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Autore: Carlos Shiny    22/08/2023    0 recensioni
Pokémon Grigio. E se Ash non avesse mai viaggiato ad Unima prima di ora?
Ash ora diciottenne e Campione del mondo, vuole fare un passo importante nel suo viaggio per diventare Maestro Pokémon. Non si tratta di partecipare di nuovo ad un Torneo della Lega Pokémon o di sconfiggere altri campioni, ma fare qualcosa di nuovo e totalmente diverso.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Ash si era recato in una nuova regione. Viaggiava spesso tra le regioni che aveva visitato in precedenza, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar e aveva ottimi amici da tutte queste regioni.
Anni fa aveva capito quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon.
Dopo essersi a lungo interrogato sul significato di cosa volesse dire essere Maestro Pokémon, capì che solo un nuovo viaggio avrebbe potuto dargli la risposta che cercava. Riuscirà il nostro eroe a compiere questo importante passo nel suo viaggio? (AmourShipping AshxSerena) (ChiliShipping CarlosxAnita)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Serena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Prima di cominciare una piccola cosa. Ho una proposta per te. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia.
L’inizio di una nuova avventura? 


«No! No! E ancora no!» Si lamentò la ragazza, tentando di nascondersi sotto le coperte, come se questo servisse, in qualche modo a proteggerla dal mondo esterno.
«Ormai hai sedici anni. È l’età a cui tutti i giovani di Unima ricevono il loro primo Pokémon. Lo sai benissimo. Non ti puoi saltare questo appuntamento lo sai!» La riprese la madre. «E quindi? Se non dovessi diventare un'allenatrice? Il mondo continuerebbe a girare allo stesso modo.» La rispose la ragazza, ancora rintanata sotto le coperte. «Credi che io non lo sappia? Ti ho sempre visto mentre guardavi le lotte in televisione. Le guardavi con occhi sognanti e sembrava ti immedesimarsi in uno degli allenatori. Ti vedevo mentre cercavi di prevedere le loro mosse. E di come andassi in crisi, ogni volta che lottava Ash. Lo definivi come “il Campione imprevedibile” e poi… dopo le lotte fantasticavi su cosa avresti fatto se fossi stata te l’allenatrice di quel Pokémon. E ora che lo puoi fare…» Dalle coperte sbucò una folta chioma castano scuro, quindi il volto di una bella ragazza dagli occhi blu, naso piccolo e labbra sottili.
«Sapevo che nominare quel ragazzo ti avrebbe fatto cambiare idea.» Commentò la donna. La ragazza non rispose. Chissà cosa pensava. Senza alcun dubbio la ragazza, come del resto quasi tutti i giovani, allenatori e non, avevano tanta stima e rispetto per quel ragazzo che, partito insieme al suo Pikachu, da Biancavilla, una piccola cittadina di Kanto, era riuscito a diventare l’allenatore più forte del mondo.
Certo, non conosceva tutta la sua storia, sapeva unicamente che aveva viaggiato in varie parti del mondo, per raggiungere il suo obiettivo di diventare Maestro Pokémon. Qualsiasi cosa volesse dire. 
«Immaginare qualcosa e volerlo effettivamente fare sono due cose diverse. A immaginare non rischi di farti male o anche peggio. Lo sai benissimo.» Controbattè la ragazza. «Pensavi di restare qui a vita?» Le chiese la donna. «Solo non voglio diventare allenatrice.» La donna, alle parole della figlia, fece cenno di no con la testa, come a dire che non aveva altra scelta. «Si, ma tu non sei un’allenatrice. Non vedo perché io lo debba diventare.» La donna fece uno strano gesto. «Tu non sai tutto su di me. Sono stata anch’io un’allenatrice. E molti dicevano che avrei potuto fare grandi cose, solo che…» La ragazza rivolse finalmente lo sguardo verso la madre. «Solo che?» Chiese la ragazza. «Presi una decisione di cui mi pento anche oggi.» La donna, notando la curiosità nello sguardo della figlia, che nel frattempo si era seduta sul letto, decise di iniziare il suo racconto. «Ero diventata allenatrice da poco. Avevo scelto di iniziare con Tepig, lo starter di tipo fuoco. Avevo catturato anche un Lillipup, che si era evoluto in un Herdier. Avevamo vinto due medaglie. Tutto cambiò quando incontrai uno strano tizio. Sembrava una sorta di predicatore, o qualcosa del genere. Parlava di come, secondo lui, umani e Pokémon dovessero vivere separati. Non ricordo di preciso come si chiamasse il movimento per cui predicava, ma credo avesse a che fare con il plasma. Io, che allora avevo la tua stessa età, mi feci abbindolare dalle sue parole, e abbandonai Tepig ed Herdier. Da allora non sono più tornata a casa. Ho conosciuto tuo padre, e il resto è storia.» Lo sguardo della ragazza si illuminò. Come se avesse compiuto una grande scoperta. 
«È per questo che ci tieni tanto?» Chiese. «Proprio così. E poi. È per questo che non hai mai mai conosciuto i nonni. Anzi. Loro non sanno neppure che tu sia nata. O che io abbia ceduto alle parole di quel predicatore. O…» La ragazza fece cenno di aver capito. «Quindi tu vorresti che io diventassi allenatrice per porre rimedio ai tuoi errori? Non è una bella cosa.» La donna fece cenno di no con la testa. E le strinse la mano destra tra le mani.
«Voglio solo che tu non ripeta i miei errori. Non farti influenzare dai cattivi consiglieri. Scegli bene chi ascoltare e chi no. E fare un viaggio come questo è forse il modo migliore per farlo. Potresti conoscere persone nuove e…» La ragazza tirò un sospiro, spazientita. «E va bene. Ma non ti prometto nulla.»
La ragazza si alzò dal letto, dirigendosi al bagno. La madre abbandonò la stanza poco dopo di lei. La donna approfittò del fatto che la figlia stesse facendo la doccia, per portarle un piccolo dono. 
Una borsa rossa, a tracolla, con gli occhielli in metallo. Dati i lunghi tempi impiegati dalla figlia, la donna ebbe anche il tempo di mettersi in contatto con l’amica, la professoressa Aralia.
La donna rispose dopo alcuni squilli. 
«Pronto? Jessica? Tutto apposto?» Chiese la professoressa. «Come mai Anita non è ancora arrivata? Ash sta iniziando a perdere la pazienza.» La donna rimase di sasso. «Ash?» Chiese. Non credeva alle sue orecchie. «Si. Ash Ketchum. In persona. Volevo fosse una sorpresa per Anita. Mi avevi parlato di quanto lei lo stimasse, così, grazie all’aiuto di un mio collega e…» La donna, dall’altro capo del telefono sorrise. «Anita si sta preparando. Tra un po’ sarà da te. Dato che lei non sa della sua presenza, potresti chiedergli di nascondersi e di spuntare solo al momento opportuno.» La professoressa la ascoltò attentamente. «Si. Ottima idea. Glielo chiederò.»
Mentre le due donne conversavano al telefono, la ragazza aveva fatto in tempo a farsi una bella doccia e a curare i suoi lunghi capelli con svariati prodotti. 
Secondo le sue stime, sarebbe tornata a casa dopo meno di una settimana, ma anche in quel caso, sarebbe voluta apparire bene. Certo, se mai qualcuno l’avesse incontrata.
Era entrata in camera sua, ancora in accappatoio e con i capelli avvolti in un asciugamano. Era terribilmente indecisa su cosa indossare. Aveva deciso che sarebbe partita dai pantaloni. Aveva aperto l’anta dedicata del suo armadio e stava cercando tra le decine di paia di pantaloni che possedeva.
Erano per la maggior parte dei jeans, di colori diversi, alcuni a vita alta, altri a vita bassa, alcuni strappati, altri meno. Alla fine prese semplicemente il suo paio preferito. 
Si dedicò poi alla maglietta. Ne prese una bianca a maniche celesti. Aveva al centro un disegno di una Poké Ball rosa. In ultimo si dedicò alle scarpe. Scelse un paio di scarpe da ginnastica nere e rosa scuro. Le aveva comprate da poco e non aveva ancora avuto occasione di indossarle. A completare il vestiario una giacca nera con numerose tasche. 
Solo a questo punto, la ragazza si accorse della borsa, appoggiata sul letto. Su di essa un biglietto scritto a mano. La ragazza riconobbe immediatamente la scrittura della madre.
Con la speranza che questo regalo ti accompagni durante il tuo viaggio”. La ragazza, analizzando la borsa, si accorse del fatto che tutte le cerniere fossero aperte, ad eccezione di una.
Quasi istintivamente, la aprì. Al suo interno uno smartphone dal colore rosa chiaro.
«Grazie.» Disse la ragazza, sottovoce. 
Fatto questo uscì dalla sua cameretta, scese le scale e si avviò verso l’ingresso. Sua madre era ancora al telefono con Aralia.
«Bene allora io vado.» La salutò la ragazza.
«Bene, attuiamo il piano.» Rispose la donna, al telefono, attirando lo sguardo curioso della figlia. «Ci vediamo! Buona fortuna!» Le augurò la donna, cercando di coprire quello che aveva detto.
Nel mentre, nel laboratorio, Ash e Serena avevano aiutato la professoressa a risistemare il laboratorio. Non che ci fosse molto da sistemare, il laboratorio era di per suo, piuttosto ordinato, dovevano solamente spostare alcuni tavoli, ingombri di delicati strumenti di misura, per creare una sorta di corridoio, verso il tavolo centrale, posato contro la parete opposta all’ingresso, dove erano depositate le tre Poké Ball degli starter. 
«Grazie, ragazzi.» Li ringraziò la donna. «ora, però, vorrei chiedervi un piccolo favore.» I due si girarono nella sua direzione «Si?» La donna li guardò con un sorriso. «Non ho ancora detto nulla ad Anita. So per certo che ne sarà felice, ha una grande ammirazione per te, ma… vorrei che fosse una sorpresa. Seguitemi.» La donna accompagnò i due verso una porta e 
consegnò loro una sorta di piccolo tablet. «Da qui potrete osservare tutto. Quando lo ritenete opportuno entrate in scena.» Spiegò loro la donna. «Va bene.» Risposero i due.
La porta conduceva al piccolo appartamento di proprietà della professoressa. A volte le capitava di lavorare fino a tardi, e in quel caso passava la notte lì. Non era un appartamento chissà quanto grande, anzi, dire il vero era un monolocale. All’interno del piccolo appartamento una piccola cucina, un tavolo in legno con quattro sedie, su una parete era appeso un televisore a schermo piatto. Su una parete vi era una libreria, ricolma di numerose pubblicazioni scientifiche, un piccolo armadio. Sulla parete opposta un’altra porta che portava al bagno.
I due, dal tablet, poterono osservare tutto. Una ragazza dai lunghi capelli castano scuro, che indossava una giacca nera, dei jeans e delle scarpe da ginnastica. «Ah. E così lei sarebbe Anita? Pensavo fosse…» Commentò Serena. «Fosse?» Le chiese Ash. «Più piccola. Voglio dire, tu hai iniziato la tua carriera di allenatore a dieci anni, io a dodici. Lei ne ha almeno quattordici, se non sedici.» Gli spiegò la ragazza. «E?» Gli chiese Ash. Nella sua mente non riusciva proprio a capire quale fosse il problema. «Non vorrei che si metta in testa strane idee.» Rispose la ragazza, cercando di non arrossire. Pikachu, contrariamente al suo Allenatore, aveva capito a cosa si riferisse l’amica.
«Buongiorno.» La ragazza salutò la professoressa. «Buongiorno a te! Immagino che tu sia emozionata. Oggi è un grande giorno. Diventerai finalmente un’allenatrice. Un po’ mi dispiace che Ivan non sia arrivato. Intanto, però puoi scegliere il tuo primo Pokémon.» Le spiegò la donna, mentre si avvicinava al tavolo su cui erano posate le Poké Ball. Ognuna di esse era appoggiata su di una sorta di cuscino di seta rossa.
Dalla stanza, Ash e Serena stavano osservando la scena. «E chi sarebbe questo Ivan?» Si chiese Ash. «Non ne ho idea. Potrebbe essere un suo amico, o qualcosa di simile. Che, per certi versi, è come te. Un ritardatario cronico.» Lo punzecchiò Serena, non staccando gli occhi dallo schermo.
Mentre i due chiacchieravano, la professoressa aprì una alla volta, permettendo alla ragazza di poter scegliere il suo Pokémon iniziale. «Loro sono Snivy, Tepig e Oshawott» li introdusse. 
La ragazza si inginocchiò per osservarli meglio. Cominciò da Snivy, lo starter di tipo Erba. Il suo aspetto ricordava una sorta di serpente. La sua testa era rotonda con il muso a punta rivolto all'insù. La maggior parte del suo corpo era verde, mentre il ventre era color crema. Tutto il dorso, fino alla coda, era percorso da una striscia gialla. I grandi occhi marroni erano circondati da delle marcature gialle. Dalle spalle partivano protuberanze gialle che sporgevano all'indietro. Nonostante sembrasse un serpente, possedeva degli arti completamente sviluppati. Braccia corte e sottili dello stesso colore del corpo, con  tre dita e piccoli piedi color crema e privi di unghie.
Forse infastidita dall'essere guardata per troppo tempo, Snivy girò la testa nella direzione opposta rispetto alla ragazza. Si mise anche a braccia conserte. «Vih!» Squittì, in tono seccato. 
Era chiaro che non le stesse simpatica. Passò poi a Tepig. Sceglierlo significava scegliere lo stesso Pokémon che aveva scelto sua madre. Nonostante questo, lo prese comunque in considerazione.
L’aspetto del Pokémon ricordava quello di un piccolo maiale. Il suo corpo era principalmente arancione, mentre altre parti del corpo erano nere, rosa e gialle. Aveva grandi occhi, un naso rossastro-rosa e una spessa striscia gialla sul muso. La maggior parte del suo viso era nera, come le orecchie, lunghe e rettangolari, posizionate sulla parte superiore della testa. Le sue  gambe erano corte, e le estremità delle zampe anteriori erano nere. Un’altra banda nera era presente  sul dorso inferiore e posteriore. Da lì si estendeva la coda a spirale, sormontata da un ornamento rosso vermiglio.
Contrariamente a Snivy, Tepig sembrava piuttosto felice dell’attenzione ricevuta. 
Infine, lo sguardo della ragazza si posò su Oshawott.
Era un Pokémon bipede e assomigliava ad una lontra marina. Aveva la testa bianca e rotonda, con delle piccole orecchie triangolari blu scuro posizionate sui lati della testa. I suoi occhi erano scuri, mentre il naso era arancione scuro e di forma ovale. Le guance erano coperte da diverse lentiggini. Il suo corpo era rivestito da una pelliccia azzurra, che prendeva una forma simile a delle bolle, attorno al collo.Aveva delle braccia bianche e arrotondate, mentre i piedi erano blu scuro e avevano tre dita ciascuno. La sua coda era blu scuro simile ad un timone. Sul ventre aveva una conchiglia giallo chiaro. 
La ragazza lo guardò intensamente, aspettandosi una sua reazione. 
