Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: kamony    19/08/2023    2 recensioni
E se i nostri eroi del Corpo di Ricerca dovessero vivere le loro vicende in un universo alternativo che risultasse molto simile al nostro mondo attuale, chi potrebbero essere e contro CHI dovrebbero combattere per salvare il mondo?
E questa volta come andrà a finire la storia?
Una commedia- action- sci-fi - romance.
Una quasi canon-divergent-AU che spero vi diverta come ha divertito me scriverla!
[Varie OTP Levi X Hanji una delle tante, le altre vanno scoperte in corso di lettura]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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L’Isola dei Dannati
A.o.T. Mission-almost-Impossible





36
The day after



Mikasa fu svegliata da un allegro fischiettare che a occhio e croce doveva venire dalla cucina. Dopo essersi stiracchiata pigramente aveva avvertito un piacevole profumo dal sentore dolciastro solleticarle le narici. Girandosi sul letto sfatto aveva notato il cuscino accanto a lei dove aveva poggiato la testa Jean. Inevitabilmente aveva ripensato a cosa era accaduto tra loro arrossendo compiaciuta. Subito però i morsi dell'insicurezza le avevano attanagliato lo stomaco. Era la stessa alcova dove aveva portato anche quella Megan e quanto contava per lui? Davvero dovevano andare a convivere? Aveva fatto bene a lanciarsi andare così spudoratamente abbattendo tutti i muri, che con il tempo aveva tirato su per difendersi?
Era inutile pensarci ormai era fatta, così lo raggiunse in cucina dove lo colse in mutande (tanto per cambiare), che stava preparando la colazione a base di pancake e caffè.
Ebbe un tuffo al cuore.
Jean intento nei preparativi non si era accorto di lei e Mikasa si soffermò a guardarlo. Ora poteva gustarselo e concedersi di ammettere che le piaceva proprio tanto, non solo esteticamente, ma anche come si muoveva, come era serio con lo sguardo impegnato mentre le preparava la colazione nonostante fischiettasse ossessivamente quel motivetto già da qualche minuto. Era sempre così attento nei suoi confronti e lo apprezzava tantissimo.
Aveva apparecchiato con cura anche se aveva le tazze spaiate e i piatti da seconda portata piuttosto che da dessert. Aveva voglia di abbracciarlo ma
proprio in quel momento lui alzò lo sguardo e la vide lì, in piedi, con i capelli spettinati e la sua maglietta indosso che lo fissava.
Deglutì ancora incredulo che la ragazza dei suoi sogni fosse realmente nella sua cucina, bella come un'alba d'estate; poteva quasi sentire il profumo della sua pelle e prima che il suo corpo reagisse in maniera inappropriata si impose di pensare ad altro evitando di soffermarsi sulle sue morbide forme che si intravedevano dalla maglietta, non voleva che lei credesse che era uno che pensava solo a quello, anche se onestamente, dopo aver aspettato così tanto ora non avrebbe fatto altro per le prossime ore e forse giorni.
«Buongiorno!» le disse scacciando con prepotenza il ricordo di loro due avvinghiati nel letto e invitandola a sedersi. Nonostante tutto era agitato. Temeva che potesse tirarsi indietro, che per lei potesse essere stato un fuoco di paglia o peggio un errore di cui pentirsi e poi c'era la "questione Megan". Le sorrise prendendo a calci quei pensieri che lo deconcentravano.
«Porca puttana!» gli scappò infatti dalla bocca togliendo i pancake dalla padella. Grazie alle sue pippe mentali si erano leggermente bruciacchiati, si maledisse per essersi distratto.
«Ti sei fatto male?» saltò su lei correndo in suo aiuto.
«No ho solo un po' rovinato i pancake» disse mortificato sistemandoli sul piatto di portata.
«Non importa li grattiamo con un coltello» disse Mikasa abbracciandolo da dietro e stampandogli un bacio su una scapola, lui rabbrividì appena e si girò impedendole di dare fuoco ad una miccia che non avrebbe saputo spegnere.
Si sedettero a tavola e Mikasa con certosina pazienza raschiò via il sottile strato di bruciatura dal suo pancake.
«Mi sono arrangiato con quello che avevo in casa. Ti chiedo scusa per la colazione di fortuna, non ho neppure lo sciroppo d'acero...» le disse mentre la guardava spalmare la marmellata di more che per fortuna aveva comprato qualche giorno prima.
«Sei stato carinissimo a prepararla ed è tutto perfetto, tranquillo». Lo pensava davvero, quella sorta di normalità le piaceva un sacco, come se stesero insieme da tempo. Addentò quella specie di frittella e se la gustò facendola sciogliere in bocca mugolando appena.
Lui con i gomiti poggiati sul tavolo, il viso tra le mani e la colazione intatta la guardava incantato. Dio se era bella, anche spettinata, con gli occhi abbottonati e la bocca piena sembrava comunque una dea.
«Che c'è?» gli chiese lei sorridendo dopo aver deglutito.
