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Autore: Carlos Shiny    04/08/2023    1 recensioni
Pokémon Grigio. E se Ash non avesse mai viaggiato ad Unima prima di ora?
Ash ora diciottenne e Campione del mondo, vuole fare un passo importante nel suo viaggio per diventare Maestro Pokémon. Non si tratta di partecipare di nuovo ad un Torneo della Lega Pokémon o di sconfiggere altri campioni, ma fare qualcosa di nuovo e totalmente diverso.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che Ash si era recato in una nuova regione. Viaggiava spesso tra le regioni che aveva visitato in precedenza, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar e aveva ottimi amici da tutte queste regioni.
Anni fa aveva capito quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare un Maestro Pokémon.
Dopo essersi a lungo interrogato sul significato di cosa volesse dire essere Maestro Pokémon, capì che solo un nuovo viaggio avrebbe potuto dargli la risposta che cercava. Riuscirà il nostro eroe a compiere questo importante passo nel suo viaggio? (AmourShipping AshxSerena) (ChiliShipping CarlosxAnita)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Nuovo personaggio, Serena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Una promessa è una promessa

Era diverso tempo che Ash non viaggiava in una nuova regione. Viaggiava spesso tra regioni che aveva già visitato, Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Ormai si considerava quasi cittadino di ognuna di esse, dopotutto poteva contare su degli ottimi amici che l’avrebbero tranquillamente potuto ospitare.
Anni prima aveva compreso quale fosse uno dei passi fondamentali per diventare Maestro Pokémon. Diventare amico di quanti più Pokémon possibile ed aiutarli per quanto possibile.
Era una notte di inizio marzo. Erano gli ultimi giorni d’inverno, ma sembrava che il freddo non volesse abbandonare la piccola cittadina di Biancavilla. Sotto le coperte, Ash non riusciva a prendere sonno. Due settimane prima aveva confermato il suo titolo di Allenatore più forte di tutti, il suo avversario, come tutte le altre volte, era stato Dandel. I due erano ottimi amici, ma, nonostante questo, nelle lotte non si risparmiavano affatto.
Pikachu si era accorto del fatto che il suo Allenatore non stesse dormendo. Per richiamare la sua attenzione, gli diede un piccolo colpo di testa sul petto.
«Si? Sei preoccupato per me? Si, non riesco a dormire, ma tranquillo. Sto bene. A volte capita che certi pensieri non ti lascino dormire.» Altro colpo di testa.
«E va bene. Ti spiego. Non posso nasconderti i miei segreti. Lo sai. Voglio diventare Maestro Pokémon e lo voglio fare con te e con tutti gli altri. Solo che, questa notte, stavo pensando proprio a questo.» Pikachu emise un piccolo mugolio di perplessità. Sembrava gli chiedesse “cosa vorresti dire?” Ash, comprendendo la perplessità dell’amico, aggiunse maggiori dettagli. «Vedi. Pensavo a cosa devo fare per raggiungere il nostro obiettivo. Insomma... se voglio diventare Maestro Pokémon devo aiutare anche gli altri a raggiungere i loro obiettivi. Pensa a Vera, a Lucinda o anche a Serena…» Pikachu sorrise al sentire i nomi di ognuna delle sue amiche. Pensò a Vera e Lucinda e al loro sogno di diventare Super coordinatrici, e Serena e al suo sogno di diventare regina di Kalos.
Pikachu pensò a come, effettivamente, nessuna di loro fosse riuscita ad ottenere il suo obiettivo. Come Ash del resto. Non era diventato campione né ad Hoenn, né a Sinnoh, né tantomeno a Kalos.
«Per questo, vorrei viaggiare in una nuova regione, con te e qualche altro amico. Non ho idea di dove andare, ci sono molti posti che non abbiamo ancora visitato.»
Il ragazzo si alzò dal letto, accese la bajour e prese un mappamondo dalla sua vetrinetta. «Guarda, queste sono le regioni che abbiamo visitato. Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Kalos, Alola e Galar. Guarda quante regioni, non abbiamo ancora visitato, sono davvero tante, chissà magari in una di queste riusciremo a trovare qualcuno che potrà aiutawwwammmci.» Il ragazzo tirò un enorme sbadiglio. Forse il parlare dei suoi dubbi con il suo amico, lo aveva aiutato a prendere sonno.
«Magari domani ne parleremo con il professor Oak. Chissà che qualche suo collega non conosca qualche Allenatore da aiutare nel suo obiettivo. Poi, certo, fare questo viaggio da solo non è una bella idea, certo, magari incontrerò dei nuovi amici ma no. Non sono sicuro di voler partire da zero.»
Pikachu, almeno in parte capì a cosa il ragazzo si stesse riferendo. Forse ora che il suo amico stava invecchiando, stavano iniziando anche ad accendersi gli interessi amorosi?
Il ragazzo si addormentò, e Pikachu con lui. La mattina seguente, il ragazzo si svegliò alle dieci del mattino. Un’ora relativamente tarda, ma piuttosto presto, rispetto ai suoi standard.
Dopo un’abbondante colazione, preparata da sua madre, una cuoca straordinaria, il ragazzo si alzò di scatto dalla sedia.
«Ash, dove vai così di fretta?» Gli chiese la madre. Era solita vederlo entusiasta anche per le piccole cose, ma questa sua reazione le batteva tutte.
«Dal professor Oak. Vorrei chiedergli un piccolo piacere.» La donna era ancora più perplessa. Cosa poteva chiedere al professore di così tanto entusiasmante? Forse voleva partire per un nuovo viaggio e voleva chiedere consigli al professore su quale regione visitare? Ma a che pro? Ora era l’Allenatore più forte di tutti. Erano gli altri allenatori, Capipalestra, Superquattro e Campioni su tutti, a volerlo sfidare.
Il flusso di pensieri distrasse la donna abbastanza a lungo. Il ragazzo era già uscito e si era diretto verso il laboratorio del professore. Ash e Pikachu si erano messi a correre. In pochi istanti raggiunsero il laboratorio.
Appena varcato il cancello, il ragazzo venne investito dalla mandria di Tauros catturati nella zona Safari. «Calma ragazzi! Sono anche io felice di vedervi! Appena alzatosi e ripulitosi dalla polvere il ragazzo raggiunse i suoi altri Pokémon. Andava a trovarli spesso e volentieri. Confidava i suoi segreti anche a loro. «Ehi, Bulbasaur! Potresti farmi un piccolo piacere?» il Pokémon seme, comprese immediatamente. Dal bulbo sulla schiena del Pokémon uscì un getto di polvere dorata che raggiunse un’altezza piuttosto elevata. Quello era il segnale. Tutti i Pokémon del ragazzo raggiunsero il Pokémon seme e il loro Allenatore.
Appena raggiunsero Ash, si disposero in cerchio attorno al suo Allenatore. I più piccoli davanti, i più grandi dietro. Avendo l'attenzione dei suoi Pokémon, il ragazzo prese il suo Smart Rotom e si mise in contatto con il professor Kukui. Voleva chiedere un piccolo favore anche a colui che considerava suo padre adottivo. Dopo alcuni squilli, il professore rispose. Dopo una breve chiacchierata con il professore, Ash giunse al punto. Voleva vedere i suoi Pokémon. Lycanroc, Incineroar, Melmetal e Rowlet. Appena li vide nello schermo del suo telefono, e certo di avere la massima attenzione, finalmente Ash cominciò il suo discorso. «Come sapete, se vi ho voluti avere qui con me è perché devo annunciarvi qualcosa di importante.» Quella frase attirò ancora di più l’attenzione dei suoi Pokémon. Iniziarono a scambiarsi dubbi e domande, ognuno nel suo linguaggio. «Se sono dove sono ora, lo devo solo ed esclusivamente a voi. Lo sapete. E sapete anche che con voi condivido tutto. E così farò anche oggi. Ho capito che altro passo devo compiere, se voglio diventare un Maestro Pokémon. E per farlo ho bisogno del vostro aiuto.» I Pokémon del ragazzo erano ancora più curiosi. «Vorrei partire per un nuovo viaggio. Un viaggio diverso dal solito. E vorrei rendervi partecipi. Ovviamente tutti insieme è impossibile. Un Allenatore può portare con sé solo sei Pokémon. Ma non vi preoccupate. A turno verrete tutti con me. Ancora non ho deciso dove andremo, chiederò un aiuto al professor Oak, su questo, ma vi prometto che ovunque sia, sarà una bellissima esperienza. Credetemi. E, vi prometto che avrete anche dei nuovi amici.» i Pokémon del ragazzo erano ancora più entusiasti.
«E questo è tutto, ragazzi.» Lo Smart Rotom del ragazzo tornò nelle sue mani. Salutò il professor Kukui, Magnolia e il piccolo Keiki.
Quindi, il ragazzo si diresse alle porte del laboratorio. Suonò il campanello e, pochi istanti dopo, il professore rispose.
«Ah, sei tu, Ash! Vieni pure!» Il professore premette un pulsante e fece scattare il meccanismo di apertura della porta.
Uno scatto confermò al ragazzo che la porta si fosse aperta.
Il ragazzo, con Pikachu sulla spalla, raggiunse il professore, intento a lavorare al computer. «Buongiorno professore.» Lo salutò. «Ciao Ash! Dimmi tutto.» Lo accolse il professore.
Tracey non era presente, in quel momento. E a Ash andava bene.
Erano amici, ma avrebbe preferito parlare in privato con il professore.
«Certo, subito. Lo sa benissimo. Sogno di diventare Maestro Pokémon. Si tratta di un obiettivo estremamente difficile, e ogni giorno che passa comprendo un nuovo aspetto di questo mio sogno.» Il professore si girò interessato verso il ragazzo.
«Bene. E io come potrei aiutarti in questo tuo obiettivo?» Il professore era una persona molto gentile e avrebbe fatto di tutto per aiutare il ragazzo. Ma in quel momento non aveva idea di cosa fare per aiutarlo.
«Ecco. Ho capito che per essere un Maestro Pokémon devo aiutare anche gli altri a raggiungere i loro obiettivi» Il professore stava iniziando a capire. «Ma tu hai già viaggiato con Vera, con Lucinda e con Serena. Hai viaggiato con loro e le hai sostenute nel loro percorso. Non pensi basti?» Ash si affrettò a rispondere. «Purtroppo, no. Vera non è diventata una Super Coordinatrice. E lo stesso vale per Lucinda. O Serena, che non è diventata regina di Kalos. Ecco. Per questo non ritengo di aver adempiuto a questo compito. Per questo ho chiesto aiuto a lei.» Finalmente il professore aveva capito la domanda dell'esperto Allenatore. «Quindi vorresti che ti metta in contatto con un mio collega o una mia collega cosicché tu possa aiutare un giovane Allenatore o una giovane allenatrice nel suo percorso?» Ash sorrise. Il professore aveva compreso in pieno. «Vedo che ho capito. Forse so chi può aiutarti. Ti avverto, vive piuttosto lontano da qui. Sarà un bel viaggio.»
Ash fece cenno di come la distanza, quantomeno per lui, non fosse un problema. «È una professoressa e vive nella regione di Unima. Si chiama Aralia. Aurora Aralia. A quest’ora ad Unima sono le dieci di notte. È un po’ tardi, ma potrebbe anche rispondere. Fare un tentativo non dovrebbe essere un problema.»
Il professore si mise in contatto con la collega. Dopo alcuni istanti, la donna rispose alla chiamata. Sullo schermo del computer apparve il volto di una donna di circa quarant’anni. Aveva i capelli castano chiaro, raccolti in una strana pettinatura e degli occhi verde chiaro. Indossava degli orecchini rossi, di forma quadrata.
Era vestita in borghese, in quel momento. Una maglietta rosa coperta da una giacca sportiva. Appena si accorse di chi fosse il suo interlocutore, la donna lo salutò.
«Ciao Samuel! A cosa devo questa chiamata? Sai che a Unima sono le dieci di notte! Deve essere urgente.» L’uomo le rispose immediatamente. «Beh, è a causa di questo ragazzo.» Il professore tirò la giacca di Ash, farlo avvicinare alla telecamera. «Ash Ketchum? Quale onore! L’Allenatore più forte di tutti! A cosa devo questa chiamata?» Il ragazzo si affrettò a rispondere. «Ho chiesto al professor Oak se potesse aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo di Maestro Pokémon. E ho capito che, per farlo, devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Ne ho parlato con il professore e lui mi ha messo in contatto con lei.» La professoressa sorrise. «Capisco. Tra tre settimane consegnerò a dei giovani allenatori il loro primo Pokémon. E ho già in mente la persona che potresti aiutare. È la figlia di una mia carissima amica. È una ragazza molto timida, e forse avere, come compagno di viaggio un ragazzo energico come te, potrebbe aiutarla a cambiare e ad aprirsi con gli altri» «Si. Accetto la sfida. Arrivederci professoressa e grazie della sua collaborazione.» «Grazie a te, Ash.»
Il professore mandò a Ash il contatto della professoressa. Lui aveva fatto il suo. Ora la scelta era nelle mani del ragazzo.
Il ragazzo tornò dai suoi Pokémon, che lo avevano aspettato dov’erano. Disposti ancora in cerchio. Alcuni di loro si spostarono per farlo passare.
Per prima cosa mandò un messaggio vocale al professor Kukui, chiedendogli di farlo ascoltare ai suoi Pokémon. «Ragazzi. È praticamente fatta. Presto partiremo per una nuova avventura. E la condividerò con voi. Andremo in una regione piuttosto lontana. Unima. Certo, ancora non è ufficiale. Dovremo limare alcuni dettagli, ma posso assicurarvi che, ormai è quasi certo» I Pokémon del ragazzo erano entusiasti all’idea. Si chiedevano tra loro chi sarebbe venuto con lui. Certo, conoscendolo, con tutta probabilità, prima o poi sarebbe toccato a tutti, ma la curiosità riguardo chi sarebbe stato il primo o la prima, era difficile.
Il ragazzo salutò i suoi Pokémon e si diresse verso casa. Ben felice di poter dare la buona notizia anche a sua madre. Arrivato davanti alla porta di casa, inserì le chiavi nella toppa e fece scattare la serratura. Dal momento che la porta non era chiusa, la mamma era in casa. E, infatti, la donna era seduta sul divano accanto a Mimey. Stavano guardando la televisione.
«Allora? Come è andata?» Gli chiese la donna. «Benissimo. Ancora non posso promettere nulla, ma ho trovato una persona che potrebbe aiutarmi a raggiungere il mio sogno.» «Penso sia una bellissima notizia. Dove andrai di bello?» gli chiese la donna. Ash rispose quasi senza pensare. «Nella regione di Unima.» Alla madre del ragazzo venne quasi un colpo. «È lontanissima! Sono quasi undicimila chilometri di viaggio! Non dico che sono preoccupata. Sono certa che te la caverai, ma da mamma quale sono, mi preoccupo per mio figlio. Dovrai procurarti dei nuovi vestiti. Dovrai fare una bella figura da campione quale sei!» Ash. non rispose. La sua preoccupazione era un’altra. Il ragazzo era salito in camera sua e aveva aperto la rubrica del suo Smart Rotom. Aveva in testa un pensiero fisso. Almeno per una volta non voleva partire da solo. Certo, in un modo o nell’altro aveva sempre incontrato delle persone con cui era diventato amico e aveva poi viaggiato con loro, ma questa volta voleva cambiare. Non voleva partire da zero. Sapeva che la persona a cui avrebbe dovuto fare da guida sarebbe stata una ragazza, perdipiù piuttosto timida. Questo gli fece pensare che la candidata ideale doveva essere una ragazza. Ma chi? Ash pensò alle sue amiche e cercò di capire chi fosse la candidata ideale. A cominciare da Misty. Esclusa immediatamente a causa degli enormi impegni della stessa con la palestra. Aumentati ulteriormente dalla poca collaborazione delle sorelle.
Pensò poi a Vera. L’ultima volta che aveva sentito l’amica, era appena una settimana prima. In quell’occasione Ash aveva scoperto la sua intenzione di tentare nuovamente la scalata al rango di Super Coordinatrice con le gare di Kanto. E Ash non era tipo da calpestare i sogni degli altri. Discorso simile per Lucinda, che stava tentando con le gare di Johto.
Restavano quindi Serena, Ibis, Suiren e Lylia. Scartate le amiche di Alola, principalmente per problemi di natura logistica, dal momento che, per viaggiare ad Unima erano necessari dei documenti che, per quel che ne sapeva, le amiche non li possedevano. La sola candidata rimasta era Serena. La relazione tra i due era alquanto particolare, con la ragazza che aveva tentato in ogni modo di far capire a Ash il suo interesse, con quest’ultimo che sembrava fosse il solo a non capirlo.
Un viaggio insieme ora che erano cresciuti, poteva forse finalmente farglielo capire?
Ash sapeva che quella non era l’ora adatta per mettersi in contatto con Serena, proprio a causa del fuso orario. A Kanto era circa mezzogiorno, mentre a Kalos erano le cinque del mattino.
Per poter contattare l’amica ad un orario decente, avrebbe dovuto aspettare almeno alle tre del pomeriggio, quando a Kalos erano le otto del mattino. Ash aveva tante domande. Si chiedeva, per esempio se Serena avrebbe avuto voglia di fare un viaggio del genere, soprattutto considerando che avrebbero dovuto viaggiare in una regione così lontana. E se non avesse accettato la proposta, l'avrebbe lasciato andare da solo, sapendo che a mettersi in mezzo ci sarebbe stata un’altra ragazza?
Che Serena fosse una ragazza gelosa lo aveva capito. Almeno quello. Quindi si chiedeva come si sarebbe comportata con quella ragazza, non appena questa si fosse avvicinata troppo a lui?
E dato che era lui ad avere quel desiderio, doveva essere lui a trovarle qualcosa. Pikachu, notando la preoccupazione dell’Allenatore, gli posò una zampa sulla spalla.
«Grazie. Tu sì che mi capisci. Ma non è me che devi convincere. Lo sai.» Pikachu ben comprese cosa intendesse dire il suo Allenatore. Era ormai chiaro che lui, da solo, non si sarebbe mosso. E questo valeva anche di più, considerando che di mezzo c’era una ragazza. Chissà come l’avrebbe presa Serena, se avesse scoperto che Ash aveva una nuova amica femmina. Già con Lylia, Ibis e Suiren era stata molto vicina all’omicidio plurimo, ma la presenza di un altro ragazzo aveva attenuato non poco quegli istinti. Ma un viaggio in una regione lontana, in compagnia di una ragazza e senza altri ragazzi…
A come spiegare la situazione a Serena ci avrebbe pensato dopo pranzo.
Ash era uno che ragionava meglio a stomaco pieno. Sfortunatamente, l’abbondantissimo pranzo non aiutò il ragazzo. E, in un'ora e mezza scarsa, il ragazzo doveva farsi venire in mente qualcosa.
La sola cosa che gli venne in mente fu quella di fare una breve ricerca sulla regione, sperando di trovare qualcosa che potesse interessare anche alla ragazza. La ricerca, fortunatamente, fu fruttuosa. Ad Unima erano presenti i Varietà
Pokémon, come anche a Kalos. Anzi. A dire il vero erano originari di Unima.