Il Pokémon Lontra le saltò addosso. Aveva fatto la sua scelta. Anita sarebbe stata la sua Allenatrice. Dalla stanza, Serena e Ash avevano osservato tutto. «Certo che Snivy è proprio un bel peperino!» Commentò Serena. «Già. Credo proprio che il suo futuro allenatore avrà un bel po’ da fare, per farsi rispettare.» Le rispose il ragazzo. «Credi che sia il caso di presentarci?» Aggiunse poco dopo. «Non essere precipitoso!» Lo rimproverò la ragazza. «Aspettiamo almeno che arrivi questo Ivan. E anche Belle.» Ash, che stava iniziando ad alzarsi, si riaccomodò.
Nel frattempo la donna aveva preso una Poké Ball da un altro scaffale. «Hai uno Smartphone?» Chiese alla ragazza. Quest’ultima, dopo aver frugato nella sua borsa, estrasse lo smartphone appena regalatole dalla madre.
«Perfetto!» Commentò la professoressa, mentre apriva la Poké Ball. Da quest’ultima Uscì un Pokémon simile ad uno spiritello. Un esemplare di Rotom. Il corpo del Pokémon era arancione e costituito da plasma. Sembrava sorridesse. Il suo aspetto ricordava un piccolo parafulmine, circondato da un'aura di energia elettrica di colore blu, che gli dava l'aspetto di un fulmine. «Bene, alza il tuo telefono, così che Rotom possa entrarci!» La ragazza guardò la professoressa con aria perplessa. In che senso Rotom sarebbe entrato nel suo telefono? Se lo avesse voluto scoprire, avrebbe dovuto seguire le istruzioni della donna. Alzò il braccio destro, facendo attenzione a non compiere quel gesto. Rotom si avvicinò rapidamente al telefono della ragazza, entrando al suo interno.
A causa di questo, il telefono si riavviò. Un messaggio preregistrato confermò che Rotom fosse perfettamente integrato all'interno del telefono.
Pochi istanti dopo, qualcuno aprì la porta, spaventando Anita e il suo Oshawott. La ragazza, istintivamente lo strinse a sé, con forza, con il Pokémon che rispose istintivamente attaccandola con Pistolacqua. 
Per fortuna la ragazza non si era truccata, altrimenti sarebbe stato un autentico disastro. 
«Prendi questo.» Disse una voce, non molto familiare alla ragazza. Istintivamente raccolse lo stesso l'oggetto che le era stato porto. Un asciugamano. Anita si asciugò faccia e capelli.
«E così tu hai scelto Oshawott…. Bene, allora io scelgo te!» Il ragazzo indicò Snivy. 
La Pokémon non la prese affatto bene. Da una delle protuberanze sulla schiena, uscì una lunga liana verde che colpì violentemente il polso del ragazzo. «Vih!» Squittì in tono seccato. 
«Ahi! Ma ti sembra il caso? Uno vuole diventare tuo allenatore e tu lo tratti così?» La riprese, adirato.
Snivy, di tutta risposta si girò nella direzione opposta al ragazzo.
Quel tipo, dai capelli biondi proprio non le piaceva. E no. Non era il suo abbigliamento, semplice e sportivo, una canadese
delle scarpe da ginnastica e una giacca arancione, ad infastidirla, ma il suo modo di porsi.
«Lo hai voluto te. Allora io prendo Tepig.» La preoccupazione della professoressa non fu tanto consegnare la Poké Ball di Tepig al ragazzo, quanto piuttosto alla ferita procurata da Snivy. La pulì con del disinfettante e la fasciò con una garza sterile. «Devi perdonarla. È una tipetta molto particolare. Non sei il primo allenatore che rifiuta e non sarai l’ultimo.»
 Dalla stanza i due ragazzi e Pikachu avevano seguito la scena.
«Non ti sembra che Snivy ricordi un po’ Greninja quando era un Froakie?» Chiese Serena, cogliendo Ash abbastanza in 
contropiede. «Non saprei. Magari è una semplice coincidenza.» Serena lo guardò negli occhi. «Non potremo mai saperlo, se non andiamo.» Gli rispose la ragazza.
I due si alzarono dal divano e raggiunsero il laboratorio della professoressa. «Buongiorno!» Salutarono i due. Anita guardò i due. Si. sapeva chi era Serena, la finalista della categoria professionisti al Varietà di Kalos e finalista di numerosi Grand Festival, ma il suo reale interesse era il ragazzo che l’accompagnava.
Poco più alto di lei, berretto, capelli corvini alquanto spettinati, occhi castani… Nonostante fosse vestito piuttosto bene, rispetto ai suoi standard.
Era accompagnato da un Pikachu maschio, appollaiato sulla spalla. Non aveva dubbi. Quel ragazzo era Ash Ketchum. Ed venuto per lei? La ragazza non voleva crederci. 
I due si avvicinarono a lei. Tremava mentre muoveva il braccio destro per stringer loro la mano.
«P-Piacere di c-conoscervi i-io m-mi c-chiamo Anita» Si presentò la ragazza, manifestando tutta la sua insicurezza. «Io sono Serena, felice di conoscerti.» Si presentò la nativa di Kalos. «Il piacere è tutto mio! Io sono Ash e lui è il mio amico Pikachu!» Disse il ragazzo, mentre indicava il Pokémon, appollaiato sulla sua spalla. «Pika-Pikachu» Si presentò il roditore elettrico, spaventando la ragazza. 
A quella scena, seppur un po’ in disparte, aveva assistito anche Ivan. «Non è possibile che tu abbia paura di un semplice Pikachu! Cosa farai là fuori, dove ci sono Pokémon ben più grandi e pericolosi? Tornerai da mammina dopo due passi… pff!» Commentò.
Riuscì nell’impresa di  innervosire, in una sola mossa, Ash, Pikachu e Anita. 
Serena e la professoressa li trattennero a fatica. Anita non sopportava di essere trattata in quel modo da un perfetto sconosciuto, e, allo stesso modo, Ash e Pikachu avevano preso la cosa piuttosto sul personale.
Anche Snivy, non ancora ricoverata nella Poké Ball, aveva avuto l’opportunità di assistere a quella scena. E anche lei, come Anita, aveva un’idea su chi fosse quel ragazzo, e su quanto il suo amico non fosse un semplice Pikachu. Si avvicinò silenziosamente, fino a raggiungere il gruppetto costituito dalla professoressa e dai tre ragazzi.
Quindi allungò, dalle protuberanze sulla sua schiena, le sue fruste. Con una di esse toccò delicatamente Ash, con l’altra l’Oshawott di Anita. Era il suo modo per dichiararsi interessata a lottare. 
Non voleva affrontare Pikachu. Sapeva benissimo che il rischio di svegliarsi elegante sarebbe stato molto, molto elevato. «Eh?!? Vorresti lottare con Oshawott?» Chiese Ash. «Vii!» Rispose la Pokémon, con un breve e acuto verso. «Non ti dispiace se…» Chiese l’esperto allenatore alla neo allenatrice. «Fai pure. Ma non credo che questo sia il posto adatto.» Non che dirlo fosse strettamente necessario, ma aggiungere dettagli la metteva più a suo agio.
Il gruppo, compreso un non molto interessato Ivan, uscì dal laboratorio, raggiungendo il campo lotta. Ash analizzò Oshawott con il suo Smart Rotom. 
«Oshawott, Pokémon Lontra. Tipo Acqua. Esemplare maschio. Combatte con la conchiglia che ha sul ventre. Contrattacca prontamente dopo aver parato l'attacco avversario. Mosse conosciute: Azione, Pistolacqua, Acquagetto e Tagliofuria» In seguito passò a Snivy. «Snivy, Pokémon Serperba, tipo Erba. Esemplare femmina. È dotato di intelligenza e sangue freddo. Quando riceve luce solare in abbondanza, i suoi movimenti si fanno agilissimi. Mosse conosciute Attrazione, Frustata,
Vorticerba e Azione» Il ragazzo rimase in silenzio alcuni istanti. «Molto interessante. Direi che possiamo cominciare!» Serena, la professoressa e Anita erano sedute sull’unica panchina disponibile, esattamente in quest'ordine. Anita considerava la professoressa, grandissima amica di sua madre, quasi come una zia.
«Vedrete, veder lottare Ash dal vivo è un’esperienza unica.» Spiegò Serena alle due, mentre coccolava Pikachu. intanto, finalmente la lotta stava avendo inizio. Snivy fece la prima mossa. Fece un occhiolino  al suo avversario e scagliò diversi cuori rosa nella sua direzione. «Diavolo! È Attrazione!» Commentò Ash. Il suo tono, a dispetto delle parole usate, era piuttosto tranquillo. «Presto! Usa Pistolacqua e ruota su te stesso!» Ordinò. Il Pokémon obbedì senza discutere. Dalla sua bocca uscì un potente getto d’acqua che colpì tutti i cuori lanciati dall’avversaria, non permettendo all’infido attacco di svolgere il suo compito. Snivy emise un mugugno dalla difficile interpretazione. Da una parte era frustrata perché il suo attacco non era andato a segno, ma dall’altra era contenta. Nonostante Ash stesse lottando per la prima volta con quell’Oshawott, sembrava lo conoscesse da sempre.
Nonostante questo, non si sarebbe data per vinta così facilmente. Dalle protuberanze sulla schiena uscirono rapidamente due liane, che si avvicinavano contro Oshawott a gran velocità. Era il suo attacco Frustata. Gli Snivy erano dei Pokémon famosi per l’abilità con cui controllavano le loro fruste. Per questo si sentiva così sicura.
«Forza! Usa Acquagetto per schivare!» Ordinò Ash. Il corpo del Pokémon Lontra si rivestì d’acqua, e spiccò un salto. «Benissimo! Adesso muoviti come ti dico!» Gridò il ragazzo. Nonostante la coltre d’acqua, il Pokémon fu perfettamente in grado di sentirlo. Si mosse prima a destra, poi, rapidamente verso il basso, quindi a sinistra, poi verso l’alto, quindi in direzione di Snivy, poi nella direzione opposta, con la Pokémon che faceva sempre più fatica a seguire quella mina vagante. 
«Molto bene! Ora raggiungila e usa Tagliofuria!» Il Pokémon Lontra si diresse verso l’avversaria. Stava brandendo la sua Mollusciabola e la la stava agitando rapidamente. 
«Non sapevo si potessero usare due mosse per volta!» Commentò Anita, presa dalla lotta. «Ash è un tipo pieno di sorprese. Ancora non hai visto nulla.» Nel mentre Oshawott aveva raggiunto la sua avversaria e grazie allo slancio datogli da acquagetto, riuscì a colpire Snivy con una potenza ben maggiore rispetto ad un normale tagliofuria.
Snivy venne sbalzata violentemente verso l’alto, quindi ricadde a terra.
Tentò di rialzarsi, senza riuscire. Questo significava che la vittoria di quella lotta era di Oshawott. Con grande felicità di quest’ultimo. Questi spiccò un salto per festeggiare, ma ben presto crollò anche lui, per la fatica di quella lotta.
La professoressa prese, dalla tasca del camice dei sali revitalizzanti. Delle bipiramidi di sali dal colore giallo chiaro e dall’odore di lavanda e ammoniaca.
I due Pokémon si alzarono rapidamente, stimolati da quell’odore. «Bene, per il momento possono andare bene così. Poi vi accompagno al centro Pokémon. Il più vicino è a Quattroventi.» Spiegò la professoressa. 
Nel  frattempo Snivy si era notevolmente avvicinata ad Ash e, con una delle sue fruste, strinse delicatamente il polso di Ash. «Sembra che voglia venire con te.» Commentò Serena. «Sapete, Snivy è un caso molto particolare. Solitamente i Pokémon della sua specie, così come Tepig e Oshawott, vengono affidati ai giovani allenatori. Come è appena successo con Anita e Ivan… che, nel frattempo ha deciso di abbandonarci. Sono solitamente dei Pokémon che perdonano facilmente errori di inesperienza e, essendo dei Pokémon che si evolvono due volte, seguono la crescita del loro allenatore. Ma, come dicevo, Snivy è una tipetta particolare, non sembra che sia contenta del suo ruolo di Pokémon iniziale. Molti allenatori l’hanno scelta, ma poi, disperati, me l’hanno riportata.» La diretta interessata emettè un mugolio che poteva essere interpretato come un “e quindi? Io sono fatta così!” La professoressa continuò il suo racconto. «Li attaccava, come ha fatto con Ivan poco fa. Non li riteneva degni. E così ha iniziato a non farsi nemmeno scegliere dai nuovi allenatori. Attaccandoli non appena mostrassero qualche interesse per lei. E alla fine ha trovato te.» Concluse la sua spiegazione. 
«È così?» Chiese Ash. La Pokémon rispose con un inequivocabile gesto della testa. Si. «Molto bene, allora vado a prendere la sua Poké Ball. Se permettete.» Dal momento che nessuno si oppose, la donna entrò nel laboratorio. 
Anita era rimasta leggermente in disparte, ancora non del tutto a suo agio. Si chiedeva ancora perché il campione del mondo e una coordinatrice e performer di altissimo livello avessero voluto assistere ad un momento così ordinario. La 
consegna del primo Pokémon ad un allenatore o un’allenatrice. 
La professoressa, nel frattempo, era rientrata dal laboratorio con la Poké Ball di Snivy. Appena arrivata, la  consegnò al ragazzo. Snivy, con una delle sue fruste fece scattare il meccanismo di apertura della Poké Ball, facendosi assorbire al suo interno. «Evvai!» Gridò Ash, mentre sollevava la Poké Ball al cielo. «Ho una nuova amica!» Anita guardò il ragazzo. «Certo che è proprio un ragazzo molto, molto entusiasta!» Serena si voltò verso di lei. «Ci farai l’abitudine.» Le rispose. “Ci farai l’abitudine.” Quelle poche parole rimbalzavano nella sua testa. 
In che senso ci avrebbe fatto l’abitudine? Voleva forse dire che…
Frattanto, Ash aveva fatto uscire dalle Poké Ball tutti i Pokémon che aveva portato con sé. «Vorrei presentarti alcuni miei amici.» Si rivolse alla nuova arrivata. «Eccoli qui, loro sono Gengar, Infernape, Noivern e Lucario.» I Pokémon del ragazzo iniziarono a fare conoscenza con la nuova arrivata, che si dimostrò piuttosto gentile ed educata con ognuno di loro.
«Forse credo che sia il caso di dirlo.» Serena si rivolse ad Ash, aumentando ulteriormente la confusione di Anita. Cosa doveva dire di così tanto importante?
«Ah. Giusto. Non ti abbiamo spiegato perché siamo venuti qui.» Ash si rivolse alla neo allenatrice, che, un po’ in disparte stava studiando i Pokémon del ragazzo. Si concentrò in particolare su Noivern, e Infernape. 
Non li aveva mai visti in vita sua. Prima di scansionarli con il suo Smart Rotom, cercò di farsi un’idea del loro aspetto. Il primo ricordava un enorme pipistrello viola e nero. La testa era nera, mentre la mascella era viola. Aveva gli occhi gialli, dotati di un'iride celeste. Il naso naso rosso e biforcuto, grandi orecchie nere a punta dall'interno verde acqua. All’interno delle orecchie anche degli anelli neri concentrici. Il collo era coperto da una grande quantità di folto pelo bianco.  Il torace e gli arti erano neri, contrariamente alla pancia, di colore viola. La parte anteriore delle ali era verde acqua, con la parte posteriore che parte dal nero, terminando con il viola. Le ali erano dotate, nella parte inferiore, di due grossi spuntoni neri, mentre le tre dita che sporgevano dalle ali erano rosse. Le zampe posteriori avevano due dita. La lunga coda nera disponeva di due spuntoni poco prima della fine.