«Sei uno spettacolo» le sfuggì sinceramente dalla bocca.
«Anche tu. Dentro e fuori» gli rispose di getto.
«Mikasa ti devo delle spiegazioni su Megan» si decise a dirle senza indugiare oltre. Non poteva rimandare ancora la questione.
«Jean noi due non stavamo insieme, non sono necessarie» mentì lei mentre il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata per la preoccupazione di ciò che poteva dirle.
«Lo sono per me» puntualizzò lui molto grave.
«Ero convinto che tu fossi tornata con Eren. Vedervi insieme è stato un colpo da cui temevo di non riprendermi e lei, di contro, mi stava dietro da un bel po'. Ho provato a fare chiodo schiaccia chiodo, ma ho solo ferito te e anche lei, che non c'entra nulla. Ieri sera quando ti ho vista con Galliard mi sono davvero ingelosito e ho fatto lo stupido solo per ripicca, Connie dice che sono un coglione e io concordo. Inoltre sappi che quella sera della doccia non c'era stato ancora niente tra noi e se solo avessi immaginato che eri lì sarei volato immediatamente da te. Mikasa lo sai sono anni che sono perso per te e spero di non aver rovinato tutto con la mia dannata impulsività» concluse a precipizio. Voleva dire così tante cose ma aveva la gola secca e la lingua quasi annodata. Era così difficile dirle ciò che sentiva, c'era ancora tanta paura e incertezza.
La ragazza sospirò e si impose di guardarlo negli occhi. Per lei forse era ancora più difficile esprimere i suoi sentimenti.
«Parlando di coglioni, io ne sono la regina» ammise ridacchiando nervosamente «è da così tanto tempo che sono consapevole che tu mi piaci, ma l'ho sempre rifiutato con forza e ora credo di avere capito perché. Tu sei così diretto, sincero, un po' spaccone, ma anche così affidabile, presente, dolce e premuroso. Non mi è mai mancato il tuo appoggio, neanche in battaglia, neppure quando mi accompagnavi ogni giorno da Eren, nonostante ti facesse male, non credere che non lo sapessi. Non sono mai stata abituata a qualcuno che si prendesse cura di me, o che mi mettesse in alto tra le sue priorità e non parlo solo di ragazzi» lo fissò intensamente «respingevo l'idea di te e me perché avevo il terrore che tu potessi rivelarti un bluff, che prima o poi mi avresti delusa, ma quando ho capito che avrei potuto perderti per sempre mi sono resa conto di quanto fossi davvero coinvolta e che tu eri quello giusto, quello che ho sempre cercato. Credo di aver abbattuto il più mio grande tabù e spero che tu capisca quanto tengo a te, dato che sono venuta a prenderti» sputò fuori quasi senza fiato. Alla fne era stato meno difficile del previsto.
«Non sai quanto sia felice di sentire queste parole, mi sembra un sogno a dirti il vero. Non mi è mai pesato fare nulla perché potevo stare con te ed era la cosa che più desideravo, anche solo come amico» le confessò rinfrancato, poi si riprese perché aveva tralasciato un importante particolare.
«Mikasa io e Megan non abbiamo mai deciso di andare a convivere, a dire il vero io stavo meditando di lasciarla, tanto c'eri sempre tu tra di noi. Era una sua fissa, forse perché aveva capito che le stavo sfuggendo. Lo ha detto quando si è resa conto che le sue paure erano reali, solo per allontanarti. Se fosse vero non potresti essere qui con me questa mattina e anche domani, o dopo domani se vorrai trattenerti. Puoi stare quanto vuoi e andare e venire come ti pare, non ho segreti e non ne voglio avere con te».
Quelle parole le scaldarono il cuore dandole un po' di quella sicurezza di cui aveva tanto bisogno.
«Jean non importa, quello è il passato e io voglio solo pensare al futuro. E ora ti prego mangia, sono deliziosi» gli disse infilandoli un pezzo di pancake in bocca con la sua forchetta.
«Non male per essere la mia prima volta» ammise il ragazzo masticando con orgoglio e gusto.
«Davvero?» gli chiese lei stupita.
«Sì! Ho cercato la ricetta su google. In realtà volevo fare delle crepes, ma mi sono usciti fuori questi, anche perché quelle mi sono attaccate per tre volte di fila!» ammise facendogli l'occhiolino.
«Ma dai?» era sempre più stupita.
«Non ti entusiasmare non ho l'animo del cuoco e manco mi frega nulla di imparare a cucinare, ma ero così felice e volevo fare qualcosa di carino per te, qualcosa che non avevo mai fatto prima per nessuna...».
Mikasa si sciolse letteralmente, era davvero adorabile il suo Jean.
Si alzò e d'istinto andò a sedersi sulle sue gambe, quindi gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione. Lui le afferrò le natiche facendola aderire al suo corpo che inevitabilmente aveva reagito a quell'attacco improvviso quanto gradito. La miccia si accese nuovamente e quel fuoco, in realtà mai sopito, divampò di nuovo con inarrestabile prepotenza, facendo inevitabilmente freddare la colazione.
Se quello era l'inizio del loro futuro, allora prometteva molto bene!