Ash aveva scoperto che, in origine, i Varietà erano un evento di contorno di eventi sportivi o di altro genere. Poi, in un secondo tempo, erano diventati un evento a sé stante.
Nella peggiore delle ipotesi avrebbe fatto leva su quello. I Varietà di Unima erano molto prestigiosi e difficili, e per la ragazza poteva essere una bella sfida. Almeno non avrebbe viaggiato per nulla.
La ragazza era arrivata seconda nella categoria professionisti a Kalos, e, in seguito, aveva tentato la strada delle gare Pokémon ad Hoenn, anche in questo caso senza successo. Forse quel viaggio poteva essere la giusta occasione anche per lei. Erano le tre di pomeriggio. Ash si mise in contatto con l’amica. In quel momento a Kalos erano le otto del mattino. Forse era un po’ presto, ma voleva tentare lo stesso. Il ragazzo prese il suo Smart Rotom e si mise in contatto con Serena. Quest’ultima, mezzo addormentata, rispose solo dopo diversi squilli.
«Ah, sei tu? Ma lo sai che qui è presto. Sono le otto del mattino!»
Rispose, con la voce ancora impastata dal sonno. Era chiaro che fosse stata svegliata dalla suoneria del suo Smart Rotom.
Ash doveva ammettere che la ragazza, nonostante avesse ancora il cuscino attaccato alla testa, risultava essere ugualmente affascinante. «Vedi. Vorrei partire per un nuovo viaggio e mi farebbe molto piacere se tu venissi con me.» La ragazza era perplessa. Dove voleva andare Ash? Ormai era diventato campione del mondo. Non avrebbe avuto alcun senso lanciarsi alla conquista di qualche lega o di altro di simile. «Cosa vorresti fare di preciso?» Gli chiese.
«Stanotte ho pensato a cosa volesse dire diventare un Maestro Pokémon. E ho compreso che passo dovrò compiere se vorrò raggiungere l'obiettivo» «Ma è fantastico!» Serena si fece prendere dall’entusiasmo. In sottofondo, Ash poté sentire la voce della madre della ragazza. Le aveva chiesto se fosse tutto a posto o qualcosa di simile.
«E di cosa si tratta?» Chiese, recuperando un minimo l’aplomb. «Ho capito che devo aiutare qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Il suo sogno.» La ragazza ci mise poco a capire. «Io non ci sono riuscita. E mi pare di aver capito che lo stesso possa dirsi delle altre tue amiche. Ma questo non spiega come mai tu desideri andare ad Unima. Ci sono altre regioni che ancora non abbiamo visitato. E sono anche più vicine. Per esempio, Paldea, che è vicinissima a Kalos. Posso sapere cosa ti ha portato a sceglierla?» Il ragazzo rispose senza esitare. «A dire il vero è stato il professor Oak a suggerirmelo. Mi ha messo in contatto con una sua collega, la professoressa Aralia, una sua collega che studia proprio nella regione di Unima. Mi ha raccontato di come, tra poco tempo, sarà il momento per dei nuovi allenatori di ricevere il loro primo Pokémon e di come potrei aiutare uno di loro. E oltre a questo ho anche una bella notizia da darti» «Interessante. Avrai da divertirti! Ma io che faccio? Vorrei andare a Kanto e tentare le gare lì… iniziano tra poco e sappiamo benissimo che un viaggio per un’intera regione è piuttosto lungo.»
Ash sorrise. Sapeva benissimo quanto Serena fosse gelosa. Non gli avrebbe mai permesso di viaggiare da solo. Figuriamoci se avesse scoperto che la persona di cui si sarebbe dovuto occupare sarebbe stata una ragazza.
«Ad Unima ci sono i Varietà. Potresti tentare la scalata a regina di Unima. Dopotutto sei stata così vicina a Kalos… e ora hai molta più esperienza…»
La ragazza non rispose immediatamente. «Devo pensarci. Immagino che da oggi alla data che hai preventivato per partire ci sia del tempo. Mi sbaglio?»
«Tre settimane. Non so. Se vuoi passare a casa e facciamo il volo diretto, oppure ci vediamo direttamente a Luminopoli?» Serena dovette pensarci. Ash era sempre un tipo entusiasta. Si aspettava sempre delle risposte immediate.
«Facciamo una cosa. Per il momento non dire nulla alla professoressa. In ogni caso, domani partirò per Kanto. Ho trovato un volo last minute. Sarei voluta rimanere di più qui, ma un volo a quel prezzo è impossibile.»
Ash accettò. La ragazza chiuse la chiamata e iniziò a preparare la valigia.
Fece uscire i suoi Pokémon dalle rispettive Poké Ball e comunicò la notizia ai suoi. «Ho una notizia da darvi. Anzi. Più di una.» I tre Pokémon della ragazza drizzarono le orecchie.
«Ash mi ha proposto di partire per un nuovo viaggio. Sarà piuttosto lontano da qui. Nella regione di Unima. Sinceramente non so cosa fare. Mi ha detto che ad Unima ci sono i Varietà. Beh. Potremo tentare la scalata al trono di Unima. Ma non ne sono sicura. Lui mi ha sempre sostenuto nel mio sogno sia quando ho tentato con i Varietà sia con le gare. Ogni volta che poteva era sempre presente tra il pubblico ad assistere e a fare il tifo per noi. Ma non sono sicura di voler ritentare. Voi che ne dite?»
Sylveon strinse uno dei suoi nastri attorno al braccio della ragazza. Il significato di quel gesto era chiarissimo. Qualsiasi scelta avesse fatto, l’avrebbe sostenuta.
Reazione simile ebbero Delphox e Pancham. «Si. Grazie. Sono felicissima di poter contare su di voi. Qualsiasi sia la scelta domani andremo a Kanto. Nel caso non dovessimo partire per Unima tenteremo le gare di Kanto. Cosa ne pensate?»
I Pokémon della ragazza si limitarono ad approvare le sue parole.
Serena aprì la porta della sua stanza e scese le scale, seguita a ruota dai suoi Pokémon.
«Cosa è successo? A cosa è dovuto tutto questo entusiasmo? Non mi sembra che ultimamente tu abbia molti motivi per festeggiare. O almeno tu mi hai detto così. Non è che mi nascondi qualcosa? Sappi che ad una mamma non puoi nascondere nulla. Qualsiasi cosa tu tenti di nascondermi, prima o poi la troverò»
«No. È che Ash mi ha fatto una proposta, ma non so cosa fare. Per il momento sono stata vaga, non gli ho detto né sì né no. Mi ha detto che ho poco meno di tre settimane per decidere. Mi ha detto che, qualora decidessi di partire, potrei partecipare ai Varietà. Mi ha detto che sono molto difficili, ma lui crede in me.»
«E quindi cosa pensi di fare? Sappi che qualsiasi scelta tu faccia, io ti supporterò.»
«Grazie. Anche se una piccola decisione l'ho già presa. Rientrerò a Kanto prima del previsto. Domani.»
«Domani? Ma ieri non mi avevi promesso che saresti rimasta ancora dieci giorni? Non è che tu e Ash…»
«No.» Serena arrossì. «Vorrei provare a partecipare ad una gara a Kanto. Poi deciderò cosa fare. Non è una scelta che puoi fare così su due piedi. Magari partecipare ad una gara potrebbe aiutarmi.»
«Se non lo sai tu.»
Dopo aver fatto colazione, la ragazza finì di preparare la sua valigia. Sapeva bene come affrontare quel tipo di viaggi. Non voleva portare troppa roba. Giusto il necessario.
Ci mise un paio d’ore a scegliere cosa portare nel bagaglio da stiva e nel bagaglio a mano. E dovette controllare più e più volte di avere tutto.
Certo. Fosse mancato qualcosa, lo avrebbe potuto comprare in loco, ma preferiva evitare quel tipo di imprevisti. Meglio controllare una volta di più che preoccuparsi poi.
Il giorno seguente, la ragazza si alzò molto presto. Doveva prendere il treno per l’aeroporto di Luminopoli e, sebbene fosse un treno noto per la sua velocità, la ragazza non voleva arrivare tardi.
Il volo era alle undici del mattino, lei avrebbe dovuto essere in aeroporto alle nove. Come minimo. Il viaggio in treno durava all’incirca un'ora e mezza e partiva dalla stazione di Borgo Bozzetto alle sette del mattino.
La ragazza, temendo di fare tardi, si era alzata alle cinque del mattino. Aveva indossato lo zaino, la borsetta e il trolley che avrebbe poi caricato in stiva.
Prima di partire, la ragazza si era assicurata di aver acquistato il biglietto giusto. Sarebbe stato davvero un disastro, altrimenti. L’ennesimo controllo, confermò che quel biglietto era un diretto Borgo Bozzetto-Aeroporto di Luminopoli.
Prima classe. La sola disponibile in quel tipo di treno.
La stazione di Borgo Bozzetto era piuttosto piccola, come del resto anche la cittadina. Era un semplice edificio in mattoni posizionato davanti ai binari. Tre binari.
Un sottopassaggio permetteva di accedere al secondo e al terzo binario. Per evitare che nelle calde giornate estive la gente rischiasse di prendersi un’insolazione o un colpo di calore, un’altissima copertura metallica proiettava la sua ombra lungo tutti e tre i binari. Alcune panchine permettevano ai viaggiatori di sedersi, in attesa dell’arrivo del treno.
Degli schermi mostravano gli orari dei diversi treni che sarebbero passati. Erano aggiornati in tempo reale. Il suo treno sarebbe arrivato alle sei e cinquantotto. Sarebbe stato fermo due minuti e poi sarebbe ripartito.
Da lì si sarebbe fermato a Rio Acquerello, a Novartopoli e, infine, a Luminopoli.
A dire il vero, nella città più grande della regione, si sarebbe fermato tre volte. La sua fermata sarebbe stata l’ultima. Proprio all’aeroporto, che, per altro era il capolinea.
La ragazza, per ingannare il tempo, si mise a giocare con il suo telefono. «Il treno extraurbano “31655” diretto all’aeroporto di Luminopoli è in arrivo sul binario 1. Allontanarsi dalla linea gialla!»
La voce del sistema di annunci fece ritornare in sé la ragazza. Distrarsi non era da lei, e quella distrazione, le stava per costare un volo.
L’enorme e modernissimo treno rallentò, fino a fermarsi. La ragazza ebbe la fortuna di trovarsi a breve distanza dalla porta.
Le bastò premere un pulsante per far sì che la stessa si aprisse, con un soffio. Gli interni del treno rispecchiavano, in tutto e per tutto, gli esterni. Puliti, curati ed eleganti.
Dato che in quel vagone era sola, la ragazza non si preoccupò troppo di sistemare il trolley nella cappelliera. Avrebbe rischiato di dimenticarlo e sarebbe stato un disastro.
I due minuti di sosta passarono e il treno prese rapidamente velocità. La ragazza si era seduta e non se ne preoccupò più di tanto. Era seduta frontemarcia e quell’accelerazione la teneva incollata al sedile.
Dallo schermo, posizionato sulla parete del vagone, poco davanti a lei, poteva leggere il nome della successiva fermata. La stazione di Rio Acquerello. Erano veramente cinque minuti di treno.
Fortunatamente anche in quella stazione salirono poche persone. Poteva ancora mantenere il trolley dov’era.
Ora la destinazione era cambiata. Novartopoli. La città in cui lei e Ash si erano incontrati dopo anni. Non era andata proprio bene, per lui. Aveva perso la sfida in palestra contro Violetta.
Si erano allenati duramente e, al secondo tentativo, era stato in grado di conquistare la medaglia Insetto. Poca gente anche in questo caso. Restava ancora un’ora di viaggio.
Per circa quaranta minuti non ci sarebbero state fermate. Questo permise al rapido treno di poter esprimere le sue ottime performance velocistiche. Oltre trecento chilometri orari.
A quella velocità, ogni cosa vista dal finestrino appariva assolutamente incomprensibile e confusa.
I quaranta minuti partirono rapidamente e il treno rallentò per entrare nella prima stazione, alla periferia ovest della città.
Ad aspettare il treno un buon numero di persone.
La ragazza, istintivamente, spostò il suo trolley in modo da permettere ad una persona di sedersi. Ma nessuno sembrava interessato. I posti liberi erano parecchi.
Un quarto d’ora dopo il treno si fermò alla stazione centrale, dove scesero molte delle persone che erano salite alla stazione ovest. A dire il vero, il computo totale dei passeggeri non cambiò di molto. Altrettante persone, dirette all’aeroporto erano salite. Restava solo l’ultimo quarto d’ora di viaggio.
La stazione dell’aeroporto era direttamente collegata all’area arrivi. Questo voleva dire che, appena arrivata avrebbe dovuto percorrere un bel po’ di strada. L’aeroporto della città era enorme e affollato.
Per sua fortuna, le indicazioni, appese su dei cartelli che spuntavano dal soffitto, erano chiare e numerose. Per prima cosa avrebbe dovuto pesare il suo bagaglio da stiva e ritirare l’etichetta d’imbarco. Scansionò nel totem la sua carta d’imbarco e il macchinario, in pochi istanti, stampò l’etichetta.
La ragazza la sistemò nella maniglia del trolley e si diresse all’imbarco bagagli. Qui consegnò la valigia ad un addetto e quest’ultimo, dopo averla ripesata, la fece scorrere in un nastro trasportatore.
Ora che il suo bagaglio da stiva era stato assicurato nelle mani degli addetti aeroportuali, alla ragazza toccò superare i controlli di sicurezza.
Per fortuna la fila, per i voli a lungo raggio era piuttosto breve. Le ci volle poco tempo per raggiungere i controlli di sicurezza, rimuovere i possibili oggetti metallici che aveva addosso e passare attraverso il metal detector.
Tutto a posto.
La ragazza raccolse i suoi effetti personali e raggiunse l’area partenze a lungo raggio. L’imbarco del suo volo non era ancora cominciato. Aveva ancora dieci minuti.
Non voleva distrarsi come con il treno, così, dopo aver mandato un messaggio a Ash, lo mise in borsa e si ripromise di non utilizzarlo. A meno che non fosse realmente necessario.
Serena fu tra i primi della fila a giungere al gate d’imbarco. Posizionò la carta d’imbarco digitale nell’apposito lettore. Un suono confermò alla ragazza che poteva passare. Per poco la ragazza non si scordò il suo documento d’identità.
Scese le scale, dovette salire su un pulmino che avrebbe portato lei ed altri passeggeri fino all’aereo. L’aereo che avrebbe dovuto prendere era riconoscibilissimo. Aveva una stupenda livrea azzurro metallizzato. E le ali bianche.
Aveva avuto la fortuna di poter prenotare un posto lato finestrino. Perlomeno si sarebbe potuta sedere una volta per tutte e non si sarebbe dovuta rialzare per far salire altri passeggeri. Lo stesso sarebbe valso anche all’arrivo. Nessuno l’avrebbe spinta per uscire. Avrebbe potuto fare con un po’ più di calma.
Certo, era un po’ scomodo quando doveva andare in bagno, ma era un piccolo prezzo da pagare per tutti gli altri, enormi vantaggi. Inoltre, avrebbe potuto scattare delle belle foto.
Dopo una ventina di minuti l’imbarco era completato e, mentre l’aereo stava venendo trainato fino alla pista di decollo, il personale di bordo spiegava ai passeggeri le varie norme di sicurezza.
Non una novità per la ragazza, habitué di quella tratta e di quella compagnia aerea, ma, in ogni caso decise di ascoltare.
Statisticamente l’aereo era il mezzo di trasporto più sicuro, per cui non c’era motivo di preoccuparsi.
Dopo due ore e mezza di volo, venne servito il primo pasto. Serena non era particolarmente affamata, ma non voleva rischiare di avere fame dopo.
Finito il pasto e consegnato il vassoio, fu il turno dei Pokémon di pasteggiare, e quelli della nativa di Kalos non fecero eccezione. Almeno loro avevano appetito.
Dopo circa due ore, il personale di bordo, scortato da alcuni Pokémon di tipo erba, ordinò a questi di utilizzare Sonnifero.
Questo permise ai passeggeri di addormentarsi.
Questo trucco permetteva di essere perfettamente allineati con il fuso orario di Kanto. Quando i passeggeri vennero addormentati, nella regione di Kanto erano le 22.
Dopo nove ore di volo, i passeggeri vennero svegliati. Alcuni erano già svegli da prima. Altri no. Tra cui Serena. L’aereo sarebbe atterrato dopo un'ora. E quella era l’ora della colazione. Inclusa, come il pasto precedente, nel prezzo del biglietto.
E ci sarebbe mancato altro. Dopo gli allenatori toccò anche ai Pokémon a fare colazione.
Serena guardò l’ora sul suo Smart Rotom. Mancava ancora un’ora di volo. La ragazza approfittò del fatto che il bagno non fosse occupato per andarci.
Sia per necessità sia perché erano ore che non si alzava dal sedile. Aveva ancora la cintura allacciata dal decollo, quindi dovette sganciarla. Si era abituata talmente tanto alla sua presenza, che aveva tentato di alzarsi con la stessa ancora indossata. Fallendo miseramente.
Al secondo tentativo slacciò la cintura e si alzò. Percorse l’andito dell’aero e raggiunse i bagni. Stare seduta tutto quel tempo le aveva intorpidito le gambe.
Al suo rientro, il personale di bordo diede l’ultimatum. Chi doveva andare in bagno aveva ancora mezz’ora. Poi i servizi sarebbero stati chiusi.
Mentre l’aereo iniziava le fasi di atterraggio, Ash aveva raggiunto l’area arrivi dell’Aeroporto Internazionale di Zafferanopoli.
L’amica sarebbe arrivata da lì a poco.
Ash aveva raggiunto l’area destinata alle persone che aspettavano qualcuno. Non passò di sicuro inosservato. Dopotutto era l’Allenatore più forte di tutti e molti ammiratori e molte ammiratrici gli avevano chiesto foto e autografi.
Il ragazzo accettò di buon grado. Gli dispiaceva deludere i suoi fan.
Dopo aver accontentato diverse decine di ammiratori, finalmente Ash poté giungere nell’area che desiderava. L’aereo di Serena stava completando le ultime fasi prima dell’atterraggio. Ash ancora non poteva vedere il gigante azzurro atterrare, ma sapeva che, ben presto avrebbe potuto avvistare il gigante dei cieli atterrare, grazie alle enormi vetrate.
L’aereo era ora a poche decine di metri dal suolo. Il carrello di atterraggio era uscito ed era perfettamente agganciato. Il gigante azzurro atterrò, sfruttando la pista più lunga dell’aeroporto. La sola ad essere lunga abbastanza da permettere a quel gigante di fermarsi in sicurezza ed evitare un’uscita di pista.
Serena, contrariamente a Ash, era una persona abbastanza paziente, per cui avrebbe tranquillamente accettato di far scendere una buona parte dei passeggeri, prima di scendere a sua volta.