Poi si concentrò su Infernape. Il suo corpo ricorda uno scimpanzè. Prevalentemente di un colore brunastro con sfumature di rosso, sezioni di pelo bianco sul petto, testa e gambe, e una grande fiamma che brucia sulla testa. Infernape porta due anelli d'oro al petto. Aveva anche dei disegni a forma di spirale, spalline d'oro, ginocchiere e polsiere. Le marcature sulla fronte avevano un intenso colore rosso sangue. Aveva le sclere gialle, e le iridi blu. Le mani, i piedi e l’interno delle orecchie erano blu. Lo scansionò con lo Smart Rotom. « Infernape, Pokémon Fiamma, tipo Fuoco e Lotta. Esemplare maschio. Evoluzione finale di Chimchar, uno dei , uno dei Pokémon iniziali della regione di Sinnoh. Usa un tipo speciale di arte marziale che coinvolge tutti gli arti. La sua fiamma non si estingue mai. Mosse conosciute, Fuococarica, Fossa, Fuocopugno e Zuffa» Passò poi a scansionare Noivern.
«Noivern, Pokémon Ondasonora. Tipo Volante e Drago. Esemplare maschio. Pokémon originario della regione di Kalos. Vola nell'oscurità ferendo gli avversari con ultrasuoni in grado di frantumare anche i massi, per poi finirli con i suoi denti affilati. Mosse conosciute Dragartigli, Ondaboato, Eterelama e Forbice X»
Serena e Ash si avvicinarono alla ragazza, cogliendola di sorpresa. «Dovevamo dirti una cosa.» Esordì Serena. «Il reale motivo per cui siamo venuti fino a qui.» Ash continuò la frase della ragazza, mettendola in leggero imbarazzo. «Il motivo?» Chiese la ragazza, sempre più confusa.
«Sai, il mio più grande sogno è quello di diventare un Maestro Pokémon.» Iniziò Ash. «E?» Chiese la ragazza, che iniziava a trovarsi un po’ più a suo agio. «Ho capito qual è uno dei passi fondamentali per diventarlo. E, per farlo avrei bisogno del tuo aiuto.» La ragazza, meccanicamente, rivolse lo sguardo verso di lui. 
«E io, che sono appena diventata allenatrice, in che modo potrei aiutare un campione come te?» Ash le sorrise. «Vedi, ho capito qual è uno dei passi per diventare Maestro Pokémon. E sarebbe quello di aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo.» La ragazza continuava a non capire. «Io sono qui perché mia madre mi ha costretta. Fosse stato per me…» Ash ci rimase male. Non sopportava l’idea di qualcuno che venisse costretto a fare qualcosa. 
«Allora non sono sicuro che tu sia la persona adatta. Non mi piace che qualcuno debba essere costretto a fare qualcosa. Anche a diventare allenatore. Per quanto io ami le lotte, non mi piace che qualcuno sia costretto a farlo.» 
La ragazza fece un piccolo gesto, come a dire di fermarsi. «A dire il vero, questo è quello che pensavo prima. Prima di vederti lottare con Oshawott. Ti ho visto spesso lottare in televisione. Ma vederti dal vivo… è tutta un’altra cosa. Sembrava che lo conoscessi da sempre. Ho capito che essere allenatrice non sembra poi così male.» Ash le sorrise, come a dire “questo è lo spirito giusto”. «Non sono sicura di essere la persona adatta. Ho paura di fallire.» Serena la guardò negli occhi. «Anche io ho sempre avuto questa paura. E la ho ancora, ma non mi ha mai smesso di crederci. Per questo ho deciso di venire qui con Ash. Vorrei diventare Regina di Unima. So che qui i Varietà sono difficili, ma la prendo come una motivazione per fare meglio. È una cosa che ho imparato da Ash.»
Pochi minuti dopo, Ash ricoverò nelle Poké Ball i suoi Pokémon. «Ora, se non vi dispiace, vi accompagno al Centro Pokémon.» Li interruppe la professoressa. I tre la seguirono, fino alla sua auto. 
Sbloccò le porte con un pulsante sulla chiave. L’avvenuto sblocco venne confermato dal lampeggio delle frecce. Ash, da cavaliere, aprì la porta posteriore, permettendo alle ragazze di accomodarsi. Fatto questo chiuse la porta, quindi si sedette davanti, accanto alla professoressa.
Il viaggio fu di breve durata, Soffiolieve e Quattroventi erano molto vicine. Pochissimi minuti di viaggio. La donna parcheggiò davanti al Centro Pokémon. Ash scese e aprì la porta alle ragazze. 
La professoressa accompagnò i ragazzi all’interno dell’edificio. All’esterno l’edificio era una semplice costruzione in mattoni, non troppo diverso dai Centri Pokémon delle altre regioni, ma le differenze erano all’interno.
Oltre al bancone dell’Infermiera, alle panche dove sedersi in attesa di essere serviti, o in attesa di ricevere i propri Pokémon, vi era anche un minimarket. Una novità per Ash.
«Buongiorno!» Salutarono. «Buongiorno a voi!» Ricambiò l’Infermiera. «Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. Ash guardò la donna. Si. Assomigliava a tutte le altre infermiere che aveva conosciuto, ma la sua divisa era diversa. Non indossava la classica maglia rosa e il grembiule, ma una camicia di un rosa più scuro. Il cappello era, invece, identico alle altre infermiere. Al suo fianco un Audino. Un Pokémon che Ash e Serena avevano imparato a conoscere.
«Volete che mi prenda cura dei vostri Pokémon?» Chiese, quasi retoricamente. I tre allenatori le consegnarono le rispettive Poké Ball, con Pikachu che saltò sul bancone. «Non ci vorrà molto.» Li rassicurò. 
«Ora scusate, ma devo andare.» Si congedò la professoressa. «Arrivederci!» La salutarono. Dopo un po’ l’infermiera tornò con le Poké Ball e con Pikachu. «I vostri Pokémon godono di ottima salute. Si vede che ci tenete tanto a loro.» Si congratulò. I tre la salutarono e si avviarono verso l’uscita.
Anita appariva molto agitata, ora che non vi era più la confortante presenza della professoressa, la ragazza si sentiva a 
disagio. Sarebbe voluta tornare a casa, ma, per il momento, il pensiero di deludere il campione la fermava dal farlo.
Appena i tre uscirono, notarono, poco lontano dal Centro Pokémon, una decina di persone, attorno ad uno strano tipo,il cui modo di vestire ricordava una sorta di antico cavaliere. Era vestito di grigio, nero e bianco. Indossava un ampio cappuccio che gli copriva i capelli, su di esso una croce, realizzata con dei lacci neri. Indossava una veste grigia con delle ampie maniche corte, coperta da una sopravveste bianca, tenuta da una cintura nera. Nera anche la maglia presente sotto la veste grigia e i pantaloni. Indossava dei guanti e degli stivali grigi.  L'uomo era in piedi su di una sorta di bancone. Dietro di lui questo manifesto, presente anche sulla sopravveste:


Nell’esatto momento in cui i tre si avvicinarono, cominciò a parlare. «I Pokémon si sono stancati di essere sotto la tirannia degli Allenatori! Siete stanchi di vederli lottare e soffrire per il puro piacere dei loro Allenatori? Allora Unitevi al Team Plasma! Per troppo tempo gli Allenatori hanno costretto i Pokémon alla schiavitù, al piegarsi a loro ordini! Come se fossero delle creature inferiori! E peggio ancora li sfruttano per trarre degli ingiusti vantaggi contro i non allenatori! Seguite Ghecis e tutti insieme faremo crollare tutto questo! I Pokémon torneranno liberi dal giogo degli allenatori!» I tre si guardarono negli occhi. «Ma come si permette di dire una cosa del genere! Essere allenatori è la cosa più forte del mondo! E nessuno di noi ha mai costretto i Pokémon a seguirlo!» Il tono di Ash era terribilmente irritato. E, Allo stesso modo anche Pikachu era parecchio irritato. Dalle sacche elettriche sulle guance uscivano delle grosse scariche elettriche. 
«Che cos’hai intenzione di fare? Lasciami indovinare? Chiederai al tuo Pokémon di attaccarmi e di buttarmi giù da qui!» Allenatore e Pokémon si guardarono negli occhi. «Ci stavamo giusto pensando!» Rispose il ragazzo.« PiPi-kachu» Confermò il Pokémon. «Ecco cosa è che non va in questo mondo!» Gridò! «Gli Allenatori come questo ragazzo, sfruttano i loro Pokémon per combattere chiunque non la pensi come loro!» Le persone attorno a lui si misero ad urlare, incitandolo.
«Cosa? Noi non stiamo attaccando nessuno!» Gli rispose, un sempre più alterato Ash. Serena, che lo conosceva bene, comprese che, ben presto, la situazione sarebbe degenerata. 
Per fortuna Serena riuscì a trascinare Ash prima che la situazione degenerasse.
«Aspetta un attimo! Ma che fine ha fatto Anita?» Serena era piuttosto preoccupata. Per quella ragazza era il primo viaggio, e forse la prima volta che andava fuori casa da sola. 
Mentre i due la cercavano disperatamente, la ragazza era stata avvicinata da uno strano tipo. Un ragazzo alto e magro, dai lunghi capelli verde chiaro, indossava un berretto nero, una maglia bianca, dei pantaloni marrone chiaro e delle scarpe verdi. Al collo un pendente che ricordava un pianeta. Indossava anche dei bracciali, e appeso ai pantaloni una sorta di cubo di Rubik. «E-E tu c-chi sei?» Chiese la ragazza, piuttosto impaurita. «N-Non d-dirmi che sei uno di quelli del Team Plasma!» Il ragazzo dai capelli verde chiaro fece cenno di no con la testa. «Che importanza ha?» A questo seguì una breve pausa di silenzio. «Si. Io credo che gli allenatori opprimano i Pokémon. So che tu sei un’allenatrice. Il tuo Pokémon mi ha detto…» Anita fece un piccolo gesto, per interromperlo. Come sarebbe a dire che i Pokémon parlano? «Capisco il tuo stupore. Parlare coi Pokémon è una cosa di cui sono sempre stato capace.» Rapidamente il ragazzo cambiò argomento. 
«Vedo che hai uno Smart Rotom, immagino che sfrutterai la sua funzione Pokédex. E, per farlo, imprigionerai nelle Poké Ball decine e decine di Pokémon. Anch’io sono un Allenatore, ma non posso fare a meno di chiedermi sed’è vero che i Pokèmon sono davvero felici in questo stato. Ma sono curioso, Sentiamo cosa dice il tuo Pokémon!» Anita era ancora più confusa. Quel ragazzo voleva sfidarla in una lotta? Lo avrebbe accontentato. O almeno ci avrebbe provato. 
«Vai Purrloin!» Il ragazzo mandò in campo un Pokémon molto simile a un gatto. Dai grandi grandi occhi verdi con delle macchie fucsia che partivano dalle palpebre e terminavano all'inizio delle orecchie. Il resto del corpo era prevalentemente viola, con alcune chiazze bianco panna sul muso, sulla fronte, sul petto, sulla schiena, due sulle zampe posteriori ed anteriori. La coda, completamente viola, possedeva all'estremità del pelo increspato.
La ragazza lo esaminò con il suo Smart Rotom. «Purrloin, Pokémon Furbizia. Tipo Buio. Esemplare maschio. Lascia avvicinare il nemico distraendolo con pose ammalianti, e poi all'improvviso lo graffia ridendo. Mosse conosciute: Attacco Rapido, Ombrartigli e Graffio.»
La ragazza ripose il suo Smart Rotom nella borsa e prese la Poké Ball del suo Oshawott. «Tocca a te!» Esclamò, mentre lo mandava in campo.
«Cominciamo noi. Purrloin, usa Attacco Rapido!» Ordinò il ragazzo. Il Pokémon Furbizia si mise a correre a gran velocità contro l’avversario. Sembrava fosse rivestito da un’aura bianca.
E adesso cosa faccio?” Pensò la ragazza, intanto che il Pokémon si avvicinava. “Andiamo… cosa farebbe Ash?” Ormai il Pokémon era tremendamente vicino. «Forza! Schiva!» Ordinò. Il Pokémon si mosse all’ultimo secondo evitando di essere colpito. «Proviamo questo. Usa Pistolacqua!» Dalla bocca del Pokémon Lontra si generò un potente getto d’acqua che, complice la distanza ravvicinata, colpì in pieno il bersaglio. «Forza, fammi sentire di nuovo la voce del tuo Pokémon! Purrloin, usa di nuovo Attacco Rapido!» Ordinò. Il Pokémon, sbalzato indietro dal precedente attacco, riprese a correre a gran velocità contro l’avversario. Ma questa volta, Anita si fece cogliere meno di sorpresa. «Proviamo con Acquagetto!» Il corpo del Pokémon Lontra venne circondato da uno strato d’acqua, che lo rivestì completamente.
Lo scontro tra i due Pokémon fu inevitabile. Entrambi i Pokémon vennero sbalzati indietro dalla grande energia scaturita dall’impatto.
Per fortuna dei loro allenatori, entrambi i Pokémon si rialzarono, scuotendosi di dosso la polvere.
«Mi piace quello che dice il tuo Pokémon!» Commentò il ragazzo. «Purrloin! Ombrartigli!» Ordinò. Gli artigli del Pokémon
 Furbizia crebbero di dimensione, e si illuminarono di viola, mentre il Pokémon si mise a correre.
«Dai su! Usa Pistolacqua!» Gridò la giovane allenatrice. Dalla bocca del Pokémon Lontra si generò un potentissimo getto d’acqua, che colpì in pieno l’avversario, proiettandolo in aria e impedendogli di attaccare e sconfiggendolo.
«Mi dispiace averti deluso Purrloin, ma ricordati che fino a quando i Pokémon saranno imprigionati nelle Poké Ball, non diventeranno mai degli esseri completi. È per loro, per il bene dei miei amici Pokémon, che IO, N, rivoluzionerò il mondo!»
Detto questo, il ragazzo si diresse al Centro Pokémon.
«Ecco dov’eri!» Anita riconobbe immediatamente quella voce. «Ci hai fatto preoccupare.» Aggiunse. Anita si girò nella direzione da cui la voce proveniva. Erano Serena, Ash e Pikachu. «Pensavamo che fossi stata rapita da uno di quelli del Team Plasma.» La riprese Ash. «Fortunatamente no. Sia io che Oshawott stiamo bene, ma…» Rispose. «Ma cosa?» Chiesero i due ragazzi più grandi, preoccupati. «Ho incontrato un ragazzo, un Allenatore che, come quel tipo sul bancone,  sosteneva che i Pokémon siano oppressi dagli Allenatori.» Ash e Serena si voltarono nella sua direzione. «Come sarebbe a dire?» Dissero i due al contempo, con leggero imbarazzo da parte di Serena. Anche Pikachu confermò la cosa, toccando il collo di Ash con una delle sue zampe. Il ragazzo, di tutta risposta, lo accarezzò sulla testa. «Chaa» Il Pokémon squittì di felicità. Adorava le coccole. «Ti pare che Pikachu sia oppresso? Faccio tutto quello che posso per far si che stia al meglio, e lo stesso vale per tutti gli altri!» Rispose il ragazzo. «E lo stesso vale per me!» Aggiunse Serena. «Spero di poter dire lo stesso.» Si aggiunse Anita, mentre teneva in mano la Poké Ball del suo Oshawott. «Io credo che ce la farai.» La incoraggiò Ash, con il suo solito ottimismo. «Anche se ora, credo che dovremo occuparci del Team Plasma.» Aggiunse. «Cosa vorresti fare? Manifestare le proprie idee non è vietato. Per quanto siano estreme.» Ash cercò di controbattere, ma poi si rese conto che Serena avesse assolutamente ragione. 