*


Alcune ore prima al DJ set

«Ti confesso che avevo sperato che fossi stato tu ad organizzare tutto questo» disse insolitamente sincera Annie ad Armin. Li avevano lasciati in disparte cambiando strategicamente tavolo non appena si era palesato Connie, che aveva detto loro di essere in ritardo. La scusa reggeva visto il soggetto, quello che non capivano è perché fosse con quella Megan, ma non fecero domande in merito.
«Non è facile indovinare i tuoi desideri Annie» le rispose Armin serio.
«Non lo è neppure per me» ammise la ragazza amara.
«Quindi che ti aspetti adesso? Che vuoi veramente?».
Te.
Ma quelle dannate parole non le volevano uscirle dalla bocca.
«La verità è che sento di non meritarti» ammise.
«Che stronzata!» sbottò Armin frustrato.
«Tu e Mikasa mi sembrate sorelle separate alla nascita anche tu come lei te la fai sotto e allora è meglio non provarci neppure a stare con qualcuno, vero?» le disse severo e accigliato.
Annie rimase colpita non era mai stato così diretto con lei, ma aveva ragione la sua era solo codardia.
«Sono una frana nei rapporti umani lo ammetto» disse sincera.
«Potresti provare a migliorare, se solo lo volessi».
Annie si lisciò una ciocca di capelli dopo averla tormentata e si scolò il suo drink.
«Mi accompagni a casa?» esordì spiazzandolo.
«Sì... certo» ripose il ragazzo sbattendo le palpebre incredulo.
Quella ragazza lo faceva impazzire, non era mai scontata, meglio cogliere al volo l'occasione e non fiatò oltre seguendola.