Quando buona parte del flusso di passeggeri abbandonò l'aereo, la ragazza prese il suo zaino da sotto il sedile davanti a sé e imboccò l’andito e uscì dall’aereo.
Raggiunse poi l’area dedicata al ritiro bagagli e, dopo una breve attesa, ritirò la sua valigia. Ora, finalmente, poteva raggiungere Ash.
La ragazza incominciò a tirare il suo trolley, maledicendosi per quanto lo avesse caricato. Il peso massimo del bagaglio da stiva era di trenta chili, e sua madre l’aveva costretta a sfruttare fino all’ultimo grammo.
Perlomeno era consapevole che per il resto del viaggio gliela avrebbe portata quel gran cavaliere di Ash. E non si sbagliò.
Fatto questo Pikachu salutò la ragazza salendo sulla sua spalla, e quest’ultima lo salutò a sua volta accarezzandolo dolcemente. Ash iniziò a tirare il trolley della ragazza accorgendosi ben presto di quanto fosse pesante. Per fortuna la stazione non era lontana.
I due, per raggiungere la stazione, dovettero attraversare la zona arrivi, percorrere un andito, scendere una rampa di scale e percorrere un ulteriore andito.
Come per Luminopoli, anche in quel caso l’aeroporto era il capolinea della tratta che avrebbero dovuto prendere.
Il treno successivo sarebbe passato appena due minuti dopo il loro arrivo. A Kanto i treni erano sempre puntuali. Forse troppo. I macchinisti venivano puniti se partivano in ritardo, o in anticipo.
Se possibile, i treni erano anche più belli e, forse, più veloci di quelli di Kalos. Di certo erano più affollati, ma nonostante questo, erano più silenziosi. Nonostante le decine di persone presenti nei vagoni, regnava un silenzio tombale.
In questo caso Ash fu costretto a posizionare il trolley di Serena in una delle cappelliere del treno. Dovevano ricordarsi di riprenderla, o avrebbero dovuto fare visita all’ufficio oggetti smarriti.
E, dopo un viaggio di così tante ore, Serena non ne aveva proprio voglia. Erano le nove del mattino, e nonostante avesse dormito diverse ore, non era molto riposata.
Il treno si fermava in tutte le stazioni. La prima fermata era Celestopoli, la città di cui era originaria Misty, la capopalestra di tipo acqua, prima storica compagna di viaggio di Ash.
Una parte dei passeggeri scese dal treno, permettendo a Ash, Serena e Pikachu di stare un po’ più comodi. Seconda fermata fu Plumbeopoli. Città di cui era originario Brock. Certo, in quel momento l’amico in quel momento non era presente. I suoi studi da medico Pokémon lo avevano costretto a trasferirsi nella regione di Sinnoh.
E, finalmente, per i due arrivò la stazione di Smeraldopoli, la città più vicina alla piccola Biancavilla.
Biancavilla, infatti, non era servita dai binari del treno, per cui Ash dovette chiedere un passaggio a sua madre. La donna aveva aspettato i due da una buona mezz’ora. La donna era ben consapevole di come Serena avesse bisogno di riposarsi. Da madre amorevole qual era, trattava le amiche di Ash come fossero sue figlie.
Ash sistemò la valigia nel cofano dell’auto, quindi lo chiuse. Fatto questo aprì la porta a Serena, aspettò che la stessa si accomodasse, quindi si sedette a sua volta, accanto a lei. Per fortuna l’auto di sua madre aveva tre posti davanti e tre posti dietro, una configurazione assai unica, ma che la rendeva adatta a situazioni del genere. Serena era seduta nel sedile centrale, e appena si era accomodata, aveva allacciato la cintura. Il viaggio fu piuttosto breve, appena una decina di minuti. Appena arrivati, Delia parcheggiò l’auto nel vialetto di casa, una villetta, simile a tutte le altre abitazioni della città. Una casa bianca a due piani, circondata da un giardino e con una piccola veranda.
Ogni volta che visitava la cittadina, la ragazza si chiedeva come potessero riconoscere la loro casa, se tutte le case del piccolo centro abitato, erano bianche. Da questo, dopotutto derivava il nome della città.
«Hai fatto un lungo viaggio, se vuoi puoi riposarti, sai che qui puoi fare come se fossi a casa tua!» La invitò la donna. Nonostante l’invito, Serena declinò l’offerta. Avrebbe preferito fare altro, come, per esempio allenarsi per la gara di Zafferanopoli. Non ne aveva parlato con Ash, ma il risultato di quella gara avrebbe determinato il da farsi.
Se avesse vinto si sarebbe dedicata alle gare di Kanto. E avrebbe trovato un modo per tenere lontano Ash dalle pretese da parte delle fan di Unima.
La gara in questione sarebbe stata una doppia performance, e la ragazza ancora non aveva scelto chi impiegare. Aveva solo tre Pokémon, ma era una scelta difficile, dopotutto da questo dipendeva il suo futuro.
La ragazza si sedette sulla gradinata che dava sull’ingresso di casa Ketchum. Si sedette sulla gradinata ed estrasse dalla sua borsa le sue tre Poké Ball. Delphox, Pancham e Sylveon.
«Vediamo… Delphox e Pancham lavorano bene insieme… ma anche Pancham e Sylveon o Sylveon e Delphox… insomma è difficile. Poi… non posso chiedere ad Ash. No. Non se lui è così coinvolto. Poi, anche se gli dicessi della gara, come la prenderebbe se affido questa decisione ad una singola gara? E poi, ora che ci penso voglio davvero affidare le mie prossime scelte di carriera ad una sola gara? Forse due o tre… ma una?»
La ragazza non se ne accorse, ma a circa metà del suo discorso, a poca distanza da lei, si era seduta Delia, la madre di Ash. Serena l’aveva imparata a conoscere. Una donna di meno di quarant’anni, capelli castani e occhi dello stesso colore. Serena sapeva che la donna ne aveva passate davvero tante, dato che era diventata mamma molto giovane, appena a diciannove anni, beh. Una cosa che beh, metteva a Serena una certa pressione psicologica, e che avesse dovuto crescere Ash da sola.
«Se non vuoi parlarne direttamente con Ash, puoi parlarne con qualche tua amica. Magari loro potranno aiutarti. Sia per decidere chi scegliere nella gara, sia per decidere se viaggiare o meno per Unima. Io non so quanto posso aiutarti, e sai bene il motivo, sarei troppo di parte, ma magari loro possono.»
Detto questo, la donna si allontanò e tornò alle sue faccende. Tra un po’ avrebbe cominciato a preparare il pranzo. Serena non si mosse. Sembrava quasi una statua.
Si. Aveva pensato a chiedere consiglio alle sue amiche, ma a chi? Le sue due ex rivali (anche in amore!) Shana e Meringa le avrebbero detto di viaggiare con Ash senza nemmeno pensare alla gara. Sarebbe stato una sorta di ultimatum. Le avrebbero detto qualcosa come “o ti dichiari o lo faccio io.” E poi erano entrambe consapevoli della presenza di Varietà anche ad Unima e del loro elevato prestigio, quindi l’avrebbero spinta in quella direzione.  
Vera, invece… oltre che un’amica, era una rivale. E spifferare la sua strategia ad una potenziale rivale, non era cosa. 
E anche lei, non priva di interessi, le avrebbe consigliato la strada dei Varietà. Erano amiche, ma da appena infilavano le  
Poké Ball nelle capsule, divenivano rivali. Questo voleva dire che doveva decidere da sola.  
«Forse parlarne con Ash è la scelta migliore. Ho avuto modo di osservarti e sei stata ferma come una statua. Hai avuto paura di chiedere o cosa?» Le chiese Delia, spaventandola. 
«No. O meglio. Non solo. Ho riflettuto su cosa mi avrebbero detto. E nessuna di loro sarebbe stata d’aiuto. Ma no. Non sono sicura di volerne parlare con lui.» 
«Ormai lo conosci, forse anche meglio di me. Lo sai che è perfettamente capace di mettere da parte il suo desiderio, pur di farti tentare questa scalata. Ha aspettato fino ad ora, potrà aspettare ulteriormente» 
Aspettare”. Quella parola rimbalzava nella mente di Serena. Dopotutto se erano in quella situazione, era in parte anche colpa sua. Dopo la sconfitta a Kalos aveva voluto, almeno parzialmente, cambiare aria. 
Si era presa un anno sabbatico e poi aveva tentato con le gare di Hoenn, Johto e Sinnoh. Era sempre stata in grado di vincere i fatidici cinque fiocchi e di partecipare ai rispettivi Grand Festival, ma non ne aveva mai vinto uno. 
In un modo o nell’altro aveva sempre perso in finale, quasi fosse una maledizione. E come tale doveva essere spezzata.  
«Forse dovrei iniziare da dove la maledizione è partita?» 
Si chiese la ragazza senza ottenere risposta. Dopotutto se Ash voleva aiutare qualcuno nel suo raggiungere obiettivo anche lei poteva andare bene, no? 
«Forse dovrei parlarci. Magari senza dire nulla riguardo il fatto che la mia scelta dipenda da una gara.» 
La ragazza si alzò e si massaggiò la schiena. Non era seduta da molto, ma la schiena le faceva comunque un po’ male. 
La ragazza entrò in casa. Delia era intenta a cucinare, e quasi non si accorse del fatto che la ragazza fosse entrata. 
«Io e Ash andiamo a farci un giro, torniamo presto!» 
Ash era un po’ stupito dalle parole della ragazza. Non che non volesse, andare in giro con lei, ci mancherebbe altro, altrimenti non l’avrebbe mai invitata ad unirsi a lui, ma non si aspettava una proposta simile. Biancavilla non offriva chissà quali attrazioni, per cui immaginò che fosse una semplice scusa per stare un po’ da soli. «Va bene. Dove vorresti andare?» 
Serena non rispose. Sembrava che la cosa importante non fosse tanto dove andare, quanto piuttosto il fatto di parlare con lui. I due uscirono, con tanto di giacca e zaini. 
I due non avevano un percorso preciso da seguire, con Serena che trascinava Ash da una parte all’altra. Rimanendo in silenzio. Non sapeva come introdurre l'argomento. 
Dirgli che se avesse voluto condurre qualcuno al suo obiettivo, lei sarebbe stata la candidata ideale, le sembrava troppo diretto e fuori dalle sue corde. E poi era davvero partita con il desiderio di diventare Super Coordinatrice? Era quello il suo desiderio oppure era solo un ripiego? E poi come sarebbe stata vista, da straniera, come super coordinatrice dell’anno? 
Ad Unima era diverso. La grande regione era famosa per essere un crocevia di persone di ogni luogo, e nonostante l’attuale regina provenisse da Johto, nessuno aveva detto nulla. Anzi.  
Ash si accorse di come Serena fosse rimasta in silenzio per tutto quel tempo. Come se stesse tentando di mantenere un segreto e temeva di svelarlo non appena aperto bocca. 
«Tutto a posto?» Chiese Ash, in tono preoccupato. 
«Sai, pensavo di voler partecipare alla gara di Zafferanopoli»  
Rispose la ragazza. Dal suo tono sembrava che si tenesse dentro quella notizia da tanto tempo. «Beh, non vedo dove sia il problema. Dovrebbe essere tra due settimane, quindi potremo tranquillamente partire...» 
Serena lo interruppe. «Non so. Ultimamente mi sono chiesta quale sia il mio vero desiderio.» 
«Lo avevi detto tu stessa. Volevi diventare la Regina di Kalos. Dopo tutto quello che è successo hai deciso di dedicarti alle gare Pokémon, ma non hai mai detto che quella sarebbe stata la tua scelta» 
La ragazza ci pensò un po’. Effettivamente Ash aveva ragione. Non aveva mai espresso il suo desiderio di diventare Super Coordinatrice. Le gare erano state una sorta di ripiego per lei. 
«Ho pensato che la mia esperienza nei Varietà sarebbe stata d’aiuto nelle gare. Ma mi sbagliavo. Sono due mondi totalmente diversi. E quando l’ho capito era troppo tardi. Si. Ho vinto dei fiocchi, insomma, hai seguito tutte le mie gare, sai com’è andata. Vorrei provarci un’ultima volta.» 
Alla fine, la ragazza era caduta dove non voleva cadere. Aveva apertamente dichiarato il suo interesse nel partecipare alle gare di Kanto. 
«Capisco. Non ti devi arrendere e devi tentare fino alla fine. Costi quel che costi.»  
Serena era stupita da quella reazione. Si aspettava che Ash la sostenesse, ma temeva che si fosse stancato di vederla continuamente fallire quando era ad un passo dal farcela. 
«Però. Voglio dire. Ultimamente tu mi hai sempre seguito, eri lì praticamente ad ogni mia gara…» 
«Credimi. Farlo non mi è affatto pesato. Altrimenti non saremmo dove siamo ora»  
Forse Serena travisò le parole di Ash, e per questo arrossì. Erano da soli, in quel momento. Soli insieme.   
«Tutto bene?» Le chiese Ash, preoccupato. 
«Oh, sì. Assolutamente» La ragazza cercò di levarsi dalla mente tutto quello a cui aveva pensato fino a quel momento. Temeva la sua reazione. Forse si sarebbero allontanati per sempre se gli avesse veramente detto quello che stava pensando. 
«E l’impegno che ti sei preso? Non voglio che tu debba rinunciarci solo per me» 
Per Ash trovare le parole giuste non fu affatto facile. «Dopotutto anche quello di diventare Super Coordinatrice è un  
obiettivo. E non ho mai specificato che devo aiutare un Allenatore o un’allenatrice a diventare campione o campionessa.» 
«Se lo dici tu. In ogni caso pensavo ad una cosa. Parteciperò a questa gara, e in base a come andrà, deciderò cosa fare. In caso dovesse andare male, tenterò la scalata al trono di Unima. Forse tornare alle origini potrebbe farmi bene» 
Ash si fermò di colpo. «Non vorrai mica rinunciare a diventare Super Coordinatrice solo per l’esito di una gara?» Serena, che nel frattempo aveva continuato a camminare, si era accorta solo ora della distanza che la separava da Ash. 
«Non è solo una gara. Sono ormai quasi venticinque gare e tre Grand Festival che ci tento. Forse dovrei tornare alle origini  
e provare di nuovo con i Varietà. E poi è la mia vita. Vorrei essere io a decidere.»    
La ragazza stava cominciando a scaldarsi. E sia Ash che Pikachu se ne accorsero. «Non è quello. È giusto che tu segua la tua strada. Non posso decidere io per te, e ti supporterò sempre, qualsiasi scelta tu decida di prendere» 
La ragazza sorrise. Quello era l’Ash che amava.  
«Direi che possiamo tornare. Ti prometto che preparerò questa gara come tutte le altre. Cercherò di non pensare a quanto sia importante.» I due tornarono alla base appena in tempo per pranzare. Non appena i due varcarono la soglia della porta,  
senza nemmeno fare in tempo ad appoggiare le giacche e gli zaini nell’uomo morto, che subito Delia scatenò la sua  
curiosità. Per lei era abbastanza strano che Ash scegliesse di cominciare un viaggio con un’ex compagna di viaggio.  
«Allora, com’è andata?» Per com’era formulata la domanda poteva essere rivolta ad entrambi, ma Serena, ben presto comprese che la domanda fosse rivolta a lei. 
«Gli ho detto tutto. Alla fine, l’ha presa bene. Proprio come mi avevi detto.» Tanto Ash quanto Pikachu si grattarono la testa. A cosa si stavano riferendo? Cosa stavano combuttando sua madre e la sua amica? 
Il brontolio dello stomaco di Ash e di Pikachu fece comprendere che, in quel momento, le priorità erano altre. Il ragazzo aiutò sua madre ad apparecchiare la tavola.  
La donna, nonostante il poco preavviso, aveva preparato un pranzo coi fiocchi, con tanto di antipasto, primo, secondo, contorno e dolce.  
Dopo l'abbondante pranzo, fu di nuovo Serena a prendere l’iniziativa. «Posso farti una domanda?» «Ci?» Ash stava ancora finendo la sua terza fetta di torta gelato. Ormai aveva quasi completamente perso la sensibilità alla bocca a causa della bassa temperatura del dolce. 
«Mi hai sempre detto di aver catturato degli altri Pokémon, oltre a quelli di Kalos, ma come mai non me li hai mai fatti conoscere?» 
Ash raggelò alle parole della ragazza. Era vero. Tantopiù che alla lega di Kalos, contrariamente alle leghe precedenti, non aveva fatto lottare altri Pokémon al di fuori di quelli catturati lì. 
«Non abbiamo mai avuto tempo. Siamo sempre stati piuttosto di fretta. Ogni volta che venivi qui passavi per un saluto e basta. Ma dato che questa volta il tempo non manca, possiamo restarci tutto il tempo che desideri» 
I due uscirono di nuovo di casa, e si diressero verso il laboratorio del professor Oak. Serena non conosceva la strada, per cui Ash dovette farle da guida. Il laboratorio si trovava in cima ad una collinetta. Era un ampio edificio sormontato da una pala eolica che provvedeva a buona parte del suo fabbisogno energetico. 
Poco lontano dallo stesso era presente una recinzione che circondava un ampio appezzamento di terra. «Ecco. È qui che vivono i miei Pokémon!» Serena rimase in silenzio alcuni istanti. «Ma io non vedo nessuno. Non mi starai mica prendendo in giro?» La ragazza non fece in tempo a concludere la frase, che subito il terreno iniziò a tremare. «E questo cos’è? Un terremoto?» Serena era terribilmente spaventata. «Io ti consiglierei di spostarti» La avvisò Ash. «Perché dovrei?» Chiese la ragazza. Pikachu, ben capendo quel che stava succedendo, saltò dalla spalla del suo Allenatore e allontanò Serena con un potente colpo della coda, facendola cadere. «EHI! MA CHE TI PRENDE? SEI IMPAZZITO?» Gridò la ragazza. Pikachu non rispose, sedendosi semplicemente accanto alla ragazza. 
Ben presto le vibrazioni del terreno si fecero ancora più intense, e, in lontananza era possibile individuare una gigantesca nuvola di polvere avvicinarsi a grande velocità. 
Presto alle vibrazioni del terreno, si aggiunse il rumore di zoccoli. Ancora pochi istanti e Ash venne proiettato in aria. 
«Ahia! Ahia! Ahia!» Ash, ricaduto a terra, si rimise in piedi, si massaggiò la schiena e si levò di dosso la polvere. «Ecco. Loro sono i miei Tauros» La mandria di Pokémon Torobrado circondò il loro Allenatore e cominciò a leccarlo affettuosamente. 
«Quello è il loro modo di mostrare affetto. Diciamo che è un tantino estremo e non volevo ti facessero del male.» 
Serena arrossì. Ash si era preoccupato per lei. Aveva sbagliato a prendersela con Pikachu. «Scusami. Ho fatto male a prendermela. Volevate solo evitare che mi facessi seriamente male. Scusate ancora» Pikachu le saltò addosso, come a farle capire che tutto fosse sistemato. La ragazza, di tutta risposta, l’accarezzò. 