«Hai deciso quale sarà il tuo obiettivo?» Chiese Ash alla nuova compagna di viaggio. La ragazza rimase in silenzio alcuni istanti. «Mi perdoni se ti dico che non ho ancora deciso. Certo, ti ho visto lottare con Oshawott, e siete stati fantastici. Ho anch'io avuto l'opportunità di lottare, con quel ragazzo che parlava coi Pokémon e devo dirlo. Le lotte sono meravigliose. Ma non sono sicura che sia questo quello che voglio fare.» Ash le sorrise. «Nessun problema». Ai due si aggiunse Serena. «Potresti provare con le lotte in palestra e puntare al titolo di Campionessa.» Anita si voltò verso di Serena. «Credi che io sia in grado di riuscirci?» Ash ci rimase male. «Se parti così, non ci riuscirai mai.» La riprese. 
«Si, ma se dobbiamo partire, per un viaggio del genere, dovremo procurarci delle provviste e anche delle tende e dei sacchi a pelo. Non sempre riusciremo a passare la notte in un Centro Pokémon» Le spiegò Serena. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Come sarebbe a dire? Passeremo delle notti all'addiaccio?» Si lamentò Anita. «Certamente. È questo il bello dei viaggi Pokémon. Non sai mai cosa ti può capitare.» Si aggiunse Ash, aumentando ulteriormente la preoccupazione della loro nuova compagna di viaggio. 
Serena aveva preso il suo Smart Rotom, e aveva aperto l’applicazione dedicata alle mappe. «Possiamo ritenerci fortunati, qui in città c’è un negozio specializzato in articoli da campeggio e anche dei negozi di alimentari.» Spiegò.
La ragazza cominciò a camminare, con Ash che la seguiva senza discutere. Anita, non avendo altra scelta, li seguì. 
La loro prima tappa fu il negozio dedicato agli articoli da campeggio. Si trovava in una delle tante viuzze della città. Occupava il piano terra di un edificio residenziale. Aveva delle grandi vetrate, in cui erano esposti diversi articoli, dai fornelli a delle bombolette, posate e piatti da campeggio. Dall’altro lato della vetrina, invece vi erano esposti dei sacchi a pelo e vi erano delle foto di tende, con diverse indicazioni. 
Su una di esse vi era una sorta di cartello, che, nella forma, imitava una sorta di fumetto. “Prendi due tende a due posti e la seconda la paghi la metà”. Vi era scritto.
I tre entrarono nel negozio. «Buongiorno!» Salutarono. «Buongiorno a voi!» Li salutò il commesso. Un uomo sulla trentina. Capelli arancioni e occhi azzurri. Indossava la divisa del negozio, una salopette marrone su una camicia verde.
«Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. «Immagino che se siete qui, cercate degli articoli per un viaggio Pokémon. Anche se mi chiedo come mai il Campione del Mondo voglia viaggiare come se fosse un novellino.» Si lasciò scappare.
Ash si stava visibilmente alterando. Non sopportava che qualcuno si facesse gli affari suoi. Certo, non gli dispiaceva parlare dei suoi obiettivi, ma non sopportava essere giudicato.
«Se dovete partire per un viaggio…» L’uomo cambiò leggermente il tono. «Vi servirà un po’ di tutto. Ma ritenetevi fortunati, abbiamo delle ottime offerte. Credo che abbiate visto l’offerta sulle tende da campeggio, se ne prendi due, la seconda la paghi la metà, ma abbiamo anche altre offerte. Per esempio se compri tre sacchi a pelo, il quarto è in regalo, e abbiamo lo sconto quantità anche sulle bombole del gas e su piatti e posate.» Spiegò.
In breve tempo, i tre uscirono dal negozio con tutto il necessario e oltre. Cosa diavolo se ne facevano di un quarto sacco a pelo? O di due tende a due posti se erano solo in tre? Certo che quel tipo era proprio bravo a vendere.
I tre si diressero al negozio di alimentari. Non era lontano da dove si trovavano, circa una cinquantina di metri a piedi. 
Contrariamente al negozio di articoli da campeggio, si trovava in un edificio dedicato ed era piuttosto ampio e ben fornito. 
«Non credo che dovremo fare grandi acquisti qui.» Commentò Anita. «Forse tu non conosci questi due!» Le rispose Serena, cercando di trattenersi dal ridere. «Sono dei pozzi senza fondo!»
«Ehi! Ma lo sai benissimo! Per performare serve tanta, tanta energia» Le rispose il ragazzo, con Pikachu che confermò, a modo suo, le parole dell’Allenatore. 
Conclusi gli acquisti, un rumore simile ad un tuono spaventò Anita.
«Credo sia ora di pranzo.» Commentò Serena. «I loro stomaci sono più precisi di qualsiasi orologio.» La ragazza, sempre grazie al suo Smart Rotom accompagnò il gruppo ad un ristorante fast food. Era uno dei tanti ristoranti di una famosa catena di Unima. Data l’ora c’era parecchia gente, ma la fila si sbrigava piuttosto in fretta. 
Ben presto giunse il loro turno. Al momento dell’ordinazione Ash e Pikachu diedero dimostrazione di quanto detto da Serena. E anche gli altri Pokémon del ragazzo non si esimero dal farlo. 
Dopo pranzo, i tre uscirono dal locale, con tutti i Pokémon, ad eccezione di Pikachu, ricoverati nelle rispettive Poké Ball. 
«Scusa se sono indiscreta, ma…» Chiese Anita. «Dimmi tutto.» Le rispose Ash. «Ma come mai tieni sempre Pikachu fuori dalla Poké Ball?» Il ragazzo si rivolse verso l’amico e lo accarezzò. «Lui non sopporta di stare dentro alla Poké Ball. Ha messo subito in chiaro le cose sin dal nostro primo incontro, non è così?» Il Pokémon Topo confermò la cosa, a modo suo.
La neo allenatrice si chiese se avesse fatto bene a ricoverare il suo Pokémon nella Poké Ball, senza chiederglielo. «Ora che siamo a stomaco pieno, potremo pure metterci in cammino. Dove andiamo?» Chiese Ash.
Serena aveva preso il suo Smart Rotom, e aveva aperto l’applicazione dedicata alle mappe.
«La prima Palestra si trova a Levantopoli. È una città non molto lontana da qui. Ma credo che se partissimo adesso, dovremo passare la notte in tenda. L’alternativa è partire domani mattina presto. Intanto che cerco informazioni sulla Palestra, mi dite cosa ne volete fare?»
Mentre la ragazza cercava ulteriori informazioni sulla palestra, Ash e Anita, avevano chiarito le idee sul da farsi.
«Per me potremmo partire direttamente domani.» Rispose il ragazzo. «Anche per me.» Si aggiunse Anita.
«Come volete. Intanto ho trovato delle informazioni sulla Palestra. Sembrerebbe che sia specializzata nel tipo Erba, nel tipo Fuoco e nel tipo Acqua.» Ash si grattò la testa, perplesso. «Come sarebbe a dire una palestra specializzata in tre tipi diversi? Tutte quelle che ho affrontato erano specializzate in un solo tipo.» Commentò. «E poi, sei diventata Allenatrice da poco, prima di sfidare una Palestra forse è meglio fare un po’ di allenamento. E credo che dovresti  provare a catturare dei nuovi Pokémon…» Serena fece cenno a Ash di darsi una calmata. «Si, hai ragione, ma non correre, abbiamo tutto il  tempo. Forse sarebbe il caso di andare al Centro Pokémon e di prenotare le stanze per la notte.» I tre si diressero all’edificio dedicato, lo stesso dove, la mattina, avevano salutato la Professoressa Aralia. 
Appena entrati, vennero accolti dall’Infermiera. «Buon pomeriggio, ragazzi! Come posso esservi d’aiuto?» Chiese. «Buon 
pomeriggio, vorremo prenotare due stanze per questa notte. Se fosse possibile.» L’Infermiera si girò in direzione del portachiavi appeso al muro. 
«Siete stati fortunati. Sono rimaste giusto una doppia e una singola. Eccoti le chiavi. Quella con il portachiavi verde è la singola. Quella con il portachiavi bianco è la doppia» L’infermiera porse alla ragazza una copia delle chiavi. 
Serena porse quella della singola ad Ash. «Ho una domanda, potremo usare il campo lotta?» Chiese il ragazzo. «Nessun problema.» Rispose l’infermiera. I tre uscirono dal Centro Pokémon e raggiunsero il campo lotta. Era un normalissimo campo di lotta in terra battuta, sul lato destro del Centro Pokémon. Sui lati lunghi del campo erano presenti delle panchine, per permettere agli spettatori di seguire la lotta. Sul lato opposto al Centro Pokémon, era presente la postazione dell’arbitro.  
«Hai detto di aver già lottato contro quel ragazzo, non è vero?» Le chiese, retoricamente, Ash. Per l’esperto allenatore questo voleva dire tanto. «Sai, non mi piace la teoria. Preferisco di gran lunga la pratica. Se vuoi, possiamo cominciare.» Serena lo fermò prima che estrasse dal borsello la Poké Ball di Snivy. «Non credi che sarebbe meglio che si allenasse con qualcuno più vicino al suo livello, se capisci cosa intendo.» Ash comprese l’antifona. Dopotutto avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per allenarsi con Anita. «E va bene. Ma anche tu, mi raccomando, trattala bene.» Le rispose il ragazzo.
Anita voleva opporsi, ma si trattenne dal farlo. Forse non allenarsi sin da subito con il Campione non era poi un’idea così malvagia. Dopotutto l’aveva visto utilizzare delle tecniche davvero improbabili e, forse, non era pronta per quello.
Le due ragazze si schierarono ai lati opposti del campo. «Ricorda che è una lotta di allenamento. Non deve per forza esserci un vincitore.» Le spiegò Serena. Anita fece cenno di aver compreso con un gesto del capo.
«Bene, Pancham! Tocca a te!» Serena mandò in campo un Pokémon simile ad un cucciolo di Panda Gigante. Aveva il pelo della testa color avorio, ad eccezione del pelo delle orecchie, del contorno occhi del busto, che è nero. Dalla vita in giù, il pelo assumeva una colorazione grigio scuro e la coda a batuffolo di color avorio. Portava anche una foglia di bambù in bocca. Anita lo scansionò con il suo Smart Rotom. «Pancham. Pokémon Briccone. Tipo Lotta Esemplare maschio. Vuole apparire minaccioso ma non viene preso sul serio dagli avversari. Mosse conosciute: Gelopugno, Pietrataglio, Sberletese, Neropulsar.» Anita, non che avesse molta scelta, mandò in campo il suo Oshawott.  
«Pancham, ricordati che loro non sono molto esperti. Non esagerare!» Il Pokémon fece cenno di aver capito. «Cominciate voi.» la invitò Serena. «Ne sei sicura?» Chiese. «Quando ho lottato con quel ragazzo, ha cominciato lui.» Aggiunse. «Va bene. Per questa volta cominciamo noi, ma in un una lotta ufficiale queste cose non possono succedere!» Le fece notare Serena. «Certo… ho capito.» Rispose Anita, non molto convinta.
«Bene, Pancham! Comincia con Pietrataglio!» Il Pokémon briccone tirò un potente pugno sul terreno, facendo spuntare degli enormi massi acuminati dal colore azzurro. «Forza, Oshawott! Schiva e poi usa Azione!» Il Pokémon Lontra si scostò verso destra, evitando di venir colpito, quindi si mise a correre contro il suo avversario. Serena rimase attendista. Il Pokémon Lontra si avvicinò ulteriormente a Pancham. Era quasi pronto a colpire. «Pancham! Usa Sberletese!» Una delle mani del Pokémon Briccone si illuminò di bianco, colpendo l’avversario, che nel frattempo si era avvicinato a lui. Il colpo fu piuttosto violento, tale da proiettarlo indietro. «Pancham! Cosa ti avevo detto!» Lo riprese Serena. «Scusa, ma se non lotta almeno un po’ sul serio, come pensi che ci rimanga?» Se ne uscì Ash. «Allora perché non lotti te?» Gli chiese Serena. «Io volevo solo dire che dobbiamo abituarla al fatto che le lotta siano una cosa seria. Tutto qui.» Si spiegò. «Come vuoi.» Gli rispose la ragazza.  «Oshawott, tutto a posto?» Chiese Anita, preoccupata. I Pokémon, di tutta risposta, si alzò in piedi e si scrollò la polvere di dosso. «Visto?» Disse Ash. «Anche lui vuole fare sul serio.» Aggiunse. Oshawott confermò la cosa. «E va bene!» Finalmente si aggiunse anche Anita. «Usa Acquagetto!» Il Pokémon Lontra si circondò d’acqua e spiccò un salto. Era diventato una sorta di proiettile. «Presto! Difenditi con Gelopugno!» Ordinò Serena. Una delle mani del Pokémon Briccone si rivestì di uno spesso strato di ghiaccio, pronto a colpire il suo avversario, ormai arrivato a brevissima distanza. 
«Presto! Schiva!» ordinò Anita. Il Pokémon Lontra cambiò leggermente la sua traiettoria spostandosi verso l’alto. Pancham non riuscì a colpirlo direttamente, ma colpì la scia d’acqua che si portava dietro, congelandola. 
Oshawott era bloccato nel suo stesso attacco. «E ora rompiamo il ghiaccio con Sberletese!» Ordinò Serena. Pancham colpì la parte di scia gelata davanti a lui, con un violento colpo della mano.
Parte del ghiaccio si ruppe, permettendo al Pokémon Lontra di tornare a muoversi. «Continuiamo con Acquagetto!» ordinò Anita. Il corpo di Oshawott si rivestì d’acqua, che, a causa del ghiaccio che parzialmente lo rivestiva, gelò rapidamente. Il piccolo Pokémon dovette sforzarsi non poco per gestire la diversa resistenza del ghiaccio. «Prova a dirgli di attaccare!» La esortò Ash.
«Ah... Si… Certo… Proviamoci! Oshawott! Attacca!» Il Pokémon, sforzandosi immanemente, riuscì a controllare l’attacco, e colpì Pancham in pieno, facendolo volare in aria. 
Alcuni istanti dopo, Pancham ricadde a terra. Era ancora in grado di continuare, ma era evidente che avesse subito un duro colpo. Anche Oshawott cadde a terra. Tutto attorno a lui delle schegge di ghiaccio.
