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Autore: Alexander33    27/08/2023    1 recensioni
Una trappola intessuta dalla regina più spietata che mai, decisa ad usare un’arma insolita per battere il suo acerrimo nemico. L’odio si mescolerà all’amore con la complicità di un personaggio inedito.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Raflesia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essersi assicurata che il neonato fosse accudito a dovere dalle ancelle e dalla balia, e aver liquidato la servitù dai suoi appartamenti, si mise davanti all’imponente specchiera che decorava buona parte delle pareti della sua stanza da letto.

Serviva ad ammirare la sua rara e leggendaria bellezza, a provare abiti su abiti e a godere della vista degli amplessi coi suoi numerosi amanti.

 

La regina Raflesia era una donna sempre alla ricerca di piaceri, non ultimi quelli della carne. Spesso si concedeva a due o più amanti contemporaneamente, e ammirarsi mentre veniva posseduta da più uomini accresceva la sua eccitazione.

 

Ma la specchiera nascondeva altro.

 

Un tocco in un punto preciso alla parete aprì una sezione degli specchi rivelando un corridoio che si apriva sulle tenebre. Un impercettibile attimo di esitazione prima di imboccare il passaggio.

Il corridoio completamente buio si perdeva nelle viscere della Dorcas, aprendosi finalmente, in una stanza completamente priva di finestre.

L’arredamento era minimo, l’illuminazione tenue concessa da grossi ceri, alti quasi quanto la regina stessa, perennemente accesi.

Un antico specchio alla parete frontale, una spoglia tavola sulla quale era poggiato un kriss lordo di sangue ormai rappreso, una ciotola d’argento.

 

Si fermó davanti allo specchio ovale, la cornice in ferro battuto intrecciata come le spire di mille serpenti rimandava l’immagine della regina nell’illusione di un quadro perfettamente dipinto.

 

Bruscamente avvicinó il viso a pochi millimetri dall’immagine riflessa. Con rabbia, afferró la cornice con le mani, stringendo talmente forte, che le volute di metallo si impressero a fondo nella pelle.

Gli occhi ridotti a due fessure, una smorfia, si sarebbe detta quasi di dolore, apparve sulle labbra.

 

Raflesia era folle nel suo odio verso Harlock. Un veleno sottile che piano piano le aveva intossicato il cuore e la mente, togliendole la ragione e facendo dell’oggetto del suo odio il centro della sua esistenza. Quell’odio aveva spalancato le porte al male, e quel male le era entrato dentro trovando un nido caldo e accogliente, dove crescere e prosperare, alimentato dalla brama di vittoria e vendetta, una fame e un’ambizione sfrenate, senza ritegno, senza limiti.

Questo aveva permesso al demone d’infilarsi indisturbato dentro di lei, non trovando resistenza alcuna, né altro impedimento.

 

Le iridi di Raflesia, di un ipnotico blu violetto, divennero completamente nero inchiostro, mentre lo specchio si fece quasi liquido, un grigio piombo che pigramente si muoveva in onde lente. Quando divenne una superficie completamente immobile ci tuffó il viso.

 

Prigioniera nel mio corpo, in balìa di uno spirito oscuro. Mi terrorizza ma al contempo m’inebria: quanto potere! Sento che si nutre di una parte di me, un simbionte in uno scambio perfetto…

Ti odio Harlock! Useró ogni briciola di questo potere per schiacciarti come un insetto! 

Mi sento soffocare… in questo limbo tra i due mondi, passa attraverso la gola, nelle narici, mi riempie la bocca… si rigenera per poi rientrare in me, col suo sapore metallico, freddo, sento i polmoni gridare, non posso resistere ancora a lungo!


Le dita di Raflesia si aggrappano spasmodiche alla cornice dello specchio, la schiena sussulta in spasmi dolorosi, ma ancora non riemerge dalle profondità, non le è concesso, non ancora.

 

La lotta per la sopravvivenza continua, fino all’ultimo secondo.

E quando la regina sta per capitolare, quando sta per arrendersi e lasciarsi andare, ecco che il demone ritorna dentro di lei, rigenerato, più forte, pronto a donarle nuovo, terribile potere.


Riemerse dallo specchio, il volto impassibile, freddo, inespressivo.

 

Ma ora, doveva nutrirsi.


Mordred, nella sua culla riscaldata, vestito con abitini degni di un principe, si stava allenando a tenersi dritto sulle gambette.

 

«Incredibile! A pochi giorni dalla nascita, sembra già un bimbo di 6 mesi!» La balia lo prese in braccio, osservando bene in viso il bimbo che si stava succhiando il pugnetto.

 

«Sei veramente un tesoro di bambino! E chi l’avrebbe mai detto che la progenie del pirata sarebbe stata così tenera? Certo, somigli tanto anche alla tua povera mamma…» concluse tristemente Limüe, stringendolo al petto, mentre si sollevava un lembo della veste per scoprire il seno.

 

Mordred ci si attaccó avidamente, ma Limüe notó che aveva gli occhi pieni di lacrime.

 

Quando si fu saziato, la balia lo staccó e gli pulì le labbra con un tovagliolo di seta.

 

«pa-pa…» balbettó il piccolo.

 

«cerchi già di comunicare, eh?» sorrise la donna.

«hai ancora fame?»

 

Vicino al mobile dove erano conservati i pannolini vi era anche una scatola di biscotti per bambini terrestri. I medici avevano consigliato di nutrire il bambino con alimentazione sia umana che mazoniana.

Fece per allungare una mano per estrarre un biscotto dalla confezione quando Mordred fece un deciso “no” scuotendo la testolina.

 

“Incredibile!” Pensó Limüe. “Sa già elaborare frasi complesse, e cerca di comunicare! Deve essere estremamente intelligente. Ecco perché la regina ha insistito tanto per avere un meticcio del pirata! Sapeva di questa possibilità.”

 

Mordred le afferró saldamente una manica della tunica e tiró deciso, attirando la sua attenzione.

 

«Io… pa-pa…»

 

Cercava certamente di dirle qualcosa.

 

«non hai fame… pa pa… stai cercando tuo padre?» Chiese Limüe, rivolgendosi a Mordred ma sentendosi un po’ stupida.

E con sua sorpresa vide gli occhi del bimbo accendersi d’attenzione e la testolina muoversi concitata a significare senza ombra di dubbio un “sì”.

 

Il piccolo lasció la presa sulla manica della balia e cercó la sua mano.

 

“Devi aiutarmi a raggiungere mio padre.”

 

Limüe fece un balzo.

“Telepatia! Incredibile!”

 

«Perché? Perché vuoi andare da lui? Qui c’è la tua famiglia, i parenti di tua madre…»

 

“È troppo complicato. Non c’è tempo: prima che lei capisca chi sono, devo raggiungerlo.”

 

Gli occhi blu la fissavano, mentre i pensieri di Mordred le arrivavano chiari e diretti senza che il neonato aprisse le labbra..

 

Limüe tentennó.

 

«Lei? Intendi la regina?»

 

“Si”.

 

Limüe non mise mai in dubbio quel che le si chiedeva.

   
 
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