«Quindi tu sei il miglior amico di Jean?» stava chiedendo Megan a Connie, che come promesso si stava occupando di lei.
«Sì, ed è per questo che ti ha affidata a me. Aveva una cosa urgente da sbrigare, di lavoro credo» le rispose sorridendo. Non era poi così male tenere il gioco al suo compagno.
«Lavoro, come no? Immagino che sia con quella sua collega bruna dall'aria orientaleggiante, non hanno fatto che guardarsi per tutta la sera e poi quella penosa scena in pista e tutta questa sceneggiata solo per correrle dietro...» commentò la ragazza un po' acidula.
«E va bene è inutile menartela, probabilmente in questo momento è proprio con Mikasa. Rassegnati, con lei non potrai mai farcela ne è innamorato perso fin dalla prima volta che l'ha vista»
«Grazie, che carino, sei molto d'aiuto» sbottò sarcastica.
«Che vuoi farci sono sincero e le patate bollenti capitano tutte a me, ma credimi sei davvero una bella ragazza, non ti manca nulla, non faticherai a scordarti di lui, mica stavate insieme da un secolo! E guarda che se non fossi l'amico sfigato di Jean ci avrei già provato con te, anche se capisco di non reggere il confronto» le confidò sornione.
«Tu non reggi il confronto con lui, io non reggo il confronto con lei, siamo proprio ben assortiti, senti che ne dici di farmi compagnia in pista? Ho voglia di scatenarmi per smaltire la rabbia e poi la serata va avanti e dovremmo farlo anche noi due, siamo ad una festa no? Almeno proviamo a divertirci!».
«Non chiedo di meglio, sei pratica e questo mi piace molto».