Anche lui era allo stremo delle forze. «Direi che può bastare così.» Serena interruppe la lotta. «Siete state entrambe fantastiche, i vostri Pokémon hanno lottato egregiamente.» Commentò Ash. Anita non voleva crederci. Il Campione le aveva fatto i complimenti? «Oshawott è stato in grado di eseguire davvero un ottimo Gelo-Acquagetto, per essere la prima volta!» Si complimentò, alimentando la confusione delle ragazze. «Gelo-Acquagetto?» Chiesero, stupite. «È una tecnica che ha inventato una mia amica e che io e Buizel abbiamo poi perfezionato. O meglio. Lei l’ha inventata quando Buizel era ancora un suo Pokémon, poi lo ha scambiato con uno dei miei e abbiamo perfezionato la tecnica, insegnandogli Gelopugno.» Spiegò il ragazzo. «Se mai Oshawott dovesse imparare una mossa di tipo ghiaccio, penso che potrebbe insegnargli la tecnica e perfezionarla.» Aggiunse. «Si, ma con calma.» Lo riprese Serena. «Ora dobbiamo pensare a riposare e a far riposare i nostri Pokémon» Si aggiunse Anita, notando come il suo Pokémon barcollasse per la fatica.
Il giorno seguente i tre si alzarono la mattina presto, e, dopo un’abbondante colazione, tentarono di mettersi in cammino. 
Appena usciti dal Centro Pokémon, i tre videro un ragazzo, circa dell’età di Ash e Serena, che stava tranquillamente camminando, scortato da un Eevee maschio. Indossava una giacca nei toni del blu, dei pantaloni neri, un borsello nero e blu e delle scarpe rosse. Indossava un cappello. Appena incrociò lo sguardo coi tre, si mise a correre a perdifiato. «Ma che ha quel ragazzo?» Si chiese Ash. Pochi istanti dopo, il ragazzo ottenne la risposta che cercava. Un uomo ed una donna, vestiti come il tipo del giorno prima, lo stavano inseguendo a perdifiato. «Non vorrete lasciarli in balia di quei pazzi!» Ash esortò le ragazze, mentre si incamminava. 
I tre si mossero lentamente, senza farsi scoprire dalla coppia di reclute. Non avevano la minima idea di dove si stavano dirigendo. Stavano esplorando quartieri della città che mai avevano visitato. 
Erano delle aree urbane tutte uguali, palazzoni grigi in cemento, vetro e metallo. Non c’era un singolo albero a pagarlo oro. 
«Questo posto mi mette una tristezza infinita.» Commentò Serena. «Non dirlo a me.» Si aggiunge Anita. 
«Usa Comete!» Si sentì gridare un ragazzo. I tre poterono vedere delle stelle che uscivano da un vicolo cieco. Davanti al vicolo i due tizi stavano combattendo contro quel ragazzo e il suo Eevee. 
«Così non vale! Due contro uno.» Si lamentò Ash. 
Prima ancora che il ragazzo potesse intervenire, alle comete si aggiunse una coltre fumogena. Evidentemente uno dei Pokémon dei due tizi, aveva utilizzato Muro di Fumo. Ash e le ragazze si avvicinarono al vicolo dove si stava svolgendo quella lotta.
«Accidenti! Siamo arrivati troppo tardi!» Si lamentò Ash, frustrato. «Forse potremmo ancora trovarlo. Non possono essere andati molto lontano.» Serena cercò di consolarlo. Anita era più dubbiosa. Perché mai avrebbero dovuto aiutare un ragazzo che nemmeno conoscevano? 
Non avendo molta scelta, la ragazza si unì a loro. I tre perlustrarono l’area, inizialmente senza trovare nulla. Fino a 
quando… «Aspettate, forse ho trovato qualcosa.» Anita si inchinò e raccolse un cappello. Era bianco, rosso e nero. 
Lo passò immediatamente a Serena.
«Potrebbe appartenere a quel ragazzo.» Commentò Serena, non appena lo ricevette.. «Ma da solo non ci condurrà mai a lui.» Aggiunse. «Forse so io chi può darci una mano.» Ash cercò di rimanere un minimo allegro. «Datemi solo un attimo.»
Il ragazzo prese il suo Smart Rotom e cercò, nell’applicazione dedicata, Poké Exchange, la macchina per trasferimenti più vicina. Dopo una breve ricerca e dopo essere passato all'applicazione delle mappe, raggiunse rapidamente la macchina più vicina. Erano circa trecento metri a piedi da dove si trovavano.
Prima di fare lo scambio, però, doveva mettersi in contatto con la persona interessata. Il Professor Kukui. Nella mente del ragazzo, l’olfatto sopraffino di Lycanroc avrebbe aiutato nella ricerca.
Il ragazzo, contattando, pensava di che a rispondere fosse il professore, e non la moglie, la professoressa Magnolia. Quando la donna rispose, Ash rimase, inizialmente, piuttosto spiazzato.
«Ciao, Ash, tutto bene? Si, immaginavo che ti aspettassi di trovare Kukui, no? Ma fa nulla. Ti vedo in forma, e anche Pikachu lo sembra. A proposito… questa non mi sembra affatto Kanto. Sei partito per Unima? Hai per caso portato con te qualche… amica? » Chiese. Il ragazzo le fece cenno di rallentare. «Di questo ne possiamo parlare un’altra volta? Abbiamo un problema non da poco.» Lo sguardo della donna cambiò di colpo. «Cos’è successo?» Chiese, piuttosto preoccupata. «Abbiamo visto che dei tizi che si fanno chiamare Team Plasma, delle persone che sostengono che Allenatori e Pokémon debbano vivere separati, hanno rapito un ragazzo, poco fa. Per questo chiedevo se fosse possibile mandarmi Lycanroc. Il suo olfatto ci sarà sicuramente d’aiuto.» La donna gli sorrise. «Nessun problema. Hai dei Pokémon con te, oppure te lo posso inviare direttamente?» Chiese. «Stavo pensando di mandare uno dei miei, per il momento.» Le rispose. I due si scambiarono le coordinate e, quando tutto fu pronto, effettuarono lo scambio. Ash aveva inviato, Lucario.
Finito lo scambio, e salutata la professoressa, il ragazzo tornò da Serena e Anita. «Scusate se ci ho messo tanto, ma ho avuto un piccolo imprevisto. In ogni caso ho un amico che può darci una mano. Vieni fuori! Lycanroc!» Dalla Poké Ball del ragazzo uscì un Pokémon simile ad un lupo, dalla postura quadrupede e dal pelo arancione, tranne per la parte inferiore delle zampe, bianca, e per la punta delle orecchie, di forma triangolare, scura. Aveva, intorno al collo, quattro pietre di colore scuro. Aveva un’ampia criniera bianca e una folta coda, sempre di colore bianco. I suoi occhi erano di un bel colore verde.
Anita, incuriosita da quel Pokémon, non potè fare altro che scansionarlo con il suo Smart Rotom. «Lycanroc. Pokémon Lupo. Forma Crepuscolo. Tipo Roccia. Esemplare maschio. Misteriosa evoluzione di Lycanroc che si verifica solo al crepuscolo. Ad Alola è un esemplare molto raro. Sotto l’apparente calma, nasconde un impetuoso spirito combattivo. Mosse conosciute Pietrataglio, Contrattacco, Sgranocchio, Rocciarapida.» Intanto Ash e il suo Pokémon si erano avvicinati a Serena. «Bene. Credo che il cappello abbia il suo odore.» Spiegò Ash. Serena si inchinò all’altezza del Pokémon Lupo e il fece sentire l’odore di quel cappello. 
«Pensi di riuscire a ritrovarlo?» Gli chiese. Il Pokémon confermò. Dopo averne riconosciuto l’odore, ne iniziò a seguire la traccia odorosa. I tre seguirono il Pokémon, che, dopo alcuni giri a vuoto, li condusse proprio di fronte al Centro Pokémon in cui avevano passato la notte. 
Giunti nella piazza antistante al Centro Pokémon, sentirono delle parole familiari. «Cittadini di Quattroventi… Ghecis Vi chiama all’azione!» Un seguace del Team Plasma, in piedi su di un tavolo, stava facendo propaganda contro gli allenatori.
Lycanroc corse verso di lui ringhiandogli contro. I tre si avvicinarono di corsa a quel tizio. «E voi cosa volete da me?» Il suo tono era piuttosto seccato. «Tu e uno dei tuoi avete rapito un ragazzo. Dimmi dove lo avete portato!» Si scagliò Ash, piuttosto arrabbiato. «Non riuscirai a fermare la Nostra rivoluzione, Campione!» Ash non pensò nemmeno a come rispondere. «Forse io no, ma…» A quelle parole Lycanroc si scaraventò contro l’uomo, facendolo cadere dal tavolo, che si ribaltò, facendo volare in aria tutti i volantini che vi erano poggiati sopra. Il Pokémon lupo era sopra di lui, con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca. Sembrava volesse far di lui un sol boccone.
«Stammi a sentire.» esordì Ash, cercando di essere il più duro possibile. Non una caratteristica che gli si addiceva molto, ma in quel caso non aveva scelta. «Un ragazzo è stato rapito da te e da uno dei tuoi colleghi. Dove lo avete portato?» L’uomo, schiacciato dal Pokémon Lupo, era in una posizione di svantaggio, dovette dare almeno una parte della risposta. «Si. È vero. Sono stato io a rapirlo. Lo abbiamo portato a degli altri colleghi che lo hanno caricato su un furgone, ma non ho idea di dove lo abbiano portato.» Rispose.
Anita prese uno di quei volantini, che nel frattempo stava ricadendo. «Assisterete alla Rivelazione, stanotte, alle dieci in punto.» Lesse. «Su, cos’è questa rivelazione?» Chiese Ash, cercando ancora di restare nella parte del duro. «Niente che possa riguardare delle persone come voi!» Rispose. Lo sguardo di Lycanoc, per quanto possibile, si fece ancora più minaccioso. Ora sembrava veramente sul punto di attaccare. «E va bene…» Rispose l’uomo. «Nessuno sa cosa sia la Rivelazione, e come vi ho già detto non ho idea di dove abbiano portato quel ragazzo, ma se è un allenatore, posso assicurarvi che avrà quello che si merita!» Concluse. Nel mentre, Serena aveva raccolto diversi manifesti. 
Ash, nel frattempo, aveva ricoverato Lycanroc nella Poké Ball. Fatto questo, i tre entrarono nel Centro Pokémon. Si sedettero in una delle panche messe a disposizione degli allenatori.
«Adesso cosa facciamo?» Chiese Ash, in tono preoccupato. «Non possiamo lasciarlo nelle mani del Team Plasma.» Aggiunse. Nel mentre, Serena e Anita stavano osservando i manifesti che avevano raccolto. «Guardate!» Fece notare la nativa di Kalos. «Sembra che sul retro ci sia una specie di mappa.» Fece notare. «Dovremo solo capire dove si trovano.» Si aggiunse Ash. «Qui c’è una mappa.» Anita parlò estremamente a voce bassa. «Hai detto qualcosa?» Le chiese Serena.
«Credo che qui ci sia una mappa.» La ragazza indicava una piantina della città appesa poco lontano da loro. «Grazie.» La ringraziano. Poco dopo si alzarono e raggiunsero la mappa indicata dalla ragazza.
I due unirono i pezzi di mappa che possedevano e li sovrapposero, cercando una zona della mappa che corrispondesse a quella indicata. «Bingo!» Esultò Ash. «Sappiamo dove si ritroveranno, ma così come siamo non possiamo andare.» Serena fu più razionale. «Ora come siamo troppo riconoscibili. Intendo… anche se cambiassimo i nostri vestiti… potrebbero comunque riconoscerci.» Ash ci pensò un attimo. Serena aveva ragione. Per non parlare poi di Pikachu. «Potremo procurarci delle sciarpe e dei cappelli. Alle lenti ci posso pensare io. Per quanto riguarda Pikachu, potrebbe stare con Anita. Non ti dispiace vero?» La risposta del Pokémon Topo non si fece attendere. Quella ragazza sembrava abbastanza apposto. Prima o poi un’occasione del genere sarebbe capitata. Meglio sbolognarla al più presto.
I due tornarono dalla ragazza, che non aveva sentito molto della loro discussione. «Abbiamo scoperto dove sarà il loro raduno.» Spiegò Serena. «Solo che sembra molto pericoloso. Sarebbe meglio che tu resti qui. In caso di problemi, ci sarà Pikachu a proteggerti.» Aggiunse Ash. 
Anita cambiò espressione. Davvero credevano che non se la sarebbe cavata da sola? Il suo grande rispetto nei loro confronti le impedì di contestare.
«Se dovete uscire e non riuscite a rientrare per le undici, vi servirà questo.» L’infermiera prese una penna e un post-it e scrisse una serie di cifre. «»
Avrebbero dovuto chiedere le stanze per un’altra notte, rimandando la partenza di un altro giorno. Passarono il resto della giornata a procurarsi quanto necessario. Sciarpe, cappelli e giacche scure.
In seguito, le ragazze si occuparono del trucco. L’intento era quello di fargli apparire più vecchi. In seguito si occuparono 
delle lenti a contatto. Ash ne indossò di azzurre, Serena di castane.
La sera giunse in fretta e, dopo un’abbondante cena, Serena e Ash si diressero nella zona interessata. Pikachu e Anita 
restarono al Centro Pokémon, come pianificato. «Noi andiamo. Mi raccomando! Non sappiamo quanto ci metteremo, ma non ti preoccupare. Ce la caveremo.» La salutò Ash. La neo allenatrice, come se non fosse già preoccupata, si preoccupò ulteriormente.
Il luogo in cui si sare svolta la rivelazione era in una delle zone più vecchie e malmesse della città. Non troppo lontana da dove era stato sequestrato quel ragazzo. Di notte quel posto metteva davvero i brividi. Serena, per farsi coraggio, si strinse Ad Ash. Stare vicino a lui la faceva stare meglio.
«Guarda quanta gente.» Commentò il ragazzo a bassa voce. «Non immaginavo così tante persone la pensassero in questo modo.» Rispose Serena, anche lei stupita. Nel frattempo si era ulteriormente stretta al ragazzo. I due, ora camminavano a braccetto. «Così attireremo meno sospetti.» Cercò di giustificarsi.
I due si erano uniti alla fila. All’apparenza erano delle persone comuni. Uomini e donne, ragazzi e ragazze, anche dei signori e delle signore di una certa età.
La fila scorreva rapidamente. Non ci volle molto prima che giungesse il loro turno. Davanti a loro si stagliò un energumeno. Un omaccione alto più di due metri, dalle spalle larghe e dal corpo muscoloso. Aveva dei lunghi baffi, mentre per il resto non aveva un singolo pelo in viso. «Avete l’invito?» Chiese, con voce cavernosa. «L’invito?» Chiese Ash, con tono preoccupato. «Dice questo?» Chiese Serena, porgendogli il foglio raccolto la mattina. L’uomo lo guardò per alcuni istanti, per poi rispondere. «La rivelazione salverà uomini e Pokémon. Prego Fratello e Sorella.» Li invitò. I due entrarono. Decisero, immediatamente, di mettersi in disparte. «Non sapevo fossero così tanti.» Commentò il ragazzo. 
«Ghecis! Ghecis! Ghecis! Ghecis!» Tutti i presenti, intonavano il suo nome un coro, sembrava fossero un'unica voce. I due voltarono lo sguardo verso il palco. Diversi seguaci del Team Plasma, erano schierati, come soldati, in direzione del pubblico. Dietro di loro tre grandi stendardi con il simbolo del Team Plasma. A un certo punto diversi seguipersone si illuminarono, puntando al centro del palco. Contemporaneamente una voce fuoricampo, catturò l’attenzione del pubblico. 
«Diamo un caloroso benvenuto a colui che porterà un nuovo equilibrio in questo mondo! Gheeeeeeeeeeeeeecccccccccisssssssssssssssssssssss»Gridò!
