L’Isola
dei Dannati
A.o.T.
Mission-almost-Impossible
36
The
day after
Mikasa
fu svegliata da un allegro fischiettare che a occhio e croce doveva
venire dalla cucina. Dopo essersi stiracchiata pigramente aveva
avvertito un piacevole profumo dal sentore dolciastro solleticarle le
narici. Girandosi sul letto sfatto aveva notato il cuscino accanto a
lei dove aveva poggiato la testa Jean. Inevitabilmente aveva
ripensato a cosa era accaduto tra loro arrossendo compiaciuta. Subito
però i morsi dell'insicurezza le avevano attanagliato lo stomaco.
Era la stessa alcova dove aveva portato anche quella Megan e quanto
contava per lui? Davvero dovevano andare a convivere? Aveva fatto
bene a lanciarsi andare così spudoratamente abbattendo tutti i muri,
che con il tempo aveva tirato su per difendersi?
Era inutile
pensarci ormai era fatta, così lo raggiunse in cucina dove lo colse
in mutande (tanto per cambiare), che stava preparando la colazione a
base di pancake e caffè.
Ebbe un tuffo al cuore.
Jean intento
nei preparativi non si era accorto di lei e Mikasa si soffermò a
guardarlo. Ora poteva gustarselo e concedersi di ammettere che le
piaceva proprio tanto, non solo esteticamente, ma anche come si
muoveva, come era serio con lo sguardo impegnato mentre le preparava
la colazione nonostante fischiettasse ossessivamente quel motivetto
già da qualche minuto. Era sempre così attento nei suoi confronti e
lo apprezzava tantissimo.
Aveva apparecchiato con cura anche se
aveva le tazze spaiate e i piatti da seconda portata piuttosto che da
dessert. Aveva voglia di abbracciarlo ma proprio
in quel momento lui alzò lo sguardo e la vide lì, in piedi, con i
capelli spettinati e la sua maglietta indosso che lo fissava.
Deglutì
ancora incredulo che la ragazza dei suoi sogni fosse realmente nella
sua cucina, bella come un'alba d'estate; poteva quasi sentire il
profumo della sua pelle e prima che il suo corpo reagisse in maniera
inappropriata si impose di pensare ad altro evitando di soffermarsi
sulle sue morbide forme che si intravedevano dalla maglietta, non
voleva che lei credesse che era uno che pensava solo a quello, anche
se onestamente, dopo aver aspettato così tanto ora non avrebbe fatto
altro per le prossime ore e forse giorni.
«Buongiorno!»
le disse scacciando con prepotenza il ricordo di loro due avvinghiati
nel letto e invitandola a sedersi. Nonostante tutto era agitato.
Temeva che potesse tirarsi indietro, che per lei potesse essere stato
un fuoco di paglia o peggio un errore di cui pentirsi e poi c'era la
"questione Megan". Le sorrise prendendo a calci quei
pensieri che lo deconcentravano.
«Porca puttana!» gli scappò
infatti dalla bocca togliendo i pancake dalla padella. Grazie alle
sue pippe mentali si erano leggermente bruciacchiati, si maledisse
per essersi distratto.
«Ti sei fatto male?» saltò su lei
correndo in suo aiuto.
«No ho solo un po' rovinato i pancake»
disse mortificato sistemandoli sul piatto di portata.
«Non
importa li grattiamo con un coltello» disse Mikasa abbracciandolo da
dietro e stampandogli un bacio su una scapola, lui rabbrividì appena
e si girò impedendole di dare fuoco ad una miccia che non avrebbe
saputo spegnere.
Si sedettero a tavola e Mikasa con certosina
pazienza raschiò via il sottile strato di bruciatura dal suo
pancake.
«Mi sono arrangiato con quello che avevo in casa. Ti
chiedo scusa per la colazione di fortuna, non ho neppure lo sciroppo
d'acero...» le disse mentre la guardava spalmare la marmellata di
more che per fortuna aveva comprato qualche giorno prima.