Serena e Pikachu, molto lentamente, raggiunsero la mandria di Tauros. «Stai tranquilla, puoi accarezzarli, non ti fanno nulla.» La ragazza, un po’ timorosa allungò la mano verso l’esemplare più vicino. 
Avvicinò lentamente la mano sulla testa del Pokémon e la toccò. Il Pokémon, di tutta risposta le leccò il braccio. «Ehi! Ma così mi fai il solletico!» La ragazza non riuscì a non ridere. 
«Scusa se sono indiscreta, ma come mai hai catturato... Uno due… tre…» la ragazza continuò a contare a mente. «Trenta Tauros?» Ash sorrise imbarazzato. «A dire il vero sono loro che hanno deciso di farsi catturare. Quando abbiamo visitato la zona Safari, per catturare alcuni Pokémon, hanno fatto, beh… quello che hanno fatto prima e…» 
Serena cercò di non ridere. «Ho capito… ho capito. Ma gli altri?» «Arrivano, arrivano! Ehi! Bulbasaur!?!» Il Pokémon seme, non appena sentì la voce del suo Allenatore, il Pokémon seme si mise a correre verso di lui. Frenò la sua corsa non appena vide quella che, per lui, era una perfetta sconosciuta. 
«Oh, scusami. Non te l’ho presentata. Lei è Serena. Una mia carissima amica.» Il Pokémon Seme squadrò la ragazza dalla testa ai piedi. Sembrava una persona a posto. Si avvicinò ulteriormente alla ragazza e la annusò. 
«Sembra che abbia riconosciuto che hai con te dei Pokémon. Forse vuole conoscerli, prima di fidarsi» Ash cercò di interpretare il gesto del suo Pokémon. La ragazza, capendo che, in quel momento era, in un certo senso un’ospite, non poté far altro che assecondarlo. «Su! Venite fuori!» La ragazza prese le tre Poké Ball dalla sua borsa e fece uscire i suoi Pokémon. Dalle Poké Ball della ragazza uscirono una Delphox, un Pancham e una Sylveon.  
Il Pokémon Seme squadrò ognuno dei Pokémon della ragazza. Cominciando da Delphox. La volpe Fuoco/Psico le sembrava un Pokémon a posto. Passò poi a Sylveon. Anche lei rimase calma, ricevendo anche lei l’approvazione di Bulbasaur. 
Pancham era piuttosto nervoso, cosa che venne fiutata da Bulbasaur. Il Pokémon Seme si allontanò dal Pokémon Briccone, e cominciò a caricare un Riduttore. Appena il Pokémon Seme cominciò a correre, Pancham ne comprese le intenzioni, e utilizzò un potente Pietrataglio. Dal terreno spuntarono degli enormi massi acuminati di colore azzurro. Bulbasaur sembrò accorgersene in tempo e, sfruttando le sue potenti liane, distrusse i massi, per poi afferrare il suo avversario. 
«EHI! VOI DUE! COSA FATE!» Serena non sopportava vedere i Pokémon litigare. Non era contro le lotte, altrimenti non sarebbe nemmeno diventata allenatrice, passo fondamentale per gran parte delle carriere nel mondo Pokémon, ma, per lei, come per molti altri, prima delle lotte, veniva il rispetto. «Lasciamoli sfogare. Forse si rispetteranno una volta conclusa 
la lotta.» «Come vuoi.» Si limitò a dire Serena. 
Nel frattempo, Pancham aveva tentato di attaccare con Gelopugno, colpendo le fruste di Bulbasaur e costringendolo a mollare la presa, facendo cadere Pancham. 
Questi, ora libero, attaccò con Neropulsar. Dai suoi arti superiori si generò una serie di anelli di energia oscura, di colore  
violaceo, che vennero facilmente evitati dall’avversario. Bulbasaur si limitò a rotolare verso destra. Contemporaneamente, dalla sua bocca cominciò a generarsi una sfera di energia dal colore verdognolo. Ricordava, per certi 
versi una sorta di occhio. 
Qualcosa, però non tornava, almeno agli occhi di Pancham e di Serena. Perché mai Bulbasaur stava lanciando il suo  
Energipalla in una direzione totalmente diversa da quella in cui si trovava Pancham? Ash, al contrario aveva capito quali erano le intenzioni del suo Pokémon. 
Utilizzare una tecnica inventata dal suo Torterra quando ancora era un Grotle. Ingoiare il suo stesso attacco per poi colpire l’avversario con una mossa incredibilmente più potente. 
Torterra era uno dei Pokémon più tranquilli e pacifici di Ash, per cui era diventato un grande amico di Bulbasaur, per cui era piuttosto probabile che lo stesso gli avesse insegnato a padroneggiare una tecnica così potente. 
L’intuito di Ash non si sbagliò. Bulbasaur spiccò un balzo e ingoiò il suo stesso attacco. Serena, Pancham e gli altri Pokémon della ragazza rimasero di stucco. Mai avevano visto un Pokémon ingoiare il suo stesso attacco.  
E non era finita. Dal bulbo del Pokémon si generò un gigantesco raggio di energia dal colore giallo arancione che colpì in pieno Pancham. Mandandolo al tappeto. 
Serena si precipitò dal suo Pokémon, aiutandolo a rimettersi in piedi. Fatto questo, disinfettò le sue ferite con una pozione che, fortunatamente, aveva con sé. Infine, gli diede da mangiare alcuni Poké Bignè.  
Anche Bulbasaur si avvicinò a Pancham, ora privo di qualsiasi intenzione bellicosa. Solo a questo punto sfruttò il suo potente Solarraggio per richiamare tutti i Pokémon del ragazzo. Questi ultimi, con i loro tempi, raggiunsero la coppia. 
«Sono così tanti?» Chiese Serena. «Molti di più!» Le rispose Ash, lasciandosi scappare un sorriso. 
In breve tempo, tutti i Pokémon del ragazzo giunsero dai due. Il primo Pokémon a mostrare il suo affetto fu Muk, che saltò addosso al suo Allenatore. Il suo modo di mostrare affetto. 
«Grazie! Anche io sono felice di vederti!» Ash non poté fare a meno di non ridere. Serena un po’ meno. Sapeva che Muk era capace di secernere sostanze tossiche ed era piuttosto preoccupata di questo. Si calmò quando vide Ash uscire da quella massa informe e violacea che era Muk. 
I Pokémon catturati a Kalos e coloro che avevano partecipato al Torneo Mondiale, si precipitarono verso Serena. Gli altri rimasero più indifferenti, verso quella che consideravano semplicemente una delle tante amiche di Ash. 
«Su, dai! Un po’ di entusiasmo, sarà lei la nostra compagna di viaggio, vorrei che l’accoglieste con almeno un po’ di calore» 
«Ehi! Ma tu avevi accettato la mia proposta. Avevi detto che saremmo partiti ad Unima solo se la mia gara non fosse andata bene. Avevi detto che anche aiutarmi a diventare Super Coordinatrice rientrava nell'obiettivo di aiutare qualcuno a realizzare il suo sogno!» Ash se lo ricordava benissimo, e aveva già la risposta pronta per un’eventualità del genere. 
«In qualsiasi caso, porterò tutti con me. Ovviamente a turno. Tutti in una volta è impossibile» Serena doveva ammettere che Ash aveva un’incredibile capacità di tirarsi fuori dalle situazioni difficili. 
Piano piano tutti gli altri Pokémon di Ash si avvicinarono a Serena e ai suoi Pokémon, a cominciare da Swellow e Staraptor, grandi amici di Talonflame. Se lui si fosse fidato di quella ragazza , allora, forse avrebbero dovuto fidarsi anche loro. 
Piano piano la ragazza e i suoi Pokémon vennero circondati dai Pokémon catturati da Ash a Hoenn e Sinnoh, e poco dopo anche da quelli di Kanto e Johto. Con le temperature che iniziavano ad abbassarsi e il Sole che stava per tramontare, era proprio una bella sensazione. La nativa di Kalos non si era accorta di come Pancham e il Buizel di Ash si stessero guardando in cagnesco. Fortunatamente Bulbasaur gli fermò prima che fosse troppo tardi. 
«Allora, adesso che li ho incontrati, puoi dirmi come mai hai aspettato così tanto per presentarmeli? Mi sembrano tutti abbastanza tranquilli e amichevoli»  
«Semplicemente non abbiamo mai avuto il tempo. Nessun altro motivo» Le rispose il ragazzo. Questo nonostante si fosse ben accorto di essere guardato storto dalla sua Bayleaf.  
La Pokémon non sapeva spiegarselo, ma quella ragazza non le piaceva proprio. Aveva come la sensazione che volesse rubargli Ash. Le sembrava una persona totalmente diversa rispetto a tutte le altre amiche di Ash.  
Cosa avrebbe dovuto fare? Attaccarla? In quel momento non era una buona idea, con tutti i Pokémon del ragazzo che l’avrebbero difesa. E una contro tutti non era una buona idea. 
Avrebbe mostrato le sue intenzioni nel momento in cui sarebbe stata scelta come parte della squadra di Ash. Con meno avversari avrebbe potuto far capire le sue intenzioni. 
In quegli stessi istanti, dopo parecchia insistenza da parte della ragazza, finalmente, Dragonite mollò la presa. «Non è che stanno cercando di corrompermi?» Chiese la ragazza. «Quando ti ho chiesto di venire qui non hai opposto resistenza perché sapevi che i tuoi Pokémon mi avrebbero convinta a venire con te ad Unima!»  
«Niente affatto» le rispose Ash. «Ho semplicemente parlato del fatto che avremo aiutato qualcuno a raggiungere il suo obiettivo. Si, ammetto di aver parlato di Unima, ma non ti ho mai menzionata. Potete confermare?» 
I Pokémon del ragazzo, ognuno a suo modo, confermarono le sue parole.  
«Allora se è così, non ti dispiacerà se chiedo ad uno dei tuoi Pokémon di partecipare alla gara con me? Ovviamente solo per la gara… ci mancherebbe!» 
Ash le sorrise. Quindi si grattò la testa. «Sai bene che non devi chiedere a me» 
«Oh, certo. Giusto!» La ragazza si inginocchiò e si avvicinò al Bulbasaur di Ash. «Ti andrebbe di partecipare alla prossima gara con me? Ho visto come hai lottato con Pancham e mi hai fatto pensare a nuove combinazioni per le gare. Cosa ne pensi?» Il Pokémon strinse delicatamente una delle sue liane attorno al braccio della ragazza, in modo simile ai nastri della sua Sylveon. «Quindi è un sì?» Il Pokémon rispose con un leggero gesto del capo.  
«Incredibile. Sei riuscita ad ottenere subito la sua fiducia!» Si complimentò Ash. Nel mentre il Pokémon Seme si era avvicinato al suo ingombrante amico di tipo Erba e Terra. Gli avrebbe affidato la responsabilità dei Pokémon del laboratorio.  
Torterra era un tipo tranquillo e, a sua memoria, Bulbasaur, lo aveva visto arrabbiato solamente una volta. E gli era bastato. 
Sapeva bene che era il candidato ideale per mantenere la pace tra i diversi Pokémon del ragazzo, in sua assenza. 
«Bene, dato che è d’accordo direi che non resta altro che recuperare la sua Poké Ball. Dovrebbe averla il professore, da qualche parte. Non ci resta che andare da lui.» 
Serena si limitò ad annuire. Era ironico che si stessero dirigendo da colui che, in un certo senso li aveva fatti incontrare, ormai undici anni prima.  
Ash non le aveva mai detto che il loro incontro, per quanto casuale, fu causato dal suo essere un ritardatario cronico. Ma, in un certo senso, andava bene così. 
Il professore era un uomo di quasi sessant’anni, capelli corti e grigi, occhi neri, dal volto squadrato. Aveva la barba rasata di 
fresco ed emanava un forte profumo di dopobarba. 
Indossava un camice da laboratorio bianco, sotto di esso era possibile intravedere una polo rossa. Indossava dei pantaloni  
marroni chiaro e delle scarpe da lavoro marrone scuro. 
«Ah, sei tu Ash… e vedo che hai portato anche un’ospite…» Il professore squadrò la ragazza dalla testa ai piedi. «Ma tu sei Serena. Come avevo fatto a non accorgermene!» L’uomo si diede dello stupido da solo. Si erano visti diverse volte in videochiamata, ma gli ci volle un po’ per ricordarsi di lei. 
«Quindi… quando partirete per Unima?» Chiese. Era piuttosto impaziente di informare la sua collega sul da farsi. 
Ash e Serena si guardarono negli occhi, quindi la ragazza prese la parola. 
«Ancora non abbiamo deciso. Prima di partire dovremo sbrigare una cosetta.» La ragazza fu piuttosto vaga, scatenando la curiosità dello studioso. «Scusate se sono indiscreto. Ma posso sapere di che cosa si tratta?» La ragazza annuì. «Assolutamente. Una gara Pokémon. Si terrà tra due settimane a Zafferanopoli. In base a come andrà la gara, decideremo il da farsi.» Il professore aveva capito cosa la ragazza intendesse con quelle parole.  
«E a proposito di questo, vorrei chiederle un favore.» Si aggiunse Ash. «Dimmi pure.» Gli rispose il professore. «Sa, per caso dove si trova la Poké Ball di Bulbasaur?» Il professore gli rispose senza chiedersi il motivo «Certo, te la prendo subito. Ma non restate là fuori. Entrate che vi offro qualcosa!»  
Ash, Serena e Pikachu si accomodarono nel laboratorio del professore, sedendosi sul divano. Il professore iniziò a scaldare dell’acqua nel bollitore. Nel frattempo che l’acqua bolliva, aprì il frigorifero e prese un vassoio di dolci.  
Fatto questo si diresse verso l’area del laboratorio dove stoccava le Poké Ball. Erano disposte in ordine alfabetico, quindi  
non gli ci volle molto per trovare quel che cercava. 
Arrivò, con la Poké Ball vuota in mano, proprio mentre l’acqua era giunta ad ebollizione. Premette l'interruttore e spense il dispositivo. Versò il liquido bollente in tre tazze.  
In breve, il colore del liquido passò dal trasparente all’ambrato. Ancora un po’ e la bevanda calda sarebbe stata pronta. 
A turno i tre misero lo zucchero nella bevanda. Ash era quello che la preferiva più dolce, il professore quello che la preferiva più vicina al suo gusto naturale. 
 «Scusa se sono indiscreto, ma come mai hai deciso di richiamare Bulbasaur? Non lotta da un po’ e sai che è il responsabile dell’ordine, qui al rifugio.» Chiese il professore. «Sono stata io a chiederlo.» Rispose Serena. «L’ho visto lottare contro Pancham e mi ha fatto venire in mente alcune combinazioni per le gare.» Il professore bevette un ulteriore sorso della sua bevanda calda. «Capisco. Ma chi si occuperà dell’ordine in sua assenza?» Chiese, piuttosto preoccupato. «Questo non è un problema. Ci penserà Torterra a mantenere l’ordine.»  
Il professore, ben conoscendo il Pokémon Continente, sapeva di non doversi preoccupare. «Eccola qui!» Il professore consegnò la Poké Ball di Bulbasaur alla ragazza. 
Dopo aver fatto merenda, i due, accompagnati dal professore, giunsero nuovamente al giardino, ove si trovavano Pokémon di Ash. Bulbasaur stava dando le ultime istruzioni a Torterra sul come comportarsi in sua assenza. Terminò rapidamente quando vide il suo Allenatore, la sua amica e il professore dirigersi verso di lui. 
Il Pokémon Seme si avvicinò, quasi istintivamente a colei che, temporaneamente, sarebbe stata la sua allenatrice.  
Serena si era inginocchiata verso di lui e aveva in mano la Poké Ball, con la mano appoggiata sul meccanismo di apertura. Notandolo, Bulbasaur colpì la sfera con una delle sue fruste, facendo rotolare la sfera dalle mani della ragazza. «Sembrerebbe che non ci voglia entrare. Almeno per ora. Magari vuole conoscerti meglio, prima di entrare.» Commentò il professore. «È così?» Chiese la ragazza. Il Pokémon Seme fece un piccolo cenno di approvazione. «Sai, Bulbasaur non è un tipo che si fida facilmente. Ma sembra che tu gli piaccia.» Serena sorrise. «Ne sono felice.» 
La ragazza riprese la Poké Ball da terra e la infilò nella borsa. «Spero di riuscire a convincerlo, almeno per la gara ad entrare. L’entrata in scena è importante, nelle gare Pokémon.» Ash si inginocchiò verso il suo Pokémon. «Capito amico? Pensi di riuscirci? Poi, ovviamente sarà solo per pochi minuti, non ti preoccupare.» Il Pokémon Seme fece cenno di aver capito. Nonostante il timore di quello che sarebbe potuto accadere attorno a lui, senza che lui potesse intervenire, avrebbe accettato di stare nella Poké Ball con quella ragazza, a patto che fosse stato per poco tempo. 
Fatto questo, i due si congedarono con il professore e si diressero verso un vicino campo lotta. Pikachu e Bulbasaur camminavano a breve distanza dalla coppia. 
Il roditore elettrico, nel suo linguaggio, stava spiegando all’amico la particolare relazione presente tra i due. Raccontò all’amico anche del bacio dato dalla ragazza nel momento in cui si erano separati. 
Pikachu raccontò anche di come la gara che avrebbe affrontato al fianco di Serena sarebbe stata fondamentale per decidere il da farsi. In caso di vittoria avrebbero viaggiato per Kanto. In caso di sconfitta nella lontana regione di Unima. Il Pokémon Seme ben comprese le parole dell’amico. In caso di sconfitta, Serena e Ash avrebbero avuto una maggior possibilità di avvicinarsi, senza che qualcuno li forzasse troppo. 
Avrebbe fatto del suo meglio in quella gara, ma sarebbe stato pronto a sabotarla, in caso fosse servito. Sentendo quelle parole, Pikachu lo riprese. Non era affatto una bella idea.  
I giorni passarono rapidamente, tra allenamenti, incontri con i fan, e orde di pretendenti fulminate con lo sguardo da parte di Serena, e finalmente era giunta la vigilia della gara. 
Per evitare di incorrere in ritardi, Serena aveva proposto a Ash di partire per Zafferanopoli il giorno prima, con il ragazzo che aveva accettato la proposta senza opporsi. 
Delia accompagnò i due alla stazione. Ash, come il giorno del suo arrivo, aveva aperto la porta alla ragazza e aveva aspettato che la stessa si accomodasse, prima di sedersi a sua volta. 
Delia era un po’ dispiaciuta. Non le era affatto dispiaciuto avere una “figlia” da viziare, e ora non solo se ne andava lei, ma se ne andava anche Ash. Per ora si sarebbero allontanati solo per un giorno, ma poi, forse la cosa sarebbe durata per parecchio tempo.  
La donna era consapevole della situazione. Da una parte aveva capito che tra i due ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia e, forse un nuovo viaggio insieme poteva farla sbocciare, qualsiasi cosa fosse.  