«Non ci posso credere! Quel marpione di Connie ci sta provando con la molto probabile ex di Jean» commentò quasi scandalizzata Sasha.
«Beh che ti importa scusa?» le chiese Niccolò.
«Niente, ma non si fa! C'è un codice non scritto tra amici, queste cose sono vietate».
«Non credo che a Jean importi un fico secco di Connie e quella».
«Uh guardate anche Annie ed Armin se ne stanno andando via insieme!» li interruppe Piek.
«Perché ti emozioni tanto?» chiese un po' caustica Gabi.
«Beh li considero ormai dei compagni se stanno bene io sono contenta, mi spieghi perché stai sempre sulla difensiva?».
«Non voglio giustificarla ma è molto preoccupata per me, per l'inibitore. Si è messa in testa, dopo un incubo di qualche sera fa, che mi darà problemi» spiegò Falco protettivo mettendosi in mezzo alle due ragazze.
«Non avertela a male Gabi ma per me sei un po'stronza di natura, detto ciò ti si vuol bene lo stesso!» la canzonò Galliard per stemperare la faccenda.
Gabi arrossì come colta in fallo. Era vero che fosse sempre un po' pungente, ma come spesso accade era soprattutto una forma di autoprotezione, anche per via di ciò che aveva vissuto in quell'isola e poi si sentiva in colpa per Falco che aveva messo a repentaglio la vita per amor suo, per questo era sempre poco serena.
Sasha appoggiò la testa sulla spalla di Niccolò e lui si girò a guardarla.
«Che c'è?» le chiese piano.
«Ho sonno...» gli rispose con un lampo di malizia negli occhi che lo fece sorridere.
«Allora andiamo a letto!» commentò il ragazzo alzandosi e contraccambiando quello sguardo carico di promesse.
«Andiamo anche noi? Che dici?» chiese Falco a Gabi e lei gli annuì grata. Dopo quel piccolo battibecco non si sentiva più a suo agio, quindi tutti e quattro piantarono Galliar e Piek da soli al tavolo e si allontanarono ognuno per la sua strada.
«Ma cos'è? Tromba libera tutti(1) stasera?» disse Galliard «Jean che rincorre Mikasa e se l'ha presa sarà rumba di sicuro... Connie che si sta dando da fare a più non posso per andare a meta con la tipa abbandonata, Armin ed Annie che hanno dato inizio alla fuitina e questi quattro spudorati senza ritegno ci hanno appena sbattuto in faccia che se ne vanno a casa a fare del bene!»
«Beh? E allora?» gli chiese la ragazza.
«E allora noi si fa nulla?» gli chiese allusivo con quella sua aria impertinente che piaceva tanto alle ragazze.
Piek scoppiò in una fragorosa risata «Ma sei scemo? Per me sarebbe come andare a letto con mio fratello» gli rispose facendo una boccaccia disgustata.
Già lei lo vedeva così, questo lo sapeva da tempo ma per qualche stupida ragione continuava a trovarla la ragazza più interessante e più piacevole che avesse mai incontrato. Era così accattivante Piek, così tranquilla, ma anche così dannatamente e inconsapevolmente sensuale che era difficile non cascare nella sua rete.
«Ma sì scherzavo! Lo so che sbavi dietro mio fratello!» la canzonò.
«Sempre con questa storia? Dai Galliard eravamo alle medie, ancora non hai superato la cosa?» gli rispose infastidita.
Lui rise.
«Lo sai come funziona no? Ho un debole per te perché non mi vuoi»
«Sei scontato»
«Non ho mai detto il contrario» ammise.
«Senti questa conversazione sta prendendo una brutta piega, perché piuttosto non vai a prendere qualcosa di forte per tutti e due?»
«Subito signora!» scattò lui sull'attenti.
«Che scemo!» ridacchiò la ragazza.
Gli voleva davvero bene come ad un fratello e sapeva che quella stupida cotta che diceva di avere per lei era una sorta di picca per via di Marcel.
Sospirò forte perché Galliard, forse senza neanche saperlo, aveva davvero centrato il bersaglio. Era davvero innamorata di Marcel e da tanto tempo, solo che Marcel vedeva Piek, come lei vedeva Galliard, che fregatura! Tutti e tre legati da una grande amicizia e da sentimenti non ricambiati.
Era inutile pensarci e forse l'acool avrebbe aiutato entrambi a chiudere la serata in allegria non pensando a cose che facevano solo soffrire.