Nel frattempo, da una botola sotto il palco, era uscito un uomo alto circa due metri e dalla corporatura robusta. Aveva i capelli lunghi e di un colore non ben definibile. Qualcosa tra il grigio e il verde. Indossava una veste bianca coperta da una sopravveste viola e gialla. Sul lato viola era decorata con un occhio stilizzato  giallo, sul lato giallo con un occhio stilizzato viola. Indossava una sorta di decorazione, sulla veste, che ricordava la merlatura di un castello.
Il tempo per osservarlo fu, a dire il vero, piuttosto breve. Ben presto l’uomo cominciò a parlare. «Il mio nome è Ghecis. Ghecis, capo del Team Plasma. Oggi voglio parlare a voi tutti qui riuniti della liberazione dei Pokémon! È da tantissimo tempo che noi umani viviamo a fianco dei Pokémon. Ci cerchiamo a vicenda, abbiamo bisogno gli uni degli altri. Questa sembra essere un’idea condivisa da molti. Ma stanno davvero così le cose? O siamo solo noi umani a essere convinti che questa sia la verità? Avete mai provato a pensarci? La verità è un’altra! Gli Allenatori schiavizzano i Pokémon e li piegano al loro volere!» A quelle parole, il pubblico, come in coro, gridò «ALLENATORI SCHIAVISTI! SCHIAVISTI! SCHIAVISTI!» Ci vollero alcuni istanti, prima che l’uomo potesse riprendere a parlare.
« Li sfruttano per ogni sorta di cose. Qualcuno di voi ha il coraggio di negare che sia così? Ascoltatemi! I Pokémon sono delle creature del tutto diverse dagli esseri umani ed è probabile che posseggano capacità ancora ignote. Sono tantissime le cose che possiamo imparare da loro. Allora, qual è l’unica cosa sensata che noi esseri umani possiamo fare per loro? Esatto! Dobbiamo liberarli! Ed è quello che farò con questi schiavisti! Ma, dato che IO» L’uomo sottolineo particolarmente la parola “IO”. «Sono un uomo magnanimo. Per quanto siano tutti dei criminali, permetterò ad ognuno di loro di difendersi. Di tenere i suoi Pokémon.» Il pubblico fece un boato di disapprovazione. Durante il discorso una parte dei seguaci si era allontanata, per poi tornare a discorso finito. Ognuno di loro teneva ben fermo una persona. Ash e Serena li guardarono uno ad uno. Il ragazzo che cercavano era l’ultimo in fila. Prima di lui c'erano solo tre persone.
«Comincio da te.» L’uomo si rivolse all’uomo più a sinistra. Era un uomo di circa quarant’anni, e aveva davvero una brutta faccia. «Bene.» Lo invitò Ghecis. «Tu sarai il primo. Schiera il Tuo Pokémon.» Lo invitò. 
Il ragazzo, che nel frattempo era stato liberato, obbedì. «Toxicroak! Tocca a te!» L’uomo mandò in campo un Pokémon bipede dai colori blu scuro e verde acqua, dall’aspetto simile a una rana velenosa. La testa aveva una punta leggermente arricciata verso l'alto. Aveva gli occhi giallo brillante, molto intimidatori, dotati di una piccola pupilla simile a quella di un serpente. La bocca ha l'aspetto di un paradenti. Il labbro superiore è rosso e si arricciava verso l'alto. Sotto il mento c'è una sorta di vocale rosso. Aveva tre dita e, sul dorso di ogni mano un grande artiglio rosso. Gli avambracci erano circondati da due anelli neri. Le zampe erano muscolose. I suoi  piedi avevano tre dita. Sotto l'area pelvica ci vi erano due linee orizzontali bianche. «Oh!» Commentò Ghecis. «Possiamo cominciare.» L’allenatore rimase spiazzato, non ordinado alcun attacco. «Perché non ordini alcun attacco?» Gli chiese. «Credi che io non sia in grado di difendermi in quanto sono un semplice essere umano?» Aggiunse. «Sono perfettamente in grado di attaccare e di difendermi!» Lo provocò. «Vuoi una dimostrazione?» Gli occhi dell’uomo si illuminarono. Sollevò un braccio. Questo fu sufficiente a scaraventare il Pokémon dell’avversario ovunque. Questo fu sufficiente a sconfiggerlo. Due seguaci lo immobilizzarono, mentre un altro lo perquisiva. Il suo obiettivo era quello di prendere tutti i suoi Pokémon. Il ragazzo ne possedeva altri tre. «E ora liberateli!» ordinò Ghecis. Il seguace che aveva perquisito il ragazzo fece scattare il meccanismo di liberazione dalle Poké Ball, liberando un Watchog, un Tranqill e un Liepard.
Destino simile accadde ai due allenatori successivi. «Ora faranno lo stesso con quel ragazzo.» Commentò Ash. Fino a quel momento, il ragazzo si era trattenuto, sia pur a fatica. Ma non poteva sopportare di vedere quelle cose una singola altra volta. Anche se, fino ad ora ad aver subito quel trattamento erano dei criminali. Ma ora toccava a quel ragazzo.
Questi aveva capito cosa stava succedendo. «Eevee! Questa è la lotta più importante! Dobbiamo vincere ad ogni costo! Cominciamo con Attacco Rapido.» Ordinò. Appena in campo, il Pokémon si mise a correre contro quel tizio. Sembrava quasi che avesse capito qualcosa che nessuno, fino a quel momento, aveva compreso.
Si mise a correre contro l’uomo. Questi, come fatto con i precedenti Pokémon, lo fermò. Eevee si sforzò di sopportare quegli enormi poteri. Impossibili per un normale essere umano. Strinse i denti e cercò di avanzare. Ogni passo era una fatica immane. Il suo corpo si illuminò di una luce blu. Le orecchie si allungarono, il corpo divenne più muscoloso e longilineo. La coda divenne più appuntita, e lo stesso poteva dirsi del muso. Gli occhi divennero scarlatti e il mantello nero, decorato da degli anelli gialli. «Si è evoluto in Umbreon!» Commentò Ash, sottovoce.
«Pensi che una semplice evoluzione possa scombinare i miei piani?» Ghecis tentò di infierire. «Questo vuol dire solo una cosa.» L’uomo sparì nella botola in cui era uscito in precedenza, per poi ritornare, dopo alcuni istanti, scortato da un Pokémon simile ad un'idra. Aveva delle ali nere sulla schiena. Sul collo era presente un collare rosa simile a un fiore, che si apriva dalla sua testa. La testa centrale era di un blu scuro e gli occhi erano rosso mattone. Le mani, nere, ospitavano una testa ciascuna, anch'esse blu con occhi neri. Possedeva due linee rosa nella parte inferiore del corpo. I piedi, di forma biforcuta, non avevano artigli. Anche la coda possedeva una striscia rosa con un batuffolo nero alla sua estremità. «Un Hydreigon» Commentò il ragazzo, sottovoce. «Tu avrai l’onore di lottare contro uno dei miei combattenti per la libertà!» lo indicò l’uomo. «Hydreigon! Dragopulsar!» Ordinò l’uomo. Dalle tre bocche del Pokémon uscirono tre raggi di energia dal 
colore tendente al viola. Mano a mano che si allontanavano dal Pokémon Brutale, queste assumevano una forma draconica.
«Umbreon! Schiva e usa Comete!» Il Pokémon Lucelunare si mosse rapidamente, scartando verso destra. Non perse poi 
tempo, saltando e lanciando contro l’avversario una scarica di energia, sotto forma di stelle. Nonostante il grande impegno nel suo attacco, tuttavia, il Pokémon avversario non sembrò subire particolari conseguenze, nonostante le apparenze. 
«Non so quanto possa durare. Penso dovremo intervenire.» Ash parlò a bassa voce all’orecchio di Serena, facendole provare un piacevole brivido. «Cosa intendi fare?» Gli rispose. «Ci inventeremo  qualcosa. Dovrete distrarlo e poi salveremo quel ragazzo… in qualche modo.» Serena era un po’ contrariata. Non che non si fidasse di Ash, ma a volte il suo non avere piani, non le piaceva molto.
«E ORA CHE ANCHE LUI È SISTEMATO, C’È QUALCUNO CHE ANCORA OSA CONTRASTARMI?» Gridò, retoricamente, Ghecis, indicando l’Umbreon del ragazzo. Disteso a terra, non più in grado di lottare. 
«Certo. IO!» Gridò Serena. Ash si era già allontanato, attuando un piano che, fino a quel momento era solo nella sua mente. Le aveva solo chiesto di tenere a bada Hydreigon con la sua Sylveon. 
La ragazza si fece strada a fatica tra la tanta gente ammassata lì presente. Sorridendo ai presenti e chiedendo permessi su permessi, la ragazza raggiunse il palco, parandosi davanti all’omaccione e al suo Pokémon.
«Visto che sei stata così coraggiosa…» Si riferì alla sua avversaria. «Dato che sono un uomo magnanimo, ti propongo un patto. Qualora dovessi vincere, quel ragazzo potrà tenersi i suoi Pokémon. Qualora vincessi io, dovrai liberare anche i tuoi.»
La ragazza accettò con un piccolo cenno del capo. 
«Non metterci troppo.» Disse sottovoce. «Sylveon!  Tocca a te! Vento di Fata!» La Pokémon della ragazza, appena uscita dalla Poké Ball, attaccò, generando una potente corrente d’aria dal colore rosato, che investì l’avversario con una forza immane. «Hydreigon! Rispondi con Dragopulsar! Ordinò l’uomo. Dalle tre bocche del Pokémon uscirono tre raggi di energia dal colore tendente al viola. Mano a mano che si allontanavano dal Pokémon Brutale, queste assumevano una forma draconica. Questi raggi si avvicinarono alla Pokémon, ma non la scalfirono in alcun modo. «Ma com’è possibile!» Si lamentò l’uomo. «Riprovaci!» Mentre i due lottavano, Ash aveva raggiunto l’andito da cui erano entrati.
Il ragazzo si guardò attorno e, non notando nessuno in giro, decise di passare all’azione. Prese dal suo borsello delle palline a forma di Koffing. Un’invenzione di Lem. Erano dei fumogeni, atossici, ovviamente. L’inventore si era ispirato alle tecniche di Sanpei, il loro amico ninja. Fino a quel momento li aveva sempre portati con sé, senza mai trovarne una reale utilità.
Ne lanciò un paio per terra, con una certa foga. Queste esplosero, generando una grossa quantità di fumo, nero e denso, che si stava dirigendo all’interno della stanza. «Dobbiamo farlo arrivare più rapidamente! Noivern, ho bisogno del tuo aiuto!» Il ragazzo lanciò la Poké Ball del Pokémon Ondasonora. «Bene, Noivern, ho bisogno del tuo aiuto. Dovresti indirizzare il fumo dentro questa porta.» Il ragazzo indicò al suo Pokémon la porta da cui era uscito. Il Pokémon, avendo compreso cosa doveva fare, cominciò a sbattere violentemente le enormi ali, generando una fortissima corrente d’aria che indirizzò all’interno la grossa quantità di fumo. Il ragazzo continuò a lanciare fumogeni finché ne aveva, garantendosi, grazie all’aiuto del Pokémon una copertura perfetta. 
L’aria della stanza era divenuta scura e difficile da respirare. Era quasi impossibile vedere qualcosa. Era parte del piano, almeno nella testa di Ash. 
Serena, la sua Sylveon e quel ragazzo erano ancora sul palco, con anche Ghecis e i suoi seguaci. «Lo sapevo che non mi sarei mai dovuto fidare! Voi allenatori siete tutti uguali!» Gridò. «Prendeteli!» Ordinò. «Ma signore…» uno dei seguaci si oppose. «Tecnicamente la ragazza avrebbe vinto la lotta…» Nonostante il fumo, l’oppositore, sentì il peso dello sguardo del suo capo. Ma, quando tentò di intervenire, fu troppo tardi. 
Come i suoi pari, venne sbalzato contro la parete da una corrente d’aria fortissima. L’urto fu talmente forte da fargli perdere i sensi. «Forza, andiamo!» Una voce familiare esortò Serena. Era Ash. Ed era sul palco, poco distante da lei. Era scortato dal suo Noivern. 
I due fecero alcuni passi, giusto quelli necessari a scendere dal palco. Ash si accorse immediatamente che quel ragazzo non li stava seguendo.
Non avendo altra scelta, dovette tornare indietro e tirare per un braccio l’allenatore di Umbreon per un braccio. «Si. Ho capito, vengo con te! Ma poi devi spiegarmi perché mi hai voluto salvare». 
Ash rimase in silenzio. Quello che gli importava era ricongiungersi con Serena e tentare di confondersi con la folla. 
Nonostante qualche brivido, tutto andò per il meglio. I tre avevano corso per una grande distanza, separandosi presto dal gruppo, e raggiungendo una zona meno periferica e più sicura.
«Vi ringrazio di avermi salvato, ma…» Chiese il ragazzo, ancora con il fiatone. «Chi siete? Perché mi avreste dovuto salvare? Sarei potuto essere un criminale come i tizi prima di me, eppure non vi siete fatti alcun problema nel venire a salvarmi.» Ash e Serena si guardarono  negli occhi.
«Forse messi così non siamo esattamente riconoscibili.» Osservò Serena. Ash comprese il messaggio. Si tolse la sciarpa e il cappello. Quindi passò alle lenti. Serena fece lo stesso.
Il ragazzo non credette ai suoi occhi. «Ma voi due siete… il Campione del Mondo e la finalista di non so quanti Grand Festival? Non ci voglio credere!» Li guardò stupito.
«E tu chi sei?» Gli chiese Ash. «P-Piacere. Mi chiamo Carlos e sono il Capopalestra di Levantopoli.» Si presentò il ragazzo. «Solo che ancora non mi capacito di come mai mi abbiate salvato. Non vi rappresento nulla.» Ash si girò nella sua direzione. «E quindi? Abbiamo visto un ragazzo inseguito da dei seguaci del Team Plasma e, grazie all’aiuto di Lycanroc siamo risaliti a chi ti aveva rapito e…» Il ragazzo fece cenno di aver compreso. 
«Ho capito. Ma… dimmi un po’, come mai hai deciso di venire qui ad Unima?» Chiese. «Tagliando corto, ho capito che se davvero voglio diventare un Maestro Pokémon, devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Sono stato messo in contatto con una ragazza che è diventata allenatrice questa mattina e…» Spiegò Ash. «Penso di aver capito.» Rispose Carlos. «Questo vuol dire che la incontrerò molto presto.» Aggiunse. «Suppongo di sì.» Rispose Ash. «Però ora è meglio rientrare.» Si congedò Carlos. «Avrei dovuto passare la notte da un mio amico e sarà decisamente preoccupato.» Spiegò. «Arrivederci!» Lo salutarono.
I due tornarono al centro Pokémon. Era mezzanotte passata, per cui Serena dovette digitare il codice per aprire la porta. Appena aperto, fece cenno a Ash di fare silenzio, portandosi un dito alla bocca.
Il ragazzo camminò silenziosamente fino alla sua stanza. Serena fece altrettanto, cercando di non svegliare Anita, che dormiva beatamente. Pikachu era sdraiato nel suo letto, e questo le faceva molto piacere. Sapeva di piacere a Pikachu, dopotutto a detta di Ash, era la sua sola amica a non essere mai stata fulminata. Anche in quel caso, la ragazza, avrebbe dovuto fare molta attenzione. 