Forse sarebbe stato meglio, per entrambi, che il viaggio avvenisse nella lontana regione di Unima, ma la donna non se la sentiva di tifare contro Serena.  
Sapeva che comunque fossero andate le cose, Ash l’avrebbe sostenuta e l’avrebbe accompagnata nel suo sogno. Qualsiasi esso fosse. E questo, per lei significava davvero tanto. 
Accompagnati i due alla stazione, e congedatasi con i tre, la donna tornò a casa. Ash, Serena, Pikachu e Bulbasaur, dopo aver guardato il tabellone degli orari, capirono che avrebbero dovuto attendere mezz’ora.  
La piccola stazione non era molto affollata, per cui trovarono facilmente una panchina dove sedersi e aspettare. Avrebbero dovuto prendere il treno per l’aeroporto di Zafferanopoli, anche se si sarebbero fermati alla stazione centrale della metropoli, una fermata prima del capolinea. 
«Il treno regionale 7845541 diretto all’aeroporto di Zafferanopoli è in arrivo sul binario 2. Allontanarsi dalla linea gialla!» La voce registrata fece trasalire i due. Però almeno erano sulla banchina corretta. Per fortuna. 
Il treno, molto simile a quello che avevano preso due settimane prima, era appena arrivato. I pochi passeggeri a bordo erano scesi. Loro erano i soli a salire. Questo significava che avevano la possibilità di scegliere dove sedersi. 
Pochi istanti dopo, il treno cominciò a muoversi, in direzione Zafferanopoli.  
Il treno, come da tradizione, si sarebbe fermato in tutte le stazioni. Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli periferia e, infine, la loro destinazione, Zafferanopoli centrale. 
Il treno, durante il viaggio, si era riempito di gente. Molti erano viaggiatori diretti all’aeroporto, ma altrettanti erano diretti al centro della città. 
Risalito, accompagnati dai Pokémon, il fiume di gente, finalmente poterono tornare a respirare. Erano nella piazza centrale della città. Piazza dedicata ad un importante figura storica della regione di Kanto. 
Dalla piazza, per raggiungere l’albergo che avevano prenotato, avrebbero dovuto prendere un bus. Per loro fortuna, quella  
piazza era il capolinea di numerose linee di autobus urbani, tra cui quella che avrebbero dovuto prendere. Linea Q. Quel mezzo, dopo sette fermate, li avrebbe portati letteralmente di fronte all’albergo in cui avrebbero alloggiato. 
L’albergo includeva anche un centro Pokémon, quindi Ash e Serena ne approfittarono per far fare un controllo ai loro Pokémon. Ash, in quel momento aveva con sé unicamente Pikachu, dato che, in quel momento, Bulbasaur era affidato a Serena. 
Mentre l’Infermiera portava il carrello nella sala posteriore, i due si diressero al bancone per fare il check-in. Era un bancone in legno pregiato, perfettamente intonato all’alta classe dell’albergo. 
Il piano su cui erano appoggiati i diversi oggetti era realizzato in marmo pregiato, così come i pavimenti. Dalle ampie  
vetrate, da cui era possibile vedere l’esterno, ma non viceversa, entrava parecchia luce. 
Stava per arrivare la primavera, dopotutto. 
La giovane impiegata aveva immediatamente riconosciuto Ash. «Buongiorno. Come posso esservi d’aiuto?» Chiese,  
allungandosi pericolosamente verso il ragazzo, facendo visibilmente innervosire Serena.  
Era una ragazza più o meno della loro età, capelli rossi, pelle chiara. Aveva il viso ricoperto di lentiggini, e gli occhi azzurri. 
Indossava una semplice camicia bianca con il logo dell’albergo cucito sopra.  
Indossava dei piccoli orecchini in argento con delle gemme preziose incastonate. Sopra la camicia indossava un gilet scuro. 
«Buongiorno. La stanza che abbiamo prenotato. La doppia» Tagliò corto la ragazza. Non sopportava che l’impiegata gli stesse così vicino. «Oh, sì. Eccola. Qui. È la stanza 1208. È al dodicesimo piano, ma non vi preoccupate. Potete tranquillamente prendere l’ascensore. È qui dietro. Mi servono solo i vostri documenti.» I due cercarono, nei rispettivi Smart Rotom, la loro scheda Allenatore. Documento di riconoscimento ufficiale riconosciuto ovunque. 
La giovane impiegata scansionò i QR code. «Perfetto. Questa è la tessera della serratura. Dovrete infilarla nell’apposito slot per attivare la corrente, quando sarete dentro. Mi raccomando. Portatela sempre con voi. Ah, a proposito…» la ragazza sorrise maliziosamente. «La stanza ha un letto matrimoniale» Serena arrossì. «Letto matrimoniale?» ripeté. «Ma cosa mi combini, Ash?» Il ragazzo si sentì ulteriormente in imbarazzo. «A dire il vero ho solo prenotato una doppia. Non avevo idea del fatto che…» Serena, in cuor suo, ci credeva. Era dell’idea che Ash ancora non lo avesse capito, quindi era legittimo che si aspettasse una stanza con due letti singoli. In ogni caso, Serena si girò verso la ragazza, e la vide ridere sotto i baffi.  
Questo voleva dire solamente una cosa. L’addetta l’aveva fatto apposta. 
Dopo essersi allontanati dal bancone, arrivarono di fronte al grosso ascensore. La ragazza premette il pulsante che permetteva di richiamarlo. Un breve segnale acustico confermò l’arrivo dello stesso.  
La porta metallica si aprì, permettendo ai due di entrare. Ash premette il pulsante che permetteva di raggiungere il dodicesimo piano. La porta dell’ascensore si chiuse e quest’ultimo cominciò a salire. Venne interrotto al quarto e al nono piano, da persone dirette al piano terra, ma, per come era strutturato il dispositivo, quest'ultimo dava priorità alla corsa più rapida. Ergo la prima sosta fu quella al dodicesimo piano. 
Appena la porta dell’ascensore si aprì, i due uscirono. Il pavimento dell’andito era un pregiato parquet. Ash cercò con lo sguardo la loro stanza, l’ottava di quel piano. 
A dire il vero fu Serena a prendere l’iniziativa e a trovare la stanza. Stanza che si trovava dalla parte opposta rispetto a quella in cui stava guardando Ash. 
La ragazza lo prese per un braccio e lo tirò nella sua direzione e, quasi, gli strappò di mano la tessera. Giunti davanti alla porta, la ragazza appoggiò la tessera sul sensore e questo fece scattare la serratura. 
La ragazza aprì la porta e vi si precipitò dentro. Non si curò nemmeno di inserire la tessera nel sistema che attivava la corrente della stanza. Non era quella la sua preoccupazione. 
Si voltò verso il letto.  E sì. Effettivamente era un matrimoniale. La ragazza si sentì ribollire il sangue. Avrebbe voluto ammazzare l’addetta alla reception. 
La stanza, come l'andito, aveva un pregiato pavimento in parquet, accanto al letto vi erano due comodini, in legno pregiato.  
Poggiati su di esso vi erano un telefono, per contattare la reception e una bajour. 
Non troppo distante dal letto, un tavolino con due sedie e un grosso televisore a schermo piatto. Le pareti, colorate di un delicato giallo, erano decorate da numerosi quadri, rappresentanti principalmente Pokémon della regione di Kanto. 
Non era presente un lampadario vero e proprio, e questo fece interrogare Ash sul come avrebbero potuto vedere di notte. 
Nella parete più vicina all’ingresso e più lontana dal letto vi era la porta che conduceva al bagno privato. 
Ash si accorse subito dell’imbarazzo della ragazza. Sarebbe stata solo una notte, ma l’imbarazzo di Serena era palpabile. «Peccato che Pikachu sia dall’Infermiera, sennò gli avrei potuto chiedere di dividere il letto in due con Codacciaio» Serena non riuscì a trattenere le risate. L’umorismo era una delle cose che più apprezzava di Ash.  
«Si… certo e poi ci chiedono i danni!» Rispose Serena, cercando di nascondere il rossore. I due posarono gli zaini contro la parte anteriore del letto. Serena estrasse dallo zaino il vestito che aveva portato con sé. Era tutto spiegazzato, quindi avrebbe dovuto portarlo in una tinta lavanderia. 
La ragazza guardò sul suo Smart Rotom. Il locale che cercava era poco lontano dall’albergo. Ash lo guardò di sfuggita. Sembrava un abito da sera scuro. Non l’aveva mai visto, e già se lo immaginava indossato dall’amica. 
La ragazza infilò la tessera nella borsetta e uscì dalla stanza, seguita da Ash. 
I due presero l’ascensore e scesero fino al piano terra. «Beh, com’era la stanza?» Chiese l’addetta, con il chiaro intento di punzecchiare Serena. «Bella, bella.» Rispose la ragazza, avendo compreso che si trattasse di una provocazione.  
 «Ah, siete voi!» I due riconobbero immediatamente la voce dell’Infermiera.  
 «I vostri Pokémon sono adesso in perfetta forma!» I due si avvicinarono al bancone dell’Infermiera, che aveva appoggiato le Poké Ball di Serena sul bancone. Pikachu e Bulbasaur, invece erano sul carrello, fuori dalla Poké Ball. Il roditore elettrico salì sulla spalla del suo Allenatore, mentre Bulbasaur, aiutandosi con le fruste, raggiunse il pavimento. 
Serena trascinò Ash fino all’uscita dell’albergo, e da essa alla fermata del pullman. Avrebbero dovuto raggiungere la tinto lavanderia, che si trovava dall’altra parte della città. 
Ash non comprese tutta questa fretta da parte di Serena. Lo comprese solo una volta giunti di fronte all’edificio. Era una piccola insegna, su di una porta. 
Serena trascinò Ash e i Pokémon all’interno dell’edificio. Era una tinto lavanderia piuttosto piccola. Ci lavoravano unicamente due persone. Due ragazze, per la precisione. Entrambe avevano riconosciuto Ash. E avevano anche notato il fatto che fosse accompagnato da una bella ragazza. 
«Salve.» Salutò educatamente Serena, con tanto di profondo inchino, similarmente ad Ash. «Come posso aiutarti?» Chiese una delle due. «Ecco» La ragazza appoggiò la busta sul bancone. «Potreste occuparvi del mio vestito?» La commessa sorrise. «Normalmente ti direi che dovresti aspettare almeno una settimana, dato che siamo pieni, ma dato che sei la fidanzata di Ash… faremo un’eccezione e lo avrai pronto per domani mattina.» Serena arrossì. Per quanto lo desiderasse, Ash non era il suo fidanzato. Almeno per ora. Ma se questo le permetteva di avere il vestito pronto per il giorno dopo, avrebbe accettato di far finta che lo fosse.  
«Bene. Ci servirebbe la tua scheda Allenatore, così domani potremo riconoscerti.» Serena, mezzo paralizzata, per essere stata definita la fidanzata di Ash, possibile che anche delle perfette sconosciute l’accostassero al ragazzo, porse alla commessa il documento richiesto. La ragazza, dopo averlo scansionato, lo restituì alla proprietaria. 
Usciti dal negozio, Serena tirò un orecchio ad Ash. 
«Perché quando lei ha detto che io ero la tua ragazza te non hai detto nulla? Come mai non ti sei opposto?» Ash non pensò nemmeno a come rispondere. «Altrimenti non ti avrebbero preparato il vestito in tempo, no?» La ragazza finse di fare una faccia arrabbiata. Ma, dentro di sé era felice. Dal momento che Ash non si era opposto, allora forse avrebbe voluto dire che non gli dispiaceva essere accostato a lei.  
Affidato il vestito alle specialiste, i due, assieme ai Pokémon ebbero l'opportunità di andare in giro per la città, con Ash che fece da guida alla ragazza, accompagnandola fino all’arena dove si sarebbe svolta la gara. Era un edificio situato nel mezzo del parco al centro della città. 
Ricordava una sorta di cupola, sorretta da diversi archi. Sulla porta principale, vi era esposto un grosso cartello. «Le iscrizioni alla gara Pokémon di Zafferanopoli sono aperte fino alle 07:00 del giorno della gara.» Lesse Serena. «Dato che ci siamo, potresti anche iscriverti ora, cosa ne pensi?» La ragazza ci pensò alcuni istanti. Era evidente quanto Ash tenesse al fatto che partecipasse a quella gara. Il giorno dopo, molto probabilmente ci sarebbe stata più gente e avrebbero rischiato di non farcela. «Si. Buona idea. Andiamo.» 
Ash aprì la porta alla ragazza, ed entrò subito dopo di lei. Chiusa la porta, si accorse di come, a parte l’addetta all'accoglienza, non vi fosse nessuno. Serena si precipitò al bancone. 
«Buongiorno» Salutò Serena. «Buongiorno a te!» La salutò l’addetta all’accoglienza. «Immagino che tu sia venuta qui per iscriverti alla gara, non è così?» Serena rispose in maniera affermativa, con un piccolo cenno del capo. 
«Perfetto, allora lascia che ti registri» Serena passò il suo Smart Rotom all’addetta, in modo da scansionare la scheda.  
«Vedo che hai partecipato a diverse gare. Ma questa è la tua prima volta qui a Kanto. Credo che potrai fare bene» Serena sorrise. «Lo spero.» 
Fatto questo, i due andarono a pranzare in un ristorante poco lontano. Gli stomaci di Ash e Pikachu, avevano brontolato, facendo ben comprendere a Serena quali sarebbero stati i piani successivi. 
Dopo pranzo, i due continuarono l’esplorazione della città. Visitarono i numerosi punti d’interesse della grande città, fino al tramonto. La temperatura stava diventando troppo bassa, per essere sopportata con una semplice giacca. 
Tornati all’albergo, qualcosa attrasse l’attenzione di Ash. Una lunga fila di allenatori e di allenatrici che premeva verso una porta. «Scusa se sono indiscreto, ma come mai c’è tutta questa gente?» Chiese Ash, rivolgendosi all’addetta alla Reception. 
«Hanno scoperto che avresti alloggiato qui e credevano di trovarti nel campo di lotta. Le guardie, pur di far capire alla gente che tu non fossi lì, si sono dovute chiudere dentro. Beh. Ora che sei qui, potresti accontentarli.»  Ash incrociò lo sguardo con Serena. Da un incrocio di sguardi, la situazione fu ben comprensibile. «Bene. Dove dovremo andare?» Chiese il ragazzo.  
«Seguitemi.» La ragazza si alzò e fece cenno ai due di seguirla.  
Uscirono silenziosamente dall’albergo e raggiunsero un’entrata secondaria. Quest’ultima si trovava su di un vicoletto, poco illuminato. Una piccola luce al neon illuminava l’ingresso secondario.  
Emetteva un fastidioso ronzio, che metteva una certa inquietudine. 
La ragazza estrasse dalla sua borsa un mazzo di chiavi, e trovata quella giusta, la inserì nella toppa, facendo scattare il meccanismo. La porta non veniva aperta spesso, quindi dovette fare un po’ di forza. Rischiava seriamente di rompere la chiave, ma per fortuna andò tutto per il meglio. La serratura scattò e la ragazza abbassò la maniglia. Con una spinta non indifferente, quest'ultima si aprì permettendo ai tre di entrare. Appena entrati, la ragazza azionò una serie di levette, simili a quelle dei contatori della luce.  
Diversi fari, simili a quelli utilizzati negli stadi, si accesero, illuminando a giorno l'intero campo. Accorgendosi della bassa temperatura della stanza, accese anche il riscaldamento. 
Il campo era piuttosto ampio, circondato su tutti i lati da delle tribune altrettanto ampie. Per raggiungere il campo bisognava passare in un andito posto sotto le tribune. I due si fecero guidare dalla ragazza. Non che vi fosse il rischio di perdersi, nella peggiore delle ipotesi sarebbero andati a finire nei bagni, o negli spogliatoi, ma semplicemente perché volevano raggiungere il campo il prima possibile. 
Appena giunti davanti alla rete di protezione, la ragazza aprì il lucchetto che chiudeva la porta che permetteva di entrare all’interno dell’area di lotta. 
L’alta recinzione permetteva di proteggere il pubblico da attacchi e cose simili. «Bene, ora posso fare entrare il pubblico!» 
La ragazza abbandonò i due, e si diresse alla porta principale, aprendola. Venne travolta dall’enorme flusso di persone, che aspettavano Ash. 
Fecero a gara per accaparrarsi i posti migliori, quelli che permettevano di avere una visuale migliore sul campo di lotta. Molti di loro erano allenatori, ma erano consapevoli del fatto che non avrebbero avuto alcuna speranza contro di lui. 
Dopo diversi istanti di silenzio, in cui Ash e Serena si guardarono negli occhi e poterono constatare l’enorme presenza di pubblico. Nessun posto era libero. 
Ad un certo punto, dalla porta d’ingresso entrò una coppia di anziani, con tutta probabilità, i proprietari dell’albergo. 
L’uomo aveva i capelli bianchi, corti. Alto circa un metro e ottanta, e di corporatura robusta. Da giovane doveva aver avuto un fisico da fare invidia a Bruno. Aveva dei baffi a forma di trapezio isoscele. Sembrava avesse anche un dente d’oro.  
indossava un maglione verde, dei pantaloni marroni e delle scarpe nere. Indossava una catenina in oro massiccio. Sull’anulare della mano sinistra, un anello in oro. Anche la donna ne indossava uno uguale. Ergo erano sposati. 
La donna, dalla corporatura esile, poco più alta di Serena, aveva i capelli appena grigi, legati in uno chignon. Indossava anche lei un maglione, ma di colore rosa chiaro, e una lunga gonna nera. Quando spostò il braccio, Serena poté notare il grande numero di bracciali che la donna indossava.  
«E così il campione e la sua fidanzatina hanno deciso di farci visita!» Esordì l’anziana. «Ecco… io… veramente…» Serena cercò di smentire la donna. Dopotutto non era la fidanzata di Ash. O almeno per il momento. Solo che si accorse di come le numerose ragazze presenti guardassero Ash con occhi sognanti. 
Se, per tenerle lontane bastava fare finta di essere la sua fidanzata, avrebbe accettato. Ma ora non era il momento di pensare a quelle cose. Era chiaro che i due anziani allenatori volessero lottare. 
La ragazza che li aveva accompagnati si era posizionata nella postazione da arbitro. Questo voleva dire che lei si sarebbe occupata della gestione dell’incontro. 
«Comincia la lotta a coppie tra il Campione del Mondo Ash e la ehm… Performer? Coordinatrice? Allenatrice?» Sembrava che la ragazza non avesse grandi simpatie per Serena. O forse voleva sminuirla agli occhi degli altri per poi prendersi Ash, o ancora voleva farla innervosire per favorire i proprietari dell’albergo, anche se, in quel caso, avrebbe avuto più senso prendersela con Ash. Provocazione o meno quel modo di fare non le piaceva affatto. 