«Sei
stato carinissimo a prepararla ed è tutto perfetto, tranquillo». Lo
pensava davvero, quella sorta di normalità le piaceva un sacco, come
se stesero insieme da tempo. Addentò quella specie di frittella e se
la gustò facendola sciogliere in bocca mugolando appena.
Lui con
i gomiti poggiati sul tavolo, il viso tra le mani e la colazione
intatta la guardava incantato. Dio se era bella, anche spettinata,
con gli occhi abbottonati e la bocca piena sembrava comunque una
dea.
«Che c'è?» gli chiese lei sorridendo dopo aver
deglutito.
«Sei uno spettacolo» le sfuggì sinceramente dalla
bocca.
«Anche tu. Dentro e fuori» gli rispose di getto.
«Mikasa
ti devo delle spiegazioni su Megan» si decise a dirle senza
indugiare oltre. Non poteva rimandare ancora la questione.
«Jean
noi due non stavamo insieme, non sono necessarie» mentì lei mentre
il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata per la
preoccupazione di ciò che poteva dirle.
«Lo sono per me»
puntualizzò lui molto grave.
«Ero convinto che tu fossi tornata
con Eren. Vedervi insieme è stato un colpo da cui temevo di non
riprendermi e lei, di contro, mi stava dietro da un bel po'. Ho
provato a fare chiodo schiaccia chiodo, ma ho solo ferito te e anche
lei, che non c'entra nulla. Ieri sera quando ti ho vista con Galliard
mi sono davvero ingelosito e ho fatto lo stupido solo per ripicca,
Connie dice che sono un coglione e io concordo. Inoltre sappi che
quella sera della doccia non c'era stato ancora niente tra noi e se
solo avessi immaginato che eri lì sarei volato immediatamente da te.
Mikasa lo sai sono anni che sono perso per te e spero di non aver
rovinato tutto con la mia dannata impulsività» concluse a
precipizio. Voleva dire così tante cose ma aveva la gola secca e la
lingua quasi annodata. Era così difficile dirle ciò che sentiva,
c'era ancora tanta paura e incertezza.
La ragazza sospirò e si
impose di guardarlo negli occhi. Per lei forse era ancora più
difficile esprimere i suoi sentimenti.
«Parlando di coglioni, io
ne sono la regina» ammise ridacchiando nervosamente «è da così
tanto tempo che sono consapevole che tu mi piaci, ma l'ho sempre
rifiutato con forza e ora credo di avere capito perché. Tu sei così
diretto, sincero, un po' spaccone, ma anche così affidabile,
presente, dolce e premuroso. Non mi è mai mancato il tuo appoggio,
neanche in battaglia, neppure quando mi accompagnavi ogni giorno da
Eren, nonostante ti facesse male, non credere che non lo sapessi. Non
sono mai stata abituata a qualcuno che si prendesse cura di me, o che
mi mettesse in alto tra le sue priorità e non parlo solo di ragazzi»
lo fissò intensamente «respingevo l'idea di te e me perché avevo
il terrore che tu potessi rivelarti un bluff, che prima o poi mi
avresti delusa, ma quando ho capito che avrei potuto perderti per
sempre mi sono resa conto di quanto fossi davvero coinvolta e che tu
eri quello giusto, quello che ho sempre cercato. Credo di aver
abbattuto il più mio grande tabù e spero che tu capisca quanto
tengo a te, dato che sono venuta a prenderti» sputò fuori quasi
senza fiato. Alla fne era stato meno difficile del previsto.
«Non
sai quanto sia felice di sentire queste parole, mi sembra un sogno a
dirti il vero. Non mi è mai pesato fare nulla perché potevo stare
con te ed era la cosa che più desideravo, anche solo come amico» le
confessò rinfrancato, poi si riprese perché aveva tralasciato un
importante particolare.