*


«È da questa mattina che sei strano, che c'è?» chiese Hanji osservando Levi che pareva assente, crucciato e perso in chissà quali pensieri.
«Dicevi?» le chiese sobbalzando come se fosse appena tornato alla realtà.
«Ma che ti prende? Dopo l'uscita di ieri con Erwin e Marie sembri un altro! Senza contare il fatto che questa mattina sei sparito all'alba per tornare a casa con un muso lungo così» gli chiese la donna perplessa.
Lui sospirò forte.
A quel punto Hanji s'incuriosì, uno come lui che non rispondeva e sospirava era grave.
«Levi che cappero succede?».
Lui abbassò lo sguardo e sommessamente sospirò di nuovo e più forte di prima «Non potrò mantenere la mia promessa» sputò infine come se avesse dovuto togliersi le parole di bocca con le tenaglie.
«Eh? Che promessa, di che parli?» non capiva.
«Merda! Odio mancare alla parola data e mi prenderei a calci da solo se potessi!» abbaiò lui frustrato.
«Levi tu non stai bene, ma che stai dicendo?» non riusciva proprio a comprendere quel modo di fare che non era da lui.
«Hanji so già che tu mi perdonerai, ma mi conosci bene e sai che non sono il tipo da mettere in piazza i propri sentimenti e a dirla tutta neppure tu lo sei»
«Se ti spieghi meglio forse capisco» lo interruppe lei confusa sul serio.
«Il fatto è questo: dopo ieri sera, soprattutto grazie all'esperienza che abbiamo vissuto ho avuto modo di rifletterci sopra e di prendere una decisione drastica» enunciò serio ma continuando a restare sul vago.
«Ma cosa è che non puoi fare? Non capisco di cosa stai parlando!» ora stava quasi cominciando a preoccuparsi, ma di che blaterava?
«Non mi inginocchierò in un posto pubblico chiedendoti di sposarmi davanti ad estranei e a tutti i nostri compagni facendo la figura del cazzone e facendola fare anche a te. Ho fatto male a promettertelo e non abbiamo bisogno di fare questa stronzata. Accidenti a me e a quando mi vengono certe idee! La colpa è colpa tua che mi fai perdere la ragione!».
Hanji si rilassò di botto e si impose di non ridere era così teneramente frustrato.
«Tutto qui? Ma chi se ne frega! Mi hai fatta star male per nulla, sarai scemo?» poi aggiunse «Se proprio lo vuoi sapere non mi è mai fregato una cippa manco di convalidare il matrimonio, figurati della proposta. La trovo una cosa davvero patetica».
A quelle parole Levi aveva messo su un bel muso lungo e le sopracciglia gli si erano così corrugate che parevano quasi toccarsi tra loro.
«Ora non esageriamo» brontolò.
Hanji lo scrutò di sottecchi «Mi spieghi cosa sta tramando questa testolina?» gli chiese puntandogli l'indice sulla fronte.
«Oh insomma basta non mi riescono proprio queste manfrine di merda. Mi vuoi risposare sì o no?» le rovesciò addosso.
«Ma è una proposta?» gli chiese lei a sua volta un po' stupita.
«Sì cazzo! E non si risponde ad una domanda con una domanda, allora? Sì o no?». Perché diamine non gli aveva detto subito di sì, si chiese con una lieve punta d'angoscia.
«Se è una proposta, che tra l'altro hai appena detto di non volermi fare, allora è necessario che tu la faccia con tutti crismi del caso e dovresti inginocchiarti sul serio».
«Non ho detto che non volevo fartela. Ho detto che non l'avrei fatta in pubblico!» puntualizzò un po' stizzito.
«Ma a me piacerebbe vederti inginocchiato». A questo punto si stava divertendo un sacco, gliela stava facendo un po' pagare per l'ansia di poco prima.
«E tu hai detto che non ti importava una cippa della proposta e neppure di rendere valido il matrimonio e ora vuoi che mi inginocchi?»
«La donna è mobile, qual piuma al vento» intonò lei ridacchiando.
«Non ho l'anello» sentenziò serio.
«Ah! E che proposta sarebbe senza brillocco?» rispose lei fingendosi scandalizza e adirata.
«Perché ti paio un tipo da anello?»
«No, ma francamente una proposta senza quello non vale neppure l'inginocchiamento. Sono delusa» continuò compenetrata nella farsa.
Lui che ormai aveva mangiato la foglia e si era finalmente tranquillizzato le confesso: «Avrei dovuto avere di meglio da donarti che uno stupido pezzo di carbonio, ma non è arrivato in tempo...»
«Cosa è?» gli chiese curiosa da morire.
«Il mio fottuto regalo di nozze, una copia autentica scritta in latino antico di
Liber Abbaci(2), di quel Fibonacci da cui sei ossessionata».
«Oh... MIO... DIOOOOO!!!!» urlò lei quasi impazzita di gioia poi si coprì la bocca con le mani e lo fissò gli occhi lucidi. Non ci poteva credere quell'uomo era la meraviglia delle meraviglie, solo lui poteva arrivare a tanto per farla felice.
«Santo cielo Levi ti sarà costato una fortuna» disse appena si riprese dallo choc.
«Un po' più del carbonio in effetti, ma desideravo qualcosa di speciale per la donna che amo e che voglio sposare di nuovo» puntualizzò polemico.
Lei con il cuore in tumulto corse ad abbracciarlo e lo baciò d'impeto.
«Tu sei molto più di quanto abbia mai desiderato!»
«E tu mi fatto cacare sotto lo sai vero?» le rispose a fior di labbra.
«Sono stata un po' cattivella perché all'inizio non capivo davvero cosa avessi, poi lo ammetto, mi sono divertita molto a metterti in difficoltà, sei così carino quando esci dalla tua rude confort zone»
«Sei un'adorabile stronza!».
Hanji avvicinò le labbra al suo orecchio e sussurrò piano «Sai che anche io avrei in arrivo un regalino per te? È stato pensato senza uno scopo particolare, solo per farti contento, ma a questo punto diventerà il mio regalo di nozze per il mio marito alla seconda»
«Sì, ma le leva quella bocca dal mio orecchio o perderò quel poco di controllo che mi rimane» le rispose roco mordicchiandole il collo.
«E sarebbe un male?» gli chiese lei ignorando la sua richiesta e continuando a tormentarlo con sussurri mirati.
Lui mugugnò qualcosa di indecifrabile sulla sua pelle e Hanji continuò imperterrita la sua tortura «Da quando ci siamo operati non abbiamo più fatto l'amore...» commentò di colpo.
Levi s'irrigidì subito e la scostò da sé «Scusa, ma io non posso, ho paura che nella concitazione possa perdere il controllo delle lame e ferirti» le confidò serio gettando acqua fredda sui loro bollenti spiriti.
Ma Hanji era una donna dall'intelligenza vivace e pratica, ci voleva ben altro per smontarla «Sì può rimediare facilmente» gli disse subito con un lampo malandrino che le illuminò lo sguardo.
«Che hai in testa donna?» le chiese lui aggrottando la fronte.
«Una cosina che credo alla fine ti piacerà e parecchio» ammiccò Hanji dirigendosi verso la loro camera e invitandolo a seguirla.