«E i proprietari dell’albergo, il signor Renato e la signora Emiko, sta per iniziare. Ogni allenatore potrà usare un solo Pokémon, la lotta sarà conclusa quando entrambi i Pokémon di una coppia non saranno più in grado di continuare! Allenatori! Mandate in campo i vostri Pokémon!» Ash e Serena si guardarono negli occhi. Qualsiasi scelta avessero fatto i loro avversari, avevano le idee chiare su chi mandare in campo.  
«Amico, te la senti?» Pikachu rispose affermativamente, andandosi a schierare in campo. «Sylveon! Tocca a te!» Gridò Serena, mentre lanciava la Poké Ball della sua Sylveon. «Io mi affido a te!» Gridarono contemporaneamente i due anziani, mandando in campo un Espeon e un Umbreon. 
«Fantastico! Un Espeon e un Umbreon!» Ash era, come suo solito, molto entusiasta. «Sembrano davvero forti!» I due anziani guardarono la coppia di giovani. «Fai bene a non sottovalutarci!» Rispose l’anziano. 
«Vogliamo sbrigarci? Qui c’è del pubblico che non aspetta altro!» Gli esortò la rossa. 
«Si, certo!» Le rispose Ash. 
«Se non vi dispiace cominciamo noi! Pikachu vai con Attacco Rapido su Espeon!» Gridò Ash. «E tu Sylveon usa Comete!» Pikachu si mise a correre a gran velocità contro l’avversario, con quest’ultimo che inizialmente sembrava non reagire. Discorso simile per Umbreon. Sembrava quasi volesse essere colpito. 
«Schiva!» Gridarono i due anziani, all’unisono. Come se fossero una sola persona. Pikachu rimase di sasso, vedendo interrotto il suo attacco a pochi istanti dall’essere messo a segno. 
E, forse, cosa ancora peggiore, stava per essere colpito dall'attacco della Sylveon di Serena. 
«Presto! Distruggi le comete con Codacciaio!» Ordinò Ash. La struttura della coda del Pokémon si modificò, divenendo dura quanto l’acciaio. Le stelle di energia lanciate da Sylveon vennero distrutte, trasformandosi in polvere. 
Serena tirò un sospiro di sollievo. Di certo non era sua intenzione attaccare un suo alleato. 
«Attacco Rapido!» Secondo ordine. Sempre come se i due anziani fossero una singola entità. Le due Eeveelutions si misero a correre a gran velocità contro Pikachu. lo avrebbero raggiunto presto. E questo sarebbe potuto essere un problema.  
«Presto! Codacciaio sul terreno!» Pikachu ben comprese la tecnica che il suo Allenatore voleva adottare. Era un classico. Spiccò un grosso balzo aiutandosi coi muscoli degli arti posteriori, quindi, all’atterraggio colpì il terreno con un violento colpo della coda, creando una grossa spaccatura sul terreno, e proiettando in aria entrambi gli avversari. 
«Bene, proprio quello che ci serviva! Sylveon, usa Vento di Fata!» La Sylveon della ragazza generò una fortissima corrente d'aria che lanciò violentemente entrambi gli avversari verso la rete di protezione.  
Per quanto il colpo fosse stato duro, non fu sufficiente a sconfiggerli. Dopo essersi scrollati di dosso il dolore, i due Pokémon erano di nuovo pronti all’attacco. 
«Palla Ombra!» Di nuovo i due anziani ordinarono l’attacco all’unisono. I due Pokémon generarono dalla bocca una grossa sfera di energia oscura. Colore viola scuro, tendente al nero. Era rivestita da numerose scariche di energia, simili a fulmini dal colore simile.  
«Presto Pikachu! Usa Codacciaio per distruggere il loro attacco!» Pikachu spiccò un balzo e, con un violento colpo della coda, fece esplodere una delle due sfere di energia oscura. 
Pikachu tentò di fare lo stesso con la seconda, ma, prima che potesse anche solo avvicinarsi, venne bloccato da una forza invisibile. Era lo Psichico dei due Pokémon. Lo stesso poteva dirsi della Sylveon di Serena, che venne colpita in pieno dall’attacco avversario. Una grossa esplosione la proiettò contro le reti.  
«Tutto bene, Sylveon?» La Pokémon della ragazza si rimise in piedi, confermando che fosse tutto a posto. Nonostante questo gesto, Serena si accorse di come l'impatto con le reti, le avesse causato alcune ferite.  
«Forza, usa Comete!» La Pokémon eseguì l'ordine della sua allenatrice, generando un ventaglio di stelle dorate che scagliarono contro i due avversari. I due Pokémon tentarono di difendersi scagliando Palla Ombra, ma le due sfere di energia oscura si scontrarono con solo alcune di esse. 
Il resto colpì i due Pokémon e li fece andare uno contro l’altro. 
«Molto bene, Pikachu! Chiudiamo in Bellezza! Usa Fulmine!» Il roditore elettrico generò una potentissima scarica elettrica che colpì in pieno i due avversari e li proiettò in aria. 
«Sylveon! Sei pronta? Usa Vento di Fata!» La Pokémon della ragazza generò una potentissima corrente d’aria che lanciò nuovamente i due avversari contro la rete. 
«Espeon e Umbreon non possono più continuare! Vincono Pikachu e Sylveon! Di conseguenza i vincitori dell’incontro sono Ash e Serena!» Dichiarò l’arbitro. 
I due ragazzi e gli anziani proprietari dell’albergo si incontrarono a metà del campo di lotta e si strinsero la mano a vicenda. 
«Devo ammettere che il vostro legame è davvero forte. Forse più del nostro.» Si congratulò l’anziano. Serena arrossì per quel complimento. Sapeva di trovarsi bene con Ash, ma… 
I suoi pensieri vennero interrotti dall’applauso del pubblico. Era stata davvero una bella lotta, e i numerosi spettatori si erano divertiti. E questo era l’importante. 
Dopo una lotta così intensa, la fame si fece sentire. E, infatti, guardando l’ora, era chiaro che fosse il momento di cenare. 
Il ristorante dell’albergo si trovava al ventesimo piano, e la folla di gente, sebbene fosse impaziente di cenare, decisero bene di dare la priorità a chi era coinvolto nella lotta. 
Dopo l‘abbondante, almeno per Ash, dal momento che Serena non mangiò quasi nulla, vuoi per la tensione, vuoi per il pessimo scherzo dell'impiegata alla reception.  
Sapendo che si sarebbero dovuti alzare presto, i due, scortati dai loro Pokémon, raggiunsero la loro stanza, e, dopo aver guardato un po’ di TV, si coricarono. 
Ash e Pikachu si addormentarono immediatamente, contrariamente a Serena. Si era sdraiata, ma non riusciva a prendere sonno. Era pericolosamente vicina a Ash. Sebbene il ragazzo stesse dormendo beatamente e si trovasse sul bordo più esterno del letto, era comunque DECISAMENTE TROPPO VICINO e questo la faceva sentire non poco a disagio. Inoltre, l’enorme imbarazzo per la situazione, le stava causando una fortissima sensazione di calore, che peggiorava ulteriormente la situazione, rendendole impossibile dormire.  
Alla fine, quella notte non chiuse occhio.  
Ash, da appena sveglio, notò la cosa immediatamente. «Tutto a posto? Dalla tua faccia, mi sembra che tu non abbia dormito granché.» Era accaduto quello che temeva. E doveva inventarsi una scusa plausibile. Per sua fortuna, Ash era un ragazzo semplice, si sarebbe bevuto qualsiasi scusa. «Semplicemente la tensione per la gara non mi ha fatto dormire. Non ti preoccupare, è tutto a posto» La risposta non si fece attendere. «Se lo dici tu.» Dopo essersi sistemati alla bell’e meglio, e raggiunsero, tramite l’ascensore, la sala dedicata alla colazione. 
Ash, come suo solito, si strafogò di cibo, e Pikachu allo stesso modo. Serena, ancora tesa, mangiò il minimo indispensabile, mangiò giusto una pasta e bevette un caffè, il primo di una lunga serie. 
Dopo colazione, si diressero immediatamente alla fermata del pullman, per poter ritirare l’abito e poi raggiungere l’arena dove si sarebbe disputata la gara. Appena arrivati, la ragazza mostrò i suoi documenti all’addetta e si precipitò verso i camerini. Voleva essere impeccabile, per quanto fosse possibile. 
Appena la ragazza si guardò allo specchio, si spaventò. Non aveva dormito e questo aveva presentato il conto. Aveva delle terribili occhiaie. Questo voleva dire che avrebbe dovuto ricorrere al trucco. Una cosa che non amava fare particolarmente, ma, in questo caso, non aveva alcuna scelta. 
Mentre si preparava, aveva bevuto altri tre caffè. Il fatto di non aver dormito per nulla, pesava sempre di più, ma non ci poteva fare molto. Sperava solo che questo non compromettesse più di tanto i risultati della gara. In ogni caso, ormai non poteva più tirarsi indietro. Soprattutto data la grande importanza di quella gara. 
La sua sola fortuna era l’assenza di Vera, colei che considerava come la sua maggiore rivale. Aveva avuto un piccolo contrattempo e non avrebbe potuto partecipare. 
Certo, questo non voleva dire che non si sarebbe dovuta impegnare, ma l’assenza di una rivale di così alto livello, poteva ribaltare le sorti della gara. 
«Tutti i coordinatori e tutte le coordinatrici dovranno presentarsi nella sala dedicata entro cinque minuti!» Serena sentì l'altoparlante gracchiare, e comprese che avrebbe dovuto fare in fretta. La ragazza finì rapidamente di truccarsi, più che altro di nascondere le occhiaie, e di finire di sistemarsi i capelli. 
Fu abbastanza veloce da potersi anche ritagliare il tempo per bersi il quinto caffè di giornata. La caffeina la stava iniziando a fare innervosire, ma ci poteva fare poco. L’altra scelta era quella di crollare addormentata. 
Dopo essersi preparata, la ragazza raggiunse Ash. Indossava un abito disegnato e realizzato da lei stessa, data la sua nota abilità nel cucito. 
Era un vestito di colore nero, composto da una gonna a due altezze, la cui parte più lunga arrivava quasi a terra e la parte più corta un po’ sopra il ginocchio. L’abito aveva solo una spallina. In vita indossava una fascia verde chiaro.  
Indossava poi dei tacchi non troppo alti, e degli orecchini verdi. 
«Beh, come sto?» Chiese la ragazza. Ash, che in quel momento era circondato da numerose fan, non poteva vederla, e fece cenno alle diverse ragazze che lo circondavano, di fare un po’ di spazio. 
Serena stava per esplodere dalla gelosia. Non sopportava che delle ragazze ronzassero attorno al suo Ash. Il ragazzo, Pikachu e Bulbasaur la guardarono. Era semplicemente divina. 
«Sei fantastica!» Le rispose il ragazzo, mai avaro di complimenti. I Pokémon, nel loro linguaggio, confermarono la cosa. Le altre ragazze, guardandola, ben compresero che non avrebbero potuto competere. 
Pochi minuti dopo, Serena e tutti gli altri coordinatori si allontanarono, per raggiungere l’area dedicata a chi si sarebbe dovuto esibire.  
Serena sarebbe stata la quinta ad esibirsi. Questo le permise di avere un assaggio del livello dei suoi avversari, che si era dimostrato piuttosto alto. Un’ottima motivazione per la ragazza. 
«Serena?... Serena?» Una voce femminile fece spaventare la ragazza. «Si?» Chiese, ancora concentrata sullo schermo. «Sarai la prossima. Ti conviene iniziare a prepararti.»  
La ragazza non esitò a rispondere. «Certo. Arrivo subito.»  
Serena, che non conosceva la planimetria dell’edificio, decise di seguire l’addetta. Scelta che si rivelò particolarmente vincente, dal momento che gli anditi erano piuttosto intricati. Se non l’avesse seguita, con tutta probabilità si sarebbe persa.  
Era un po’ nervosa, ma era abbastanza normale che lo fosse. 
Era a pochi passi dall’uscita e già incominciava a sentire i cori di incoraggiamento. La ragazza compié gli ultimi passi che la separavano dall’arena.  
Era circondata dal pubblico su ogni lato. Sulla sinistra vi era il piccolo banco della giuria, composta, come da tradizione, dal signor Contesta, un signore di circa cinquant’anni, capelli neri con il ciuffo grigio, vestito con un completo elegante di colore rosso, il signor Sukizo, un uomo di circa quarant’anni, capelli castani corti, vestito con un completo blu scuro, e, ultima, ma non per importanza, l’infermiera Joy. 
Appena si trovò davanti al pubblico, salutò tutti con un gesto della mano. Poi, quando ricevette il segnale, mandò in campo il Pokémon che avrebbero partecipato al saggio di recitazione. Pancham e Bulbasaur. 
Il primo uscì dalla Poké Ball circondato da delle saette, per via dei Lampobolli che rivestivano la Poké Ball del Pokémon Briccone. I bolli di Bulbasaur, invece, erano dei Florbolli, per questo era circondato da numerosi petali colorati. Il Pokémon, come concordato in precedenza, li respinse con un potente Frustata. 
Ora che i due Pokémon erano atterrati era il momento di cominciare. «Comunicano! Pancham! Usa Pietrataglio! Tu, Bulbasaur ingoia Energipalla e poi vai con Solarraggio!» Mentre il Pokémon Seme incominciò a generare dalla bocca una sfera di energia dal colore verde intenso, simile, per certi versi ad un occhio, Pancham tirò un potente pugno sul terreno, generando dei giganteschi massi acuminati dal colore azzurro. Non serviva che gli venisse detto nulla. Nel momento in cui Bulbasaur si stava avventando sul suo stesso attacco, Pancham stava, acrobaticamente salendo su quelle rocce. Una capriola dopo l’altra raggiunse la roccia più alta. Nel frattempo, Bulbasaur aveva assorbito il suo stesso attacco, accumulando sufficiente energia per poter utilizzare Solarraggio. 
«Adesso! Pancham! Usa Neropulsar sul Solarraggio! Tu Bulbasaur! Lancia un Energipalla in alto, poi colpisci le pietre con Frustata!» Pancham lanciò dagli arti superiori una serie di anelli dal colore violaceo, che circondarono il raggio di energia giallo lanciato dal bulbo sulla schiena del Pokémon Seme. I due attacchi, per come si erano incrociati, ricordavano una sorta di elica. La sua permanenza fu tuttavia breve, dal momento che venne colpita dall’Energipalla di Bulbasaur. 
Lo scontro tra i due attacchi generò un’esplosione di scintille di vari colori.  
Mancava solo il colpo finale. Un potente Frustata distrusse le rocce. Pancham, come da programma, spiccò un salto atterrando in verticale, circondato dalla polvere azzurra delle pietre. 
«Veramente notevole!» Commentò, laconicamente, il signor Sukizo. «Siete stati veramente fantastici, avete espresso al massimo le vostre abilità» Si aggiunse il signor Contesta. «Due piccoli Pokémon veramente pieni di energia, che ci hanno deliziato con la loro grande abilità!» Concluse l'Infermiera Joy. 
Nonostante i giudizi positivi da parte dell’intera giuria, Serena era piuttosto nervosa. Era consapevole dell’ottimo lavoro svolto, ma non poteva essere certa del risultato, almeno fino all’annuncio dello stesso. 
La ragazza era seduta nella sala d’attesa, e osservava le esibizioni dei rivali.  
«E ora, dopo l’esibizione di Francesca, annunciamo gli otto coordinatori che accederanno alla fase delle gare di lotta!» 
Piano piano, sullo schermo, apparirono le immagini dei finalisti.  
E Serena era la sesta.  
Ora, sullo schermo stavano apparendo gli abbinamenti. La sua avversaria era proprio Francesca, l’ultima coordinatrice ad essersi esibita. Era una ragazza di un paio di anni più piccola di lei. Aveva i capelli biondo chiarissimo, quasi bianchi, la pelle pallidissima e gli occhi azzurri. Indossava un abito scuro, che la faceva sembrare ancora più cadaverica. 
Era altamente probabile che quella, per Francesca, fosse una delle sue prime gare, se non la prima.  
La ragazza, durante il saggio di recitazione, aveva utilizzato un Lycanroc forma giorno e una Furfrou, con il taglio gentildonna. La sua acconciatura, ricordava una sorta di cappello, e aveva delle trecce. Alcune parti del corpo, come per esempio la parte anteriore del petto, la parte inferiore delle zampe e la fascia sul cappello di colore giallo, e per regolamento lo avrebbe dovuto fare anche nella gara di lotta.  
Allo stesso modo, Serena mandò in campo Pancham e Bulbasaur.  
Le due ragazze si guardarono negli occhi, e si sorrisero a vicenda. Francesca conosceva la sua avversaria. Era una coordinatrice espertissima, oltre che una performer. Era arrivata vicina ad essere Regina di Kalos.  
Sapeva di non poterla battere, ma avrebbe sfruttato la gara di lotta per accumulare esperienza. Aspettavano solo il segnale. Che arrivò quasi subito. 
«Cominciamo noi! Furfrou, usa Turbosabbia, Lycanroc usa Visotruce!» Dal terreno il Pokémon Barboncino generò una grossa onda di sabbia, che venne colpita dall’energia rilasciata dal viso del Pokémon Lupo. La combinazione tra le due mosse creò una sorta di mostro di sabbia. 
Questo fece perdere diversi punti a Serena. Nonostante questo, la nativa di Kalos era tranquilla. Sapeva perfettamente come rispondere. «Bulbasaur! Usa Energipalla sul loro Turbosabbia! Pancham usa  Pietrataglio!» Bulbasaur, dalla sua bocca, generò una sfera di energia dal colore verde, simile ad un occhio, e la scagliò contro la combinazione avversaria, facendola esplodere, facendo perdere dei punti a Francesca. Meno dei punti persi da lei, ma andava bene così. 
Pancham, nel frattempo, tirò un potente pugno contro il terreno, generando dal terreno dei massi dal colore azzurro. «Lycanroc! Usa anche tu Pietrataglio!» Ordinò l’avversaria. Il Pokémon Lupo colpì il terreno con gli arti anteriori, generando a sua volta dei massi dal colore azzurro. 
I due attacchi si incontrarono a metà del campo, generando un’esplosione di scintille azzurre, facendo perdere punti alle due in egual misura. 
«Bulbasaur! Ingoia Energipalla! E poi vai con Solarraggio! Pancham! Usa di nuovo Pietrataglio!» Il Pokémon Seme generò una sfera di energia verde, simile ad un occhio, e la scagliò verso l’alto. 
Saltò a sua volta e la ingoiò. Il suo corpo venne illuminato da una luce verdognola. Questo gli diede sufficiente energia per 
poter caricare il suo Solarraggio senza dover assorbire la luce del sole. Il raggio di energia uscito dal bulbo sulla schiena del Pokémon, indirizzandolo verso Fourfrou.  
«Forza! Difenditi con Raggioscossa!» Il Pokémon Barboncino generò dalla sua peluria un raggio di energia elettrica che colpì l’attacco di Bulbasaur. I due, attacchi, collidendo, esplosero. 
Le due coordinatrici persero lo stesso numero di punti. Per questo motivo Francesca conservava il suo vantaggio. Per quanto piccolo. «Lycanroc usa Rocciarapida sul Pietrataglio!» ordinò. Serena rimase attendista. Come se lo aspettasse. 