«Mikasa io e Megan non abbiamo mai deciso
di andare a convivere, a dire il vero io stavo meditando di
lasciarla, tanto c'eri sempre tu tra di noi. Era una sua fissa, forse
perché aveva capito che le stavo sfuggendo. Lo ha detto quando si è
resa conto che le sue paure erano reali, solo per allontanarti. Se
fosse vero non potresti essere qui con me questa mattina e anche
domani, o dopo domani se vorrai trattenerti. Puoi stare quanto vuoi e
andare e venire come ti pare, non ho segreti e non ne voglio avere
con te».
Quelle parole le scaldarono il cuore dandole un po' di
quella sicurezza di cui aveva tanto bisogno.
«Jean non importa,
quello è il passato e io voglio solo pensare al futuro. E ora ti
prego mangia, sono deliziosi» gli disse infilandoli un pezzo di
pancake in bocca con la sua forchetta.
«Non male per essere la
mia prima volta» ammise il ragazzo masticando con orgoglio e
gusto.
«Davvero?» gli chiese lei stupita.
«Sì! Ho cercato
la ricetta su google. In realtà volevo fare delle crepes, ma mi sono
usciti fuori questi, anche perché quelle mi sono attaccate per tre
volte di fila!» ammise facendogli l'occhiolino.
«Ma dai?» era
sempre più stupita.
«Non ti entusiasmare non ho l'animo del
cuoco e manco mi frega nulla di imparare a cucinare, ma ero così
felice e volevo fare qualcosa di carino per te, qualcosa che non
avevo mai fatto prima per nessuna...».
Mikasa si sciolse
letteralmente, era davvero adorabile il suo Jean.
Si alzò e
d'istinto andò a sedersi sulle sue gambe, quindi gli prese il viso
tra le mani e lo baciò con passione. Lui le afferrò le natiche
facendola aderire al suo corpo che inevitabilmente aveva reagito a
quell'attacco improvviso quanto gradito. La miccia si accese
nuovamente e quel fuoco, in realtà mai sopito, divampò di nuovo con
inarrestabile prepotenza, facendo inevitabilmente freddare la
colazione.
Se quello era l'inizio del loro futuro, allora
prometteva molto bene!
*
Alcune ore prima al DJ set
«Ti
confesso che avevo sperato che fossi stato tu ad organizzare tutto
questo» disse insolitamente sincera Annie ad Armin. Li avevano
lasciati in disparte cambiando strategicamente tavolo non appena si
era palesato Connie, che aveva detto loro di essere in ritardo. La
scusa reggeva visto il soggetto, quello che non capivano è perché
fosse con quella Megan, ma non fecero domande in merito.
«Non è
facile indovinare i tuoi desideri Annie» le rispose Armin
serio.
«Non lo è neppure per me» ammise la ragazza
amara.
«Quindi che ti aspetti adesso? Che vuoi
veramente?».
Te.
Ma quelle dannate parole non le
volevano uscirle dalla bocca.
«La verità è che sento di non
meritarti» ammise.
«Che stronzata!» sbottò Armin
frustrato.
«Tu e Mikasa mi sembrate sorelle separate alla nascita
anche tu come lei te la fai sotto e allora è meglio non provarci
neppure a stare con qualcuno, vero?» le disse severo e
accigliato.
Annie rimase colpita non era mai stato così diretto
con lei, ma aveva ragione la sua era solo codardia.
«Sono una
frana nei rapporti umani lo ammetto» disse sincera.
«Potresti
provare a migliorare, se solo lo volessi».
Annie si lisciò una
ciocca di capelli dopo averla tormentata e si scolò il suo
drink.
«Mi accompagni a casa?» esordì spiazzandolo.
«Sì...
certo» ripose il ragazzo sbattendo le palpebre incredulo.
Quella
ragazza lo faceva impazzire, non era mai scontata, meglio cogliere al
volo l'occasione e non fiatò oltre seguendola.
«Quindi
tu sei il miglior amico di Jean?» stava chiedendo Megan a Connie,
che come promesso si stava occupando di lei.