«Dì la verità, lo sognavi da tempo eh? Per questo le hai sempre a portata di cassetto da camera» commentò Levi sornione una volta che lei aveva trovato l'audace soluzione.
Gli aveva infatti ammanettato la mano con le dita alla Wolwerine alla testieria del letto, così se fossero inavvertitamente scattate le lame al massimo avrebbero sciupato il muro. L'altra ere invece rimasta libera di esplorare il suo corpo e mentre lui era disteso era lei che molto soddisfatta conduceva il gioco.
«Sì lo ammetto e credo di avere una
mistress(3) sopita dentro di me che non vedeva l'ora di uscire allo scoperto!» rise di gusto.
Ben presto quella risata morì sulle loro bocche che si fusero in un morbido duello a fior di lingua, mentre a parlare rimasero i loro corpi languidamente uniti.

Per dovere di cronaca il loro matrimonio fu celebrato in forma strettamente privata pochi giorni dopo, in presenza dei soli testimoni: Erwin e Marie, tra l'altro gli unici che furono messi a conoscenza della cosa.
Il regalo di Hanji arrivò magicamente lo stesso giorno in cui arrivò anche quello di Levi. Era la riproduzione fatta a mano, da artigiani giapponesi qualificati, della famosa spada di Hattori Hanzō.
Levi quando la vide rischiò quasi l'infarto, ma essendo ancora giovane e forte il suo cuore, per questa volta, resse il colpo.