«Pancham! Aspetta che ti raggiunga e attaccalo con Sberletese! Poi tu, Bulbasaur attacca con Energipalla!» Lycanroc corse a gran velocità sbriciolando l’attacco avversario, e facendo perdere degli altri punti a Serena. Il contatore dei punti non fece in tempo ad aggiornarsi, che subito Lycanroc venne scaraventato in aria dal potente attacco avversario. Come se non bastasse venne colpito anche dall’Energipalla di Bulbasaur. 
«Lycanroc non può più continuare. La vincitrice della gara è Serena»  
Annunciò la giura. Le due ragazze si incontrarono a metà campo. E si strinsero la mano. «Sei stata bravissima!» Si complimentò Francesca. «Anche te. È stata davvero una bella lotta. Penso che avrai un grande futuro nelle gare.» Francesca era estremamente felice del complimento ricevuto. Aveva grande ammirazione per la nativa di Kalos e sentire quelle parole, la riempivano d'orgoglio. 
Le due avevano sgomberato il campo di lotta, per permettere agli altri di esibirsi. Da otto, i partecipanti divennero quattro. Serena studiò i suoi avversari uno ad uno. Erano una ragazza e due ragazzi.  
Il suo avversario sarebbe stato uno dei due ragazzi nella fase seguente. Tale Ryo. Un ragazzo dai capelli neri, a spazzola. Vestito in giacca e cravatta. Più che un coordinatore, sembrava un agente di commercio. 
Per la giovane, non fu difficile strappare la vittoria e ottenere un biglietto per la fase finale. Dove la sua avversaria sarebbe stata Elin, la vincitrice della gara dopo di lei.  
Dopo le dovute sistemazioni e dopo aver curato i Pokémon, le due coordinatrici si trovavano faccia a faccia.  
Elin aveva più o meno la sua stessa età, ed era presumibile che avesse un’esperienza simile. 
Elin aveva i capelli color lavanda e occhi dello stesso colore. Naso piccolo e labbra sottili. Era vestita elegante e sobria.  
I suoi Pokémon erano un Vaporeon e un Flareon. Avevano partecipato al saggio di recitazione e alle fasi seguenti, come da regolamento, del resto.  
Aveva avuto modo di saggiarne le sue abilità. Era davvero molto, molto abile. Le due si studiarono per un tempo apparentemente infinito.  
L’incrocio di sguardi terminò soltanto quando, alle due venne dato il segnale per mandare in campo i loro Pokémon. Chi mandarono in campo, non fu affatto una sorpresa, a causa degli stringenti regolamenti, ma la sfida sarebbe stata ugualmente interessante.  
«Possiamo cominciare! Vaporeon! Palla Ombra! Flareon, mostra quel che sai fare! Attacco Rapido!» Ordinò la ragazza, con una forte convinzione. Vaporeon generò dalla sua bocca una sfera di energia oscura, dal colore violaceo, circondata da delle scariche di energia, simili a fulmini.  
«Forza, Bulbasaur! Difenditi con Energipalla! Pancham Pietrataglio!» Le due sfere di energia si incontrarono in aria, esplodendo, creando un'esplosione di polveri colorate. Le due coordinatrici persero la medesima quantità di punti. Serena passò in vantaggio quando i massi generati dal potente attacco di Pancham, scaraventarono indietro Flareon. 
«Forza, riproviamoci! Flareon! Attacco Rapido su Bulbasaur! Vaporeon! Codacciaio su Pancham!» Ordinò. Rimase piuttosto sorpresa quando Serena non reagì. Sembrava aspettasse il momento giusto e che non volesse svelare la sua strategia. Flareon si stava pericolosamente avvicinando a Bulbasaur e lo stesso poteva dirsi di Vaporeon con Pancham. «Adesso! Bulbasaur! Fermalo con Frustata. Tu Pancham! Afferra Vaporeon e lancialo!» i due Pokémon eseguirono. Dal corpo di Bulbasaur spuntarono due liane che afferrarono e avvolsero strettamente Flareon. Contemporaneamente Pancham afferrò la coda di Vaporeon e lo scagliò contro l’estremo opposto del campo. 
Serena aveva un buon vantaggio, ma mancavano ancora tre minuti. L’avversaria, valutando la situazione reagì immediatamente. «Flareon! Comincia a scaldarti! Vaporeon tu usa Geloraggio!» Il corpo di Flareon cominciò a diventare rosso, e cominciò ad intravedersi del fumo. Bulbasaur, senza che Serena gli dicesse nulla, questi non mollò la presa. Tutt’altro. Flareon fece un’espressione di sofferenza, ma non desistette. Anzi. «Pancham! Usa Pietrataglio intorno a te!» Il Pokémon Briccone eseguì il comando, proteggendosi dall’attacco avversario con la coltre di massi. In questo modo i massi vennero congelati, ma Serena perse molti meno punti del previsto. Bulbasaur, dal canto suo, aveva dovuto mollare la presa. Il calore era eccessivo. Flareon cadde a terra, ma il colpo venne ben attutito. 
«Benissimo! Pancham, ora lancia i massi con Sberletese!» Il Pokémon Briccone eseguì il comando lanciando contro l’avversario i massi sbriciolati e i pezzi di ghiaccio. Questo fece perdere altri punti all’avversaria. Serena era molto vicina alla vittoria. Ma mancava ancora un minuto. 
«Forza, Vaporeon! Rispedisci indietro il suo attacco con codacciaio! Te, Flareon attacca Bulbasaur con Fucocarica!» Con un rapido movimento della coda, il Pokémon lanciò contro l’avversario gli stessi pezzi di roccia gelata che gli erano stati scagliati in precedenza. Flareon al contempo, si mise a correre e si rivestì di fiamme.  
«Bulbasaur! Presto! Riduttore!»  
I due Pokémon si scontrarono a metà del campo. «NO!» Gridarono le due ragazze, al contempo. «Flareon e Bulbasaur non sono più in grado di continuare. Per regolamento lo scontro si trasformerà in un uno contro uno e verranno aggiunti due minuti extra.» Annunciò il signor Shizuko.  
Il timer passò da trenta secondi a due minuti e mezzo.  
Le due coordinatrici erano entrambe entusiaste della cosa. «Pancham! Vai con Sberletese!» Il Pokémon Briccone si mise a correre contro l’avversario, che rimase attendista. 
«Forza, Vaporeon! Punta Geloraggio alle mani di Pancham!» Il Pokémon Bollajet eseguì il comando puntando il raggio di energia gelida proprio negli arti dell’avversario, facendolo sbilanciare e facendolo cadere a terra. 
Nella caduta, il ghiaccio che rivestiva gli arti di Pancham si ruppe. Il Pokémon cercava di alzarsi, con enorme difficoltà. 
Ora le due erano a pari punti. «Vaporeon! Chiudiamola qui! Codacciaio!» Ordinò l’avversaria. Vaporeon percorse rapidamente la breve distanza che lo separava dall’avversario e lo colpì con un violento colpo della coda. «NO! PANCHAM!» 
Serena perse gli ultimi punti rimasti. Per questo la vincitrice del fiocco di Zafferanopoli fu Elin. 
Nonostante la cocente sconfitta, Serena si avvicinò alla sua avversaria e si congratulò per i risultati della gara. Il volto della nativa di Kalos incominciò a rigarsi di lacrime. 
Non tanto per la sconfitta, o per la promessa che aveva fatto, quanto piuttosto per il fatto di aver deluso le aspettative. La ragazza corse dritta nel camerino, per abbandonare l’abito da esibizione e, se possibile distruggerlo. 
Ancora in lacrime, finì di cambiarsi. Fatto questo estrasse dalla sua borsa la Poké Ball della sua Delphox e la fece uscire. La Pokémon Volpe guardò la sua allenatrice e non poté non notare la grande tristezza che portava.  
«Si. Ho perso. Ora distruggilo!» la ragazza teneva il suo vestito dall’appendiabiti, ben distante da lei. In modo da permettere alla sua Pokémon di distruggerlo, senza che lei si ferisse. 
Delphox accese il suo ramo come fosse una torcia, ma non si mosse. «Su. Andiamo! Sono la tua allenatrice… so che cosa…» Delphox non si mosse. 
Quel gesto le ricordava tanto il giorno in cui la ragazza perse il suo primo Varietà. In quell’occasione, la ragazza aveva deciso di dare un taglio netto ai capelli. 
Ora voleva fare lo stesso con quel vestito. Ma che risultati avrebbe portato? Avrebbe avuto lo stesso effetto o era una pretesa per dare la colpa della sconfitta a qualcos’altro? 
«Dici che se ho perso non è colpa del vestito?» La Pokémon spense la fiamma sul bastone e lo porse alla sua allenatrice. «Hai ragione. Avevamo giurato, con Pancham e Sylveon che avremmo vinto il Varietà Professionisti. Ma non ci siamo riusciti. Eppure, te non lo hai voluto abbandonare. Forse è questo che mi vuoi dire?»  
La volpe di fuoco fece un cenno di approvazione. «Hai ragione.» Disse, senza smettere di piangere. «Diventerò Regina di Unima e lo farò con questo vestito. Se ovviamente tu e gli altri mi aiuterete.»  
La ragazza ricoverò la sua Pokémon nella Poké Ball e si riunì a Ash e Pikachu.  
«Ecco, questa è la Poké Ball di Bulbasaur.» Gli porse la Poké Ball del Pokémon dato in prestito, che nel frattempo si era ripreso. «Si è comportato bene, ma, come hai potuto vedere, non è bastato.» Ash, nonostante fosse, a sua volta, piuttosto dispiaciuto, cercò di non farle pesare troppo la cosa. 
«Siete stati fantastici. Poco importa come sia andata la lotta. È solo una gara dopotutto non…» La ragazza lo interruppe con un gesto della mano. «Te lo sei dimenticato? Cosa ci eravamo detti riguardo questa gara?» Il ragazzo e il suo Pokémon si grattarono la testa, con aria perplessa. «No?» La ragazza lo guardò negli occhi. «Come no?» Sul volto della ragazza si dipinse un’espressione tra il perplesso e il deluso. 
«E dai… Dammi un indizio!» La incoraggiò il ragazzo. «E va bene! Allora vuol dire che viaggerai ad Unima da solo! Io continuerò con le gare!» Il ragazzo sentì la terra sparire sotto i piedi. 
Cosa avrebbe fatto lui, da solo? Come avrebbe potuto aiutare quella ragazza, da solo? Lui era un tipo diretto ed estroverso, non aveva idea di come comportarsi in una situazione del genere. 
E, in più, la ragazza si era allontanata. Emanava nervosismo e delusione da ogni poro. Ash cercò di seguirla. Ma non voleva di sicuro apparire come un agente dei servizi segreti, come Bellocchio. Anche se quello era il solo modo di convincerla a venire con lui.  
Serena si guardò attorno. «Via libera!» Disse, a bassa voce. La ragazza fece uscire dalla Poké Ball la sua Sylveon. Con lei riusciva a confessarsi più di chiunque altra. 
Appena la stessa uscì dalla Poké Ball, quest’ultima avvolse uno dei suoi nastri attorno al braccio della sua allenatrice. Grazie alle sue antenne aveva ben compreso le emozioni che la ragazza provava. 
Era delusa e amareggiata. «Vedi? Io avevo promesso ad Ash che sarei andata ad Unima con lui, se non avessi vinto la gara di Zafferanopoli, ma a che pare, lui se l’è dimenticato. Come se non gli importasse di me» Sylveon girò verso la sua allenatrice. 
Il suo sguardo diceva più di mille parole. «Si. Forse è vero. Lui è fatto così. Si dimentica le cose facilmente.» La Pokémon strinse i suoi nastri un po’ di più. «Si. Tu sai davvero come mi sento. Posso mentire alle persone, ma non a voi Pokémon.»  
Sylveon la tirò verso di sé. «Devo proprio dirtelo. Ho capito. Non ho mai preso questa gara sul serio.» Ash, che l’aveva seguita, quando la sentì, si dovette trattenere dall’urlare. 
«Ma cosa vuol dire? Come sarebbe a dire che non aveva preso quella gara sul serio?» Si chiese. Sperando di non essere sentito dalla ragazza.  
Quest’ultima superò il vicoletto in cui Ash si era rintanato, continuando a parlare con la Pokémon. «O almeno da quando ho incontrato Francesca. Mi sono rivista molto in lei. Quando abbiamo tentato coi Varietà di Kalos. Ho visto in lei lo stesso entusiasmo, la stessa voglia di puntare in alto. Se mi capisci. Ma questo deve restare tra noi ragazze. Va bene?»  
Sylveon fece un piccolo cenno di approvazione. Mollò anche la presa coi suoi nastri. Ora era tornata ad essere delicata, come era solita fare. 
«Bene. Ora non mi resta che avvisare Ash.» La ragazza prese il suo Smart Rotom dalla borsa e compose il numero dell’amico. Sentì il rumore degli squilli e… una suoneria. 
Quella di Ash. 
La ragazza si avvicinò a grandi passi verso la fonte del suono. Ash non si accorse di nulla. Rispose al telefono. «Ehi, ciao! Tutto...» Il ragazzo venne interrotto prima che potesse finire.  
«Ma come ti sei permesso di pedinarmi in questo modo?» La ragazza sembrava particolarmente arrabbiata. Non sembrava affatto che stesse fingendo.  
«Veramente, ecco io…» La ragazza gli toccò il naso con l’indice. «Non dire bugie. Me ne accorgo.» Gli disse, finalmente con un sorriso. «Mi ero preoccupato per te. Ti ho vista scappare dopo le mie parole e volevo assicurarmi che stessi bene.» la ragazza rimase alcuni istanti in silenzio. «Ok. Non hai detto una bugia. Io sì.» Ash cercò di capire. Si. Aveva origliato parte della sua confessione a Sylveon, ma non poteva darlo a vedere. 
«Vedi. Sarei andata ad Unima con te anche se avessi vinto la gara. Ho avuto l’opportunità di gareggiare contro una ragazza che mi ricordava molto la me stessa di qualche anno fa. Quando ho tentato coi Varietà di Kalos e…» Ash e Pikachu la guardarono impietriti. «E?» La ragazza, capendo di essere al centro dell’attenzione, cercò di allungare i tempi. Ma, alla fine cedette. «E mi ha ricordato quanto io amassi i Varietà. E che è a loro che devo puntare.» 
Ash riuscì a rimanere sufficientemente sorpreso da non sembrare che l’avesse ascoltata per tutto il tempo. Discorso simile per Pikachu. La ragazza trascinò i due nella vicina fermata del pullman, dal lato che gli avrebbe condotti alla stazione. 
Erano circa le sei di sera. Se fossero andati in stazione e avessero preso il treno delle sei e mezza, sarebbero arrivati a casa per le sette e mezza. Contando anche il tratto in macchina. 
Viaggio per cui si sarebbe dovuto mettere in contatto con la madre. Il ragazzo prese il suo Smart Rotom dalla tasca e iniziò a cercare il numero della madre. Notandolo con la coda dell’occhio, Serena lo fermò. 
«Smeraldopoli e Biancavilla non sono poi così lontane. Cosa ne dici se andassimo a piedi?» Il ragazzo e Pikachu si guardarono negli occhi. «Si. Va bene. Arriveremo leggermente più tardi, ma non è un problema.» 
I due aspettarono il pullman per un buon quarto d’ora. Per loro fortuna, il mezzo non era affollato. Tutt’altro. I convalidarono i rispettivi abbonamenti e si accomodarono a bordo.  
Il viaggio, piuttosto breve, giusto una decina di fermate, li condusse proprio di fronte alla stazione dei treni. Avevano già comprato i biglietti in precedenza, per cui non sarebbero dovuti andare alla biglietteria.  
Guardando sul maxischermo, dove erano riportati gli orari di arrivo, compresero che, se avessero voluto prendere il primo treno disponibile, si sarebbero dovuti sbrigare. Avrebbero dovuto imboccare un lungo sottopassaggio che gli avrebbe portati al binario opposto a quello in cui si trovavano. 
Riuscirono ad arrivare appena in tempo. Il treno si fermò pochi istanti dopo il loro arrivo. I due salirono a bordo dopo aver atteso che il gran numero di passeggeri scendesse. 
Riuscirono a trovare due posti vicini.  
Il viaggio, come del resto all’andata, fu piuttosto breve. Rapidamente il treno li condusse fino alla stazione di Smeraldopoli. 
Da lì gli avrebbe atteso una bella camminata fino a casa, ma andava bene. Avrebbero potuto discutere degli ultimi dettagli prima della partenza. Anche se la consegna degli starter sarebbe avvenuta solo la settimana dopo, per questioni logistiche, sarebbe stato meglio partire almeno un paio di giorni prima. Ma di questo ne avrebbero poi parlato con il professor Oak. 
Arrivarono a casa di Ash giusto in tempo per cenare. 
I due, piuttosto stanchi, si coricarono quasi subito. Soprattutto considerando che il giorno dopo si sarebbero dovuti alzare presto. Avevano diverse commissioni da sbrigare, non ultima parlare con il professor Oak.  
«Certo che sei proprio trasandato, Ash!» Commentò Serena, accorgendosi di quanto l’amico fosse criminosamente malvestito. Non che Ash avesse mai avuto chissà quale gusto nel vestirsi, ma quella volta si era superato. In peggio. 
Se non lo conoscesse così bene, avrebbe pensato che fosse stato vestito da uno stilista daltonico.  
«Però, se non ti dispiace… ti aiuterò io a scegliere… stilista daltonico!» Sentendo quella frase, la madre del ragazzo rise. Effettivamente Ash non aveva mai avuto buon gusto nel vestirsi. Quando il ragazzo partiva per i suoi viaggi, era lei ad occuparsi del fattore guardaroba. 
«Si, ma non dobbiamo parlare con il professore?» Chiese Ash. «Potremo farlo al rientro. Considera che tra qui e Unima ci sono molte ore di fuso orario. Un’opzione potrebbe essere chiedere un favore al professore e fare la videochiamata di notte, quando ad Unima sarà mattina. L’altra opzione è andare ora. Dovessimo arrivare presto, potremo contattarla e poi avere tutta la giornata per noi.» La ragazza sottolineò particolarmente il “per noi”, ma Ash non notò particolarmente la cosa. 
Finito di fare colazione, i due, scortati da Pikachu e Bulbasaur, raggiunsero il laboratorio del professor Oak. Il professore, un tipo mattiniero, era già nel suo laboratorio.  
Prima di suonare al professore, lasciarono che Bulbasaur ritornasse al suo ruolo di responsabilità al laboratorio, non prima di aver chiesto a Torterra un rapporto dettagliato. 
Mentre i due Pokémon di tipo erba conversavano, i due raggiunsero il professore. L'uomo, appena li vide dalla finestra, aprì la porta, permettendo loro di entrare. 