«Sì, ed è per
questo che ti ha affidata a me. Aveva una cosa urgente da sbrigare,
di lavoro credo» le rispose sorridendo. Non era poi così male
tenere il gioco al suo compagno.
«Lavoro, come no? Immagino che
sia con quella sua collega bruna dall'aria orientaleggiante, non
hanno fatto che guardarsi per tutta la sera e poi quella penosa scena
in pista e tutta questa sceneggiata solo per correrle dietro...»
commentò la ragazza un po' acidula.
«E va bene è inutile
menartela, probabilmente in questo momento è proprio con Mikasa.
Rassegnati, con lei non potrai mai farcela ne è innamorato perso fin
dalla prima volta che l'ha vista»
«Grazie, che carino, sei molto
d'aiuto» sbottò sarcastica.
«Che vuoi farci sono sincero e le
patate bollenti capitano tutte a me, ma credimi sei davvero una bella
ragazza, non ti manca nulla, non faticherai a scordarti di lui, mica
stavate insieme da un secolo! E guarda che se non fossi l'amico
sfigato di Jean ci avrei già provato con te, anche se capisco di non
reggere il confronto» le confidò sornione.
«Tu non reggi il
confronto con lui, io non reggo il confronto con lei, siamo proprio
ben assortiti, senti che ne dici di farmi compagnia in pista? Ho
voglia di scatenarmi per smaltire la rabbia e poi la serata va avanti
e dovremmo farlo anche noi due, siamo ad una festa no? Almeno
proviamo a divertirci!».
«Non chiedo di meglio, sei pratica e
questo mi piace molto».
«Non
ci posso credere! Quel marpione di Connie ci sta provando con la
molto probabile ex di Jean» commentò quasi scandalizzata
Sasha.
«Beh che ti importa scusa?» le chiese Niccolò.
«Niente,
ma non si fa! C'è un codice non scritto tra amici, queste cose sono
vietate».
«Non credo che a Jean importi un fico secco di Connie
e quella».
«Uh guardate anche Annie ed Armin se ne stanno
andando via insieme!» li interruppe Piek.
«Perché ti emozioni
tanto?» chiese un po' caustica Gabi.
«Beh li considero ormai dei
compagni se stanno bene io sono contenta, mi spieghi perché stai
sempre sulla difensiva?».
«Non voglio giustificarla ma è molto
preoccupata per me, per l'inibitore. Si è messa in testa, dopo un
incubo di qualche sera fa, che mi darà problemi» spiegò Falco
protettivo mettendosi in mezzo alle due ragazze.
«Non avertela a
male Gabi ma per me sei un po'stronza di natura, detto ciò ti si
vuol bene lo stesso!» la canzonò Galliard per stemperare la
faccenda.
Gabi arrossì come colta in fallo. Era vero che fosse
sempre un po' pungente, ma come spesso accade era soprattutto una
forma di autoprotezione, anche per via di ciò che aveva vissuto in
quell'isola e poi si sentiva in colpa per Falco che aveva messo a
repentaglio la vita per amor suo, per questo era sempre poco
serena.
Sasha appoggiò la testa sulla spalla di Niccolò e lui si
girò a guardarla.
«Che c'è?» le chiese piano.
«Ho
sonno...» gli rispose con un lampo di malizia negli occhi che lo
fece sorridere.
«Allora andiamo a letto!» commentò il ragazzo
alzandosi e contraccambiando quello sguardo carico di
promesse.
«Andiamo anche noi? Che dici?» chiese Falco a Gabi e
lei gli annuì grata. Dopo quel piccolo battibecco non si sentiva più
a suo agio, quindi tutti e quattro piantarono Galliar e Piek da soli
al tavolo e si allontanarono ognuno per la sua strada.
«Ma cos'è?
Tromba libera tutti(1) stasera?» disse
Galliard «Jean che rincorre Mikasa e se l'ha presa sarà rumba di
sicuro... Connie che si sta dando da fare a più non posso per andare
a meta con la tipa abbandonata, Armin ed Annie che hanno dato inizio
alla fuitina e questi quattro spudorati senza ritegno ci hanno appena
sbattuto in faccia che se ne vanno a casa a fare del bene!»
