anche la sala era interamente in marmo bianco come la neve, con colonne sulle quali erano scolpiti tralci di vite che si avviluppavano fino alla cima. 
Vanyan con la sua pelle abbronzata, con i suoi capelli neri, i suoi occhi dorati e i suoi vestiti scuri, si sentiva terribilmente fuori posto.
Ciononostante, fece del suo meglio per non mostrare nemmeno un briciolo di quel disagio, e seguì Shaffer sulle scale.

Lui lo condusse in una stanza che, da sola, era grande quanto il suo intero appartamento.

Un tavolo lungo quasi due metri era al centro, con due sedie in legno anch'esso bianco, con finiture in oro, e lunghi baldacchini dorati correvano lungo i muri intarsiati. Gli stemmi dell'Alleanza, un sole a cinque raggi in oro, e quelli della Famiglia Reale, wateral, che rappresentavano un delfino, campeggiavano su tutte le pareti.
Vanyan si sentiva ancora più a disagio di prima in mezzo a tutta quella ricchezza. E al tempo stesso sentiva qualcosa di strano verso l'uomo dinanzi a lui, per cui lo fissò con aperta diffidenza.
Lui sembrò non accorgersene, e guardò Vanyan con un'aria tranquilla, sorridendo.
«Allora, Vanyan, vuoi qualcosa da bere?»
«No, grazie» Declinò il ragazzo, continuando a guardarlo quasi a chiedergli cosa volesse da lui.
Per tutta risposta, l'uomo sollevò una mano per chiamare la cameriera e chiederle di portare del vino rosso e un bicchiere.
Nel farlo la sua mano scivolò fuori dalla manica, e Vanyan vide che lui non era magro. Aveva un braccio secco e muscoloso, molto diverso dagli altri nobili flaccidi che lui aveva visto in giro.

Poco dopo stava bevendo il vino da una coppa di cristallo.

Vanyan odiava bere, l'ultima volta che si era ubriacato aveva scaraventato un tavolo in mezzo alla strada, per fortuna senza fare troppi danni, per cui, al contrario di Shaffer, rifiutò, preferendo chiedere dell'acqua.
«Allora, Vanyan, innanzitutto volevo ringraziarti per ciò che hai fatto ieri» 
Ci fu una pausa, ma Vanyan non disse nulla, e preferì lasciarlo continuare.
«Ci hai aiutato a catturare il sovversivo, per quanto non siamo riusciti ad interrogarlo. Per ringraziarti, volevo offrirti dei Soli d'oro»
«Non voglio soldi!» scattò lui, di colpo, poi si rese conto di con chi stesse parlando.
«Nel senso... non mi servono»
Lui sorrise «Non voglio offrirti soldi per pietà o cose del genere, consideralo un ringraziamento per quello che hai fatto... e un pagamento anticipato per quello che ti aspetta»
Vanyan drizzò le orecchie. Lasciò che Lord Erik continuasse.
Lui sembrò accorgersi della sua faccia.
«Vanyan, vorrei chiederti di aiutarci» fece una pausa, ma il ragazzo non disse nulla «Voglio chiederti di mettere fine a questa storia»
«Cosa?»
L'uomo davanti a lui prese un altro sorso di vino «Mi hai sentito, voglio che tu sconfigga l'uomo con la maschera»
Vanyan era sbalordito «Perché io? C'è un intero esercito»
«E hai visto quanto è stato utile, Vanyan, chi vogliamo prendere in giro? Nessuno ha fatto nulla finché non sei arrivato tu. Il fatto è che quelli la fuori sono solo degli stupidi e incapaci»

Vanyan trasalì: questo non se l'era aspettato. Shaffer riprese. «Credono di essere migliori di loro, per questo non vogliono sprecare forze. E poi...» Abbassò la voce: «Anche se potessero, non sarebbero in grado di fare niente» 
La tensione nella sala era palpabile; Lord Erik prese un altro sorso di vino, e si passò la mano tra i capelli neri. «Hai visto ieri con cosa ti hanno colpito, no?» D'istinto, Vanyan si portò una mano sul braccio, nel punto della ferita. «Era un proiettile, la loro nuova invenzione. La chiamano pistola. Sembra che facciano anche proiettili in osso di drago. Sai cosa significa?»
Vanyan lo sapeva vagamente: l'osso di drago bloccava i poteri degli Elementali. Lo usavano per fare bracciali da mettere ai prigionieri. Se i non elementali fossero riusciti ad usarlo come arma...

«Esatto, Vanyan, sarebbe un grosso problema per tutti quanti» Lord Shaffer pareva avergli letto nel pensiero.
«I ragazzi dell'Accademia fanno troppo affidamento sui loro poteri, nel corpo a corpo non sarebbero capaci, a differenza tua» Cosa a cui il ragazzo aveva dovuto adattarsi, in realtà: un fireal per controllare le fiamme bruciava tutte le energie del suo corpo, e doveva poi mangiare un sacco per rimettersi, Vanyan non aveva tempo per queste cose.
«E i non elementali... stanno studiando metodi per contrastarci abbastanza efficaci, devo dire. Allora, ci aiuterai?»
Vanyan sapeva già la risposta «Ci sto»
Avrebbe avuto la sua vendetta, finalmente.

Angolo autrice 
Buon ferragosto a tutti, ragazzi!💖 spero che il capitolo vi sia piaciuto, come vi siano piaciuti i personaggi, e noi ci vediamo a martedì prossimo. Un saluto dalla vostra Elly 💖
   
 
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