Il giorno dopo i tre dovettero alzarsi presto. Ash e Serena erano ancora stanchi dalla notte prima. Stanchi e traumatizzati. Sia Anita che Pikachu notarono il cattivo umore dei loro amici. Si erano riuniti e si erano appena seduti al tavolo per fare colazione. «Vi vedo preoccupati. È successo qualcosa?» Chiese Anita. «Il Team Plasma…» Iniziò Serena. «È peggio di quanto potessimo mai immaginare.» Cercò di spiegare. «Hanno costretto degli allenatori a liberare i loro Pokémon. Certo, alcuni di loro erano dei criminali, ma… tra loro c’era anche il Capopalestra di Levantopoli.» Spiegò Ash. «Siamo riusciti a salvare almeno lui.» Aggiunse Serena. «Allora credo che non dobbiate abbattervi così. Siete riusciti a salvare qualcuno.» I due scossero la testa. «Il problema non è che siamo riusciti a salvare solo una persona. Né quante non ne riusciremo a salvare o a non salvare. Il problema è che questi del Team Plasma sono molto pericolosi. Molto più pericolosi del Team Rocket.» Spiegò Ash. «E, a proposito, che fine hanno fatto?» Si chiese Serena. 
Anita era parecchio confusa. «E cosa sarebbe questo Team Rocket?» Chiese Anita. «Erano… o meglio sono, anche se non li vediamo in giro da molto tempo, dei criminali che rubano i Pokémon degli Allenatori, per venderli al mercato nero e guadagnarci. E noi ne sappiamo più di qualcosa, non è vero?» Chiese, retoricamente, sia a Serena che a Pikachu.
«Non vedo molte differenze tra loro.» Commentò Anita. «Entrambi non rispettano il legame tra Allenatori e Pokémon. E, ora che, nel mio piccolo, sono diventata un’Allenatrice, non riesco ad immaginarmi senza Oshawott.» Spiegò.
Terminata la colazione, e con un clima più disteso, i tre uscirono dal Centro Pokémon, e si misero in cammino. «Scusat… Ehm… ditemi. Il capopalestra di Levantopoli, com’è?» Chiese. «Vorremmo che fosse una sorpresa.» Le rispose Ash, senza nemmeno pensarci. 
Nel frattempo i tre erano giunti alla periferia della città, presto sarebbero giunti in aperta campagna.
«Però… pensandoci, sei diventata Allenatrice da poco,  hai un solo Pokémon con te. Forse dovresti catturarne qualcun altro.» Le propose. «Credi che io sia in grado di farlo?» Si chiese la ragazza, piuttosto titubante. «Se non ci provi, non lo potrai mai sapere.» Il ragazzo prese il suo Samart Rotom e cercò, nella zona del dex dedicata, i Pokémon presenti in quell’area, quindi lo avvicinò ad Anita. «Ecco. Qui ci sono i Pokémon che puoi catturare qui. Sembra che ci sia una buona varietà.» Osservò. Sullo schermo dello Smart Rotom apparirono le immagini di diversi Pokémon, accompagnati, dal numero di Pokédex e dal loro nome. «Vediamo…» Commentò la ragazza. «Vediamo un po’… Mareep, Riolu, Lillipup, Patrat, Pidove, Azurill, Purrloin… Non ho idea di chi scegliere.» Ovunque i tre guardavano, potevano osservare Pokémon di ogni specie.
Tuttavia, appena questi cercavano di avvicinarsi, essi si rintanavano ovunque fosse possibile. «Certo che è davvero difficile catturare un Pokémon. Molto più di quanto immaginassi.» Cercò di parlare sottovoce. «Molti Pokémon si spaventano facilmente.» Le spiegò Ash. «Devi fare molta attenzione.» Aggiunse Serena. «Grazie dei consigli, ma sembra che qui non appena facciamo un singolo passo, spariscano tutti..» Ash la riprese di nuovo. «Devi essere paziente. A volte sono loro a volersi far catturare.» I tre continuarono a percorrere la strada che separava i due centri abitati. 
Ad un certo punto, da uno dei tanti cespugli, spuntò un Pokémon simile ad un cagnolino dal colore marrone chiaro. Aveva grandi  occhi di forma ovale e di colore marrone e un naso rosso. La sua faccia era coperta da una folta pelliccia color crema. Aveva anche delle grandi orecchie a punta e un ciuffo di pelliccia nella parte bassa di esse.. La sua pelliccia appariva gonfiata, nella  parte superiore delle zampe. Sulla schiena del pelo di colore blu scuro che ricordava una fiamma. La coda era corta e ricordava una sorta di ciuffo.
La ragazza scansionò il Pokémon con la funzione Pokédex del suo Smart Rotom. «Lillipup. Pokémon Cagnolino. Tipo Normale. Esemplare Femmina. Affronta con valore anche gli avversari più forti, ma la sua intelligenza gli fa evitare le lotte troppo svantaggiose. Mosse conosciute Azione e Morso.» Il Pokémon Cagnolino si sedette e cominciò a grattarsi. 
«Non so voi, ma io vorrei provare a catturarlo.» Anità parlò sottovoce, cercando di non spaventarlo. «Forza, puoi riuscirci!» La incoraggiò Ash. «Va bene! Poké Ball! Vai!» La ragazza prese un Poké Ball dalla sua borsa, ma prima che potesse premere il meccanismo di attivazione, Serena la bloccò. «Non così. Se vuoi catturare un Pokémon, devi prima lottare. So che è paradossale, ma, prima di catturarlo devi lottare.» Anita ritirò la Poké Ball nella borsa, per prendere quella del suo Oshawott. «Bene, amico. Conto su di te.» La ragazza fece uscire il suo Pokémon. «Lo vedi quel Lillipup?» Chiese Mi farebbe piacere catturarlo, ma avrei bisogno del tuo aiuto. «Sha?» Il tono del Pokémon era piuttosto dubbioso. «Credo che tu ci possa riuscire tranquillamente. Ma dobbiamo sbrigarci. Potrebbe andarsene da un momento all’altro.» Lo istruì. 
«Bene, tentiamo. Usa Azione!» Oshawott si mise a correre contro l’avversario, ancora tranquillo. 
Quando Oshawott fu sufficientemente vicino, finalmente si alzò, e decise di rispondere all’attacco avversario, utilizzando Azione a sua volta. I due Pokémon si scontrarono e, a causa della violenza dell’impatto, entrambi arretrarono. A causa dell'impatto contro il terreno, entrambi sollevarono una nuvola di terra.
«Oshawott! Acquagetto!» Il corpo del Pokémon Lontra venne circondato da uno strato d’acqua, che lo rivestì completamente. «Bene, ora cerca di muoverti nel modo più imprevedibile che puoi!» Ordinò. Il Pokémon si mosse in diverse direzioni, cercando di confondere l’avversario. Pur saltando in diverse direzioni, non riusciva a seguirlo. 
Alla fine l’impatto fu inevitabile. Lillipup venne scaraventato in aria. 
Presto ricadde a terra, stordito. «Questo è il momento!» Le propose Ash. La ragazza seguì il consigliò, rimettendo mano alla borsa e riprese la Poké Ball. Fece scattare il meccanismo di ingrandimento e la lanciò contro il Pokémon.
Questi venne immediatamente assorbito dalla stessa, trasformandosi in un fascio di luce. Fatto questo, la sfera si mise a vibrare, muovendosi a destra e a sinistra. 
I tre la guardarono muoversi, era difficile determinare se la cattura fosse o meno andata a buon fine. Nonostante, per Ash e per Serena, non  fosse una novità, la tensione che si creava nel dover aspettare per scoprire se una cattura fosse andata o meno a buon fine, era sempre presente.
La sensazione sparì immediatamente quando la Poké Ball confermò la cattura. «Ora non ti resta che raccoglierla.» La ricordò Ash. «Oh… si… certo… giusto.» 
La ragazza si inchinò e raccolse la Poké Ball. «Ho catturato il mio primo Pokémon!» Esultò, e Oshawott con lei. « Vieni fuori Lillipup!» La ragazza azionò il meccanismo di apertura della Poké Ball, facendo uscire il Pokémon Cagnolino.
Questi si avvicinò immediatamente alla sua nuova allenatrice, attaccandosi alla sua gamba. «Sembra che ti adori già» si congratulò Ash.
Dopo aver pranzato, i tre si misero in cammino, sempre in direzione di Levantopoli. Stavano proseguendo tranquillamente, nonostante qualche brivido causato dal vento che ogni tanto si sollevava.
La loro tranquilla camminata venne interrotta quando incrociarono i loro passi con quelli di un ragazzo dai capelli biondi e vestito in abiti sportivi. «Ciao, Ivan!» Lo salutarono. «Beh… ciao» Rispose, in tono seccato. Il suo modo di rispondere infastidì parecchio a Serena, la quale non si fece molti problemi a farlo notare.
«Non credevo che saresti sopravvissuta così tanto.» Si rivolse ad Anita, con durezza. «Sarà forse per dare un minimo di soddisfazione a loro due?» Serena e Ash dovettero trattenerla, per evitare che gli mettesse le mani addosso. «Forse dovreste risolvere la questione con una lotta.» Propose Ash. «Come volete.» Rispose Ivan. «Tre contro tre?» Chiese.
«Veramente io avrei solo due Pokémon.» Rispose Anita. «Fffff, e va bene… due contro due.» Rispose, piuttosto seccato. 
Trovata una radura abbastanza ampia, che potesse fungere da Campo Lotta, i due allenatori si posizionarono ai lati opposti del campo improvvisato. «Se non vi dispiace, farò da arbitro.» Si propose Ash. «Come vuoi.» Rispose un sempre più seccato Ivan. «Comincia la lotta tra Anita e Ivan. Sarà una lotta due contro due. Vince chi riesce a sconfiggere entrambi i Pokémon avversari.» Finita la spiegazione delle regole, i due allenatori mandarono in campo i rispettivi Pokémon.
«Oshawott! Tocca a te!» Anita mandò in campo il suo primo Pokémon, e lo stesso fece Ivan, con Tepig. «Possiamo cominciare!» Partì Ivan. «Usa Nitrocarica!» Ordinò. Il corpo di Tepig si rivestì di fiamme e si mise a correre contro Oshawott. «Proviamoci! Raggiungilo con  Acquagetto!» Ordinò Anita. Il corpo del Pokémon Lontra si rivestì d’acqua, e spiccò un salto. Era un proiettile impazzito attaccato ad una scia d’acqua. 
I due Pokémon si scontrarono a metà del campo. Il contatto tra i due fu piuttosto violento, con i due Pokémon che vennero proiettati all’indietro dalla violenza dell'impatto. 
Tepig aveva subito i danni maggiori, ma ancora non voleva arrendersi. «Usa Azione!» Ordinò Ivan. Il Pokémon Suinfuoco si
mise a correre contro il suo avversario. Anita rimase attendista. Tepig si stava pericolosamente avvicinando.
«Adesso schiva e usa Pistolacqua da vicino!» ordinò Anita. Dalla bocca del Pokémon Lontra uscì un poderoso getto d’acqua
che colpì in pieno il Tepig avversario, scaraventandolo in aria. Alcuni istanti dopo ricadde a terra, con un tonfo. «Beh! E allora che fai? Su! Forza! Muoviti e attacca! Nitrocarica!» Il corpo di Tepig si rivestì di fiamme e si mise a correre contro l’avversario. A causa delle ferite riportate, era più lento del normale.
«Oshawott! Acquagetto!» Il Pokémon di tipo acqua si rivestì d’acqua e si trasformò in un proiettile impazzito che colpì in pieno l’avversario, facendolo volare. Quando ricadde, il risultato della battaglia fu evidente. Tepig era a terra e con le zampe distese. «Tepig non può più lottare. Vince Oshawott!» Decretò Ash. «Vedi di fare meno schifo la prossima volta.» Ivan ritirò il suo Pokémon, sconfitto. Ash si trattenne a fatica dal tirargli un cazzotto nei denti o, comunque, dal spaccargli la faccia. «Il tuo Pokémon ha lottato al massimo delle sue possibilità. Se continui a comportarti così, io mi rifiuto di arbitrare la lotta.» Ivan si voltò verso di lui. «Non è necessario che qualcuno arbitri questa lotta. E poi i Pokémon sono miei. Li tratto come meglio credo.» Uscì.
«In ogni caso, chiudiamola in fretta! Pidove vai!» Dalla Poké Ball del ragazzo uscì un Pokémon simile ad un piccione di colore grigio. Aveva degli occhi ovali larghi e di colore dorato. La testa era rotonda. Sulla cima della stessa si trovava una specie di cresta a tre punte. Il becco, di colore nero era sormontato da due piccole protuberanze rosa. Sotto di esso si trovava la pancia, che con un motivo a cuore, di colore più chiaro del resto del corpo. Sul retro del corpo, all'altezza del collo, si trovava una striatura nera. Sulle ali, di colore nero si trovava una striatura grigia. Il Pokémon aveva delle zampe rosa con tre dita dotate di unghie nere. Anita utilizzò la funzione Pokédex del suo Smart Rotom. «Pidove Pokémon Piccione. Tipo Normale e Volante. Esemplare Maschio. Pokémon che vive in città. Si affeziona facilmente alle persone, perciò non è strano trovarlo in parchi o piazze. Mosse conosciute Raffica, Attacco Rapido, Aerasoio.» Anita ripose il suo Smart Rotom nella borsa. «Bene, Pidove! Vai di Aerasoio!»Il Pokémon Piccione generò dalle ali delle lame fatte d’aria. Le diresse con precisione chirurgica contro l’avversario. Nonostante il tentativo di schivare, il Pokémon venne colpito in pieno petto. A causa del colpo subito, cadde a terra, sfinito. «Oshawott non è più in grado di continuare.» Decretò Ash. «Ora puoi riposare, amico, sei stato bravissimo!» Si cogratulò Anita. «Congratularsi con un Pokémon che ha appena perso è sinonimo di debolezza.» Commentò Ivan. Anita non rispose. «Lillipup! È il tuo momento!» La ragazza prese dalla sua borsa la Poké Ball del suo secondo Pokémon. Ne schiacciò il pulsante apertura e fece uscire il Pokémon Cagnolino dalla sua Poké Ball. 
«Pff… Un Lillipup! Banale!» Commentò Ivan, in tono annoiato. Anita si limitò ad ignorarlo. Lillipup era un suo Pokémon solo da poche ore, ma già ci teneva tanto e non sopportava che qualcuno li trattasse in quel modo. «Lillipup! Usa Azione!» Odinò. Il Pokémon Cagnolino si mise a correre contro l'avversario, nel tentativo di colpirlo. «Su, schiva!» ordinò Ivan. il Pokémon Piccione spiccò il volo evitando il colpo avversario. «E ora usa Aerasoio!» Dalle ali del Pokémon Piccione si generarono delle lame d’aria, che colpirono in pieno il Pokémon avversario. «È l’abilità Supersorte di Pidove. Ha ottime possibilità di mettere a segno dei brutti colpi.» Spiegò Ivan. «E mi pare anche di aver vinto. No? Che aspetti a dichiarare la mia vittoria, arbitro?» Ash lo fulminò con lo sguardo. «Vince Ivan.» Decretò. Il vincitore della lotta ricoverò il suo Pokémon nella Poké Ball. «La prossima volta vedi di essere una degna avversaria. O, per avere un po’ di sfida devo sfidare te, Ash?» Ash si limitò a non rispondere. Non perché fosse schizzinoso, ma perché, come anche alla sua Snivy, quel ragazzo proprio non piaceva.