«Beh?
E allora?» gli chiese la ragazza.
«E allora noi si fa nulla?»
gli chiese allusivo con quella sua aria impertinente che piaceva
tanto alle ragazze.
Piek scoppiò in una fragorosa risata «Ma sei
scemo? Per me sarebbe come andare a letto con mio fratello» gli
rispose facendo una boccaccia disgustata.
Già lei lo vedeva così,
questo lo sapeva da tempo ma per qualche stupida ragione continuava a
trovarla la ragazza più interessante e più piacevole che avesse mai
incontrato. Era così accattivante Piek, così tranquilla, ma anche
così dannatamente e inconsapevolmente sensuale che era difficile non
cascare nella sua rete.
«Ma sì scherzavo! Lo so che sbavi dietro
mio fratello!» la canzonò.
«Sempre con questa storia? Dai
Galliard eravamo alle medie, ancora non hai superato la cosa?» gli
rispose infastidita.
Lui rise.
«Lo sai come funziona no? Ho un
debole per te perché non mi vuoi»
«Sei scontato»
«Non ho
mai detto il contrario» ammise.
«Senti questa conversazione sta
prendendo una brutta piega, perché piuttosto non vai a prendere
qualcosa di forte per tutti e due?»
«Subito signora!» scattò
lui sull'attenti.
«Che scemo!» ridacchiò la ragazza.
Gli
voleva davvero bene come ad un fratello e sapeva che quella stupida
cotta che diceva di avere per lei era una sorta di picca per via di
Marcel.
Sospirò forte perché Galliard, forse senza neanche
saperlo, aveva davvero centrato il bersaglio. Era davvero innamorata
di Marcel e da tanto tempo, solo che Marcel vedeva Piek, come lei
vedeva Galliard, che fregatura! Tutti e tre legati da una grande
amicizia e da sentimenti non ricambiati.
Era inutile pensarci e
forse l'acool avrebbe aiutato entrambi a chiudere la serata in
allegria non pensando a cose che facevano solo soffrire.
*
«È
da questa mattina che sei strano, che c'è?» chiese Hanji osservando
Levi che pareva assente, crucciato e perso in chissà quali
pensieri.
«Dicevi?» le chiese sobbalzando come se fosse appena
tornato alla realtà.
«Ma che ti prende? Dopo l'uscita di ieri
con Erwin e Marie sembri un altro! Senza contare il fatto che questa
mattina sei sparito all'alba per tornare a casa con un muso lungo
così» gli chiese la donna perplessa.
Lui sospirò forte.
A
quel punto Hanji s'incuriosì, uno come lui che non rispondeva e
sospirava era grave.
«Levi che cappero succede?».
Lui abbassò
lo sguardo e sommessamente sospirò di nuovo e più forte di prima
«Non potrò mantenere la mia promessa» sputò infine come se avesse
dovuto togliersi le parole di bocca con le tenaglie.
«Eh? Che
promessa, di che parli?» non capiva.
«Merda! Odio mancare alla
parola data e mi prenderei a calci da solo se potessi!» abbaiò lui
frustrato.
«Levi tu non stai bene, ma che stai dicendo?» non
riusciva proprio a comprendere quel modo di fare che non era da
lui.
«Hanji so già che tu mi perdonerai, ma mi conosci bene e
sai che non sono il tipo da mettere in piazza i propri sentimenti e a
dirla tutta neppure tu lo sei»
«Se ti spieghi meglio forse
capisco» lo interruppe lei confusa sul serio.
«Il fatto è
questo: dopo ieri sera, soprattutto grazie all'esperienza che abbiamo
vissuto ho avuto modo di rifletterci sopra e di prendere una
decisione drastica» enunciò serio ma continuando a restare sul
vago.
«Ma cosa è che non puoi fare? Non capisco di cosa stai
parlando!» ora stava quasi cominciando a preoccuparsi, ma di che
blaterava?