L’uomo li accolse con un sorriso. «Ciao, ragazzi mattinieri, oggi eh!» Contemporaneamente fece cenno ai due di seguirlo. «Buongiorno professore. Siamo venuti da lei per confermare la nostra intenzione di partire per Unima.» Rispose il ragazzo. 
«Mi fa piacere. E Serena verrà con te?» Chiese il professore. «Si. Non potrei mai lasciarlo da solo.» Rispose la ragazza. «Anita ne sarà felice. Forse avere una nuova amica, potrebbe aiutarla a sconfiggere la sua timidezza.» Serena fece una strana espressione. Ash non le aveva mai detto che avrebbero viaggiato con una ragazza, ergo una potenziale rivale. Ma, forse il fatto che abbia deciso di viaggiare con lei, qualcosa significava. «Però, ora…» Il professore interruppe i pensieri della ragazza. «Sarà meglio che vi metta in contatto con Aralia, così potrete comunicarle la buona notizia.» Il professore si stava mettendo in contatto con la collega. La videochiamata si era avviata, e pochi istanti dopo, la professoressa rispose. 
Era molto più presto dell’altra volta. Per cui la donna non pensò ad un’emergenza o a qualcosa del genere. 
«Buongiorno, Samuel!» La donna salutò cordialmente il collega, il quale rispose altrettanto cordialmente. «Immagino che se mi hai chiamata, ci siano novità.» Il professore fece cenno di sì con la testa. «Ma vorrei che fossero loro a dirtelo.» I due si avvicinarono al monitor, con Pikachu che fece un piccolo gesto di saluto alla donna. «E così tu saresti Serena. Piacere di conoscerti.» La ragazza rispose con un sorriso. «Il piacere è tutto mio.» Rispose la ragazza. «Bene. Quindi, avete deciso di venire ad Unima?» Chiese la donna. «Esattamente!» Rispose Ash, con il suo solito entusiasmo. «Molto bene! Allora compro i biglietti. Partirete tra quattro giorni, così avrete il tempo di abituarvi al fuso orario. Non vi preoccupate. Andò io a prendervi a Ponentopoli.» I due si guardarono negli occhi. «Perfetto. Saremo felici di aiutarla. Anche se ci sarebbe una piccola cosa.» Aggiunse il ragazzo. «Dimmi tutto.» Chiese la donna. «Spero non sia un problema se dovessi partecipare ai Varietà, no?» La donna le sorrise. «Nessun problema. Anzi. Farò il possibile per seguirti e sostenerti. Dopotutto anche il diventare Regina di Unima è un obiettivo.» Una voce di ragazza, fuori campo sorprese «Regina di Unima?» La professoressa si girò. «Belle! Ti sembra questo il modo?» Dallo schermo i due ragazzi, Pikachu e il professore, videro apparire una ragazza dai capelli biondi acconciati in modo buffo, grandi occhi verdi e carnagione chiara. Aveva degli occhiali rossi. Era vestita con un camice da laboratorio, simile a quello della professoressa, che copriva una maglietta arancione. 
«Hey! Ma quello è un Pikachu! Non ne avevo mai visto uno che non fosse in fotografia! Non vedo l’ora di strapazzarlo di coccole!» Gridò la ragazza con occhi sognanti. Pikachu, di tutta risposta, cominciò ad emettere delle scariche elettriche dalle guance. «Calma, amico! So che non ti piacciono le persone troppo invadenti.» Lo rassicurò Ash. «Ehi! Mai io non sono invadente!» Si lamentò Belle, ignorando il sesto senso di Pikachu. 
«Bene. Ora che sono sicura della vostra presenza, lo dirò ad Anita. Credo che ne sarà felice. Ora, però scusatemi, ma ho un piccolo impegno e devo lasciarvi, a presto.» Si congedò la donna. «Arrivederci.» La salutarono a loro volta.  
I due ragazzi, in seguito salutarono anche il professore. Avevano delle commissioni da sbrigare, prima fra tutte il rinnovare il guardaroba del ragazzo.  
Usciti dal laboratorio, si diressero verso un’area del paesino che, prima di allora avevano visto unicamente di sfuggita. Una fermata del pullman. Solitamente si erano sempre affidati ai treni, ma in questo caso si sarebbero affidati al trasporto su gomma. Il pullman, diretto proprio ad Azzurropoli, città nota per il colossale centro commerciale, il più grande di tutta la regione. Avrebbero dovuto aspettare solo dieci minuti. Sarebbero rientrati solo per le otto di sera, per cui avrebbero pranzato in loco. 
Dieci minuti dopo arrivò il pullman. Era nuovo di zecca. Aveva una livrea di un blu molto scuro. Sulle fiancate aveva del rosso e il logo dell’azienda era in bianco. 
Il mezzo aveva i vetri oscurati, per cui gli interni erano invisibili. L’autista fermò il mezzo e aprì la porta, permettendo ai due di salire a bordo. Il pullman profumava di nuovo. I sedili erano in finta pelle e in tessuto blu. Sui sedili lato corridoio era presente una maniglia in plastica gialla. Ash fece accomodare Serena nel sedile lato finestrino, quindi si sedette accanto a lei. La ragazza si sentì in leggero imbarazzo, nonostante non ci fosse nulla di male. Ash era semplicemente seduto accanto a lei. Non era la prima volta che accadeva.  
Pikachu, intuendo le sensazioni della ragazza, abbassò il bracciolo tra i due sedili, con un piccolo movimento della coda, senza che Ash se ne accorgesse. La ragazza gli diede una delicata carezza sulla testa. 
Il mezzo si mise in moto e partì alla volta di Azzurropoli. Il viaggio sarebbe durato un’ora e mezza. Avrebbero attraversato le città di Smeraldopoli, Plumbeopoli, Celestopoli, Zafferanopoli, e, infine, Azzurropoli, proprio di fronte al centro commerciale. Il centro commerciale era un enorme e modernissimo palazzo, realizzato in acciaio e vetro. Diverse porte automatiche permettevano l’ingresso e l’uscita dallo stesso. 
Il primo piano del centro commerciale era dedicato ai negozi di alimentari, al secondo piano negozi di tecnologia, al terzo vi erano negozi dedicati ai Pokémon. Al quarto vendevano accessori per le gare, al quinto le scarpe e accessori femminili, al sesto erano specializzati in abiti e accessori femminili, al settimo scarpe e accessori maschili, all’ottavo abiti e accessori maschili, al nono e al decimo vi erano dei ristoranti.  
Fosse stato per Ash, si sarebbero precipitati direttamente agli ultimi piani e lì sarebbero rimasti, ma il motivo del loro
viaggio era ben diverso.  
Entrarono e presero l’ascensore, diretti al quinto piano. Nella testa di Serena, Ash doveva incominciare a rifarsi il look dal basso verso l’alto, per cui sarebbero partiti dalle scarpe.  
Ovviamente la ragazza avrebbe pensato anche a sé stessa, dopotutto voleva apparire al meglio anche lei. Dopo decine e decine di tentativi, in svariati negozi, alla fine, il ragazzo aveva trovato ben due paia di scarpe che gli piacessero e che soddisfacessero anche Serena. Il primo paio era blu e grigio e aveva un taglio un po’ sportivo. Il secondo era sui toni del nero ed erano molto più eleganti, ma non per questo scomode.  
Anche la ragazza trovò delle scarpe per lei. Un paio di stivaletti in pelle marrone, simili a quelli che già possedeva, un paio di 
scarpe sportive rosa e nere, un nuovo paio di tacchi, più bassi e sobri di quelli che possedeva e un paio di sandali, nel caso in cui la permanenza ad Unima fosse durata più del previsto. 
Fatto questo, e con il ragazzo già costretto a trasportare le scatole di sei paia di scarpe, i due giunsero ai piani dedicati ai negozi dedicati agli abiti maschili. 
Appena entrati in negozio, Serena dovette fermare Ash dal precipitarsi verso l’area del negozio dedicata agli abiti sportivi. La ragazza dovette trascinarlo verso la zona dedicata ad abiti un po’ più adatti ad uscire. 
Alla fine, oltre alla biancheria, lo costrinse a comprare alcune paia di jeans, da delle paia più strappate, per abbigliamenti più sbarazzini, a paia più pulite, dei pantaloni più eleganti, da abbinare alle scarpe più scure, numerose magliette, anche qui, facendo attenzione a sceglierne di serie, camicie, giacche e, in ultimo un cinto, oltre a dei costumi da bagno, perché si sa mai. Naturalmente non dimenticò anche dei cappelli. Dai berretti sportivi a cappelli più eleganti. Certo, il ragazzo non si trovava proprio a suo agio con i vestiti più eleganti, ma ormai aveva compiuto diciott’anni. Anzi, ne stava per compiere diciannove. Ormai doveva vestirsi come un adulto e non come un ragazzino. 
Nonostante la grossa quantità di abiti acquistata, il conto non fu affatto salato. Pensato al ragazzo, ora toccava a lei, ma prima che potesse riprendere l’ascensore, per dirigersi ai piani inferiori, quando venne interrotta dal boato dello stomaco dell’amico. Avevano davvero passato così tanto a scegliere quella roba? Era davvero già ora di pranzo? 
Lo stomaco dell’amico era più preciso di qualsiasi orologio. Prima di riprendere a fare compere avrebbero fatto una sosta in uno dei tanti ristoranti. Tra tutti, ne scelsero uno tipico di Alola. 
Ash era abituato alla cucina di quella regione, per cui sarebbe stato un giudice severo, mentre per la ragazza era la prima esperienza con quel tipo di cucina. 
Dopo l’abbondante pranzo, i due completarono la sessione di shopping. Dopo aver speso la mattina ad occuparsi principalmente ad Ash, ora poteva dedicarsi completamente a sé stessa.  
Anche lei, oltre alla normale biancheria, comprò delle gonne di diversa lunghezza, dei jeans e dei pantaloni più corti. Si era poi presa delle magliette, dei top e delle camicie.  
Non trascurò anche degli abiti più eleganti. Non tanto per i Varietà, data la promessa fatta alla sua Delphox, ma per delle altre possibili occasioni che si sarebbero potute presentare. La ragazza approfittò anche per comprare una nuova borsa, e costrinse Ash a comprare un nuovo zaino e un nuovo borsello. 
Finite anche le compere della ragazza, era praticamente ora di rientrare. Uscirono dal centro commerciale e, dopo una breve attesa, arrivò il pullman che li condusse fino a casa. 
Il giorno della partenza giunse rapidamente. Il giorno prima della partenza i due si occuparono di preparare le valige. Ash si preoccupò anche di decidere con che Pokémon partire. Durante il viaggio avrebbe permesso a tutti di partecipare, ma decidere chi avrebbe avuto l’onore di iniziare non era cosa facile. 
Dopo attente riflessioni, decise di portare con sé, oltre naturalmente a Pikachu, Gengar, Infernape, Noivern e Lucario.  
Delia si occupò personalmente di accompagnare i due fino all’aeroporto. Il loro volo era piuttosto presto, alle otto del mattino, e trattandosi di un volo a lungo raggio, avrebbero dovuto fare dei controlli extra. 
Questo voleva dire che sarebbero dovuti arrivare almeno tre ore prima. Avrebbero dovuto superare i controlli di sicurezza, affidare i loro bagagli da stiva al servizio di carico e, solo allora sarebbero potuti salire a bordo. 
Avrebbero dovuto affrontare un volo di tredici ore. Ironicamente tredici ore erano anche lo stesso fuso orario che separava la regione di Kanto da Unima. Questo voleva dire che sarebbero atterrati ad Unima alle otto del mattino, mentre a Kanto sarebbero state le nove di sera. Dopo un po’ poterono finalmente salire a bordo.  
L’aereo era della stessa compagnia di quello che aveva preso Serena per raggiungere Kanto, anche se si trattava di un modello diverso. Più grande e elegante.  
La professoressa era stata generosa. Aveva comprato ai due dei biglietti in classe business. Erano per la stessa fila, ma solo uno dei due era lato finestrino. Ash era stato generoso, permettendo a Serena di accomodarsi a lato finestrino. Si riteneva fortunata. Tra i due sedili non vi era un sottile bracciolo, ma un divisorio ben più ampio. Una barriera anti-imbarazzo sufficientemente ampia. In teoria. 
Il gigante azzurro prese la rincorsa e spiccò il volo. Raggiunse rapidamente la quota di crociera di trentaseimila piedi, circa undicimila metri. Durante la salita, il personale aveva informato i passeggeri circa le normative in fatto di sicurezza.  
Raggiunta la quota di crociera venne disattivato il segnale che obbligava i passeggeri ad indossare le cinture.  
Dopo all’incirca due ore di volo, venne servito il primo pasto. Volendo rispettare il fuso orario della destinazione, si trattava della cena. Erano le nove di sera ad Unima, un orario normalissimo per cenare. 
Dopo aver mangiato, pur non gustandosi a pieno il pasto a causa dell’alta quota che alterava la percezione dei sapori, i due passarono le due ore seguenti a fantasticare sul come sarebbe stata la regione. 
Ad un certo punto, lo staff dell’aereo, munito di alcuni Pokémon di tipo Erba, aveva fatto addormentare i vari passeggeri. Forse per abitudine, Pikachu trattenne il respiro, riuscendo a non addormentarsi. 
Era seduto sulle gambe di Serena e aveva potuto osservarla mentre scivolava verso sinistra. Ash, invece stava scivolando verso destra. Improvvisamente il divisorio tra i due non fu poi così ampio.  
Il contatto tra i due fu inevitabile, per quanto non spiacevole. Pikachu, che contrariamente al suo Allenatore, aveva un po’ capito come stessero le cose, cercava di non ridere.  
Se li sarebbe goduti per un po’. Poi, forse gli avrebbe separati, il più delicatamente possibile. Alla fine, però, forse a causa di un po’ di polvere sollevata da Serena durante un movimento involontario del sonno, cedette anche lui.  
Dopo alcune ore di volo, i passeggeri vennero svegliati.  
Tutti tranne Ash. Il ragazzo aveva il sonno pesante. Questo diede a Serena l’opportunità di riprendersi dall'imbarazzo. Aveva passato ore e ore così a stretto contatto con Ash? Non sapeva cosa pensare. Beh, Ash non si era mosso, forse non gli dispiaceva la sua compagna? Qualsiasi fosse il motivo, non ne avrebbe parlato. Se qualcosa doveva accadere, sarebbe accaduta e basta.  
In ogni caso, forse svegliato dal profumo di dolci della colazione, anche Ash si svegliò. Per lui il profumo del cibo era più efficace di qualsiasi sale. 
Dopo colazione, sarebbe rimasta solamente un’ora e mezza di volo. Il grosso jet atterrò delicatamente, a dispetto delle sue colossali dimensioni. 
Serena tese il braccio in direzione di Ash, per evitare che questi potesse fare delle brutte figure. Era a conoscenza del 
grande entusiasmo del ragazzo, e voleva evitare che facesse una delle sue solite figuracce. 
Quando una parte dei passeggeri scese, la ragazza fece altrettanto, e Ash e Pikachu con lei. Appena scesero dall'aereo, vennero accolti da un odore misto kerosene e gomma. Tutt’altro che piacevole. 
Avrebbero dovuto raggiungere l'area dedicata agli arrivi. Raggiungerla fu facile, fu sufficiente seguire le indicazioni per terra. Si trovarono di fronte all'edificio dedicato agli arrivi. 
Era un edificio enorme e moderno. All’interno diversi nastri trasportatori permettevano ai passeggeri di recuperare le loro valige. Dopo una breve attesa, i due poterono recuperare le valige. Ash, da cavaliere qual era, tirò anche la valigia di Serena, ben più pesante e ingombrante della sua. 
Seguendo ulteriori indicazioni, riuscirono a raggiungere l’uscita.  
«E così voi due siete Ash e Serena?» Chiese una voce, che i due avevano imparato a conoscere. «Professoressa Aralia?» Chiesero i due, al contempo.  
Una donna dai capelli castano chiaro, occhi verdi rispose. «In persona!» I due la guardarono meglio. Indossava una maglietta verde chiaro e una gonna nera. Indossava delle scarpe invernali. «Ora, però seguitemi. Ho lasciato la mia assistente sola in macchina e ho un po’ di paura. È una bravissima ragazza ma è un po’ imbranata.» 
La donna fece loro strada, fino al parcheggio.  
Arrivati a poca distanza dall’auto, la donna ne estrasse le chiavi dalla borsa. L’auto della professoressa era una lunga berlina dalle linee morbide ed eleganti. Sarà per il colore grigio scuro, per i cerchi in lega piatti, per i vetri oscurati, ma Ash venne ipnotizzato da quell’auto. Ai suoi occhi, sembrava fosse uscita da un film di fantascienza, oppure da qualche videogioco. L’auto aveva un cofano lunghissimo, fari stondati e al contempo di forma romboidale. Erano incorniciati da dei profili cromati, incastonati nei parafanghi bombati. Cromata era anche la calandra la cui forma ricordava uno scudo. Scudo che impreziosiva il cofano e ne accentuava la forma triangolare, e che metteva in risalto il fatto che fosse leggermente rialzato. Ciò creava un effetto simile a molte auto d’epoca. La griglia si raccordava perfettamente con il paraurti, dipinto nella stessa colorazione della carrozzeria e impreziosito da dei profili cromati che partivano dal punto in cui lo stesso si raccordava alla carrozzeria e che impreziosivano le fiancate dell’auto. 
Doveva essere una vera e propria ammiraglia. 
Grazie alla pressione di un pulsante sulla chiave, il cofano si aprì, rivelando il gigantesco spazio. Ash caricò le due valige e i due zaini, quindi chiuse il cofano. 
Fatto questo, il ragazzo aprì la porta a Serena, rivelando i lussuosi interni dell’auto. Erano veramente di classe, dominati dalla pelle rossa e da legni pregiati. Profumavano di nuovo.   
Dopo che la ragazza si accomodò, Ash si sedette a sua volta, chiudendo la porta. La donna salì al posto di guida e accese il motore. Ash si stupì di quanto quell’auto fosse silenziosa. Il viaggio da Ponentopoli a Soffiolieve sarebbe stato bello lungo, principalmente in autostrada, dove le doti di grande stradista di quell’ammiraglia, si fecero notare eccome. Era silenziosa e comoda, comodissima. Il viaggio sembrò durare appena dieci minuti. 
La donna, giunta nel piccolo paese di Soffiolieve, parcheggiò l'auto e fece cenno ai passeggeri di scendere. Il laboratorio della professoressa era sulla strada principale del paesino. Era totalmente diverso da quello del professor Oak. Il laboratorio del professore era in mezzo alla campagna, circondato da un vasto giardino, mentre quello della professoressa Aralia era un edificio non troppo grande, con al suo fianco un campo lotta.  
«Vi do il benvenuto nel mio laboratorio!» 
Li accolse nuovamente. 
 

 
Ho una proposta per te che hai compiuto l’impresa di giungere fino a qui. Ti piacerebbe aiutarmi nella scrittura di questa storia? In caso affermativo ci accorderemo sul da farsi e soprattutto sulle condizioni della storia.  
 
 




   
 
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