Pochi istanti dopo, Ivan aveva preso le sue cose e se n’era andato. «Non so voi, ma a me quel ragazzo non piace per nulla.»
Osservò Ash. «Concordo. Non mi è piaciuto per nulla come ha trattato i suoi Pokémon. Tu che ci hai lottato, che ne dici?» Chiese Serena. Anita non rispose. «Tutto a posto?» Le chiese Serena, in tono preoccupato. Ancora un silenzio di tomba.
Serena fece alcuni passi indietro e la trovò. Era seduta contro un albero. Aveva la faccia tra le mani. Sembrava piuttosto triste. Appena si accorse della presenza della Performer, si voltò dalla parte opposta.
«Non pensare che facendo così, cambi qualcosa.» La riprese Serena. «Non puoi prendertela così tanto per una sconfitta.» Si aggiunse Ash. «Non lo capisci? Tu oramai sei il campione dei campioni! Non sai cosa significhi perdere! Io non merito di essere un’allenatrice! Non merito la fiducia dei miei Pokémon!» Si sfogò.
Ash e Serena si sedettero di fronte a lei. «No. Non puoi dire così. Se tutti gli Allenatori non meritassero i Pokémon, dopo una sola sconfitta, allora non ci sarebbero Allenatori. Tutti hanno perso almeno una lotta. Anche i più grandi Campioni. Nessuna eccezione, non è vero?» Pikachu confermò la cosa. «E lo stesso vale per Gare e Varietà.» si aggiunse Serena. «La sola cosa importante è rialzarsi sempre e imparare dai propri errori.» Ash cercò di motivarla.  
«Mi merito ancora la vostra fiducia?» La ragazza prese in mano le Poké Ball dei suoi due Pokémon. la ragazza si alzò in piedi e risistemò le sue Poké Ball. 
«Ora però rimettiamoci in cammino o dovremo passare la notte qui.» Ricordò Serena. «Non sono sicura di voler passare la mia prima notte da Allenatrice così all’addiaccio.» Rispose Anita.
I tre si misero in cammino, parlando poco o niente. «Non so te, amico…» Ash parlò a Pikachu, cercando di non farsi sentire dalle ragazze. «Pika?» Chiese il roditore elettrico. «Dico che Ivan, per certi versi, mi ricorda Paul.» Spiegò il ragazzo.
«Scusa se sono indiscreta, ma chi sarebbe questo Pol?» Chiese Anita.«È Paul, non Pol. Non è il pilota di moto. Comunque… beh, è stato un rivale quando abbiamo viaggiato a Sinnoh. Si, era e, credo sia indubbiamente forte, ma non mi è mai piaciuto il modo in cui trattava i suoi Pokémon. Ma magari ve ne parlerò un’altra volta. Non mi piace parlare di persone che non sono presenti.» Spegò Ash.
Nel frattempo, i tre avevano quasi raggiunto Levantopoli. O meglio, riuscirono a scorgere i primi edifici. Erano le punte dei grattacieli più alti. Erano edifici realizzati in vetro e acciaio, dalle forme più disparate.
Continuando a camminare, iniziarono a raggiungere i primi edifici residenziali, le prime villette a schiera con giardino, i primi bambini che giocavano con dei Pokémon domestici, come dei Growlithe, dei Lillipup, o degli Yamper.
Superati questi, incominciarono a raggiungere la parte più centrale della città. Iniziavano ad intravedersi i primi edifici più alti ed i locali. Tra essi anche il moderno Centro Pokémon.
Era un edificio moderno, alto due piani e molto ampio. L’ingresso dava sulla piazza, mentre sul lato destro vi era il campo lotta. L’edificio era circondato da numerosi alberi. 
Era quasi ora di cenare. E, sebbene lo stomaco di Ash brontolasse, la priorità era prenotare una stanza per la notte. E quel Centro Pokémon era la scelta ideale.
Prenotate le stanze, e dopo aver fatto fare un controllo ai loro Pokémon,  raggiunsero uno dei locali della città. Una pizzeria, che, dalle numerose recensioni ricevute, sembrava essere uno dei migliori locali della città. Dopo cena, i tre andarono al Centro Pokémon, in cui passarono la notte. Anita non se la sentiva ancora di sfidare la Palestra.
Il giorno seguente, mentre l’Infermiera Joy dava il cambio alla guardia medica che aveva lavorato al turno di notte, un ragazzo stava bussando alla porta, insistendo per entrare.
l’Infermiera, accorgendosi della sua presenza, premette il pulsante per aprire la porta. Il ragazzo, non aspettandoselo, rischiò di cadere in avanti.
«Ah… se tu, Carlos…» Lo accolse l’Infermiera. «Come mai qui così presto?» Gli chiese. «So che gli eroi che mi hanno salvato dal Team Plasma. E non ho fatto in tempo a ringraziarli.» Rispose.
«Per il momento tutti gli ospiti stanno dormendo. Puoi aspettarli nella sala colazioni, se vuoi. Mangia pure quello che vuoi.» Gli propose. Il ragazzo seguì il consiglio, raggiungendo la stanza indicata e accomodandosi ad uno dei tavoli. Per trovare chi cercava, dovette attendere oltre un’ora.
«Come ti dicevo, se ancora non te la senti di lottare in palestra, possiamo fare una sessione di allenamento qui. Magari con 
Snivy. Dopotutto anche lei è alle prime armi e un po’ di allenamento non potrà che farle bene.» Stavano discutendo sui piani della giornata. O meglio, Ash ne stava parlando, con le ragazze che cercavano di assecondarlo. 
Stavano per scegliere un tavolo in cui accomodarsi e in cui posare poi i vassoi della colazione. Carlos, individuato il loro tavolo, fece altrettanto. Si mise in coda a loro e prese le vivande per la colazione.  Non era una cosa esattamente nelle sue corde, ma, per ringraziarli, questo e altro. Appena si sedettero, Carlos fece altrettanto.
«Grazie ancora per avermi salvato.» Esordì il ragazzo.
«Eeeeeee… tu chi saresti?» Chiese Anita, mentre si voltava verso il ragazzo. Serena aveva ben interpretato il suo sguardo. Ma si limitò a non dire nulla. «Beh.. Vedi. Loro due mi hanno salvato dal Team Plasma e volevo semplicemente ringraziarli. Certo. Ci siamo già incontrati la sera, ma ci siamo separati subito.» Anita cercò di dire qualcosa a riguardo, ma si bloccò.
«Scusami. Non mi sono presentato.» Ripartì il ragazzo. «Mi chiamo Carlos, sono il Capopalestra di Levantopoli. Ma se volete potete chiamarmi Charlie o Chili, va bene uguale.» Ash lo guardò in modo strano. «Ma perché, se ti chiami  Carlos, perché ti fai chiamare in così tanti modi?» Chiese. «Beh, tu ti chiami Satoshi, ma tutti ti chiamano Ash.» Gli rispose Serena.
Carlos, ignorando la questione, continuò il discorso. «Immagino che tu sia venuta qui per sfidarmi.» Si riferì ad Anita. «Si. Lei è venuta qui per questo.» Si intromise Ash, lasciandola di stucco. «Forse avrebbe dovuto dirlo lei, non credi?» Lo riprese Serena. «Non importa. Ash ha detto la verità. Sono, anzi siamo qui per questo. È che non ne sono molto sicura. Vorrei tentare, ma ho paura di fallire. Già, per loro è stato difficile farmi accettare una sconfitta. Non so se saranno in grado di farlo di nuovo.» 
Ash e Serena si voltarono nella sua direzione. «Faremo sempre tutto il possibile.» Le rispose Ash. «Esattamente. La cosa importante è imparare dai propri errori.» Aggiunse Serena.
«Scusate se sono invadente, ma non vi dispiace se mi alleno con voi?» Chiese Carlos. «Ci mancherebbe altro.» Rispose Ash. «E, dal momento che sei il Capopalestra, sia mai che ti scappi qualche tecnica segreta…» Commentò Ash, in tono ironico, mandando, involontariamente Carlos nel pallone.
Terminata la colazione, i quattro si diressero al Campo Lotta del Centro Pokémon. «Pensavo ad una cosa.» Esordi Carlos, scatenando la curiosità degli altri tre. «Dal momento che Anita è ancora alle prime armi, forse le farebbe bene imparare da una lotta tra allenatori… diciamo più esperti, no?» Chiese Carlos. «Fate come volete. Si. Magari posso imparare qualcosa, ma, ripeto, fate come meglio credete.» Rispose Anita.
I due allenatori si erano schierati dai lati opposti del campo, pronti a schierare i loro Pokémon. «Umbreon, vieni fuori a fare un po’ di allenamento!» Esclamò Carlos, mentre mandava in campo il suo Pokémon. Anita ne approfittò per analizzarlo con il suo Smart Rotom. «Umbreon, Pokémon Lucelunare, Tipo Buio, Esemplare  maschio, È un Pokémon notturno. Le sue grandi pupille gli permettono di vedere chiaramente le prede anche nell’oscurità più profonda. Mosse conosciute: Comete, Attacco Rapido, Palla Ombra, Neropulsar.» Mentre Anita scansionava il Pokémon con il suo Smart Rotom, Ash aveva mandato in campo Pikachu. 
«Se siete pronti, noi cominciamo.» Avvisò Ash. «Prontissimi!» Rispose Carlos. Anche Umbreon confermò di esser pronto a lottare. «Per noi è un onore lottare contro di te.» Concluse Carlos.
«Bando alle ciance! Pikachu, cominciamo con Attacco Rapido!» Pikachu si mise a correre a gran velocità contro l'avversario, muovendosi rapidamente a destra e a sinistra, disorientandolo. 
«Usa anche tu Attacco Rapido!» Umbreon si mise a correre in direzione del suo avversario, cercando di copiarne ogni movimento. I due Pokémon si scontrarono al centro del campo. 
«Approfittiamo dell’altezza! Usa Codacciaio!» Ordinò Ash. La coda del Pokémon Topo cambiò la sua struttura della sua coda. A causa della grande energia dovuta alla sua caduta, ottenne una grande energia. Nonostante il tentativo di schivare, Umbreon venne colpito in pieno. 
«Direi che può bastare così come allenamento.» Carlos diede il time-out. Era stata una lotta breve, ma piuttosto intensa, quantomeno per Umbreon. 
«Quindi è così che lottano dei campioni eh! Pensa se non avessi interrotto la lotta. Abbiamo tanto da fare per essere al vostro livello.» Commentò Carlos. «Vi ho sentito prima che volevate allenarvi con Anita, scusate se vi ho fatto perdere tempo.» Aggiunse. «No- non importa.» Rispose la ragazza. «È–è stato interessante vedervi all’opera. Spero di non fare una brutta figura.» Rispose Anita. «Non dire così. E credo di avertelo già spiegato. E poi questa è una lotta di allenamento, sia per i tuoi che per Snivy» Le rispose Ash. Anita fece cenno di aver compreso.
I due si erano disposti ai lati del campo di lotta. «Sarà anche un allenamento, ma vi chiedo di dare il massimo.» La incoraggiò Ash. «Ci proveremo!» Rispose Anita. «Oshawott! Tocca a te!» La ragazza mandò in campo il suo Pokémon. Contemporaneamente Ash mandò in campo la sua Snivy. «Cominciate pure voi!» La invitò Ash. «Come desideri! Oshawott! Usa Acquagetto!» Ordinò Anita.
I Pokémon Lontra si rivestì d’acqua e, come un proiettile, si lanciò in direzione dell'avversario. Sembrava lo potesse raggiungere da un istante all’altro. «Presto, Snivy, schivalo e poi bloccalo con le tue fruste!» Ordinò Ash. 
La piccola serpe d’erba spiccò un balzo pochi istanti prima che venisse raggiunta dall’avversario. Contemporaneamente dalle protuberanze sulla schiena della Pokémon spuntarono due liane che afferrarono e strinsero il Pokémon. «E ora lancialo!» Ordinò Ash. La Pokémon Eseguì, sfruttando le sue fruste per lanciare l’avversario.
Oshawott venne proiettato contro il terreno, dove sbattè di testa contro il terreno. Nonostante il duro colpo, riuscì a rialzarsi. «Te la senti di continuare?» Chiese. Oshawott rispose in maniera affermativa.
«Bene. Forse vuole insegnarci che non dobbiamo lottare solo da vicino. Beh… forse? Proviamoci. Usa Pistolacqua!» Dalla bocca del Pokémon Lontra uscì un potente getto d'acqua,in direzione della sua avversaria. Inizialmente non fu in grado di direzionarlo correttamente, colpendo il terreno e sollevando polvere e fango. 
«Snivy, usa Vorticerba!» Ordinò Ash. La Pokémon saltò e generò una tempesta di foglie affilate come lame, che raggiunsero e colpirono l’attacco dell'avversario, distruggendolo.
«No. Niente. Nemmeno lottando da lontano riusciamo ad attaccare.» Commentò Anita in tono frustrato. “E se provassimo ad usare una delle sue tecniche?” Pensò. «Ma sì. Proviamoci! Oshawott! Usa Acquagetto!» Ash notò il mezzo sorriso accennato da Anita, ricambiando a sua volta. Restò calmo, come anche Snivy.
Oshawott stava per raggiungere Snivy, rimasta ancora ferma. «E ora usa Tagliofuria!» Ordinò Anita, strappando un sorriso a Ash. «Difenditi con le fruste!» Ordinò Ash. Con le sue fruste, la Pokémon riuscì a rallentare l’attacco avversario, sia pur con delle conseguenze. I due Pokémon erano uno sull’altra. 
Per evitare imbarazzi, Snivy usò le sue fruste per spostare Oshawott e si scostò. 
«Direi che come allenamento può bastare.» Concluse Ash. «Vedo molto potenziale in te!» Si congratulò con Anita. «Dici davvero?» Chiese la ragazza. «Non mentirei mai.» Rispose Ash.
Anche Carlos aveva assistito alla lotta. “Certo che Ash, nonostante sia un campione, riesce anche a lavorare bene con allenatori inesperti chissà se…” Pensò.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla presenza di Anita. La ragazza era davanti a lei. Piuttosto vicina. «S-sai, C-Carlos. C-» La ragazza era in visibile imbarazzo. «Dimmi.» Rispose il ragazzo. «V-vorrei S-Sfidardi i-in una l-lotta in Palestra. Se vuoi anche domani.» Gli chiese.
«Ci mancherebbe altro! Sono sempre pronto ad affrontare nuovi sfidanti!» Rispose. 
«Ci vediamo domani!» Salutarono Carlos. Serena Sorrise. Aveva una sensazione dentro di sé. Non poteva non pensare alle sue amiche e a cosa provasse verso Ash. Non voleva essere invadente. Dopotutto era la prima persona a sapere che certe cose avessero bisogno dei loro tempi. 
 


Si, ho voluto fare un capitolo più breve, ma spero comunque sia un capitolo interessante. Nelle mie intenzioni era un semplice capitolo di introduzione, diciamo. I veri botti cominceranno più avanti. Non vi preoccupate. Ho già diverse idee da mettere in campo. 



   
 
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