«Non mi inginocchierò in un posto pubblico
chiedendoti di sposarmi davanti ad estranei e a tutti i nostri
compagni facendo la figura del cazzone e facendola fare anche a te.
Ho fatto male a promettertelo e non abbiamo bisogno di fare questa
stronzata. Accidenti a me e a quando mi vengono certe idee! La colpa
è colpa tua che mi fai perdere la ragione!».
Hanji si rilassò
di botto e si impose di non ridere era così teneramente
frustrato.
«Tutto qui? Ma chi se ne frega! Mi hai fatta star male
per nulla, sarai scemo?» poi aggiunse «Se proprio lo vuoi sapere
non mi è mai fregato una cippa manco di convalidare il matrimonio,
figurati della proposta. La trovo una cosa davvero patetica».
A
quelle parole Levi aveva messo su un bel muso lungo e le
sopracciglia gli si erano così corrugate che parevano quasi toccarsi
tra loro.
«Ora non esageriamo» brontolò.
Hanji lo scrutò di
sottecchi «Mi spieghi cosa sta tramando questa testolina?» gli
chiese puntandogli l'indice sulla fronte.
«Oh insomma basta non
mi riescono proprio queste manfrine di merda. Mi vuoi risposare sì o
no?» le rovesciò addosso.
«Ma è una proposta?» gli chiese lei
a sua volta un po' stupita.
«Sì cazzo! E non si risponde ad una
domanda con una domanda, allora? Sì o no?». Perché diamine non gli
aveva detto subito di sì, si chiese con una lieve punta
d'angoscia.
«Se è una proposta, che tra l'altro hai appena detto
di non volermi fare, allora è necessario che tu la faccia con tutti
crismi del caso e dovresti inginocchiarti sul serio».
«Non ho
detto che non volevo fartela. Ho detto che non l'avrei fatta in
pubblico!» puntualizzò un po' stizzito.
«Ma a me piacerebbe
vederti inginocchiato». A questo punto si stava divertendo un sacco,
gliela stava facendo un po' pagare per l'ansia di poco prima.
«E
tu hai detto che non ti importava una cippa della proposta e neppure
di rendere valido il matrimonio e ora vuoi che mi inginocchi?»
«La
donna è mobile, qual piuma al vento» intonò lei ridacchiando.
«Non
ho l'anello» sentenziò serio.
«Ah! E che proposta sarebbe senza
brillocco?» rispose lei fingendosi scandalizza e adirata.
«Perché
ti paio un tipo da anello?»
«No, ma francamente una proposta
senza quello non vale neppure l'inginocchiamento. Sono delusa»
continuò compenetrata nella farsa.
Lui che ormai aveva mangiato
la foglia e si era finalmente tranquillizzato le confesso: «Avrei
dovuto avere di meglio da donarti che uno stupido pezzo di carbonio,
ma non è arrivato in tempo...»
«Cosa è?» gli chiese curiosa
da morire.
«Il mio fottuto regalo di nozze, una copia autentica
scritta in latino antico di Liber
Abbaci(2),
di quel Fibonacci da cui sei ossessionata».
«Oh... MIO...
DIOOOOO!!!!» urlò lei quasi impazzita di gioia poi si coprì la
bocca con le mani e lo fissò gli occhi lucidi. Non ci poteva credere
quell'uomo era la meraviglia delle meraviglie, solo lui poteva
arrivare a tanto per farla felice.
«Santo cielo Levi ti sarà
costato una fortuna» disse appena si riprese dallo choc.
«Un po'
più del carbonio in effetti, ma desideravo qualcosa di speciale per
la donna che amo e che voglio sposare di nuovo» puntualizzò
polemico.
Lei con il cuore in tumulto corse ad abbracciarlo e lo
baciò d'impeto.
«Tu sei molto più di quanto abbia mai
desiderato!»
«E tu mi fatto cacare sotto lo sai vero?» le
rispose a fior di labbra.