*


«Quanto tempo ci vorrà prima che possiamo effettivamente convocare tutti?» chiese Zacklay.
«Ti ho fatto venire per questo. Sono appena stato informato che il progetto ha subito un radicale cambiamento. Per apportare le nuove modifiche i tempi si sono allungati in termini di mesi. Purtroppo non possiamo fare diversamente. Come ben sai la sicurezza nazionale e di riflesso mondiale, va avanti a tutto» precisò Pixis «il presidente non dovrà lamentarsi, né tanto meno preoccuparsi dobbiamo fare in modo che tutto sia perfetto fin nei minimi dettagli. Spero solo che nessuno crei problemi...» aggiunse Dot non senza un filo di preoccupazione.
«Beh se vogliono restare in vita non possono certo opporsi. Sappiamo bene cosa accade a chi non rispetta le regole e cerca di
disertare. Come agenti più che speciali sono preparati al fatto che la loro vita non è più la loro e che questa loro scelta ha un prezzo» commentò Zacklay cinico.
«Dimentichi però che non sono esattamente dei soggetti malleabili, facendo il lavoro che fanno sono a loro modo tutti molto tosti, speriamo bene, non ci resta che attendere fin quando tutti i nostri ragazzi, Onyankopn compreso, non saranno riuniti al quartier generale per la fatidica comunicazione. Ad ogni modo per ora beviamoci su!» concluse Pixis versando al vecchio collega un brandy.
«Ai nostri futuri successi e alla nuova era!» enunciò Dallis alzando il bicchiere.
L'altro annuì e scolò il suo liquore d'un fiato versandosene subito un atro bicchiere.



I monologhi dell’autrice
Ma ciao, come state?
Spero di cuore davvero tutto bene per voi ♥

Note: 1) Tromba libera tutti è un adattamento “toscanizzato” di bomba libera tutti o tana libera tutti che altro non è che il notissimo nascondino che credo conosciate tutti. Noi toscani si dice proprio bomba libera tutti e mi ci garbava un monte come battuta spero abbiate apprezzato anche voi.
PS spero sappiate che significa in toscano “trombare” se non lo sapete, beh diciamo che un
modo slang di dire “fare all'amore”. E devo ringraziare Fool che con il suo Levi livornese rent free nella sua testa, mi ha fatto venir voglia di toscanizzare i dialoghi anche a me!
2) Liber Abbaci noto anche come Liber abaci, scritto in latino medievale nel 1202 dal matematico pisano Leonardo Fibonacci è un ponderoso trattato di aritmetica e algebra con il quale, all'inizio del XIII secolo, Fibonacci ha introdotto in Europa il sistema numerico decimale indo-arabico e i principali metodi di calcolo ad esso relativi. Se vistate chiedendo se io sia una appassionata di matematica la risposta è: per carità, no! Ma Fibonacci con la sua famosissima “sequenza” mi ha sempre affascinata per questo ne ho voluto fare il pallino d Hanji.
3) Mistress sono abbastanza convinta che tutti sappiate che cosa sia, ma nel caso così non fosse, questa è una spiegazione tecnica: mistress o domina, donna che, nelle pratiche BDSM, interpreta un ruolo dominante. La sigla BDSM sta per Bondage and Discipline (schiavitù e disciplina); Dominance and Submission (dominanza e sottomissione); Sadism and Masochism (sadismo e masochismo). Consiste in un gioco di ruolo non solo sessuale, ma anche psicologico tra partecipanti/patners consenzienti.

Dopo un mese o quasi rieccomi qua e con buone notizie!
Nel frattempo ho scritto molto e posso dirvi che il prossimo capitolo arriverà abbastanza velocemente. Siamo all'ultimo giro di boa e la storia sta lì, lì, per finire, ma non aggiungo altro.
Come avrete notato alcune storie d'amore sono state più approfondite, altre meno, alcune solo accennate e altre ancora non sono proprio sbocciate, questa è una mia scelta narrativa perché sono tante, troppe a dire il vero e avevo paura di ripetermi e anche di allungare noiosamente la faccenda, oltre che di appiattirla, infatti non è che anche nella vita reale va tutto allo stesso modo per tutti, quindi così è anche  in questa finzione.
Sperando che da voi faccia meno caldo e che stiate godendovi ferie e riposo dato che mi sono già dilungata più del dovuto, vi saluto e vi abbraccio con affetto, lo stesso con cui dimostrate di seguire questa storia e che mi fa davvero tanto piacere.
Un grazie grande e speciale va a chi si è fermato a lasciare un commento che per me è un regalo sempre molto gradito

Ci vediamo presto, buon WE!

  
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