«Sono stata un po' cattivella perché
all'inizio non capivo davvero cosa avessi, poi lo ammetto, mi sono
divertita molto a metterti in difficoltà, sei così carino quando
esci dalla tua rude confort zone»
«Sei un'adorabile
stronza!».
Hanji avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò
piano «Sai che anche io avrei in arrivo un regalino per te? È stato
pensato senza uno scopo particolare, solo per farti contento, ma a
questo punto diventerà il mio regalo di nozze per il mio marito alla
seconda»
«Sì, ma le leva quella bocca dal mio orecchio o
perderò quel poco di controllo che mi rimane» le rispose roco
mordicchiandole il collo.
«E sarebbe un male?» gli chiese lei
ignorando la sua richiesta e continuando a tormentarlo con sussurri
mirati.
Lui mugugnò qualcosa di indecifrabile sulla sua pelle e
Hanji continuò imperterrita la sua tortura «Da quando ci siamo
operati non abbiamo più fatto l'amore...» commentò di colpo.
Levi
s'irrigidì subito e la scostò da sé «Scusa, ma io non posso, ho
paura che nella concitazione possa perdere il controllo delle lame e
ferirti» le confidò serio gettando acqua fredda sui loro bollenti
spiriti.
Ma Hanji era una donna dall'intelligenza vivace e
pratica, ci voleva ben altro per smontarla «Sì può rimediare
facilmente» gli disse subito con un lampo malandrino che le illuminò
lo sguardo.
«Che hai in testa donna?» le chiese lui aggrottando
la fronte.
«Una cosina che credo alla fine ti piacerà e
parecchio» ammiccò Hanji dirigendosi verso la loro camera e
invitandolo a seguirla.
«Dì la verità, lo sognavi da tempo
eh? Per questo le hai sempre a portata di cassetto da camera»
commentò Levi sornione una volta che lei aveva trovato l'audace
soluzione.
Gli aveva infatti ammanettato la mano con le dita alla
Wolwerine alla testieria del letto, così se fossero inavvertitamente
scattate le lame al massimo avrebbero sciupato il muro. L'altra ere
invece rimasta libera di esplorare il suo corpo e mentre lui era
disteso era lei che molto soddisfatta conduceva il gioco.
«Sì lo
ammetto e credo di avere una mistress(3)
sopita
dentro di me che non vedeva l'ora di uscire allo scoperto!» rise di
gusto.
Ben presto quella risata morì sulle loro bocche che si
fusero in un morbido duello a fior di lingua, mentre a parlare
rimasero i loro corpi languidamente uniti.
Per dovere di
cronaca il loro matrimonio fu celebrato in forma strettamente privata
pochi giorni dopo, in presenza dei soli testimoni: Erwin e Marie, tra
l'altro gli unici che furono messi a conoscenza della cosa.
Il
regalo di Hanji arrivò magicamente lo stesso giorno in cui arrivò
anche quello di Levi. Era la riproduzione fatta a mano, da artigiani
giapponesi qualificati, della famosa spada di Hattori Hanzō.
Levi
quando la vide rischiò quasi l'infarto, ma essendo ancora giovane e
forte il suo cuore, per questa volta, resse il colpo.
*
«Quanto
tempo ci vorrà prima che possiamo effettivamente convocare tutti?»
chiese Zacklay.
«Ti ho fatto venire per questo. Sono appena stato
informato che il progetto ha subito un radicale cambiamento. Per
apportare le nuove modifiche i tempi si sono allungati in termini di
mesi. Purtroppo non possiamo fare diversamente. Come ben sai la
sicurezza nazionale e di riflesso mondiale, va avanti a tutto»
precisò Pixis «il presidente non dovrà lamentarsi, né tanto meno
preoccuparsi dobbiamo fare in modo che tutto sia perfetto fin nei
minimi dettagli. Spero solo che nessuno crei problemi...» aggiunse
Dot non senza un filo di preoccupazione.
«Beh se vogliono restare
in vita non possono certo opporsi. Sappiamo bene cosa accade a chi
non rispetta le regole e cerca di disertare.
Come agenti più che speciali sono preparati al fatto che la loro
vita non è più la loro e che questa loro scelta ha un prezzo»
commentò Zacklay cinico.
«Dimentichi però che non sono
esattamente dei soggetti malleabili, facendo il lavoro che fanno sono
a loro modo tutti molto tosti, speriamo bene, non ci resta che
attendere fin quando tutti i nostri ragazzi, Onyankopn compreso, non
saranno riuniti al quartier generale per la fatidica comunicazione.
Ad ogni modo per ora beviamoci su!» concluse Pixis versando al
vecchio collega un brandy.
«Ai nostri futuri successi e alla
nuova era!» enunciò Dallis alzando il bicchiere.
L'altro annuì
e scolò il suo liquore d'un fiato versandosene subito un atro
bicchiere.
I
monologhi dell’autrice
Ma
ciao,
come state?
Spero di cuore davvero tutto bene per voi ♥
Note:
1) Tromba
libera tutti è
un adattamento “toscanizzato” di bomba libera tutti o tana libera
tutti che altro non è che il notissimo nascondino che credo
conosciate tutti. Noi toscani si dice proprio bomba libera tutti e mi
ci garbava un monte come battuta spero abbiate apprezzato anche
voi.
PS spero sappiate che significa in toscano “trombare” se
non lo sapete, beh diciamo che un modo
slang
di dire “fare all'amore”. E devo ringraziare Fool che con il suo Levi
livornese rent free nella sua testa, mi ha fatto venir voglia di
toscanizzare i dialoghi anche a me!
2)
Liber
Abbaci
noto anche come Liber abaci, scritto in latino medievale nel 1202
dal matematico pisano Leonardo Fibonacci è un ponderoso trattato di
aritmetica e algebra con il quale, all'inizio del XIII secolo,
Fibonacci ha introdotto in Europa il sistema numerico decimale
indo-arabico e i principali metodi di calcolo ad esso relativi. Se
vistate chiedendo se io sia una appassionata di matematica la
risposta è: per carità, no! Ma Fibonacci con la sua famosissima
“sequenza” mi ha sempre affascinata per questo ne ho voluto fare
il pallino d Hanji.
3)
Mistress
sono
abbastanza convinta che tutti sappiate che cosa sia, ma nel caso così
non fosse, questa è una spiegazione tecnica: mistress o domina,
donna che, nelle pratiche BDSM, interpreta un ruolo dominante. La
sigla BDSM sta per Bondage and Discipline (schiavitù e disciplina);
Dominance and Submission (dominanza e sottomissione); Sadism and
Masochism (sadismo e masochismo). Consiste in un gioco di ruolo non
solo sessuale, ma anche psicologico tra partecipanti/patners consenzienti.
Dopo
un mese o quasi rieccomi qua e con buone notizie!
Nel frattempo ho scritto molto
e posso dirvi che il prossimo capitolo arriverà abbastanza
velocemente. Siamo all'ultimo giro di boa e la storia sta lì, lì, per finire,
ma non aggiungo altro.
Come avrete notato alcune storie d'amore
sono state più approfondite, altre meno, alcune solo accennate e
altre ancora non sono proprio sbocciate, questa è una mia scelta
narrativa perché sono tante, troppe a dire il vero e avevo paura di ripetermi e
anche di allungare noiosamente la faccenda, oltre che di appiattirla,
infatti non è che anche nella vita reale va tutto allo stesso modo
per tutti, quindi così è anche in questa finzione.
Sperando che da voi faccia meno caldo e che stiate
godendovi ferie e riposo dato che mi sono già dilungata più del
dovuto, vi saluto e vi abbraccio con affetto, lo stesso con cui
dimostrate di seguire questa storia e che mi fa davvero tanto
piacere.
Un grazie grande e speciale va a chi si è fermato a
lasciare un commento che per me è un regalo sempre molto gradito
♥
Ci
vediamo presto, buon WE!